di ARTICOLOVENTUNO – Caro don Luigi Ciotti, grazie ancora una volta per la sua presenza a Cassano assolutamente non scontata, per le sue belle parole che prendono nettamente le distanze da una sottocultura che purtroppo anima una parte del nostro territorio e grazie a Libera per l’impegno che spende quotidianamente con il suo agire per mettere ai margini alcuni fenomeni mafiosi e paramafiosi.
La manifestazione ha rappresentato di sicuro un altro piccolo passo importante per ribadire il No alla criminalità organizzata, alla sua mentalità ed al suo modo di agire. Ma, come lei ci insegna egregiamente con la sua vita, ciò non basta.
È sempre più difficile, in pezzi di terra come il nostro, abbattere i muri dell’omertà, del silenzio e della sopraffazione.
Ritorna di nuovo a Cassano, nella città del piccolo Cocò, ma deve sapere che in questa terra, dalla sua ultima visita, purtroppo poco è cambiato. Le coscienze civili sono ancora molto, troppo assopite.
La manifestazione ha fatto emergere punti che chi ha responsabilità non dovrebbe sottovalutare, non dovrebbe nascondere come polvere sotto il tappeto, ma analizzare con assoluta lucidità.
Le manifestazioni sono l’arrivo di un percorso paziente e virtuoso e non la partenza, sono la sintesi e non la denuncia.
È l’esaltazione di ciò ch’è stato fatto e non il solito atto dovuto per accreditarsi patenti di legalità o di onestà.
Chi rischia la vita davvero ogni giorno, non può essere accomunato agli urlatori che sanno solo esaltare il nulla e lei ha fatto bene a marcarne le distanze, ma chi permette tutto ciò con troppa accondiscendenza, forse ora dovrebbe iniziare a riflettere.
Lei si è soffermato su una serie di concetti pedagogicamente preziosi, come quello del decifit etico, della sacralità delle Istituzioni che troppo spesso – a nostro avviso – è violentata in primis proprio da chi sarebbe deputato a difenderla, dall’assenza della buona politica che lascia spazio per affermarsi della cultura della mafiosità.
Guai a pensare che la mafia sia solo ciò che uccide e che lascia sul campo vittime, che spaccia o chiede il pizzo: c’è anche quella dei colletti bianchi che lei ha richiamato, della corruzione che spessissimo si annida in ogni angolo della società e fra i politicanti, di quei delitti ancor più difficili da scoprire perché appunto apparentemente non lasciano una scia di sangue.
E nella nostra terra, purtroppo, tutto ciò è forte e reprimente perché si serve di tanti fattori, fra i quali soprattutto della complicità e contiguità.
Fiumi di droga scorrono sulle nostre strade, l’illegalità e la mentalità mafiosa si radicano sempre di più e le passerelle ormai per la società civile sono considerate effimere ed alle quali ormai partecipano solo coloro che hanno sposato in pieno la logica di predicare bene e razzolare male.
Le prevaricazioni, la sopraffazione del prossimo, l’incutere paura, l’abuso ingiustificato del potere per piegare e mettere in ginocchio il dissenso, nel silenzio dei più, è ormai consuetudine.
Sempre più giovani da Cassano scappano perché non vedono opportunità e le poche che ci sono restano appannaggio di pochi privilegiati.
Diamo il proprio nome alle situazioni: si veda per esempio quello che è successo con i concorsi indetti negli ultimi anni.
Oppure quanto successo con lo scioglimento del consiglio comunale che, a distanza di anni, non ha suscitato alcuna vera discussione e la città non ha maturato un suo pensiero.
O come le recenti indagini degli inquirenti che hanno interessato larghe sacche della società ed anche uomini con cariche istituzionali e, ancora una volta, tranne qualche comunicato in legalese, nemmeno una parola sull’argomento.
Anche questo contribuisce ad aggravare il quadro della città e continuando a girarci dall’altra parte, rappresentando ai media una realtà falsata, di sicuro non facciamo il bene delle nostre comunità.
La gente ha bisogno di riscattarsi con le buone prassi e non con i comizi.
Molto bello il verbo educare che lei ha richiamato. Onestà e legalità sono valori nobili e senza tempo che oggi più che mai non serve gridare dai pulpiti, ma invece ognuno per la propria competenza praticare nel suo micro o macromondo quotidiano.
Caro don Luigi, affinché possa esserci davvero una nuova primavera per Cassano, dia dei compiti ai signori che rappresentano le Istituzioni, le agenzie educative, le associazioni sindacali che erano presenti in prima fila con le fasce e le bandiere a spellarsi le mani, e torni tra due anni ancora a verificare se quegli obiettivi prefissati sono stati raggiunti.
Il miglior antidoto per estirpare quella cultura mafiosa dal tessuto sociale resta l’esempio quotidiano di ognuno di noi, altrimenti c’è il rischio di non dare seguito, con i fatti, alle belle giornate come quelle dell’altro giorno e che tutto si esaurisca con lo spegnersi dei riflettori.
Solo così possiamo veramente avviare un percorso verso la normalità ed essere veramente Liberi. (av)