CORIGLIANO ROSSANO (CS) – Al via il novenario per la Festa patronale in onore di San Nilo

Domani, a Corigliano Rossano, partono le celebrazioni religiose in occasione della Festa Patronale in onore di San Nilo.

Alla Chiesa Parrocchiale dedicata a San Nilo, alle 8 e alle 10 è prevista la Santa Messa, a cui seguirà la processione del Simulacro del Santo, che arriverà alla Cattedrale di Maria Santissima Achiropita. Lì, alle 18, sarà celebrata la concelebrazione eucaristica, presieduta dall’arcivescovo mons. Maurizio Aloise.

A conclusione della Santa Messa si terrà la processione che avrà il suo momento culminante in piazza Steri con il tradizionale atto della consegna delle chiavi della città al Santo Patrono da parte del Sindaco. Dopo il solenne momento in piazza, la processione riprenderà per far rientrare la statua del Santo nella chiesa parrocchiale. (rcs)

Il Premio Arbëria tra gioielli, tradizione e solidarietà incanta Corigliano Rossano

È stata una serata ricca di emozioni e iniziative di solidarietà, la cerimonia di premiazione della quarta edizione del Premio Arbëria, organizzato dal Lions Club Arbëria al Castello Ducale di Corigliano Rossano.

Una serata in cui non solo si sono premiate le eccellenze del territorio, ma si è, anche, celebrata la cultura arbëreshë.. A ricevere il prestigioso premio, Pasqualina Gigliotti, per il suo straordinario impegno nel settore imprenditoriale della moda. L’imprenditrice, visibilmente emozionata, è stata protagonista di uno storytelling che ha ricostruito le tappe principali del suo percorso professionale, ispirando il pubblico presente, e il maestro orafo Gerardo Sacco, in riconoscimento alla sua carriera straordinaria. A premiare Sacco, Melvin Jones.

Sacco ha presentato una delle sue opere più significative, una splendida collana, che è stata messa in riffa alla fine della serata. Il ricavato è stato destinato in beneficenza, rafforzando ulteriormente lo spirito di solidarietà che caratterizza il Lions Club.

Tra i momenti più attesi, la sfilata di costumi arbëreshë accompagnata dai gioielli di Gerardo Sacco, che ha celebrato le tradizioni e la cultura del popolo arbëreshë, in perfetta armonia con l’obiettivo dell’associazione di promuovere e valorizzare l’eredità culturale del territorio.

Nel suo discorso, il presidente del Lions Club Arbëria, Giuseppe Amoroso, ha sottolineato l’importanza del Lions Club come club “speciality”, evidenziando come l’associazione non solo si impegni a servire il territorio attraverso opere umanitarie, ma miri anche a valorizzare le tradizioni e i costumi del mondo arbëreshë.

«Quest’anno abbiamo deciso, scommettendo su noi stessi, di innalzare il livello di visibilità dell’evento portando l’Arbëria nella Sibaritide», ha dichiarato Amoroso, ribadendo il legame profondo tra cultura e solidarietà.

La serata ha visto la partecipazione di numerose autorità, tra cui l’assessore regionale alle minoranze linguistiche Gianluca Gallo, la presidente della Terza Commissione Sanità Pasqualina Straface, il vicesindaco di Corigliano Rossano Giovanni Pistoia e l’assessore al turismo Costantino Argentino. Presenti anche i sindaci di San Giorgio Albanese, Vaccarizzo, Santa Sofia D’Epiro, Lungro, Spezzano Albanese, Frascineto e Carfizzi. Imponente la presenza lionistica, con figure di rilievo come il governatore Tommaso Di Napoli, cha ha voluto esserci, collegato telefonicamente, nonostante impegni istituzionali precedentemente assunti; il past governatore del distretto 108Y Pasquale Bruscino; il primo vicegovernatore Pino Naim;  i responsabili distrettuali GTL Rodolfo Trotta e Gianfranco Ucci, e la presidente della 9ª circoscrizione Giovanna Gamba. I lavori sono stati coordinati dalla giornalista Eliana Godino.

Grazie alla dedizione del Lions Club Arbëria, l’evento ha saputo unire tradizione, arte e beneficenza, rafforzando ancora una volta il suo impegno al servizio della comunità locale e internazionale. L’obiettivo è raggiungere il risultato di 1,5 milioni di persone, non ancora raggiunto, in tutto il mondo. I Lions continuano a essere protagonisti nella lotta contro il cambiamento climatico, il cancro infantile, opere umanitarie, diabete, ambiente, fame, giovani, assistenza in caso di disastri, sostegno alla cecità. (rcs)

 

A Corigliano Rossano la quarta edizione del Premio Arbëria

Domenica 22 settembre, al castello Ducale di Corigliano Rossano, alle 18, si terrà la cerimonia di premiazione del Premio Arbëria, giunto alla quarta edizione, che sarà conferito a Pasqualina Gigliotti, imprenditrice del settore moda.

Si tratta di un riconoscimento conferito alle eccellenze della comunità arbëreshe, la cui cerimonia sarà arricchita dalla sfilata dei costumi tradizionali dell’Arbëria, impreziositi dai magnifici gioielli di Gerardo Sacco.

Si parte con i saluti di Giuseppe Amoroso, presidente Lions Clubs Arbëria, di Flavio Stasi, sindaco di Corigliano Rossano, Costantino Argentino, assessore al Turismo e Promozione del Territorio del Comune di Corigliano Rossano e di Pasqualina Straface, consigliera regionale e presidente della Terza Commissione Sanità, Attività Sociali, Culturali e Formative. Coordina bEliana Godino, scrittrice e fotografa.

Intervengono Gianluca Gallo, assessore regionale all’Agricoltura e alle Minoranze Linguistiche, Ferdinanzo Nociti, sindaco di Spezzano Albanese e Mario Antonio Amato, sindaco di Carfizzi.

A seguire, la sfilata dei gioielli del Maestro Sacco, a cui sarà, poi, consegnato il Melvin Jones. Conclude i lavori Tommaso Di Napoli, Governatore Distretto 108Ya. (rcs)

NUOVA PROVINCIA, OPPORTUNITÀ O CAOS?
SERVE UNA MAGGIORE MATURITÀ POLITICA

di MATTEO LAURIA – La questione della nuova provincia in terra jonica è emblematica del caos e dell’approssimazione che spesso dominano la scena politica e amministrativa comprensoriale. Due proposte, al momento, si contendono la scena: quella della Magna Graecia, che prevede un doppio capoluogo distribuito tra Crotone e Corigliano Rossano, basata su criteri di omogeneità territoriale e conforme alla legge Delrio (che stabilisce un minimo di 350mila abitanti per le nuove province); e quella della Sibaritide-Pollino, una proposta politica, non conforme a questa legge, che appare più come una mossa tattica in prospettiva di lotte di capoluogo.

Il punto cruciale della questione non è tanto la bontà o meno delle proposte, ma il clima di confusione e cambiamento di posizioni che sembra regnare sovrano. Ogni giorno vediamo sindaci, movimenti e rappresentanti della società civile cambiare opinione, apparentemente senza avere un’idea chiara del quadro complessivo o delle implicazioni normative delle loro scelte.

Le proposte vengono avanzate senza un confronto serio e approfondito, e spesso manca il necessario rigore per orientare le decisioni verso il miglior interesse delle comunità coinvolte. L’apparenza è che si navighi a vista, rincorrendo opportunismi locali e convenienze politiche più che una visione di lungo termine.

Preoccupante, inoltre, è la debolezza di una parte della stampa, che dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale di informazione e vigilanza, ma che invece spesso si allinea a posizioni di parte, sacrificando l’analisi critica e l’approfondimento in favore di simpatie politiche o, peggio, legami personali e familiari. Un tale comportamento, quando non si basa su una solida comprensione del quadro normativo e territoriale, tradisce la funzione stessa della stampa e contribuisce a mantenere il dibattito a livelli superficiali.

L’amministrazione comunale di Corigliano Rossano, che rivendica il capoluogo, ad esempio, ha preso una posizione chiara a favore della proposta Sibaritide-Pollino, ma altre amministrazioni, come quelle di Cassano e Castrovillari, restano in un silenzio preoccupante sulla questione della individuazione del capoluogo. Questo silenzio, anziché essere interpretato come una forma di prudenza, sembra essere più il segno di una mancanza di strategia e visione condivisa.  

La speranza è che questo clima di approssimazione lasci spazio a una stagione di maggiore maturità politica. Le decisioni sulle nuove province dovrebbero essere prese con cognizione di causa, basate su dati concreti e nel rispetto delle normative vigenti, non su tatticismi elettorali o ambizioni personali.
Oggi, però, siamo immersi in una società liquida, dove si rincorrono slogan e titoli sensazionalistici, in cui la riflessione profonda e l’informazione dettagliata sono spesso sacrificati in nome della velocità e della superficialità.

E su questa superficialità si fonda il potere di chi fa politica.
Riusciremo, un giorno, a superare questa fase? O continueremo a prendere decisioni fondamentali con la stessa leggerezza con cui si sfoglia un social network?

La risposta, purtroppo, appare ancora lontana.

Nel frattempo, si auspica che i sindaci, i movimenti e le varie componenti della società civile comprendano l’importanza di una visione responsabile, che metta al primo posto il benessere collettivo e non gli interessi di parte. Solo così si potrà davvero avviare una nuova fase di sviluppo per i territori interessati, restituendo dignità e prospettiva a una Calabria che merita molto di più di questa perenne incertezza. (ml)

[Matteo Lauria è del Comitato Magna Graecia]

Randagismo, l’Asp di Cosenza a disposizione per gestire emergenza

L’Azienda Sanitaria Provinciale è a completa disposizione per superare la preoccupante e seria fase di emergenza randagismo a Corigliano Rossano, che era e resta seria e complessa, di rilevanza sociale e di sicurezza pubblica. Un’azione che, tuttavia, risulta impossibile «se il Comune non consegna la struttura, ogni iniziativa, come la cattura, il ricovero e la sterilizzazione della popolazione canina vagante».

È quanto emerso dal tavolo tecnico politico svoltosi nella sede del Distretto Sanitario dell’Asp, allo scalo di Corigliano, sollecitato dalla Presidente della terza commissione sanità del consiglio regionale, Pasqualina Straface, al quale hanno partecipato, in rappresentanza dell’Azienda Sanitaria Provinciale (Asp) di Cosenza, insieme al direttore del Dipartimento Veterinario, Achille Straticò, i veterinari Giuseppe Curia, Tullio Tommaso, Domenico Sapia e Francesco Scrivano. Allo stesso tavolo era stato invitato a partecipare anche il Comune di Corigliano-Rossano.

Nel corso dell’incontro si è discusso anche dell’applicazione della legge regionale 45\2003 e degli aspetti relativi alla cattura, alla sterilizzazione, alla microchippatura e alla remissione in loco del randagio trattato e dell’importanza della figura del tutor quale referente dell’animale preso in carico.

In particolare è stata chiarita la questione dei canili provinciali. Attualmente, oltre al canile di Corigliano-Rossano, in fase di ampliamento a 25 posti, operano il canile di Cosenza, con una capacità di 180 posti e quello di Castrovillari, che dispone di almeno il triplo dei posti del canile di Corigliano-Rossano. Sebbene persista un problema di disponibilità dei posti, il regolamento regionale prevede la realizzazione di ben due canili provinciali.

Per la realizzazione di questi canili, finanziati con fondi specifici, è necessaria una conferenza dei sindaci che ha come presidente il Sindaco di Corigliano – Rossano, per la definizione del sito. Nel frattempo, vengono stipulate convenzioni con enti privati per garantire continuità nella gestione delle catture e altre attività correlate. E qui – precisa la consigliera regionale – bisogna fare un doveroso distinguo perché l’Azienda sanitaria supporta la gestione degli ambulatori, mentre i Comuni restano i soli e legittimi proprietari dei cani, con tutte le responsabilità connesse. Per esempio i cani vaganti e randagi per legge devono essere coperti da assicurazione per eventuali danni civili arrecati a terzi.

Durante l’incontro si è evidenziato come il fenomeno debba rientrare da uno stato di emergenza ad uno stato di controllo attraverso un monitoraggio costante della polizia municipale sulla popolazione canina e la proprietà del cane. La dirigenza dell’Asp si è messa a disposizione per l’istituzione di corsi di formazione e responsabilità in materia di randagismo e del benessere animale.

Gli intervenuti al tavolo hanno condiviso la necessità di coinvolgere il mondo dell’associazionismo per promuovere iniziative di cittadinanza attiva attraverso lo strumento dello stallo presso proprietà privata adeguata. Lo spirito collaborativo – è stato sottolineato – era e resta la strada da seguire per tutti gli attori coinvolti. Soprattutto nelle fasi di censimento, cattura o prelievo del randagio e dell’eventuale remissione dell’animale in loco.

Un aspetto che preoccupa è quello delle scarse adozioni da canile rispetto a quello massiccio delle adozioni di cuccioli non censiti che deve essere monitorato. (rcs)

La consigliera Straface: Serve tavolo per emergenza randagismo a Schiavonea

La consigliera regionale Pasqualina Straface ha chiesto la convocazione un tavolo che coinvolga tutte le autorità competenti ed i soggetti responsabili per l’emergenza randagismo a Schiavonea (Corigliano Rossano).

«È più che evidente che le proporzioni del fenomeno del randagismo che si registrano a Schiavonea, particolarmente nella zona prossima al Palmeto, non rappresentano più soltanto una questione di decoro, ma una grave emergenza di sicurezza pubblica che necessita di un intervento immediato», ha detto Straface, chiedendo il coinvolgimento, in particolare del «Comune che, in quanto proprietario, deve monitorare e controllare la popolazione di cani randagi sul territorio; il dottore Achille Straticò dell’Unità Operativa complessa Sanità Animale dell’Asp di Cosenza e la direzione del Distretto dell’Unità Operativa Semplice di Corigliano guidata dal dottore Luigi Muraca».

«Non può essere normale – ha sottolineato – imbattersi al mattino presto ed in tutte le ore del giorno e della sera in un branco di 20-25 cani. Raccogliamo quotidianamente le segnalazioni di residenti, turisti ed attività commerciali preoccupati ed allarmati dal fatto che in più di un’occasione questi cani, anche di taglia grande, hanno manifestato comportamenti aggressivi tra di loro. Sicuramente attratti dai rifiuti depositati nei pressi delle utenze domestiche e commerciali, i randagi sono diventati un pericolo concreto; sicuramente un motivo di preoccupazione che non può essere sminuito o sottovalutato».

«È fondamentale – ha concluso – che venga trovata una soluzione urgente e sostenibile, prevedendo anche il successivo coinvolgimento delle associazioni che operano sul territorio e che possono offrire un contributo prezioso per la gestione e il controllo del fenomeno a beneficio tanto dei residenti che del benessere di questi animali». (rcs)

Corigliano Rossano e Castrovillari insieme per il futuro della Sibaritide

Sanità, infrastrutture, alta velocità e dell’istituzione di un Ente intermedio della Sibaritide-Pollino  sono i temi cruciali per il territorio della Sibaritide di cui hanno parlato Flavio Stasi, sindaco di Corigliano Rossano, e Domenico Lo Polito, sindaco di Castrovillari, nel corso dell’incontro di giovedì.

Le due città, infatti, ormai da tempo, grazie alla sinergia tra le Amministrazioni comunali, ragionano in sinergia capovolgendo le logiche divisive e campaniliste del passato che non hanno fatto altro che penalizzare le comunità di questa importante e grande area del mezzogiorno.

I temi affrontati sono stati molteplici, ma particolare attenzione è stata posta sullo stato drammatico della Sanità, con ospedali ormai oggetto di sistematiche spoliazioni e servizi sempre meno dignitosi, con gravi conseguenze per i cittadini e per la qualità della vita delle comunità. È necessario certamente rivedere l’organizzazione dei servizi sanitari, ma è stata condivisa anche la necessità di un riordino dell’organizzazione sanitaria dopo il fallimento ormai conclamato dell’accorpamento delle Asl in una pachidermica ed ingestibile ASP. È stato dunque condiviso di riaprire la vertenza per un Azienda Sanitaria della Sibaritide-Pollino che possa, nel medio e lungo termine, tornare a dare risposte in termini di risorse, di servizi territoriali e di organizzazione ospedaliera.

Altro tema ritenuto urgente e sul quale i due primi cittadini hanno condiviso posizioni e strategie è quello delle infrastrutture ed in particolare dell’Alta Velocità. La Calabria tutta, a partire dalla Giunta Regionale, deve al più presto aprire una interlocuzione col Governo e con Rfi al fine, oltre di reperire le risorse necessarie per collegare la Calabria, di individuare le soluzioni progettuali che consentano di realizzare il nodo di Tarsia, perché questa è l’unica proposta che consentirà alla Calabria di avere una linea di Alta Velocità vera. Non si tratta di una proposta che intende penalizzare altri territori, che al contrario devono mantenere e se possibile migliorare gli attuali standard, ma di mantenere la lungimirante logica iniziale del progetto, finalizzato a migliorare la fruibilità e la competitività del servizio ferroviario complessivo. È evidente che senza il nodo di Tarsia un terzo della popolazione regionale continuerà ad essere esclusa da questo servizio, utilizzando altri mezzi oppure recandosi in altre regioni.

Infine, dopo aver affrontato anche altri temi, è stata condivisa l’idea che, nell’ambito della riforma della Legge Delrio e della rivisitazione del ruolo delle provincie che auspichiamo gli restituisca valenza e democrazia, è opportuno che si apra una discussione sulla istituzione di un ente intermedio della Sibaritide-Pollino che rappresenti il tessuto sociale, politico e geografico di quest’area e migliori l’efficienza istituzionale di tutti i territori della Calabria.

Su questi temi i due primi cittadini nelle prossime settimane continueranno il confronto con tutti i territori e le amministrazioni comunali, ragionando senza più inutili divisioni, esclusivamente nella prospettiva di migliorare i servizi e la qualità della vita delle comunità.

Baker Hughes, M5S: Il futuro del territorio di Corigliano Rossano passa dall’area portuale

«È opinione condivisa che il futuro di Corigliano-Rossano e dell’intero territorio è strettamente legato alla sua area portuale». È quanto hanno detto il consigliere regionale del M5S, Davide Tavernise, le deputate Vittoria BaldinoElisa ScutellàAnna Laura Orrico, l’europarlamentare Pasquale Tridico e il coordinatore della Provincia di Cosenza, Giuseppe Giorno, sottolineando la necessità di «un confronto serio e scevro da chiusure aprioristiche, al fine di superare le incomprensioni e iniziare a programmare passo dopo passo questa nuova realtà portuale che non aspetta altro di essere pianificata cercando il giusto equilibrio tra l’ambiente e il territorio e, soprattutto, tra i vari interessi in gioco».

L’area portuale, infatti, «già oggi assume grande importanza nell’economia locale – hanno rilevato i pentastellati – ma che ha bisogno di un profondo restyling per confermare quel ruolo primario che tutti immaginiamo. Quale occasione migliore del dibattito in atto per confermare questa visione di sviluppo che, oltre al commercio, deve assecondare la vocazione turistica e industriale che il porto già esprime, per ora solo in potenza».

«Semplicisticamente – hanno proseguito – potremmo analizzare la questione partendo dai tre aspetti che maggiormente saltano agli occhi: l’investimento da 60 milioni di euro di Baker Hughes che avrebbe ricadute occupazionali importanti in un territorio che da sempre ha una insaziabile fame di lavoro e che, con le dovute garanzie, non si può certo pensare di perdere; il ruolo fondamentale rappresentato dalla nostra marineria che merita il giusto spazio e riconoscimento; e infine, ma non per ultimo, l’attrattiva turistica che questo territorio può soddisfare e che deve trovare una corretta e razionale collocazione nel nostro porto con la banchina croceristica».
«Appare difficile immaginare – hanno concluso – un braccio di ferro risolutivo in questo auspicato processo di sviluppo. Serve invece massima collaborazione tra enti ed è giusto che l’amministrazione comunale della terza città della Calabria sia coinvolta dall’Autorità portuale e ottenga tutte le risposte, le informazioni e le garanzie del caso per favorire questo momento di pianificazione che rappresenta anche un momento storico propulsivo per il nostro territorio e la realizzazione di un futuro di benessere per i suoi abitanti». (rcs)

L’IDEA “MAGNA GRAECIA” LA CURA PER FAR
USCIRE DALLA MARGINALITÀ L’ARCO JONICO

di DOMENICO MAZZA – È bastato un vagito dell’Amministrazione di Corigliano-Rossano perché il dibattito sull’esigenza d’autonomia territoriale in riva allo Jonio permeasse la società civile e stravolgesse il quieto letargo della politica locale sul tema. Invero, aver trattato la “questione Provincia” ben dopo il primo quinquennio dell’Amministrazione, non scagiona la classe dirigente cittadina dall’aver tralasciato fino ad oggi l’argomento.

Che il processo d’amalgama, poi, dei due estinti Comuni di Corigliano e Rossano avesse tra le sue destinazioni anche quella di elevare la nuova realtà amministrativa costituita, voglio augurarmi fosse nelle intenzioni dei proponenti l’allora progetto di fusione. Diversamente, dovrei pensare che anche gli ideatori della richiamata vicenda avessero capito ben poco del progetto che, al tempo, ebbero a proporre ai cittadini. Tuttavia, considerata la moltitudine di dichiarazioni lette sulla circostanza dell’autonomia territoriale e appurata la molteplicità di raffazzonati discorsi a riguardo, non meravigliatevi se il pensiero che un colpo di calore abbia pervaso lo spirito e il pensiero di molti fra coloro che sono intervenuti sul tema, mi abbia sfiorato. D’altronde, il maldestro tentativo di strumentalizzare finanche il processo di fusione è la cartina di tornasole di una Classe Politica che, su tematiche di natura amministrativa, annaspava e annaspa vistosamente.

Siamo al delirio totale! Si giocano partite a chi la spara più grossa.

Scorrono in rete attestazioni di Personalità che assumono atteggiamenti ibridi e camaleontici e ciò comprova quanto l’Establishment jonico si avvicini sempre più alla rappresentazione teatrale di una commedia satirica, in cui i protagonisti restano alla disperata ricerca di un autore credibile.

Parimenti, genera ilarità leggere sulla carta stampata Figure istituzionali, estranee al territorio jonico e che immagino neppure conoscano l’allocazione geografica del levante calabrese, imbastire teorie di fusioni amministrative che dovrebbero abbracciare 100km di costa. Il paradosso, poi, è che a proporre improbabili fusioni lungo la costa degli Achei sia chi, per partito preso, alza le barricate alla fusione di tre Comuni in val di Crati, ma tant’è.

Rasentano l’inverosimile, ancora, le dichiarazioni dell’on. Antoniozzi. Il Parlamentare, da un lato taglia le gambe ad un’embrionale posizione di autonomia territoriale sullo Jonio, dall’altro tesse le lodi del progetto di sintesi amministrativa della Grande Cosenza. Processo, quest’ultimo, che, personalmente, sostengo e approvo. Mal comprendo, in realtà, come un Deputato della Repubblica non si soffermi sull’insensata omissione di Montalto Uffugo dallo sfidante sviluppo d’amalgama in val di Crati. Ancora più inspiegabile, per onor del vero, appare il filo conduttore che Costui traccia tra la fusione amministrativa a Cosenza e il flebile anelito d’autonomia jonica.

Evidentemente, l’on. Antoniozzi, non vivendo la Calabria da decenni, avrà obliato che l’area cosentina e quella jonica si sviluppano su apparati territoriali distinti e distanti per usi, costumi, tradizioni ed economie e, soprattutto, non sono legate da affinità comuni. Se proprio volessimo trovare un collante tra i due territori, dovremmo guardare ai periodi delle tornate elettorali. In tali circostanze, infatti, non mancano le attenzioni che l’area bruzia riserva all’ambito jonico.  Non costituisce mistero, d’altronde, l’incetta di voti che il palcoscenico vallivo conquista sullo Jonio; quasi a palese espressione della prona riverenza del levante calabrese agli interessi del centralismo storico.

Ormai, l’Area Jonica sembra sempre più assimilabile ad un bersaglio su cui chiunque si sente in diritto di lanciare le proprie freccette. Non trovano altra spiegazione le fantasiose improvvisazioni apparse sulla stampa o nelle affannose rincorse all’ultimo commento social. Senza tralasciare le impressioni apposte, a mo’ di orpelli esagitati, a margine di note e comunicati. Viziati, quest’ultimi, da pennacchi e provincialismi e carenti di visione, prospettiva e progettualità.

La cosa più imbarazzante, però, è aver letto la riedizione di proposte, bocciate dalla storia decenni fa, riconfezionate sotto le mentite spoglie di una nuova nomenclatura, quasi come se tale tentativo bastasse a fornire rinnovata verginità ad idee stantie. E, con ogni probabilità, per propronenti e suffragatori di una non meglio identificata proposta d’elevazione di Corigliano-Rossano a Capoluogo, il tempo si è fermato sul serio. Il loro orologio, evidentemente analogico, mal si è adattato in un mondo ormai perfettamente digitale.

Appare macchiettistica, ancora, la malcelata velleità di abbinare alla richiesta di una nuova Provincia la ricaduta di un’Asp. Evidentemente, chi propone simili amenità disconosce che alle Asp (aziende sanitarie provinciali) non compete, essendo in capo alle AO (aziende ospedaliere), la medicina ospedaliera. Per aspirare alla costituzione di un’Ao — sappiano — sono necessari tetti demografici di almeno 300mila abitanti. Stessa pianificazione d’ambito vale per reparti di emodinamica e pneumologia. Non è un caso, infatti, che tanto lo Spoke di Corigliano-Rossano quanto quello di Crotone ne siano sforniti. I presidi Hub, per intenderci, sono diretta ed esclusiva espressione delle Ao, non già delle Asp.

Una compilation, in definitiva, di corbellerie inenarrabili hanno invaso pagine di giornali e siti web. Nessun intervento, però, si è non dico addentrato, ma almeno soffermato sul merito di come si intenderebbe costituire il richiamato disegno provinciale. È come se provassimo particolare godimento ad inciampare nelle stesse buche, perpetuando negli errori che già cari ci costarono in passato. Ma si sa, partorire idee poi funzionali solo agli equilibri centralisti, è il classico metodo utilizzato dalle nostre parti per fingere di fare qualcosa pur sapendo di edificare castelli di carta.

Ma andiamo per gradi…

Lo spasmodico dibattito degli ultimi giorni ci restituisce una condizione di surreale insipienza dei concetti basilari legati alle modifiche al Testo unico degli Enti locali e a tutte le variazioni normative intervenute a margine del 2006 e concretizzatesi dal 2014.

Atteso che, sin dai tempi del Governo Monti si è proceduto verso una razionalizzazione degli Enti intermedi e considerate le indisponibilità di Stato a riconoscere nuovi organismi, mal afferro come potrebbe attuarsi l’idea di una Provincia aggiuntiva sul suolo di Calabria. In un territorio, oltretutto, dalla demografia già risicata e dilaniato da una emorragia migratoria da far tremare i polsi. Vieppiù, a seguito della istituzione delle ultime tre Province in Italia (Fermo, Monza e Brianza, Barletta-Andria-Trani), sono stati inseriti nella definizione dei nuovi Enti intemendi paramenti demografici e territoriali da rispettare pedissequamente.

Numeri, i succitati, che le desuete idee Sibaritide-Pollino, Sibaritide, e tutti gli altri puzzle geografici che non dovessero riguardare l’Arco Jonico sibarita e crotoniate non hanno neppure se nella conta demografica venissero inseriti gli animali da compagnia. Senza considerare, poi, le differenze legate all’omogeneità territoriale. Non è un mistero, infatti, che le affinità economiche tra le aree vallive (Pollino) e quelle rivierasche (Jonio) esistano solo nella mente di chi propone idee deboli come quelle richiamate. Fatto salvo, forse, come leggevo in una nota diramata nelle ultime ore, le cicogne bianche che nidificano in agro di Cassano o qualche tartaruga caretta caretta che dal pianoro di Cammarata raggiunge le coste sibarite e — aggiungo — qualche pescheto che si estende lungo la SS534. Verrebbe da chiedersi, inoltre, quale sarebbe la logica di criticare, a giusta ragione, la disomogeneità di un ambito come il foro di Castrovillari, mentre il medesimo perimetro dovrebbe essere funzionale ad una nuova Provincia?

Da oltre 10 anni, ancora, la legge 56/14 (Delrio) ha trasformato le Province in Enti d’Area Vasta. Sono state ridimensionate, infatti, tutte quelle realtà non suffraganti almeno 350mila abitanti e 2500km di superficie complessiva. Tale sistema ha ricondotto l’accorpamento dei servizi delle piccole Province alle ex Province madri con la creazione delle Aree Vaste. Ai piccoli ambiti è stato lasciato semplicemente uno status, il più delle volte non inverato nei fatti. Si vedano, a riguardo, i casi di Vibo e Crotone con la costituzione dell’Area Vasta centro Calabria, ma anche quelli di Lecco e Lodi, così come Biella, solo per citarne alcuni. E, mentre altrove si studiano processi finalizzati a concretizzare una reale crescita amministrativa (prove tecniche per la realizzazione della Città Metropolitana Catanzaro-Lamezia, o i tentativi di dialogo istituzionale per la costituzione dell’area metropolitana interregionale Rc-Me) noi, da completi smemorati cronici, ci abbarbichiamo  in risicate e implausibili proposte già cassate da diversi lustri. Quasi, come sullo Jonio vivessimo in un angolo di Mondo ovattato e decontestualizzato dal sistema Paese. Non trova spiegazione, altrimenti, il tentativo di suffragare proposte che, numericamente, già dove applicate hanno dimostrato tutti i loro limiti.

L’idea Magna Graecia, al contrario, scardina un regionalismo deviato che negli ultimi 50 anni ha prodotto aree centralizzate e periferie rese lande desolate. Generare, a saldo zero per lo Stato, un rinnovato contesto provinciale di oltre 400mila abitanti, ma dimezzato territorialmente e demograficamente rispetto all’elefantiaca e disomogea Provincia di Cosenza, significherebbe aprire alla creazione di ambiti ottimali tra aree ad interesse comune. I tre contesti del centro-nord Calabria (Istmo, Arco Jonico e area vallivo-tirrenica) avrebbero, pressoché, lo stesso ambito demografico e la stessa superficie territoriale. Tale operazione, altresì, consentirebbe di pareggiare il bilancio del gettito di Stato, riequilibrando sistemi oggi scriteriati e sproporzionati. Il doppio Capoluogo innescherebbe una nuova visione policentrica, tranciando cordoni ombellicali di rabberciata funzionalità agli equilibri del centralismo storico. Si spalancherebbero le porte alla nascita di segreterie politiche forti ed indipendenti, non già legate a doppio filo ai desiderata dei Capoluoghi storici. La saldatura amministrativa dell’Arco Jonico, sibarita e crotoniate, suggellerebbe, invero, valenza politica ancor prima che amministrativa. Tale disegno, in ultima analisi, contribuirebbe in maniera sinergica all’inquadramento funzionale del golfo di Taranto quale baricentro naturale nella prossima costituzione della Macroregione mediterranea.

Dunque, smettiamola con la promozione di idee povere, prive di significato e del tutto insensate. Iniziamo a pensare in grande e a ricavarci un ruolo di prestigio, rispetto e dignità. Usciamo dal limbo della marginalità in cui le deviate politiche degli ultimi decenni, con la complicità dei satrapi locali, hanno condotto l’area dell’Arco Jonico. E, soprattutto, mettiamo da parte disegni miserabili e inconsistenti e iniziamo a partorire progetti degni di una mente  come quella dell’uomo. (dm)

A Corigliano Rossano si consegna il Premio Ausonia

Domani sera, a Corigliano Rossano, alle 20.30, nell’Anfiteatro “Maria De Rosis”, si terrà la cerimonia di consegna del Premio Ausonia, giunto alla decima edizione. A essere premiati, Ettore Bassi per la recitazione; Lina Sastri per la regia; Francesco De Simone per la danza e Riccardo Giacoia, caporedattore del Tgr Calabria per la sezione giornalismo.

Il Premio Ausonia nasce per promuovere e dare maggiore visibilità ed attività al teatro amatoriale, e gode dell’alto patrocinio del Ministero della Cultura (Mic) e del patrocinio/partenariato di Rai Calabria che ha inteso sostenere l’evento per il suo valore culturale, artistico, sociale, civile e divulgativo. Oggi il Premio ha acquisito una incredibile risonaza mediatica, divenendo, nel tempo, un evento di riferimento per lo spettacolo italiano.

Condotta dall’attore e conduttore radiofonico Andrea Dianetti la serata di gala vedrà salire sul palco anche l’attrice Debora Iannotta che, con Ettore Bassi, ha firmato ed interpreta lo spettacolo teatrale Dio Come ti amo… per uomini che amano le donne; ed il musicista Lino Pariota che dello stesso progetto artistico ha firmato le musiche originali. Agli autori di “Dio come ti amo” sarà tributato il premio per la sezione speciale Impegno sociale Nicolino D’Amico.

I premi per la categoria musica sono già stati consegnati, nell’ambito dello Jonio Music Festival a Gigi D’Alessio, Francesco Renga e Nek e Achille Lauro.