La riforma dei Consorzi di Bonifica è legge. Il Consiglio regionale della Calabria, infatti, ha approvato il testo della Giunta che prevede la messa in liquidazione degli attuali 11 Consorzi di bonifica con la creazione dell’ente unico regionale articolato in 11 comprensori.
Grande soddisfazione è stata espressa dal presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, sottolineando come «approvando la nuova disciplina dei Consorzi di bonifica d’iniziativa della Giunta, il Consiglio regionale (grazie alla coesione della maggioranza) e il presidente Occhiuto hanno dato un’ulteriore dimostrazione di forte volontà riformista».
«È stata, infatti – ha aggiunto – approvata una legge per un settore in difficoltà da lungo tempo e che, per importanza economica e sociale, aveva l’esigenza impellente di una rivisitazione normativa per assicurargli il sereno prosieguo delle attività e l’espletamento efficiente dei servizi da rendere agli agricoltori e alle comunità».
«Si sta proseguendo nella produzione di provvedimenti legislativi e amministrativi in netta discontinuità col passato – ha spiegato – per dare alla Calabria opportunità di crescita e realistiche prospettive di sviluppo. In questi diciannove mesi di legislatura, nel corso dei quali non sono mancate preoccupazioni per le emergenze globali (la ripartenza dopo il Covid, il conflitto russo-ucraino e le allarmanti minacce legate al clima e al surriscaldamento) e in piena sinergia con l’azione dinamica della Giunta, l’attività del Consiglio regionale ha tenuto un ritmo intenso, come si evince dai numeri che ne documentano la produttività: 30 sedute d’Aula, oltre 110 leggi approvate, 43 riunioni dell’Ufficio di Presidenza e 180 riunioni delle Commissioni».
«Giunta e Consiglio – ha detto ancora – hanno dimostrato capacità di incidere proficuamente in diversi settori strategici. Nella sanità con l’istituzione di Azienda Zero e dell’Azienda Dulbecco; e poi la multiutility Arrical per la gestione dei rifiuti e del servizio idrico integrato, la riforma della Protezione Civile, la riforma del mercato del lavoro e delle politiche attive, il ritorno alla gestione pubblica di Sacal e la sfilza di leggi (riformando dopo vent’anni la relativa legge quadro) per la salvaguardia delle aree protette e della biodiversità».
«Sono solo alcuni esempi dell’attivismo che, in meno di due anni – ha concluso – abbiamo saputo dispiegare, consapevoli che per colmare il gap che separa la Calabria dalle regioni più sviluppate, bisogna correre, risolvendo i problemi e non solo enunciandoli. Buttandoci definitivamente alle spalle la deplorevole abitudine dilatoria e pilatesca, ogniqualvolta c’è da fare scelte coraggiose all’insegna del rinnovamento e della modernizzazione». (rrc)