di FRANCO BARTUCCI – Giorgio Napolitano all’UniCal per presenziare la cerimonia inaugurale dell’anno accademico 2008/2009 e la intitolazione dell’aula magna dell’Università della Calabria alla figura del primo rettore, prof. Beniamino Andreatta scoprendo insieme alla vedova signora Giana Petronio Andreatta un bassorilievo in argento realizzato dall’orafo Gerardo Sacco.
Era il 15 gennaio 2009 e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano volle lasciare una sua testimonianza sulla figura del Rettore Beniamino Andreatta, politico, senatore della repubblica e più volte Ministro del Governo Italiano.
Dopo la visita di Sandro Pertini, avvenuta il 3 marzo 1982 e quella del Presidente Carlo Azeglio Ciampi che il 7 febbraio 2001 venne all’UniCal per inaugurare la Biblioteca d’Ateneo in ricordo del prof. Ezio Tarantelli, ucciso dalle Brigate rosse, al quale fu intitolata la Biblioteca dell’area sociale/economica/giuridica e politica, quella del Presidente Giorgio Napolitano costituisce la terza permanenza di un Presidente della Repubblica nel Campus Universitario dell’Ateneo calabrese.
Quel 15 gennaio 2009 per il Rettore Giovanni Latorre costituiva un motivo di forte orgoglio nel ricordare le qualità raggiunte dall’UniCal per l’alta formazione e la ricerca scientifica auspicata dallo stesso Rettore Andreatta.
«Insomma una Istituzione di alta formazione – pronunciò il Rettore Giovanni Latorre – che con la sua collocazione geografica e le sue politiche di diritto allo studio rappresenta uno straordinario motore di promozione sociale e quindi, in definitiva, di coesione sociale e di democrazia in questa difficile parte del Paese».
Ad ascoltare il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano intervennero in tanti quel giorno riempiendo l’aula magna, tra i quali si segnalano diversi rettori ospiti delle Università italiane, il Presidente della Giunta Regionale della Calabria, Agazio Loiero, la signora Giana Petronio Andreatta, accompagnata dalla figlia Eleonora, nonché Enrico Letta, già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e direttore dell’Arel.
Fu un discorso chiaro e di forte apprezzamento della figura di Beniamino Andreatta quello pronunciato dal Presidente Napolitano, ma anche di tutela e sviluppo del Mezzogiorno.
«Sentiamo la sua mancanza, più semplicemente, come persona di prorompente talento, di forte carattere, di straordinaria generosità e finezza umana. Ma c’è piuttosto da dire quanto prezioso per l’Italia sarebbe oggi il suo contributo: il contributo della sua competenza e della sua fantasia, della sua passione e del suo coraggio, del suo senso dell’interesse pubblico, al servizio di visioni anticonvenzionali dei problemi dell’economia e di scelte limpide e rigorose».
Non mancò di chiarire meglio la personalità e il modo di fare del prof. Senatore Beniamino Andreatta: «Il primo è quello dell’esempio che più di ogni altro egli ha concorso a dare di come si possa far nascere, in condizioni ambientali difficili, una Università campione, una università di eccellenza per qualità culturale, per proiezione internazionale, per radicamento nella realtà regionale, per serietà degli studi e, anche, per capacità di autogoverno e di uso oculato delle risorse».
«L’altro profilo- continuò il Presidente – che motiva l’omaggio di questa mattina a Nino Andreatta è quello della passione di un uomo del Nord per il Mezzogiorno. Passione che faceva tutt’uno, direi, con il sentimento di un dovere nazionale. Il sentimento e la passione che spinsero dopo l’unità d’Italia Franchetti e Sonnino ad affiancarsi a Giustino Fortunato nelle analisi che fondarono il meridionalismo liberale, e che videro via via altri illuminati uomini del Nord impegnarsi in prima persona nell’azione per la rinascita del Mezzogiorno nei primi decenni del secolo scorso».
«In questo solco va collocata la figura di Nino Andreatta e va collocato il suo impegno in Calabria, per la fondazione dell’Università della Calabria nello spirito che ho ricordato. Non occorre dire quanto ci sarebbe bisogno che quella tradizione riprendesse vigore. Sarebbe una risposta eloquente a deleterie contrapposizioni tra Nord e Sud, a vecchie e nuove sordità verso le esigenze del Mezzogiorno, e anche a ogni forma di scoramento, di inerzia e di stanca gestione dell’esistente in queste stesse regioni. L’esperienza di questa Università – concluse il Presidente Giorgio Napolitano – per come venne pensata e varata da Nino Andreatta e per come è cresciuta in più di trenta anni, è motivo di fiducia per tutti noi».
Nel concludere questo servizio e nel ricordare il Presidente Napolitano all’uniCal per fare un affresco sulla figura del Rettore Beniamino Andreatta ci porta a riflettere che anche lui ci ha lasciato nel cinquantesimo anniversario del primo anno accademico 1972/1973, quasi al termine del tempo, della nostra Università. Quel giorno è stato per me l’ultimo trascorso quale responsabile dell’ufficio stampa e pubbliche relazioni in quel contesto in quanto pochi giorni prima entrato in quiescenza; ma oggi quelle parole costituiscono un motivo in più per sollecitare l’attuale dirigenza dell’Università ad impegnarsi per fare una puntuale e dettagliata riflessione su ciò che l’UniCal è stata in questi anni e creare quei presupposti essenziali per prepararsi a vivere i prossimi anni in funzione pure della creazione di un rapporto vivo con la società e contestualmente essere punto di richiamo per il superamento delle barriere divisorie tra Nord e Sud del Paese che permangono ancora. (fb)