Cdm a Cutro, Tavernise (M5S): Da cdx gravissima mancanza di rispetto istituzionale per Crotone

Per il consigliere regionale e capogruppo del M5SDavide Tavernise, nel «Consiglio dei ministri, convocato per oggi a Cutro, il centrodestra avrebbe dovuto manifestare, seppur con ritardo estremo rispetto alla tragedia dei migranti, forte senso dello Stato».

«Avrebbe dovuto – ha aggiunto – perché nella realtà l’atto ultimo e penoso del governo su questa triste vicenda è il mancato invito, alla riunione del consiglio dei ministri, del sindaco di Crotone Vincenzo Voce, manifestando così mancanza di rispetto delle istituzioni. Il sindaco di Crotone, infatti, secondo quanto si apprende dalla stampa sarebbe l’unica istituzione territoriale coinvolta nella tragedia di Cutro a non essere invitata».

«Se le circostanze fossero confermate – ha concluso – rappresenterebbero soprattutto una mancanza di rispetto verso la città di Crotone che in questi tremendi giorni ha dato prova di valori profondi. Al sindaco di Crotone va la mia piena vicinanza certo che il deprecabile sgarbo istituzionale non scalfirà il suo operato orientato a tutelare in ogni modo le comunità tristemente colpite da questa tragedia. Un governo che in tali circostanze non invita un sindaco, seppur critico verso l’esecutivo, per ragioni di propaganda non rappresenta lo Stato ma solo una ristrettissima cerchia di propri elettori». (rrc)

Falbo (Camera di Commercio) in visita al Comalca, il più importante mercato ortofrutticolo del Sud Italia

Nei giorni scorsi, il presidente della Camera di Commercio Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, Pietro Falbo, ha incontrato Daniele Maria Ciranni, presidente del Comalca, il più importante mercato ortofrutticolo del Sud Italia e punto di riferimento per l’intera Calabria.

Nel corso dell’incontro, Ciranni ha illustrato le attività del mercato e insieme al presidente Falbo ha avuto un proficuo colloquio con gli operatori commerciali. «I numeri del Comalca sono soddisfacenti ma potrebbero essere ulteriormente incrementati» ha chiarito ancora il presidente della Camera di Commercio commentando i risultati sinora conseguiti dal mercato ortofrutticolo. Cinquecento i fornitori e quasi mille i clienti della società consortile tra cui rivenditori ortofrutticoli, grande distribuzione organizzata o privati cittadini.

«Queste cifre parlano da sole – ha aggiunto ancora Falbo – e raccontano di un impegno costante volto a valorizzare le produzioni locali in un proficuo interscambio con prodotti nazionali e internazionali. Contiamo di implementare ulteriormente le attività a vantaggio dei produttori calabresi ma soprattutto dei consumatori alla ricerca di ortofrutta di qualità». (rcz)

L’ITALIA DI MATTARELLA ONORA I MIGRANTI
MA DEL GOVERNO IERI NON C’ERA TRACCIA

di SANTO STRATI – Non c’è niente di privato nella visita del Presidente Sergio Mattarella fatta ai sopravvissuti, alle vittime, ai familiari del naufragio di Cutro. L’Italia di Mattarella è a fianco dei calabresi a piangere dei fratelli lontani, geograficamente parlando, ma vicini nel cuore. È una tragedia immane, difficile da digerire e impossibile da archiviare come fatalità: la tratta dei migranti non finisce nello Jonio, di fronte a Cutro, come non finisce davanti alle coste di Roccella Jonica. C’è un infame mercato della disperazione, che costa peraltro migliaia di euro per un imbarco che non è sicuro, anzi tutt’altro. È una scommessa con la vita, ma è vita quelli di poveri e disperati profughi in fuga dalla guerra, dalla violenza, dalla fame?

C’è solo un singulto di speranza che sovrasta la disperazione e spinge a tentare il quasi impossibile. E, purtroppo, non sarà l’ultima tragedia del mare: il Mediterraneo, il mare definito “nostro” (nostrum) a significare la condivisione di acque che lambiscono Paesi di culture e tradizioni diverse, che però nasconde gli aspetti più bui dell’indifferenza contro cui combatte la generosità e la solidarietà dei calabresi. Per salvare vite i primi carabinieri accoris si sono lanciati nelle acque gelide, prima dell’alba, per portare soccorso o recuperare corpi senza vita. Una disperazione nella disperazione non riuscire a salvare vite di sconosciuti che tendono mani in cerca di aiuto.

E la visita di Mattarella, annunciata come privata, rappresenta il doveroso e dovuto tributo dello Stato alle nostre genti che, come sempre, fanno vedere la parte migliore di questa terra, la Calabria positiva, generosa e accogliente, ospitale e solidale. Che ha nel dna i geni della fraternità, che conosce il senso dell’umanità e offre il suo calore a chiunque. I rifugiati – che tali non sono per la nostra legislazione se non dopo burocratiche e stancanti trafile – da dovunque vengano hanno bisogno di aiuto, hanno il diritto di trovare l’assistenza e l’umanità che il mondo di oggi sembra trattare come fosse un optional.

Il Presidente Mattarella ha voluto far sentire alle vittime del naufragio, molti dei quali resteranno senza nome, il senso dell’umanità dell’Italia che si scontra con l’ottusità delle leggi e la mancanza di visione. Ma ha anche offerto un segnale di speranza ai sopravvissuti: non solo giocattoli ai bambini ricoverati ma il calore di un Paese che – al contrario dell’Europa – supera l’indifferenza e le diffidenze. E il Presidente Occhiuto ha annunciato che anche i familiari delle vittime che sono arrivati a Cutro (una quarantina) troveranno l’assistenza della Regione che li ospiterà in un albergo di Crotone e organizzerà attraverso la Protezione civile la logistica necessaria.

L’inverno demografico, al Sud, è ancora più rigido, servono braccia di uomini e donne, servono nuove famiglie – non importa di quale etnia e di quale provenienza – per ripopolare borghi abbandonati, ricostruire case lasciate andare in rovina, ridare vita a paesi sempre più numericamente rimpiccioliti, pronti a svanire, eppure non c’è un piano di accoglienza, di flussi migratori intelligenti che trasformino il problema migranti in risorsa per il Paese. C’è voluta questa tragedia per mettere in discussione gli attuali piani di accoglienza, ma non basta far arrivare – in pieno comfort via nave o aereo – chi fugge da guerre, carestie, fame e oppressione: bisogna offrire opportunità di inclusione sociale, lavoro, possibilità di crescere e integrarsi, nella legalità e nel rispetto degli usi del nostro Paese. Con il rigore necessario a garantire fedi religiose diverse e costumi che vogliano perpetrare tradizioni, senza violare etica e codici di convivenza civile.

Il Presidente Mattarella, visibilmente commosso, ieri davanti ai feretri, dove spiccavano quelle piccole bare bianche a graffiare i cuori, era l’Italia, quella vera che disconosce razzismo e xenofobia, che ha un cuore grande, anzi immenso: ciascuno ha avvertito un dolore, come se avesse perduto un parente, anche se lontano ma fraternamente vicino. Alla camera ardente il Presidente ha incontrato il Presidente Occhiuto e i sindaci di Cutro (Antonio Ceraso) e di Crotone (Vincenzo Voce). Assente – ingiustificato – il Governo che avrebbe dovuto mandare almeno un rappresentante all’apertura della camera ardente. (s)

GRAZIE AI SINDACI PER LE GENEROSITÀ DELLE COMUNITÀ DI CUTRO E CROTONE

Il Presidente Mattarella ha espresso gratitudine ai sindaci di Cutro e Crotone per la generosità espressa dalle comunità locali. «Credo – ha commentato il sindaco di Crotone Vincenzo Voce – che la presenza del presidente Mattarella qui smuoverà un po’ le coscienze. Questo dobbiamo fare. Voglio ribadire che questa gente a mare non si deve lasciare un minuto di troppo».

«La visita del presidente Mattarella, l’omaggio alle vittime della tragedia di Steccato di Cutro, – ha detto Voce – ci ha onorati e commossi. Il presidente ha espresso il cordoglio ed associato il dolore di tutto il popolo italiano al dolore dei familiari delle vittime, al dolore che la comunità crotonese sta provando in questi giorni. Abbiamo avvertito tutta la sua vicinanza ed umanità. Non ci ha fatto sentire soli. Ho avuto modo di consegnare al presidente il documento del recente consiglio comunale, un invito da parte della comunità crotonese all’unità ed all’umanità. Quell’unità e umanità che il presidente della Repubblica incarna. Abbiamo sentito lo Stato vicino attraverso il nostro grande presidente verso il quale esprimiamo tutta la nostra gratitudine» (rkr)

QUEI MESSAGGI AFFRANTI E PIENI DI UMANITÀ

Davanti al PalaMilone tanti fiori e tanti i cartelli lasciati dalle comunità di Cutro e Crotone. Il più significativo esprimeva il senso di frustrazione per non aver salvato più vite: «Se la nostra spiaggia di Steccato non ha accolto i vostri figli per la Vita, ma per la morte perdonateci», firmato da madri e donne di Steccato di Cutro.

«Ogni vita persa così è un fallimento. L’animale attacca per sopravvivere, l’uomo attacca l’uomo per egoismo. Torniamo a essere umani»,

«Non finiremo all’inferno per il male che abbiano fatto ma per il bene che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto. Nessuno si senta innocente».

Accanto a quelli anonimi anche quelli firmati: «Non si può morire così! Ognuno di noi avrebbe potuto fare di più» hanno scritto i bambini della scuola Karol Wojtyla di Isola Capo Rizzuto.

E, infine, toccante il messaggio di un altro bambino: «Quello che è successo mi ha provocato tanta tristezza». Commovente la fila di crotonesi che hanno voluto lasciare un fiore o un peluche, con una preghiera mesta e silenziosa: le parole non servono. Il dolore è autentico e va rispettato. (rkr)

 

Mattarella oggi a Crotone: l’Italia piange i migranti morti a Cutro

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella,  sarà oggi a Crotone per rendere omaggio alle vittime  del naufragio dell’imbarcazione a Steccato di Cutro. Lo ha reso noto l’Ansa. Al momento, sono 67 le vittime accertate. Incerto, ancora, il numero delle vittime.

Il presidente Mattarella, lo stesso giorno in cui è avvenuta la tragedia, ha espresso dolore  per «una ennesima tragedia del Mediterraneo che non può lasciare nessuno indifferente».

Il Presidente della Repubblica, poi, ha sollecitato un forte impegno della comunità internazionale per rimuovere le cause alla base dei flussi di migranti; guerre, persecuzioni, terrorismo, povertà, territori resi inospitali dal cambiamento climatico.

È altrettanto indispensabile che l’Unione Europea assuma finalmente in concreto la responsabilità di governare il fenomeno migratorio per sottrarlo ai trafficanti di esseri umani, impegnandosi direttamente nelle politiche migratorie, nel sostegno alla cooperazione per lo sviluppo dei paesi da cui i giovani sono costretti ad allontanarsi per mancanza di prospettive. ν

CROTONE – Concluso il progetto “Zero-Sei”

Si è concluso, nei giorni scorsi a Crotone, il progetto Zero-Sei, un’iniziativa promossa dal Comitato “Territori in Rete”, promotore per la fusione dei Comuni dell’area crotonese.

Alla conferenza, moderata dal giornalista Gianfranco Bonanno, dopo i saluti di Antonio Arcuri, presidente della Fondazione che ha ospitato l’evento, ha relazionato Emilio De Masi, già consigliere regionale, coordinatore del neonato Comitato, il quale ha illustrato in un appassionato intervento il senso e le linee guida del progetto.  Il Comitato era rappresentato, oltre che dal Coordinatore Emilio De Masi, da Domenico Critelli, già assessore provinciale della Provincia di Crotone, Salvatore De Luca, già assessore al Comune di Crotone, Salvatore Foti, imprenditore. Zero-Sei è un progetto che punta ad aggregare sei municipalità – Crotone, Cutro, Isola C.R., Scandale, Rocca di Neto e Strongoli – per giungere a una sola, grande, forte Città capace di recitare un ruolo da protagonista nel nuovo scenario del regionalismo differenziato.

Nella prospettiva di un nuovo assetto di governo regionale, infatti, si fa ancora più forte l’esigenza di una rappresentanza territoriale più omogenea, basata sulla condivisione di aspirazioni di riscatto sociale e culturale, del comune patrimonio identitario e delle rispettive esperienze amministrative, rimodulando in ottica partecipativa l’idea di un campanilismo ormai superato dalle trasformazioni socio-economiche e demografiche del nostro tempo. La città in embrione sarebbe la seconda in Italia per estensione geografica (oltre 600 Km. quadrati, seconda solo alla Capitale), con 100mila abitanti e ben 32 Km. di costa. Il progetto prevede una roadmap che toccherà, a partire dalle prossime settimane, tutti i Comuni interessati, dove l’idea sarà proposta agli amministratori e alle comunità locali. (rkr)

MIGRANTI, CONTRO L’INDIFFERENZA UE
C’È IL DOLORE AUTENTICO DEI CALABRESI

di SANTO STRATI – L’immagine dei corpicini dei due gemellini senza vita spiaggiati sulle coste di Cutro resterà il simbolo più angosciante di questa nuova e, purtroppo, non ultima, tragedia del mare. Tragedia epilogo di un viaggio non della speranza ma della disperazione. È forte il dolore della gente calabra, come se ognuno in questa tragedia avesse perso un figlio, un genitore, un fratello: queste vittime sconosciute ci appartengono perché è nel dna dei calabresi il senso di solidarietà, ma soprattutto di fraternità, che viene fuori incontrollabile, sempre davanti a qualunque sciagura o calamità.

La tragedia di Cutro non stiamo a dire, col senno di poi, che forse si poteva evitare: è un problema che si trascina da anni quello degli sbarchi, che ricade sulle spalle di sindaci la cui umanità ci fa fare pace con le amministrazioni locali. Un problema che non si risolve con provvedimenti legislativi o ordinanze assurde (sapete che chi soccorre senza autorizzazione i profughi rischia pesanti ammende, dopo il decreto Piantedosi-Meloni sulle ONG?), ma andrebbe affrontato con buonsenso e cristiano spirito di umanità. I migranti fuggono da guerre, disagi sociali, povertà: non sono alla ricerca di un eden (ormai impossibile dovunque) ma di uno sbocco di vita, un’aspettativa di futuro da poter offrire ai propri figli, in realtà dove non solo la lingua è sconosciuta, ma anche le relazioni interpersonali si scontrano con pregiudizi e preconcetti di sapore razzista.

Questa tragedia ha colpito profondamente la Calabria e in poca parte l’Italia: tra distrazione e indifferenza la nostra terra ha mostrato ancora una volta il suo fortissimo rispetto verso tutti, con un innato spirito di accoglienza che, purtroppo, non trova sempre il meritato consenso. La questione richiede soluzioni, ha bisogno dell’intervento dell’Europa – come segnalato con convinzione dal Presidente Occhiuto – ma va affrontata con realismo e decisione.

Non si tratta solo di fermare le partenze: avete minimamente idea dei campi di “concentramento” dove sciacalli senza scrupoli – trafficanti di uomini – ammassano gli aspiranti fuggitivi, che pagano cifre assurde (anche vendendosi un rene, o addirittura un figlio) e restano in attesa di un’imbarcazione, qualunque essa sia, che possa portarli via. E sono costretti ad aspettare, in condizioni disumane, un imbarco che rischiano di perdere, con l’addio ai soldi versati o “impegnati”. E mentre si discute come fermare gli imbarchi, nessuno si rende conto che la decrescita demografica del nostro Paese potrebbe trovare risorse umane preziose, volenterose e forti, in grado di sopperire la cronica mancanza di manodopera là dove, anche se ci sono occasioni di lavoro, c’è il rifiuto alimentato dal facile reddito di cittadinanza, distribuito, ahimè, senza criterio.

Diciamoci la verità, il modello è quello che si era inventato Mimmo Lucano, oggi in attesa di un verdetto (forse ingiusto, permetteteci il dubbio) che aveva creato e messo insieme una comunità multietnica coesa, inventando un lavoro, riattivando case abbandonate, creando occasioni di impiego, regalando una prospettiva di vita. Quella realtà di Riace non esiste più per tante ragioni, ma il modello che fece andare in copertina sul  prestigioso magazine Fortune (era il 2016)  il sindaco di allora per la sua “utopia della normalità”, risulta una via non solo percorribile ma diremmo obbligata. Ci sono migliaia di case abbandonate (e offerte in vendita anche a solo un euro) in tanti borghi desolati e dimenticati: seguendo il modello del visionario ex sindaco Lucano si potrebbe pensare di far arrivare – ove ci siano le condizioni – famiglie di profughi, ma non su carrette del mare, ma con voli autorizzati o navi militari e offrire loro ospitalità in cambio di lavoro utile alla collettività, in grado anche di ridare dignità umana a chi è costretto a scappare dalla propria terra. Perseguitati, oppressi, vittime di violenza: quante famiglie distrutte, quanti giovani vite spezzate, e quanta indifferenza. Un sentimento in continua ascesa di cui il genere umano si dovrebbe vergognare. Un sentimento che, grazie a Dio, non abita dalle nostre parti: c’è la generosità e il disinteressato aiuto di tantissimi calabresi a testimoniarlo. Ecco perché oggi la Calabria piange questi fratelli sconosciuti, dal punto di vista parentale, ma fratelli di sangue, al di là di qualunque differente etnia, linguaggio, costume di vita. È un dolore autentico che merita rispetto e ammirazione, perché vale sempre la regola che chi ha poco offre tanto, al contrario di chi ha e non dà.

«In Calabria – ha detto il Presidente Occhiuto intervenendo ad Agorà su Rai 3 – i migranti li vediamo sbarcare quotidianamente, e li soccorriamo, evitando di considerarli un problema. Tante volte si tratta di bambini e di donne che scappano da Paesi in guerra e che cercano una vita migliore. Le vittime di questa sciagura hanno pagato migliaia di euro per inseguire un sogno che, purtroppo, li ha condotti alla morte». I sopravvissuti devono la vita alle centinaia di volontari che, dopo l’allerta di Frontex che aveva avvistato sabato sera l’imbarcazione della morte e, vista l’impossibilità di un soccorso via mare o via elicottero per le avverse condizioni del tempo sono accorsi in spiaggia a tirare a riva i profughi riusciti ad avvicinarsi alla costa. Erano lì, col freddo pungente, con coperte per i profughi, volontari e forze dell’ordine, medici e gente comune, entrata in acque gelide per portare a riva uomini, donne, bambini. Alcuni di loro non ce l’hanno fatta, molti, grazie ai soccorsi, hanno sfidato il gelo della morte. Il grazie a questi calabresi, vera espressione della Calabria positiva di cui andare largamente orgogliosi, non sarà mai sufficientemente grande. (s)

Tragedia migranti / Terra di frontiera, tra ipocrisia e rimpallo di responsabilità

di DOMENICO CRITELLI – Ancora un dramma. Né il primo e nemmeno l’ultimo. Altre vittime frutto dell’ipocrisia e del rimpallo di responsabilità, come se non si avesse contezza da quali scenari di guerra e, da ultimo, di calamità naturali questa gente scappa.
È il combinato disposto, con le condizioni meteorologiche, sul quale, questa notte, lo Jonio e le coste Crotonesi hanno contato altri morti e dispersi in mare. È emblematico come una terra di frontiera, periferica e talvolta marginalizzata rispetto alle grandi infrastrutture Continentali (T- TEN), la Calabria Jonica, possa, suo malgrado, essere scenario drammatico ma anche gravido di speranza e di accoglienza. La sordità piuttosto che l’indifferenza, purtroppo, riguarda altri livelli di responsabilità che chiamano in causa non solo entità nazionali ma anche comunitarie ed internazionali. Lo sostengo da tempo.

L’ONU ha voltato il capo dall’altra parte rispetto alle proporzioni dell’esodo da altri continenti verso il Sud Europa, senza richiamare le istituzioni comunitarie a farvi fronte come Unione e non come parte di essa: solo l’Italia. Una presa di posizione così autorevole avrebbe messo al riparo le ONG dall’interpretazione giuridica e di diritto della navigazione per le quali, legittimamente, quelle navi, sono territorio nazionale. Va da sé, quindi, che indipendentemente dal porto nel quale si approda, quegli immigrati andrebbero accolti come Unione Europea. Ma una elementare regola di accoglienza viene complicata o, addirittura, disattesa dal burocratismo insensato che la politica, poi, non riesce o non vuole correggere.

Dublino, purtroppo, non ci evoca solo una delle più attrattive capitali del Regno Unito ma anche la sede nella quale l’Unione Europea ha lasciato spazio all’egoismo ed alla visione nazionalista e non Comunitaria. Il regolamento di Dublino – e ribadisco regolamento e non trattato – ha rappresentato un punto di caduta della prospettiva di unità politica dell’Europa. In una occasione di riflessione sul tema, ebbi modo di evidenziare la distrazione del Governo Italiano dell’epoca( Centro Destra) nel voto favorevole al regolamento che prevedeva lo Stato di primo approdo come responsabile della gestione e dell’accoglienza. Utilizzai un’immagine oggettiva: il Sud Europa(Italia Grecia Malta Spagna) ha di fronte il Nord Africa e qualche milione di potenziali immigrati. Il Nord Europa la Groenlandia e, al massimo, qualche migliaio di Eschimesi. Ma, al netto di quella distrazione, quanto tempo hanno impiegato i Governi Italiani, tutti, a porre la questione della modifica del “Regolamento di Dublino” come dirimente del principio di unità e di coesione?

Molti anni. Troppi. E tutti questi anni, prima che Giorgia Meloni ponesse il problema in termini di rispetto della legalità internazionale e Comunitaria, i Governi Italiani hanno preferito ingaggiare dispute nelle Istituzioni Europee per qualche decimale di sforamento del debito per non incorrere in procedure di infrazione. Francamente una povertà nazionale, perché lo hanno fatto tutti i Governi prima di quello Meloni ai quali, la Presidente, ha pure partecipato ed, evidentemente, ne ha tratto esperienza. Oggi pare che qualcosa si muova ed accogliamo con cauto ottimismo gli orientamenti dell’ultimo Consiglio Europeo in ordine, fra gli altri, alla questione dell’immigrazione. Certo, a ripensare a quante tragedie si siano consumate nel Mediterraneo e a quanta superficialità abbia connotato le istituzioni Nazionali, Comunitarie ed Internazionali, qualunque decisione e determinazione, assunta fuori tempo massimo, non assolverà nessuno di tutti quelli che potevano decidere e non lo hanno fatto. In fondo si trattava di modificare il paragrafo di un regolamento e non il senso di una Magna Carta. (doc)

(Ex assessore Provincia di Crotone)

A Crotone concluso l’International Carnival Race

Grande successo, a Crotone, per la ottava edizione del Bper International Carnival Race. La manifestazione ha visto in gara 224 giovanissimi velisti, di età tra gli 8 ed i 15 anni, provenienti da 9 nazioni e divisi in 43 squadre. Ma lo spettacolo è stato anche sugli spalti, con tantissimi giovani e meno giovani in maschera per il concomitante carnevale che hanno affollato il villaggio allestito al porto di Crotone.

Presente, alla cerimonia conclusiva, la vicepresidente della Regione, Giusi Princi: «La Calabria, grazie alle sue bellezze naturali e le sue risorse umane, si sta imponendo sempre più come palcoscenico internazionale. Meritatamente. Ed eventi dalla grande portata come questo fanno bene alla salute di tutto il territorio, sotto ogni punto di vista: sportivo, mediatico, economico, sociale».

«Quindi grazie alla Federazione Italiana Vela per la fiducia data a Crotone ed al nostro Mar Jonio – ha continuato – ma soprattutto i miei più sentiti complimenti al Club Velico di Crotone, nella persona del Presidente Paola Proto e di tutti i soci del direttivo che, supportati dall’Amministrazione comunale, dall’Autorità portuale e da tutta la società civile crotonese, con grande spirito di squadra hanno rappresentato l’immagine più bella della Calabria: sole, vento, ospitalità e organizzazione. Tutto ciò ci aiuta a raccontare una storia diversa della nostra Terra, che si caratterizza anche per ospitalità».

«La grande affluenza di pubblico è stata la cornice perfetta delle regate, regalando immagini spettacolari non solo del nostro mare e della nostra costa; sono certa faranno il giro del mondo. Sono molto felice di aver assistito personalmente al gran finale – ha detto ancora la vicepresidente Giusi Princi – e soprattutto sono contenta che, come Giunta, abbiamo colto l’importanza dell’evento, supportandolo. È la prima volta in 8 edizioni che la manifestazione riceve un importante contributo regionale, che ha consentito di implementare i servizi a beneficio dei tanti ospiti presenti».

«Con lo stanziamento di 100mila euro della Giunta Occhiuto – ha spiegato – è stato possibile ampliare il parterre, pagando vitto, alloggio e noleggio barca ai ragazzi. Questo inevitabilmente ha avuto un’importante ricaduta su tutto l’indotto, facendo registrare numeri di affluenza importanti, con circa duemila pernottamenti e annessi consumi. Del resto uno dei principali obiettivi del Presidente Roberto Occhiuto, in virtù anche della sua delega al Turismo, è quello di destagionalizzare i flussi italiani ed esteri in entrata. Crotone e il suo mare sono esempio di come anche a febbraio si riesca a richiamare tante presenze».

«Siamo orgogliosi, pertanto – ha ribadito – della positiva ricaduta del contributo che ha ulteriormente evidenziato il territorio crotonese ed ha offerto una chance a tanti ragazzi, potenziali skipper professionisti del futuro. Mi dicono che negli anni coloro che hanno partecipato a questo evento a Crotone poi hanno sempre partecipato a gare di livello mondiale, perché il nostro è un mare che mette a dura prova».

«Spero – ha concluso Giusi Princi – che questa possa essere una metafora da applicare a tutta a nostra Regione: attraverso le intemperie del mare, arrivare a destinazione vincendo le sfide importanti e riscattarsi. Da Straordinaria, la Calabria deve diventare ordinaria. E questo è un altro piccolo grande passo verso l’ordinarietà». (rkr)

CROTONE NON È FIGLIA DI UN DIO MINORE
SIA RESTITUITA LA MERITATA CENTRALITÀ

di MIMMO CRITELLI – La sortita della Lega Catanzarese, in ordine all’ipotesi che il capoluogo di Regione possa ampliare le proprie prerogative istituzionali e legislative, diventando Città Metropolitana, offre lo spunto per una riflessione più articolata e meno oltranzista, anche se a confrontarsi sono, allo stato, le due “curve ultras” (Lega) di Catanzaro e di Crotone.

Ne immagino già l’epilogo. Proverei, invece, a setacciare la proposta separando gli spunti e gli obiettivi di interesse generale, la Calabria, da quelli che tentano di restaurare lo status quo ante (1993) e un centralismo che ha prodotto i suoi effetti negativi rispetto alla coesione territoriale. È da tempo, immemore, che insieme a qualche amico provo a sollecitare una riflessione intorno al riassetto Istituzionale ed Amministrativo della Calabria. Lo abbiamo fatto anche in occasione della tornata elettorale Regionale, interloquendo con Roberto Occhiuto, all’epoca candidato alla Presidenza della Giunta Regionale.

In pratica, la costituzione di un un tavolo Istituzionale Regionale che coinvolgesse non solo l’Upi e l’Anci Calabresi ma anche il sindacato ed il variegato mondo dell’Associazionismo. Un “Forum Interistituzionale e civico” che si facesse carico di compiere una ricognizione degli ultimi 50 anni di Regionalismo (1970-2021) e un consuntivo sullo stato e la condizione dei territori e, in essi, delle grandi aree urbane (Gioia Tauro, Vibo Valentia, Lamezia Terme, Crotone, Corigliano-Rossano, Castrovillari, etc.).

Sarebbe stato opportuno che il sistema politico, i partiti, fra le inesistenti attività di proposta e confronto programmatico non rinunciassero a pensare come ridisegnare la Calabria, atteso il consuntivo negativo di tutte le esperienze pregresse, sempre alternate fra di esse, e rendicontate dai diversi indicatori che generano il Pil Regionale in confronto con la crescita Nazionale e Continentale.

Un’architettura politica e istituzionale tutta da affinare che prova a recuperare quel protagonismo che Catanzaro ha perso oltre 25 anni fa’ con la nascita delle Province di Crotone e Vibo. In tal caso proverò a spiegare, non in maniera reazionaria come hanno fatto i leghisti Krotoniati, le ragioni per cui le riforme hanno il compito di esaltare le autonomie locali, tutte, ma offrendo un respiro e un orizzonte di coesione e di crescita ai territori, in egual misura, garantendo gli stessi standard di qualità della vita. Soprattutto perché ci apprestiamo, come cittadini del Sud Europa, a veder riequilibrare i livelli essenziali di servizi e prestazioni con i nostri omologhi del Nord d’Italia e D’Europa.

L’unico aspetto positivo che si può cogliere, quindi, nella proposta della Lega Catanzaro, è di aver dato la stura ad un confronto che non può circoscriversi al suo interno ma deve, necessariamente, coinvolgere i diversi livelli di responsabilità politica e di rappresentanza Istituzionale.

Anche se fuori tempo massimo per immaginare un approdo comune fra le due Istituzioni (Catanzaro e Crotone) si coglie l’elemento prodromico ad un tavolo regionale per avviare un confronto generale.

Proprio perché la Lega è forza di Governo, nazionale e regionale, sarebbe più che opportuno vigilare e affiancare il Presidente Occhiuto rispetto all’autonomia differenziata attestandosi su una impellente rivisitazione dell’impianto Statuale, soprattutto perché l’autonomia differenziata non aggravi il divario esistente fra nord e sud del Paese.

Non si perda, cioè, l’occasione di aggiornare la Costituzione sulla quale andrebbe ad incidere l’autonomia stessa, l’articolazione dello Stato e i meccanismi elettivi del Premier e dei Parlamentari. Ecco la sfida alla quale è chiamata la Lega Calabrese e meridionale in primis. Fallito il tentativo di Salvini di accreditare una Lega Nazionale (uno specchietto per allodole) ed una volta vistasi occupare lo spazio sovranista e conservatore da FdI, alla Lega non resta che trasformarsi in una Lega del Sud anche per difendersi da sé stessa. Il Federalismo Istituzionale fu una battaglia abbandonata dalla Lega quasi subito, dai suoi albori, non perché non vi credessero (prof. Miglio docet), ma perché era più conveniente puntare al Federalismo fiscale(2008), (gli sghej) che sono riusciti ad affermare guarda caso con Calderoli.

Quello che è avvenuto dopo, anche grazie alla riforma del Titolo V (Amato 2001) è stato solo aumento del debito pubblico e divario sempre più marcato fra Centro- Nord e Sud dell’Italia.

Ed allora si prospetti ai Ministri e Parlamentari Leghisti di “mettere a terra” le risorse del Pnrr partendo dal Sud ed alzando, inevitabilmente, la quota del 40% che l’ottimo Ministro Carfagna era riuscita a spuntare nonostante al Sud risieda poco meno di 1/3 della popolazione. È una proposta, nemmeno tanto scandalosa, giacché il principio che ha ispirato il Next Generation Ue era rivolto alle nuove generazioni ed alle aree svantaggiate.

In Calabria, per tornare a bomba, serve mandare in soffitta il vecchio armamentario ideologico e centralista. Bisogna rompere lo strabismo degli ultimi 50 anni che ha tenuto la Città di Crotone ai margini e periferica rispetto al resto della Calabria. Se siamo gli ultimi vi è una grande responsabilità dei Governi Regionali precedenti, tutti, che non hanno saputo farsi carico delle nostre fragilità.

Rappresentiamo un’area strategica nel Mediterraneo perché siamo baricentrici rispetto alle rotte per l’Europa del nord ed orientale.

Eppure, la coincidente presenza di un porto e un aeroporto ha sempre rappresentato un orpello utile alla bisogna, che si trattasse di Sacal o dell’autorità di bacino di Gioia Tauro.

Tutto quanto non avviene per un destino avverso o immodificabile, qualcosa non ha sicuramente funzionato nelle scelte Regionali, ma un concorso di colpa riguarda anche la pletora di Parlamentari e affini, Sindaci e Presidenti di Provincia che si sono alternati, quasi a completare il lavoro che gli altri avevano lasciato incompiuto.

In qualunque parte d’Italia un’area soggetta a dismissione industriale diventa oggetto di concorso internazionale di idee o coinvolge Urbanisti di altrettanta fama. Un esempio: Tirana.

Qualche anno fa, il Governo Albanese ha recuperato oltre 100 ettari di area degradata e industriale a nord della Capitale affidandosi all’Arch. Boeri. Un Italiano. A Crotone, invece, si è pensato al futuro affidandosi a chi aveva già immaginato una Città ripiegata su se stessa.  Con il risultato che chi arriva dopo, per reazione, fa ancora peggio.

La nostra è una realtà rassegnata all’irrilevanza perché non ci sono idee, non c’è una visione e manca la percezione dell’orizzonte. Crotone deve uscire dalla sua condizione di minorità con la stessa unità con la quale, senza distinzioni o primazie, riuscì ad affermare la propria autonomia Istituzionale: La Provincia. Oggi, la discussione intorno al tipo di elezione, è fuorviante e, al solito, un ibrido legislativo.

Si cambierà la Del Rio o la si riconfermerà? Ma, ancora prima di svelare l’arcano, cosa impedisce alla Calabria di autoriformarsi?

A legislazione vigente, le aree vaste (350 mila ab.) Potrebbero essere 5, vista la popolazione Calabrese (1.8 mln) ed essere rimodulate territorialmente. Potrebbero tenere conto dell’articolazione dei collegi elettorali alla Camera, trattandosi di organizzazione Statuale, alla quale coniugare contiguità territoriale (infrastrutture) e di sviluppo economico oltre che di retaggio sociale e culturale. Leggasi Area Vasta della Magna Graecia, magari con doppio Capoluogo (Crotone e Corigliano-Rossano) che amplii la rete dei servizi ed implementi le funzioni oltre il semplice coordinamento ed attuando un diffuso trasferimento delle deleghe da parte della Regione.

In questo caso l’elezione diretta, e non ponderata, avrebbe un senso pur riproponendo un antico interrogativo riguardo all’efficacia dei quattro livelli Istituzionali (Stato, Regione, Provincia Comune). Personalmente li ho sempre ritenuti troppi e, in alcuni casi, sovrapponibili.

Ma questo è un altro discorso che necessiterebbe di una consapevolezza nazionale ed un impegno unitario a ridisegnare l’architettura Statuale e i meccanismi di selezione della classe dirigente che negli ultimi anni (Porcellum (CD) Rosatellum (tutti) hanno generato una moltitudine di “dilettanti allo sbaraglio”. Tuttavia, auspicando che si avvii un confronto virtuoso a livello Regionale, qui a Crotone possiamo cominciare a darci una strategia che rallenti il declino demografico ed economico e rilanci il peso geopolitico della Città dei tre millenni.

Pensare ad unire le municipalità contermini (Crotone, Isola Capo Rizzuto, Cutro Scandale, Rocca di Neto, Strongoli) per creare un’area urbana di oltre 100 mila abitanti ed il secondo territorio (oltre 600kmq) d’Italia per estensione, dopo l’area metropolitana di Roma. Per non accennare alle provvidenze finanziarie ai diversi livelli di competenza. Una classe dirigente ambiziosa ed attrezzata non tarderebbe ad attivarsi nella direzione di una crescita collettiva.

Ciascuno dei protagonisti politici in campo avrebbe da trarre solo vantaggi a cimentarsi su obiettivi che vadano oltre i confini angusti dell’autoreferenzialità. (mc)

 

Si è insediata l’azienda speciale di promozione della Camera di Commercio CZ, KR, VV

Si è, ufficialmente, insediato il Consiglio d’amministrazione dell’azienda speciale di promozione della Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia. 

Si tratta di un Ente che annovera tra le proprie finalità quella di favorire e stimolare lo sviluppo delle attività imprenditoriali delle tre province di competenza della nuova Camera di Commercio. Nella riunione di insediamento si è svolta a seguito del rinnovo dei vertici del Cda, deliberata nei giorni scorsi dalla giunta camerale.

Il Consiglio d’amministrazione – presieduto da Walter Placida e composto dai consiglieri Antonio Casillo, Raffaele D’Ambra, Tiziana Muraca e Paola Perri –  ha proceduto, in primo luogo, alla nomina del vicepresidente individuato nella persona di Antonio Casillo.

Successivamente, ha approvato il bilancio di previsione 2023 e rinnovato la convenzione con l’ente nazionale microcredito dei progetti “Yes I Start Up professioni Calabria – Formazione per l’Avvio d’Impresa” e “Yes I Start Up Calabria – Formazione per l’Avvio d’Impresa”.

La riunione è stata aperta dal presidente della Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia Pietro Falbo che, dopo aver portato i saluti istituzionali, ha rinnovato i suoi auguri di buon lavoro a presidente e componenti del Cda dell’azienda speciale di promozione.

«Tendere verso una maggiore presenza e visibilità delle nostre imprese sui mercati nazionali e internazionali è la mission che la Camera di Commercio si è prefissata – ha detto Falbo –. L’azienda speciale svolgerà questo precipuo compito valorizzando ed esaltando le specificità territoriali».

«Inizia oggi un nuovo percorso per l’azienda speciale di promozione della Camera di Commercio che si declinerà anche in un nuovo approccio – ha dichiarato il presidente del Cda, Walter Placida –. La sfera d’azione si amplia includendo l’intera area centrale della Calabria. Si tratta di un’area strategica che contempla la presenza di aziende strutturate e, in alcuni casi, già affermate nei mercati nazionali e internazionali del settore agroalimentare».

«Penso, ad esempio – ha proseguito – ai prodotti IGP quali il finocchio di Isola Capo Rizzuto, la cipolla rossa di Tropea, il pecorino del crotonese, il pecorino del Monte Poro, la patata della Sila che impreziosiscono le provincie di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, oltre ai vino Doc di Cirò, Melissa e Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto, ai vini Doc Lamezia, agli Igt presenti in tutte le province dell’area centrale e alle Dop Lamezia ed Alto Crotonese dell’olio d’oliva che rappresentano una eccellenza al fianco dell’Igp olio di Calabria».

«L’insediamento del Cda segna l’inizio di un percorso di autonomia imprenditoriale per l’azienda speciale di promozione della Camera di Commercio», ha dichiarato il segretario generale, Bruno Calvetta.

«L’ente dovrà volgere le sue attività verso la conquista di nuovi spazi commerciali e garantire una maggiore presenza sui mercati alle imprese di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia – ha concluso – ma in un quadro di complessiva autonomia gestionale e finanziaria, intercettando in tal senso fondi regionali, statali e fondi privati». (rcz)