LA CALABRIA È LA REGIONE CON MAGGIORI
DISUGUAGLIANZE TRA I PAESI DELLA UE

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Qual è la regione con le maggiori disuguaglianze nell’Unione Europea? Risposta scontata: la Calabria, purtroppo. Secondo i dati di Eurostat, diffusi dalla Cgil, i numeri segnano il risultato più drammatico, in cui emerge non solo una bassa condizione di crescita, ma anche una forte disparità retributiva tra il capitale e il reddito.

Il 20% dei cittadini calabresi ricchi accresce il suo benessere, mentre il 20% povero diventa ancora più indigente non potendo disporre dei basilari mezzi di sussistenza su beni e servizi essenziali.

L’Istituto economico europeo, infatti, certifica la divaricazione della forbice sociale a vantaggio degli strati più ricchi e ne accentua lo stato di povertà, in valore e condizione, assoluta. Tutto ciò mentre la nostra regione sconta una crisi demografica, uno spopolamento delle aree interne ed una emigrazione giovanile senza precedenti che verrà acuita dall’autonomia differenziata.

Per la Cgil Calabria «c’è un tema ineludibile per il Governo nazionale e regionale: quello salariale, del lavoro, degli investimenti che sfuggono dall’orbita di ogni provvedimento emanato dall’esecutivo».

Un fenomeno che, per quanto paradossale, vista la quantità e la finalità di risorse europee, ordinarie e straordinarie, di cui la Calabria oggi dispone, il sindacato ha sempre cercato di evidenziare negli ambiti istituzionali della programmazione europea, richiamando un approccio di indirizzo e di merito basato sulla qualità della spesa in termini di impatto e congruità dei risultati».

Oltre la metà della spesa comunitaria viene assegnata con bonus, incentivi e crediti d’imposta che solo marginalmente determina una premialità negli investimenti su politiche distributive e reddituali, con un basso coefficiente occupazionale. Per quanto evidenti, i fattori dì criticità nella spesa comunitaria vengono spesso concepiti nella necessità di intervento sugli aspetti quantitativi, anziché affrontarli nella complessità delle loro dinamiche distributive per meglio agire processi contestuali di sviluppo e di crescita sia economica che sociale.

In altre parole, «non c’è solo un problema nella capacità di investire i fondi per ridurre i divari territoriali con le altre aree del Paese – ha rilevato il sindacato – ma, di farlo, attraverso mirate politiche sociali ed occupazionali per garantire un generale benessere di tutte le classi sociali che nei territori risiedono. L’indagine dell’Eurostat, sostanzialmente, ci suggerisce di considerare i divari regionali per poter meglio affrontare quelli nazionali».

Sul tema del lavoro, «il contratto è un buon punto di partenza, ma è necessario potenziarne l’azione nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori», ha detto Mariaelena Senese, segretaria generale della Uil Calabria, intervenendo ai lavori del convegno sui 30 anni dell’Ebac a Reggio Calabria, annunciando di aver chiesto «n incontro per migliorare le prestazioni dell’ente bilaterale a favore dei lavoratori e prevedere un sistema di premialità per le aziende di settore, predisposizione di un fondo di incentivo all’occupazione finalizzato ad evitare la fuga dai giovani dalla Calabria, intervenendo anche con progetti mirati nelle scuole prevedendo il supporto dell’Inail regionale. Inail che è sempre stata al fianco della bilateralità attraverso dei progetti mirati che partono proprio dal mondo della scuola».

Ma non sono solo i sindacati a essere impegnati sul tema del lavoro: Anche la Regione Calabria sta facendo la sua parte. È stato approvato, infatti, su proposta dell’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Calabrese, il nuovo schema di Accordo per la realizzazione dell’investimento 1.1 “Piano potenziamento Centri per l’impiego” del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), Missione M5, Componente C1.

L’accordo sarà sottoscritto dalla Regione Calabria – Dipartimento Lavoro, dall’Unità di missione per l’attuazione degli interventi del Pnrr e dalla Direzione generale presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

L’intervento è finalizzato al potenziamento dei Centri per l’impiego, allo scopo di consentire un’efficace erogazione dei servizi per l’impiego e la formazione e, nell’ambito del medesimo, sono previste attività legate al potenziamento dei Cpi tramite il rafforzamento delle competenze del personale e il potenziamento infrastrutturale. L’importo del finanziamento per la Regione Calabria è di 10.593.900,48 euro.

Insomma, c’è grande consapevolezza che nella regione ci sia un grave problema occupazionale a cui, poco a poco, si sta cercando di trovare una soluzione per impedire non solo lo spopolamento dei borghi, ma anche la partenza dei cervelli che, con le loro capacità, potrebbero contribuire a risollevare questa terra dalle grandi potenzialità.

Sicuramente c’è più bisogno di sinergia tra istituzioni, sindacati, Enti e associazioni di categoria per mettere nero su bianco un piano capace di colmare uno dei più gravi e atavici divari della Calabria. I continui report che i sindacati o gli Enti producono, devono indurre la Regione a fare una riflessione seria sul tema e cercare una quadra anche col Governo per mettere a punto una strategia con azioni mirate a rendere la regione un modello virtuoso capace di attrarre, non di indurre a scappare.

SOTTOVALUTARE IL DISAGIO DEL SUD È DA
SUPERFICIALI: STANCHI DEI DIRITTI NEGATI

di PIETRO MASSIMO BUSETTALa mancanza dei diritti fondamentali, dovuti ad un welfare insufficiente, oltre a quello della possibilità di una occupazione adeguata alle skill possedute da ciascuno, costituisce la ragione fondamentale di un processo emigratorio che toglie al Sud ogni possibilità di futuro.

La spesa storica, che sottrae al Mezzogiorno 60 miliardi ogni anno, e porta a una spesa procapite inferiore,  per cui nascere a Sondrio è un privilegio e a Reggio Calabria una disgrazia, porta ad un welfare totalmente differente  tra le due parti. Per cui in una la sanità pubblica é sufficiente nell’altra devi rivolgerti a quella privata e così di seguito per la mobilità, il possesso di un auto é problema di sopravvivenza, o per la formazione scolastica. Peraltro la stretta  sul reddito di cittadinanza ha portato molte famiglie di nuovo nella povertà assoluta, dalla quale lo strumento li aveva affrancati. 

Anche di questi temi si occupa il mio saggio, che viene distribuito in questi giorni nelle librerie e sulle maggiori piattaforme digitali: “la rana bollita”, che completa un ciclo di quattro volumi che inizia con “il coccodrillo si é affogato”, continua con “il lupo e l’agnello”, poi con “la rana scorpione” per completarsi con “la rana bollita”, tutti editi da Rubettino. 

Lo zoo che ho creato in questi ultimi anni ripercorre i luoghi comuni e i mantra più diffusi che hanno caratterizzato il racconto del nostro Sud.  E propone un’interpretazione assolutamente differente rispetto a quella prevalente, che proviene fondamentalmente da chi ha vinto la battaglia economica. Quel Nord bulimico che ritengo abbia avuto in mano il volante del Paese e che ha fallito nel suo primo obiettivo teorico, che era l’unificazione economica dopo quella politica. 

Con questo nuovo lavoro si completa una ricerca che parte nel 2018. E che si compone di quattro saggi.

Nei tre volumi precedenti esploro alcune tematiche con una chiave di lettura personale e stimolante, su alcuni argomenti, ancora di strettissima attualità, riguardanti il Sud. Il primo lavoro è stato Il coccodrillo si è affogato, pubblicato da Rubbettino nel 2018.

In esso si metteva in evidenza come l’esigenza dello sviluppo del Sud non fosse interesse soltanto dei 20 milioni di meridionali, ma una necessità per tutto il Paese. Perché non era pensabile avere dei tassi di crescita consistenti se si lasciava il 33% della popolazione e il 40% del territorio fuori dai processi di sviluppo che attraversano tutta l’Europa.

Il secondo lavoro della quadrilogia, pubblicato nel 2021, sempre dallo stesso Editore, dal titolo Il lupo e l’agnello, rifletteva sull’idea che la colpa del mancato sviluppo del Sud fosse da attribuire allo stesso Sud che, nella vulgata, era stato dissipatore di risorse che i meridionali avevano sprecato con ruberie, sottrazioni, sprechi e incapacità varie.

La metafora della fiaba mette in evidenza come il racconto  fosse praticamente falso e la dimostrazione più evidente il fatto che l’infrastrutturazione, che evidentemente dipendeva dallo Stato centrale, fosse rimasta al palo.

Si parla dell’Alta Velocità Ferroviaria oltre che dell’Autostrada del Sole, che già nella sua concezione si ferma a Napoli, lasciando tutto il Mezzogiorno isolato con la pretesa poi che si sviluppasse.

Con il lavoro più recente, La rana e lo scorpione, Rubbettino 2023, si è cercata la motivazione per la quale non è stata adottata anche dal nostro Paese una politica economica più lungimirante, che hanno invece impostato molti Paesi dell’Unione. In particolare lo ha fatto la Germania e anche la stessa Spagna, tra i Paesi più grandi, ma in realtà tutti quelli che hanno problemi di aree estese a sviluppo ritardato.

La risposta è stata che in realtà un Nord, alcune volte provinciale e bulimico, governato da forze spesso localistiche e miopi, lontane dalle visioni di De Gasperi o di Pasquale Saraceno, abbia imposto politiche molto egoiste. Vedasi cosa ha fatto la Lombardia e lo stesso Veneto, ma non sono state da meno Emilia-Romagna e Toscana, che hanno portato a una distribuzione delle risorse basata sulla spesa storica, che ha sottratto ogni anno al Mezzogiorno oltre 60 miliardi.

In tale  lavoro si faceva anche una riflessione importante e cioè che la problematica non fosse tecnica, che il tema non fosse più quello di trovare come si potesse sviluppare il manifatturiero, il turismo, e la logistica. Ma forse quello di trovare le forze che fossero in grado di imporre al Governo nazionale di andare avanti senza quegli stop and go che hanno portato il Mezzogiorno a essere sempre una realtà statica che, negli ultimi vent’anni, ha aumentato di poche unità i propri addetti, compresi i sommersi.

Guardare i dati dell’occupazione complessiva ci fa capire quale dramma abbia vissuto questa parte del Paese, nella quale lavora una persona su quattro, che ha bisogno di milioni di posti di lavoro nuovi, e che invece al massimo per qualche mese è stata destinataria di risorse assistenziali come il reddito di cittadinanza.

Ma il progetto politico che portasse ad avere voce è stato interpretato in tanti modi e disperso in mille rivoli, per cui non è riuscito a formare una forza parlamentare adeguata a imporre al Paese una linea che non fosse frammentaria e discontinua.

Con questo nuovo lavoro ci si pone la domanda seguente: come mai una Comunità che è stata maltrattata per anni da un Paese rivelatosi ostile, che ha impostato un progetto di sviluppo che si realizza con le migrazioni di oltre 100.000 tra giovani e adulti ogni anno verso il Nord, verso l’Europa e anche verso i Paesi d’oltremare, non si ribella? Visto che ha a disposizione la possibilità di votare periodicamente e manifestare il suo dissenso e la sua opposizione.

Come mai la mancanza di infrastrutturazione, che prevede che la stessa distanza possa essere percorsa in ferrovia in una parte d’Italia in un’ora e in un’altra in tre, non fa scattare reazioni?

E perché subisce una sanità che costringe quelli che se lo possono consentire, nei casi più delicati, a prendere un aereo per poter avere un servizio di eccellenza e gli altri spesso a subire trattamenti inadeguati? E un processo formativo mancante di asili nido, di lotta alla dispersione scolastica, di tempo pieno, non fa reagire pesantemente? E infine l’ultimo schiaffo in pieno viso, quell’autonomia differenziata le cui conseguenze saranno devastanti.

E il rosario dei diritti di cittadinanza negati potrebbe continuare senza soluzione di continuità tanto da far dire ad alcuni che questa parte del Paese è utilizzata come se fosse una colonia.

Su questo tema ci si intrattiene con  l’obiettivo di capire le dinamiche, svegliare le coscienze ed evitare che la conclusione di tali differenze di sviluppo e le ingiustizie subite portino a una rabbia diffusa che sfoci in una richiesta di separazione, già molto sentita da una parte non marginale della popolazione. Probabilmente l’abitudine a vivere in una realtà degradata progressivamente ha portato a non reagire. Mentre l’individualismo, tipico delle realtà meno sviluppate, ha portato a cercare soluzioni personali piuttosto che ad azioni di ribellioni collettive, mediante l’indirizzamento del consenso o anche con mai augurabili azioni violente. Ma nulla è per sempre e forse sottovalutare il disagio del Sud è da superficiali. Completa il lavoro la prefazione del direttore dello Svimez, Luca Bianchi, la postfazione che viene riproposta a fianco di Giuseppe Savagnone e tre commenti di Francesco Saverio Coppola, di Nino Foti e di Nino Germaná(pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

LAVORO, VALORE A QUALITÀ E COMPETENZE
PER IMPEDIRE L’EMIGRAZIONE DEI GIOVANI

di FRANCESCO RAOSecondo uno studio condotto a livello nazionale, il valore del tempo e della vita sta superando quello per il lavoro.  I giovani, muniti di elevate competenze, hanno ben compreso che la loro professionalità può essere espressa in modo circostanziato anche attraverso il lavoro da remoto. Inoltre, l’esperienza acquisita nel breve periodo può generare alti redditi e quindi rimanere chiusi in ufficio per intere giornate per ricevere uno stipendio elevato è un fatto passato. La priorità, per moltissimi giovani, appare indirizzata verso un maggiore controllo del tempo e una migliore qualità della vita. Da queste considerazioni è emerso in un recente studio che nel 70% dei colloqui, sono i giovani a dire “le farò sapere” e non più i datori di lavoro. 

Il paradigma è cambiato: prima viene la soddisfazione del vivere, poi il lavoro dal quale trarre la giusta remunerazione per affrontare la quotidianità e la realizzazione personale e familiare. Molti datori di lavoro iniziano a comprendere tale evidenza a loro spese. Ma la tipologia di risposta, attuata da molti per affrontare questo tipo di criticità, non punta alle competenze e quindi alla qualità, ma è tesa a risolvere la criticità abbassando il livello di competenze e, al contempo, illudendosi di poter competere con i più moderni e avanzati sistemi di produzione, si ricorre a collaborazioni non qualificate e quindi inadatte a processi di lavoro complessi nei quali, il primo requisito per mantenere le tendenze di produzione e consumo è la competenza.

Nel seguire la regola del momento, oltre alla crescente diffusione dell’intelligenza artificiale, la penuria di competenze, tanto nel settore pubblico quanto nel privato, si finisce per proporzionare il risultato finale ponendo in rapporto alla retribuzione e non alla qualità senza considerare che oggi, la qualità la si acquista sulla rete tramite internet. Questa dinamica, naturalmente registrata dagli osservatori già da tanto tempo e puntualmente non accolta dai decisori politici, ha contribuito a generare sia l’acuirsi dell’attuale crisi demografica sia la forte propensione alla mobilità del posto di lavoro, fatto inedito per quanti in passato, ottenuto il posto di lavoro lo abbandonavano soltanto per quiescenza oppure per crisi specifica del settore produttivo. I giovani, attualmente, hanno molte più competenze rispetto ai loro coetanei del secolo scorso e le dinamiche produttive, nel loro complesso, sono sempre più ostaggio non solo dai parametri dettati da un mercato del consumo, fortemente dinamico, ma anche da una tassazione asfissiante.

Tutto ciò non consente ai nostri sistemi produttivi di reggere il rapporto domanda-offerta, sempre più condizionato dall’insieme delle scelte praticate da un mercato fluente, veloce e simmetrico al desiderio cangiante del consumatore, divenuto ormai parte attiva e quindi individuabile come consumAttore, ossia colui che scegliendo nella quotidianità uno o più prodotti, veicolandone le immagini e diffondendo attraverso i social emozioni e stili di vita ad esso riconducibili, riesce a determinare direttamente la visibilità, la pervasività e la diffusione delle mode e quindi dei consumi, divenute ormai non più fasi stagionali, ma circostanze temporanee, attraverso le quali si può stare soltanto dentro o fuori dal circuito e quanti cercano l’alternativa fuori da tali ambiti divengono gli esclusi della situazione. Credo sia evidente la linearità con la quale si stia materializzando la privazione della libertà di scelta.

Quasi tutto è riconducibile alle logiche dettate dal consumismo. Quanti tentando di evitare il sistema prevalente sarà escluso in quanto oggi inizia a venir meno l’identità delle persone in quanto prevale la logica dei numeri.  In questo scenario, contrariamente al passato, le aree demograficamente meno popolate divengono una centrifuga che spinge fuori le giovani generazioni, vittime della disoccupazione e dei consumi ma al contempo in possesso di una cultura medio-alta non esprimibile nel territorio di appartenenza. Oggi non si parte perché manca il pane sulla tavola oppure perché si è tanti in famiglia e il raccolto non basta per soddisfare le esigenze di tutto il nucleo familiare. Si parte per mettere in pratica le proprie competenze in quei luoghi dinamici, veloci e famelici di competenze e voglia di guadagnare in proporzione alla capacità di essere innovatori. Questa è una tra le narrazioni poco affrontate dai decisori politici. L’acuirsi di questa dinamica, forse nei prossimi dieci anni, diverrà uno tra i motivi mediante la quale si determinerà una ulteriore decrescita per il nostro Meridione, sempre più lontano dalla capacità di immaginare il futuro e sempre meno popolato da persone impegnate ad anticiparne le soluzioni, per contenere il divario Nord-Sud e azionare segnali di ripresa.  

Naturalmente, alla crescita della disoccupazione, le località più esposte a tali fenomeni scelgono di far fronte alle necessità delle popolazioni ricorrendo al minor prezzo di beni e servizi, i primi provenienti da mercati esteri nei quali il basso costo della manodopera e l’alta capacità produttiva rende possibili forniture senza limiti, i secondi, ricorrendo a personale con minori competenze e quindi pronte ad accontentarsi di poco. Nell’insieme, inconsapevolmente, si alimentano ulteriori opportunità di malessere e voglia di emigrare. In questo ultimo passaggio, si cristallizza con puntualità quanto previsto da Pier Paolo Pasolini nel secolo scorso attraverso la lungimirante previsione delle nuove instabilità sociali dettate non più dalla sopraffazione, come avvenne nel corso del Ventennio, ma dalla privazione, fenomeno per il quale, parimenti alla dipendenza da sostanze stupefacenti, l’essere umano vive l’astinenza con forte senso di malessere e per potersi liberare da ciò, in assenza di altri rimedi, non sono escluse le devianze e soprattutto non sono esclusi i casi di suicidio e il ritorno alle divisioni sociali, circostanze per le quali verrà generato il miglior territorio utile all’affermazione dell’anomia, già oggetto di studio da parte di uno dei padri della sociologia e oggi poco considerato quale utile lettura in chiave epistemologica di una realtà propensa alla degenerazione.

Ancora una volta, sarà possibile individuare le risposte alla criticità future attraverso la lettura della storia e considerando l’attuale periodizzazione come naturale evoluzione del tempo preso in esame riconducendolo nell’alveo di una società liquida, incessantemente stimolata dal consumismo e dalla crescente mancanza di quel senso della misura donatoci dall’antica civiltà greca, dalla quale noi Calabresi custodiamo ampie risorse individuabili come virtù. (fr)

[Francesco Rao è docente a contratto cattedra di sociologia generale Università “Tor Vergata” – Roma]

Cgil Calabria: Siamo lontani dall’obiettivo del Piano per lo Sviluppo e il Lavoro in Calabria

«Siamo lontani dall’obiettivo che come Cgil avevamo rivendicato con la presentazione del Piano per lo sviluppo ed il Lavoro in Calabria, quindi insistiamo sulla necessità di creare occupazione che allo stesso tempo risponda ad esigenze per la manutenzione del territorio e salvaguardia dello stesso da rischio ambientale, sismico e idrogeologico». È quanto ha rilevato la Cgil Calabria, a seguito della riunione del Tavolo Regionale per il Lavoro, nel corso della quale sono state presentati sotto forma di Piano per l’Occupazione futuri avvisi riguardanti interventi per il lavoro e misure, ancora da pubblicare, afferenti occupazione e politiche attive per il lavoro.

«Nel corso della riunione – ha spiegato il sindacato – abbiamo tenuto a precisare che su quanto presentato bisognerà avere riscontro della diffusione dei relativi avvisi e conseguentemente sarà necessario attendere l’esito degli stessi rispetto alla effettiva operatività ed attuazione degli interventi».

«Inoltre, giusto per ricordarlo, rispetto al Tavolo Regionale per il Lavoro – è stato evidenziato – erano stati assunti impegni e reciproci affidamenti, con il governo regionale, per lo svolgimento dell’attività dello stesso tavolo, per come previsti dalla L.r. N.25/2023 e riferiti ad un quadro complessivo del mercato del lavoro, delle politiche attive e dell’apprendimento permanente riguardo a: Interventi e gestione delle crisi aziendali e politiche attive in aree di crisi; Osservatorio permanente sul mercato del lavoro e occupazione (istituito presso l’Arpal Calabria); Stato del Sistema Informativo Regionale del Lavoro e dei C.P.I.; Tirocini formativi di orientamento e Apprendistato; Accreditamento Enti di formazione professionale».

«Inoltre – ha aggiunto il sindacato – sarebbe stato opportuno conoscere lo stato di attuazione di Par/Gol in Calabria rispetto ai cinque percorsi (Reinserimento lavorativo, Aggiornamento, Riqualificazione Lavoro e inclusione e ricollocazione collettiva), relativi alla cooperazione tra servizi pubblici e privati, accompagnamento al lavoro, aggiornamento e riqualificazione professionale e rete dei servizi territoriali per la presa in carico di persone con disabilità o fragilità. Tale ultima necessità dettata anche dalle considerazioni venute da più parti, nel corso della riunione e relative ad aspetti propedeutici per la stessa futura pubblicazione degli Avvisi degli interventi presentati».

Per il sindacato, poi, sono necessarie «moderne politiche a sostegno del turismo ed allo stesso tempo un serio impegno nelle politiche industriali per un serio sbocco occupazionale nei relativi comparti. Ad oggi non abbiamo riscontrato alcuna novità ed avanzamento delle due grandi vertenze della nostra Regione che sono i Tis e Abramo Customer Care e per le quali, ancora una volta, rivendichiamo soluzioni per il diritto al lavoro».

«Così come denunciamo, nel quadro generale l’emigrazione dei nostri giovani – ha detto la Cgil – un problema non affrontato con adeguatezza che meriterebbe azioni coordinate tra un sistema integrato di programmazione politico istituzionale e la realizzazione di servizi pubblici, invece, rischia di confermarsi come fenomeno tendente a peggiorare anche con l’intervento dell’autonomia differenziata, che realizzerebbe l’arretramento dei diritti di cittadinanza, quali istruzione, formazione, lavoro, sanità, ecc…, contribuendo in maniera esponenziale agli squilibri demografici, già esistenti della nostra regione e comunque riguardanti l’intero mezzogiorno del paese e condannerebbero la Calabria ad un ruolo sempre più marginalizzato e senza concrete prospettive per il futuro».

 

In Cittadella il Recruiting day di South East Aviation Service

Si è svolto, in Cittadella regionale, il recruiting day dell’azienda South East Aviation Services (Seas), società di servizi aeronautici specializzata nella manutenzione in esclusiva della flotta di aerei di Ryanair, con sede legale presso l’aeroporto di Bergamo e sedi operative presso i principali aeroporti italiani, inclusi quelli di Lamezia Terme e Reggio Calabria, che ha visto la partecipazione di oltre 300 candidati.

Ad accogliere i candidati, il presidente della Regione, Roberto Occhiuto e l’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Calabrese: «È bello che ci siano tante persone oggi qui a usufruire di questa occasione che la Regione e Ryanair stanno dando ai calabresi, cioè quella di candidarsi a lavorare in Calabria per un vettore che è il primo a livello europeo».

La selezione ha riguardato 60 lavoratori con profili di manutentori tecnici e personale di supporto alla manutenzione aeronautica. Sono intervenuti all’iniziativa anche l’amministratore delegato del gruppo Seas, Alessandro Cianciaruso, e il dirigente generale del Dipartimento Lavoro della Regione Calabria, Fortunato Varone.

L’iniziativa si inserisce nel contesto dell’espansione di Ryanair presso gli scali calabresi e delle collaborazioni con le aziende interessate a investire in Calabria e ad assumere lavoratori calabresi promosse dalla Giunta della Regione Calabria, dall’Assessorato al Lavoro e alla Formazione professionale, dal Dipartimento Lavoro e dai Centri per l’Impiego, nell’ambito del Pnrr, del Piano straordinario di potenziamento dei Centri per l’Impiego e del Pr Fesr-Fse+ 2021-2027.

«Sono molto soddisfatto – ha proseguito Occhiuto – del rapporto che abbiamo costruito e consolidato con Ryanair, così come sono molto soddisfatto dell’attività che l’assessore Calabrese e il dipartimento regionale al lavoro stanno svolgendo. Queste iniziative si possono fare perché, grazie alle risorse del Pnrr, abbiamo, prima di tutto, profilato tutti i disoccupati calabresi. La Regione è, quindi, nelle condizioni di indicare alle imprese che cercano determinati profili una platea di potenziali lavoratori, di disoccupati, che abbiano le competenze richieste».

«Dal punto di vista dell’incoming turistico – ha aggiunto – l’investimento sugli hangar è un’operazione importante che darà la possibilità a un vettore come Ryanair di radicarsi in Calabria e di aumentare potenzialmente, nei prossimi messi, il numero delle rotte e di creare nuovi posti di lavoro. Dicono che selezioneranno almeno 60 di voi. Io mi voglio concentrare sull’’almeno’ perché spero che questo numero possa crescere».

«Andrete per qualche mese a Bergamo a formarvi – ha concluso – ma poi ritornerete a lavorare per la vostra regione all’interno del sistema degli aeroporti calabresi che rappresenta il biglietto da visita della Calabria. Non è la prima volta che facciamo iniziative del genere ed è veramente bello che la Regione diventi il palazzo dove si selezionano i lavoratori per le imprese private che devono produrre ricchezza e lavoro anche in Calabria. Quindi in bocca al lupo a tutti quanti voi!».

L’assessore Giovanni Calabrese ha specificato che «l’obiettivo della Regione Calabria, attraverso iniziative come questa di oggi, è di creare le condizioni per dare lavoro ai calabresi: una delle tante che l’amministrazione regionale sta organizzando con aziende che investono sul nostro territorio. Lavorare in Calabria per la Calabria».

«Oggi – ha inoltre evidenziato Calabrese – c’è una risposta importante e il plauso va al dipartimento Lavoro che in pochissimo tempo ha organizzato questa giornata. Da qui si comprende bene che ci sono tanti calabresi che hanno voglia di essere formati e di ottenere nella propria regione un contratto di lavoro. Questo è l’obiettivo dell’assessorato e del dipartimento della Regione Calabria. Importante il ruolo dei Centri per l’impiego, al primo posto dell’azione politica attiva del lavoro».

«Sui Cpi abbiamo fatto un investimento importante assumendo 500 persone lo scorso anno – ha aggiunto – e investito in risorse tecnologiche e infrastrutturali. I Centri per l’impiego oggi hanno una posizione completamente diversa rispetto al passato per quello che riguarda l’incrocio tra domanda e offerta. La risposta che stiamo ottenendo è importante. C’è una Calabria in movimento, la visione è cambiata e noi tutti crediamo e lavoriamo per questo progetto che il presidente Occhiuto sta portando avanti».

«Oggi – ha detto Cianciaruso – selezioneremo profili professionali da avviare alla carriera di manutentore. Stiamo parlando di due profili specifici: uno prettamente tecnico e più specializzato e il secondo profilo è quello di meccanico. Le persone selezionate per entrambi i profili verranno formati direttamente da noi, nella nostra accademia che ha sede a Bergamo, in attesa che vengano realizzati i due hangar all’aeroporto di Lamezia Terme, perché queste figure saranno quelle che lavoreranno effettivamente in Calabria».

«Oggi – ha concluso – sceglieremo 60 persone, ma non ci fermeremo qui, saranno sicuramente molti di più, la previsione è di almeno il doppio, chiaramente non nell’immediato, considerando che la realizzazione degli hangar avverrà in circa 12-18 mesi. Inoltre, seguendo l’auspicio del presidente Occhiuto, lavoreremo anche per creare una sede dell’accademia per la formazione qui in Calabria». (rrc)

L’assessore Calabrese: Entro agosto il Piano per l’occupazione

«Entro agosto verrà deliberato il piano per l’occupazione con un impiego di circa 200 milioni di euro». È quanto ha annunciato l’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Calabrese, sottolineando come «il Piano regionale delle politiche attive del Lavoro e delle competenze per il periodo 2023-2027 è uno strumento di pianificazione strategica per orientare l’utilizzo delle risorse rese disponibili. Attraverso le attività previste nel Piano, l’Amministrazione regionale intende favorire da una parte l’incremento dell’occupazione di qualità di giovani e donne dall’altra sostenere interventi strutturali per ridare slancio al lavoro e all’economia della regione».

«Confronto, dialogo e prospettive per le politiche attive per il lavoro nell’ambito del Piano regionale per il lavoro Priorità 4 ‘Una Calabria con più opportunità’ e ‘Una Calabria più inclusiva per i giovani’. Il nostro obiettivo è quello di programmare e costruire insieme il futuro della Calabria e dei calabresi», ha detto ancora Calabrese, nel corso della riunione del Tavolo per il Lavoro svoltosi in Cittadella regionale dove, assieme al direttore generale del Dipartimento, Fortunato Varone, è stato illustrato il Piano per il lavoro e le misure d’intervento, nonché gli avvisi in essere e la programmazione del Piano per l’occupazione con una serie di misure sulle politiche attive per il lavoro con il ciclo di programmazione 2021/2027.

Al tavolo hanno preso parte il presidente e direttore di Unindustria Calabria, rispettivamente Aldo Ferrara e Dario Lamanna, e i rappresentanti delle Camere di Commercio, Inps, Inail, Anpal, Consulenti del lavoro, Ufficio scolastico regionale, Ufficio della Consigliera di Parità e tutte le organizzazioni sindacali e le diverse categorie datoriali.

«Il Piano – ha proseguito l’assessore –, elaborato con il supporto del Dipartimento regionale alla Programmazione, definisce una serie di operazioni su incentivi all’autoimprenditorialità, incentivi all’occupazione, formazione e competenze, servizi per il lavoro, progetto integrato lavoro e territorio. Intende promuovere, inoltre, misure contro il lavoro sommerso, per migliorare l’accesso al mercato del lavoro e all’occupazione di disoccupati, per sostenere l’occupazione femminile, per promuovere l’autoimpiego e l’imprenditorialità e l’economia sociale. Si stima di coinvolgere oltre 10 mila destinatari tra disoccupati, giovani, donne e lavoratori svantaggiati».

«Il nostro obiettivo – ha concluso l’assessore Calabrese – è quello di costruire insieme il futuro della Calabria e dei calabresi in materia di politiche per il lavoro. Per questo nasce il tavolo, per confrontarsi, migliorare ed intervenire sulle misure in maniera efficiente ed adeguata. Abbiamo un traguardo da raggiungere ed è quello di diminuire il tasso di disoccupazione creando occupazione vera». (rcz)

AL SUD NON BASTA VIVERE DI TURISMO: SI
PUNTI SU AGRICOLTURA E MANIFATTURIERO

di PIETRO MASSIMO BUSETTASembra che dobbiamo metterci anche noi a sparare ai turisti con le pistole ad acqua, per convincerli a non venire più. Come hanno fatto a Barcellona o vorrebbero prendere l’abitudine  a fare i veneziani. Parlo di Napoli, Palermo, Bari, Catania, Reggio di Calabria e tutto il Sud.

Sono in molti a ritenere “pericolosa” l’evoluzione positiva del turismo nel Mezzogiorno. A costoro si contrappone chi ritiene di aver trovato la soluzione ai problemi di occupazione dell’area: sono in tanti ad affermare che si potrebbe vivere di agricoltura e turismo, senza canne fumarie inquinanti, senza petrolchimico che porta malattie tumorali, senza siderurgia di base con uno scambio lavoro/salute ormai non più non solo accettabile, ma nemmeno tollerabile. Dobbiamo deludere tutti questi e non con una altrettanta vigoria ideologica ma con la forza dei numeri.  

Assodato che l’agricoltura è una attività da Paesi in via di sviluppo e che l’agroalimentare potrà rappresentare ancora una piccola valvola che andrà a recuperare gli addetti che si perderanno nel settore primario, rimane il tema del turismo, che dopo il Covid sta vivendo una stagione vivace ed interessante. 

Bene un aumento consistente delle presenze turistiche può rappresentare una via per la soluzione dei problemi occupazionali di questa area? Bene la risposta è no, in maniera decisa e senza alcuna possibilità di essere smentiti. Intanto bisogna dire che oggi il turismo nel Sud è sottodimensionato: ha un numero di presenze, in tutto il Sud più le Isole, pari a quelle del solo Veneto e ci fa capire che strada da fare ce ne può essere ancora tanta.  

Ma anche che se si raddoppiassero in cinque anni le presenze, missione impossibile visto che siamo fermi a 80 milioni da parecchi anni, anche se questo avvenisse,  il contributo all’occupazione sarebbe nell’ordine dei 300.000 occupati in più.  Dato importante ma ben lontano dalle esigenze di un Sud che per raggiungere il rapporto popolazione occupati delle realtà a sviluppo compiuto avrebbe bisogno di creare oltre 3 milioni di nuovi posti di lavoro. 

Quindi settore importante che può contribuire in modo decisivo alla messa a regime della realtà, poiché prevede che si aumenti la mobilità, la gradevolezza delle nostre coste e dei nostri borghi, la dotazione importante delle utilities come energia e acqua, l’offerta di attività culturale, ma anche l’offerta di servizi sanitari. Ma che deve trovare nella attività logistica e nel manifatturiero pulito e di qualità il completamento per una adeguata dimensione della domanda di lavoro. 

Ma il problema del settore turistico non è solo quello della quantità di occupazione che può creare, ma anche del tipo di occupazione. Se vogliamo che si interrompa il flusso emigratorio, che porta 100.000 persone a lasciare il Sud, con un costo per le casse regionali meridionali di oltre 20 miliardi ogni anno, è necessario creare sì lavoro nel settore turistico, ma anche nella ricerca, nell’high tech, nel farmaceutico, nell’automotive, nel settore aeronautico.  

Perché dobbiamo consentire ai nostri giovani ingegneri, ricercatori, chimici, geologi, di trovare opportunità lavorative senza per forza fuggire. Bisogna fare chiarezza perché spesso il manifatturiero viene confuso con il petrolchimico, con la chimica di base o con le acciaierie tipo Ilva, che tanto danno hanno fatto ai territori dove si sono insediati, anche se nel periodo della localizzazione hanno consentito un lavoro per molti. 

Bisognerebbe cominciare a capire che esiste anche il manifatturiero buono, quello per il quale il Veneto va in conflitto con il Piemonte, in una lotta che prevede che alla fine gli ingegneri occupati devono emigrare dal Sud. Quello che porta Giorgetti fin negli Stati Uniti d’America per cercare inutilmente di convincere la Intel a localizzarsi a Vigasio, a pochi chilometri da Verona. E tale manifatturiero, che rappresenta la polpa che tutti vogliono, non porta tumori o le devastazioni di Bagnoli o Gela. Ma può essere ecologico e senza fumi, come ci insegnano tante localizzazioni importanti nel mondo. 

Quindi il futuro del Sud non può fare a meno dell’agricoltura perché consente la protezione dei suoli ed evita lo spopolamento delle campagne,  dell’agroalimentare, che valorizza le produzioni e dà una identità forte ai luoghi: cosa sarebbe la Campania senza la sua mozzarella; ma non può fare a meno, con una popolazione di oltre venti milioni di abitanti, se non si vuole lo spopolamento, della logistica con una valorizzazione seria dei suoi porti, naturalmente vocati, per posizione e conformità dei luoghi, come Gioia Tauro e Augusta, ad accogliere i grandi traffici. Mentre invece si continua con una forzatura costosissima per il Paese, a puntare su Genova con progetti, questi faraonici, che renderanno fruibile un porto che non ha né una baia adeguata né spazi per un retroporto. 

Ma ha bisogno anche di un manifatturiero adeguato, che con le Zes doveva trovare la possibilità di aumentare con l’attrazione di investimenti dall’esterno dell’area e che con la Zes unica rischia di far perdere quell’appeal ai territori coinvolti, estendendo l’area a tutto un Sud, che non può avere improvvisamente le caratteristiche per attrarli ( sicurezza, collegamenti, cuneo fiscale generalizzato, tassazione degli utili contenuta, semplificazione amministrativa).  

Non si distribuiscono pasti gratis si dice in economia e certamente i prati verdi e le mucche al pascolo con i campanacci sono bellissimi fin quando consentono alla popolazione di avere un progetto di futuro. Se ciò non avviene allora sarebbe bene fare i conti con la realtà e i numeri collegati. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

L’assessore Calabrese: Con Arpal avviata nuova fase per le politiche attive per il lavoro

L’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Calabrese, ha evidenziato come «con Arpal abbiamo avviato un ciclo nuovo sulle politiche attive del lavoro e stiamo avviando una nuova fase per perseguire gli obiettivi già prefissati con la legge che abbiamo voluto, sostenuto e approvato lo scorso anno in Consiglio regionale».

«Arpal – ha aggiunto – sarà il braccio operativo del Dipartimento e proprio per dare stabilità e avviare celermente tutte le misure a sostegno delle politiche attive del lavoro, abbiamo pubblicato l’avviso per il direttore generale che dovrà avere oltre i requisiti di legge anche esperienza nel settore delle politiche attive del lavoro».

«Da Azienda Calabria Lavoro si è arrivati con determinazione al nuovo Ente pubblico non economico – ha proseguito – per questo ringrazio per l’eccellente lavoro la dottoressa Elena Latella che è riuscita a traghettare nel nuovo organismo giungendo alla stabilizzazione molti dipendenti. Abbiamo molto lavoro da fare per rispondere alle esigenze dei calabresi e rafforzare interventi adeguati per contrastare il fenomeno negativo della migrazione che oggi vede molti andar via dalla Calabria, perché tra le problematiche non c’è la mancanza di opportunità lavorativa piuttosto scarseggia il lavoro di qualità e regolare».

«Allora il nostro compito – ha concluso – è quello di lavorare impegnando le ingenti risorse finanziarie a disposizione e mettendo in rete tutte le parti attive del mercato del lavoro e Arpal avrà un ruolo centrale e cruciale per lo sviluppo economico della nostra regione».

Il M5S incontra Occhiuto su criticità della Calabria: Focus su lavoro, ambiente, toricinanti

Una delegazione del M5S, composta dalla deputata e coordinatrice calabrese, Anna Laura Orrico, dal consigliere regionale Davide Tavernise e dall’eurodeputato Pasquale Tridico, ha incontrato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, per «confrontarsi e chiedere chiarezza su alcune delle molte urgenze che interessano la nostra terra».

È stato, infatti, «un lungo faccia a faccia – hanno detto – franco e diretto, nel rispetto dei ruoli istituzionali di ognuno, nel quale, tuttavia, abbiamo chiesto al governatore delle risposte auspicando che queste non siano vaghe e che, soprattutto, arrivino in tempo, poiché sono tutte tematiche che stanno divenendo delle vere e proprie bombe sociali e ambientali pronte a deflagrare».

«Abbiamo nuovamente sollecitato – hanno detto i pentastellati – l’attenzione del Presidente della Regione su tutta una serie di questioni sociali come la vertenza dei lavoratori Abramo, la vicenda dei lavoratori tirocinanti nelle amministrazioni locali e la problematica dei Tfs non liquidati a molti lavoratori dei consorzi di bonifica, oggi in gran parte confluiti in Calabria Verde. Nonché discusso di gravi criticità ambientali come la bonifica degli ex impianti di Eni a Crotone, che rischiano di divenire un danno permanente per i cittadini, e della discarica di Melicuccà, del rischio di disastro ambientale, sotto osservazione da parte della Procura di Castrovillari, rappresentato dalla discarica di Scala Coeli».

«Dal canto nostro – hanno concluso Orrico, Tavernise e Tridico – continueremo l’attività di attenzione e vigilanza sull’operato del presidente Occhiuto e della sua Giunta, nell’esclusivo interesse della Calabria e dei calabresi». (rcz)

A Mignano Monte Lungo (Caserta) l’iniziativa di Cisl Calabria e Campania per “Conoscere per prevenire e tutelare”

Domani mattina, alle 10, al Castello Ettore Fieramosca di Mignano Montelungo (Caserta), si terrà l’iniziativa interregionale di Cisl CalabriaCisl Campania Conoscere per prevenire e tutelare.

 L’appuntamento  si tiene nel comune che fu teatro della più grande tragedia dal dopoguerra ad oggi, dove una violenta esplosione durante la costruzione della galleria per la centrale Enel a Cannavinelle, provocò la morte di  42 lavoratori provenienti da diverse regioni (Campania, Calabria, Abruzzo, Lazio, Basilicata e Lombardia) tutti tra i 21 e 48 anni e 55 feriti gravi.

L’evento interregionale rientra nella campagna di sensibilizzazione ed iniziative di mobilitazione avviate dalla Cisl, sul tema della salute e sicurezza quali “Fermiamo la scia di sangue”, culminata nell’Assemblea nazionale dello scorso aprile. 

«Riteniamo fondamentale – si legge in una nota – mettere in campo tutte le forme e gli strumenti utili per preservare e difendere l’incolumità di chi lavora e per evitare morti e incidenti negli ambienti di lavoro che nel nostro paese hanno raggiunto livelli inaccettabili».

Dopo l’apertura dei lavori della segretaria generale della Cisl Campania Doriana Buonavita, e i saluti del sindaco di Mignano Monte Lungo, Andrea De Luca, interverranno il segretario confederale nazionale Cisl, Mattia Pirulli, sugli “obiettivi strategici e il piano di interventi Cisl”, e la  responsabile nazionale Cisl Salute e Sicurezza sul Lavoro, Cinzia Frascheri, che illustrerà le novità legislative in materia e gli impatti sul ruolo e gli strumenti dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. 

L’iniziativa è anche l’occasione per illustrare, a cura di Fulvio Londei di Ial nazionale, l’indagine nazionale ImpacT –Rls sulla figura del rappresentante dei lavoratori sulla sicurezza, mentre spetterà al responsabile Inas Calabria Salvatore Cantarella, illustrare il “ruolo fondamentale del Patronato”.  Le conclusioni della giornata sono affidate al segretario generale Cisl Calabria, Tonino Russo.

Alla fine dei lavori a Cannavinelle, luogo della sciagura, sarà deposta una corona di alloro in memoria delle vittime.