L’OPINIONE / Amalia Bruni: Il centrodestra è stato punito dal voto disgiunto

di AMALIA BRUNI – Il progetto civico e progressista che abbiamo sostenuto a Lamezia ha dimostrato solidità e valore.

Il nostro progetto ha tenuto perché è fondato su una visione credibile per la città e su una proposta che ha saputo unire forze diverse, restando compatto e coerente anche in una competizione elettorale complessa.

Il risultato delle urne parla chiaro: il centrodestra è apparso spaccato tra liste e candidato. Il ballottaggio aprirà certamente una nuova fase, in cui i candidati si confronteranno più direttamente sui programmi. Ma un fatto politico è già chiaro: il sindaco è stato bocciato. La coalizione di centrodestra ha subito gli effetti evidenti del voto disgiunto, raccogliendo ben otto punti percentuali in meno rispetto alle liste che lo sostenevano. Un segnale forte da parte dell’elettorato, che non può essere ignorato.

C’è un altro dato da considerare: la crescita significativa di un terzo polo ha raccolto un consenso rilevante e che sarà parte integrante del quadro politico da qui al secondo turno.

Voglio infine sottolineare il risultato raggiunto dal Partito Democratico, che risulta essere il più votato della competizione: un esito che premia gli sforzi, la compattezza e la radicalità di una squadra che ha lavorato guardando con rispetto e attenzione ai bisogni e alle aspirazioni di un territorio troppo sofferente e rassegnato. Il cambio di passo è dietro l’angolo. (ab)

[Amalia Bruni è consigliera regionale del PD]

COMUNALI, IL “RISVEGLIO” SOCIALISTA
E L’INSUSSISTENZA DI TUTTI I PARTITI

di MASSIMO CLAUSI – Il Pd riesce a perdere anche quando vince il centrosinistra. Può sembrare un paradosso ma, come diceva qualcuno, il paradosso è una mezza verità o una verità e mezza. Soprattutto in provincia di Cosenza il Pd esce con le ossa rotta da questa competizione elettorale in cui ha completamente sbagliato strategia. Soprattutto a Rende che non è un paesino sperduto della Calabria ma uno dei suoi principali motori economici, ha adottato una tecnica kamikaze.

Si è opposto alla candidatura di Sandro Principe, che come prevedibile ha stravinto, per poi nemmeno presentare la lista col simbolo. Le ragioni sono imperscrutabili ai più. Balbettate in nome di un giacobinismo che non regge visto che sono finiti per allearsi con un candidato diretta espressione dell’ex giunta Manna. Il risultato? Arrivare terzi.

Tecnica kamikaze del Pd

Una responsabilità che pesa tutte sulle spalle del capogruppo regionale Mimmo Bevacqua e dell’altro consigliere regionale Franco Iacucci, ma anche di altri dirigenti di lungo corso come Nicola Adamo e Carlo Guccione che in una riunione del circolo “Zuccarelli” di Cosenza hanno sparato ad alzo zero contro i Socialisti che hanno sostenuto Principe, arrivando a ventilare una crisi a Cosenza. In tutto questo l’ormai uscente segretario di Federazione, Vittorio Pecoraro, era bellamente in vacanza in Brasile.

Allora a questo errore ne sono seguiti altri come il mancato sostegno a Roberto Perrotta a Paola, a Giuseppe Aieta a Cetraro. Adesso le cose per il Pd cosentino si complicano perché in marzo si voterà per la Provincia e i Socialisti hanno tutto il diritto di alzare la voce governando anche Cosenza.

E che dire di Isola Capo Rizzuto? Mariagrazia Vittemberga è sindaco uscente che aveva ben operato. Da civica aveva deciso di iscriversi al Pd, ma al momento del voto i dem hanno deciso di non sostenerla. Lei non si è persa d’animo ed ha rispolverato il suo civismo che l’ha portata alla mancata vittoria per un soffio al primo turno. Il candidato del Pd, Pino Filici, invece non è riuscito ad arrivare al 10%.

Lamezia, Bevilacqua preso sottogamba

Anche a Lamezia Terme solo la determinazione di Doris Lo Moro è riuscita a tenere unito il campo del centrosinistra, ma anche sull’ex magistrato si erano registrati i soliti veti incrociati. Adesso si aprirà la lotteria del ballottaggio in cui l’ex parlamentare sembra avvantaggiata sul competitor Mario Murone, ma solo per la lotta fratricida del centrodestra che ha affrontato con troppa leggerezza il “caso” Gianpaolo Bevilacqua, che da solo, in nome del popolo, è riuscito ad arrivare al 24%.

Sui territori il centrodestra non esiste

A proposito del centrodestra, si conferma quanto intuito sin dalle battute iniziali di questa campagna elettorale. Sui territori semplicemente non esiste. SI può consolare solo con la performance di Gianpaolo Iacobini a Cassano all’Ionio che ha vinto al primo turno, determinando la fine dell’era Papasso. Qui i Socialisti non hanno attecchito, ma il merito è dell’assessore regionale Gianluca Gallo, recordman di preferenze alle regionali è già sindaco della città delle Terme. Gallo può ritenersi soddisfatto di questo successo personale, non così per l’altro ruolo che ricopre ovvero quello di coordinatore provinciale di Forza Italia.

A Rende già sono partite le accuse reciproche di poco impegno, ma il dato è che il centrodestra non sfonda da nessuna parte. Un brutto segnale per le regionali che si terranno fra poco più di un anno e mezzo. In fondo sono i sindaci i grandi portatori di voti e la chiave per vincere le regionali. (mc)

[Courtesy LaCNews24]

LETTERA APERTA / Giuseppe Nucera: Aiutiamo i cittadini di San Luca a scegliere i loro candidati

di GIUSEPPE NUCERA – San Luca merita una nuova stagione di crescita e sviluppo, e il cambiamento deve partire dai suoi cittadini. Non servono commissari o passerelle istituzionali, ma un impegno concreto per restituire fiducia alla comunità e favorire la partecipazione democratica. 

Capisco le diffidenze e i timori di chi teme di essere coinvolto in dinamiche complesse, ma è il momento di superare le vecchie logiche. Lo Stato e i suoi apparati devono garantire ai cittadini di San Luca la possibilità di costruire un futuro diverso, lontano dalle etichette che per troppo tempo hanno penalizzato il territorio. Serve un salto in avanti, una svolta concreta che parta dal basso.

Da presidente di Confindustria Reggio Calabria, avevo presentato un piano articolato per San Luca, con l’istituzione dello Sportello Lavoro e la proposta di 110 idee imprenditoriali per creare occupazione nel territorio. Quella proposta, condivisa all’epoca dall’allora Prefetto Michele Di Bari e da altre istituzioni locali, è ancora valida e rappresenta una strada percorribile per dare un’opportunità vera ai giovani e alle famiglie di San Luca. Non servono interventi dall’alto, ma un supporto reale per chi vuole mettersi in gioco.

L’invito-appello che rivolgo alla Commissione Antimafia, che è doveroso ringraziare per l’attenzione che sta ponendo verso la realtà complessa di San Luca, è quello di valutare il documento già presentato dal sottoscritto in passato, assieme alle migliori energie di un territorio che non vuole più sentirsi abbandonato o sconfitto in partenza.

Non servono soluzioni imposte, ma strumenti efficaci per dare ai cittadini la possibilità di costruire il proprio futuro. 

San Luca non è solo cronaca o commissariamenti. È una comunità con un grande potenziale, che merita di essere valorizzata con azioni concrete. Aiutiamo i cittadini a scegliere i loro candidati, a costruire una classe dirigente locale, a credere in un futuro diverso. Solo così si potrà voltare pagina una volta per tutte.

La Commissione Parlamentare Antimafia può dare un contributo importante e insostituibile in questo percorso di riscatto e rinascita che deve però vedere i cittadini e la gente di San Luca finalmente protagonista.

Rivolgo questo appello, oltre alla presidente della Commissione, Chiara Colosimo, anche a Federico Cafiero De Raho e Tilde Minasi, rispettivamente vice presidente e membro senatore della stessa commissione, in quanto soggetti politici che conoscono bene e in prima persona le difficoltà, i problemi e le eccellenze che la Calabria possiede. (gn)

[Giuseppe Nucera è presidente del Movimento La Calabria che vogliamo]

LO SCENARIO INEDITO DELLE CITTÀ ROSSE
IN UNA REGIONE GUIDATA DA FORZA ITALIA

DI SERGIO DRAGONE – La Calabria come la Francia di Mitterrand e Catanzaro come Parigi. Se il presidente socialista francese dovette subire la coabitazione con il primo ministro neogollista Chirac, più modestamente il presidente di centrodestra della Regione Calabria Roberto Occhiuto è da oggi costretto a coabitare con i cinque sindaci progressisti dei Capoluoghi di Provincia (a cui aggiungerei anche quello della popolosa Corigliano-Rossano). Uno scenario totalmente inedito, anche se non sorprendente, visto che anche a livello nazionale il “campo largo” progressista ha conquistato quasi tutte le grandi Città, a dispetto del risultato rassicurante per il centrodestra alle Europee.

La “coabitazione” in salsa calabrese si presta a più di una riflessione.

La prima. Come è possibile che un consenso elettorale molto largo a livello regionale non si trasferisca automaticamente nelle Città? Un interrogativo che diventa ancora più intrigante se si pensa che tre candidati sconfitti, rispettivamente a Cosenza, Corigliano-Rossano e Vibo Valentia, sono ascrivibili alla categoria del cerchio magico del presidente della Regione. Eppure, Occhiuto resta più o meno saldamente nelle prime posizioni come gradimento nelle varie rilevazioni sui Governatori delle Regioni italiane. Si pone dunque un problema di classe dirigente sul territorio del centrodestra e in particolare di Forza Italia?

Una seconda riflessione riguarda la futura “contendibilità” della Regione Calabria alle elezioni del 2026. Se ci fermassimo ai risultati delle Europee, dove comunque il centrodestra fa registrare una flessione rispetto alle regionali, non ci sarebbe partita, anche per via della legge elettorale calabrese che non ammette il voto disgiunto ed è ovviamente a turno unico. Vince chi prende un voto in più. Oggi il vantaggio del centrodestra è abbastanza consolidato e rassicurante.

Ma siamo sicuri che lo scenario tra due anni sarà identico a quello attuale? Siamo sicuri che non ci saranno scomposizioni negli schieramenti e, soprattutto, siamo sicuri che questa volta il fronte progressista non indovini il candidato giusto, dopo i flop di due personalità sicuramente eccellenti, ma digiune di politica, come Pippo Callipo e Amalia Bruni? Dal bouquet dei cinque (sei) sindaci potrebbe scaturire un temibile competitor per Occhiuto se deciderà di ricandidarsi. Li cito in rigoroso ordine alfabetico: Franz Caruso, Giuseppe Falcomatà, Nicola Fiorita, Enzo Romeo, Flavio Stasi e Vincenzo Voce. In realtà, il bouquet si restringe ai soli Falcomatà, Fiorita e Caruso, ognuno con le sue caratteristiche e i suoi stadi di gradimento all’interno delle forze politiche di centrosinistra. Iscritto al PD ma in continuo attrito con il suo partito Falcomatà, rigorosamente socialista Franz Caruso, movimentista con buoni rapporti con PD e Cinquestelle Fiorita. Stasi difficilmente abbandonerebbe Corigliano-Rossano dopo appena due anni, mentre il sindaco Voce sembra più concentrato sulla sua Città.

L’idea che il “partito dei Sindaci” voglia dire la sua, è confermata dall’iniziativa, sollecitata da Fiorita, ma sottoscritta da tutti i sindaci delle grandi città,  di incalzare il presidente Occhiuto sull’Autonomia differenziata con un appello a impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge Calderoli, scavalcando a sinistra PD e Cinquestelle (ma anche Adv) e a destra la fin troppo moderata presidente dell’Anci Rosaria Succurro.

La terza riflessione riguarda l’atteggiamento che il presidente Occhiuto e i cinque (sei) Sindaci avranno vicendevolmente nei rapporti tra la Regione e le loro Amministrazioni. Troveranno una coabitazione tranquilla, nell’interesse della popolazione calabrese, oppure inizieranno una sorta di Vietnam istituzionale, fatto di sgambetti e rancori? È del tutto evidente che la prima opzione è quella che ci aspettiamo perché gli interessi personali e di bottega non possono venire prima di quelli delle comunità che si governano.

In ogni caso, lo scenario calabrese è assolutamente inedito e non è difficile prevedere sviluppi anche inattesi nello scacchiere politico della regione più periferica e inquieta d’Italia. (sd)

Ballottaggi, le reazioni dei neo sindaci e dei partiti

Anche in Calabria i ballottaggi si sono conclusi, con l’elezione di tre nuovi sindaci. Enzo Romeo è il nuovo primo cittadino di Vibo Valentia, Simona Scarcella è il primo sindaco donna di Gioia Tauro e Biagio Faragalli di Montalto Uffugo.

«A tutte Voi care Concittadine e a tutti Voi cari Concittadini: mi avete scelto come Sindaco di Vibo Valentia, coronando un lungo, intenso lavoro di costruzione programmatica, di coesione politica, di puntuale e chiara comunicazione», ha scritto il neo sindaco.
«Questi tre elementi – ha aggiunto – costituiranno il filo conduttore del mio mandato e dell’Area Progressista che rappresento. Con un solo obiettivo: la rinascita della nostra città. Una responsabilità che sento profondamente: sarò subito al lavoro. Ma queste sono le ore dei sorrisi e delle lacrime di gioia. Si tratta di istanti, irripetibili, unici. Bisogna farne tesoro: per rammentare quanto l’esistenza possa essere sorprendente».
«La felicità è davvero stare assieme – ha concluso – condividere una speranza, gettare il cuore oltre l’ostacolo e infine vincere l’impossibile. In un abbraccio che raccoglie volti e parole. Prende corpo da questi sentimenti la nostra “Vibo Vera”».
«È un’emozione grande. Voglio ringraziare la città per la fiducia che ha dato a me e alla mia squadra, ma soprattutto ringraziare il mio partito Forza Italia che per primo ha riconosciuto l’affidabilità del nostro progetto», ha detto la neo sindaca di Gioia, Simona Scarcella a LaCnews.
«Il partito di governo darà una forza incredibile per far rinascere Gioia Tauro – ha detto ancora – la cosa di cui abbiamo bisogno e grazie al quale siamo riusciti da soli a superare una coalizione che aveva fatto un accorpamento che era in realtà un tutti contro una – rimarca Simona Scarcella -. Io credo che la città abbia veramente voltato pagina, perché ha riconosciuto in noi la novità e ha voluto lasciarsi alle spalle una vecchia politica che si era riunita allo scopo di demolirci».
«Mi sento il sindaco di tutti, anche di chi non mi ha votata – ha concluso – perché Gioia Tauro ha la necessità di ritrovare la coesione sociale, e io spero fermamente di collaborare anche con le forze di opposizione, al di là di quello che può essere lo scontro politico. In questo momento Gioia Tauro ha bisogno della pacificazione sociale e della collaborazione di tutti per dare una spinta propulsiva alla crescita di questa città. Da domani (oggi ndr) saremo al lavoro per portare a Gioia Tauro quello che abbiamo sognato. È il momento di realizzarlo».
«Abbiamo raggiunto un grande traguardo perché eravamo partiti in ritardo, ma è stato un grande lavoro di squadra. Al lavoro sin da subito. Primo atto sarà riorganizzare la macchina amministrativa», ha detto il sindaco di Montalto, Faragalli.
Quasi immediate, le reazioni dei partiti.
Davide Tavernise, consigliere regionale del M5S, ha evidenziato come «anche a Vibo Valentia i cittadini hanno premiato il progetto d’intesa dell’area progressista sottraendo la città al centro destra ed eleggendo tre consiglieri del Movimento 5 Stelle».
«Questa tornata di ballottaggi – ha aggiunto – conferma sostanzialmente due dati: da un lato si cristallizza l’astensione, che continua ad essere un fattore allarmante da non sottovalutare; dall’altro la compattezza del progetto politico che si sta costruendo tra le forze di opposizione che non è frutto di alchimie di Palazzo ma di una convergenza che si sta consolidando sempre più, nel rispetto delle diversità e differenti identità».
«Questo progetto, che a livello nazionale punta a costruire l’alternativa al governo Meloni – ha proseguito – in Regione è un chiaro segnale al governo Occhiuto, che perde posizioni nelle città dove ha messo direttamente la faccia. Oltre a Vibo Valentia penso a Corigliano-Rossano, dove il campo progressista ha ottenuto risultati importanti. Il governatore dovrebbe iniziare a prendere coscienza delle sonore bocciature che ha rimediato. È evidente che la Calabria ha voglia di voltare pagina».
Mimmo Bevacqua, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, ha sottolineato come la vittoria di Romeo a Vibo sia «un risultato assai significativo che dimostra il buon lavoro fatto dal partito in Calabria e conferma la bontà delle amministrazioni di centrosinistra che sono state premiate in tutti i capoluoghi di Regione e che nel primo turno avevamo avuto modo di verificare con la vittoria schiacciante di Stasi a Corigliano-Rossano, la terza città della Calabria per popolazione».
«A Vibo – ha continuato Bevacqua – il campo largo dimostra di potere funzionare bene quando si individuano candidati credibili e programmi efficaci che abbiano la visione del futuro. Ma la vittoria va sottolineata ancora di più perché il capoluogo cambia schieramento e boccia il centrodestra che fin qui ha amministrato, nonostante il governatore Occhiuto si sia esposto personalmente sul territorio. Da qui dobbiamo ripartire con slancio, proseguendo nel percorso di rigenerazione del partito e costruendo un’alternativa di governo a un centrodestra populista e antimeridionalista che ha dimostrato tutti i suoi limiti sia a livello regionale che nazionale».
Il senatore del Pd, Nicola Irto, ha espresso i suoi auguri a Vibo «per aver scelto il cambiamento e a Enzo Romeo per aver costruito con passione, volontà e competenza la vittoria del centrosinistra, storica e significativa dopo i 15 anni di gestione comunale del centrodestra».
«Storico dirigente del Partito democratico – ha ricordato – Romeo ha saputo interpretare il desiderio della comunità vibonese di lasciarsi alle spalle il passato e di immaginare una città moderna e inclusiva dei servizi, dei diritti e dello Stato sociale. Romeo ha saputo analizzare i problemi locali e offrire soluzioni e prospettive concrete, distinguendosi nei ragionamenti politici e mantenendo una grande capacità di dialogo. Alla fine, il nostro progetto ha avuto la meglio, a conferma che paga sempre il lavoro di squadra, di coinvolgimento e di alternativa nei singoli territori. Come evidente, stiamo rigenerando il Partito democratico con un lavoro dal basso costante e quotidiano, fatto di incontri e approfondimenti, di ascolto e confronto reali».
«Il campo progressista – ha sottolineato il parlamentare dem – conquista un’altra città calabrese capoluogo di Provincia e manda un segnale netto agli avversari di centrodestra, che dipendono dalle segreterie nazionali dei loro partiti e non hanno il coraggio di tutelare gli interessi dei Comuni della Calabria. Anche per le prossime Regionali continueremo a lavorare con la stessa passione e con la stessa voglia di innovare la politica e presentare un progetto alternativo, credibile e quindi vincente».
Il consigliere del Pd, Raffaele Mammoliti, ha sottolineato come «con la vittoria di Romeo e del Pd a Vibo si apre una pagina», oltre che rafforzare «la prospettiva della costruzione dell’alternativa al centrodestra nel territorio Provinciale e in Calabria».

«Le inquietudini, il malessere fortemente avvertito dalla popolazione – ha detto – sono diventati energia di cambiamento che è stata trasformata in una proposta politica credibile dalle forze del centro sinistra, interpretata molto bene dal neo Sindaco Enzo Romeo, a cui vanno le congratulazioni e gli auguri di buon lavoro». 

«Saremo a sostegno dell’operato del sindaco con responsabilità – ha aggiunto – e l’impegno di sempre, per affrontare le tantissime criticità esistenti, ma soprattutto per favorire l’esigibità delle tante opportunità che ci sono per i giovani, il mondo del lavoro, il sistema produttivo, le famiglie.  Si apre adesso una pagina nuova della vita amministrativa e politico istituzionale della città e del territorio per l’importante ruolo rivestito dal Sindaco della città comune capoluogo di provincia. Insieme al neo sindaco vince una squadra coesa e competente. Un augurio di buon lavoro a tutte/i gli eletti, in modo particolare agli eletti del Pd, prima forza politica della città e un sentito ringraziamento a tutte/i i candidati del fronte progressista che hanno offerto il loro prezioso contributo». (rrm)

Il Collettivo Valarioti: Preoccupa l’astensionismo alle elezioni, serve rigenerare la democrazia

Alle elezioni europee in Calabria solo il 40,31% si è recato alle urne. È l’allarme lanciato dal Collettivo Valarioti, analizzando il dato preoccupante dell’astensionismo registrato non solo a livello nazionale, ma soprattutto regionale. Un problema legato soprattutto «alle dinamiche demografiche: La Calabria ha perso 162mila giovani negli ultimi 20 anni (dati Istat), solo dal 2020 ben 55.960 residenti l’hanno lasciata per andare altrove. Contemporaneamente, sono aumentati i fuorisede: sono 7 ogni 1000 residenti calabresi che si spostano in altra regione per motivi di studio o lavoro, un vero e proprio record».

«È evidente, dunque – ha detto il Collettivo – che una regione che voglia trovare un nuovo slancio non può fare a meno di porsi con ossessione il nodo della partecipazione a più livelli di tutti coloro che si trovano a distanza per periodi più o meno lunghi, puntando ad abbattere, per prima cosa, ogni barriera che possa frapporsi tra i cittadini e le urne».

«Il voto ai fuorisede non è che la punta dell’iceberg di una battaglia di rigenerazione della democrazia e la sperimentazione – ha detto il Collettivo –, per la prima volta allargata ai soli studenti (500 mila in Italia rispetto alla platea complessiva dei 5 milioni di cittadini in mobilità), deve diventare al più presto legge dello Stato che includa ogni competizione elettorale, dalle europee fino alle amministrative».

«Su questi temi è necessario che le forze partitiche si riconoscano in modo trasversale e che lavorino al di là degli interessi di parte, con gli occhi puntati, fin da ora, sulle elezioni regionali 2026», ha evidenziato il think tank, sottolineando come «in un momento in cui il Governo italiano spinge sul disegno dell’autonomia differenziata, nonostante i palesi e nefasti effetti che questa avrà sulla coesione nazionale, la strada verso un’idea di sviluppo europeo per il Sud Italia, di una sua proiezione nel Mediterraneo e nel rapporto con i Balcani occidentali è l’unica percorribile perché il Mezzogiorno rimanga agganciato ai trend di crescita del vecchio continente».

Per il Collettivo, dunque, «rispetto al dato di partecipazione del 44,36% del 2021, bisogna avere il coraggio di porsi una sfida chiara: riportare al voto più della metà degli aventi diritto». (rcz)

 

Bevacqua (PD): Alle amministrative Occhiuto ha perso ovunque

Il capogruppo del Pd, Mimmo Bevacqua, ha evidenziato come «in tutti i centri in cui il presidente della Regione Roberto Occhiuto ha messo la faccia spendendosi in prima persona, l’esito delle urne è stato impietoso per il centrodestra che ha sonoramente perso il confronto elettorale».

Ossia a Corigliano Rossano, Mirto, Rocca Imperiale e Villapiana, «senza contare – ha detto Bevacqua – quel che può accadere ancora a Vibo e a Gioia Tauro dove non sarà facile, in caso di sconfitta del centrodestra al ballottaggio, cavarsela con la parvenza di una sostanziale assenza. Occhiuto non è certamente tra i vincitori di queste ultime consultazioni amministrative».

«E non si può certo dire – ha proseguito – che Occhiuto abbia trionfato nelle urne europee. E qui sì che il presidente si è speso molto. Ad eccezione di Reggio Calabria, regno incontrastato di Francesco Cannizzaro, dove Forza Italia ha davvero raccolto percentuali importanti, per il resto delle province e delle città capoluogo si è registrato tutt’altro che un successo per il partito del presidente di Regione. Basta soltanto citare Cosenza, la sua città».

«Qui Forza Italia è la quinta forza con una percentuale tra le più basse raggiunte in regione – ha concluso –. Formulo, infine, gli auguri di buon lavoro a Flavio Stasi, Maria Teresa Aiello, Peppe Ranù e Vincenzo Ventimiglia, rispettivamente sindaci eletti della città di Corigliano Rossano, Mirto Crosia, Rocca Imperiale e Villapiana». (rrc)

L’OPINIONE/ Giovan Battista Perciaccante: Partecipare al voto per determinare le scelte sul nostro futuro

di GIOVAN BATTISTA PERCIACCANTETra pochi giorni, più di quattrocento milioni di cittadini europei avranno la possibilità di scegliere i loro rappresentanti in seno al Parlamento europeo ai quali affidare la costruzione della futura Europa.

Invito i cittadini a recarsi alle urne per non mancare questo importante appuntamento dal quale dipendono le scelte strategiche su come si dovranno affrontare le sfide di vasta portata, tanto politiche che economiche e sociali, che attendono i Paesi, i cittadini e le imprese.

“L’errore più grave che si possa commettere  è quello di considerare l’Europa come un’istituzione lontana ed apparentemente ininfluente rispetto alla nostra quotidianità ed alle questioni più immediate e stringenti come il lavoro, la sanità e la domanda di una complessiva e migliore qualità della vita.  In realtà, sono proprio le future scelte dell’Unione Europa quelle che influiranno in maniera determinante sulla possibilità di miglioramento o peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei cittadini italiani.

In un momento storico caratterizzato da contrapposizioni e lacerazioni politiche con un paventato ritorno ai nazionalismi, cui è da aggiungere una diffusa ed immediatamente tangibile fragilità sociale, con evidente crescita delle diseguaglianze i cittadini e le imprese sono indotti ad avvertire uno spiacevole senso di instabilità, sentendosi disorientati rispetto a cambiamenti che si susseguono a velocità tumultuosa ed a vere e proprie mutazioni tecnologiche e sociali che spesso si faticano ad interpretare. Per dare risposte efficaci alle sfide che ci attendono e che a ben ragione fanno ritenere che questo sarà un anno cruciale per la democrazia in molte parti del mondo, abbiamo bisogno di un’Europa più forte e coesa. 

In un contesto globale in continua evoluzione, pieno di nuove minacce e opportunità, nessun singolo paese può immaginare di essere in grado di potercela farcela da solo. Quello che serve è un’Unione europea forte, unita e capace di difendere i nostri valori, il nostro stile di vita e i nostri interessi, con stringenti ed efficaci politiche industriali e di investimento capaci di raccogliere le sfide economiche, sociali e ambientali in atto, che sappiano dare la giusta priorità agli investimenti in infrastrutture sostenibili, in ricerca e sviluppo di nuove tecnologie capaci di accompagnare il processo circolare in atto verso energie rinnovabili ed a basso impatto.

È solo partecipando in maniera massiccia al voto per le prossime elezioni europee che tutti noi possiamo concorrere in maniera attiva a determinare le scelte sul nostro futuro.

Un’Europa con regole condivise, dei popoli e non degli egoismi nazionali, capace di promuovere un modello che possa soddisfare l’ambizione di assicurare pace, prosperità e protezione per i giovani, le famiglie e le imprese ed essere un attore di primo piano nello scacchiere globale. (gbp)

[Giovan Battista Perciaccante è presidente di Confindustria Cosenza]

Coalizione Straface: Le ‘mmasciate sono del sistema Stasi

La Coalizione a sostegno di Pasqualina Straface sindaco della Città di Corigliano-Rossano, ha evidenziato come «se c’è qualcuno che ha istituzionalizzato e fatto diventare legge occulta di questa città il sistema delle ‘mmasciate, questo, è sicuramente Flavio Stasi che ha trasformato il Comune in un vero e proprio bancomat a servizio di amici, associazioni amiche ed amici degli amici».

«Se c’è qualcuno – ha proseguito la coalizione – che in questi anni ha seminato terrore nella macchina comunale osteggiando in tutte le maniere la diversità di pensiero e ricercando con tutti i modi eventuali dipendenti o funzionari non simpatizzanti della sua linea, del suo metodo amministrativo, delle sue pretese ed anche delle sue ritorsioni, questo, è Flavio Stasi».

«Basterebbe solo pensare – si legge ancora – che, invece di fare concorsi per dirigenti e, quindi, inseguire il merito, la qualità, l’efficacia e l’efficienza, merito che non ha ricercato in nessuna delle iniziative, gare e affidamenti che lo hanno visto sempre come vero burattinaio dietro le quinte, si è circondato solo ed esclusivamente di dirigenti reclutati direttamente con la procedura ex art. 110 in modo da poterne controllare e condizionare ogni respiro».

«Stiamo ricevendo, quotidianamente – ha riferito la Coalizione – fiumi e fiumi di cittadini che vengono a denunciare le ‘mmasciate di amministratori che pare prometterebbero di chiudere un occhio su piccoli e grandi abusi edilizi, che sembra garantirebbero di risanare obbrobri o piccole e medie irregolarità e che continuerebbero ad affidare piccoli e medi incarichi per lavori non assolutamente urgenti che vanno dalla ripulitura di e restauro di facciate fino al rifacimento di ringhiere in ferro battuto in piazze di centri storici completamente degradati».

«Siamo di fronte – continua la nota della Coalizione – ad un sindaco che non soltanto ha allontano le due comunità dissipando i fondi destinati a consolidare la fusione, che non soltanto non ha progettato né aperto alcun cantiere per una grande opera per questa città; che non soltanto ha cancellato il nome della nostra città d’arte da tutte le mappe storiche, architettoniche e turistiche, ma che ha letteralmente distrutto le finanze e la stabilità economica del Comune».

«Altro che guerra in Ucraina, crisi energetica e altri disastri – si legge nella nota – gli 8 milioni di bollette non pagate, per i quali la Prefettura ha già mandato una diffida al Comune, derivano dalla irresponsabilità ed incapacità di governo e dallo spreco di risorse destinate ad altro come ad esempio i diversi milioni di euro, sottratti al pagamento delle bollette e spesi per concerti di un’ora. Questo è stato ed è Stasi. Altro che città libera».

«Corigliano – Rossano è oggi – viene evidenziato – completamente ipotecata da un bilancio comunale allo sfascio con 130 milioni in cinque anni di trasferimenti complessivi che non si sa come sono stati spesi; una diminuzione di cassa che è passata da 8 milioni a poco più di 600 mila euro, un aumento dell’indebitamento del 130% e con tre parametri deficitari certificati che pongono il bilancio comunale in una condizione di pre-dissesto. Una situazione che sta mettendo a rischio ogni mese lo stesso pagamento degli stipendi dei dipendenti».

«Tutti i soldi destinati alla fusione – si legge – sono stati e continuano ad essere sperperati fino all’ultimo anche, forse, in funzione elettorale, così come mostrerebbero i fatturati importanti ed i contributi altrettanto importanti erogati dall’Esecutivo Stasi negli ultimi anni, mesi e giorni a titolari di ditte affidatarie di lavori ed associazioni, oggi candidati con Stasi».

«Ecco la rivoluzione di Stasi – conclude la nota – quella dei debiti, dello spreco del denaro pubblico e della macchina comunale trasformata in un sistema di potere autoreferenziale e distruttivo di ogni speranza di crescita per la città». (rcs)

Elezioni a Vibo, Libera e Insieme per il Bene Comune propongono “Il Patto per la Città di Vibo”

Un Patto per la Città di Vibo Valentia, per indurre elettrici/elettori e candidate/candidati ad assumere obiettivi ed impegni reciproci di carattere programmatico, etico, democratico e concreto per il bene della comunità, legandoli  in un rapporto continuo di verifica e progettazione, fondamento di un’autentica democrazia ascendente. È la proposta avanzata dall’Associazione Insieme per il Bene Comune e il Coordinamento Provinciale di Libera Vibo Valentia in occasione delle elezioni a Vibo.

Parte integrante del patto saranno anche l‘Appello ai candidati e alle candidate” e il “Codice Etico per la buona politica” elaborati da “Avviso pubblico”, l’associazione che riunisce Enti locali e Regioni contro mafie e corruzione. 

Temi che saranno affrontati nel corso di un confronto tra i candidati a sindaco, in programma giovedì 23 maggio, alle 17.45, alla Biblioteca Comunale.

All’esito della discussione i candidati e la candidata alla carica di Sindaco, come anche quelli alla carica di Consigliere Comunale, le e i rappresentanti delle Associazioni, le singole cittadine e cittadini presenti potranno sottoscrivere il “Patto per la città”, il quale, nel caso di adesione da parte dei candidati e della candidata a Sindaco, diventerà parte integrante dei rispettivi programmi elettorali

La scelta della data non è casuale, ma in occasione del trentaduesimo anniversario della “Strage di Capaci”, la sottoscrizione del “Patto per la Città” vuole rappresentare una concreta assunzione di responsabilità di fronte alle storie di tutte le Vittime Innocenti delle mafie che hanno sacrificato la loro vita per la libertà di tutte e tutti noi.

In un momento storico caratterizzato da poca fiducia e credibilità nella politica e nelle istituzioni che si concretizza in un continuo aumento dell’astensionismo, c’è la necessità di un nuovo modo di intendere la gestione della cosa pubblica attraverso un patto e un’alleanza tra amministratrici/amministratori e cittadine/cittadini con impegni concreti e reciproci, di responsabilità e corresponsabilità per il bene della comunità. Infatti, il “Patto per la Città” si rivolge, anche, alle elettrici ed elettori chiamati ad una partecipazione attiva alla vita democratica attraverso la costituzione di una “Comunità monitorante”. (rvv)