di ANTONIETTA MARIA STRATI – La forestazione è la vera industria calabrese. Una dichiarazione, quella del segretario generale di Fai Cisl Calabria, Michele Sapia, che fa comprendere l’importanza di valorizzare e proteggere un settore che rappresenta la «più grande ricchezza» della Calabria.
La nostra regione, infatti, può vantare tre Parchi nazionali – quello del Pollino, della Sila e dell’Aspromonte – che, insieme al mare, sono un autentico e inestimabile tesoro che il mondo ci invidia. Ma non si tratta solo di tesori, perché questi elementi, messi insieme, sono una carta vincente per il turismo. Basti pensare ai numeri da record che Tropea ha raccolto nel periodo delle feste di Natale e di capodanno, o dei tantissimi turisti che scelgono la Calabria per passare le vacanze estive o invernali.
La forestazione, dunque, può essere, insieme al turismo, il motore di rilancio della Calabria. Ma, prima di tutto, si devono risolvere le tante criticità che questo settore deve affrontare.
«In una regione con migliaia di ettari di bosco, ricca di risorse idriche ma fragile e interessata dal dissesto idrogeologico, è strategico fare attività di manutenzione e prevenzione», ha detto Sapia, nel corso dei lavori del Direttivo della Fai Cisl Catanzaro – Crotone – Vibo Valentia, evidenziando come «serviranno investimenti e strategie regionali che mettano al centro il presidio umano, il lavoro della forestazione e bonifica tramite un immediato ricambio generazionale».
«Non è possibile innestare nuove politiche per una transizione ecologica e sicurezza del territorio se non si mette al centro il tema del lavoro ben retribuito e contrattualizzato – ha proseguito – garanzie finanziarie e immediato turn over in particolare nella forestazione calabrese. È necessario maggiore confronto e partecipazione per coltivare una Forestazione 2.0, innovativa, capace di valorizzare in modo sostenibile le risorse naturali, rendere nuovamente attrattive le aree interne che continuano a spopolarsi di generazioni».
Il segretario, insieme a Onofrio Rota, segretario generale della Fai Cisl, già a dicembre 2022, avevano denunciato la mancanza di attenzione, da parte del Governo, per la forestazione nella legge di bilancio: «il tema dei tagli alla forestazione calabrese purtroppo non è una novità, ma la manovra del Governo è un’opportunità imprescindibile per salvare il comparto: siamo al fianco dei lavoratori e della Regione nel denunciare l’insufficienza delle risorse stanziate, emersa anche all’assemblea nazionale dei delegati Cisl, e ribadiamo che gli investimenti mancati nella cura del suolo e delle foreste si traducono sempre in costi moltiplicati per tutta la collettività».
«Servono modifiche e correzioni – hanno denunciato Rota e Sapia – attraverso il confronto e la concertazione con il Governo nazionale, la Regione, i gruppi parlamentari, e va messa in campo una visione riformatrice del settore coinvolgendo gli enti strumentali e le strutture competenti. In Calabria si contano ormai poco più di quattromila lavoratori forestali, gran parte monoreddito e con un’età media di circa 60 anni, conseguenza della legge del 4 agosto 1984, n. 442, un vero e proprio unicum che, nella sola Calabria, impedisce il necessario ricambio generazionale. Servono investimenti in prevenzione, cura del territorio e attività di rimboschimento da governare tramite il confronto e la buona contrattazione, mentre invece continuiamo a constatare l’abbandono delle aree interne, l’eccessiva cementificazione e il conseguente incremento del dissesto idrogeologico».
Un appello che non è stato ascoltato. Le risorse, infatti, sono insufficienti. Le risorse finanziarie sono pari a 50 milioni, «una cifra preoccupante – hanno detto Russo e Sapia, a dicembre – la più bassa degli ultimi anni, che non potrà garantire sia quelle attività di forestazione annuali che quelle finalità di sostegno all’occupazione stabilite nel decreto del 1993 in cui era previsto anche il finanziamento per i forestali calabresi. Pertanto, per l’anno 2023 le risorse statali e regionali attualmente messe a bilancio non potranno assicurare la normale tenuta del settore».
Ad unirsi al coro di indignazione, per il trattamento riservato alla forestazione calabrese, sono anche i segretari generali di Flai Cgil e Uila Uil, Caterina Vaiti e Pasquale Barbalaco: «440 milioni di euro per quattro anni sono insufficienti per il settore della forestazione».
È il 28 gennaio 2023. «Per l’anno 2023 sono previsti solo 60 milioni di euro totali da parte dello Stato», hanno rilevato i sindacalisti, evidenziando come «nonostante l’impegno e le risorse messe a bilancio dalla Regione – hanno spiegato – pari 56 milioni di euro, non sarà possibile né garantire il normale svolgimento delle attività di prevenzione, in una regione perennemente interessata dal rischio del dissesto idrogeologico come la Calabria, né le coperture finanziarie per garantire le retribuzioni degli stipendi degli stessi lavoratori».
«Tutto questo – hanno aggiunto – in un contesto contraddistinto da una debolezza strutturale del comparto idraulico-forestale calabrese, composto per lo più da una forza lavoro monoreddito, con una età media avanzata e prossima al pensionamento, dovuta alla legge n. 442 del lontano 1984 che, per la sola Calabria, impedisce nuove assunzioni in questo comparto».
«L’attuale disposizione finanziaria, che ci preoccupa molto, mortifica un intero settore e la dignità degli addetti, non tenendo conto del valore del presidio umano e del lavoro forestale e sicurezza del territorio», hanno concluso i sindacalisti.
A confermare la gravità della situazione, il presidente di Confapi Calabria, Francesco Napoli: «il comparto della forestazione rischia il default».
«Alcune centrali a biomassa legnosa in Calabria hanno interrotto la produzione, e la chiusura riguarderà a cascata tutti gli impianti anche di altre regioni, compromettendo seriamente la tenuta dell’intero indotto dell’industria boschiva» ha spiegato Napoli, sottolineando come questo avrà impatto in Calabria, «che è la prima in Italia per estensione forestale con i suoi 700.000 ettari di patrimonio boschivo».
«L’assenza di un monitoraggio costante delle risorse forestali – ha proseguito – alimenterà il rischio concreto di incendi con conseguenti dissesti idrogeologi e gravi danni all’ambiente. Occorre un intervento immediato del governo per garantire la continuità produttiva e i benefici a essa connessi».
Una situazione che non è più sostenibile, che rappresenta un vero e proprio delitto nei confronti non solo della forestazione, ma anche nei confronti della Calabria, che continua a essere messa da parte o completamente dimenticata. (rrm)