L’OPINIONE / Rita De Lorenzo: Caro Centrodestra, se ci sei batti un colpo

di RITA DE LORENZOSiamo alla vigilia di un appuntamento elettorale tanto inatteso quanto importante per il futuro del Paese.

Le elezioni politiche, infatti, non solo determineranno gli assetti dei partiti e delle relative coalizioni ma stabiliranno chi dovrà gestire la fase di transizione del Pnrr, snodo cruciale al fine della ripresa economica. 

L’Italia del Meridione, con coscienza civica e senso di appartenenza alla causa del Sud, non resterà a guardare ma sarà protagonista, come da tradizione, nella determinazione degli orientamenti e del consenso. Saranno, quindi, i programmi a determinare le nostre alleanze ma coerentemente ai percorsi già intrapresi.

Non è un mistero, infatti, il percorso di alleanza tra l’IdM e la Giunta Occhiuto sancito attraverso la candidatura al Consiglio Regionale del Sindaco di Castrolibero Giovanni Greco nella lista di Forza Italia, offrendo un notevole contributo alla lista perché risultato il primo dei non eletti, proseguito con altre candidature nei vari collegi della Calabria e con il sostegno sempre al centrodestra nelle elezioni amministrative e provinciali di Cosenza. In queste ultime, ricordo l’elezione a Consigliere Provinciale di Giovanni Tenuta mediante il supporto della lista IdM che è risultato determinante ai fini della vittoria della Presidente Succurro. Un lavoro di squadra leale e portato avanti dal gruppo dirigente del movimento, coadiuvato dall’On. Orlandino Greco.

Dico ciò perché credo che il centrodestra debba fare una riflessione sul tempo finora perduto, anche in queste imminenti elezioni, per tatticismi interni e che nulla hanno a che vedere nel rapporto con gli alleati, soprattutto se seri e affidabili come il movimento che rappresento ha dimostrato di essere. D’altronde, vista la fase storicamente avversa ai partiti tradizionali, il supporto del sano civismo diviene un plus nei momenti di aggregazione politica e sociale, così come i dati (anche in previsione) sull’astensionismo certificano.

Chiedo responsabilmente, dunque, al Presidente Occhiuto ed alle forze di coalizione, un tavolo programmatico per ristabilire una road map che accompagni noi tutti, unitamente ai tanti elettori ai quali dobbiamo dare risposte, verso i prossimi appuntamenti elettorali e non solo. È dal confronto permanente e dai contributi delle tante intelligenze calabresi che passano le buone pratiche di governo.

Insomma, è una questione di metodo e di merito dalla quale il centrodestra non dovrebbe sottrarsi, se vi è la volontà e la serietà di proseguire insieme il sentiero già tracciato. Il tempo a disposizione non è illimitato ma attendiamo fiduciosi. (rdl)

[Rita De Lorenzo è segretaria provinciale di Italia del Meridione]

Mercoledì il leader della Lega, Matteo Salvini sarà in Calabria

Mercoledì 3 agosto, il leader della LegaMatteo Salvini, sarà in Calabria per incontrare il partito e iniziare la campagna elettorale, che toccherà le città di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria.

«Un momento di riflessione per una campagna elettorale molto importante – si legge in una nota – e che determinerà chi, finalmente, dovrà governare in Italia e chi sarà il prossimo premier. Gli ultimi sondaggi di Affari Italiani, primo quotidiano digitale, in relazione al possibile premier, danno Giorgia Meloni al 21,9%, Enrico Letta al 21,8%, Matteo Salvini al 21,3% e Carlo Calenda al 16,6%. Un recupero eccezionale del segretario nazionale della Lega, che, in appena una settimana, ha recuperato il divario che lo distanziava dagli altri contendenti».

«Sarà, quindi – continua la nota – una campagna elettorale intensa che dovrà occuparsi di temi concreti ed importanti per superare un momento di gravissima difficoltà per le famiglie, le imprese e il paese intero. In Calabria, così come in tutte le altre regioni, al fine di raccordare al meglio la campagna elettorale, è stato nominato un responsabile che curerà, appunto, tutti gli eventi».

«Un rafforzamento per il partito e per il commissario Giacomo Saccomanno – si legge ancora – che ha condiviso la nomina con i vertici, e che, quindi, potrà contare sulla esperienza, sulla conoscenza dei territori e sulla moderatezza dell’on. Domenico Furgiuele, leghista convinto, che ha costruito il partito in Calabria, in tempi, veramente, difficili. Una collaborazione forte che, certamente, consentirà alla Lega di poter ottenere, indubbiamente, risultati inaspettati e che proietterà Matteo Salvini ad essere il premier del prossimo governo di centrodestra». (rrm)        

Il presidente Mancuso rinvia a dopo le elezioni le nomine di competenza del Consiglio regionale

Sono state rinviate a dopo il 25 settembre, data in cui gli italiani saranno chiamati alle urne, le nomine di competenza del Consiglio regionale della Calabria. È quanto ha stabilito il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, nel corso della riunione della Conferenza dei capigruppo.

«Dinanzi ad una campagna elettorale da cui i cittadini si attendono dalla politica posizionamenti chiari e proposte puntuali per affrontare i tanti problemi del Paese – ha spiegato – a ognuno di noi è richiesta la massima responsabilità nell’esercizio delle funzioni pubbliche. Da qui la decisione di non effettuare in questi giorni, com’era stato programmato, le nomine di competenza del Consiglio».

«Tutto ciò – ha concluso – per evitare sospetti di interferenze anomale attraverso gli strumenti di cui la Regione dispone, e prevenire i rischi di eventuali distorsioni in quella che  auspichiamo debba essere  una  libera e corretta consultazione elettorale». (rrc)

L’OPINIONE / Carlo Tansi: Che errore aver sostenuto Amalia Bruni

di CARLO TANSI – Dopo l’alleanza sbagliata con Luigi de Magistris – che ha utilizzato la Calabria per sistemare il fratello Claudio come portaborse (… a Luigi è andata male, non essendo stato eletto) – ho preso coscienza di aver commesso un altro clamoroso errore: sostenere Amalia Bruni a candidato presidente della regione. Presa di coscienza che voglio manifestare a un anno esatto dall’alleanza con la Bruni.

Ho commesso questi errori perché mi sono affacciato alla politica, per la prima volta, da poco più di due anni. L’ho fatto in buona fede e a viso aperto. Avrei tanto voluto quella stessa esperienza maturata in oltre 30 anni nel riconoscere le frane o le aree a rischio sismico, per riconoscere certe persone che ritenevo sincere nel manifestare l’interesse per le sorti della Calabria, mentre in realtà badavano solo ad essere elette consiglieri regionali e incassare uno stipendio netto di 15.000 euro al mese. Bruni e De Magistris cercavano in me non un riferimento ideologico con cui cambiare la nostra Terra, ma uno strumento utile esclusivamente alla loro campagna elettorale.
Approfittando della mia buona fede, hanno saccheggiato quei 60.000 voti liberi che alle elezioni del 2020 mi avevano portato, senza finanziatori e senza attaccare un solo manifesto, a un successo tanto clamoroso quanto inaspettato contro i poteri forti calabresi e a un soffio da una storica elezione in consiglio regionale.
Come per de Magistris, mi ero illuso che la collega scienziata Amalia Bruni – eccellenza mondiale nel campo della Medicina – con la sua competenza potesse risollevare le sorti della nostra sgangherata Sanità. Mi ero illuso che con Amalia potessimo vincere le elezioni e governare la Calabria con la prospettiva della pioggia di miliardi del Recovery Fund – da sottrarre alla solita destra affarista – che avrebbe consentito di riscrivere la storia della nostra Terra e favorirne il decollo, dando speranza alle nuove generazioni.
E invece no! Nei dieci mesi da quando è stata eletta, Amalia è stata assente dalla scena politica calabrese, fatta eccezione per qualche sterile comunicato stampa di facciata. Nessun documento tecnico propositivo nel campo della sua materia per risollevare le sorti della nostra Sanità. Nessuna contestazione all’inquietante e inconcludente sistema di potere assoluto, mai avuto da un presidente di regione in Calabria, messo in campo da Occhiuto e dai suoi sodali nel campo della Sanità. Che delusione! Non solo la pavida Bruni, ma nessun altro consigliere si è degnato di opporsi allo strapotere di questa casta, che oggi ha raggiunto l’apice della sua potenza da quando è nata la Regione Calabria (1970).
Nessuno ha mosso un dito, neanche i tanto facinorosi quanto inconcludenti consiglieri 5 Stelle o ai paladini della giustizia della coalizione de Magistris, eccetto qualche rara iniziativa di Ferdinando Laghi. Coloro che dovevano rappresentare il nuovo si sono perfettamente omologati a quel sistema trasversale destra-sinistra da decenni impera nella regione che io chiamo PUT (Partito Unico della Torta, termine da me coniato).
Esattamente come da decenni continua a fare quel PD che mi ero illuso di rigenerare, nella coalizione di cui facevo parte, imponendo quel mio “Codice etico” che alle ultime regionali avevano sbarrato la strada alla candidatura di vecchi tromboni della politica calabrese (come Carlo Guccione e altri) che per più di tre volte avevano ricoperto il ruolo di consigliere regionale oppure a “figli di, mogli di, e parenti di consiglieri uscenti o di politici nazionali ” oppure a chi aveva problemi con la giustizia.
E a proposito di PD, voglio precisare che alle ultime regionali non ho appoggiato il PD – come ha cercato di far credere certa stampa venduta al soldo di certi potentati politici – ma Amalia Bruni, che non era la candidata del PD ma una candidata civica presentatasi con una sua lista civica. E questa mia presa di distanza dal PD è risultata evidente alle concomitanti elezioni comunali di Cosenza, quando non ho appoggiato il candidato del PD Franz Caruso ma ho sostenuto una candidata civica. Ma col senno di poi, ho capito che la Bruni era di fatto completamente funzionale al PD che si era servita di lei anche per neutralizzare la potenza del movimento civico Tesoro Calabria, che avevo creato dal nulla. Movimento che rischiava di creare terremoti nella vecchia e stantia politica pseudo-progressista calabrese.
Illusioni su illusioni. Errori su errori. Li ho commessi, è vero! Come potrei negarlo? Ma in buona fede e nell’esclusivo interesse della mia Terra, buttandomi a capofitto contro quel sistema politico, nefasto e delinquenziale, responsabile del mancato decollo della regione più bella e potenzialmente ricca d’Italia. Sistema che ho ben conosciuto e mi ero illuso di aver sconfitto pochi anni fa alla guida di quella Protezione Civile regionale che, con passione e sacrifici immani, avevo bonificato e risollevato dalle ceneri, mettendo in campo tutta la mia esperienza e le mie conoscenze scientifiche. Sistema che poi però è tornato prepotentemente alla ribalta sottraendomi quella creatura di cui andavo orgoglioso e che era diventata un virtuoso modello di riferimento per molte regioni d’Italia.
Mi ero illuso di poter stravolgere la regione Calabria, così come avevo fatto in qualità di direttore della Protezione Civile, illudendomi che, alleandomi con una persona di alto profilo come Amalia Bruni e vincendo con lei le elezioni, avrei potuto combattere il PUT da una postazione di comando e non da una posizione marginale.
Ma l’inesperienza politica mi ha portato a compiere errori di valutazione.
E i Calabresi non hanno compreso questa mia strategia politica – tanto approssimativa quanto genuina e sincera – messa in campo per cambiare con tutto il mio cuore la Terra che amo. I Calabresi non mi hanno perdonato di non vedermi più come quello che voleva rompere il sistema, ma mi hanno percepito come quello che era entrato a far parte di quel PUT che avevo sempre combattuto, soprattutto quando guidavo la Protezione Civile.
Io ho molta esperienza come tecnico e ricercatore, ma ho poca esperienza e malizia politica. Ma mi sto facendo le ossa sul campo in questa torbida arena che è la politica calabrese e farò tesoro di tutti gli errori che ho commesso. Insieme ai sostenitori del movimento Tesoro Calabria, che dopo le elezioni ho bonificato da gentaglia che credeva di utilizzarlo per interessi personali, voglio continuare a lottare per la Terra di cui sono innamorato, con il sostegno dei calabresi che vogliono il reale cambiamento e che, sono certo, perdoneranno i miei errori. E continuerò a farlo riconsegnando a Tesoro Calabria quell’indole genuina e puramente civica con cui è nata e con la quale sconfiggeremo il PUT. (ct)
[Carlo Tansi è fondatore e presidente del movimento civico Tesoro Calabria]

Saccomanno (Lega): Si parla di presunta sconfitta, ma i dati dicono altro

Il commissario della LegaGiacomo Saccomanno, ha evidenziato come, nonostante nonostante si attacchi la Lega e il centrodestra di una presunta sconfitta, «i dati dicono altro».

«Risulta pacifico – ha spiegato – che il centrodestra passa da 54 Sindaci eletti a 58, nel mente il centrosinistra da 48 a 38! Se poi aggiungiamo anche il M5S il risultato non cambia da 56 a 53! Quindi, chi ha perduto è il centrosinistra. Queste amministrative, però, dimostrano di come i cittadini siano lontani dalla politica e come questa non sia più credibile».

«La riduzione ulteriore dell’affluenza, spesso al di sotto del 40-50% dei votanti – ha proseguito il commissario – è un indice di grande rilievo e deve far riflettere tutti. Non perde questa o quella coalizione, ma perdono tutti, perdono i partiti, perde la democrazia e perde la nazione. Su questo è indispensabile una profonda ed oggettiva riflessione. Ed allora tutti al lavoro, per come ha affermato Matteo Salvini, e cerchiamo di dare concrete risposte ai cittadini ed alle comunità. I problemi sono tanti: costi insopportabili per energia, famiglie ed imprese sull’orlo del fallimento, povertà in aumento, sbarchi non controllabili, ecc.».

«In Calabria – ha concluso – paghiamo la litigiosità di alcuni partiti, i contrasti esistenti, le scelte errate, la mancanza di vera politica e di indispensabile confronto. Una regione che potrebbe dare tanto, ma che per palesi presunzioni di pochi si mette a rischio un progetto di crescita e di sviluppo che potrebbe veramente trasformare la nostra regione. Anche qui è necessaria una profonda riflessione e, sicuramente, voltare pagina al più presto». (rrm)

L’OPINIONE / Nicola Irto: I risultati ai ballottaggi dimostrano che i calabresi hanno voglia di cambiamento

di NICOLA IRTODopo quasi vent’anni il centrosinistra è tornato a vincere a Catanzaro. Nicola Fiorita è il nuovo sindaco della città capoluogo della Calabria. Un risultato storico che premia un lavoro di coinvolgimento che parte dal basso e un nuovo modo di veicolare le idee per il futuro della Città che ha saputo parlare direttamente alla cittadinanza».

Con la forza dell’impegno, delle idee e di un progetto politico vero, nel quale abbiamo sostenuto la candidatura di Fiorita, andando, per la verità, in direzione ostinata e contraria, siamo riusciti a rompere vecchi schemi e vecchie logiche di potere. Grazie allo sforzo di tutta la coalizione abbiamo portato avanti un significativo lavoro di mediazione, ma soprattutto scommesso sulla voglia di cambiamento dei catanzaresi. Un cambiamento vero, non di facciata. 

Adesso, i tre maggiori capoluoghi di provincia calabresi sono governati dal centrosinistra. Reggio, Cosenza e ora Catanzaro. Un risultato assai significativo che dimostra un deciso cambiamento di rotta dopo il fallimento delle amministrazioni di centrodestra e l’inefficienza crescente della Giunta Regionale». 

Al successo di Catanzaro si aggiungono poi le importanti vittorie ottenute ai ballottaggi di Acri e Paola, con la straordinaria affermazione di Pino Capalbo, che rendono ancora più significativa l’affermazione del Pd e del centrosinistra in questa tornata elettorale. Fatti e risultati concreti che dimostrano che siamo sulla giusta rotta e che, se ci apriamo al territorio, se seguiamo la nostra vocazione popolare e autenticamente democratica ma non populista, se ci apriamo al civismo autentico come quello che abbiamo visto a Catanzaro, riusciamo a ottenere la fiducia dei cittadini.

Guai però a cullarsi sugli allori. Bisogna mettersi immediatamente al lavoro, assieme a Fiorita, perché il consenso non va solo guadagnato alle elezioni, va meritato. Giorno dopo giorno. Ce l’abbiamo fatta, ma adesso abbiamo una montagna da scalare. Una montagna fatta di problemi e complessità che caratterizzano il Mezzogiorno, ma fatta anche di opportunità: mettiamoci in cammino e andiamo a coglierle, per il bene dei cittadini.

Alla Calabria serve un programma di sviluppo a lungo raggio che deve essere frutto di una visione di insieme alla quale, da subito, abbiamo cominciato a lavorare con le altre forze politiche e gli attori sociali e culturali del territorio in una logica di una coalizione sempre più inclusiva, aperta e legata ai bisogni dei cittadini. (ni)

 

IN CALABRIA TUTTI DICONO DI AVERE VINTO
ROMA CAPIRÀ I SEGNALI DI QUESTO VOTO?

di FILIPPO VELTRIIn meno di un anno Cosenza e Catanzaro hanno cambiato il loro colore politico, passando da sindaci del centro destra a primi cittadini del centrosinistra. Reggio era già del centrosinistra, Crotone ha una storia a parte e resta solo Vibo Valentia fortino (peraltro travagliato e agitatissimo di questi tempi) di quella che era considerata l’invincibile armata del centro destra calabrese.

Per una volta la Calabria è in linea con quanto accaduto nel resto d’Italia.

La clamorosa vittoria di Nicola Fiorita nel capoluogo calabrese, con migliaia e migliaia di voti di distacco dal candidato sostenuto dal centro destra – che pure vantava quasi 14 punti di vantaggio nel primo turno di 15 giorni fa – deve essere analizzata nel suo significato più profondo per quel che significa il versante centrosinistra e quello più prettamente locale, ma non può non essere collegata ad una disfatta di proporzioni epocali di un centrodestra che era cola’ rappresentato dai maggiori esponenti regionali di Forza Italia (Mangialavori), Lega (Mancuso) e Fratelli d’ Italia (Ferro).

Tutti e tre ci hanno messo la faccia e ne escono ora a pezzi dal ballottaggio di domenica. Non poteva essere diversamente se nella piazza forse storicamente più moderata della Calabria i tre partiti hanno fatto a gara da almeno otto mesi a questa parte a farsi una guerra alla luce del sole, nemmeno nascosta, con candidati sindaci bruciati uno dopo l’altro e con il desiderio di approdare alla candidatura di Donato quasi come un’ancora di salvezza per non perdere la faccia.

Non è andata così e non poteva che andare così, per operazioni spericolate e pasticciate, camuffate da un finto civismo, buono per mascherare tutto ma che ormai sa di muffa stantia. Ne sa qualcosa il PD calabrese che ha perso due elezioni regionali in malo modo per avallare scelte romane francamente improponibili con quelle pezzature lontane dalla realtà, avulse da qualsiasi logica, calate dall’alto e che hanno finito col regalare alla Santelli prima e a Roberto Occhiuto poi una larga e comoda vittoria alle elezioni regionali.

Da Cosenza in avanti quella lezione forse è servita e le vittorie di Franz Caruso e Nicola Fiorita qualcosa dicono. Ma il cammino è lungo ancora e la strada in vista delle politiche del prossimo anno è densa di insidie per un partito ancora lontano da un vero radicamento sociale dopo lo tsunami dei commissariamenti.

Da Catanzaro parte, dunque, un importantissimo segnale per Roma, per quelle segreterie nazionali di partito che danno ancora retta ai cosiddetti portatori di voti, senza capire che nella società cresce imponente il bisogno di respirare a pieni polmoni. Il voto di Catanzaro è una valanga, è uno tsunami, è un dato che azzera una storia politica da relegare nel dimenticatoio. Ha vinto il popolo. Ha vinto la democrazia. Ha vinto la gente normale.

L’onda lunga parte da Catanzaro e travolgerà a breve gli altri livelli. Vedrete alle politiche come suoneranno le trombe del “mandiamoli a casa”. È finito a Catanzaro il tempo del “quanti voti hai”, “quanti voti porti”, senza neanche chiedersi, forse troppe volte, perché li hai e perché li porti. Merito di questo giovane professore universitario, volto pulito e sorridente, capace di mobilitare energie nascoste nelle pieghe di una città che all’improvviso ha scelto di svegliarsi e di darsi una possibilità. 

Segno di una Calabria che cambia, che sta cambiando, che dovrebbe cambiare più in fretta. Il compito più arduo tocca in questo ambito al PD, che ha Cosenza e Catanzaro ha saputo scegliere e a mettersi anche in seconda fila rispetto a candidati non di partito ma non improvvisati.

L’elettore è furbo e non si fa abbindolare come ha dimostrato mandando a casa gli improbabili candidati alla presidenza della Regione scelti da Boccia e compagni. (fv)

L’OPINIONE / Antonio Argirò: Catanzaro torni centro politico della Calabria

di ANTONIO ARGIRÒ – La mediocrità alla quale ci siamo abituati da qualche tempo non è frutto del destino cinico e barbaro che si è abbattuto sulla nostra comunità, ma è il risultato di una serie di errori commessi da taluni “personaggi” che non hanno saputo ripagare la fiducia loro concessa dai cittadini con un reale impegno politico e con un’attenta e seria attività amministrativa, economica, sociale e culturale.

Per questo e per altri motivi, è giunto il momento di voltare pagina: le imminenti elezioni comunali ci danno la possibilità di non essere più spettatori passivi, ma artefici della rinascita della nostra città, nonché capoluogo di Regione.

La sfida, per nulla semplice, lo è ancora di meno per quei cittadini che intendono mobilitarsi accantonando – perché no – le proprie ideologie partitiche per il futuro di Catanzaro.

La prossima tornata elettorale non è soltanto una questione interna, non riguarda solo i confini comunali. Ritengo viceversa abbia valenza regionale in quanto il sindaco eletto dovrà essere portatore di autorevolezza e affidabilità, capace altresì di riportarci al centro della politica calabrese.

Dal mondo associativo a quello professionale è questo il comune sentire di tantissimi cittadini. Per tale motivo è giunta l’ora di programmare, ammodernare e ricreare un’identità smarrita, scegliendo un candidato credibile, concedendoci la possibilità di voltare pagina.

La recente conferenza stampa del professore Valerio Donato e il suo appello “contro nessuno ma a favore soltanto della Città” rappresentano la base di partenza per quanti auspicano un cambiamento, una ventata di aria fresca che rompa la tradizione che, negli anni, ha visto Catanzaro dilaniata da guerre intestine all’interno e all’esterno delle stesse coalizioni.

Necessita considerare Valerio Donato la persona più indicata a tracciare questo nuovo percorso.

Non posso che fare mie le sue dichiarazioni, auspicando un generale salto di qualità, nella speranza che sollecitino la maggior parte dei cittadini: la posta in palio è decisiva. Chi vorrà far parte di questa avventura sono certo contribuirà in maniera responsabile e pragmatica alla rinascita del nostro territorio. (aa)

Antonio Argirò è già vicesindaco di Catanzaro

Lettera aperta di Nino Liotta: Presidente Occhiuto, si deve rispondere ai calabresi, non ai partiti

di NINO LIOTTAPreg.mo Presidente, 

in uno dei momenti più delicati della storia della nostra terra sono a rivolgerLe l’invito a rendere forte la Calabria e a compiere un gesto che porterebbe all’attenzione del Paese una visione diversa, forse rivoluzionaria, una Calabria nuova e trasparente come mai  avvenuto nell’era del regionalismo. 

Ormai, da anni, sono sempre più gli elettori che disertano le urne e sempre più bassa è la (vera) capacità rappresentativa degli eletti, spesso, e particolarmente nella recente  tornata elettorale che ha visto Lei e la sua coalizione prevalere, la reale delega popolare ha valore politico effimero, alla luce della ragione, Presidente, Lei rappresenta  legittimamente la Calabria col suffragio del solo venti per cento dei calabresi; nel recente passato la storia si è ripetuta senza soluzione di continuità e sempre abbiamo ascoltato  prodi vincitori elevare la voce dal trono, come a voler rivendicare una autorevolezza che i  numeri reali non attribuivano ad alcuno.  

Alla luce del momento storico che viviamo penso, però, che sia giunto il momento della  grande responsabilità, il momento di dare un segno inequivocabile di umiltà e voglia di  servire tutti e non parte, il momento di dire a tutti i calabresi, indistintamente a tutti, che vogliamo, politica in testa, cambiare registro. 

Caro Presidente, due cittadini su dieci Le hanno chiesto di governare, altri due su dieci  hanno dato il loro suffragio ad altri, ben sei su dieci hanno disertato, chi perché emigrato per lavoro, chi per studio, chi per paura di recarsi alle urne, e tanti, i più, perché stanchi  logorati e disaffezionati totalmente a quella che vedono ormai come una inutile opera  l’esercizio del voto, che pur dovrebbe essere il momento più alto in una sana e forte  democrazia. 

Bene Presidente, abbiamo in atto un percorso epocale sull’impiego delle risorse del Pnrr, una sfida globale sulla Sanità, un Governo nazionale presieduto dal Presidente  Draghi con una maggioranza parlamentare che vede quasi tutti i partiti governare  assieme, allora penso, caro Presidente, che Lei abbia il dovere, morale etico e politico, di chiedere al Consiglio Regionale della Calabria di attribuire l’alta carica istituzionale di Presidente del Consiglio Regionale alla minoranza, sia per dovere di trasparenza e contrappeso, come era buon uso negli anni in cui la Politica in Italia aveva un altro tenore,  sia per una lungimirante scelta, la ricerca dell’unità e della condivisione più ampia;  terminate le elezioni ora la Calabria necessità dell’aiuto di tutti e della massima credibilità.  

Capisco le difficoltà politiche, immagino i problemi di una tale scelta dinanzi ad accordi ed  equilibri di coalizione, penso però, caro Presidente, che oggi la risposta più grande vada  data non ai partiti e alle segreterie ma ai calabresi tutti. 

Auguri di buon lavoro a Lei, alla Giunta e a tutto il Consiglio regionale, il Parlamento della  Calabria si dovrà operare all’unisono per costruire un futuro con solide fondamenta. (nl)

LA RIFLESSIONE / Pasquale Amato: Ritorna la pantomima sulle astensioni nei ballottaggi

di PASQUALE AMATO – É possibile che, dopo quasi 30 anni dalla legge che ha introdotto il secondo turno al ballottaggio nei Comuni al di sopra di 15.000 abitanti, si debba ancora assistere a due sceneggiate che si ripetono ad ogni turno elettorale amministrativo?

La prima è quella delle ipotesi sommatorie su a chi andranno i voti del candidato Sindaco x o y escluso dal ballottaggio. Non c’è nulla di più offensivo per gli elettori, trattati come greggi di pecore che i singoli candidati spostano da un pascolo all’altro. La seconda sceneggiata è partita già da domenica e continuerà con i commenti post-ballottaggi: l’aumento delle astensioni rispetto al primo turno.

Sono entrambe recite a soggetto che si ripetono pedissequamente senza fare alcune semplici considerazioni: 1. I candidati sconfitti non possono chiedere ai loro elettori di votare per un altro candidato che per 30 giorni hanno combattuto ritenendolo non in grado di ricoprire il ruolo o anche insultandolo. Con quale credibilità possono chiedere ai loro elettori di fare il contrario?

2. Gli elettori che hanno creduto in un candidato sindaco che è stato sconfitto non si sentono di votare un candidato di cui hanno sentito dire peste e corna per 30 giorni. Quindi preferiscono non votare;

3. I candidati Consiglieri già eletti sono soddisfatti del loro risultato e non fanno la campagna del ballottaggio con l’intensità di quella in cui hanno già vinto;

4. I candidati Consiglieri che non hanno ottenuto l’elezione sono delusi e incavolati. Quindi tutto sono disposti a fare meno che altri 15 giorni di campagna elettorale;

5. Gli unici ex-candidati consiglieri che si impegnano attivamente nel ballottaggio sono l’esiguo numero di quelli che potrebbero usufruire del Premio di maggioranza in caso di vittoria dell’uno o dell’altro candidato al ballottaggio;

6. Quindi, la campagna elettorale per il ballottaggio è una seconda campagna molto personalizzata in cui prevale il candidato che riesce a dare la sensazione di essere più in grado di offrire una guida alla città o che comunque è più convincente dell’altro. È un duello in cui i protagonisti Assoluti sono i due impegnati nel ballottaggio, senza più il traino dell’esercito di candidati della lista o delle liste del primo turno.

É logico che siano assolutamente prive di senso sia le ipotesi sui voti spostati dagli altri candidati Sindaci sia quelle fondate sugli schieramenti e sui voti del primo turno. È una nuova campagna elettorale in cui fisiologicamente si abbassa il numero dei votanti per tutti i motivi che ho illustrato.
Sarebbe pertanto il caso di finirla con i piagnistei sulla ridotta partecipazione al voto nel turno del ballottaggio. (pa)

[Pasquale Amato è storico, già Docente di Storia dei Partiti e movimenti politici nell’Università di Messina]