PNRR, QUALCHE TIMORE PER I FONDI: NON
C’È CAPACITÀ DI SPESA PER OLTRE IL 50%

di ERCOLE INCALZA – Siamo in attesa del Piano in corso di definizione da parte del Ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr Tommaso Foti, di un Piano che riconosce formalmente il reale rischio di perdere risorse assegnate dalla Unione Europea per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza presentato dall’Italia, prevede investimenti e un coerente pacchetto di riforme, a cui sono allocate risorse per 191,5 miliardi di euro di cui 68,9 miliardi di euro a fondo perduto e 122,6 finanziati tramite prestiti e per 30,6 miliardi di euro attraverso il Fondo complementare istituito con il Decreto Legge 59 del 6 maggio 2021 a valere sullo scostamento pluriennale di bilancio. Il totale dei fondi previsti ammonta quindi a di 222,1 miliardi di euro.

Ebbene, con apposite mie note ho, in modo dettagliato, ricordato sin dal 2021, praticamente pochi mesi dopo l’approvazione dell’apposito provvedimento da parte del Governo italiano, che il massimo importo che saremmo stati in grado di spendere entro il 30 giugno 2026 non avrebbe superato la soglia dei 90 miliardi di euro.

Il mio era un convincimento facilmente difendibile perché come ho ribadito più volte l’intero impianto programmatico non conteneva: una governance unica (fino all’inizio del 2023 vi erano ben sette centri di riferimento preposti alla gestione dell’operazione); elaborati progettuali con caratteristiche tecniche a livello esecutivo e, soprattutto, supportati da misurabili processi autorizzativi; cronoprogrammi che in partenza assicurassero il completamento delle opere entro il 30 giugno 2026, per cui è stato davvero facile poter quantificare una concreta attivazione della spesa, ripeto, non superiore ai 90 miliardi.

Il volano di risorse pari a 191,5 miliardi di euro (68,9 miliardi di euro a fondo perduto e 122,6 finanziati tramite prestiti) a cui si aggiunge, come detto prima, l’importo di 30,6 miliardi attraverso il Fondo complementare e che su preciso indirizzo della Unione Europea deve rispettare le stesse logiche e le stesse scadenze del Pnrr, vede un residuo di risorse non spese pari a: 222,1 – 90 = 132,1 miliardi di euro.

Sicuramente sarò smentito e sicuramente da più parti saranno forniti dati e precisazioni sul valore reale di questa mancata spesa e le cifre varieranno tra un minimo di 115 miliardi di euro ad un massimo di 125 miliardi di euro; non voglio polemizzare su simili precisazioni perché anche la cifra minima di 115 miliardi denuncia da sola quanto sia grave e al tempo stesso rischioso non poter ormai in nessun modo dare vita ad un tentativo di concreto salvataggio di tali risorse.

Ora, almeno seguendo sue ultime precisazioni, il Ministro Foti intende, entro questo mese di febbraio presentare un nuovo Piano che annulli le opere che non sarà possibile portare a compimento entro il 30 giugno del 2026 e, al loro posto, inserire nuovi interventi.

Questa impostazione, purtroppo, creerà rilevanti problemi con gli Enti locali e con le grandi aziende come le Ferrovie dello Stato, e questo contenzioso, ingestibile dal punto di vista istituzionale e politico, renderà ancora più difficile il rispetto della scadenza imposta dall’Unione Europea.

Per l’ennesima volta cerco di prospettare una ipotesi di lavoro così articolata: si chieda subito alla Unione Europea di aprire un confronto diretto in cui il nostro Paese  ammette la impossibilità di rispettare quanto previsto in merito alla scadenza dell’intero impianto programmatico e giustifica una simile inadempienza ricordando anche che una delle cause era da ricercarsi sia nella serie di verifiche elettorali effettuate negli anni 2022 e 2023, sia all’alternarsi di tre distinti Governi; verifiche sia nazionali che locali e questa mancata continuità amministrativa ed istituzionale aveva prodotto sostanziali ritardi nei processi autorizzativi.

Si trasformino le risorse a fondo perduto, pari a circa 28 miliardi non spendibili dei 68,9 miliardi autorizzati, in prestito con un tasso di interesse da definire; si aumentino i tassi dei 52 miliardi di euro dei 122,6 autorizzati inizialmente, mentre si mantengano inalterati i tassi dei 20 miliardi dei 30,6 miliardi del Fondo complementare; si fissi come scadenza definitiva di tutta l’operazione il 30 giugno del 2028; una data questa identica alla scadenza del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021 – 2027 (scadenza che contiene in partenza una proroga fino al 30 giugno del 2028).

La Unione Europea penso sia disposta a confrontarsi su una simile proposta ed in particolare si convinca che con l’adeguamento dei tassi di interesse il nostro Paese sta praticamente adottando una procedura che non penalizza in nessun modo le aspettative di altri Paesi interessati da Fondi del Programma Next Generation Eu (Ngeu), il pacchetto da 750 miliardi di euro, costituito per circa la metà da sovvenzioni, concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica.

Insisto nel difendere questa ipotesi di lavoro perché temo che ogni ipotesi alternativa si configuri come un secondo imperdonabile fallimento, un fallimento di questo Governo, un fallimento che peserebbe moltissimo nel bilancio conclusivo dell’attuale Legislatura. (ei)

 

FONDI UE PER LE ARMI, IL RISCHIO PER LA
CALABRIA DI PERDERE RISORSE PREZIOSE

di FRANCESCO RENDE – Aldilà delle dichiarazioni di facciata, chi si aspettava rassicurazioni dalle parole del commissario agli affari regionali e vice presidente della Commissione Raffaele Fitto è rimasto deluso: la sostanza non cambia, quella dei fondi delle politiche di coesione per finanziare il piano di riarmo dell’Unione Europea proposto dalla presidente von der Leyen è “una possibilità dei singoli Stati” e saranno quindi i governi centrali a decidere se utilizzare i fondi di coesione, in che modo e quali programmi eventualmente tagliare per sostenere la nuova corsa agli armamenti europea.

La Conferenza delle Regioni di mercoledì sera, alla quale ha partecipato il commissario agli affari regionali Fitto, è l’ennesima dimostrazione di quanto le politiche di coesione (ed in particolar modo i programmi che hanno forti difficoltà di spesa) siano a rischio in questa fase. L’incontro, convocato settimane fa per verificare l’andamento della spesa dei singoli programmi e organizzato per verificare la necessità di eventuali riprogrammazioni in vista della finestra temporale di marzo 2025, a porte chiuse ha preso poi una piega diversa. Il piano ReArm Europe e l’impellente Consiglio Europeo hanno imposto un’accelerata che le regioni non si aspettavano e che ha messo sul chi va la diversi governatori, in particolare quelli del Sud Italia. Alcuni, come De Luca, si sono esposti platealmente contro questo piano: «Le cose che sto sentendo rischiano di essere mortali per il Sud – spiega De Luca – questi soldi servono per le politiche di riequilibrio dei divari territoriali e se a Bruxelles decidono di finanziare il riarmo con questi soldi il Sud è morto».

Fondi di coesione spesi per le armi, timore per la Calabria e le altre regioni del sud: deciderà il governo

I governatori di centrodestra, invece, sono più guardinghi ma la paura è tanta: a fine riunione, è stato proprio il leghista Fedriga, a capo della conferenza delle Regioni, a tirare le somme provando a buttare acqua sul fuoco ringraziando Fitto e spostando l’asse sulle proposte di modifiche ai fondi che arriveranno dalle regioni italiane e che saranno discusse a Bruxelles.

Le parole di Fitto, però, non hanno lasciato nessun margine all’interpretazione: «Il piano europeo di riarmo ha diverse fonti: quella delle politiche di coesione è una scelta volontaria dello stato membro e riguarda diversi stati membri che hanno diverse esigenze tra loro».

Parole che, nell’interpretazione del burocratese, non hanno molte interpretazione: decide Roma, in soldoni, e i fondi italiani sono ancora più a rischio rispetto a quelli di altri paesi. Il motivo, in realtà, è semplice: lo Stato italiano al momento non ha la capacità di cassa e la possibilità di investire risorse per aumentare gli investimenti in armamenti. Le difficoltà recenti nel trovare spazi economici per gli aiuti energetici alle famiglie e le discussioni intorno all’ultima finanziaria lo dimostrano: la coperta è corta, cortissima e le sirene che arrivano da Bruxelles non fanno che addensare nubi su regioni come la Calabria in difficoltà.

«I programmi più indietro con la spesa sono quelli attenzionati» si sussurra negli uffici ed è questo il timore principale per le regioni del Sud ed in particolar modo per la Calabria: dopo lo spostamento delle risorse dell’Fsc sul Ponte sullo Stretto (1,6 miliardi tolti dalle disponibilità di Calabria e Sicilia), quest’altra mannaia sarebbe davvero un colpo durissimo per il futuro di questa regione. (fr)

[Courtesy LaCNews24]

Pnrr, Occhiuto: Italia deve spendere bene le risorse Ue per riforme necessarie

Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha dichiarato che si riterrà «soddisfatto se riusciremo a spendere gran parte delle risorse Pnrr, ma sarò davvero felice se per spenderle facessimo davvero quelle riforme ormai indispensabili per l’Italia».

«Riformare, del resto, significa creare le condizioni per spendere presto e bene», ha evidenziato il governatore intervenendo a Roma all’evento Pnrr, a che punto siamo?, promosso da Affari&Finanza, il settimanale economico di Repubblica.

«Ricordo il dibattito nella fase preparatoria del Piano nazionale di ripresa e resilienza – ha proseguito –. Si diceva che ci volevano le risorse, ma anche le riforme. Del resto, se mettessimo sui piatti di una bilancia da una parte le risorse e dall’altra le riforme, credo che peserebbero molto più le riforme. E invece negli ultimi anni abbiamo riempito i vagoni di un treno con risorse, molte prese solo a prestito dall’Europa, ma nel frattempo non abbiamo costruito i binari per far viaggiare speditamente questo treno».

«C’è un vezzo tipico del nostro Paese – ha aggiunto – che è quello di concentrarsi più sulle risorse che sulle riforme. E per questa ragione oggi siamo impegnati a fare le riforme mentre il treno è in corsa, una cosa molto complicata. Alla fine del ciclo previsto dal Pnrr noi misureremo la qualità dell’azione istituzionale del governo nazionale e dei governi regionali in relazione alla capacità che questi esecutivi avranno avuto di riformare il Paese per spendere le risorse».

«Vede, io sono presidente della Regione Calabria da due anni – ha ricordato –. Appena insediatomi ho trovato 1 miliardo di fondi del Fondo di sviluppo e coesione e 1 miliardo di fondi Por non spesi dai miei predecessori, e sto facendo di tutto per spendere queste risorse e non perderle».

«In generale nel Paese paghiamo spesso un eccesso di ottimismo in relazione ai fondi comunitari – ha concluso – rimandiamo, non rendicontiamo per tempo, dilatiamo alcune procedure, e spesso finiamo per perdere fondi. Questo non deve succedere». (rrm)

L’OPINIONE / Laura Ferrara: La Calabria ancora una volta sarà bocciata per la spesa fondi Ue

di LAURA FERRARAMancano poco più di due mesi alla chiusura del Programma operativo della Calabria 2014-2020 e la Commissione europea, rispondendo ad una mia interrogazione, mi informa che solo il 27 settembre la Regione ha notificato l’ennesima modifica dello stesso.

Il processo di revisione che riguarda il Programma operativo calabrese 2014-2020 non è altro che un artificio grazie al quale si elargiscono fondi a pioggia così da centrare l’obiettivo della spesa, o almeno provarci, a discapito della qualità. La riprogrammazione, dunque, non servirà ai calabresi, non gli verrà restituito, infatti, un territorio i cui investimenti hanno prodotto crescita e competitività, bensì si metterà, giusto, in sicurezza il programma. Questo va detto a futura memoria, quando il centrodestra, al pari di chi li ha preceduti, sbandiererà il raggiungimento dei target di spesa. Da tempo nel Dipartimento programmazione si promuovono operazioni volte esclusivamente a fare cassa, bandi per progetti da 5mila euro utili ad accontentare qualche associazione amica, risorse ridestinate a progetti vecchi e accantonati nei cassetti dei vari Enti. Così come si sposta la spesa verso assi del Por già ampiamente coperti. Circa 120 milioni verranno destinati per il programma Safe. Tutto lecito, per carità, ma se il 5% di un programma pluriennale (quasi decennale) potrebbe essere speso a pagare bollette elettriche e quindi colmare un’emergenza attuale, questo significa che nulla si sarebbe mai realizzato con quelle risorse. Nonostante la rincorsa, la spesa ancora arranca. Alla data del 2 ottobre 2023, infatti, l’importo della spesa certificata, in base alle informazioni fatte pervenire dall’autorità di gestione, ammontava a 1.619,5 milioni di euro. Ciò equivale al 72,8 % delle risorse disponibili a valere sul Por, ancora da modificare, tuttavia. Ecco perché, secondo la Commissione europea, al momento non è possibile escludere che le risorse inutilizzate possano essere disimpegnate in sede di chiusura della programmazione. Ancora una volta la nostra Regione verrà bocciata circa la qualità della spesa dei fondi comunitari, a maggior ragione se consideriamo i numerosi processi di revisione e rimodulazione già intervenuti sul Por Calabria negli scorsi anni e che hanno inciso notevolmente, per non dire stravolto, la struttura originaria dello stesso. (lf)

[Laura Ferrara è europarlamentare del Movimento 5 Stelle]

Fondi Ue, Regione al fianco dei comuni per uso delle risorse

La Regione Calabria è al fianco dei Comuni per l’utilizzo dei fondi Ue. Questa mattina, infatti, alle 10.30, è in programma un incontro tra Salvatore Siviglia, dirigente generale del Dipartimento Territorio e Tutela dell’Ambiente, con i sindaci e i responsabili degli uffici tecnici dei Comuni beneficiari per una prima verifica dello stato delle procedure al fine di pervenire celermente alla cantierizzazione delle opere finanziate.
Nei giorni scorsi, infatti, a seguito della ricognizione dei progetti immediatamente cantierabili, e che dunque potranno concludersi entro il 31 dicembre 2023, la Giunta aveva deliberato lo stanziamento di 43 milioni di euro di fondi Por Fesr Fse 2014-2020 per 94 Comuni.

La gran parte delle risorse – poco più di 33,5 milioni di euro – andranno a 71 comuni per preservare e tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse. Poco meno di 9,5 milioni di euro saranno destinati, invece, a 23 Comuni per sostenere la transizione energetica verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori.

Prosegue, dunque, «l’impegno della Giunta regionale, guidata dal presidente Roberto Occhiuto – si legge in una nota del Dipartimento Territorio e tutela dell’ambiente della Regione Calabria. per preservare e tutelare l’ambiente e sostenere la transizione energetica ed ecologica nei Comuni della Calabria».

«In particolare – viene spiegato – sull’Asse 6 del Por Calabria 2014-2020, sono stati finanziati 17 progetti per complessivi 8,8 milioni relativi al ciclo dei rifiuti (raccolta differenziata, isole ecologiche, compostaggio di prossimità), e altri 44 progetti per 24,7 milioni relativi al ciclo idrico integrato (reti idriche, reti fognarie, impianti di depurazione e stazioni di sollevamento)».

«Un’azione organica quella intrapresa dalla Giunta regionale in materia ambientale – si legge ancora – in cui si coniugano attività emergenziali estive (monitoraggio degli impianti di depurazione e relativo finanziamento di interventi urgenti per complessivi 9 milioni) e programmazioni di interventi ordinari a carattere strutturale».

«In questa programmazione – viene spiegato – è stato disposto anche il finanziamento del progetto “Smart Water Innovation” per ulteriori 9,4 milioni in favore di Sorical, che prevede la realizzazione di un sistema tecnologicamente avanzato di gestione della risorsa idrica per l’ottimizzazione della distribuzione di acqua potabile, nonché il complessivo controllo digitale delle infrastrutture del Servizio Idrico Integrato (sorgenti e pozzi, rete di adduzione, reti idriche di distribuzione, reti fognarie, impianti di depurazione e di sollevamento)».

«Tale sistema, oltre a rispondere alle esigenze politiche e alle strategie europee esplicate nelle direttive “Drinking water directive” (1998/83/EC) e “Water framework directive” (2000/60/CE), per la messa in atto di misure urgenti finalizzate ad accrescere la resilienza delle infrastrutture del Servizio Idrico Integrato, consentirà di monitorare la corretta distribuzione dell’acqua nelle infrastrutture idriche a servizio dei comuni stessi».

«Gli interventi, d’intesa con gli enti attuatori – conclude la nota – saranno realizzati entro fine anno, anche per la forte volontà del presidente Occhiuto di non perdere nemmeno un euro delle risorse messe a disposizione dalla Comunità Europea». (rcz)

Fondi Ue, l’assessore Minenna risponde al PD: Regione lavora per stimolare Enti locali e programmare spesa

L’assessore regionale all’Ambiente, alle Partecipate, alla Programmazione unitaria e ai Progetti strategici, della Regione Calabria, Marcello Minenna, ha replicato al Partito Democratico Calabria, sottolineando come «l’opposizione non vuole comprendere la ratio di una misura chiara, che ha l’obiettivo di avviare regole di programmazione per la spesa dei fondi comunitari nella nostra Regione».

«Spiace constatare che il gruppo regionale del Partito democratico attribuisca al bando per la spesa dei fondi Ue funzioni extra ordinem. Ognuno valuta con i parametri con cui è abituato ad operare», ha detto Minenna, spiegando che «l’Assessorato tecnico ha semplicemente avviato un nuovo modus procedendi orientato a creare le basi per una solida sinergia con gli enti locali. Il bando è, infatti, di semplice attivazione, e si riferisce a progetti esecutivi pronti ad essere realizzati».

«A questo bando, come ho già spiegato, ne seguiranno altri su base periodica – ha proseguito –. L’idea è quella di stimolare gli enti locali a programmare le loro attività nella certezza che periodicamente arriveranno bandi per i supporti finanziari del caso peraltro sempre con omogenea sintassi amministrativa. Il fine ultimo è quello di evitare soluzioni su misura o comunque estranee ad una visione programmatica. Abbiamo ereditato una situazione molto complessa, e stiamo operando per invertire la rotta e fare della Calabria una Regione virtuosa. Da tecnico non comprendo come si possa fare polemica anche su questo. Noi andiamo avanti, i bilanci li faremo, dati alla mano, a fine anno». (rcz)

Il PD Calabria sul bando Fondi Ue 2013-2020

Mimmo Bevacqua, capogruppo del Partito Democratico Calabria, ha evidenziato come «oltre al danno adesso arriva anche la beffa per tutti gli enti locali interessati al bando elaborato dalla giunta regionale per la spesa dei fondi europei in scadenza a dicembre».

«Le tante segnalazioni che stiamo ricevendo sulla fattibilità ed esecutività di progetti da finanziare con la programmazione 2013/2020 da sindaci e amministratori è la conferma di quanto da noi già sostenuto – hanno spiegato ancora i consiglieri dem  – che lamentano l’impossibilità di potere rispettare la scadenza prevista dal bando per potere usufruire delle eventuali risorse. I requisiti e le modalità con le quali lo stesso bando è formulato sono di per sé impossibili da rispettare per i Comuni in termini così brevi. Il bando prevede, ad esempio,  che  per ottenere i finanziamenti  gli  Enti locali dovranno avere già approvato la progettazione esecutiva, in linea con il prezziario delle opere pubbliche della Regione Calabria per il 2023».

«Requisiti così stringenti e scadenze temporali così ristrette che fanno venire in mente si tratti dunque di bandi rivolti a qualche Comune “amico”, magari avvisato in precedenza.  Se ciò dovesse essere vero sarebbe mortificante per i tanti Comuni calabresi oggi alla ricerca di finanziamenti, ma con progetti non ancora cantierabili. Si conferma ancora una volta – hanno proseguito ancora i dem – l’approssimazione e la mancanza di una strategia di sviluppo e crescita da parte della giunta regionale. Non è possibile continuare a sprecare e perdere risorse con interventi a pioggia e senza nessuna concertazione – conclude il gruppo del Pd – e ciò fa crescere la nostra preoccupazione anche in ordine alla programmazione futura». (rrc)

Iniziativa fondi Ue a Bruxelles, Nucera: Il futuro di Reggio passa da qui

«Reggio e la Calabria nel percorso di rilancio non hanno strade alternative rispetto all’utilizzo massiccio dei fondi europei. È una sfida che va colta e che richiede sacrificio, per farlo nel migliore dei modi però servono competenze, lungimiranza e capacità di programmazione». È quanto ha detto Giuseppe Nucera, leader del movimento La Calabria che vogliamo ed ex presidente di Confindustria RC, all’iniziativa Fondo di coesione e opportunità per le amministrazioni locali. Migliori pratiche, ultime tendenze e consigli utili svoltosi a Bruxelles.

«Si è trattato di una tre giorni preziosissima sul piano delle nozioni acquisite e dell’apprendimento. Non posso che congratularmi con l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Denis Nesci per la brillante iniziativa che ci ha dato la possibilità di ascoltare gli interventi di funzionari di alto livello», ha aggiunto, sottolineando come «conoscere da vicino come funziona la macchina europea, con particolare riferimento all’utilizzo dei fondi comunitari da parte degli enti locali, mi ha consentito di capire la valenza fondamentale che possiedono queste risorse per lo sviluppo delle amministrazioni, permettendo agli enti locali di centrare gli obiettivi prefissati nei vari settori».

Secondo l’ultimo rapporto “L’economia della Calabria”, presentato in questi giorni da Bankitalia, alla data del 22 maggio risultano assegnati a soggetti attuatori pubblici circa 5 miliardi (4,4 nell’ambito del Pnrr e 0,6 sul versante del Pnc) per interventi da realizzare in Calabria, pari al 4,4 per cento del totale nazionale. 

I fondi finora assegnati, in rapporto alla popolazione – è detto nel report – sono superiori alla media nazionale: 2.265 euro pro capite contro 1.911. Numeri incoraggianti ma che hanno la necessità di essere tradotti in pratica con la capacità di far giungere a destinazione le risorse entro le date previste dal Pnrr.

«Come ha giustamente evidenziato Bankitalia, il Pnrr offre un’opportunità unica per affrontare i nodi strutturali e accorciare il divario che separa le regioni più in difficoltà come la Calabria rispetto a quelle più avanzate», ha evidenziato Nucera, ricordando come «il Comune di Reggio Calabria vive, da anni,  uno stato di incertezza amministrativa che sta ingabbiando ogni opportunità di rilancio».

«L’importante iniziativa tenutasi a Bruxelles e alla quale ho avuto il piacere di partecipare – ha concluso – mi ha convinto rispetto alle reali possibilità per il nostro territorio di riscattarsi, lasciandosi alle spalle difficoltà e problematiche datate. Nessuno però potrà farlo per noi: serve la capacità di cogliere le possibilità che i fondi europei ci offrono». (rrc)

 

Il Pd Calabria: La programmazione dei fondi si conferma fallimentare

Il Gruppo Pd Calabria ha evidenziato come «la programmazione dei Fondi si conferma fallimentare».

«Nella sua “dettagliata” relazione fatta in consiglio regionale nell’ultima seduta – viene spiegato – l’assessore Minnenna aveva rassicurato tutti negando qualsivoglia criticità in vista del raggiungimento degli obiettivi e nella spesa dei fondi comunitari relativi alla programmazione 2013/2020».

«Avevamo ragione, dunque – continua la nota – quando denunciammo di essere davanti al fallimento in termini di programmazione da parte del dipartimento della Programmazione unitaria – governato oramai da 4 anni dal centrodestra così come il resto della Regione – evidenziando che il loro obiettivo fosse  soltanto quello del mero raggiungimento del risultato finanziario rinunciando ad un concetto che pur alberga nel suo nome e che dovrebbe essere prioritario per una Regione come la nostra, ovvero la programmazione. Il bando di questi giorni, osannato dall’assessore Minenna e dal presidente Occhiuto, rivolto a quegli enti locali dotati di progetti che dovranno essere portati a termine entro dicembre ne è la testimonianza più lampante».

«L’approssimazione e la mancanza di una strategia di sviluppo e crescita sono manifeste – è stato evidenziato dal Pd Calabria – se si volesse davvero venire incontro alle difficoltà dei Comuni, non si varerebbe una misura di così corto respiro. Non è certo questa la maniera di agevolare e supportare interventi strutturali capaci di impattare significativamente sulla vita economica e sociale delle comunità. Durante l’ultima seduta di Consiglio avevamo invitato il governo regionale a cambiare rotta cominciando a coinvolgere le Università e i mondi vitali per la programmazione, avviando un rapporto di collaborazione serio e costruttivo con gli Atenei calabresi».

«La programmazione 2021-2027, invece – conclude la nota – non ha avuto nessuna forma di confronto con gli attori sociali. E adesso assisteremo a una raccolta di progetti fatta in fretta e furia, senza alcun piano organico e senza alcuna ricaduta sui territori. Quel che però si raggiungerà, sarà il consueto obiettivo primario: spendere e spandere per lasciare la Calabria sempre in obiettivo 1. Anche questa volta, il presidente Occhiuto si autoloderà attraverso i social, ma i fatti iniziano ad essere ogni giorno che passa più forti della macchina mediatica sempre in moto e che, ormai, gira a vuoto». (rrc)

Fondi Ue: Minenna, 85% di quanto speso viene messa a terra dalla Regione

L’assessore regionale all’Ambiente, alle Partecipate, alla Programmazione unitaria e ai Progetti strategici, Marcello Minenna, è intervenuto in Consiglio regionale per relazionare in merito allo stato di attuazione della programmazione europea 2014-2020.

«Il Piano di Attuazione dei fondi comunitari calabrese – ha spiegato – è un piano che prevede, dal punto di vista finanziario, tre pilastri fondamentali – l’Europa per il 78,93%, lo Stato centrale per il 13,18% e la Regione per il 7,89% – ed è rivolto agli enti pubblici, alle imprese e alla collettività».

«Ha una dotazione totale 2,2 miliardi di euro – ha detto ancora – di cui la quota comunitaria è di 1,8 miliardi rispetto al quale, per conseguire il target previsto al 31.12.23, dovrà essere sostenuta una ulteriore spesa per 538 milioni di euro che, in virtù degli attuali tassi di co-finanziamento, corrisponde ad una spesa totale di oltre 680 milioni di euro».

«Ma il tema rilevante – ha proseguito  – sono alcune variabili che indicano la capacità di accelerazione del programma. Tra queste, le cosiddette operazioni sponda, in cui andiamo a rendicontare spese fatte da soggetti terzi rispetto all’ente Regione. Parliamo di risorse che non rappresentano la messa terra diretta dell’ente».

«Bene, su questo punto – ha detto ancora – la Regione ha fatto un gran lavoro: quando abbiamo ereditato il programma la logica era 15% di spesa diretta e 85% progetti sponda. Oggi siamo in una situazione, grazie al grande lavoro degli uffici e dato dagli indirizzi della Giunta, in cui quella proporzione si è addirittura invertita: 85% di spesa che viene messa a terra dalla Regione e 15% di spesa sponda. Ciò significa una spesa migliore e una capacità di governo delle decisioni che hanno impatto sul territorio. E non c’è dubbio che c’è stata anche un’importante accelerazione nell’ultimo anno fiscale».

«Questa inversione di spesa, inoltre – ha concluso – ci consente di migliorare la nostra capacità nella prossima programmazione. Io non ravviso dunque criticità nella realizzazione degli obiettivi del programma». (rrc)