NEL NOME DI ITALO UN’ALTRA PRIMAVERA
FALCOMATÀ: ECCO LA REGGIO DI DOMANI

di GIUSEPPE FALCOMATÀ – È un periodo di grosso fermento in termini di programmazione e sviluppo per una Città che ha iniziato il nuovo decennio, segnato da un’atroce pandemia, con grande speranza ed ottimismo. L’innovazione più importante si può tradurre, in termini sartoriali, nella ricucitura fra il mare e il territorio, un rapporto recuperato e che, a piccoli passi, si sta concretizzando in un unico, immenso e bellissimo lungomare, da Catona fino a Punta Pellaro. 

Venticinque chilometri di bellezza che si possono cominciare ad ammirare partendo dal Waterfront e dai tanti cantieri aperti su tutta la tratta costiera, con un passaggio determinate sul Parco Lineare Sud. Se spingiamo l’orizzonte un po’ più in là, possiamo immaginare il Centro delle Culture del Mediterraneo, il Museo del Mare disegnato da Zaha Hadid, sul quale il Governo ha investito 53 milioni di euro riconoscendolo fra le 14 opere strategiche per il rilancio del Paese dopo la crisi innescata dal Covid.

Insomma, non c’è giorno che, dagli uffici di Palazzo San Giorgio, non arrivi la notizia di qualche bando vinto o di un finanziamento pronto a contribuire al rilancio di Reggio. Si pensi soltanto al programma “Qualità dell’Abitare”, un progetto ambizioso che ha visto premiate le nostre idee con un contributo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti pari a 45 milioni e che verrà equamente distribuito per cambiare il volto dei quartieri di Arghillà nord, Modena-Ciccarello e Reggio Sud-Gebbione.

Insomma, iniziamo a dimenticare la Città che, fin qui, abbiamo da sempre conosciuto. La Reggio che, faticosamente, ha resistito a 70 anni di promesse, sprechi ed incompiute è destinata a non esistere più. Oggi, finalmente, c’è una visione. Adesso, esistono programmi capaci di stravolgere in positivo ogni contesto sociale ed urbano del territorio. Perché, il cambiamento, non investirà soltanto il settore dei Lavori pubblici o delle Grandi opere, ma insisterà fortemente sulla vita di ogni cittadino dopo l’approvazione dei Piani di Zona che rappresentano, in tutto e per tutto, la “Magna Carta” del Welfare cittadino col potenziamento e l’avvio di nuovi ed importantissimi servizi. Operazioni di una straordinaria complessità, possibili soltanto grazie a risorse esterne al bilancio ordinario dell’Ente e che classificano Reggio Calabria ai primi posti in Italia in termini di rendicontazione dei fondi comunitari. Ecco, questa è la grande capacità dimostrata da una classe dirigente sempre pronta di individuare e spendere somme che, in altri tempi, tornavano languidamente nelle casse di Roma o Bruxelles. E’ la Reggio delle opportunità quella che sta prendendo forma in questi anni duri di programmazione e ricostruzione. Questa capacità indiscutibile, dunque, ci mette al riparto dalle preoccupazioni che sarebbero potute sorgere di fronte alla mole di finanziamenti pronti ad arrivare attraverso il Recovery fund e il Pnrr. 

Ambiamo a diventare fulcro nel Mediterraneo, una realtà che accetta le sfide sul territorio e si confronta con i cambiamenti globali. Puntiamo a diventare Città che vuole resistere ai danni causati dall’uomo nel corso di un secolo che ha piegato il Pianeta e risponde con Piani di sviluppo ad impatto climatico zero e alla cancellazione del consumo del suolo, con programmi che mirano a rinvigorire la linea verde della Collina di Pentimele e rispettano i nostri magnifici litorali. 

L’approvazione, dopo decenni, del nuovo Piano Strategico Comunale, del Piano di spiaggia o del Piano del verde sta a dimostrare proprio questo. Dal primo giorno del nostro mandato sapevamo di dover ingaggiare una lunga battaglia contro il conservatorismo, il piagnisteo e i pregiudizi. Reggio non sarà più la Città che “non ha mai venduto grano”. Sarà, invece, l’emblema di una rivoluzione culturale e sociale che, con l’aiuto di ogni cittadino, potrà diventare esempio in un’Europa nuova.

[Giuseppe Falcomatà è il sindaco di Reggio Calabria e della Città Metropolitana dal 2015]

SINDACO IN CALABRIA, UN RUOLO DIFFICILE
I PIÙ GRADITI VOCE (KR) E FALCOMATÀ (RC)

Fare sindaco non è un lavoro facile, figuriamoci essere il primo cittadino di una città o un paese della Calabria, una terra tanto bella quanto complicata, dove bisogna combattere, quotidianamente, con tante, innumerevoli problematiche che affliggono questa terra e che devono essere risolti al più presto. Cionostante è facile sentir dire ai primi cittadini che fare il sindaco è il mestiere più bello, malgrado il carico di incombenze e di burocrazia che caricano di responsabilità  (spesso discutibili) di non facile gestione. Vedi i problemi di bilancio e il rischio di dissesto sempre in agguato e, per contro, assurdi procedimenti giudiziari come quello che ha colpito la sindaca di Crema denunciata perché un bimbo si è fatto male all’asilo. Su questo episodio, il sindaco di Bari  De Caro ha detto che «lo Stato deve metterci nelle condizioni di fare il nostro lavoro serenamente. Non chiediamo l’immunità o l’impunità, chiediamo solo di liberare i sindaci da responsabilità non proprie»

Essere sindaco non è semplice, soprattutto nelle aree del Mezzogiorno, eppure, nella Governance Poll 2021 realizzata da Il Sole 24Ore, sull’indice di gradimento dei sindaci, sono tanti i primi cittadini del Sud a essere nei primi posti di questa classifica e, tra questi, a sorpresa, al 13esimo posto c’è il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, eletto lo scorso settembre, con il 58,5% di gradimento da parte dei suoi concittadini: il giorno dell’elezione l’indice di gradimento era al 63,9%.

Dopo il sindaco Voce, c’è al 40esimo posto il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, con il 56% di gradimento (era del 58% il giorno dell’elezione). Al 63esimo posto Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza, con il 53% ((era al 59% il giorno dell’elezione), al 64esimo posto Maria Limardo, sindaco di Vibo Valentia con il 52,5% (era al 59,5 il giorno dell’elezione), e al 70esimo posto Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro, con il 50% (era al 64% il giorno dell’elezione). È quest’ultima la peggiore performance rispetto al valore del giorno dell’elezione.

Intendiamoci, sono classifiche su cui incidono elementi non omogenei ed è evidente che le regioni meridionali hanno problematiche ben diverse da quelle delle ricche regioni del Nord. Indubbiamente è un’indicazione del trend di popolarità che rispecchia le iniziative dei rispettivi primi cittadini nei confronti dei propri amministrati. Il primo, in assoluto, è il sindaco di Bari Antonio Decaro (attuale presidente dell’Anci, Associazione dei Comuni italiani) con un consenso rimasto pressoché immutato (-1,3%) rispetto al giorno dell’elezione

L’indagine mette in brutta luce i sindaci delle grandi città (Sala a Milano è all’81° posto, la Raggi a Roma è al 94°, l’Appendino a Torino al 95°) e fornisce un dato che, incidentalmente, riguarda i calabresi: è quello relativo al sindaco di Napoli Luigi de Magistris, in corsa per la presidenza della Regione. L’ex magistrato si posiziona al 104° posto, ovvero il penultimo, con una performance che lo fa precipitare dal 66,9% ottenuto dopo le lezioni del 2016 al 31,9%.

Quello redatto da Il Sole 24 Ore, è «un sondaggio – hanno spiegato gli organizzatori all’Ansa – che coglie i trend degli amministratori locali 16 mesi dopo lo scoppio della pandemia, in una fase che oggi non è più dominata dai contagi e dalla crisi economica, ma dalle prospettive di ripresa di tutte le attività grazie al crescendo della campagna di vaccinazione».

Insieme alla classifica di gradimento dei sindaci, c’è anche quella dei Governatori, che vede Luca Zaia, governatore del Veneto, al primo posto. Nino Spirlì, presidente f.f. della Regione Calabria, non è all’interno della classifica – che prende in considerazione l’anno 2020-2021, in quanto ha preso la guida della Regione a ottobre scorso, a seguito della prematura scomparsa della presidente Jole Santelli.

Tornando ai sindaci, la posizione ricoperta dal sindaco di Crotone è, sicuramente, un ottimo segnale, sopratutto per una città che, poco a poco, si sta rimettendo in piedi dopo un lungo commissariamento, cercando di risolvere tutte quelle problematiche e criticità che, senza un sindaco e una giunta, erano irrisolvibili.

 

Francesca Maria Morabito è la nuova presidente dell’Accademia di Belle Arti di Reggio

Prestigioso incarico per Francesca Maria Morabito, che è stata eletta presidente dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, la storica istituzione di alta formazione artistica, diretta da Maria Daniela Maisano.

Laureata in Pedagogia all’Università di Messina ed esperta di organizzazione didattica, Francesca Maria Morabito è dirigente scolastico del Liceo Statale “Giuseppe Rechichi” di Polistena. Ha insegnato presso la SSML di Reggio Calabria e collaborato con l’Università Telematica Giustino Fortunato, oltre ad aver ricoperto importanti incarichi in ambito scolastico e ministeriale.

«Nella qualità di Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria – ha sottolineato Maria Daniela Maisano – sento il dovere istituzionale e morale di esprimere il mio benvenuto alla dott.ssa Morabito per la sua nomina, da tanto invocata e sperata. Le capacità professionali e lo spessore umano della dott.ssa Francesca Maria Morabito sono indiscutibili, riscontrate nella perfetta intesa raggiunta nella prima fase di insediamento, segno di una grande sensibilità. E per questo mi sento di esclamare che sia stata la scelta migliore».

L’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria rappresenta un’eccellenza in continua crescita, si presenta con un’offerta formativa rinnovata ed in linea con le tendenze del mercato del lavoro. Offre una ricca possibilità di scelta tra i vari indirizzi dei Corsi ordinamentali di primo e secondo livello in Pittura, Scultura, Decorazione, Grafica, Scenografia, Fumetto ed illustrazione, Progettazione della moda e Comunicazione e didattica dell’arte. L’attività didattica e di studio si integra con l’attività pratica di laboratorio e di ricerca avanzata, nell’ottica digarantire importanti momenti di apprendimento, socializzazione e interazione tra le componenti della comunità accademica.

«L’incarico conferitomi – ha evidenziato Francesca Maria Morabito – rappresenta una sfida importante per il prestigio che l’Accademia di Belle Arti gode nel panorama culturale calabrese e italiano. Ringrazio il Direttore Maria Daniela Maisano, i docenti e lo staff amministrativo per l’accoglienza ricevuta.  Sono certa che il percorso che intraprenderemo insieme ci condurrà a risultati brillanti ai fini della valorizzazione del patrimonio artistico e professionale dell’ente». 

Un caloroso benvenuto, a nome di tutta la comunità reggina, è stato rivolto dal sindaco Giuseppe Falcomatà alla nuova Presidente dell’Accademia di Belle arti di Reggio Calabria. «Si tratta – ha detto il primo cittadino – di un nuovo e prestigioso traguardo che offre il segno concreto del brillante e qualificato percorso professionale che la professoressa Morabito ha compiuto in questi anni, in vari ambiti e contesti lavorativi, sempre al servizio della cultura, dell’istruzione e della formazione. Sono certo che il nuovo corso guidato dalla Presidente Morabito, saprà imprimere ulteriore slancio e rinnovata capacità progettuale ad una importantissima realtà formativa quale è la nostra Accademia di Belle Arti, la più antica in Calabria tra le istituzioni di settore. Un contesto che in oltre cinquant’anni di storia ha saputo sempre restituire grande lustro e onore alla nostra città e al territorio calabrese, quale fucina inesauribile di talento, creatività e passione verso l’arte.

«Alla prof.ssa Morabito – conclude il Sindaco Falcomatà – rinnovo pertanto il nostro benvenuto e un sincero augurio di buon lavoro, rilanciando nel contempo l’impegno di tutte le istituzioni cittadine a cooperare sempre in modo proficuo e con unità d’intenti, nella promozione della “cultura del bello” e di una sempre maggiore consapevolezza collettiva rispetto alla tutela e alla centralità del bene comune». (rrc)

Autonomie Locali Italiane: Falcomatà presidente regionale Calabria

Va a Reggio la rappresentanza regionale di Autonomie Locali Italiane (Ali), la più antica Associazione che riunisce Comuni, Province, Regioni d’Italia. Il sindaco della Città Metropolitana di Reggio, Giuseppe Falcomatà, è stato, infatti, eletto presidente regionale: su di lui è confluito il sostegno degli amministratori locali che hanno preso parte al primo Congresso costitutivo di Ali Calabria, celebrato in via telematica.

Un’assise congressuale aperta dal presidente nazionale Ali, il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, che ha formalmente presentato la candidatura di Falcomatà sostenendo «l’importanza di sinergia ed unità in una Calabria che, attualmente, si trova a dover fare i conti con numerosi problemi, ma anche e soprattutto con le opportunità legate al Recovery Plan».

Il sindaco Falcomatà, ringraziando il presidente Matteo Ricci e gli intervenuti al congresso, ha parlato di «momento molto importante per la nostra regione che vede, finalmente, la nascita dell’associazione fondata, tra gli altri, anche da Giacomo Matteotti».

Quale prima proposta, Giuseppe Falcomatà ha portato all’attenzione dei colleghi calabresi il primo importante appuntamento ormai alle porte: le elezioni regionali. «È utile – ha detto il neo presidente di Ali Calabria – realizzare una piattaforma programmatica, a partire dalle priorità individuate dai sindaci, da sottoporre a chi si candiderà a guidare la Regione. Dall’unione dei sindaci progressisti, infatti, potrà nascere un manifesto che riconsegni dignità e valore alle rivendicazioni di ogni singolo territorio».

Falcomatà ha, quindi, ribadito «il ruolo fondamentale che la Calabria dovrà giocare rispetto al dibattito di natura nazionale che può e deve vedere il Sud protagonista». «Il sindaco Matteo Ricci – ha aggiunto – ci ha messo cuore, testa, passione e competenza per riattivare Ali ed evitare che fosse un doppione di Anci. Con l’Associazione dei Comuni ci lega una seria e proficua sinergia, ma Ali può e deve portare avanti battaglie che Anci, proprio per il carattere istituzionale che ormai riveste, non può certo sostenere. Ed è chiaro che Ali servirà a supportare la madre di tutte le battaglie: il recupero della centralità del ruolo dei sindaci».

«Durante la crisi pandemica – ha aggiunto Giuseppe Falcomatà – abbiamo compreso quanto le comunità riconoscano nei primi Cittadini l’unico e il più immediato punto di riferimento per le proprie esigenze quotidiane. Per questo i sindaci non possono e non vogliono essere ricordati soltanto come quelli che “spendono bene i buoni spesa”. Piuttosto, è fondamentale veder riconosciuta la centralità che ci spetta per quel che riguarda le scelte future strategiche del Paese». Il sindaco di Reggio Calabria pensa, prima di tutto, al “Recovery fund” che «non può vederci spettatori passivi».

In chiave regionale, Giuseppe Falcomatà ha sostenuto come Ali «possa diventare collante fra gli oltre 400 sindaci calabresi, nel solco della bella manifestazione di novembre che ha visto superare barriere ideologiche e partitiche con i nostri amministratori riuniti, sotto Palazzo Chigi, per rivendicare il diritto alla salute dei cittadini calabresi».

«È questo lo spirito che bisogna recuperare ed incentivare», ha rimarcato il sindaco Falcomatà: «Ali può ridisegnare quel protagonismo spesso sbandierato, ma mai realmente realizzato». E dopo le condanne del sindaco di Torino, Chiara Appendino, e dell’ex sindaco di Genova, Marta Vincenzi, per fatti che indirettamente li hanno visti coinvolti, Falcomatà è tornato ad invocare «maggiore rispetto per la dignità dei primi cittadini che si trovano spesso catapultati in un ginepraio di norme dove si resta implicati senza saperne il motivo».

«Insomma – ha concluso Falcomatà – Ali Calabria è un contenitore da riempire di contenuti e soluzioni per problematiche che soltanto i sindaci conoscono e affrontano. Abbiamo il dovere di provarci; abbiamo il compito di radicarci sul territorio. Il congresso odierno è un primo, storico, passo che va in questa direzione». (rrc)

LA SANITÀ CALABRIA TORNI AI CALABRESI
È MOBILITAZIONE CONTRO IL COMMISSARIO

di SANTO STRATI – La grande mobilitazione che si sta registrando in Calabria contro la proroga del decreto Sanità e contro la nomina del supercommissario è un importante segnale che qualcosa sta veramente per cambiare. I calabresi si sono rotti le scatole dei giochi partitici che perpetuano l’idea di una sanità calabrese sottoposta al Governo e a interessi politici e non a rispondere agli interessi dei calabresi. La nomina del dott. Giuseppe Zuccatelli, attualmente commissario dei due ospedali catanzaresi, dopo la rovinosa e imbarazzante intervista dell’ex commissario generale Cotticelli, è venuta con una rapidità talmente sorprendente che ha lasciato interdetti molti calabresi. E meno male che proprio nel pomeriggio di sabato c’era stata la bella e civile manifestazione in piazza Italia a Reggio con tutti i 97 sindaci della Città metropolitana che intendevano farsi portavoce del disagio dei loro concittadini. Tra le poche cose, chiedevano una scelta condivisa, ma i giochi partitici hanno avuto, come al solito, il sopravvento. Non sappiamo quanto abbia giocato a favore del “compagno” Zuccatelli la vicinanza a Pier Luigi Bersani e a LiberieUguali (che è poi il partito del ministro della Salute Roberto Speranza), ma a pensar male – diceva Giulio Andreotti – si fa peccato però spesso ci s’azzecca. E il sospetto d’una scelta che risponde esclusivamente a interessi partitici (o politici, se volete) cresce di ora in ora e fa ribollire il sangue dei calabresi.

Dieci anni di commissariamento hanno provocato semplicemente voragini amministrative e lutti evitabili dovuti a reparti chiusi, mancanza di medici e personale specializzato, frutto di una schizofrenica corsa al risparmio sulla pelle dei calabresi. Costretti a recarsi fuori regione per curarsi (uno “scherzo” che costa ai calabresi quasi 300 milioni l’anno) o a rinunciare a cure essenziali. Queste sono responsabilità politiche da cui nessuno può pensare minimamente di allontanarsi. E prima o poi arriverà il momento dei conti con l’unica arma che possiede il citatdino, il voto.

Una cosa appare evidente: i calabresi sono stufi di essere commissariati e vogliono gestire da soli, in proprio, la sanità. Vogliono fare le scelte che riterranno adeguate per garantire il benessere e la salute dei propri figli, dei propri cari, di loro stessi. Dunque, occorre dire basta al commissariamento e dire un NO, grande quanto un palazzo, alla proroga dello scellerato decreto a firma pentastellata dello scorso anno. Un provvedimento di legge che ha portato ulteriori disastri, peggiorando i conti e dequalificando totalmente l’offerta dei servizi per la salute. La proroga del decreto, decisa, anche questa, con una rapidità insolita è la risposta sbagliata del Governo centrale alle istanze dei calabresi. Occorre opporsi, con tutti i mezzi legittimi, alla sua conversione in legge, tenendo a mente che, se il decreto non riesce a finire entro 60 giorni sulla Gazzetta Ufficiale, decade e con esso si ovviamente annulla la misura del commissariamento.

Il ministro Speranza, ci rendiamo conto, si è trovato già ai primi di marzo con una cosa inaspettata, una patata bollente che avrebbe messo in difficoltà scienziati e specialisti, figuriamoci per un laureato di tutto rispetto della Luiss (ma in Scienze Politiche) che di medicina immaginiamo sappia quanto un idraulico sulle valvole cardiache. Non sarebbe la prima volta di un “incompetente” (non è offensivo, ministro, sia ben chiaro) al ministero sbagliato: ci sono i consiglieri, i consulenti, i funzionari, i burocrati che fanno tutto, ma hanno pur sempre bisogno di una guida. E questa guida, ahimè, ha mostrato troppe incertezze nella prima fase della pandemia e sta rivelandosi ancora più debole in questo secondo girone dei supplizi dove emerge l’incapacità di chi sta al governo (non solo del ministro della Salute) di prendere provvedimenti e scelte che non siano dettate dall’improvvisazione o da mere finalità politiche.

Scegliere il nuovo commissario (al quale il decreto “prorogato” assegna poteri superiori persino a quelli del presidente della Regione) per sostituire il buon “vecchio” generale Cotticelli tradito dal suo candore e dalla spietatezza di chi gli stava accanto, meritava quanto meno una riflessione più appropriata. Ma nel coro di contrarietà da parte della destra (non aspettavano altro per fare propaganda elettorale) si sono levate voci perplesse anche dalla sua stessa parte politica, a partire da Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana che ha detto, con molta onestà «capisco l’urgenza, ma così non si può fare». E lo stesso sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà, eletto dal centrosinistra ed esponente dem, non ha esitato da prendere le distanze: «Pur non esprimendo giudizi sulla qualità della persona individuata – ha dichiarato–, non possiamo che constatare, con grande rammarico, che il metodo utilizzato sia esattamente lo stesso che come sindaci abbiamo contestato. Nonostante la richiesta di coinvolgimento avanzata da tutti i sindaci della Città Metropolitana, assistiamo all’ennesima nomina calata dall’alto, senza alcuna concertazione, senza alcuna condivisione, senza il coinvolgimento del territorio e di chi quotidianamente lo rappresenta».

Sono parole che pesano come macigni e indicano chiaramente che l’indignazione ha raggiunto livelli ormai non più controllabili. Tutti contro il decreto, contro il commissariamento e l’iniziativa dei sindaci calabresi con la campagna “La Calabria non ci sta” – siamo certi – porterà a una mobilitazione di massa di cui il Governo e il Parlamento dovranno tenere conto. Ma non basta dire no al dcreto, no al commissariamento, bisogna andare oltre e pretendere a titolo di risarcimento danni che venga cancellato il debito della sanità e si possa ripartire da zero. Con professionisti e manager locali, seri e preparati (e non ne mancano) con cui garantire non solo i Livelli essenziali di assistenza, ma le cure e l’attenzione che ogni calabrese ha diritto di ricevere.

Massimo Giletti, ieri sera, ha ospitato il generale Cotticelli perché spiegasse il senso dell’orribile figuraccia: la toppa, a volte, si sa, può essere però peggiore del buco. L’ex commissario ha mostrato tutta l’inadeguatezza con cui ha portato avanti l’incarico (assegnato – ricordiamolo – dallo stesso premier Giuseppe Conte che gliel’ha levato, con il plauso di Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio, che oggi lo contesta). Ma, dopo diciotto mesi di inazione, s’è dovuto attendere una trasmissione televisiva per capire a che punto fosse precipitata la situazione della sanità calabrese?

Bisogna dire grazie a Massimo Giletti che, con passione e convinzione, porta avanti battaglie a volte impossibili, ma svelare gli altarini o rivelare i retroscena non serve solo a far crescere la rabbia e l’indignazione (e Lino Polimeni di Calabria.Tv ospite della serata, non ha mancato di farlo notare, unitamente al sindacalista di Reggio Nuccio Azzarà). A volte lo svelamento di sotterfugi e brogli per via giornalistica vellica la sensibilità di qualche giudice che non ama apparire distratto e apre un fascicolo ove s’intravvedano ipotesi di reato. Ma non dobbiamo arrivare a pensare di risolvere con la magistratura (ben vengano comunque le inchieste e le giuste punizioni per ladroni e mascalzoni) i problemi del territorio. Occorre ricominciare e l’occasione – tremenda ma unica – del coronavirus ce ne offre l’opportunità. Ricominciare il processo di crescita sociale proprio dalla crisi covid. Pensando al futuro dei nostri figli, alle prospettive che non stiamo lasciando loro. In una terra difficile, maledetta, ma unica e di cui ogni calabrese è innamorato pazzo. E in amore, come in guerra, ogni arma è permessa per giungere al risultato. (s)

BELLA LEZIONE DI CIVILTÀ E DEMOCRAZIA
REGGIO PROTESTA MA VINCE COL DIALOGO

«La manifestazione di protesta e di proposta di Reggio Calabria è stata densa di contenuti e una lezione di civiltà e democrazia». Queste le parole dello storico reggino prof. Pasquale Amato, che riassumono e danno una chiara lettura della mobilitazione di Confesercenti, Imprendi Sud, Apar, il Comitato spontaneo dello sport e di Assodanza Italia andata in scena a Piazza Duomo, a Reggio Calabria.

500 gli imprenditori che, con lo slogan Fermiamo il virus, non l’economia, hanno riempito in «in modo ordinato e civile Piazza Duomo, dando un esempio all’Italia intera di come si può protestare anche con veemenza ma sempre con la massima correttezza» ha scritto su Facebook Claudio Aloisio, presidente di Confesercenti Reggio Calabria, nel ringraziare gli imprenditori che hanno risposto all’appello.

Anche il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, ha apprezzato con soddisfazione il modo in cui i reggini hanno manifestato: «stiamo dimostrando, ancora una volta – ha dichiarato il primo cittadino – di essere una comunità matura e responsabile».

«Non è banale dirlo – ha aggiunto – non era scontato che accadesse. Mentre, infatti, da tutta Italia ci giungono immagini di violenza e devastazione, Reggio e i suoi operatori economici hanno risposto con manifestazioni ordinate e pacifiche; nonostante la paura per il futuro, nonostante tutti i sacrifici per poterlo assicurare un futuro. Per questo dico grazie ai commercianti, agli artigiani, agli imprenditori e alle associazioni sportive che stasera sono scesi in piazza. Grazie anche per aver avuto rispetto per le donne e gli uomini delle Forze dell’ordine, che stasera, come sempre, erano lì a fare il loro lavoro. Lo stesso lavoro per cui state lottando voi, lo stesso lavoro che oggi vi viene tolto».

«È un momento complicato per tutti – ha proseguito Falcomatà – Non è facile neanche per noi sindaci che siamo chiamati a responsabilità enormi. Cercherò di prendermele, come sempre, facendo del mio meglio, per provare a non lasciare indietro nessuno. Combattiamo una battaglia comune e siamo dallo stesso lato della barricata, fino in fondo fino alla fine, nella speranza che questo nuovo incubo passi al più presto».
«Una piazza piena di cappelli bianchi, è un orgoglio per noi – ha dichiarato Angelo Musolino, presidente nazionale dei pasticceri italiani e a capo dell’Apar –. Conosco quasi tutti gli imprenditori presenti e ne ho conosciuti tanti anche oggi. Questo vuol dire stare dentro l’associazione per condividere una protesta pacifica. Vogliamo la solidarietà e la presenza delle istituzioni perché al primo lockdown siamo già stati primi a subire limitazioni e perdite. Tutti abbiamo messo in sicurezza le nostre attività, quindi non siamo noi gli untori di questa pandemia. I trasporti sono meno sicuri delle nostre aziende, ma lo Stato non ci permette di lavorare. I ristoratori sono al lastrico. Perché fare disparità tra categorie? Lottiamo per essere uniti e chiedere domani il tavolo tecnico dove ognuno può dire ciò che serve. Non siamo noi cittadini di Serie B».
A chiudere la manifestazione, il presidente di Confesercenti Aloisio, che ha annunciato di aver fatto al prefetto «la richiesta di accoglierci per un tavolo di crisi Covid, vogliamo far sentire la nostra voce, insieme al Sindaco che può battere i pugni sui tavoli nazionali. In prefettura andremo per dire cosa c’è di sbagliato. Non possiamo intervenire sulla pubblica piazza al momento, ma solo sui nostri locali. Noi abbiamo fatto sentire la nostra voce, in maniera civile e costruttiva. Capisco la rabbia, ma la priorità resta la salute».
Quella andata in scena a Reggio, dunque, è stata una vera e propria lezione di civiltà, in cui la solidarietà, l’aiuto reciproco e il confronto ne sono stati il cuore pulsante.
«Sarebbe un grave segnale se questa protesta civile e democratica fosse ignorata» ha commentato il prof. Amato, riflettendo che «sarebbe giusto che sia dato lo stesso risalto delle proteste sfociate in manifestazioni di violenza in altre città d’Italia». (rrc)

Reggio, la giunta del Gattopardo al contrario di Giuseppe Falcomatà

La sorpresa che il sindaco Giuseppe Falcomatà aveva annunciato per la sua Giunta non è la chiamata dell’ex alfaniana, ovvero l’azzurra Rosanna Scopelliti, figlia del magistrato ucciso dalla mafia a Piale 29 anni fa, bensì il capovolgimento della teoria gattopardesca secondo la quale bisogna cambiare tutto perché tutto rimanga come prima. Il buon Falcomatà non fa fatto tesoro del consiglio del principe di Salina nel bellissimo romanzo di Tomasi di Lampedusa, ma ha fatto esattamente il contrario: non cambiare niente, forse nella segreta speranza che cambi tutto.

La “nuova” (si fa per dire) Giunta sembra un dejà vu, stesse facce, con deleghe cambiate, ma, obiettivamente, questo grande rinnovamento annunciato in pompa magna non lo si vede proprio. I reggini, probabilmente, si aspettavano qualcosa di nuovo (Falcomatà ci sta tenendo con l’ansia per il misterioso vicesindaco che ancora non ha un volto) visto che l’esperienza della passata Amministrazione non è stata il massimo nel gradimento della città. Tant’è che al primo turno, alle elezioni, circa 25mila reggini hanno voltato le spalle al sindaco uscente rispetto alle trionfali elezioni del 2014, salvo poi a preferirlo al “papa straniero” Minicuci, “imposto” inopinatamente da Salvini col risultato di perdere a tavolino una partita che appariva già vinta.

La scelta di concedere un “secondo tempo” a Falcomatà è stata probabilmente intelligente, anche se dettata più da sentimenti antilega che da vero consenso, perché bisogna riconoscere che una legislatura non è certamente sufficiente per portare a termine un programma e progetti di ampio respiro, soprattutto se, come nel caso di Falcomatà, si eredita una città al collasso finanziario a un passo dalla dichiarazione di dissesto. Falcomatà ha convinto i reggini e ha fatto qualche promessa di rinnovamento: noi, pur sforzandoci, non lo vediamo proprio. Il sindaco riconfermato nell’incarico ha preferito continuare secondo la vecchia, logora, logica dei partiti, assegnando strategicamente deleghe per liberare posti in Consiglio comunali ai fedelissimi rimasti fuori. Così, i consiglieri Albanese, Brunetti, Delfino, Muraca e Calabrò nominati assessori si sono subito dimessi per far entrare in Consiglio Nancy Iachino, Giovanni Latella, Massimiliano Merenda, Nino Zimbalatti e Giuseppe Nocera. Un gioco che potrebbe costare caro in termini politici al Sindaco, che compromette il suo futuro politico: non potendosi candidare alla Regione per ovvie ragioni di opportunità (i reggini che lo hanno votato si sentirebbero traditi), dovrà tessere una fitta tela di relazioni nell’appoggio eventuale a Nicola Irto (candidato più che certo del centrosinistra per Germaneto), facendo digerire ai reggini il finto rinnovamento annunciato e non mantenuto.

Certo ci voleva un po’ di coraggio a prendere dalle liste di opposizione qualche prezioso elemento in grado di segnare un cambio di passo e una politica che superasse gli attuali schemi destra/sinistra per un governo di unità, vista soprattutto l’emergenza covid. La scelta di puntare solo ed esclusivamente sui fidati collaboratori è, naturalmente, legittima e nessuno la contesta, ma, tanto per fare qualche nome, un Eduardo Lamberti Castronuovo (non candidato, ma elemento di spicco della società civile) sarebbe stato un ottimo assessore alla Cultura. Ha dimostrato, da assessore provinciale a Cultura e Legalità di avere competenza, capacità e il giusto estro per dare smalto alle iniziative culturali della Città dello Stretto: si pensi al Palazzo della Cultura intestato a Pasquino Crupi – oggi quasi dimenticato e privato di ogni giusta valorizzazione –, alle iniziative con le orchestre giovanili e la venuta del Maestro Riccardo Muti e via discorrendo. E lo stesso discorso andrebbe fatto per Klaus Davi, che ha mostrato un reale attaccamento a una città che non è la sua, diremmo quasi un innamoramento ammirevole, che avrebbe ricoperto con grande onore e ottimi risultati la delega alla Reputazione (e Dio sa quanta ne serve da recuperare alla città) e al Turismo. Il risultato sarebbe stato avere gratis promozione a 360 gradi (il massmediologo è tutti i giorni in televisione a parlare di Reggio e della Calabria) ha ottimi rapporti con giornali e tv di tutto il mondo, conosce le tecniche del marketing strategico, ha mostrato di saper “vendere” mediaticamente qualsiasi cosa (anche se stesso, come s’è visto nel caso delle elezioni comunali).

Certo una scelta così azzardata, ma a tutto esclusivo vantaggio della Città, richiedeva una dose aggiuntiva di coraggio, quello che serve a puntare i piedi e rifiutare le classiche logiche del conto dei voti e dei desideri dei partiti. Falcomatà ha perso una grande occasione e, senza togliere nulla ai futuri meriti della Scopelliti (Cultura, Turismo, Legalità, Scuola e Università) e dell’avvocata Palmenta (Sport, Politiche di genere, Politiche giovanili), siamo convinti che ci sarà poco spazio al cosiddetto “nuovo passo”. Falcomatà avrebbe dovuto e potuto interrompere il giogo dei partiti, facendosi qualche nemico in casa, ma regalando un futuro migliore alla città. Ovviamente con beneficio d’inventario, da parte nostra, pronti a cospargerci il capo di cenere (ce ne sarà parecchia se non finiscono gli incendi della spazzatura) se, come ci auguriamo di cuore, avremo avuto torto. Lo scopriremo solo vivendo, cantava Battisti; speriamo solo che non sia una vita troppo amara, con l’incubo del covid. (s)

LA NUOVA GIUNTA FALCOMATÀ

Ecco la nuova Giunt aFalcomatà: riconfermati Irene Calabrò (Finanze, Tributi, Attività Produttive – nella passata consiliatura era al Patrimonio), Mariangela Cama (Pianificazione territoriale e urbana sostenibile e programmazione progetti strategici, Edilizia, Vigilanza e Demanio Marittimo, Mobilità e Trasporti, Società Partecipate – nella passata consiliatura era all’Urbanistica) e Giovanni Muraca (Lavori pubblici – Grandi opere – Risorse UE – nella passata consiliatura era assessore all’Ambiente. Gli altri assessori di nuova nomina sono: Rosanna Scopelliti (Cultura, Turismo, Legalità, Scuola e Università), Giuseppina Palmenta detta Giuggi (Sport – Politiche di genere – Politiche giovanili – Europe Direct), Rocco Albanese ( Manutenzioni (Edilizia scolastica, stradale, idrica, fognaria, illuminazione e cimiteri – Politiche abitative ed Edilizia residenziale pubblica – Dismissione e valorizzazione del Patrimonio – Protezione Civile) e Paolo Brunetti (Ambiente – Ciclo integrato dei rifiuti – Depurazione – Verde pubblico – dismissione amianto – Polizia Municipale), Demetrio Delfino, che era nella passata consiliatura Presidente del Consiglio comunale, (Welfare e alle Politiche della Famiglia). Resta libera la casella di vicesindaco. Il mister X sarà presentato domani, lunedì 26, al primo Consiglio comunale che ha all’ordine del giorno l’elezione del Presidente e delle altre figure del Consiglio.

Rosanna Scopelliti e il sindaco Giuseppe Falcomatà
Rosanna Scopelliti e il sindaco Giuseppe Falcomatà

Il sindaco Falcomatà ha presentato sul Lungomare intestato al padre Italo la sua squadra davanti alle colonne di filo metallico di Tresoldi: «La giunta entra nel pieno esercizio delle proprie funzioni – ha detto dopo aver illustrato le deleghe assegnate –. Manca ancora un elemento che, per motivi personali, non poteva essere con noi oggi. Sarà presentato nei prossimi giorni» Facomatà ha spiegato le ragioni delle sue scelte: «Ho cercato di interpretare quel sentimento di cambiamento che i cittadini ci hanno chiesto a gran voce. Sento il dovere di ringraziare gli assessori e i consiglieri della scorsa legislatura, molti di loro sono ancora noi, ognuno di loro insieme ai nuovi eletti, lavorerà e collaborerà per riscrivere la storia di Reggio. Gli obiettivi sono ambiziosi e la squadra che si è composta e le scelte che si faranno nei prossimi giorni, vogliono restituire a Reggio un ruolo da protagonista all’interno del panorama politico e amministrativo nazionale. Abbiamo bisogno di tutti. Bisogna sporcarsi le mani. Che senso ha avere le mani pulite se bisogna tenerle in tasca diceva qualcuno più saggio di me. Soltanto chi non vorrà giocare questa partita sarà seduto in panchina ed in tribuna. Se vogliamo fare la rivoluzione non possiamo pensare che si possa assistere dal divano di casa. Richiamo ad un senso di protagonismo e responsabilità. Da adesso la Giunta si mette all’opera». (rrc)

Gli auguri degli industriali di Reggio al neo-eletto sindaco Falcomatà

Gli industriali di Reggio Calabria hanno formulato gli auguri di buon lavoro al rieletto sindaco Falcomatà. Le congratulazione sono state espresso dal presidente di Confindustria Reggio Domenico Vecchio. Il presidente ha auspicato che «la continuità amministrativa possa consentire di raggiungere gli obiettivi finora non conseguiti sul versante della crescita economica, produttiva e turistica dell’intera Città metropolitana».

«Reggio  – ha detto l’ing. Vecchio – dispone di un enorme potenziale ma, per numerose e anche ataviche ragioni, questo territorio paga ancora un ritardo di sviluppo che deve essere scontato nel più breve tempo possibile. Una delle maggiori aspettative per i prossimi anni – prosegue il presidente di Confindustria – riguarda il pieno coinvolgimento delle associazioni di categoria e delle parti sociali, ciascuno per i propri ambiti di competenza, nella programmazione delle azioni che dovranno aiutare Reggio a risollevarsi. Noi siamo disponibili e aperti al dialogo, nella consapevolezza che i prossimi mesi saranno determinanti per scrivere il futuro della città».

Tra le questioni «che stanno particolarmente a cuore al nostro mondo – ha detto ancora il presidente Vecchio – assurgono centralità quelle relative al porto di Gioia Tauro, all’aeroporto dello Stretto, alla riduzione della pressione tributaria resa possibile dai fondi del Decreto Agosto, e ancora il ripristino della regolarità nei servizi pubblici, a cominciare dall’efficientamento del ciclo dei rifiuti. Viviamo con sollievo la conclusione della campagna elettorale – conclude il presidente Vecchio – perché, per tutti, è arrivata l’ora di passare dalle parole ai fatti». (rrc)

LETTERE / Giuseppe Smorto (la Repubblica): «Ma cos’è diventata la politica?»

Da Giuseppe Smorto, giornalista di Repubblica, reggino che vive a Roma da moltissimi anni, una sentita, condivisibile, opinione a Calabria.Live sul dopo elezioni.

Caro Direttore,

ma cosa è diventata la politica? Una volta era impegno, attenzione verso il Paese, verso la propria città. Era militanza, voglia di mettersi in gioco, era porta a porta con la minuscola, solidarietà. La cronaca del voto alle Comunali mi ha appassionato, come spesso succede ai reggini che vivono fuori. Ma ci sono stati alcuni comportamenti sconcertanti, che vorrei sottolineare.

Partiamo dal centrodestra, silente dopo le elezioni. Detto che a Reggio ha vinto il congiuntivo, ritengo scandaloso il modo in cui Minicuci è stato trattato un attimo dopo il risultato. È stato lasciato letteralmente solo, lo hanno perfino filmato sul Corso che parlava al telefono, nessuno insieme a lui. Credo che coerenza significhi anche vivere e ragionare insieme sulla sconfitta. In quanto a Minicuci, ho visto che si è poi materializzato sul palco di Taurianova insieme a Salvini. Ma io, con le mie orecchie, lo avevo sentito dire mercoledì scorso “Non sono leghista!”. Ma cos’è diventata la politica?

Veniamo ad Angela Marcianò, docente che ho sempre apprezzato da lontano. Credo sia la prima volta: un candidato sindaco manda in giro un tutorial per il voto disgiunto, e si arrabbia anche perché i siti non lo mandano online. Come hai giustamente sottolineato tu, i candidati della lista Marcianò non avranno apprezzato. Poi, subito prima e subito dopo il voto, presunti endorsement a Minicuci, mezze smentite, sfoghi via Facebook che hanno il sapore del dispetto, commenti censurati.

Io spero ora che Minicuci e Marcianò facciano il loro dovere dai banchi della opposizione. Ce n’è bisogno, chiedo troppo?

La terza annotazione, sempre a proposito della politica, per i candidati delle liste che hanno appoggiato il sindaco Giuseppe Falcomatà. Spero e voglio sperare che l’impegno e l’attenzione non si esaurisca con la campagna elettorale. In quelle liste c’erano tante donne e tanti giovani. Sono persone di cui la città ha bisogno. Dimostrino che la loro discesa in campo non è durata lo spazio di un primo turno.

Grazie, Giuseppe Smorto

[Nella foto di Luigi Palamara, l’abbraccio dello sfidante Minicuci all’appena proclamato sindaco Falcomatà a piazza San Giorgio, a Reggio]