Da Morano Calabro al via il Progetto pilota Pollino 2022

Al via da ieri il progetto pilota “Pollino 2022” che, fino a lunedì 10 ottobre, accenderà i riflettori sull’area del Pollino, palcoscenico ideale per percorsi di turismo esperienziale legato alle bellezze naturalistiche e ai numerosi ambiti di attività presenti sul territorio.

I numerosi buyers e operatori del settore turismo nazionale e internazionale sono stati accolti a Morano Calabro, in uno scenario d’epoca da abitanti del luogo vestiti con i costumi tradizionali, con il brindisi di benvenuto al Castello Normanno.

Il progetto è parte integrante delle iniziative di “Calabria Straordinaria”. Promosso dall’assessorato al Turismo della Regione Calabria, guidato da Fausto Orsomarso, con il coinvolgimento attivo degli operatori turistici del territorio, è stato organizzato in collaborazione con Modena Fiere, parte del gruppo Bologna Fiere, leader internazionale nel settore del turismo attivo.

In questi quattro giorni i buyers saranno accompagnati alla scoperta del territorio e delle numerose attività offerte dagli operatori turistici presenti sul Pollino, attraverso un programma accuratamente selezionato, con l’obiettivo di esaltare le tante bellezze e peculiarità del versante calabrese del sistema montuoso, un ecosistema unico e meta privilegiata per gli amanti della natura.

Il programma prevede infatti numerose partecipazioni alle attività tipiche del Pollino, quali rafting, canyoning, trekking, e-bike, oltre che visite alle bellezze architettoniche dei comuni del circondario, per finire alle degustazioni di prodotti tipici e presidi slow food.

Il progetto “Pollino 2022” sarà illustrato, domani domenica 9 ottobre, alle ore 10, nel Chiostro di San Bernardino di Morano Calabro, nel corso di una conferenza stampa dal titolo “La montagna. È solo l’inizio”. All’incontro con la stampa interverranno, l’assessore regionale al Turismo, Fausto Orsomarso, il sindaco di Morano Calabro, Nicolò De Bartolo, il direttore generale di Modena Fiere, Marco Momoli, il presidente del Parco nazionale del Polino, Domenico Pappaterra, la dirigente generale del dipartimento regionale al Turismo, Maria Antonella Cauteruccio. (rcs)

Bus turistici: dalla Regione 250 milioni per la mobilità

Arriva sui nuovissimi autobus finanziati dalla Regione il logo ideato dall’assessore al Turismo Fausto Orsomarso. Oggi alle 9.30 a Lamezia Terme la presentazione dei nuovi autobus delle autolinee calabresi e i bus personalizzati, questi ultimi, in particolare, interamente griffati “Calabria straordinaria”, collegheranno molte località turistiche dagli aeroporti calabresi.

Interverrà l’assessore regionale al Turismo, Marketing territoriale e Mobilità, Fausto Orsomarso, che parla “di una giornata che apre ad una nuova era nei trasporti calabresi”.

«Il piano di rinnovamento e servizio – spiega Orsomarso – prevede, da domenica 10 luglio e fino a domenica 4 settembre, nuovi collegamenti da tutti gli aeroporti calabresi, attraverso servizi di trasporto con autobus che raggiungeranno molteplici destinazioni turistiche della Calabria, con una copertura quasi integrale delle più importanti località del turismo balneare».

Parteciperanno alla presentazione i dirigenti di Anav e il dirigente di settore del Dipartimento regionale al Turismo, Cosimo Caridi.

L’aeroporto di Lamezia Terme sarà collegato con la costa degli Dei nel Vibonese, con la costa Tirrenica a Nord fino a Praia a Mare, con la costa Ionica da Catanzaro alla Locride e da Catanzaro a Crotone, con Cosenza e poi a proseguire verso l’alto Ionio cosentino fino a Rocca Imperiale.

Dall’aeroporto di Reggio Calabria sarà raggiungibile la costa Viola, la costa Ionica reggina fino a Caulonia e anche Gambarie in Aspromonte.

Dall’aeroporto di Crotone sarà collegata tutta la costa Ionica fino a Sibari a Nord e Catanzaro a Sud.

Per ogni destinazione ci saranno almeno due coppie di collegamenti aggiuntivi e gli orari saranno concertati, sotto la regia regionale, fra la Sacal, società di gestione aeroportuale, e gli operatori del trasporto pubblico locale, per garantire la copertura delle fasce orarie con più collegamenti aerei.

Il totale dell’investimento per cambiare l’intero parco autobus ammonta a 250 milioni di euro, con  200 milioni di euro di risorse pubbliche e 50 delle imprese del trasporto pubblico locale. (rrm)

Bit di Milano: l’orgoglio calabrese di Elisabetta Gregoraci

Calabria Straordinaria si è presentata alla Bit di Milano con ben 50 operatori turistici (tour operator, consorzi turistici e strutture ricettive), con una formula narrativa trasversale ed avvolgente, per raccontare e veicolare una Calabria moderna, inedita, competitiva, unica e straordinaria. 

Una Calabria che non ti aspetti! Un racconto sulla storia, i luoghi, le modernità, gli eventi, le lingue, le tendenze, un grand tour, per guardare e far guardare la Calabria con occhi diversi. Calabria che propone un’offerta turistica a 360 gradi, 12 mesi su 12, attraverso l’enogastronomia, i cammini, le ciclovie, il mare e la montagna, ma anche l’entroterra, la cultura, i borghi, l’archeologia e le esperienze di turismo slow.

«Calabria straordinaria – ha detto l’assessore regionale al Turismo e al Marketing Fausto Orsomarso – è il nuovo racconto di una Calabria inedita e che non ti aspetti. Non solo immagini patinate da mettere in vetrina nelle expo mondiali ma una vera e propria programmazione in cui accoglienza turistica fa rima con marketing, mobilità, comunicazione, strutture ricettive moderne e funzionali, operatori qualificati. Oggi dobbiamo e possiamo ripartire con una lunga corsa verso questa Calabria Straordinaria, che deve anzitutto riorganizzarsi, che non può permettersi più superficialità ed approssimazione. Dobbiamo smettere di essere la regione che ha sempre dei “ma” e dei “però” come risposta ad ogni proposta e ad ogni cosa positiva. La nostra prima sfida è superare l’autolesionismo con l’ottimismo, il sorriso e l’entusiasmo. E la nostra presenza alla Bit di Milano è anche una delle tappe fondamentali per presentare la nuova narrazione della nostra offerta turistica».. 

Ambasciatrice nel mondo di “Calabria Straordinaria” sarà Elisabetta Gregoraci che per l’inaugurazione alla Bit, data la sua fama internazionale di influencer, ha realizzato ed illustrato in diretta un “post” che ha illuminato la nascente nuova narrazione della Regione. «La Calabria è la Regione che amo, dove sono nata e che mi rappresenta – ha detto Elisabetta Gregoraci – e io, facendo questo lavoro nel mondo, ho anche faticato molto per far conoscere la mia terra, le mie origini. Oggi invece è una giornata di rinascita, grazie al lavoro che stanno facendo il Presidente Occhiuto e l’Assessore Orsomarso. Un lavoro di cui la Calabria aveva bisogno». 

«Porto il nome della Calabria nel mondo – ha aggiunto l’influencer e conduttrice televisiva – con il mio modo di comunicare e mi fa un piacere immenso che per la prima volta possa condividere delle idee per contribuire che questi progetti possano realizzarsi». 

NON C’È TURISMO SE MANCA REPUTAZIONE
IN CALABRIA IL FUTURO RICOMINCIA DA QUI

di MAURO ALVISI – La mia discesa qui in Calabria ha inizio quasi sei anni fa a Catanzaro, quando chiamato dalla municipalità e dai maggiorenti calabresi tenni, quale massimo esperto internazionale, una riuscita conferenza sul marketing e la valorizzazione del territorio, tutta incentrata sul Critical Success Factor della reputazione, questa misconosciuta. 

Ci ero passato prima di sguincio in due differenti occasioni. Nell’estate del 1990 per una vacanza estiva a Scalea, ospite onoratissimo di una famiglia di luminari della medicina veneta, originari del luogo (che poi realizzai essere quasi un’enclave napoletana nelle prime propaggini calabresi). Per la verità non felicemente percepita. Poi nel 2004, quando nell’allora governo Berlusconi collaboravo, quale esperto per la valorizzazione del territorio, con la Presidenza del Consiglio dei Ministri. In carico al Ministero Affari Generali (che reggeva il siciliano Enrico La Loggia) e a quello degli Esteri, condotto da Franco Frattini. Furono però due straordinari personaggi locali, che per ragioni di privacy ribattezzo qui Madonna dei Girasoli, straordinario esempio dell’accoglienza e della concuranza calabrese e il Superdon, un generoso Paperone e a pieno diritto un accademico della strada (come gli piace definirsi) a convincermi che avrei dovuto piantare tende qui. 

Oggi nel Decisions Lab (il Laboratorio della Scienza delle Decisioni, all’Università Mediterranea di Reggio Calabria), insieme a tanti eccelsi talenti della ricerca, mi occupo di performetrica (metrica delle performance dei sistemi complessi), e in particolare della misurazione e certificazione della reputazione. Dei territori, delle istituzioni, delle organizzazioni, delle imprese, dei manager e di ogni identità individuale e collettiva.

Napoleone parlando dell’attacco alla reputazione affermava fosse come una batteria di cannoni al tiro, quando ne senti il rumore sei già sotto bombardamento. Oggi l’intero ecosistema e sociosistema delle relazioni e delle interconnessioni a valore aggiunto, o se preferite l’economia della fiducia, o come la chiama il Pontefice Francesco L’economia del Noi, si basa essenzialmente sul patrimonio reputazionale di cui si gode e di cui si può dar prova inconfutabile, certificandolo. Gli economisti e gli analisti finanziari più accreditati sostengono addirittura che ad ogni incremento parziale del ranking e/o del sentiment reputazionale percepito corrisponda, in modo direttamente proporzionale, un incremento sensibile del volume quanti-qualitativo delle performance sociali ed economiche di un territorio, di un brand, di ognuno di noi. Esiste oramai un’ampia letteratura di casi a suffragio universale di questo postulato, non più teorico. 

Abracalabria. Chiamai così il mio intervento nel giugno del 2016 a Catanzaro, seguito più tardi da un riuscitissimo convegno di Confindustria Reggio, presieduta allora dal vero pioniere dell’incoming turistico calabrese, Giuseppe Nucera, replicato poi anche al Senato della Repubblica. Già il turismo. Risorsa ipertrofica di questa terra, una miniera d’oro di proporzioni inestimabili e per larga parte ancora tutto da estrarre. 

A Falerna Marina (CZ) ieri, nella splendida cornice del resort di Villa Ventura, si è tenuta la giornata di chiusura della partecipata tre giorni sugli Stati Generali del Turismo in Calabria. A tracciare le linee generali e programmatiche finali del Piano di Sviluppo Turistico Sostenibile della Regione, si sono alternati sul palco Fausto Orsomarso, Assessore Al Turismo e al Marketing del Territorio e Roberto Occhiuto, Presidente della Regione. A margine dell’incontro le due figure apicali hanno risposto ad alcune mie domande, focalizzate sul tema baricentrico della reputazione calabrese, o come lo chiamava la compianta e amata Jole Santelli il riscatto reputazionale della Calabria.

– Assessore Orsomarso Dai lavori di questi riusciti Stati Generali sono senza dubbio emersi alcuni punti di forza e di debolezza della regione e forse anche qualcosa che minaccia la buona riuscita del Piano in via di definizione?

«Non vedo alcun tipo di minaccia a parte quella che potrebbe sorgere dal non attuare tutto lo straordinario scambio con gli operatori e con i media che ricaviamo da questa esperienza aperta di dialogo e concertazione. I punti di debolezza della Calabria sono andati calcificandosi negli anni, quasi per l’inerzia della non azione che ha connotato la gestione della cosa pubblica. Il turismo per questa terra è un fattore determinante per lo sviluppo futuro, per gli indicatori economici di crescita, la nascita e il mantenimento dell’impresa turistica e commerciale, la creazione di nuovi posti di lavoro I punti di forza della Calabria vanno fatti tutti conoscere e riconoscere. Quasi come se fossimo all’anno zero. L’esperienza di governo con Jole Santelli mi ha lasciato moltissimo sul piano umano e professionale, quella con il Presidente Occhiuto, per quanto già impostato nei primi sei mesi, promette di essere davvero capace di trasformare questa terra. Come ha sostenuto il Presidente nel suo intervento, il suo stile di conduzione è eterarchico e libertario. Da spazio alle iniziative dei diversi assessorati. Incita a moltiplicare le iniziative, spendendo la sua grande autorevolezza a Roma come a Bruxelles e nel mondo. Un gioco di squadra. Questa riuscita kermesse del turismo, può diventare un appuntamento ricorsivo. Per decidere occorre ascoltare gli stakeholder. Nessuno escluso».

– Sul tasto della reputazione il presidente ha battuto non poco. Lei pensa che la Calabria abbia ancora un problema reputazionale in atto?

«Io sostengo che qui dentro la nostra terra e lì fuori nel mondo si conosca ancora in minima parte cosa sia questo straordinario territorio. Penso che una narrazione distorta e stereotipata della Calabria sia responsabile di un percepito non corrispondente ai valori e ai voleri dei calabresi tutti. Sono oltre sei milioni i Calabresi nel mondo. Possono essere una straordinaria opportunità per il turismo delle radici. Si pensi a cosa accadrebbe se un 10% di loro decidesse di scegliere la propria terra natale come destinazione frequente. E ognuno di loro e di noi è anche ambasciatore di grandi valori. Quelli che fanno di questa terra e di questa nostra gente un’eccellenza mondiale per capacità di accoglienza. Quindi la reputazione si costruisce con gli atti di ogni giorno. Però se poi non esce una corrispondente narrazione delle virtù, una comunicazione efficace e attrattiva si finisce per essere schiacciati dal luogo comune più becero, penalizzando interi comparti strategici, come il turismo e la valorizzazione del territorio».

Un bilancio quindi più che positivo di queste giornate di lavoro a Falerna?

«Più che positivo lo definirei a tratti sorprendente. La Calabria ha davvero voglia di riscatto, di ripartenza. Gli operatori del turismo ne sono la prova. Non lasceremo nulla di intentato nel piano pluriennale che stiamo andando ad attuare a breve».

Le parole del Presidente Roberto Occhiuto, raccolte a caldo, sono cariche di pragmatismo liberale. Ha chiuso ricordando quanto apprezzi le critiche, da dovunque, chiunque e comunque provengano «mi sono da stimolo competitivo – sottolinea- come un’esortazione adrenalinica a dare il meglio sempre».

– Presidente Occhiuto, la sua giunta da lei sferzata, è molto attenta al tema della reputazione della Calabria. Un tema fondamentale del diverso racconto che questa terra merita verso se stessa e la sua gente, verso l’Italia e verso il mondo. Una componente davvero rilevante per le ricadute che riguardano da vicino l’industria turistica regionale. Quanto è fondamentale a suo giudizio poter dichiarare e certificare che la reputazione del territorio è in crescita, è positiva, con dati euforici e non disforici come spesso vengono associati alla Calabria?

«La Calabria intanto va misurata. La reputazione si costruisce nel tempo. C’è una reputazione erronea e del tutto fuori luogo, che nasce da autolesionismo portato alle volte all’ennesima potenza. Un racconto disforico davvero sproporzionato e alcune manovre che vanno concertate bene in cabina di regia. Se per esempio si considera questo evento felice degli Stati Generali del Turismo, che definirei anche di spessore culturale come tanti nostri beni ed eventi, un attrattore culturale che poi non si contestualizza e prosegue in un turismo organizzato diventa un risultato deprimente, una mossa sbagliata e inefficace. I lavori di Falerna non sono stati una mera occasione di autocelebrazione. Abbiamo passato ore e ore ad analizzare i punti di debolezza, le carenze strutturali, le manovre correttive di rilancio, Tutto questo poi organizzato bene, raccontato bene e sempre meglio si trasforma nella maturità di una reputazione complessiva dei luoghi, borghi, città e attrattive del territorio calabrese quali destinazioni elettive del turismo nazionale e internazionale. Cito quale esempio Tropea, città di duemila abitanti con un’ottima reputazione e una eccellente qualità dei servizi turistici resi al visitatore. Tutta la Calabria è orientata verso la crescita. Il turismo ha una notevole incidenza sul nostro PIL e noi possiamo anche raddoppiare questo risultato». 

– L’economia della reputazione ha dimostrato la diretta connessione tra i Key Performance Indicators del sentiment reputazionale percepito di un territorio e la relativa capacità attrattiva e performante dello stesso. Uno studio del 2015, solo sette anni or sono, dimostrava che alcuni presunti fattori di negatività reputazionale si controvertivano nella percezione pubblica internazionale della Calabria. Come ad esempio la sorpresa di essere tra le eccellenze assolute per capacità di accoglienza del turista. Non crede che una misurazione certificata della reputazione calabrese, mettendosi nel ventaglio di altre aree turistiche competitrici che già la posseggano, possa essere un valido punto d’origine per l’attacco e la difesa reputazionale? Un supporto tecnico al lancio distintivo di un nuovo storytelling?

«Ci stiamo lavorando e possiamo continuare a lavorare sempre in questa direzione strategica. Abbiamo dei Paesi target sui quali concentrare maggiormente la percezione di buona reputazione. La Calabria all’estero è spesso poco conosciuta o misconosciuta. La reputazione della Calabria, anche quella nazionale, è in via di progressivo miglioramento. Lo abbiamo visto anche qui, in questi giorni. Sono le dimensioni del renderlo noto, del raccontarlo diffusamente che vanno allargate. Dobbiamo investire, anche se è ovvio che non dobbiamo né possiamo strafare perché non possiamo creare una domanda superiore alla risposta, alla capability dell’offerta proponibile e sostenibile. Alcuni nostri territori non sono ancora pronti a superare quel 6% di presenze straniere complessive che sono assolutamente migliorabili. Per dirne una anche solo la capacità di rispondere in inglese o nella lingua del visitatore rappresenta un indubbio fattore di successo».

– Quali sono, per amore di sintesi, le tre cose importanti che lei porta a casa da questi Stati Generali di Falerna?

«Non si tratta di una sola manciata di cose o mosse ma di un programma integrato che presenteremo, a partire dalla massima rassegna turistica che è imminente, ovvero la BIT di Milano. È una strategia di penetrazione del mercato nazionale e estero, dotata di una serie di strumenti e investimenti correlati, di comunicazione e marketing territoriale e diversificazione dell’offerta turistica, anche in un’ottica destagionalizzante».

– Quindi è un piano che qui avete sottoposto al contributo e al giudizio degli operatori turistici regionali?

«Certamente. L’istituto del dialogo è funzione imprescindibile del governo di una regione. In ogni comparto. Queste giornate, grazie a questa nuova piattaforma, hanno consentito a tutti di scrivere il futuro del turismo a breve e medio termine».

Un ultima domanda Presidente. Qual è lo scenario maggiormente minaccioso per il turismo regionale, da evitare assolutamente?

«La minaccia si esprime solo nei termini della competizione. Attiene al mercato e al saper sempre starci al meglio. Riguarda l’efficacia e l’efficienza degli operatori che vendono servizi. La regione Calabria non può sostituirsi al mercato. Può favorirne in ogni modo la libera espressione imprenditoriale, aumentando i fattori endemici di attrattività. Non ci sono pertanto minacce precostituite. Va posta al cento la cura e l’attenzione per il fruitore di vacanze ed esperienze culturali e ricreative e affaristiche del nostro territorio. Il turismo è mutato negli anni, come suggerisce il titolo degli Stati Generali, i turismi sono variegati e molteplici come i target e le nicchie che li riguardano. Il turismo culturale, quello delle origini, quello religioso e quello termale rappresentano canali di domanda e offerta a volte verticali a volte interconnesse. Bisogna pertanto investire oculatamente le risorse per attrarre i flussi turistici adeguati».

Se si volesse seguire il fondamento filosofico del sillogismo, che prevede che a due premesse certe e accettate se ne possa postulare una terza, quale logica conseguenza delle prime due, dovremmo allora affermare con certezza come in assenza di una certezza reputazionale opponibile al rumore della comunicazione e dell’informazione fake driven sulla Calabria, non si possa davvero difendere il patrimonio identitario e valoriale del suo eccellere, a volte inconsapevolmente, in così tante aree. Né tantomeno predisporre un programma di ingegneria reputazionale, ossia un piano di life time reputation, che consente di attenzionare tutte quelle emergenze reputazionali che discendono da una narrazione lesiva e schiacciata del territorio, come associabile al crimine organizzato, cosa che offende e mistifica la vera natura della gente di Calabria. 

Non vi è valore certo dimostrabile senza una certa reputazione rappresentabile scientificamente. Oggi è possibile certificarla a livello europeo e quindi nel mondo. Facendola riconoscere da Accredia in questo Paese e dalle Nazioni Unite attraverso l’UNAI, United Nation Academic Impact, l’organizzazione dell’ONU per l’impatto scientifico delle pratiche scientificamente rilevanti e certificabili. Si tratta infatti di ricollegarsi allo schema Bloomiano della conoscenza. Il Sapere è funzionale al saper Fare solo quando si raggiunge il Saper Essere con il Far Sapere. Con la marcata differenza da dichiararsi una volta per tutte. 

L’era della pubblicità e della notorietà sta lasciando il testimone a quella della reputazione e del societing, dell’intelligenza collettiva cooperante, quella concurante e mai più noncurante. È curioso osservare che la buona o eccellente nomea, un diverso e forse più elegante termine di appellare la reputazione, sia l’anagramma dell’antico etimo medioevale e rinascimentale di monea ovvero moneta. Guarda caso per onomatopea etimologica molto simile all’inglese money, il caro vil denaro. Più chiaro di così. 

La reputazione, per lanciare un’ultima metafora o se si preferisce semantica iconica rappresentativa, assomiglia molto ad una notissima vignetta del grande Mordillo, scomparso prima della pandemia, nel 2019. Un suo memorabile soggetto vede una clessidra, dove nella parte superiore sono seduti una coppia di turisti sotto l’ombrellone, piantato sulla sabbia di un’assolata spiaggia estiva. Nella parte inferiore della clessidra, l’invaso va, ad insaputa dei due bagnanti, riempendosi della stessa sabbia, per naturale caduta della stessa, facendo presagire a chi osserva quale sarà la loro prossima destinazione. Eccola qui la metafora perfetta. La reputazione è quella sabbia mobile dove il turismo pianta i suoi ombrelloni. A che serve un bello spot, una comunicazione d’impatto, se il tempo scorre e la sabbia non viene fermata? 

[Mauro Alvisi, docente universitario al Decision Lab dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, è uno dei maggio esperti internazionali di reputazione]

Stati Generali del Turismo calabrese: di scena sindaci e Università

È una corsa per recuperare 50 anni di inettitudini: il turismo calabrese – di cui si stanno svolgendo a Falerna gli Stati generali – è sempre stato all’insegna dell’improvvisazione e delle bizzarrie; soldi buttati via senza alcun ritorno, né economico, né di immagine. La Calabria ha i suoi tesori, ma restano sconosciuti ai più. Perché? La risposta stanno tendando di darla questi Stati generali che stamattina saranno chiusi dalle conclusioni del Presidente Roberto Occhiuto, in quale, in verità, ha le idee ben chiare, almeno per quel che riguarda la necessità di ricostruire la reputazione di una terra maltrattata dai media, ricordata solo in occasioni nefaste per mafia e malaffare, dimenticata per tutte le sue reali ricchezze: paesaggistiche, archeologiche, naturalistiche, culturali. Il caso dei Bronzi, di celebrazioni per i 50 anni dal ritrovamento nel mare di Riace, dà l’idea della grande disorganizzazione che fino a oggi ha caratterizzato la regione. Un’0ccasione unica per far parlare – bene, benissimo – della Calabria e dei suoi tesori, che sta rischiando di perdersi dietro qualche esibizione canora di grido (con tutto il rispetto per Bocelli, ma i calabresi possono tranquillamente farne a meno) e qualche manifestazione di sapore folcloristico. Ma ne riparleremo. Oggi dobbiamo occuparci degli incontri di Falerna.

In scena gli amministratori locali, desiderosi di far conoscere le proprie idee, le aspirazioni, i suggerimenti utili a valorizzare il marketing del territorio. E, soprattutto, le Università (che a proposito di turismo non è quasi mai stata consultata) e le varie associazioni categoriali, ognuno con la sua “ricetta” magica che probabilmente finirà in uno dei tanti cassetti avidi di polvere (e di dimenticatoio) della Regione.

L’assessore Orsomarso è stato sincero, sprizzando persino ottimismo: «Se siamo rimasti indietro di 50 anni forse le responsabilità non sono circoscrivibili. Oggi, però, dobbiamo e possiamo ripartire con una lunga corsa verso questa Calabria Straordinaria, che deve anzitutto riorganizzarsi, che non può permettersi più superficialità ed approssimazione. Dobbiamo smettere di essere la regione che ha sempre dei “ma” e dei “però” come risposta ad ogni proposta e ad ogni cosa positiva. La nostra prima sfida è superare l’autolesionismo con l’ottimismo, il sorriso e l’entusiasmo». Il brand Calabria Straordinaria – secondo l’assessore al Turismo e al marketing territoriale – è vincente: «ombrello e progetto quadro di tutta la futura comunicazione turistica regionale e, al tempo stesso, progetto di riscrittura della narrazione turistica sulla base dei suoi marcatori identitari distintivi. Del resto – ha evidenziato  Orsomarso – la Calabria è meno accidentata e meno inaccessibile di altre destinazioni di successo. Pertanto serve soltanto più capacità di riorganizzarsi e maggiore autostima e conoscenza rispetto alla propria identità distintiva. Basterebbe guardare con gli occhi dei turisti, così come confermano anche i dati di Demoskopika».

Il presidente di questo istituto di ricerca, Raffaele Rio, si è soffermato sulle criticità e sulle prospettive della destinazione Calabria. Rio ha manifesto i complimenti all’assessore Orsomarso per «l’approccio identitario del tema definendo quella portata avanti una vera e propria operazione di trasparenza sulla costruzione del Piano regionale di sviluppo turistico sostenibile (Prsts) 2023-2025». Il presidente di Demoskopika ha illustrato anche i risultati del Regional Tourism Reputation Index per il 2021 evidenziando come «nell’ambito dei turisti autoctoni, che nell’indagine vengono suddivisi in identitari, esterofili e nazionalisti, è sui primi che bisogna concentrare gli step iniziali. La stima della spesa turistica in milioni di euro generabile dai turisti autoctoni nello scenario di una vacanza in Calabria è, infatti, pari a 343 milioni di euro. Il clima – ha concluso – incontra gli interessi del viaggiatore; attenzione al buon rapporto prezzo/qualità; mare incantevole rappresentano i primi tre posti del sentiment trainante riportato dall’Index di Demoskopika, a differenza delle ricostruzioni interne ed autolesionistiche nelle quali spesso ci si imbatte nella stagione estiva».

Bastasse un brand – per quanto suggestivo – a risollevare le sorti di una regione che potrebbe vivere solo di turismo, ma non è così. Servono competenze, capacità e professionalità: si spenda quello che serve, se i risultati diventano fatti concreti e si trasformano in numeri reali. Scurdammoce o’ passato – dicono a Napoli: non è una speranza, ma una vera necessità. (aer)

IN MATERIA TURISMO, 18 NORME REGIONALI
NUOVO TESTO UNICO PER IL VERO RILANCIO

Sono  ben 18 le norme regionali che regolano la materia turistica: un autentico labirinto in cui le imprese, i cittadini ed i vacanzieri si orientano con grande difficoltà. Molte norme, alcune di oltre 30 anni, sono inattuali e non hanno più dotazione finanziaria. Da qui, la necessità di attualizzare, ridefinire e razionalizzare. Il nuovo testo unico in materia di turismo eliminerà le leggi obsolete e poco comprensibili, rendendo tutto chiaro e facilmente leggibile. 

L’assessore regionale al turismo, marketing territoriale e mobilità, Fausto Orsomarso ha detto che «Condivisione e partecipazioni sono le parole d’ordine di un modello che vuole basarsi sul confronto costante con le associazioni di categoria per aumentare l’efficacia di ogni scelta». L’assessore ha spiegato gli aspetti positivi della proposta di legge che è stata illustrata dal consulente esperto dell’assessore, Antonino di Lorenzo, il quale ha dettagliato metodo, approccio ed obiettivi del progetto normativo.

«Il nuovo testo unico sarà snello, intuitivo, aderente alle esigenze degli attori del sistema turistico regionale. Questo – ha sottolineato Orsomarso parlando alla nutrita platea di speciali uditori – è il punto di partenza. Gli assenti hanno torto se oggi non partecipano e si lamenteranno domani del costruendo Piano regionale di sviluppo turistico sostenibile (Prsts) 2023-2025, scritto da chi democraticamente e liberamente ha voluto dare il proprio contributo in termini di proposte, di suggerimenti o anche solo indicando punti deboli e criticità; spunti preziosi per costruire la destinazione Calabria dei prossimi anni».

Orsomarso ha, poi, colto l’occasione anche per illustrare Calabria Straordinaria “l’ambizioso brand ombrello di tutta la futura comunicazione turistica regionale – ha spiegato – ed al tempo stesso progetto di riscrittura della narrazione turistica regionale sulla base dei suoi marcatori identitari distintivi (MID). Tutti ancora da mappare e lanciare, servono a rivendicare la nostra storia e a promuovere un nuovo posizionamento internazionale di questa terra, da rendere meta per viaggiatori (corrispondenti ai diversi turismi) 365 giorni l’anno. I marcatori identitari rappresentano, per ogni territorio, il valore aggiunto più interessante e spendibile in termini di costruzione e condivisione di un nucleo di storytelling, finalizzato a rafforzare la capacità attrattiva ed emozionale nonché le strategie di posizionamento di una qualsiasi destinazione turistica. In questo progetto – ha concluso – la Calabria viene identificata con il fiore simbolo di questa terra: la Soldanella Calabrese. Un fiore bellissimo, semplice e complesso, selvatico ma elegante, che cresce solo in questo territorio; eletta pianta simbolo della Calabria».

Riservato agli operatori della ricettività turistica e ai tour operator e servizi turistici, il primo dei tre appuntamenti in programma a Falerna, ospiti di Villa Ventura, ha visto la partecipazione anche della drigente generale reggente del dipartimento turismo della Regione Calabria Maria Antonella Cauteruccio che ha definito strategica la scelta di coniugare turismo e mobilità sostenibile, tra i settori al centro dei fondi del Piano Nazionale di Ripartenza e Resilienza. Tra gli interventi anche quello di Francesca Marcella Mazza componente interno del Nucleo Regionale di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici (NRVVIP) della Regione Calabria che ha illustrato il Programma Attuativo del PRSTS 19-21 – Possibili strumenti per l’attuazione delle linee di prodotto.

Gli Stati Generali del Turismo continuano oggi, venerdì 1° aprile, alle ore 15, con la rete istituzionale territoriale. Domani, invece, la giornata conclusiva vedrà la partecipazione degli operatori dell’informazione, con i quali sarà condiviso un primo report della due giorni di confronto, ascolto e proposte e saranno illustrati i nuovi indirizzi programmatici, con gli interventi conclusivi dell’assessore regionale al Turismo Fausto Orsomarso e del Presidente della Giunta regionale Roberto Occhiuto. (rrm)

Terme Luigiane: la Sateca replica alle dichiarazioni dell’assessore Orsomarso

di FRANCO BARTUCCI – Replica dei legali della Sateca alle dichiarazioni dell’assessore regionale Fausto Orsomarso sulla vicenda delle Terme Luigiane. Lo “scioglimento” del silenzio dell’assessore Orsomarso sulla vicenda delle Terme Luigiane, avvenuta nei giorni scorsi sulle colonne del  Quotidiano del Sud  – hanno scritto gli avvocati Incardona e Paolini –  non ha chiarito niente e non ha fornito alcuna risposta alle domande per le quali Sateca, lavoratori, curandi e opinione pubblica attendono risposte da mesi. Diciamolo chiaro e tondo, forse non se ne è reso conto ma ne ha fatto sorgere altre, alle quali ovviamente non sarà in grado di rispondere”.

“Noi le mettiamo lo stesso in fila – dicono –  perché sia sempre più evidente quanto il ruolo dell’assessore Orsomarso, o meglio il suo “non ruolo” sia stato determinante nello sfacelo che sta avvenendo di una fra le più grandi stazioni termali del meridione d’Italia: 1) perché dal 2016 i comuni non hanno fatto il bando cui erano tenuti? 2) perché hanno firmato e ratificato impegni in regione e prefettura e non li hanno rispettati? 3) Orsomarso non ritorna sulla solfa del “prezzo giusto” (evidentemente resosi conto della palese castroneria) ma dice che il prezzo chiesto dai comuni sarebbe il risultato di un “riferimento normativo “. Omette di dire quale sarebbe questa legge, non cita un numero un articolo, un comma, e soprattutto evita di rispondere alla semplice domanda: ma il prezzo di una subconcessione pubblica non va stabilito con gara pubblica? 4) L’assessore dice che la gara è stata rinviata per tanto tempo e ora non si possono fare più proroghe: ma chi l’ha rinviata? Quante volte? Perche’? Perché non vale la proroga firmata davanti al prefetto l’8 febbraio 2019? 5) Orsomarso dice, forse senza rendersi esattamente conto, che la regione può fare solo la parte di “spettatore attento”. Ma la regione non è proprietaria delle sorgenti? Non ha l’obbligo, secondo la legge 40/2009 e successivo regolamento attuativo, di vigilare sulla concessione e valorizzare la risorsa naturale? Orsomarso ritiene assolti questi obblighi precisi con la paternalistica – ma in realtà menefreghista – raccomandazione di “fare attenzione? 6) Orsomarso dice che il dirigente regionale avrebbe risposto alla domanda formalmente avanzata circa il pagamento del canone. E’ sicuro? Può citare una nota, un numero di protocollo una data di tale risposta? 7) Orsomarso comunque dice che i comuni avrebbero pagato il canone almeno nella quota fissa e avrebbero omesso quella variabile perché attendevano le informazioni sui bilanci di Sateca (alla quale non li avevano neanche chiesti come invece fecero invece nel dicembre 2019). Dunque conferma che erano morosi. Perché, quindi, la regione dovrebbe rimanere spettatrice di fronte ad un preciso obbligo normativo che comporta la decadenza? 8) che vuol dire che sarebbero cambiate le ”regole d’ingaggio dei comuni”? Non siamo né in guerra ne’ in una partita né in un gioco. Di quale ingaggio si parla dato che qui si tratta solo di rispettare, e di far rispettare, la legge? 9) In conclusione, invece di sostenere che la manifestazione d’interesse “realizzata “dai Comuni prevede la tutela dei lavoratori (frase che non vuol dire niente) non dovrebbe, lui che è assessore al lavoro, applicare adesso le norme che ci sono in difesa della cosiddetta parte debole senza attendere vaghe tutele che si dovrebbero realizzare in futuro?

A queste domande si aggiungono quelle fatte dal consigliere regionale della Lega Pietro Molinaro che in maniera puntuale ha evidenziato tutte le negligenze dell’assessore che in questi mesi ha fatto solo lo “spettatore attento”. Risposte ai quesiti posti ad Orsomarso non ne arriveranno – concludono i due legali della Sateca Incardona e Paolini nel loro intervento – ma le sue autoelogiative affermazioni spiegano tutto: E’ assessore da un anno e mezzo a sua insaputa , non c’è altro da dire”.

A far discutere i lavoratori e non solo in questi giorni è la pubblicazione di una intervista del sindaco di Acquappesa, Francesco Tripicchio, nel giornale online  I calabresi, curata da Francesco Pellegrini, con la quale in 32 domande fa emergere un quadro così complesso e contraddittorio del suo pensiero sull’attuale situazione delle Terme Luigiane da mettere realmente paura e creare una condizione di forte pessimismo sulla immediata soluzione del problema.

Il sindaco Tripicchio con il suo dire appare non tanto come titolare supremo al momento della concessione  delle sorgenti termali (tre calde e una fredda), ma quasi da proprietario, dando spiegazioni che cozzano con le reali posizioni e disposizioni passate della Regione Calabria essendone proprietaria, con la quale non ha avviato preventivamente alcun accordo d’informazione ed approvazione,  come ad esempio sul regolamento di distribuzione delle acque sulfuree termali, nel quale si prevede una distribuzione delle stesse acque parcellizzata in percentuale differente tra lo stabilimento privato della Sateca (Therme Novae e Parco Acquatico) con quello comunale (San Francesco). Al primo viene riconosciuta una fornitura di 18/20 litri di acqua al secondo; mentre al secondo se ne attribuiscono 40 litri a secondo (come indicato dell’avviso di ricerca delle manifestazioni d’interesse) non tenendo conto che nella realtà, per sua stessa ammissione, fuoriescono dalle tre sorgenti di acqua calda solo 40 litri a secondo e 60 litri dall’unica sorgente di acqua fredda. Con questo quantitativo di acque calda e fredda disponibile non ci sono le condizioni in pratica per realizzare il piano concorrenziale tra più soggetti di gestione delle acque e superare così la situazione di monopolio detenuto in questi anni dalla Sateca, che utilizzando i due stabilimenti e tutta l’acqua disponibile, con apposite campagne di marketing, è riuscita nell’arco di otto mesi di attività (da maggio a dicembre) a garantire circa 500 mila prestazioni curative a 22/25 mila curanti, dei quali il 40% proveniente da altre regioni italiane e dall’estero.

Da proprietario e non concessionario, senza alcuna autorizzazione della stessa Regione, si è assunto la responsabilità insieme al sindaco di Guardia Piemontese di interrompere, in un periodo di chiusura degli stabilimenti termali, la funzionalità della condotta di collegamento agli stabilimenti della Sateca deviando l’acqua sulfurea nel torrente “Bagni”, creando dei presupposti di pesanti danni allo stesso impianto, per la quale azione la società proprietaria ha presentato regolare denuncia e adeguata comunicazione alla Regione; come di rallentamento per una possibile funzionalità delle Terme per una nuova stagione termale.

Altro argomento conflittuale trattato riguarda il “giusto canone” stabilito dai due sindaci senza tenere in considerazione che spetta alla Regione fissarne le tariffe come stabilito dalle stesse leggi regionale in materia, facendo riferimenti al contrario a un documento della Conferenza Stato-Regioni senza saper distinguere la differente valutazione tra acque minerali ed acque termali, che sono considerate, queste ultime, un bene pubblico da tutelare nell’erogazione di servizi socio-sanitari fuori dalle logiche delle speculazioni finanziarie. Non è corretto nell’intervista – dicono i lavoratori ed alcuni curanti –  giustificare il canone stabilito di 93 mila euro chiesto alla Sateca in funzione del fatto che buona parte di questo importo è legato alla copertura delle spese dovute per la manutenzione delle strade e dei consumi elettrici per l’illuminazione dell’area del compendio termale, se questi servizi fino all’interruzione del rapporto sono state a carico della società sub concessionaria. Tanto è vero che oltre alla deviazione dell’acqua nel torrente “Bagni” si è intervenuti ad oscurare l’area di accesso al compendio termale, dove sono ubicate strutture alberghiere e una sala cinematografica e una pizzeria di proprietà della stessa Sateca.

C’è poi la giustificazione della pubblicazione dell’avviso destinato alla ricerca di manifestazioni d’interesse per l’acquisizione della sub concessione nella gestione dello stabilimento San Francesco rispetto ad un regolare bando di gara, che si è concluso con la presentazione di sei domande, da parte di soggetti impegnati in lavori edilizi-stradali in Campania e di progettazione (Piemonte) insieme alla stessa Sateca, senza alcuna esperienza in materia di termalismo ed assistenza sanitaria. “Un avviso – dicono ancora i lavoratori con alcuni curanti – che ha mostrato tutta la sua fragilità”. Non può essere considerata legale e corretta la posizione del sindaco Tripicchio quando nell’intervista si appella all’istituto “dell’avvalimento”, che consente a chi ha presentato l’istanza d’interesse di individuare e proporre, dopo la ricezione della lettera d’invito, come soggetto esperto una società specifica di propria fiducia. “Io partecipo a una manifestazione d’interesse – dice il sindaco – poi nella fase successiva posso dire con chi faccio l’avvalimento”. Tutto questo è legale si chiedono i lavoratori?

Si era partiti con un bando pubblico europeo e si è arrivati a questo grande pasticcio, che a seguito del ricorso presentato dalla Sateca bisogna attendere la sentenza degli organi giudiziari per dare seguito a qualsiasi procedura amministrativa, finalizzata a cercare il sub concessionario delle Terme Luigiane. Addirittura nell’intervista il Sindaco Tripicchio afferma pure che non è da escludere che “ad offrire cure termali possano essere i Comuni stessi, magari in società con qualche privato, con benefici per la comunità”. Una posizione a dir poco stravolgente con il Comune di Acquappesa attualmente in “dissesto finanziario”; mentre per il Comune di Guardia Piemontese la comunità residente è chiamata ad eleggere tra un mese il nuovo sindaco ed il Consiglio comunale. (fb)

 

ALLARME COVID, AL VOTO IL 26 SETTEMBRE
NON SI PUÒ RISCHIARE RINVIO A PRIMAVERA

di SANTO STRATI – L’arco temporale fissato a suo tempo tra il 15 settembre e il 15 ottobre per l’election-day che dovrebbe riguardare anche il voto regionale calabrese si sta drasticamente assottigliando con l’avanzare del pericolo di nuove varianti e l’incremento costante di contagi. Al Ministero dell’Interno stanno, difatti, vagliando l’ipotesi di anticipare al 26 settembre rispetto alla data ottimale prevista per il 10 ottobre: sono due settimane che possono risultare significative in caso di una nuova ondata post-vacanziera di covid-19. Anzi, una prima ipotesi ventilava la data del 19 settembre, ma giacché a Roma i rientri dalla vacanze tradizionalmente si concludono non prima del 10 settembre, è sembrato un azzardo convocare i comizi elettorali a così poca distanza dal “ritorno al quotidiano”. Se così sarà, dovrà prenderne atto il presidente facente funzioni Nino Spirlì che entro il 25 agosto dovrà indire i comizi elettorali e fissare la data del 26 settembre. È fin troppo evidente che la Calabria non è in grado di sopportare alcun altro rinvio, tipo se ne riparla in primavera: la Regione dev’essere governata nella pienezza delle funzioni (da destra o da sinistra, lo decideranno gli elettori) e non si pensi di prolungare una situazione ormai al collasso.

Un anticipo, anche in questo caso, di quindici giorni, che non sono da sottovalutare a fronte di una campagna elettorale che ogni giorno riserva nuovi colpi di scena. In due settimane si fanno e si disfano accordi che sembravano inossidabili, si cementano nuove intese, si rompono rapporti. E quest’ultimo sembra sarà lo sport più voga quest’estate, visto che la composizione delle liste, in tutti gli schieramenti, ad esclusione di quello civico di Luigi De Magistris, sta compromettendo amicizie di lunga data e favorendo vicinanze insospettabili. Non avviene in casa De Magistris perché, per la maggior parte si tratta di neofiti del voto (ad esclusione dell’ex pd Giudiceandrea) che hanno poco da litigarsi: l’entusiasmo della partecipazione è una sufficiente prebenda per l’impegno di mettersi in lista. Al contrario, a destra e sinistra con i rispettivi centri c’è aria di bufera tra gli uscenti che “pretendono” di essere riconfermati (se convinceranno gli elettori, naturalmente), quelli rimasti fuori nella passata tornata elettorale del 26 gennaio 2020, e il cosiddetto nuovo che avanza, ovvero la truppa dei nuovi arruolati che, inspiegabilmente, è convinta di avere migliaia di voti dalla loro parte.

La visita-lampo di Enrico Letta che, di fatto, inaugura la campagna elettorale del centrosinistra calabrese (quale?) non riteniamo porterà segnali di pace né tantomeno sarà d’aiuto alla neo-candidata Amalia Bruni che raccoglie, in maniera quasi paritaria, sorrisi e malumori in una sinistra che continua a non riconoscersi nell’attuale commissariamento di Stefano Graziano, ultimamente supportato dal neocommissario di Cosenza Francesco Boccia. Un’accoppiata che continua a suscitare maldipancia in lungo e in largo e non lascia intravvedere grandi spazi di manovra per una coralità d’intenti «contro le destre». Quest’ultimo leit-motiv avrebbe senso se, per pura combinazione, il segretario dem riuscisse in una doppia missione impossibile: prima di tutto sbarazzarsi della intoccabile coppia Boccia-Graziano (con le ovvie conseguenze a via del Nazareno, in direzione) e quindi trovare l’intesa con De Magistris per presentare una coalizione apparentemente unitaria, alla quale Mario Oliverio non potrebbe fare più l’annunciata guerra. Oliverio ha provato in tutti i modi di avere un abbocco con il segretario dem, ma ogni tentativo è risultato vano, tanto che l’ex presidente ha lanciato provocatoriamente le sue liste e la sua candidatura che equivale a un drenaggio sicuro di voti a sinistra. Con il pretesto del libro di Drosi, Mario Oliverio ha lanciato una campagna elettorale sui generis, dove appare come il padre della patria, ovvero il padre nobile di una sinistra abbandonata, trascurata e vilipesa da Roma, e quindi l’unico in grado di convogliare gli smarriti compagni verso una meta comune. Nell’ipotetico quanto pressoché improbabile (ma non impossibile) accordo Letta-De Magistris, la posizione di Oliverio, indubbiamente, non potrà restare ingessata, in cambio di qualche generosa disponibilità. Allo stato attuale, Oliverio ha la forza di mandare in Consiglio regionale almeno due suoi rappresentanti che, in caso di corsa solitaria, andrebbero a costituire elementi di spicco della minoranza, ma il problema è che Oliverio dovrebbe “accontentare” più dei due papabili consiglieri che le sue liste potrebbero ottenere e le scelte obbligate (con relative esclusioni) alimenteranno nuovi dissapori e nuove lacerazioni a sinistra. Dall’altra parte, De Magistris potrebbe accettare di “sacrificarsi” in nome di una “legittima battaglia unitaria contro le destre”, ma dovrebbe uscirne da quasi vincitore: un incarico istituzionale di peso (ci sono circa 600 nomine di organismi pubblici da rinnovare), ma soprattutto un’opzione di peso in regione: difficilmente accetterà il sindaco di Napoli di mettersi da parte a favore della Bruni, chiederà, forte della valenza dei consensi che apparentemente porta in dote, una figura “nuova” che superi la logica del “nominato/a” ma risponda a un consenso espresso dal territorio (primarie?). E qui ritorna in primo piano Anna Falcone, la battagliera avvocata cosentina che sta conducendo un’indovinata campagna elettorale a favore di De Magistris con la sua Primavera della Calabria. Potrebbe essere la figura nuova su cui puntare o, in subordine, una vicepresidente espressione del territorio. In tale situazione – molto fantascientifica, sia chiaro – Germaneto si tingerebbe di rosa, in caso dell’insperata vittoria della sinistra: la Calabria sarebbe la prima Regione italiana guidata interamente al femminile.

Intanto, si preparano i probabili futuri “reggenti” dei dem calabresi: il deputato Nicola Carè (eletto nella circoscrizione Africa, Asia, Oceania, Antartide) con toccata e fuga dai dem a Italia Viva e ritorno e Luca Lotti (dem, fintamente ex sodale di Matteo Renzi). Qualunque soluzione, allo stato attuale, potrebbe offrire qualche seria opportunità di rifondare il partito in Calabria. È particolarmente rilevante che Carè voglia tornare in Calabria a occuparsi del territorio e “ricostruire” il partito. È il momento del ritorno alla “terra dei padri” e il deputato calabro-australiano, originario di Guardavalle (CZ), potrebbe rappresentare un’interessante novità per rivitalizzare una sinistra avvilita, stanca e demotivata. Apprezzato a Roma, avrebbe qualche possibilità di successo nel lavoro di coesione e ricucitura dei tanti strappi della sinistra.

Se Atene piange, Sparta non ride. Così, il sale grosso sparso a piene mani da Giorgia Meloni, dopo la delusione del CdA Rai, nei confronti della “vittoriosa” coalizione di centro-destra in Calabria, rimettendo in discussione la scelta di Roberto Occhiuto a candidato Governatore, non fa salire la pressione alla Lega che, in Calabria, nonostante gli sforzi e le transumanze in vista, vede decrescere ogni giorno i consensi. Wanda Ferro, clamorosamente battuta da Oliverio nel 2015, pensa sempre alla rivincita e si tiene pronta a qualsiasi evenienza, o almeno lo lascia intendere, perché a destra tutti sanno che, in realtà, le minacce della Meloni hanno un solo obiettivo: ridimensionare ulteriormente il peso della Lega in Calabria e conquistare ampi spazi di territorio fino a insidiare agli azzurri il ruolo di partito più votato. Per la verità, c’è anche un altro fine nella speciosa dichiarazione di “guerra” alla coalizione, ovvero un avviso di sfratto “mascherato” al vicepresidente Spirlì che ha ricevuto il mandato direttamente da Salvini (e sono due!). Spirlì non piace a gran parte della coalizione ed è malsopportato dai fans di Occhiuto, i quali hanno dovuto, al pari del candidato presidente, accettare l’imposizione del bis di Spirlì alla vicepresidenza. Spirlì, naturalmente, ha declinato qualsiasi invito a candidarsi e sondare di persona il consenso a suo favore (chi glielo fa fare?  Il rischio di flop è molto ampio…) e conta di tornare “regnare” in quel di Germaneto per grazia e volontà di Salvini.

L’avviso di sfratto ha naturalmente un concreto aspirante: l’attuale assessore al Lavoro e al Turismo Fausto Orsomarso. Sarebbe lui la merce di scambio per il ritiro delle minacce della candidatura disfattista di Wanda Ferro. Orsomarso è più che convinto delle ottime chances di successo di tale opzione e sta ipotecando la poltrona di vice all’ottavo piano di Germaneto. Al facente funzioni – al quale toccherà indire le elezioni che sanciranno la fine del suo interregno – probabilmente andrebbe un assessorato minore, sempre in base ai voti raccolti dalla Lega in Calabria e sempre che non ci siano sorprese sulla pressoché sicura vittoria di Occhiuto. Si accettano comunque scommesse. (s)

REGIONE, SALVINI SMONTA I SOGNI DI SPIRLÍ
E IRTO RIMETTE IN GIOCO LA CANDIDATURA

di SANTO STRATI – I sogni muoiono all’alba? No, un po’ più tardi, in quel di Zambrone agli Stati generali della Lega, quando Matteo Salvini spiazza gli entusiasmi registrati l’altro ieri con l’indicazione di Nino Spirlì “candidato ideale” a presidente della Regione. Salvini – che sta preparando il “trappolone” della fusione a Berlusconi – non ci ha pensato due volte a spegnere il sogno di Spirlì che si è affezionato all’ottavo piano di Germaneto: «l’indicazione del candidato presidente della Calabria spetta a Forza Italia», secco secco il segretario della Lega salvaguarda così il tentativo di intesa per far un partito unico Salvini-Berlusconi che sta facendo inorridire gran parte degli azzurri. È facile trovare un riferimento preciso a quando Berlusconi fagogitò la destra di Fini, assorbendola nel Partito della Libertà, per poi farla scomparire. A Salvini pesa il crescente consenso che Giorgia e i suoi Fratelli stanno continuando a mietere senza nemmeno tanta fatica. E la Meloni lo sa benissimo, tanto che ha liquidato l’ipotesi di centrodestra “unico” con un tranchant «sono fatti loro». Del resto come può Salvini tendere le braccia Berlusconi (un abbraccio probabilmente assai mortale) e poi mettere in discussione la priorità acquisita dagli azzurri sulla scelta del presidente regionale? Quindi tanti elogi a Spirlì, «orgoglioso del suo lavoro – dice Salvini –, ma il candidato lo sceglie Forza Italia». Spiegando le ragioni della bocciatura: «Ho proposto una federazione dove si valorizzino le identità e si mettano insieme i valori comuni perché il mio avversario non è in casa ma è la sinistra, la sinistra delle tasse, a Reggio Calabria come a Roma, come a Milano. Ragioneremo intorno ad un tavolo».

Queste elezioni, lo abbiamo detto già troppe volte, non smetteranno di offrire colpi di scena o presunti tali, con annunci a effetto, ritiri di candidature, disponibilità non richieste, e via discorrendo. C’è una gran confusione sotto il cielo elettorale calabrese: Nicola Irto, forte delle sue 12.568 preferenze (il 26 gennaio 2020) ha ritirato la candidatura per poi rimettersi in gioco dopo le assicurazioni di Francesco Boccia mandato a ricucire un partito a pezzi. «La mia candidatura alla presidenza della Regione – ha dichiarato ieri all’Ansa – è e resta condizionata all’impegno che a livello nazionale si avrà sulla Calabria». Boccia gli ha organizzato – su sua esplicita richiesta – un tavolo romano con Enrico Letta e Giuseppe Conte dove si dovrebbe discutere del futuro della Calabria. «Ho posto delle questioni nazionali al mio partito sul tema della Calabria e sul ruolo del Pd nel Mezzogiorno e in questa regione. Problemi molti dei quali rimangono tutti e per intero sul tavolo, che, attenzione, non deve essere chiuso a una logica della tattica, a una logica dei nomi. O c’è un governo concreto, oppure, per quanto mi riguarda, sarà una battaglia politica che si farà, e nessuno dica che le decisioni passano sopra la testa dei calabresi. Come si è dimostrato con la venuta di Boccia qui, in Calabria decidono i calabresi. In Calabria decide una classe dirigente calabrese che deve e si può assumere le sue responsabilità – ha detto Irto –. Sembra che della Calabria non interessi niente a nessuno. Da qualche giorno abbiamo riportato la discussione al centro del dibattito politico nazionale. Mi è stato chiesto di fare questo percorso. Lo farò a nome del Pd calabrese ed a nome di quel centrosinistra che mi ha chiesto di mettere in campo un progetto di cambiamento. Ribadisco, io misurerò il mio impegno diretto solo ed esclusivamente rispetto agli impegni che il tavolo porterà sulla Calabria, non sui tatticismi, sulle sigle, sulle candidature e le questioni autoreferenziali. Serve un impegno serio sulla Calabria».

Certo, non è passata inosservata la pesante lettera di Mario Oliverio al segretario Letta: l’ex presidente contesta l’assenza di attenzione sul territorio e, di fatto, fa da sponda alle richieste di Irto, ma non è detto che – improvvisamente – svaniscano come per incanto i risentimenti e le divisioni. Tre anni di commissariamento del partito in Calabria hanno certamente provocato dei guasti difficilmente sanabili sono con le buone intenzioni. Né può bastare il ragionamento che occorre fare fronte comune per impedire alla destra di rivincere, perché il problema riguarda proprio il “fronte comune”. quale? La lite – facilmente prevista per tempo – tra Luigi De Magistris e Carlo Tansi non aiuta a ricompattare la sinistra “civica” che non pare intenzionata a lasciarsi lusingare da una probabile unione Pd-5Stelle. Conte ha i suoi grattacapi, ma da buon politico (ha imparato in fretta!) ha capito che una eventuale questione Calabria non farebbe che accentuare lo scollamento in corso tra gli ortodossi del Movimento che fu e le nuove leve del Movimento che sarà. L’intesa, probabile, con partito democratico potrebbe portare a qualche vantaggio a livello nazionale, soprattutto, in alcune consultazioni amministrative (Milano, Torino, Roma, Napoli) dove i giochi sono largamente aperti. Che la Calabria diventi il gioco di risulta di decisioni “romane” per patteggiare numeri e consensi non può, però, essere accettato dai calabresi che hanno già spalancato gli occhi e non resteranno inermi.

Indubbiamente, la mancanza di leader pesa non poco là dove il consenso non segue sempre pedissequamente le indicazioni dei partiti: a sinistra l’unico leader spendibile è Nicola Irto e le sue chances di successo dipendono dalla capacità di neutralizzare lo “straniero”: De Magistris sta facendo una buona campagna elettorale e raccoglie consensi, soprattutto a sinistra. Non toglie voti alla destra ma li sottrae all’ala progressista di cui si dice portavoce “unico”. In realtà, i numeri sono più modesti di quanto venga dichiarato, però potrebbero essere determinanti, soprattutto se da qui a settembre la destra e il centro continuano a cercare il modo migliore per perdere.

Anche a destra non è che ci sia affollamento di leader e Roberto Occhiuto, con la sua attuale carica di presidente dei deputati azzurri mostra quanto meno una rispettabilissima posizione politica: se riuscisse a non farsi condizionare da interessi di bottega di larghe frange della coalizione, potrebbe essere un ottimo presidente con una visione strategica di grande respiro. Ma il fuoco cova sotto la cenere: l’assessore Fausto Orsomarso (Fratelli d’Italia) ha puntualizzato che il suo partito rispetta i patti ma ha lanciato una frecciatina al veleno: «Noi abbiamo un grande candidato presidente perché c’è una donna, Wanda Ferro, che potrebbe essere in continuità, ma non facciamo a cazzotti nel senso che ci sarà un tavolo nazionale. La sintesi è mettere in campo gli uomini e le donne migliori. Se sarà Forza Italia a indicare il nome saremo in campo con la sintesi di Forza Italia, ma se mi si pone la domanda dico che fino a quando non si decide Wanda c’è, in continuità con la compianta Jole Santelli, se dovessi decidere io sarebbe la scelta migliore». Orsomarso ha ribadito che «il nome di Roberto Occhiuto è un’altra ipotesi autorevole. Visto che ancora non si è chiuso, ognuno rivendica le proprie posizioni, e noi abbiamo una figura che è una delle scelte migliori che può essere messa in campo in Calabria. Non è una liturgia il tavolo romano, non è inutile, è una sintesi della sensibilità diverse, ma noi riteniamo che Fratelli d’Italia con la leader Meloni oggi abbia una marcia in più: comune alla fine noi crediamo nei valori del centrodestra unito. Il tavolo romano è la migliore sintesi per tenere tutto in equilibrio. Speriamo che nella prossima settimana si chiuda».

E la Ferro che dice? «Se dovessi essere chiamata io – mette in chiaro la deputata meloniana – ovviamente non mi tirerei indietro, perché si può togliere un calabrese dalla Calabria ma non la Calabria da un calabrese. Lo farei con grande piacere, ovviamente con una richiesta unica: quella di avere carta bianca nelle scelte. Sono convinta che la risposta ci sarebbe anche perché l’affetto dei calabresi non è mai venuto meno soprattutto perché a Wanda Ferro qualche piccola ingiustizia dalla politica è stata fatta».

Di Salvini e del sogno sfumato del presidente ff Nino Spirlì di tornare a Germaneto con piene funzioni si è detto prima. Ma se l’ipotesi del partito unico Lega-Forza Italia – com’è immaginabile – non dovesse trovare seguito, potete scommettere che ci sarà un altro giro di giostra. Anzi, tanti altri giri di giostra, nonostante i calabresi siano stufi di accordi sulla loro testa, a destra, a sinistra, al centro. Lo hanno capito tutti, tranne i politici di mestiere: ma qualcuno che tenti di spiegarglielo una buona volta? (s)

Terme Luigiane: accordo o no? Quasi un incidente “diplomatico” per Orsomarso

di FRANCO BARTUCCI – I lavoratori delle Terme fanno le loro valutazioni sullo stato delle cose e l’assessore Orsomarso crea un incidente diplomatico – I lavoratori delle Terme Luigiane, che continuano nello stabilimento “Therme Novae” la loro manifestazione “Riprendiamoci il lavoro”, sono intervenuti, attraverso un documento, a ringraziare il Presidente Spirlì per la visita ed incontro avuto con loro nel pomeriggio del 4 maggio 2021. «Una visita da noi lavoratori auspicata dalla quale è emersa – hanno scritto i lavoratori – tutta la sua comprensione ed umanità nell’affrontare la delicata vicenda. Un atteggiamento e parole che hanno mostrato il suo volto umano e di persona libera, fuori dagli schemi della “vecchia” politica dai quali, purtroppo, altri attori della nostra vicenda, come i nostri due sindaci e lo stesso assessore regionale competente, ancora non riescono a liberarsi. Siamo sicuri di essere nelle mani di una persona perbene che ha perfettamente intuito quali possano essere le ragioni di chi, da una parte, cerca di distruggere e sabotare il nostro datore di lavoro e di chi, dall’altra, si è reso complice di tutto questo».

Nella seconda parte del documento i lavoratori fanno un’analisi dell’avviso esplorativo pubblico, pubblicato dai due Sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese nell’albo pretorio comunale, finalizzato ad individuare soggetti interessati a formulare manifestazioni d’interesse per la gestione dello stabilimento termale San Francesco e degli uffici amministrativi, unitamente a 40 litri a secondo di risorse minerarie idrotermali, presenti nel compendio termale delle Terme Luigiane, con scadenza di presentazione delle manifestazioni d’interesse entro le ore 12,00 del 14 giugno prossimo.

«La montagna, dopo anni di studi – dicono i lavoratori – ha partorito un topolino e il bando, come per magia, è diventato un misero “Avviso Esplorativo Pubblico” finalizzato ad individuare soggetti interessati a formulare manifestazioni d’interesse per la gestione del vecchio stabilimento termale. In parole semplici i comuni, essendosi resi conto ancora una volta di non essere in grado di fare alcun bando, hanno preferito chiedere in giro chi fosse interessato. Naturalmente il tutto è condito da numerose inesattezze e falsità con l’intenzione di rendere un minimo appetibile un qualcosa che non lo è assolutamente».

Un avviso in cui viene stabilito un prezzo di canone  assolutamente fuori mercato dimostrabile dagli stessi lavoratori che hanno conoscenza ed esperienza di gestione termale sia regionale che nazionale. Nel documento fanno notare che le dimensioni dello stabilimento S. Francesco non sono assolutamente tali da rendere economicamente sostenibile un’attività d’impresa. «Senza tralasciare – puntualizzano –  che lo stesso necessita (visto che tutti gli impianti sono stati da noi smontati su esplicita richiesta dei sindaci) di qualche milione di euro di attrezzature varie. Naturalmente qualche “imprenditore” interessato dovrebbe fare i conti anche e soprattutto con il fattore tempo: almeno un anno per l’aggiudicazione definitiva, un paio d’anni per i lavori, poi qualche anno fra autorizzazione sanitaria e accreditamento si arriva facilmente a meno di 10 anni dalla scadenza. Noi conosciamo bene i conti delle terme e l’operazione (se condotta legalmente) non sta in piedi».

I lavoratori nel loro documento commentano poi il testo giornalistico scritto e divulgato da una emittente televisiva calabrese, nel quale si parla di una inchiesta su presunte figure imprenditori calabresi interessati alla gestione delle Terme Luigiane in conversazione registrata con un ex amministratore comunale in carica ancora oggi.

Una vicenda a dir poco scandalosa nel momento in cui vige oggi la regola della trasparenza e di lotta alla corruzione in ambito delle Amministrazioni Pubbliche. «I dubbi e le perplessità – scrivono i lavoratori nel loro documento – sono molto forti anche perché tutto ciò che noi lavoratori nel corso di questi anni abbiamo solo ipotizzato e supposto, si sta palesando attraverso le azioni dei sindaci compiute negli ultimi mesi e che sembrano siano finalizzate solo ed esclusivamente a far fuori la Sateca. Per questo  aspettiamo comunque ansiosi l’esito delle indagini evidentemente avviate dalla Procura».

Un incidente diplomatico dell’assessore al turismo e termalismo della Regione, Fausto Orsomarso contestato dai legali della Sateca.

I legali della Sateca smentiscono l’assessore Orsomarso su un presunto accordo raggiunto sulla questione Terme Luigiane –  Tutto succede nel primo pomeriggio di oggi quando l’assessore al Turismo e Termalismo, Fausto Orsomarso, fa una diretta su Facebook annunciando che i legali della Sateca e quelli dei due Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese si sono incontrati, su sua richiesta, ed hanno raggiunto un accordo su come aprire la nuova stagione termale attesa dai lavoratori.

Immediata la risposta dei due legali della Sateca, avv. Enzo Paolini e Ivan Incardona, che in un comunicato smentiscono le dichiarazioni fatte dall’ass.re Orsomarso ed affermano: «Apprendiamo  che l’Assessore Fausto Orsomarso ha pubblicamente annunciato la conclusione di un accordo, che sarebbe intervenuto tra avvocati, in ordine alla vicenda “Terme Luigiane”. Ignoriamo i dettagli di un simile annuncio e, per la verità, neppure ci interessano. Ci farebbe molto piacere se quanto affermato da Orsomarso fosse vero, ma purtroppo non è così. Nessun accordo, ma neppure nessuna intesa di massima, di nessun genere ed in relazione ad alcun profilo, è stato da noi raggiunto con nessuno. Per questa ragione, nulla abbiamo potuto trasmettere alla nostra assistita, S.A.TE.CA. S.p.a. D’altra parte, le posizioni di S.A.TE.CA., da noi espresse in tutti gli ultimi incontri con i legali dei Comuni di Acquappesa e di Guardia Piemontese, sono state quelle manifestate più volte, chiaramente e pubblicamente, nel corso delle riunioni in Regione Calabria con il Presidente Spirlì. Niente è mutato da allora. E nessuna – proprio nessuna – comunicazione ufficiale, di qualsiasi tipo, ci è pervenuta in relazione all’adesione a tali posizioni da parte dei Comuni di Acquappesa e di Guardia Piemontese. Come è ben noto, e come è doveroso in simili situazioni, se le Amministrazioni comunali avessero voluto rappresentarci anche la semplice intenzione di pervenire ad un accordo in linea con le posizioni espresse da S.A.TE.CA., avrebbero potuto, e dovuto, comunicarcelo tramite i propri legali, ovvero attraverso propri atti formali. Questo, semplicemente, non è avvenuto. Pertanto, non possiamo che considerare quella dell’Assessore Orsomarso come una unilaterale dichiarazione di intenti che, per essere valutata (da noi e da S.A.TE.CA.), dovrebbe essere dapprima comunicata nel rispetto dei ruoli e delle forme, e poi debitamente presentata al tavolo regionale costituito dal Presidente Spirlì». (fba)

La dichiarazione dell’assessore Fausto Orsomarso

«Siamo impegnati – ha detto l’assessore Orsomarso – a sostenere i lavoratori delle Terme Luigiane, così come già fatto in passato. Abbiamo fatto incontrare gli avvocati delle parti e suggerito di trovare una soluzione in termini giuridici con un atto amministrativo che possa portare all’affidamento delle acque. Dai legali abbiamo ricevuto il consenso alla proposta e ci attendiamo sviluppi positivi a breve.

«Sono nato da quelle parti e nessuno quanto me – continua – ha a cuore le sorti delle Terme e dei suoi lavoratori. Adesso stiamo per uscire con un bando che riguarderà tutto il termalismo regionale, dopo quello, a fondo perduto, di 335mila euro stanziato lo scorso anno.

«Comprendo e rispetto la disperazione per il lavoro che non c’è e ricordo che, anche da semplice consigliere regionale, ho difeso il lavoro termale e tutti i territori di riferimento. Nessuno – conclude Orsomarso – può insegnarci niente sul significato e l’importanza delle Terme Luigiane e sulle giuste esigenze dei lavoratori». (rcz)