PER CLAUDIO ALOISIO, PRESIDENTE DI CONFERSERCENTI RC, GLI INDIZI ERANO GIÀ CHIARI E VISIBILI DA TEMPO;
Energia da risparmiare

COL CARO ENERGIA LE IMPRESE CALABRESI
SULL’ORLO DEL COLLASSO SENZA GLI AIUTI

di CLAUDIO ALOISIO – Da oggi, se non ci saranno misure di tutela da parte dello Stato, sono previsti nuovi rincari per famiglie e imprese su gas ed energia tra il 60% e il 100%.

Il tessuto imprenditoriale e i cittadini non riescono a far fronte agli attuali costi che per alcuni sono quadruplicati, figurarsi a sopportare un ulteriore aumento che raddoppierebbe i prezzi attuali. Com’è stato possibile arrivare a tutto ciò? Eppure gli indizi che questo accadesse erano chiari e visibili ben prima dello scoppio del conflitto ucraino. Ma al di là di qualche dichiarazione allarmata nulla è stato fatto, nemmeno iniziato, dal punto di vista sistemico e strutturale.
Per tale motivo oggi ci ritroviamo nel mezzo di uno tsunami economico e finanziario che non solo mette a rischio il tessuto imprenditoriale e produttivo italiano ma il nostro stesso sistema di vita che, molto semplicemente, non è più sostenibile. I costi di tutto: materie prime, produzione, servizi, trasporti non sono più gestibili e stanno aumentando giorno per giorno.
Stante così le cose diviene indispensabile una risposta forte dell’intera Europa che deve intervenire nell’immediato con un’iniezione di liquidità per far fronte agli aumenti senza che questi si ripercuotano su aziende e famiglie e contestualmente operare per calmierare un mercato evidentemente ostaggio di operazioni speculative.
Per ciò che riguarda specificatamente la situazione italiana (ogni membro europeo avrà le sue priorità non per forza uguali alle nostre) a mio parere, tra le altre cose, si devono tassare gli utili extra delle compagnie energetiche del 90% redistribuendo il gettito così ottenuto per abbassare gli importi delle bollette, si deve imporre un tetto sul prezzo del gas che comunque deve essere sganciato da quello dell’energia, si deve eliminare l’Iva sulle bollette o quantomeno ridurla al 4%, si devono ridurre notevolmente tutti i costi che non riguardano la materia energia, si deve portare il credito d’imposta almeno al 50% per tutte le imprese, implementandolo per quelle energivore, si devono semplificare ulteriormente le procedure per installare impianti di energia rinnovabile siano essi fotovoltaici, eolici o di altro genere aumentando e velocizzando l’erogazione di contributi, diretti o indiretti, per sostenerne le spese, si deve intervenire sulla tassazione e le cartelle esattoriali con una vera pace fiscale per dare respiro a chi ha dichiarato ma in questo momento, data la crisi devastante che stiamo attraversando, non può onorare i debiti verso lo Stato, si deve riformare l’intero settore dell’energia attingendo le materie prime da più Paesi produttori per evitare monopoli che creino distorsioni del mercato di questa portata così come oggi sta accadendo.
Inoltre si deve iniziare a ragionare seriamente sulla possibilità di investire, oltre che sulla produzione di energia da fonti rinnovabili, anche sul nucleare di quarta generazione, più sicuro ed economicamente conveniente.
Per far questo servono risorse economiche che l’Europa può trovare sul mercato tramite l’emissione degli Eurobond, titoli di Stato europei garantiti da tutti i Paesi dell’Unione.
In questo momento il debito pubblico europeo è circa il 95% del suo Pil. Ben lontano da quello americano che è al 125% o da quello giapponese che arriva addirittura al 240%.
Per la seconda economia mondiale un aumento di qualche punto del debito, conseguito tramite uno strumento finanziario garantito dell’intera Unione, quindi, non sarebbe certo un problema ma, al contrario, darebbe la possibilità di reagire in maniera unitaria ad una situazione eccezionale che, altrimenti, potrebbe produrre contraccolpi disastrosi anche alle economie dei paesi più floridi, fino a oggi restii ad attuare strategie di questo genere.
Il rischio che corrono questi paesi continuando a mantenere una posizione di chiusura su tale possibilità, però, è di pagare un prezzo ben più alto di quello richiesto dall’intraprendere un percorso unitario di messa in sicurezza dell’economia europea. (ca)