È un andamento in crescita, quello registrato dalle imprese della Città Metropolitana di Reggio Calabria i cui beni esportati sul finire del II trimestre del 2022 ha registrato un valore pari a 91,9 mln di euro, ossia il 49,9% del valore esportato dalla Regione.
È quanto ha riferito la Camera di Commercio di Reggio Calabria, in merito ai dati relativi al flussi commerciali con l’estero, spiegando che, per quanto riguarda le importazioni, sono pari a 92,4 mln di euro, ossia il 33,9% delle importazioni della Calabria, che determina un saldo di bilancia commerciale in equilibrio, pari a -0,5 mln di euro.
Rispetto al I trimestre 2022 le esportazioni reggine aumentano del +21,5%, performance superiore sia all’intera Calabria (+8,3%) sia a livello nazionale (+11,5%). Anche per quanto riguarda le importazioni si registrano variazioni di segno positivo: il valore dei beni importati aumenta del +20,3% a livello provinciale, del +1,9% a livello regionale e del +10,3% a livello nazionale.
Rispetto al II trimestre 2021, il valore delle esportazioni della Città Metropolitana aumenta del +5,3%, del +17,2,% a livello regionale e del +22,2% a livello nazionale. Al contempo, il ricorso all’import aumenta del +42,9%, più che a livello regionale (+24,6%) e in linea a livello nazionale (+45,8%). Le esportazioni e le importazioni reggine sono in aumento nel I semestre 2022 rispetto allo stesso semestre del 2021 del 24% e del 53,2% rispettivamente.
Con riferimento al II trimestre 2022, le vendite oltreconfine della Città metropolitana di Reggio Calabria riguardano principalmente tre settori: il settore della chimica (53,9 milioni di euro, pari al 58,6% dell’export locale), il settore alimentare (27,1 milioni di euro di beni venduti all’estero, il 29,5%) e il settore della gomma, plastica (3 milioni di euro, il 3,3%). Meno significativo l’apporto alle vendite oltreconfine fornito da settori come l’agricoltura e il legno (rispettivamente 2,2 e 1,3 milioni di euro).
Il principale paese di sbocco per l’export reggino sono gli Stati Uniti, cui sono destinati beni e servizi per un valore pari a 11,3 milioni di euro (il 12,3% del valore complessivamente esportato). A seguire troviamo le quote export relative al mercato giapponese (7,8 milioni di euro, pari al 8,5% del totale), francese (7,6 milioni di euro, l’8,3%) e olandese (6,1 milioni di euro, il 6,7%). Rilevanti anche le quote export indirizzate verso la Germania (5,8 milioni di euro, pari al 6,3%) e l’Arabia Saudita (4,7 milioni di euro, pari al 5,1%).
Per Antonino Tramontana, presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria, «l’andamento positivo dei flussi commerciali con l’estero rappresenta un’iniezione di fiducia per l’economia reggina ed è il segnale del dinamismo delle nostre imprese e della loro capacità di reazione di fronte al perdurare della crisi».
Quelli della Camera di Commercio di Reggio Calabria, infatti, confermano un trend già esposto, recentemente, dall’ex ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che aveva evidenziato come l’export calabrese nel 2021 è cresciuto del 33%.
Un dato non insignificante, se si considera che l’export calabrese «ha contribuito al raggiungimento dei 516 miliardi di valore complessivo nazionale del 2021, anno in cui si è registrato il record assoluto», e che le «aziende calabresi hanno incrementato le esportazioni anche nel primo trimestre di quest’anno – ha proseguito – con un eccezionale +56,8% molto confortante».
Come riportato dall’Osservatorio Internazionale della Regione Calabria a giugno 2022, infatti, ci sia stato un recupero delle esportazioni per la Calabria: + 32,9% e + 19,2% rispetto al 2020 e al 2019, che la inserisce nell’alveo delle regioni che registrano una crescita superiore al valore nazionale (+18,2%) insieme a Sardegna (+63,4%), Sicilia (+38,8% ), Valle d’Aosta (+28,0%), Friuli Venezia Giulia (26,8%%), Umbria (23,4%), Molise (+21,3%), Piemonte (+20,6%), Trentino Alto Adige (+20,5%), Lombardia (+19,1%)».
Dato interessante, è che il 50,5% dell’export calabrese (pari a 276 M€) proviene dalla provincia di Reggio Calabria, seguita da Cosenza con un valore dell’export che si attesta sui 116 M€ (pari al 21,3% dell’export regionale); la provincia di Catanzaro (78 M€, pari al 14,3%), la provincia di Crotone (42 M€, pari al 7,8%) e la provincia di Vibo Valentia (34 M€, pari al 6,0%).
Numeri, questi riportati, che dimostrano come i prodotti calabresi nel mondo piacciono e continuano a piacere, aumentando sempre di più la domanda di prodotti unici che valorizzano e raccontano di un territorio in cui la gastronomia ne è la regina.
Fatti, che devono portare il nuovo Governo a trovare una soluzione tempestiva alla crisi energetica che sta colpendo il Paese e che rischia di far chiudere tantissime imprese che, con i loro prodotti e il loro lavoro, esportano la Calabria nel mondo e che potrebbe far perdere questi piccoli ma fondamentali passi in avanti fatti dalla Calabria nel lungo cammino della ripresa.
Come ha denunciato il presidente di Confesercenti Reggio Calabria, Claudio Aloisio, «da ottobre, e non ci saranno misure di tutela da parte dello Stato, sono previsti nuovi rincari per famiglie e imprese su gas ed energia tra il 60% e il 100%. Il tessuto imprenditoriale e i cittadini non riescono a far fronte agli attuali costi che per alcuni sono quadruplicati, figurarsi a sopportare un ulteriore aumento che raddoppierebbe i prezzi attuali». Per questo, secondo Aloisio, serve una risposta forte dall’Europa «che deve intervenire nell’immediato con un’iniezione di liquidità per far fronte agli aumenti senza che questi si ripercuotano su aziende e famiglie e contestualmente operare per calmierare un mercato evidentemente ostaggio di operazioni speculative».
Anche Cgil, Cisl e Uil Calabria, insieme a Confindustria Cosenza, avevano denunciato come la crisi energetica mette a rischio la tenuta delle filiere produttive e del potere d’acquisto delle famiglie.
Una situazione che desta preoccupazione in tutto il Paese, «ma ancora di più – viene evidenziato in una nota – in un territorio come quello regionale e provinciale che sconta un quadro di fragilità maggiore rispetto al resto del territorio nazionale. Gli incrementi fuori controllo dei prezzi del gas, aumentato del 700 per cento, e dell’energia elettrica aumentata del 200 per cento, stanno causando conseguenze gravissime per le imprese e le famiglie, già duramente provate dal periodo pandemico».
In un quadro macroeconomico segnato da un preoccupante rallentamento dell’economia e aggravato da un divario sociale e territoriale sempre più profondo che vede centinaia di migliaia calabresi a rischio di povertà, l’appello diretto alla politica, e in particolare alla deputazione territoriale calabrese, è quello di «concentrare subito le forze per dare risposte puntuali al grido d’allarme che viene dal territorio. Il tempo gioca un ruolo fondamentale, è in corso un conto alla rovescia che mette in serio pericolo la tenuta di interi settori produttivi e centinaia di posti di lavoro, un’emergenza che se non affrontata, non risparmierà nessuno». (rrm)