UN ANNO FA, ADDIO ALLA PRESIDENTE JOLE
A OCCHIUTO L’«EREDITÀ» DELLA SANTELLI

di PINO NANOBellissima. Altera. Autorevole. Influente. Profondamente fiera di sé stessa. Severa. Intelligente. Severa prima di tutto con sé stessa. Aperta al dialogo più di quanto lei stessa non avesse mai immaginato di poterlo essere. Statuaria, con questo suo portamento regale, sempre elegantissima. Ricercata e avvolgente, una star. Quasi una regina. Impossibile non vederla. Impossibile non accorgersi di lei. Impossibile che passasse inosservata. Jole emanava un carisma tutto suo, con questi occhi grandi e scuri, e questo suo sorriso sempre pronto ad accoglierti. 

L’ultima volta che l’avevo vista era stato qui a Roma, davanti al bar Giolitti, lei stava entrando in aula a Montecitorio, erano pochi mesi prima che morisse. Sapevo che stava male, ma lei minimizzava sempre. Era come se il cancro che l’aveva aggredita riguardasse più gli altri che non lei, e quando le chiedevi del suo stato di salute tirava dritto come un treno in corsa “Bene, non lo vedi?”.

E quando il direttore di Calabria Live ieri mi ha chiamato per chiedermi un ricordo del Primo Presidente donna della Regione Calabria la mia mente è tornata indietro nel tempo, a quando un anno fa mi capitò di vedere in televisione una delle interviste più belle e più complete che Jole abbia mai rilasciato ad un cronista.

Vi invito a guardarla se non  l’avete già vista, o a rivederla se invece l’avete già vista, e di farlo oggi che Jole non c’è più, ad un anno esatto dalla sua morte, perché dentro c’è lei tutta intera.

In quell’intervista c’è il suo cuore e la sua anima, c’è la sua profonda solitudine e la voglia quasi disperata e ossessiva di rendere onore alla sua terra natale, c’è il suo charme e la sua vita, ci sono le sue debolezze e c’è la magia della sua casa, i ricordi dell’infanzia, gli anni del liceo, i primi esami all’università, la dolcezza della sua mamma che l’aveva educata alla lettura, la passione per il diritto, l’amore dichiarato per i suoi nipoti, l’esaltazione della famiglia come cuore del mondo, e infine il grande sogno della sua vita, che forse rimarrà irrealizzabile per sempre, ma lei ci credeva così tanto da averci convinto che alla fine la Calabria sarebbe davvero cambiata.

E quando il direttore di Teleuropa Network, Attilio Sabato, prova a stuzzicarla per carpirle il segreto forse più intimo della sua vita, e che in quel momento, 15 gennaio 2020, era il cancro che non le dava pace da tempo e che la costringeva a interminabili pause di silenzio e di dolore fisico, lei risponde rispolverando sorridendo il titolo di un saggio appena letto, Il danno, di Josephine Hart: “Le persone danneggiate sono pericolose, perché sanno di poter sopravvivere”. 

Era convinta di farcela Jole, fino alla fine, e invece il cancro ha avuto la meglio su di lei. Lei se ne è andata nel cuore della notte del 15 ottobre di un anno fa in assoluto silenzio, rispettando il rigore delle sue abitudini e la discrezione della sua casa natale, quasi non volesse disturbare nessuno nel momento più difficile della sua giovane esistenza. Una maledizione.

Una tragedia privata che diventa nel giro di poche ora una tragedia pubblica. A piangere la sua scomparsa non c’è solo la Calabria, ma c’è il Paese intero, e non c’è televisione straniera che quel giorno non dia la notizia della sua morte. “Come mai?”, si chiesero in molti. Ma perché Jole Santelli era diventata ormai una icona della Calabria moderna, un vessillo della nuova rivoluzione culturale di questa terra, l’emblema del riscatto di un popolo disperato e schiavo di anni di prepotenze, raggiri, calunnie, tradimenti, latitanze istituzionali di ogni genere. 

È inquietante la risposta che Jole dà sulla Calabria ad Attilio Sabato. «La Calabria che conosco è quella che ci raccontano gli analisti e i numeri con cui ci dobbiamo confrontare ci dicono che oggi ci sono 300 mila disoccupati a cui pensare». 

Ma se ne può uscire? «Assolutamente sì, basta ricordarsi di loro e lavorare per rendere migliore la loro condizione di vita». Ma basterà da sola Jole Santelli? «Sono capricorno, e poi calabrese, e se mi fisso su una cosa è dura farmi cambiare strada». Poi Jole si ferma un attimo, sorseggia un caffè che le hanno appena portato, e riprende da dove era rimasta.

«La Calabria è terra di diritti negati, è terra dei privilegi, è terra che ha forte bisogno di legalità».

Ma se lo aspettava Jole Santelli che un giorno sarebbe diventata il Primo Presidente donna della Regione in Calabria? «Assolutamente no – risponde – Non solo non me lo sarei mai aspettato, ma non ci avevo mai pensato prima. In questo sono rimasta donna fino in fondo, e come donna ho sempre immaginato di poter fare bene la spalla di qualcuno, non la protagonista. Sono figlia di una cultura che ha sempre pensato alle donne leggermente un passo indietro».

Ma questa è una regione che ha bisogno di decisioni importanti, non crede?

«Io sono una decisionista. Se sono convinta di dover fare una cosa lo decido e basta. E lo decido da sola se è necessario. Questa terra è oppressa da troppe mediazioni e da troppe spinte trasversali».

Hai mai pensato di rifiutare quando ti hanno chiesto di diventare Presidente della Regione?

«Sarebbe stato un atto di codardia tirarsi indietro». Ma le prime resistenze negative Jole le trova in casa, il suo primo scontro lo ha con le sorelle amatissime, che adora più di ogni altra cosa al mondo. “Ma sei pazza? Lo sai dove ti vai a ficcare?”. 

Donna meravigliosamente altera fino in fondo, consapevole ma sprezzante di ogni forma di paura, nemica giurata dei mille tentacoli della criminalità organizzata, Jole racconta un dettaglio inedito della storia politica italiana, lo fa alla sua maniera, storcendo leggermente il labbro superiore, con il piglio della guerriera: «In Parlamento ho fatto votare il 41 bis, l’ho portato in aula, perché tutti avevano paura di farlo». Soddisfatta? «Non del tutto. Il sistema giustizia impone al Paese una riforma generale, che va fatta con urgenza, troppe cose funzionano ancora molto male». 

Cos’è – le chiede Attilio Sabato dandole del tu in diretta – la cosa che più ti manca oggi che sei arrivata a coronare questo progetto? E lei, di rimando «I miei genitori. Mio padre, mia madre, che non ci sono più». La cosa più bella che invece la vita ti ha regalato? «I miei nipoti. Torno a casa, me li trovo intorno ed è bellissimo stare insieme con loro». 

Solare e più bella che mai la risposta alla domanda sulla politica. 

“Cosa ti ha dato la politica?”, e lei diretta alla telecamera con uno sguardo felino risponde: «La vita. Oggi vengo pagata per esercitare una passione. Non si può chiedere di più alla vita. Non credi?». 

Ma come era la Jole degli anni del Liceo al Telesio di Cosenza? «Pesantissima, quasi insopportabile. La Jole che vedete oggi è molto più leggera». Non solo altera e superba nel portamento, ma anche profondamente leale con sé stessa davanti alla telecamera che le scava la fronte e dalla fronte scende sulle mani per carpirne forse un istante di indecisione o di smarrimento. Nulla di tutto questo. La risposta sui maestri che in politica l’hanno profondamente segnata è netta, categorica, senza nessuna mediazione immaginabile.

«In politica da ragazza ammiravo Giacomo Mancini. Poi dopo di lui il mio vero maestro è stato il professor Marcello Pera. Pera non mi ha insegnato a fare politica, mi ha insegnato a pensare, a riflettere, il metodo del pensiero, quello che fino a un certo punto aveva fatto con me mia madre. Poi è arrivato lui, e ha preso il posto di mamma». 

E Silvio Berlusconi? Jole apre le braccia in segno di resa e confessa pubblicamente la sua ammirazione per l’ex Presidente del Consiglio: «Berlusconi mi ha dato l’entusiasmo, mi ha trasmesso la capacità creativa, mi ha inculcato la forza di pensare che ho sempre qualcosa da fare».

Ma non è tutto. La grande vera forza di Silvio Berlusconi per Jole rimane la «grandissima umanità che trasuda dalla sua vita. È un uomo che crede fortemente nei rapporti umani, e per me è stato fondamentale il suo insegnamento».

Cosa si porta nel cuore di tanti anni di vita politica il Primo Presidente donna della Regione Calabria? Nessun dubbio, nessuna esitazione di sorta neanche qui e ricorda i festeggiamenti per il decennale della morte di Giovanni Falcone al Ministero di Grazia e Giustizia a Largo Arenula. 

«Quando io sono arrivata a Largo Arenula Giovanni Falcone era considerato semplicemente un magistrato ucciso dalla mafia. Ma in realtà Giovanni era molto di più. Era uno dei vertici dello Stato morto per mafia. Ricordo che ho fatto realizzare questo grande scudo greco in suo onore e in suo ricordo e che oggi è sistemato all’entrata del ministero. Un emozione immensa per me». 

«Ma un’altra emozione simile la ricordo legata alla Calabria, alla inaugurazione del Teatro di Cetraro, quando sono entrata per la prima volta in questo teatro realizzato con il Pon Sicurezza. Giornata indimenticabile anche quella». 

Io ricordo invece uno dei nostri tanti incontri a Roma proprio davanti alla Camera, lei già ammalata, mi confessò di aver convinto Nicola Gratteri a presiedere un dibattito sulla sicurezza al Senato, da lei fortemente voluto, e mi disse «Solo un magistrato così attento, soprattutto così libero e coraggioso come lui può aiutare molto la Calabria a crescere. Non va lasciato solo».

E quel giorno in Senato, eravamo nella Sala Koch che ospita la biblioteca di Palazzo Madama, Jole, seduta accanto al procuratore Nicola Gratteri, sembrava davvero la donna più felice della terra. 

La vera forza di Jole era quella di credere in alcune cose fondamentali che aveva ereditato dalla vecchia politica, prima di tutto nel lavoro di squadra, nei rapporti interpersonali, nel rispetto dei bisogni, nel sacrificio ad ogni costo, nel saper fare un passo indietro quando era necessario farlo, nell’impegno quotidiano, la politica come passione e come fatica fisica, in giro per la Calabria giorno e notte, niente feste, niente pause, niente distrazioni alternative, la politica come forma ossessiva di vita, e nel rifiuto totale dell’invidia che “Non ho mai saputo cosa fosse”, nell’esaltazione dell’amicizia “Fino a prova contraria”, nel tenere il più lontano possibile dalla sua vita il sentimento dell’ipocrisia. 

«Tanta gente intorno a me? Si fa l’abitudine anche a questo, ma guai a tentare di prendermi in giro dicendomi che sono la più brava». E se un giorno Jole Santelli dovesse rendersi conto di aver sbagliato? «Torno indietro e riprendo da dove ho sbagliato». 

La cosa che da Presidente di Regione invece più la terrorizzava era il senso di inadeguatezza che spesso avvertiva per il ruolo che ricopriva, ma Jole non si è mai fermata un attimo. Sembrava dovesse vivere in eterno, e sembrava che il cancro non appartenesse alla sua agenda quotidiana. Forse era un modo per esorcizzare la malattia, forse questo l’aiutava a dimenticare le sofferenze della notte. 

Ha mai avvertito nausea per la politica? Solo lei aveva il coraggio e forse anche la libertà di dire quello che pensava e lo faceva senza remore, sempre e dovunque: «A volte sì, la politica mi ha anche provocato nausea. Soprattutto gli ultimi anni in parlamento, quando sono arrivati i nuovi inquilini del palazzo, assolutamente inadeguati e incapaci di confrontarsi con gli uomini del passato, politici e uomini di governo di grande spessore culturale e giuridico».

Come soluzione a questo gap Jole immaginava una vera e propria scuola di formazione politica: «La politica non si improvvisa. La politica si studia, si imparano delle cose, si guardano gli altri e soprattutto, per fare politica è essenziale studiare la storia». 

I have a dream“, 58 anni dopo la morte di Martin Luther King, Jole la passionaria, Jole la guerriera, Jole l’alchimista, Jole Santelli Primo Presidente della Storia della Regione Calabria, prima di prepararsi al lungo viaggio verso la sua nuova vita, trova ancora il tempo e il coraggio di immaginare la Calabria che vorrebbe. 

«Questa terra ci consegna ortografie diverse e quindi culture diverse e lontane tra di loro. Dobbiamo essere capaci di riunire insieme le mille identità di questa regione, che oggi sembra un caleidoscopio, ma forse il vero valore della Calabria è proprio questa sua diversità. E dobbiamo muoverci senza compromessi, senza paura, senza mediazioni, con forza e con amore verso quelli che non hanno voce, e qui quelli che non hanno voce sono ancora tanti». 

Era questo il grande sogno segreto di Jole, un sogno che riempiva la sua vita quanto lo faceva la malinconia e il senso di solitudine che trasparivano continuamente dai suoi occhi grandi e neri. Il cancro? Non aveva mai tempo Jole per pensarci o per parlarne, e questo forse le ha permesso di lavorare al progetto che aveva in testa fino all’ultimo giorno di impegno politico. Poi all’improvviso è arrivato il buio, è calata la notte e Jole è volata in cielo per sempre. Senza dir nulla a nessuno. Senza avvertire neanche i suoi amici più cari. 

Era il 15 ottobre di un anno fa, eppure lei è ancora qui tra di noi, prepotentemente, e sempre più bella di prima. (pn)

 

Venerdì in Senato si presenta il francobollo commemorativo dedicato a Jole Santelli

Venerdì 15 ottobre, alle 10.30, nella Sala Zuccari del Senato, sarà presentato il francobollo commemorativo dedicato alla presidente della Regione Calabria Jole Santelli, a un anno dalla scomparsa.

Alla cerimonia, che sarà aperta dai saluti del presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, interverranno il presidente di Poste Italiane, Maria Bianca Farina, il presidente dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Antonio Palma, il viceministro allo Sviluppo economico Gilberto Pichetto Fratin, il vicepresidente della Camera, Andrea Mandelli e il presidente emerito del Senato Marcello Pera. ModeraAnna La Rosa(rrm)

Il sindaco Gianni Papasso: Il Porto-Canale dei Laghi di Sibari sarà intitolato a Jole Santelli

Il Porto-Canale dei Laghi di Sibari, una volta completato, sarà dedicato e intitolato alla compianta Jole Santelli, presidente della Regione Calabria scomparsa prematuramente. Lo ha reso noto il sindaco di Cassano allo Ionio, Gianni Papasso, nel corso del convegno Laghi di Sibari: La svolta, che ha visto la partecipazione degli assessori regionali Gianluca Gallo, Fausto Orsomarso e Domenica Catalfamo, del presidente di AssoLaghi, Luigi Guaragna, e del presidente della Lega Navale di Sibari, Ferruccio Lione.

Il aindaco, nel corso del suo intervento, ha ricordato il lavoro fatto insieme alla sua amministrazione sin dal lontano 2017 per preparare il progetto di rifacimento dell’accesso al Canale di Sibari che è stato finanziato ora grazie al lavoro della Giunta Regionale. Per questo motivo, per questo “miracolo” come lui stesso lo ha definito, ha ringraziato gli assessori presenti Domenica Catalfamo, Gianluca Gallo e Fausto Orsomarso e che sono intervenuti dopo di lui.
«Ma il ringraziamento più grande – ha ricordato Papasso – va alla compianta ex governatrice della Calabria, on. Jole Santelli, perché ha sempre voluto bene ai Laghi di Sibari e al nostro territorio. Il progetto di cui oggi parliamo è possibile grazie a lei oltre che al nostro assessore Gallo».
«Quella della Santelli – ha concluso – è una figura che tutti noi non potremo mai dimenticare ed è per questo che annuncio che, una volta completati i lavori, che il porto-canale sarà dedicato a lei e porterà il suo nome». (rcs)

Poste Italiane emette un francobollo commemorativo per Jole Santelli

Poste Italiane, il prossimo 15 ottobre, emetterà un francobollo commemorativo per Jole Santelli, la presidente della Regione Calabria prematuramente scomparsa a ottobre.

Il francobollo appartiene alla serie tematica ‘il senso civico’, a testimoniare la cifra dell’impegno politico sempre profuso dalla Santelli nel corso della sua attività politica e istituzionale. Si tratta del primo politico calabrese a ricevere un riconoscimento del genere.

La Santelli, due volte sottosegretaria e deputata per più legislature, è stata la prima donna in Calabria a essere eletta presidente di Regione, nel gennaio del 2020, e la prima in assoluto eletta direttamente dai cittadini in tutto il Mezzogiorno. (rrm)

 

L’OPINIONE / Sergio Dragone: La difficile (e delicata) eredità politica di Jole

di SERGIO DRAGONE – L’esortazione delle sorelle Santelli a non utilizzare o strumentalizzare il nome di Jole nell’imminente campagna elettorale regionale si presta a qualche riflessione. È del tutto evidente che l’insopportabile dolore per una vita ancora giovane spezzata da un destino crudele porti ad una naturale e direi fisiologica difesa dell’immagine e del ricordo della persona che ci ha lasciati. Sotto questa ottica, non dico nulla di sconvolgente nell’affermare che il ricordo più intimo di Jole appartiene totalmente alla sua famiglia e ai suoi affetti più cari. Il richiamo di Paola e Roberta, affidato all’ottima avvocatessa Sabrina Rondinelli, appare sotto questo aspetto più che comprensibile. Personalmente vedrei di discutibile gusto l’utilizzazione di foto, immagini, video di Jole nella prossima campagna elettorale. Sono certo che non lo farà nessuno e che nessuno abbia mai avuto intenzione di farlo anche prima dell’esortazione delle sorelle.

Molto diverso è il discorso che riguarda Jole come donna pubblica, come dirigente politica, come prima donna chiamata alla guida della Calabria nella storia del regionalismo. Tutta la vita politica della Santelli è racchiusa nella lunga (e coerente) esperienza in Forza Italia, movimento che nella sua prima fase ha raccolto vari filoni, dal democristiano al socialista, rimasti orfani di riferimenti dopo il crollo della Prima Repubblica. Jole era portatrice di questa cultura democratica e riformista che le derivava dalle frequentazioni familiari con personalità del PSI e della DC cosentini.

È stata una giovanissima parlamentare, che si è guadagnata la pagnotta in un collegio uninominale nemmeno tanto sicuro, poi due volte al Governo come sottosegretaria, deputata per varie legislature, coordinatrice regionale di Forza Italia e infine Presidente della Regione.

È stata una donna coraggiosa, su questo tutti sono d’accordo. Anche la sua malattia, sopportata con straordinaria dignità, è diventata purtroppo una questione politica. Lei stessa ne ha parlato senza imbarazzo agli inviati dei grandi giornali nazionali dopo la sua bella elezione.

Ha governato troppo poco, ma qualche segno importante lo ha lasciato: il desiderio di ricostruire la reputazione sfregiata della Calabria, l’innovazione nel turismo e nell’agricoltura, la netta chiusura ad ogni illegalità, la visione di una regione capace di costruire dal basso il suo sviluppo.

È inevitabile che la sua vicenda politica diventi patrimonio del partito a cui lei stessa ha dedicato ogni energia, ricevendo onori ed oneri, soddisfazioni e delusioni.  Personalmente sarei molto stupito del contrario, se cioè Forza Italia la dimenticasse, la rimuovesse in fretta, la collocasse in una fredda bacheca.

Fare riferimento alla sua esperienza mi sembra del tutto naturale. Ovviamente senza forzature, senza inutili idealizzazioni, senza ipocrisie. Giacomo Mancini è un’icona del socialismo italiano e calabrese e i suoi eredi Pietro e Giacomo junior non ci pensano nemmeno a vietare nelle varie campagne elettorali riferimenti diretti a quell’irripetibile esperienza. Il sindaco di Reggio Calabria e i progressisti reggini non esitano ad evocare la “primavera” di Italo Falcomatà ad ogni appuntamento elettorale. Lo ritengo più che legittimo e naturale. Doveroso perfino.

Jole Santelli va profondamente rispettata, soprattutto nell’imminente campagna elettorale, sia dal suo schieramento sia dagli avversari. La sua sfera intima e personale non può essere nemmeno sfiorata. La sua sfera politica sia di ispirazione per chi sarà chiamato alla difficile sfida di governare la Calabria per i prossimi cinque anni. (ds)

 

Era giusto un anno fa: il 26 gennaio i calabresi sceglievano la Santelli.

di SANTO STRATI – È passato giusto un anno, non ce ne siamo forse nemmeno accorti. La pandemia ha stravolto le nostre abitudini, ha rivoluzionato la personale misura del tempo che ognuno gestisce in maniera diversa e ineguale, ha tranciato socialità e semplici gesti che oggi non sembrano più banali come apparivano. Il 26 gennaio 2020 i calabresi andavano alle urne per rinnovare il Consiglio regionale e sceglievano Jole Santelli. Prima donna presidente di Regione, in tutto il Mezzogiorno, con una insospettata carica di vitalità e voglia di innovazione che avrebbero stupito anche i più scettici e disorientato qualche avversario politico. La compianta Jole pensava di avere più tempo da dedicare alla sua Calabria, invece ha lasciato un grande vuoto, proprio quando stava conquistando gran parte dei suoi conterranei. Un vuoto, ahimè, malamente coperto in attesa di un voto che s’allontana ogni giorno di più.

Sembra una pellicola d’altri tempi: i confronti verbali, animosi e veementi, tra quattro competitor di cui due, in ogni caso, già fuori gioco prim’ancora dell’apertura delle urne. Una legge elettorale che ignorava il voto disgiunto e non prevedeva la clausola della parità di genere. Quest’ultima norma è stata sanata, prima che ci dovesse pensare il Governo per decreto; è rimasta fuori quella del voto disgiunto che mancherà ancora una volta al prossimo appuntamento elettorale. Una norma che permette di scegliere un Presidente e assegnare a una lista avversaria il voto di preferenza, appunto in maniera disgiunta: chissà se con Pippo Callipo avrebbe funzionato. A proposito, secondo la Regione si vota l’11 aprile, la domenica dopo Pasqua, ma è una data che non trova credibilità vista la situazione della pandemia. ufficialmente l’emergenza è stata estesa a tutto aprile, quindi non si capisce come si possa pensare di allestire i seggi elettorali. La data più probabile rimane quella del 9 giugno destinato a diventare un election-day (si vota per il rinnovo dei sindaci di Roma, Milano, Napoli, etc) a cui si aggiungerà, con buona probabilità la consultazione calabrese.

Per la quale, occorre dirlo, si continua a registrare un’incertezza che lascia perplessi gli osservatori, ma soprattutto stranisce gli elettori. Escludendo l’immediata presentazione delle liste di Carlo Tansi (con capofila quella di Tesoro di Calabria, che aveva già corso – senza successo – lo scorso gennaio) e l’annuncio del sindaco di Napoli, non ancora ex, ma pronto alla sfida calabrese Luigi De Magistris, sia nel centro-destra che nel centro-sinistra tutto tace. Ovvero, non è proprio così, ma il vizio della sinistra divisiva più che mai, che non trae alcun insegnamento dalle batoste passate, rimane in primo piano, quasi allineato al silenzio tutt’altro che magico della destra. Circolano, ovviamente, tanti nomi, si prefigurano scenari insostenibili e fantasiosi, ma allo stesso tempo non si creano le condizioni per offrire agli elettori un quadro di riferimento, una sottospecie di programma – dall’una e dall’altra parte – che aiuti a motivare una scelta di campo.

In questa incertezza e nel disorientamento pressoché totale è ovvio che la posizione di De Magistris, amato e odiato in pari misura in Calabria, trova terreno fertile tra i delusi della politica tradizionale, i fuoriusciti del partitismo sopra tutto, i sognatori e i disgustati delle elezioni: il civismo che Tansi ha lanciato (con buoni risultati a Crotone) può trovare ampia replica a livello regionale e una figura come quella del sindaco di Napoli può rappresentare l’elemento di “rottura” con il passato e un segnale di prospettiva per la nascente nuova consiliatura. C’è l’intesa Tansi-De Magistris? Lo ribadiamo: se Tansi accetta di fare il vice ci sono buone possibilità di raccogliere consensi e i numeri necessari a impensierire destra e sinistra; se Tansi continua a credere che senza di lui c’è solo il diluvio, ci sarà solo una corposa dispersione di voti e la battaglia sarà di nuovo a due e nessuno dei due avrà la maglia arancione.

Sembrano maturi i tempi per una netta affermazione del cosiddetto civismo, ma non bisogna dimenticare che in ogni elezione la differenza la fanno i numeri. Tansi viaggia oggi in una forbice tra il 7 e il 10% di consensi, più o meno le stesse percentuali di partenza che potrebbe vantare De Magistris. Con grande generosità si può ipotizzare un 20% di base, cui aggiungere un 3-4% dei Cinque stelle e un altro generoso 3-4% di liste civiche di supporto: arriviamo al 28%. Se si associano i voti dei democratici, la musica cambia e cominciano i dolori per la destra. Ma gran parte degli elettori calabresi del pd non è detto che abbraccino senza riserve l’ipotesi De Magistris, anzi la tendenza è proprio all’opposto. Di certo De Magistris non potrà contare sui voti dei fedelissimi di Oliverio, il quale non si candida ma – secondo noi – ha un asso nella manica da lanciare al momento opportuno – per sparigliare i giochi nel centro-sinistra. Il candidato ideale Nicola Irto (già presidente del Consiglio regionale e oggi uno dei vice) non trova a Roma lo spazio che meriterebbe e provoca conflittualità continue tra le varie posizioni. L’alternativa sarebbe Antonio Viscomi (già vicepresidente della Regione con Oliverio, oggi deputato) che però non trova consensi nella provincia reggina e nel Catanzarese. E allora? C’è il rischio che De Magistris si trovi a correre (e vincere) per assenza di avversari a sinistra. L’esperienza (infelice) con Callipo dovrebbe, però, far riflettere il Nazareno e gran parte della Direzione dem.

Diversa la situazione in casa del centro-destra. Salvini, con mossa intelligente ha sostituito il suo fedelissimo Cristian Invernizzi, commissario per la Calabria, con un segretario vero, espressione del territorio (l’avv. Gianfranco Saccomanno di Rosarno) e gli ha messo a fianco il sindaco di Taurianova, Roy Biasi, che è stata l’unica gioia per la Lega alle ultime elezioni amministrative del Reggino: non cambierà molto per i numeri che può raccogliere in Calabria, ma almeno non ci saranno mal di pancia tra i candidati che Saccomanno non saprà curare.

Forza Italia che detiene il diritto (?) di avere il presidente ha molti nomi da spendere, ma non ne fa nemmeno uno. Non vuole giocare sulla sorpresa, in realtà sta aspettando di capire cosa succede al Governo. Il Conte Ter, che appare la soluzione più probabile, non cambierebbe gli attuali equilibri politici in Calabria, ma se la situazione – assurdamente – dovesse precipitare e si realizzasse la fine anticipata della legislatura, beh, le cose cambierebbero radicalmente. Non c’è posto per tutti i parlamentari uscenti, ognuno cercherà soluzioni alternative e la Presidenza della Regione diventa, allora, un obiettivo seducente. Il riferimento, per chi non l’avesse capito, è per il deputato Francesco Cannizzaro, attuale responsabile provinciale di Forza Italia, che vanta amicizie trasversali e importanti e non scarterebbe l’idea di correre in prima persona, a dispetto dei vari Roberto Occhiuto, Gianluca Gallo, o della valida alternativa femminile Maria Limardo (attuale sindaca di Vibo Valentia).

La giornata di oggi, con il presidente Conte che presenta le dimissioni a Mattarella e sancisce la fine del suo governo è una giornata che fa dimenticare il 26 gennaio di un anno fa: in attesa di aspettare la notizia del reincarico, il pensiero non può non correre a dodici mesi fa. Eravamo felici e non lo sapevamo: non c’era la pandemia, il ministro per il Sud Peppe Provenzano stava limando il suo fantastico Piano per il Sud da 100 miliardi in dieci anni, e i calabresi andavano a scegliere il nuovo Consiglio regionale. Un anno dopo siamo in emergenza covid, in piena crisi economica, e senza governo. Non c’è da stare allegri. (s)

Jole Santelli è tra le ‘110 donne del 2020’ per il Corriere della Sera

Jole Santelli, la compianta presidente della Regione Calabria scomparsa recentemente, è stata indicata tra le 100 donne del 2020 per il Corriere della Sera a cura di Federica Seneghini.

Nell’articolo a firma di Fabrizio Caccia, si legge che «ora riposa nel cimitero di Malito (Cosenza) accanto ai suoi genitori. Fino all’ultimo ha combattuto con la malattia, era il Natale scorso quando accettò l’invito di Silvio Berlusconi a candidarsi per la presidenza della sua regione. Il mese dopo vinse, spendendosi in una campagna elettorale a perdifiato. Con il suo esempio e il suo sacrificio ha fatto coraggio a tanti malati oncologici, mostrando loro che comunque c’è tutta una strada chiamata vita da percorrere, prima di arrendersi. Se n’è andata il 15 ottobre, a 51 anni, forse nel sonno, forse per una volta senza soffrire. «La Calabria è la regione dei colori, mai più grigio, nero, opacità», sono le parole di una canzone che scrisse lei stessa, per darsi la spinta durante la volata finale. Dopo cento comizi, perse la voce ma mai il sorriso. Più forte, sempre, di tante battute sessiste e oltraggi anche postumi ricevuti». (rrm)

 

Intitolata la Cittadella Regione a Jole Santelli

La Cittadella Regionale porta il nome di Jole Santelli, la compianta presidente della Regione Calabria scomparsa recentemente.

La cerimonia di intitolazione è avvenuta alla presenza del presidente f.f. Nino Spirlì e degli assessori regionali, e ha visto l’inaugurazione di una targa  intitolata a Santelli, posizionata nell’ingresso principale della Cittadella regionale. La stele è stata benedetta dell’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone.

È stato il presidente Spirlì a pronunciare il discorso per l’intitolazione del palazzo del governo regionale.

«Oggi – ha esordito – è il compleanno di Jole Santelli. Avremmo dovuto festeggiare in altro modo, ma non ci è stato dato di poterlo fare. Ma questa giornata non poteva passare senza che ci fosse un regalo della Calabria al politico che, quanto e più di tutti gli altri, ha segnato un passaggio nuovo nel linguaggio, nell’approccio, nel disegno e nei risultati politici».

Intitolazione Santelli

«Come ha avuto modo di dire anche il procuratore Gratteri – ha continuato – Jole è e resta il politico su cui non si può dire una parola negativa. Lei ha sfondato dall’interno le porte di questo palazzo, è entrata con un sorriso e ha aperto le porte a tutti i calabresi. In questo palazzo non ci sono più onorevoli, ci sono amici che si stanno occupando dei diritti e delle necessità di tutti i calabresi con confidenza, con fratellanza».

«La Giunta – ha detto ancora – è formata da tutti noi che siamo orfani e vedovi di Jole. Allo stesso tempo, in queste settimane non l’abbiamo mai sentita lontana, perché lei ha segnato un solco talmente profondo e corposo, nella politica e in questa amministrazione, che non ci si può allontanare, da quel solco. Jole è stato un seminatore di grano buono, e abbiamo anche il piacere di vederne già i frutti. Noi continueremo ad amministrare con buon senso fino all’ultimo giorno: quello ci ha insegnato Jole, quello ci ha chiesto e quello faremo».

Monsignor Bertolone benedice la targa di intitolazione al presidente Santelli

«Jole – ha aggiunto Spirlì – è stato ed è un grande politico, perché le sue intuizioni non sono solo figlie delle conoscenze del passato, non sono rivolte solo al presente: la sua visione avveniristica era veramente geniale. Non è mai stata pregiudizievole, non si è mai allontanata da nessuna differenza: le ha accolte tutte perché Jole è stata un cristallo dalle mille sfaccettature. Lo ha dimostrato e lo dimostra ancora, perché il suo progetto non è morto».

«Jole – ha concluso Spirlì – è riuscita a spalmare questo suo amore dal Pollino allo Stretto. Non c’è un territorio che non l’abbia sentita “madre”, con quella sua capacità di essere dolce e nello stesso tempo forte. È sempre stata sorella: chi non l’ha sentita come tale era distratto. E questo la Calabria l’ha capito. Quando Jole si è allontanata da noi, non abbiamo avuto il minimo dubbio sul fatto che questa nuova Cittadella dovesse rimanere per sempre la casa di Jole. Sono convinto che lei sia molto felice di una decisione alla quale non avremmo potuto rinunciare, perché così è stato scritto dai calabresi, da tutti i calabresi».

La platea della sala verde con le autorità

«Jole Santelli – ha detto monsignor Vincenzo Bertolone – non è mai stata una donna di parte, ma ha fatto del dialogo il suo modus vivendi. Questo è l’esempio migliore che lascia alla classe politica regionale».

«La sua figura politica – ha aggiunto – mi ricorda Guareschi e i suoi personaggi, don Camillo e Peppone, che a Brescello litigavano per la loro diversità, ma che poi si univano con affetto dinanzi ai problemi: ecco, lei non ha mai litigato con nessuno ed è sempre stata disponibile con tutti».

«La famiglia Santelli – ha proseguito il presule – è fiera, e deve esserlo, per il fatto che il Corriere della Sera abbia inserito Santelli tra le 110 donne più influenti del 2020. Tutto ciò è avvenuto non solo per la sua morte, ma per la capacità di avere un’idea del futuro e di lasciare una traccia e un solco profondi nella nostra terra. La sua figura riporta alla mente le parole pronunciate da Papa Francesco nella giornata mondiale della pace del 2019, con l’esortazione alla politica di avere dei simboli di bene comune che rappresentino i bisogni di tutti senza particolarismi».

«L’intitolazione – ha detto l’assessore al Lavoro, Fausto Orsomarso – è stata una scelta doverosa, condivisa dal Consiglio regionale e dall’opinione pubblica. Intestiamo questa Cittadella, che non aveva ancora un nome, a chi ha espresso un modo nuovo di rappresentare la Calabria. Al di là delle appartenenze e dei colori, ha saputo rappresentare un sentimento che speriamo possa appartenere alle future generazioni».

«È una vittoria per tutti i calabresi che hanno conosciuto e amato il nostro presidente e che hanno voluto, fin da subito, che il palazzo della Regione le venisse intitolato. Il nostro lavoro – ha commentato l’assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo – è nato ed è cresciuto solo grazie a lei e alla sua lungimiranza, e questa consacrazione porta il suo nome, nel giorno del suo compleanno, indelebilmente nella memoria di tutti i calabresi che l’hanno amata per la sua diversità e la sua grande correttezza».

«Purtroppo – ha detto l’assessore all’Istruzione Sandra Savaglio – la vita è questa: si nasce e si muore e nessuno fa eccezione a questa regola. Fanno eccezione però quelle persone che lasciano un segno e che vivranno per sempre nella storia di tutti noi. Jole sarà per sempre una di queste persone speciali. Questa targa è il simbolo di quel che resterà per sempre nella storia della nostra regione».

«Quella di oggi – ha sottolineato l’assessore alle Infrastrutture Domenica Catalfamo – è una intitolazione alla prima donna calabrese che ha ricoperto il ruolo di presidente della Regione. Continueremo nella direzione condivisa con lei, nel segno di un entusiasmo travolgente. Opereremo con un fortissimo orgoglio di essere calabresi e di aver fatto parte della Giunta Santelli».

«Una giornata emozionante, un momento toccante che rimarrà indelebile nei cuori dei calabresi e nella storia politica di questa nostra regione. Quella di Jole è una figura decisa, determinata, che in questi pochi mesi aveva dato lustro anche a livello nazionale», ha evidenziato l’assessore al Bilancio, Franco Talarico. 

«Oggi – ha detto l’assessore all’Ambiente, Sergio De Caprio – non celebriamo solo la prima donna presidente della Regione Calabria, ma rinnoviamo il suo impegno e il suo esempio per la costruzione di una Calabria dei calabresi, fondata sull’uguaglianza nei diritti e nel lavoro, nel rispetto di tutti, con la partecipazione di tutti, per il bene comune. Questo è l’inizio di un giorno nuovo che appartiene alla Calabria».

«Da oggi a Catanzaro ci sarà la cittadella regionale Jole Santelli» ha dichiarato il deputato e capogruppo vicario di Forza Italia alla Camera, Roberto Occhiuto all’Agi, che ha aggiunto: «Intitolare il palazzo della Giunta alla prima governatrice della Regione Calabria, scomparsa prematuramente e tragicamente, è un gesto importante, dall’alto valore simbolico e che dà anche a livello nazionale la rappresentazione plastica del vuoto che Jole ha lasciato in tutti noi e nella sua terra».

«Oggi – ha concluso – avrebbe compiuto 52 anni, la sua vita è stata passione, coraggio, determinazione. La ricordiamo con sincera commozione, e con tanto affetto».

«La sede della Regione Calabria diventa ‘Cittadella Jole Santelli’. Un omaggio alla nostra Jole, la prima donna presidente della Regione che nonostante la malattia fino all’ultimo ha lavorato per la Calabria e per i calabresi. Oggi avrebbe compiuto 52 anni, avremmo voluto averla qui con noi» ha scritto su Facebook il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Mariastella Gelmini.

«Da oggi e per sempre, la sede della Regione Calabria porterà il nome della Presidente Jole Santelli. È un orgoglio e una responsabilità partecipare a questa emozionante cerimonia di intitolazione, che rende Jole Santelli ancora più presente e prossima a ciascuno di noi» ha scritto il consigliere regionale di Forza Italia Raffaele Sainato

Forza Italia Giovani ha ribadito che l’intitolazione della Cittadella regionale alla Santelli è «un piccolo grande gesto per una Donna che ha vissuto una vita intera al servizio della propria Comunità con immenso amore e dedizione».

Cerimonia di intitolazione Cittadella regionale a Jole Santelli

DAL PORTO DI GIOIA RIPARTE LA CALABRIA
L’EUROPA DEI CONTAINER È ORA PIÚ VICINA

Il primo treno meri, partito da Nola e carico di container, è arrivato al Porto di Gioia Tauro ieri: una giornata storica per lo scalo merci, il più grande del Mediterraneo, destinato anche a diventare il più importante. Con non poche emozioni, i portuali hanno salutato l’arrivo del convoglio che segnala fine delle limitazioni di trasporto per il Porto di Gioia Tauro, prima limitato al semplice transhipment (ovvero il trasporto dei container e lo scarico in banchina, e da ieri diventata una meravigliosa realtà di intermodalità. Che tradotto in parole semplici significa trasporto completo: dalla nave direttamente sui vagoni merci e subito via con destinazione Europa, senza doverli caricare sui tir e mandarli allo scalo ferroviario più vicino.

Sono appena cinque km di tratta, un vergogna inaudita, trascinatasi per circa 20 anni tra un rimpallo e l’altro su di chi fosse la competenza a realizzare quel breve tratto di strada ferrata che avrebbe permesso al Porto di Gioia di pensare in grande. La stessa vergogna di avere portato, prima che arrivasse il “salvatore” Aponte, al quasi disastro il porto stesso, senza visione strategica, senza futuro, sempre più cancellato dalla rotte. Eppure, per la sua posizione centrale e strategica nel Mediterraneo, il Porto di Gioia Tauro rappresentava, rappresenterà,  un bel problemi per i porti del Nord Europa, come Amburgo, Anversa, Rotterdam, perché mandare i container in Calabria porterà grandi vantaggi sia in termini economici sia in termini di tempo. È evidente a tutti – tranne che ai nostri governanti che hanno escluso lo scalo di Gioia dalla cosiddetta Via della Seta – che con il collegamento ferroviario operativo, il rilancio del Porto di Gioia nei confronti dell’Europa diventa sempre più fattibile. E bisogna dare il merito di questo “miracolo” alla caparbia ostinazione della compianta presidente Santelli: la Jole, ai primi di marzo, prim’ancora di presentare la sua Giunta, aveva preso in carico la questione del gateway ferroviario. La presidente Jole credeva nel Porto di Gioia e nel suo possibile rilancio in grado di costituire un volano per tutta l’area Zes. Il ragionamento della Santelli era semplice: la fine del solo transhipment, condizionato dall’assenza del collegamento ferroviario, avrebbe creato un completo servizio di smistamento dei container verso i mercati europei. Il Porto di Gioia Tauro, al centro dell’area Zes, con l’estensione dell’operatività h24 e la realizzazione dell’agognata intermodalità poteva diventare il centro nevralgico del Mediterraneo per il traffico merci e il punto di ripartenza per lo sviluppo della Calabria.

Gioia, dunque, rappresenta la riscossa di quel Sud laborioso e pieno di risorse che si sentiva tagliato fuori dai grandi obiettivi europei: il traffico merci rappresenta, attraverso le autostrade del mare e l’utilizzo di container (con navi sempre più grandi che Gioia Tauro è in grado di ormeggiare senza il minimo problema) un elemento distintivo nel processo di sviluppo del Mezzogiorno. È da qui che riparte la Calabria, da qui che riparte il Sud, perché il terminal che può contare ora sull’intermodalità può mettere a frutto politiche di crescita e sviluppo impensabili. Aveva detto la Santelli, in un incontro col sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà: ««Avevo promesso un impegno serio in questo senso e in sole due settimane di intenso lavoro, ho recuperato un blocco che durava da vent’anni per una struttura costata fin qui 20 milioni di euro che rischiava di diventare un monumento allo spreco, per una ventennale disputa giudiziaria su 4 km di raccordo ferroviario. Il blocco era dovuto ad una controversia tutta interna alla Regione. Abbiamo recuperato la proprietà da Corap, ex Asi, comunicato al MIT che avevamo svolto i “compiti a casa” e che eravamo in grado di far partire l’accordo con RFI, già pronta con gli investimenti. A breve sarò sulla tratta ad aprire il cantiere. Uno sblocco necessario perché la “porta sul Mediterraneo” oggi diventa “la porta dell’Europa”». Parole profetiche e, soprattutto, un grande senso del fare, la compianta Jole. «In meno di tre settimane – aveva sottolineato Gianluca Gallo, quando ancora non era assessore – la Santelli è riuscita in un mezzo miracolo: cancellare ritardi antichi ed assicurare alla Calabria la realizzazione di un’opera infrastrutturale da tanto, troppo tempo attesa». E la deputata forzista Maria Tripodi, in occasione dell’annuncio dell’avvio dei lavori del gateway, disse della Santelli: «è riuscita a mettere attorno ad un tavolo tutti i soggetti interessati al completamento della tratta ferroviaria, superando gli ostacoli burocratici che ne avevano impedito la realizzazione. È questa la strada maestra da seguire per la rinascita della nostra regione».

Questo collegamento, per il quale è quanto meno doveroso dire grazie alla presidente Jole, è la dimostrazione che non è vero che la burocrazia è imbattibile: una sciocca disputa ha tenuto bloccata 20 anni un piccolo tratto di strada ferrata dal grandissimo valore. Ora si tratta di sfruttare le opportunità offerte dal gateway. «La Regione – ha detto il presidente ff Nino Spirlì – è impegnata a concludere le attività per il trasferimento a Rfi del tratto ferroviario che da Rosarno porta al gateway, attraverso la stazione di San Ferdinando. Questo passaggio consentirà di connettere il Porto con la rete ferroviaria nazionale e internazionale. Allo stesso tempo, grazie all’accordo per l’area integrata di Gioia Tauro, sono già stati definiti i progetti per l’adeguamento e la riqualificazione viaria che miglioreranno la connessione tra l’area portuale e l’autostrada A2. Finalmente Gioia Tauro ottiene ciò che merita».

Anche il presidente degli industriali reggini Domenico Vecchio ha commentato con soddisfazione l’arrivo del primo treno di container a Gioia: «è un risultato atteso da tutto il sistema imprenditoriale locale e destinato a segnare, auspichiamo in modo duraturo e stabile, un cambio di rotta di portata storica per il presente e il futuro del più importante insediamento produttivo della Calabria. Oggi possiamo parlare a pieno titolo di Gioia Tauro come di una realtà moderna, all’avanguardia, capace di attrarre investimenti e pertanto perfettamente in grado di affrontare le complesse sfide della competitività imposte dai mercati internazionali. Una bellissima pagina di riscatto, che va di pari passo ai dati estremamente positivi registrati dal porto di Gioia Tauro in questo 2020 che, in forte controtendenza rispetto ad un anno funestato praticamente in ogni ambito dalla pandemia da Covid-19, si chiude con una crescita dei traffici di circa il 25% con una movimentazione annuale di oltre 3 milioni di teus che ha visto approdare sulle sponde gioiesi le più grandi navi portacontainer del mondo».

«Ad ulteriore riprova – ha sottolineato il presidente Vecchio – dell’eccellente lavoro condotto dal terminalista Til-Msc che fa capo al gruppo Aponte, il cui impegno sta conducendo Gioia Tauro con slancio, competenza e visione prospettica, passo dopo passo, verso un posizionamento di primissimo piano nel quadro della connettività internazionale. Adesso, auspichiamo che questo traguardo restituisca centralità e rilievo a Gioia Tauro nel quadro di una più ampia e strutturata strategia di sviluppo industriale nazionale che veda, proprio nel nostro scalo, il motore dell’economia e lo strumento di rilancio dei livelli occupazionali».

Secondo il consigliere regionale Domenico Giannetta il Porto «dotato di un proprio Terminal, può ambire a connettere i traffici movimentati tra l’estremo oriente e l’Europa. Dopo anni bui, sta vivendo un momento storico luminoso, frutto di una gestione commissariale sapiente e di investimenti efficacemente orientati a una sana politica di rilancio, rispetto alla quale questa legislatura regionale ha saputo fare, e bene, la propria parte. Ho inteso appurare – ha detto ancora Giannetta – dalla viva voce della leadership del Porto, i dati di impatto della struttura, che, nonostante la pandemia e la crisi internazionale che ha colpito i trasporti e i commerci, non solo hanno tenuto ma sono addirittura in crescita. Un fatto importantissimo che, anche alla luce dei nuovi investimenti e dell’insediamento del Terminal, consente di affermare che finalmente il Porto ha intrapreso il percorso che merita. Ciò significa centralità nella funzione strategica dei collegamenti internazionali, sia via mare che, finalmente, possiamo dirlo, anche via terra».

Ha parlato del suo personale impegno il sen. pentastellato Giuseppe Auddino: «Da tempo indico a Governo e Regione come uno dei principali ostacoli al rilancio dello scalo sia la questione delle competenze tra vari enti e istituzioni, segnalando la necessità di istituire un’unica cabina di regia con cui affrontare tutti gli interessi del sito e armonizzare le azioni necessarie. Insieme al Ministero, all’attuale viceministro del Mit Cancelleri, e all’ottimo lavoro svolto dal commissario Andrea Agostinelli si è instaurato un proficuo dialogo con le parti interessate e la Regione Calabria. Oggi parliamo di un altro grande risultato ottenuto! Il sogno del trasporto ferroviario delle merci da Gioia Tauro verso i grandi mercati europei diventa realtà!». (rp)

SENZA VERGOGNA CONTRO LA SANTELLI,
MORRA NON SI SCUSA: LASCI L’ANTIMAFIA

di SANTO STRATI – Non è la prima volta che Nicola Morra, genovese eletto a Cosenza, senatore Cinque Stelle, presidente della Commissione Antimafia, si lascia andare a frasi inappropriate e offensive. Finché le allusioni e gli insulti fanno parte dell’abituale dialettica-scontro della politica, ci può pure stare, anche se il ruolo ricoperto da Morra consiglierebbe un minimo di contenimento e di prudenza. Invece Morra ama fare il protagonista, come quei presidi perfidi di una volta che umiliavano a fasi alterne insegnanti e studenti, solo per rimarcare la posizione di potere, senza curarsi se le umiliazioni ferissero o facessero danni di natura psicologica. L’importante è prevalere, intimidire per farsi notare, senza curarsi delle conseguenze.

Ma questa volta il sen. Morra ha passato il segno, scatenando una vera e propria rivolta, anche dei suoi colleghi di partito, contro le spregevoli espressioni riservate alla povera Jole Santelli. Accusando i calabresi di averla votata sapendo che era malata di cancro. La battuta, orrida, che offende non solo la defunta presidente ma tutti i malati oncologici, trattati come appestati senza diritto e, privati dall’illogica spocchiosità del sen. Morra anche del diritto alla speranza. Di cancro si può guarire, ogni giorno ci sono formidabili progressi della scienza che lanciano ai malati oncologici quei segnali che permettono loro di guardare al futuro. Quello che è incurabile e, ahimé, inguaribile è la stupidità e, soprattutto, la coglioneria umana. Con tutto il rispetto per il sen. Morra, che ci piace pensare non appartenga a nessuna delle due categorie, al quale ci permettiamo di suggerire una qualche moderazione, salvo che non lo diverta provocare, continuamente, indignazione con le sue parole.

Come avviene abitualmente in casi come questo, il sen. Morra, costretto alle scuse dal suo stesso Movimento, ha detto subito dopo di esser stato frainteso: «Chiedo scusa a chi si è sentito offeso da parole che sono state volutamente tagliate e cucite per far intendere ciò che non ho mai pensato. Io mi batto per una sanità pubblica universale che intervenga per chi è più debole e chi è più debole è il malato». Ma per correggere la gravità delle sue affermazioni («La Calabria è irrecuperabile»), ha usato le scuse per colpire di nuovo con una violenza verbale inaccettabile l’ex presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini (ieri si è dimesso e ha rinunciato anche all’incarico di vicecoordinatore regionale di Forza Italia), sputando letteralmente una sentenza di colpevolezza assoluta che non tocca al Presidente Antimafia emettere. E comunque non c’è stata alcuna manipolazione delle sue parole, ma le frasi sono state raccolte in diretta da Radio Capital e chiunque può ascoltare sul web le scellerate dichiarazioni.

In altri tempi, le dimissioni sarebbero stata un’onorevole uscita di scena, ma il sen. Morra difficilmente le presenterà, con la vergognosa copertura dei suoi compagni di partito: per i parlamentari grillini calabresi ad esclusione di Dalila Nesci, evidentemente, non è successo nulla. Un’anonima nota dei pentastellati dice asetticamente: «Le affermazioni del senatore Nicola Morra sulla presidente Santelli, i cittadini calabresi e i malati oncologici non rispecchiano il pensiero del Movimento 5 Stelle, che ne prende le distanze». Distanze prese anche dalla Rai che, con ammirevole presa di posizione, ha cancellato la partecipazione del sen. Morra al programma di Rai3 Titolo V a causa delle sue dichiarazioni inaccettabili espresse pubblicamente contro i calabresi e contro la defunta Jole Santelli.

Qualcuno dovrebbe spiegare al sen. Morra che è presidente della Commissione Antimafia (e non di un discutibile quanto inaccettabile Comitato di Giustizialismo sfrenato), che la nostra Costituzione (art. 27, secondo comma) garantisce la presunzione d’innocenza fino alla condanna definitiva. E non è tollerabile che si alimenti la macchina del fango che mediaticamente stritola tutti, colpevoli (presunti fino alla condanna) e innocenti (presunti fino all’assoluzione definitiva), delegittimando ruoli, funzioni, istituzioni, rovinando – spesso ingiustamente – vite, carriere e famiglie. Con quasi sempre lunghissime (e non sempre necessarie) custodie cautelari: quanti sono i detenuti (anonimi) in attesa di giudizio che, dopo molti anni, si vedono riconosciuta l’assoluta estraneità ai fatti delittuosi che erano stati loro imputati? E chi ripaga reputazioni e vite distrutte?

È più che giusto che chi ruba, chi delinque, chi commette un reato sia giudicato e condannato (con ragionevoli tempi dei processi), ma non è accettabile che, soprattutto dai giornali, dalla tv, dalla testate online, si emettano condanne mediatiche che, troppo spesso, sono molto più dannose dell’eventuale condanna definitiva. Significa gettare fango, facendo diventare il contenuto delle ordinanze di custodia cautelare come verità assoluta. La pubblica accusa, per mestiere, deve disegnare il profilo criminale dell’indagato, esasperando spesso i toni, ma sono accuse, non sono sentenze. Nelle 357 pagine dell’ordinanza del Tribunale ordinario di Catanzaro firmata dal giudice delle indagini preliminari si leggono accuse terribili anche nei confronti dell’ex presidente del Consiglio regionale. Toccherà ai giudici valutarle e determinare la colpevolezza o l’innocenza di tutti gli imputati, ma la stampa smetta di condannare con palate di fango chiunque finisce in un’indagine giudiziaria. Serve giustizia e chi esulta solo sulla base di accuse – non importa se circostanziate o basate sul nulla – non vuole giustizia, ma difende il giustizialismo più bieco che è il nemico numero uno della civiltà e della democrazia. Il nostro Paese e, soprattutto, la Calabria fanno volentieri a meno dei giustizialisti da strapazzo che non hanno la minima idea del concetto di libertà e di giustizia. (s)