Russo (Cisl): Qualificare spesa per creare lavoro e arginare fuga dei giovani all’estero

Il segretario generale di Cisl Calabria, Tonino Russo, ha evidenziato la necessità di «qualificare la spesa per creare lavoro e arginare la fuga dei giovani all’estero».

Questo perché «nel 2022 –ha rilevato Russo – i cittadini calabresi ufficialmente residenti all’estero erano 437.447 (210.860 femmine e 226.587 maschi). Ce lo dice il “Rapporto Italiani nel Mondo 2022”, curato dalla Fondazione Migrantes. Un numero enorme, il 23,7% della popolazione, destinato a crescere. E parliamo soltanto delle persone registrate all’Aire (l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero)».

«Si tratta, soprattutto – ha spiegato – di giovani che cercano altrove un lavoro, e un lavoro adeguato alle loro capacità, che nella nostra terra non trovano. Una perdita enorme per loro stessi e per le famiglie, sia sul piano affettivo che su quello economico, se si considera che per la formazione di un giovane una famiglia spende oltre 100.000 euro».

«Una perdita enorme per la Calabria – ha evidenziato – per il futuro della nostra regione. Un dato che ci dice una volta di più come il cuore delle emergenze calabresi sia la questione del lavoro che manca e della qualità del lavoro stesso, questione strettamente connessa allo sviluppo. Per questo bisogna puntare decisamente a qualificare la spesa delle risorse disponibili, a partire da quelle del Pnrr. In questa direzione bisogna compiere alcuni passaggi obbligati e improrogabili».

«Da più parti – ha proseguito Russo – si sottolinea, come la Cisl fa da tempo, l’urgenza di dotare le pubbliche amministrazioni del necessario personale qualificato per gestire le risorse Pnrr, che altrimenti rischiamo di perdere. Un personale che deve essere cercato proprio tra i tanti giovani acculturati che scappano dalla nostra terra per non farvi più ritorno

«È altrettanto necessario – ha aggiunto – recuperare i ritardi nei Livelli Essenziali delle Prestazioni per permettere ai cittadini calabresi di fruire dei servizi fondamentali come avviene nel resto del Paese, di curarsi nel proprio territorio, ponendo fine ai “viaggi della speranza” che costano grandi disagi e sacrifici economici ai pazienti e alle loro famiglie, oltre a portare fuori regione risorse che potrebbero essere impiegate per la nostra sanità. È ora di smetterla con politiche che alimentano diseguaglianze e divisioni tra territori diversi della nostra Repubblica che è “una e indivisibile”».

«L’ultimo caso – ha ricordato il cislino – è quello del personale scolastico: come ha affermato il Segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, è “una brutta uscita, quella del Ministro Valditara: differenziare le retribuzioni su base territoriale, nella scuola come in qualunque altro settore, è uno sfregio alla coesione nazionale e un controsenso economico che mortifica il motore flessibile e generativo della contrattazione. Il Ministro si dedichi piuttosto alle priorità di un sistema istruzione che ha assoluto bisogno di investimenti e risorse”».

«E tra i passaggi improrogabili, – ha detto ancora – finalizzati a qualificare la spesa per la crescita della regione, non possiamo dimenticare il tema della legalità, della lotta alla corruzione e della prevenzione delle infiltrazioni della criminalità. Come sindacati confederali stiamo lavorando a un protocollo che vorremmo sottoscrivere con parti datoriali, Prefetture e Procura generale su legalità, sicurezza e tracciabilità della spesa pubblica, nello spirito di operare ogni sforzo possibile a sostegno della corretta realizzazione degli investimenti necessari alla ripresa».

«Su questi e su altri temi – ha concluso il segretario generale della Cisl calabrese – chiediamo risposte immediate. E a questo fine la Cisl è e sarà sempre disponibile al confronto, perché le scelte importanti siano operate e trovino concreta realizzazione». (rcz)

L’OPINIONE / Emilio Errigo: La Calabria ha bisogno di umanità, giustizia sociale e legalità

di EMILIO ERRIGO – Le recenti notizie di cronaca ci inducono a riflettere su quanta umanità c’è ancora bisogno verso le persone fragili, con ridotte capacità psichiche, motorie e sensoriali, nei confronti di coloro che sono provate dalla vita patita e vissuta da miserabili , da considerare ingiusta per la cronica scarsità di lavoro notoriamente e ancora limitato in Calabria.

La cronologia degli interventi legislativi e le azioni governative conseguenti, che pure hanno interessato per almeno dieci anni, la Regione Calabria a decorrere degli anni ’70, non si sono rivelati a posteriori, idonei e lungimiranti, in relazione a delle scelte strategiche finanziarie nelle diverse aree territoriali provinciali della Regione Calabria, per affievolire gli esistenti e consistenti disagi sociali a causa della mancanza di lavoro qualificato e specializzato.

Le Zone Idustriali, con la realizzazione di numerose infrastrutture destinate ad accogliere le tecnologie necessarie per la fabbricazione dei beni pure di ottima qualità, dopo non molti anni di attività industriale e relativa crescita occupazionale ed economica degli ambiti territoriali dove erano state localizzate, hanno cessato la produzione per il venir meno della domanda dei beni prodotti in Calabria, rispetto alla eccessiva offerta presente nei mercati manifatturieri nazionali ed esteri.

Così crolló e si bloccò l’attività produttiva delle decine di fabbriche attive e operanti con buoni risultati economici, nella neo costituità Zona Industriale di San Gregorio di Reggio Calabria ed altre realtà delle province della nostra Regione.
Chiusero battenti a Reggio Calabria, le primarie industrie tessili, tra le quali per ricordate le più importanti, la Dana Confezioni e Temesa Calzificio. Gli interventi temporanei di cassa integrazione, non poterono soddisfare i bisogni dei lavoratori, così migliaia di giovani donne e uomini furono licenziati e si trovarono disoccupati.

Altre realtà industriali e imprenditoriali presenti nell’Area Industriale di San Gregorio, seguirono le stesse sorti e cessarono le loro attività.
Chiusero l’attività, la Fabbrica di prodotti lattiero-caseari freschi e fermentati Opera Sila, la fabbrica di porte e infissi Acem, la fabbrica di prodotti plastici Nucera, il Caseificio e Burrificio Falcone, la fabbrica di costruzione e ricostruzione gomme, Quattrone, il Pastificio De Gregorio, il Deposito Pasta e Prodotti Buitoni, Ascioti, in ultimo è di questi giorni la notizia quasi certa, che svanirà l’ultima speranza occupazionale, la fabbrica di prodotti lattiero – caseari, Alival, ancora operante a San Gregorio di Reggio Calabria, cesserà la produzione.

A questi disastri industriali, imprenditoriali e occupazionali, si aggiunse la chiusura dell’attività industriale a San Gregorio, della storica Fabbrica dei derivati del Bergamotto, Arenella e ora per completare i danni economici sulla piccola realtà umana, del Consorzio del Bergamotto, per la lavorazione ed estrazione della preziosa essenza del Bergamotto di Reggio Calabria, materia prima unica per caratteristiche chimiche, per la produzione dei profumi e cosmetici, essenza pregiata e molto ricercata dalle più importanti e note in tutto il mondo, industrie di profumerie e cremerie italiane e francesi.

La preannunciata apertura dell’Istituto Tecnico Statale di Profumerie, con tanto di previsione legislativa e assegnazione di oltre 10 milioni di risorse finanziarie destinate al progetto, designando peraltro quale soggetto attuatore incaricato il Sindaco pro tempore del Comune di Reggio Calabria, rimane una importante e buona azione del Parlamento e Governo, “ancora in attesa di essere concretizzata e attuata sul territorio a beneficio dei tanti Giovani della Calabria”.

Le attese e le speranze si dice che a Reggio non muoiono mai! Un detto popolare Reggino molto noto dice: “Aspetta e spera ca a Riggiu a vita è longa”!

Parrebbe che altro noto produttore di essenza di Bergamotto e derivati dagli Agrumi di Calabria, abbia deciso di far venir meno le pregresse scelte aziendali di investimento sulla c.d.Fabbrica del Bergamotto di San Gregorio e delocalizzare la propria fiorente attività industriale, presso i riammodernati locali della sede ex Coca Cola di Punta Pellaro di Reggio Calabria.

Occorre e lo ripeterò ancora, che il Governo investa le necessarie risorse finanziarie favorendo insediamenti produttivi industriali di tecnologie avanzate di nuove o esistenti Aziende Pubbliche Partecipate dallo Stato, su Saline Joniche di Montebello Jonico e San Gregorio di Reggio, per il bene economico, sociale e occupazionale degli abitanti italiani e immigrati stranieri, residenti nei Comuni più disagiati della Provincia di Reggio Calabria.

Cosi agendo, operando e procedendo, si assicurerà la necessaria umanità ai bisognosi, la Giustizia sociale diffusa e si affermerà ovunque il valore inalienabile della Legalità.

A questo punto di situazione, si avverte la necessità e l’urgenza che il Parlamento e il Governo in carica, legiferano con legge ordinaria e decretazione d’urgenza, per il bene e la sopravvivenza umana ed economica della Cittá Metropolitana di Reggio Calabria, pena il rischio serio e incombente, che si ritorni pericolosamente indietro nel tempo agli anni più bui e tristi per Reggio Calabria e Provincia, che per non perdere memoria, causò tanto disordine pubblico, insicurezza dei Cittadini, blocchi stradali, incidenti, sommosse popolari, alcuni morti e tanti feriti, generando la distruzione della già fragilissima economia produttiva e imprenditoriale di Reggio Calabria e Comuni della

Provincia più a Sud del Sud d’Italia. (ee)

[Emilio Errigo è nato a Reggio Calabria, Docente universitario e Consigliere Giuridico nelle Forze Armate]

L’OPINIONE / Francesca Saladino: I giovani e la politica

di FRANCESCA SALADINOOggi è diventato difficile parlare di politica tra i giovani poiché sempre più distaccati da questo tema e sfiduciosi nelle istituzioni. Mi capita spesso di sentir dire tra i giovani: “i politici sono tutti uguali”, “tanto chi entra sarà un ladro come gli altri”, vedendo tutto nero e senza speranze.

I giovani di oggi sono arrabbiati da questa politica che negli ultimi anni ha portato solo precariato non offrendo più un lavoro sicuro, una stabilità, la possibilità di creare una famiglia e vivere dignitosamente, rendendosi conto che non c’è più nulla di certo per il loro futuro. I problemi della Calabria sono tanti a cominciare dalla sanità dove occorre aspettare ore e ore in una sala d’attesa in un pronto soccorso per essere visitati, dalla carenza degli ospedali stessi dove bisogna portarsi i medicinali da casa, dalla mancanza di fondi per l’assistenza delle persone non autosufficienti.

Altro punto fondamentale sono i rifiuti dove la ndrangheta ha messo le mani già da tempo facendo diventare il nostro territorio una seconda terra dei fuochi interrando veleni sotto i nostri piedi, sotto le nostre case, facendoci morire lentamente. Cosa dire poi dell’acqua che ormai per noi calabresi è diventata un lusso d’estate: reti idriche inesistenti o troppo datate che durante il tragitto dell’acqua perdono centinaia di metri cubi per le falle della rete idrica costringendo i comuni a chiudere i rubinetti delle famiglie 4/5 mesi all’anno. Che fine fanno i fondi destinati alla regione? Dove vanno a finire? Perché vengono stanziati in ritardo?

Queste sono le domande che si chiedono i giovani, disinnamorati della politica ormai e pronti a votare in segno di protesta sperando che cambi qualcosa anche a movimenti che hanno fatto del populismo la loro arma di battaglia.

Il Sud e la Calabria quindi, sembrano abbandonati dalle istituzioni, mala governata in questi decenni senza nemmeno strutture adeguate, senza strade, viabilità difficoltosa a cominciare dalla A2 del Mediterraneo: inaugurata ma mai finita. I giovani non sono deboli ma stanchi di lottare, preferiscono fare come i nostri avi emigrando come gli ultimi sondaggi ci dicono in cerca di una realizzazione che qui in Calabria non otterranno mai. (fs)

[Francesca Saladino è dirigente Provinciale Reggio Calabria Italia del Meridione]

L’OPINIONE / Emilio Errigo: I giovani in Calabria una forza civile attiva e propositiva

di EMILIO ERRIGO – I giovani della Calabria devono essere e apparire, una grande forza civile attiva e propositiva.
Quando nel 2019, unitamente al noto sociologo dei giovani della Calabria, Francesco Rao, grati al dirigente pro tempore, la vice preside Grazia Maria Condello e alla a me molto cara professoressa Marianna Errigo, abbiamo avuto il grande piacere di incontrare e parlare con i giovani studenti del prestigioso Istituto Tecnico Economico Raffaele Piria a Reggio Calabria, non potevamo certo immaginare quanto in futuro si potesse rivelare importante per tutti noi, quello storico e indimenticabile incontro-confronto di idee e buoni propositi costruttivi con i Giovani di Reggio Calabria.

Dicemmo allora perché convinti, di ciò che dicevamo, che i giovani sono e rimarranno, una vera e concreta forza civile propositiva esistente, presente e attiva culturalmente nella Regione Calabria. Dissi loro che mi consideravo un testimone di verità, tentai di spiegare il vero significato di ciò che intendevo dire, al fine di far passare solo l’esperienza di un vissuto strettamente legato alla mia gioventù trascorsa intensamente in Calabria fino al raggiungimento della maggiore età.

Aggiunsi che i giovani calabresi, sono la forza più pura e incontaminata della Calabria, come il profumo degli agrumi e l’essenza unica del Bergamotto di Reggio Calabria. I migliori frutti della nostra terra del Sud Italia, siete voi dissi, sollecitando un grido di giovinezza esagerato, tanto che per portare la calma nell’aula magna per tanto entusiasmo generale, si rese necessario l’intervento benevolo e competente, del Corpo Docenti dell’Istituto Tecnico Economico Raffaele Piria di Reggio Calabria, presenti in gran numero per l’occasione direi proprio bella e costruttiva.

Testimoniai in fede ai Giovani studenti dell’Ite, che da giovane non avevo proprio nessuna voglia di studiare e che la mia naturale inesauribile energia psicofisica di allora, la impegnavo (disperdevo) giornalmente, come l’aria pura che respiravo e l’acqua dissetante che bevevo in buona quantità, dedicandomi prevalentemente alla musica, canto e balli tradizionali della mia Calabria.
Raccontai agli attenti e gioiosi studenti del Piria, che con il raggiungimento della maggiore età arrivó pure il giorno della chiamata ad adempiere al previsto servizio di leva allora obbligatorio (1975).

I 24 mesi di servizio militare in Marina Militare Italiana, anche se al solo pensiero provavo una forte attrazione e curiosità di conoscenza operativa, per me sarebbero stati troppo lunghi da trascorrere e non potevo certo permettermeli economicamente. Grazie ai buoni consigli dei miei due fratelli maggiori, Ettore e Antonino, già Sottufficiali Comandanti specializzati della Guardia di Finanza, presentai domanda di partecipazione al primo concorso per l’arruolamento nel Corpo delle Fiamme Gialle, come si dice non c’è due senza tre Finanzieri nella numerosa famiglia Errigo.

Arruolararsi in un Corpo di Polizia o nelle Forze Armate, negli anni sessanta e settanta, costituiva un posto sicuro al riparo delle intemperie economiche e criticità sociali.
Iniziai a studiare tanto, veramente tanto, tanto al punto tale, che mi innamorai per sempre dello studio e dei libri, che non riesco più a farne a meno.

E qui una grande risata spontanea da parte degli studenti, simpaticissimi ragazzi e ragazze del Piria, fece comprendere ai presenti, che eravamo in buona e allegra compagnia. Ho voluto ricordare quell’incontro molto significativo e importante con i cari Giovani Studenti della Calabria, perché da quel giorno in poi, assieme al sociologo calabrese Francesco Ra0, abbiamo incontrato più volte nelle Scuole Superiori e Istituti Tecnici Superiori, post diploma (Its), i giovani studenti e docenti, da Reggio Calabria a Venezia, tanto che ancora oggi continuiamo da trasferire ai Giovani, nelle Università e Istituti Superiori, con ogni mezzo reso disponibile dalle nuove tecnologie, ma molto di più in presenza de visu, le nostre idee di buone e cooperanti relazioni sociali cooperanti per una migliore vita civile propositiva e costruttiva di bene sociale generalizzato.

Parliamo e scriviamo ai giovani calabresi e non solo a loro, quando e come possiamo, in ogni dove da nord al sud, anche al centro Italia. Parliamo e scriviamo ai Giovani, dicendo della nostra Calabria, della sua bella, cara e coraggiosa Gente che ancora vi abita, dei luoghi, del poco o tanto benessere ancora esistente, diffuso e sconosciuto, dell’arte, del consistente patrimonio storico, artistico, architettonico, archeologico, paesaggistico e culturale presenti in Calabria, di mari e monti, di boschi e marine, di spiagge ancora incontaminate e sentieri montani immersi nel verde della Sila, del Pollino, dell’Aspromonte e delle Serre.

Siamo grati e lo saremo per sempre, per questa nostra possibile continua opera di volontariato civile a favore della Calabria, a Calabria.Live, fondato e diretto dal nostro Santo Strati, il più diffuso e autorevole quotidiano web digitale dei Calabresi nel Mondo, in assenza del quale giornale, non avremmo mai potuto scrivere e dire delle cose belle della nostra amata Calabria.

Siamo tutti consapevoli e convinti, che altri giornali e quotidiani, settimanali, mensili, trimestrali, mirati dossier e inchieste mono tematiche e libri di settore specializzati, continueranno ad occuparsi di altri collaterali aspetti caratteriali, comportamentali e sociologici, sicuramente biasimevoli e per nulla gradevoli a dirsi, scriversi, ascoltare e leggersi.
Occorre parlare, scrivere e far vedere al mondo intero, molte più cose belle della nostra Calabria, la verità bella e brutta che sia, ma solo tutta la verità!

Il male socialmente curabile chiamato crimine e chi è portatore e diffusore del contagio malefico criminale, non è nato in Calabria e men che meno desiderato e voluto dai calabresi. I Giovani Studenti Calabresi, sono coscienti e sanno molto bene, quanta sia stata dannosa e ancora lo è per Calabria, la mala vita, l’illegalità e la criminalità, singola, organizzata e associata. Conoscono bene che cosa significhi la criminalità dai colletti bianchi, quella dei concussi, collusi e corrotti.

Quella che ancora oggi 2023, toglie il respiro economico e libertà d’impresa, agli Imprenditori che operano in Calabria e alle Società private nazionali ed estere che intendono investire al Sud Italia.
Ai giovani Studenti della Calabria , non occorre insegnare loro, che il non breve cammino dei Giovani Calabresi verso la Legalità e Moralità è già iniziato, grazie a loro e alla diffusione estesa dell’Istruzione Scolastica, Tecnica, Economica, Giuridica e Universitaria in Calabria.
Quanto mi piacerebbe poter aver modo di leggere, temi e relazioni sulla Calabria e i Calabresi, scritte da Giovani Studenti Calabresi.
L’Istruzione, lo Sport e il Lavoro onesto e adeguatamente ricompensato in Calabria , sono un trinomio sicuramente vincenti, per queste e le future generazioni.
Queste amare verità e realtà regionali, ledono profondamente il vivere civile e democratico in Calabria e dei Calabresi. Siamo fermamente convinti, che solo i giovani studenti possano e devono essere la forza civile attiva e propositiva, per una Regione Calabria migliore in tutti i sensi e aspetti considerabili .
In Italia e all’estero, sono presenti tantissimi calabresi, che credono molto nei Giovani della Calabria e vorrebbero pure aiutarli ad affermare la legalità e nella diffusione del bene sociale.
Loro si che se lo vorranno e lo devono volere, possono far risorgere e crescere una Calabria più equa e più giusta, dove il rispetto verso le regole del vivere civile, devono essere osservate e fatte osservare, da tanti giovani arbitri calabresi, per far praticare pacificamente , su tutti i campi di gioco e palestre, gli sport desiderati, allenandosi e giocando, le partite e gli incontri sportivi, più difficili e importanti, per vincere tutte le resistenze e avversari al e del cambiamento, verso una vita civile attiva e propositiva , che sarà sicuramente vinta dai Giovani Studenti della Calabria. (ee)
[Emilio Errigo è nato a Reggio di Calabria, Docente universitario di Diritto Internazionale e del Mare e di Management delle Attività Portuali. Generale in riserva della Guardia di Finanza e Consigliere Giuridico nelle Forze Armate]

Il Cenacolo della Cultura scende in campo per i giovani della Locride

di ARISTIDE BAVA – Il Cenacolo della cultura e delle scienze della Locride con una nota diffusa dal presidente onorario  Giovanni Filocamo e dal segretario Luigi Mileto conferma la volontà di aiutare i giovani della Locride aiutandoli a «ricercare la bellezza del sapere e la conoscenza della propria identità culturale» e anticipa che, a supporto di Locride Capitale Italiana della cultura 2025, la seconda edizione del premio Architettura e città” sarà organizzato nel 2023, sul territorio della Locride.

La nota mette a fuoco il problema della migrazione dei giovani e fa riferimento alle iniziative attuate dal Cenacolo anche con importanti borse di studio per frenare questa emigrazione. 

«Il nostro bilancio sociale – dice la nota – è  la carta d’identità del cenacolo. Il nostro paese che ha una lunga storia di emigrazione deve aprire un’adeguata riflessione. È da tempo che i giovani studenti della Locride non si sentono protetti  e sono spinti a cercare fortuna altrove. A partire sono principalmente i giovani per motivi di studio e di lavoro. E tra essi giovani con alto livello di formazione che spesso non fanno ritorno portandosi appresso conseguenze rilevanti sulla composizione sociale e culturale».

Secondo Luigi Mileto e Giovanni Filocamo, rispettivamente segretario e Presidente del Cenacolo della Locride «il Piano nazionale di ripresa e resilienza, possono rappresentare un punto di riferimento per provvedere a ridisegnare e programmare un futuro diverso, che risponda alle esigenze dei giovani della Locride e ne valorizzi capacità e competenze».

Anche per questo si ricorda che l’importante struttura culturale associativa  con i suoi premi studio  ha istituito un percorso che aiuta concretamente i giovani più meritevoli e fa anche riferimento alla recente edizione Premio  Milano cultura 2022, che ha voluto inserire nella  cerimonia dello scorso  ottobre le qualità e le  aspettative dei giovani premiati, tra cui due giovanissime rappresentanti  della Locride, la dott.ssa Serena Monteleone e la studentessa Teodora Pazzano entrambe di Siderno.

«L’obiettivo finale delle nostre iniziativa – dicono Filocamo e Mileto – è di  creare collaborazioni tra i giovani e i grandi protagonisti della ricerca scientifica e umanistica  per sviluppare nuovi talenti e nuovi progetti innovativi».

E non manca una riflessione sulle problematiche che vivono i giovani del Sud. «La stessa meritocrazia  di cui oggi si discute  è  cosa buona  se vi è  parità nelle condizioni di partenza  mentre altrimenti essa assume un carattere illiberale». Da qui la necessità – continua la nota – «di far conoscere ai  nostri studenti della Locride  la storia dell’arte greca. Il merito deve essere difeso non perché è  giusto ma perché una scuola di qualità favorisce la crescita economica e sociale. Nel sud  i tecno professionali devono essere il punto d’incontro tra il mondo del lavoro e i suoi studenti ,che entrano direttamente nel  mondo del lavoro».

Quindi un deciso riferimento alla ipotesi “Locride Capitale  della cultura 2025″ di cui il Cenacolo, è scritto nella nota, condivide appieno la candidatura anche perchè può servire, indipendentemente dal risultato, a far aumentare l’offerta turistica della Locride e offrire importanti spaccati della storia greca e della magna graecia” con tanti giovani del luogo che potrebbero diventare i veri protagonisti del cambiamento di un territorio che, pur ricco di grandi potenzialità, ha vissuto per troppo tempo nell’ombra. (ab)

 

Sinergia tra Mediterranea e Consiglio regionale per migliorare occasioni di studio e apprendimento

Migliorare le occasioni di studio e apprendimento. che possano consentire ai giovani di realizzare i loro progetti di vita in Calabria. È stato questo il fulcro dell’incontro avvenuto tra Giuseppe Zimbalatti, Rettore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e Filippo Mancuso, presidente del Consiglio regionale della Calabria.

«Il ruolo delle nostre Università, quali aggregatori e propulsori di cultura e innovazione – ha dichiarato Mancuso – è fondamentale per consentire alla Calabria di affrontare le sfide del momento. È necessario realizzare processi di sviluppo sostenibile, che blocchino il fenomeno drammatico dell’emorragia costante di giovani, costretti, al termine del loro percorso di studi, a lasciare la loro terra in cerca di opportunità che qui vengono loro negate».

Il Presidente ha rivolto i suoi complimenti al Rettore Zimbalatti «per l’impegno che sta dispiegando, mirato al potenziamento di un Ateneo che  rappresenta un qualificato punto di riferimento per l’intera Calabria. Un’eccellenza con cui il Consiglio regionale intende avere relazioni proficue e sinergiche, proseguendo sul solco tracciato dal protocollo di intesa tra Università e Consiglio Regionale e che ha come principale obiettivo la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi per garantire il diritto allo studio e alla cultura». 

Il Rettore dell’Università Mediterranea si è soffermato sui risultati conseguiti nel corso degli anni, ultimo in ordine temporale: il terzo posto tra gli Atenei statali fino a 10.000 iscritti nella classifica Censis 2022. L’Ateneo reggino passa dal sesto posto del 2021 al terzo del 2022, con un punteggio complessivo di 86,5.  Un risultato che testimonia concretamente la bontà del lavoro svolto.

«I dati in nostro possesso – ha evidenziato Zimbalatti – confermano che le percentuali di occupazione post-laurea dell’Università Mediterranea sono in linea con i migliori atenei italiani. Numeri che ci incoraggiano e che vogliamo portare all’attenzione di tutte le famiglie e giovani calabresi».

«La qualità e varietà dell’offerta formativa – ha concluso – abbinata ai dati importanti sull’inserimento lavorativo, contente al nostro ateneo di essere competitivo a livello nazionale e soprattutto di assicura alle famiglie calabresi risparmi economici rilevanti, oltre alla possibilità di avere i loro figli vicini e non lontano da casa». (rrc)

CRESCERÀ IL RISCHIO DI DISCRIMINAZIONI
SE SI VIOLANO IN CALABRIA I DIRITTI UMANI

di EMILIO ERRIGOSiamo sicuri e certi, che i trenta articoli, della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, in vigore a decorrere del 10 dicembre 1948, siano osservati e fatti osservare in Calabria? Vi invito a leggere e riflettere liberamente e autonomamente, sui contenuti nell’articolato e valori umani espressi in ogni singola norma giuridica di diritto internazionale, scritti nella Dichiarazione Universale.

Già dalla prima lettura integrale interpretativa, si rimane senza parole.

Esistono estese aree territoriali in Calabria, dove alcuni dei tanti diritti umani cosiddetti “Civili”, parrebbero a una prima analisi e attenta lettura del testo giuridico internazionale, non garantiti.

Ove solo si pensi, alla sicurezza delle reti viarie, assicurata nella maggior parte del territorio nazionale italiano , e la sicurezza negata o comunque affievolita, in danno di quanti Calabresi e non, percorrono la strada statale 106, c’è veramente da rabbrividire.

Questa strada pericolosissima, denominata “la strada della morte” , oltre 480 chilometri, di pericoli e rischi d’incidenti mortali a catena , ogni ora del giorno e della notte, mettono a dura prova i conducenti e passeggeri degli autoveicoli e mezzi pesanti, i quali da Reggio Calabria, si avventurano via Strada Jonica fino a Taranto.

Non ne parliamo per non disturbare il sonno, di coloro che ancora non hanno realizzato il completamento e ammodernamento, sia della necessaria elettrificazione della rete ferroviaria, (lumaca), che della tante volte promesso potenziamento della rete ferroviaria.

L’ammodernamento e potenziamento della rete ferroviaria Jonica, sicuramente da considerarsi strategica, sotto il plurimi motivi di una moderna Logistica Intermodale, oltre a favorire logisticamente tutte le PMI, attualmente presenti nei Comuni jonici, della Città Metropolitana, migliorerebbe di tanto, la fruizione del vettore ferroviario, assicurano una paritetica qualità della vita e sicurezza dei trasporti, agli oltre 400.000, persone residenti (in estate più del doppio), i quali dalla Stazione di Reggio Calabria Centrale, potrebbero giungere agevolmente e velocemente, fino a Taranto, seguendo la molto suggestiva, panoramica e bellissima configurazione costiera del Mare Jonio.

Pensate per un momento ai benefici logistici dei quali godrebbero sia il Porto Commerciale e ci auguriamo in un prossimo futuro anche RO-RO e Crocieristico, di Saline Joniche, sia le aree industriali contermini del Polo Multifunzionale di Saline Montebello Jonico (ex Grandi Officine delle Ferrovie dello Stato), ora da molti anni inutilizzate.

Perché il diritto umano alla salute e cure mediche dei Cittadini dei Comuni jonici, lo considerate pari a quello che viene garantito alle aree delle Regioni Campania, Puglia, Lazio , Toscana e altre Regioni del Centro e Nord ?

Forse il diritto umano e costituzionale di libertà è garantito in Calabria?

Libertà di agire nel rispetto delle leggi, libertà dell’iniziativa privata, libertà d’impresa, libertà di domicilio, libertà personale, libertà famigliare, libertà di vita relazionale, libertà di movimento, libertà di associazione, di comunicazione, libertà di circolazione, libertà di respirare, libertà di passeggiare in un giardino o parco pubblico, di sedersi sul lungomare a guardare il mare, esistono e sono salvaguardate queste libertà e diritti umani universali?

La Calabria e i circa 600 mila abitanti, nei 97 Comuni della Città Metropolitana di Reggio Calabria, non possono godersi liberamente e senza alcuna interferenza, moltissimi di questi diritti umani, anche se rafforzati da norme previste dalla non tanto amata e non fatta osservare Costituzione della Repubblica Italiana.

È proprio tanto difficile, vivere liberamente e convivere pacificamente, con molte realtà territoriali, esistenti nei Comuni jonici e tirrenici della Provincia di Reggio Calabria, ora Città Metropolitana.

La costituita Zona Economica Speciale della Regione Calabria , ancora non è riuscita ad attrarre gli investimenti attesi e vedere realizzare le opere di interconnessione viarie veloci e sicure, necessarie per consentire ad eventuali investitori di localizzare insediamenti industriali alimentari o delocalizzare rami d’azienda, all’interno delle aree territoriali, aeroportuali e portuali, dove sono presenti agevolazioni amministrative, fiscali e finanziarie.

La dignità di un Uomo, non deve essere mai e poi mai calpestata e violata.

Perché in Calabria tutto o quasi è sempre impossible realizzarlo?

Io sono stato e sono geneticamente ottimista, amo la Calabria e il diritto nazionale e internazionale, più di me stesso.

Non posso comunque esimermi dal rappresentare i bisogni umani della mia Gente, che in Calabria, non riesco a comprende il perché e le vere cause, di queste enormi difficoltà che devono affrontare sia i Cittadini della Calabria dello Jonio e forse un po’ di meno, quelli abitanti nei Comuni tirrenici della mia bellissima Regione Calabria.

Ci auguriamo e ci dobbiamo dare da fare tutti, nessuno escluso, al raggiungimento del fine, prefissato e riverberata al mondo, che vorrebbe, la “Calabria Terra dei Padri”, rinascere, riproporsi e riaffermarsi, come una terra di benessere psicofisico, economico e sociale, dove la giustizia sociale sia un valore universale garantito ad ogni essere vivente, in quella che viene considerata la Regione più ricca di risorse umane, energetiche, ambientali, minerarie e naturali al mondo. 

[Emilio Errigo è nato a Reggio di Calabria.
Docente di Diritto Internazionale presso Università della Tuscia, è Generale in ausiliaria della Guardia di Finanza]

COLLASSO OCCUPAZIONALE PER I GIOVANI
IN CALABRIA SENZA LAVORO SONO IL 55,6%

di FRANCESCO RAO – I nostri giovani, dopo aver compiuto tanti sacrifici per conseguire l’ambito titolo di studio, oggi non riescono a mettere a frutto le loro conoscenze e affrancarsi dalla disoccupazione. Le cause di tali circostanze, in buona parte, sono rintracciabili in una serie di scelte fatte in passato e le responsabilità maggiori ricadono principalmente nella miopia della politica.

Quanto per cambiare, è stato speso moltissimo tempo per confrontarsi sul sesso degli Angeli, trascurando la vera e propria  valenza dell’ascensore sociale, rappresentato dai percorsi d’istruzione e dalla loro spendibilità nel mondo del lavoro. Per rimanere in tema, il numero chiuso per l’accesso alle Facoltà di Medicina sono state una scelta lungimirante? Oggi, tra le cause del mancato adeguamento tra domanda e offerta, proveniente direttamente dai mercati del lavoro, i Giovani del Meridione sono tristemente collocati all’angolo e pressati al muro dal collasso occupazionale che non potrà essere sanabile nel breve periodo.

La Calabria, nel 2017, restava al top in Ue, per tasso di disoccupazione giovanile, attestandosi al 55,6%. Ad oggi, non sono avvenuti grandi cambiamenti e persiste quel triste ancora quel primato patologico. Detto ciò, provo ad illustrare velocemente cosa è accaduto dal 1990 ai nostri giorni, tentando di analizzare brevemente le dinamiche Europee e mondiali afferenti al mondo dell’istruzione e del mercato del lavoro. Da una parte troviamo quanti hanno accolto, con umiltà ed entusiasmo, la tesi di Jeremy Rifkin guardando i processi di globalizzazione come una vera e propria opportunità.

A fronte di tali indicatori, sono state predisposte forme di adeguamento mediante l’istituzione di corsi di studio tesi a preparare i Giovani alle nuove competenze richieste da quel futuro che stava sopravvenendo. Dall’altra parte, cito l’esempio dell’Italia, in quel periodo era impegnata a reagire all’agenda politica del momento nella quale l’onda  lunga creatasi a seguito di tangentopoli, dall’ascesa di Berlusconi, dalla Destra al Governo, dal primo Governo Prodi, dall’adozione dell’Euro, con annessa la lotta eterna consistente nel decidere il rapporto di cambio lira/marco tedesco ecc. ecc.

Tutto ciò, purtroppo, oggi rappresenta la scadente cornice messa a disposizione dal Legislatore per il futuro dei nostri Giovani, costretti a non potersi posizionare positivamente all’interno del mercato del lavoro, tanto per inflazione di competenze quanto per problematiche legate alle tipologie cangianti dei contratti di lavoro. A ciò si aggiunge la penuria delle azioni concrete,  messe in atto per tentare di riportare nell’alveo ciò che oggi è diventato un vero e proprio fiume in piena identificabile nel crescente fenomeno della disoccupazione  giovanile. Allora come oggi, si è rimasti inermi a pensare che fosse sufficiente attutire l’urto sociale del momento, spendendo una marginale preoccupazione per il delicatissimo ambito maggiormente esposto e sperando nella così detta mano invisibile, pronta a riporre in equilibrio le condizioni venutesi a generare. Quella scelta ha cancellato il futuro di tutte quelle persone che oggi, alla soglia dei 40 anni, non hanno lavorato, versando contributi pensionistici nemmeno per un solo giorno.

Tanto per cambiare, noi Italiani, siamo stati sempre bastion contrario a fronte dell’innovazione; invece di leggere con attenzione i mutamenti sociali e farli immediatamente nostri, abbiamo saputo reagire al cambiamento epocale del mondo del lavoro ampliando i percorsi di studio in maniera così virtuosa per contare infiniti corsi di laurea, per giunta poco spendibili nel mercato del lavoro italiano ed in gran parte dell’Europa. Tutto ciò è avvenuto mentre l’Ocse e l’Invalsi illustrava le dinamiche del cambiamento e richiamava gli Stati, compresa l’Italia, a porre maggiore attenzione verso quali skills promuovere nei campus universitari e negli Istituti Superiori. L’effetto della mancata ed oculata attenzione verso i nostri competitor è stato ed è alla base di quanto viene dettato attualmente dal Mismatch tra domanda e offerta di lavoro.

Queste dinamiche di primissimo interesse, oggi coinvolgono i nostri Giovani e le loro famiglie, in modo particolare, quest’ultime, impegnate prima a sostenere la quotidianità dei loro figli nel percorrere la strada dell’istruzione e successivamente nel vederli penare a fronte del vortice della disoccupazione o, per la mancata gratificazione economica a fronte del lavoro svolto spesso in maniera precaria. Con l’avvento di Industria 4.0, le generazioni che oggi hanno un’età compresa tra 10 e 12 anni applicandosi soprattutto in matematica, informatica, lingue (inglese, arabo e cinese) troveranno in futuro maggiore opportunità occupazionale; anche lo studio della medicina e della chimica riscoprirà una nuova stagione, in questi ambiti sarà indispensabile approcciarsi all’informatica, alla robotica ed all’intelligenza artificiale.

Per le attuali generazioni, prive di occupazione,  a seguito delle letture e dagli studi sino ad ora compiuti e seppur la mia conoscenza non sia di rilevanza scientifica, l’unica chance intravedibile nel breve e medio periodo consisterà nel sapersi rimettere in gioco, reinventando un lavoro destinato a valorizzare ciò che ci circonda e ponendo il valore aggiunto delle nostre tradizioni  come un vero e proprio Brand da offrire a quote di mercato vogliose di vivere esperienze di accoglienza, cultura, prodotti locali e saperi dei quali il Meridione è ricco. Quanti sceglieranno di percorre questa strada, dovranno saper adempiere ad un primo ed importantissimo requisito: è vietato improvvisare, come purtroppo è stato fatto in passato, vendendo una pessima immagine dei nostri saperi e dei nostri luoghi.

Le parole d’ordine dovranno essere sostenibilità e qualità. Oggi, contrariamente al passato, possediamo i vettori giusti per canalizzare tali offerte e vi sono anche importanti finanziamenti per raggiungere gli obiettivi prefissati. Tali mezzi, da una parte alimentano alla massima velocità la diffusione del bello e potranno divenire il vero e proprio acceleratore del territorio e delle Comunità coinvolte. Perciò è sconsigliabile continuare ad usare i Social e la comunicazione in generale, in maniera spregevole. Si pensi per una volta all’importanza della web reputation da inquadrare anche come sistema di tenuta sociale.

L’esasperazione trasmessa mediante i vettori informatici crea vuoti economici ma anche nevrosi sociale. Queste scelte, qualora non governate adeguatamente dalle persone,  rappresenteranno un rinnovato senso di distruzione, volto a coinvolgere  quanti hanno intenzione di superare le difficoltà riconducibili alle tre generazioni viventi costrette a segnare il passo per mancanza di opportunità. Papa Francesco, durante il rientro da un viaggio in Marocco ha affermato: “chi costruisce muri finirà prigioniero delle sue barriere”.

Adesso, dipenderà soltanto da noi essere o non essere protagonisti. Ricorrendo ai nuovi modelli occupazionali, riconducibili soprattutto ai modelli di Start-Up, è possibile trasformare la tradizione in innovazione, interpretando il paradigma della criticità come una opportunità che sicuramente potrà conferire al Meridione una posizione attrattiva capace di aprire un dialogo con quanti non conoscono la parte bella delle nostre realtà.

Questa strada, messa a sistema, potrebbe aprire anche un nuovo percorso nel quale sia possibile infondere quella fiducia e quell’ottimismo indispensabile a superare l’attuale malessere sociale, rappresentato dalla disoccupazione, sempre più simile ad un vero e proprio male dal quale i nostri Giovani ne sono le vittime innocenti?

La Politica, in tal senso, é chiamata a dare risposte alle analisi offerte dalle scienze sociali e in tal senso, vorrei auspicare che la Campagna Elettorale in corso potesse immediatamente avere una svolta in meglio. Seguendo i vari Talk televisivi mi sembra di essere in una delle feste di paesi nei quali gli organizzatori, per raccogliere fondi, ricorrono al vecchio metodo dell’incanto, nel quale ad aggiudicarsi il bene é il miglior offerente. (fr)

(Francesco Rao, giornalista e sociologo, è Presidente del Dipartimento Calabria della Associazione Nazionale Sociologi)

Klaus Algieri: Servono politiche mirate e incisive per far rientrare i giovani all’estero

«Politiche mirate e incisive per far rientrare dall’estero circa 600mila giovani italiani di cui circa 100mila al Sud che possano contribuire alla riduzione del gap tra domanda-offerta di profili professionali da parte delle nostre MicroPMI». È la ricetta di Klaus Algieri, presidente della Camera di Commercio di Cosenza, per aiutare a far rientrare i giovani all’estero.

«Nei prossimi 5 anni – ha spiegato Algieri – le imprese italiane, secondo le stime Unioncamere-Anpal, avranno bisogno di 1,3 milioni di nuovi dipendenti, in particolare laureati e diplomati nelle discipline economiche e STEM. Nello stesso tempo già si stima che ci sarà un importante gap tra domanda e offerta di profili professionali qualificati quantificato in 470mila soggetti».

«Ad aggravare queste criticità, secondo Banca D’Italia – ha proseguito – negli ultimi 10 anni hanno lasciato l’Italia ben un milione di giovani e l’emorragia non è diminuita negli ultimi anni. La buona notizia è che, secondo recenti indagini, circa 600mila giovani qualificati e non, di cui circa 100mila al Sud, che attualmente lavorano all’estero hanno manifestato l’intenzione di rientrare in Italia date certe condizioni ambientali (ad esempio trattamento fiscale adeguato, progetti di ricerca innovativi, contratti a tempo indeterminato, livelli salariali in linea con le retribuzioni medie europee, agevolazioni per le start-up, etc.)».

«Evidentemente, se si riuscisse a realizzare una politica seria – ha evidenziato – che contribuisse al rientro dei nostri giovani molto probabilmente, unitamente ad altri interventi di contesto (ad esempio l’attuazione della riforma degli ITS, l’efficiente utilizzo dei fondi PNRR in particolare quelli destinati alla ricerca e ai progetti universitari con la creazione di reti con le imprese, allo sviluppo dei territori, etc.) si ridurrebbe in parte anche il deficit di fabbisogno di profili professionali da parte delle imprese».

«In questo contesto – ha detto ancora – il sistema delle Camere di commercio potrebbe dare un importante contributo sia in termini di diffusione delle informazioni sia con progetti mirati sul territorio insieme alle imprese, associazioni datoriali, Università, etc. Quindi, creare le condizioni perché migliaia di giovani possano rientrare in Italia nei prossimi anni, in particolare al Sud, e contribuire alla formazione di ricchezza del nostro Paese e non di quella altrui, dovrà essere a mio avviso un punto strategico e prioritario nei programmi dei partiti candidati alle prossime elezioni e del prossimo Governo a prescindere da chi vincerà il 25 settembre».

«Così – ha concluso –come sarebbe opportuno che anche il governo regionale approfondisse il suo impegno in questo senso, intercettando le risorse nazionali e, magari, stanziandone di proprie per riportare in Calabria risorse umane preziose». (rcs)

LE PAROLE NON BASTANO PIÚ, LA CALABRIA
È ALLA RICERCA DI UNA VISIONE ORGANICA

di FRANCESCO RAOL’Italia, nel suo insieme, racchiude una serie di risorse umane, materiali e immateriali dal valore inestimabile e il Made in Italy continua ad essere uno dei Brand più ambiti a livello planetario. In contropartita, molti tra i nostri migliori studenti, ancora oggi, per realizzare i loro sogni, sono “costretti” a fare le valige e partire con un biglietto di sola andata. Volendo essere buoni, sarebbe opportuno chiedersi il perché, nel 2022, si continuano ad affrontare le sfide della quotidianità con metodi simili a quelli utilizzati durante la metà del Secolo scorso.

Sicuramente qualcosa non ha funzionato nel verso giusto, oppure vi è una manifesta volontà tesa a non far funzionare un sistema avanzato come il nostro, costringendo la società a vivere in una perenne mediocrità ma con l’appannaggio dettato da aspettative futuristiche nelle quali l’innovazione più recente risulta essere allo stesso tempo obsolescenza conclamata. Alcuni potranno asserire che tutto ciò è il prezzo del progresso. Personalmente credo sia altro. Le risposte a queste domande, volutamente formulate senza l’utilizzo del punto interrogativo, preferirei consegnarle ai miei gentili lettori, magari dopo aver letto i contenuti della presente riflessione.

Da un punto di vista territoriale, ogni singola regione italiana, con il passare del tempo, ha saputo costruire una propria identità puntando principalmente sulle varie peculiarità possedute, senza trascurare la valorizzazione del microsistema, presente su scala provinciale e comunale. Sappiamo benissimo dell’esistenza di numerose regioni virtuose e non possiamo più negare che molte regioni sono ancora ferme, anzi, impegnate a segnare il passo e insieme a loro sono costrette a farlo milioni di cittadini. La presente riflessione, focalizzata sulla realtà calabrese, vuole ripercorrere quella metodologia insegnataci dalle nostre maestre ai tempi delle scuole elementari, quando l’interrogazione di geografia si svolgeva osservando la cartina fisica o politica per illustrare le peculiarità del territorio. 

Osservando la cartina della Calabria, percepiamo immediatamente la quantità e la qualità delle macro-disponibilità che necessiterebbero più di uno sforzo mentale volto a vedere le opportunità e non strutturale per doverle costruire. Con la certezza di non poter fare una approfondita analisi, sommariamente indico una breve didascalia iniziando dagli 800 km di coste (buona parte di esse non utilizzabili a seguito della conformazione montuosa del territorio e dall’intersezione dei binari ferroviari che ne inibiscono la realizzazione di apposite infrastrutture per valorizzarne il litorale. In buona sostanza, pensando al territorio della Locride, perché non vi è stata una progettualità tesa a traslare a monte i binari, attuando da una parte la rivitalizzazione delle aree interne e dall’altra l’implementazione degli insediamenti balneari?

Per quando riguarda le coste non balneabili, perché non si accetta la sfida della Blue Economy, ivi compresa l’acquacoltura? Vi sono poi i tre Parchi Nazionali (Pollino, Sila e Aspromonte). Quali segmenti turistici e quali piani strategici vengono attuati per coinvolgere annualmente un turismo di nicchia, desideroso di vivere questi luoghi, per molti versi ancora sconosciuti oppure trasformati in una cornice utile a narrare quanto le Istituzioni dovrebbero debellare in pochi mesi? Quante guide turistiche e quanta ospitalità diffusa si potrebbe accogliere? Andando avanti, dopo il mare e la montagna, poniamo l’attenzione sulla pianura. Per l’esattezza, nei confronti delle sei pianure della Calabria (Scalea, Sibari, Crotone, Sant’Eufemia, Gioia Tauro e parte della Locride), esiste un progetto strutturale dell’agricoltura nel quale oltre ai prodotti siano compresi appositi marchi identitari per conferire valore tanto alla produzione quanto ai territori? Da un punto di vista culturale: i numerosi monumenti storici, i musei e gli scavi archeologici, in parte visitabili ed in parte inaccessibili a causa di lavori finanziati con il contagocce, ci siamo chiesti in quale circuito nazionale ed internazionale dell’Arte sono rintracciabili?

Senza voler inveire, le guide turistiche, utili a promuovere questi luoghi, sono reperibili su portali specifici e tradotte in tedesco, giapponese, cinese e arabo? Per quanto riguarda il capitolo dei libri, da una parte mi fa piacere apprendere una forte presenza di scrittori calabresi, ma quali saranno le sorti delle nostre biblioteche, stracolme di pregiatissimi volumi?  Attualmente, tali patrimoni librari, sembrerebbero essere stati assegnati d’ufficio ai famelici tarli in quanto, l’idea di mettere in rete le biblioteche della Calabria ed a sua volta creare un portale internet contenente l’intero patrimonio letterario e scientifico, non è stata ritenuta strategicamente utile. Altra domanda: quanti studiosi, ricercatori, restauratori e visitatori avremmo potuto accogliere?

Le Università attive in Calabria, seppur concentrate ad affrontare quotidianamente le sfide poste alla loro attenzione da un mercato del lavoro intento a reperire elevate competenze, vista la professionalità e la preparazione dei docenti e vista la propensione dei discenti nel voler studiare in Calabria, motivazione che comprende anche l’impossibilità per molte famiglie di mantenere i loro figli negli Atenei del Nord oppure presso le costose Università telematiche, quando riusciranno a superare un paradosso, racchiuso in tutti quei corsi di laurea ormai superati e causa del mismatch occupazionale? La parola d’ordine oggi risiede nella ricerca tecnologica, nella gestione dei big data, nell’elaborazione di strumenti informatici utili ad alimentare i logaritmi dell’intelligenza artificiale i quali, affiancati alla robotica e all’info mobilità segnano il futuro. 

Occorre guardare ai prossimi 150 anni e non al tempo passato, altrimenti i giovani e le future generazioni somiglieranno alle generazioni del passato i quali, trovandosi al cospetto del progresso e non sapendolo interpretare, hanno scelto di essere conservatori per sentirsi più forti senza palesare tutta la loro ignoranza. 

Accanto a quei corsi di laurea tradizionali ma utili allo sviluppo, occorre dedicarsi alla sperimentazione di nuovi percorsi innovativi, superando l’esperienza vissuta da migliaia di laureati, costretti a studiare sino a 45 anni per poi poter sperare di vivere una vita da precari oppure doversi consegnare alla servitù della malavita o nel dover ripiegare per accontentarsi riponendo in un cassetto titoli di studio, entusiasmo e capacità indispensabili a generare sviluppo. In Calabria vi sono anche insediamenti industriali di pregevole virtuosità. Buona parte di essi attendono la materializzazione della famosa “Zona Economica Speciale” e della strutturazione degli interporti per poter avviare processi di produzione, capaci di invertire l’attuale curvatura del sistema occupazionale. Intanto, proprio questa mattina, si apprende da Gazzetta del Sud, che dopo 15 anni, è stato superato il limite che impediva il trasferimento della rete ferroviaria dal CORAP a RFI, frutto dell’Accordo di Programma Quadro adottato nel 2007 dall’allora Giunta regionale e riproposto nel 2020 con caparbia dall’Assessore regionale ai Trasporti Domenica Catalfamo.

Anche questi risultati, perché sono giunti così in ritardo? Quanto occasioni perse? Chi ne ha la responsabilità? Il Porto di Gioia Tauro, vista la movimentazione di container e vista la particolare predisposizione dei fondali (tra i più profondi del Mediterraneo) avrebbe meritato maggiori attenzioni e maggiori investimenti, invece di dover attendere così a lungo il collegamento con la rete ferroviaria? Naturalmente, manca ancora un altro importantissimo passaggio per completare l’opera: rendere possibile la percorribilità ai convogli ferroviari lunghi 750 metri, attualmente non possibile a causa di una galleria presente lungo la linea Reggio Calabria-Battipaglia. Anche in questo caso, vuoi vedere che il ritardo è stato causato per non incidere sulla produttività di qualche altro Porto Italiano? Di questo passo, come si può pensare di poter creare nuova occupazione, sviluppo e crescita socioeconomica in una Calabria affamata di lavoro? Al fine di poter fornire un quadro d’insieme ai gentili lettori, vorrei puntualizzare che la portualità in Calabria, oltre allo stesso Porto di Gioia Tauro, conta altri 38 Porti. Seppur di minore dimensione, parte di questi Porti sono stati adibiti ad approdi turistici ed altri a scali commerciali. Anche in questo caso, la domanda sorge spontanea: si potrebbe fare molto di più, oppure va bene così? Vi è poi il capitolo afferente alla mobilità. 

In tal senso abbiamo un primato che la penuria di autostima non ci consente di valorizzare nei modi dovuti. Forse non tutti sono al corrente che la vecchia autostrada Salerno-Reggio Calabria, oggi Autostrada del Mare, sta per divenire una tra le arterie autostradali più evolute d’Europa. Tutto ciò sarà possibile grazie alla lungimirante visione di ANAS che ha progettato e sta realizzando lungo l’A2 la prima Smart Road Italiana. Tutti i processi di manutenzione, aggiornamento e supporto, necessari per questa innovativa via di trasporto, destinata ad accogliere mezzi condotti dall’intelligenza artificiale grazie al sistema cellulare 5G, li commissioneremo ai neolaureati cinesi oppure vogliamo iniziare a formare le nostre Risorse Umane, fissando gli obiettivi riconducibili alla tecnologia informatica, alla robotica e all’intelligenza artificiale come innovazione capace di trattenere le migliori intelligenze? Inoltre, le Scuole e Università quando inizieranno a pensare e investire di più, magari promuovendo sistemi di fund raising per finanziare borse di studio, laboratori ultra moderni, viaggi studio per i meno abbienti e promuovere un modello di orientamento scolastico volto a porre fine alle tante fiere del nulla, con annesse distribuzioni di gadget e sorrisi smaglianti, donati da quei dirigenti che temendo il sotto dimensionamento e il trasferimento dimenticano volutamente il loro ruolo e  improvvisandosi di anno in anno in tutt’altro contribuiscono a rubare il futuro dei giovani?

Il sapere e la meritocrazia possono tornare di moda quando la serietà di un sistema politico-istituzionale inizierà a dare ascolto e porre attenzione alle competenze del futuro da intersecare sapientemente alle abilità richieste in passato e rispondere ai richiami dell’OCSE con la crescita culturale che sino ad ora abbiamo saputo soltanto perdere. Per quanto riguarda il trasporto ferroviario e aereo, purtroppo siamo ancora ai litigi dell’asilo. Tante volte è un fatto antropologico, registrato quotidianamente tra i tanti contendenti i quali, da una parte sarebbero propensi a vantare pubblicamente i meriti dell’alta velocità e dall’altra sono impegnati a stracciarsi le vesti pretendendo fermate dei treni che da Alta Velocità finirebbero per diventare Espressi perdendo l’efficacia di quei collegamenti veloci indispensabili per i nostri viaggiatori. Solo per espletare meglio il concetto ricorro ad un esempio: per la tratta Roma-Milano, in treno, necessitano 3 ore e 10 minuti e sono previste due fermate intermedie (Firenze e Bologna). Un voluto treno Alta velocità, da Reggio Calabria a Roma, secondo l’acclarata necessità proveniente dagli amministratori locali dovrebbe effettuare soltanto in Calabria almeno in dieci fermate per servire i centri più importanti situati lungo la linea. La domanda sorge spontanea: ci rendiamo conto dove nasce il ritardo? Idem per gli aeroporti: in una regione di 1.900.000 abitanti si può pretendere che ci siano tre aeroporti con collegamento da Roma a Milano giornalieri?

In questo caso la curiosità potrebbe essere intuibile ma la condivido: quante persone viaggiano quotidianamente in aereo su queste tratte? Forse, con un solo aeroporto, situato nel centro della Calabria (Lamezia), servito da una metropolitana di superficie capace di collegare in meno di un’ora tutto il territorio regionale con lo scalo aereo, non saremmo stati più al passo con i tempi, ottenendo maggiori rotte nazionali e internazionali e implementando le opportunità di far giungere in Calabria un turismo abituato a muoversi utilizzando le combinazioni aereo, treno e autobus? Pensateci bene, prendendo la valigia e uscendo da casa, quanto tempo necessita per raggiungere l’aeroporto più vicino utilizzando un mezzo pubblico? Raggiunto l’aereo porto, quale frequenza di voli è disponibile?

Anche queste scelte potrebbero essere annoverate tra i primi segnali di una transizione ecologica reale che da noi stenta ad essere compresa e attuata, soprattutto per mera questione culturale. Volutamente non entro nel merito del segmento afferente alle attività produttive della Calabria, sono profondamente convinto che sino ad ora non sia stato possibile esprimere tutta la potenzialità produttiva di questo territorio per penuria di pianificazione, programmazione e organizzazione. Tali regole aziendali, valgono tanto e rappresentano il valore aggiunto di un mondo artigianale, agricolo, commerciale e societario troppo preso dall’idea che l’imprenditore sa fare tutto e poi spreca fiumi del proprio profitto in spese inutili per tentare di far crescere la propria azienda. Anche questa è una questione culturale. Inoltre, mancando la diffusione del modello cooperativo, i numerosi ritardi registrati nell’organizzazione aziendale, riconducibili anche alla penuria di formazione continua, hanno plasticamente rappresentato la sommatoria degli ulteriori  ritardi strutturali, consolidandone le difficoltà produttive e a sua volta divenendo causa determinante di una crescente difficoltà anche nell’accesso al credito per far fronte al pagamento delle tasse e per affrontare quei costi aggiuntivi, legati al trasporto e alla distribuzione, che incidono sul prezzo finale dei prodotti. 

Percorrendo ancora questa strada, quale futuro potrà avere il nostro segmento produttivo? Potrà mai concorrere a pari dignità con altre aziende più evolute e insediate in un Centro-Nord iperconnesso e veloce? Purtroppo, a noi manca anche la cultura delle filiere di produzione e la capacità di promuovere insieme al prodotto l’immagine mediante la realizzazione di confezioni più raffinate capaci di veicolare l’importanza racchiusa nella storia di ogni prodotto e soprattutto il valore impresso dalle generazioni che hanno custodito nel tempo i vari processi di produzione, tramandando ad altre generazioni non un lavoro ma una grande cultura produttiva.

Per il momento mi fermo. Non scrivo altro. Vorrei sperare che negli spunti offerti possa esserci motivo di riflessione e soprattutto voglia di immaginare una Calabria capace di volare alto attraverso nuove scelte e nuovi percorsi. (fr)

[Francesco Rao è giornalista e sociologo, presidente della Sezione Calabria dell’Associazione Nazionale Sociologi]