dalla REDAZIONE ROMANA – La clamorosa rinuncia al governo pastorale di mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro e presidente della Commissione Episcopale Calabra, tanto inaspettata quanto repentina, in realtà nasconde l’obbligo alle dimissioni immediate partito dalla Santa Sede, c’è chi dice addirittura da Papa Francesco. Di fatto, mons. Bertolone ha lasciato in tutta fretta, troppa fretta, il palazzo apostolico (è da ieri a Roma), con la morte nel cuore e un’amarezza senza fine. Prima di andar via ha diffuso alla stampa una parte del lungo messaggio di addio che ha scritto di getto, senza acrimonia verso alcuno, da cui però trapela un forte senso di disagio. Cosa è successo e cosa c’è dietro alle tante notizie incontrollate – in gran parte suggestive ipotesi lanciate da qualche inaffidabile sito online per raccogliere un po’ di click – è difficile poterlo individuare in queste ore. Certamente, c’è un gruppo di potere, all’interno della Chiesa catanzarese, che ha contribuito a esasperare una situazione che solo pochi avevano intuito essere estremamente esplosiva.
Un elemento lascia pensare a qualcosa di molto serio: mons. Bertolone, cristianamente, ha accettato l’imposizione romana e mollato subito la sede apostolica. In genere, anche quando le dimissioni vengono “sollecitate” (se non richieste d’imperio, come in questo caso) si lascia anche un pur minimo margine di tempo, per salvare le apparenze e dar modo al dimissionario di uscire onorevolmente. Cosa che in questo caso non è avvenuta e già basterebbe tutto ciò a far pensare a qualcosa di “clamoroso”. Di sicuro non è una rinuncia volontaria – come s’intuirebbe da quanto scritto dall’arcivescovo nel suo messaggio di commiato – bensì si tratta di dimissioni obbligate e richiesta dall’“alto”.
Da ricordare che lo scorso mese di luglio c’erano state altre clamorose dimissioni in ambito ecclesiastico: il vescovo di Mileto-Nicotera mons. Luigi Renzo aveva lasciato ufficialmente per motivi di salute, ma molte voci parlavano di contrasti sulla gestione del nuovo Santuario di Paravati dedicato alla mistica Natuzza Evolo. Al suo posto è stato nominato il palmese Attilio Nostro (in forza alla Santa Sede), che sarà nominato vescovo a San Giovanni in Laterano il prossimo 25 settembre.
Giusto alcuni mesi fa, mons. Bertolone era stato riconfermato Presidente della CEC, la conferenza episcopale calabra e tra qualche settimana avrebbe dovuto officiare la beatificazione di due catanzaresi don Francesco Paolo Gravina e madre Vincenzina Cusmano della cui causa era stato postulatore. Il 2 novembre compirà 75 anni che è l’età stabilita dalla Chiesa per “pensionare” il clero ma, da più parti, si prevedeva una “prorogatio” di qualche anno in attesa della nomina del nuovo arcivescovo. Invece, mons. Bertolone è stato costretto a lasciare “immediatamente” il suo uffizio.
Mons. Bertolone è nato a San Biagio Platani, in provincia di Agrigento ed è stato ordinato sacerdote a Palermo nel 1975. Prima di diventare arcivescovo di Catanzaro era stato arcivescovo della diocesi di Cassano allo Ionio. Questo “terremoto” nella chiesa catanzarese avrà di sicuro uno strascico e bisognerà aspettarsi sviluppi non meno clamorosi della vicenda.
Laconico il comunicato della Santa Sede: «Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace (Italia), presentata da S.E. Rev.ma Mons. Vincenzo Bertolone».
A ‘colmare’ il vuoto lasciato da Mons. Bertolone, l’Arcivescovo di Crotone-Santa Severina, mons. Angelo Raffaele Panzetta, che è stato nominato amministratore apostolico dell’Arcidiocesi di Catanzaro. Ad annunciarlo, lo stesso Mons. Panzetta, che «ha espresso il proprio ringraziamento al Santo Padre per la fiducia in lui riposta – si legge in una nota della Diocesi – desideroso di impegnarsi al meglio, per il tempo che sarà necessario, a servizio della Chiesa di Catanzaro-Squillace. A mons. Vincenzo Bertolone il nuovo amministratore apostolico ha rivolto parole di ringraziamento per il servizio svolto come pastore della chiesa di Catanzaro-Squillace».
«Ho assunto il nuovo incarico – ha dichiarato mons. Panzetta, in un messaggio indirizzato all’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace – con un amore grande verso il Santo Padre che, con tale decisione, mi ha manifestato fiducia e incoraggiamento, e anche con una vera gratitudine verso mons. Bertolone che per tanti anni ha guidato con passione la vostra Chiesa bella e gloriosa».
«Vengo tra voi nel nome del Signore – ha aggiunto – e con i sentimenti di un padre e di un fratello, per accompagnare la comunità intera in questo tempo denso di speranza in attesa che sia scelto il nuovo Arcivescovo».
«La prima cosa che mi permetto di chiedere a tutti i fedeli – prosegue il messaggio mons. Panzetta – è il dono della preghiera: in tutte le comunità si moltiplichi l’invocazione dello Spirito, perché ci aiuti a riconoscere i segni della volontà di Dio e le opportunità di grazia seminate nella storia inedita che stiamo vivendo».
Al vertice della Conferenza episcopale calabra, invece, dovrebbe subentrare l’attuale vicepresidente, mons. Francesco Milito, attualmente vescovo della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi. (rrm)
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La lettera di commiato di mons. Vincenzo Bertolone
Carissimi, mentre lascio il servizio pastorale nell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, ripeto, adattandolo, quanto, domenica 12 settembre 2021, papa Francesco ha detto ai giornalisti accreditati sul volo da Roma a Budapest: «Questo volo ha un po’ il gusto del congedo». “Duc in altum – Prendi il largo” (Lc 5,4), ripete Gesù oggi a me, come ad ogni Vescovo e a ciascuna Comunità diocesana. È questo, nel giorno del congedo e dello A-Dio, il momento favorevole per un nuovo slancio spirituale e pastorale, non velleitario, ma basato sulla forte e profonda esperienza della Grazia, da vivere intensamente nell’anno giubilare in ricordo dell’istituzione della Cattedra episcopale nella nostra città.
Oggi mi congedo da Voi, con i quali ho lealmente collaborato per la difesa dei beni comuni e, in particolare della legalità e della giustizia, nella comune costruzione della civiltà umana nella nostra amata Calabria. Vi ringrazio per le tante forme di vicinanza che avete voluto mostrare non soltanto alla mia povera persona, ma all’ufficio che, in nome di Gesù Cristo, ho svolto in questi dieci anni nel nostro territorio. “La vita è sogno” la più famosa tra le commedie di Pedro Calderón de la Barca può fungere da sigla del nostro A-Dio: il sogno di una società più giusta, più amica della natura, senza mafie, né corruzione e né sopraffazioni, capace di un abbraccio collettivo, di un annuncio di misericordia a chi sconta pene in carcere, rimettendo al centro di tutto passione, lungimiranza, soluzione dei problemi e politica seria. Ci sono i sogni soltanto onirici e i sogni profetici, quelli che lo Spirito Santo invia per prefigurare un cambiamento.
Ecco il sogno e la speranza profetica per i nostri tempi qui in Calabria: costruire un’altra società fondata sul rispetto e l’aiuto reciproco, sulla speranza per i giovani e sulla consolazione per gli anziani e gli emarginati. Ed i cattolici, che non debbono fare solo gli spettatori o le comparse, continuino a dare, come mi sono sforzato di fare anch’io con le mie umili e quasi nulle possibilità, il loro contributo, sprigionino le energie umane e spirituali migliori da offrire come forma di servizio non solo agli italiani, ma all’Europa e al mondo, dal momento che noi cristiani, vescovi, preti, consacrati e laici, viviamo non fuori, ma dentro la città. In questo senso, facciamo politica. Del resto, come ha scritto papa Francesco per la Giornata della pace 2019: “La politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione”.
Mentre vado via, mi ritornano in mente, uno ad uno, i volti delle donne e degli uomini dei più svariati settori, con i quali sono entrato in contatto, a partire dai collaboratori più stretti di Curia, in particolare il vicario giudiziale e i membri dell’équipe formativa del Seminario minore arcivescovile. In primo luogo, ripenso ai volti carissimi dei confratelli arcivescovi e vescovi, sia titolari che emeriti, con i quali ho condiviso la leale collaborazione per la progettazione pastorale regionale nella Conferenza Episcopale Calabra. Inoltre, ritornano in mente i volti dei sindaci di Catanzaro e Squillace) il dott. Abramo e dott. Muccari, i volti di , sindaci e amministratori di ogni livello, che portano la “croce” del servizio alla loro città. A tutti, quelli di ieri e di domani ripeto: lavorate per Catanzaro e per i paesi dell’hinterland arcidiocesano. Con i miei confratelli Vescovi e Arcivescovi, abbiamo già scritto: «La Calabria va continuamente liberata da mali antichi, e curata in modo nuovo, perché le realtà sofferte nei vissuti di ognuno sembrano scendere dai campanili delle nostre Chiese e versarsi sulle coste dei nostri mari, metafora di un continuo ritorno, nelle distese di argilla: metafora di movimenti sempre franosi, di scontro con l’asperità dei monti, simbolo della durezza della nostra storia. Questa nostra terra, segnata da grandi contraddizioni e contrasti, ha bisogno di risanare, con una terapia intensiva, l’azione amministrativa e politica, puntando a curare quei mali che non hanno più l’ossigeno di respiro verso il bene comune; di debellare la sempre vegeta preoccupazione degli interessi privatistici, per come le cronache degli ultimi tempi ci raccontano».
E tu, Catanzaro, città amata, per questi dieci anni di episcopato residente, alla vigilia di una nuova tornata elettorale, svegliati! Guarda lontano, e riconquista il tuo storico ruolo di raccordo tra culture e poteri. Scegli per tua guida politica soltanto chi si mostra disinteressato, disposto a mettere a servizio di tutti serietà, preparazione professionale, dedizione e generosità. Vado altresì ripensando ai volti del Prefetto dottoressa Maria Teresa Cucinotta per la leale collaborazione a quelli dei responsabili delle forze dell’Ordine: il questore dott. Mario Finocchiaro, il Generale di brigata della GdF Guido Mario Geremia per la delicata attenzione e il Generale di brigata Andrea Paterna, comandante della Legione dei Carabinieri, il capo della Squadra Mobile, della Polizia Stradale, e di quanti ogni giorno soprintendono alla nostra sicurezza. Grazie dal profondo del cuore. Saluto e ringrazio, il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, dott. Nicola Gratteri ed il procuratore aggiunto vicario della Repubblica, Vincenzo Capomolla: con la loro solerte, instancabile e indipendente attività investigativa, cercano di frenare sul nascere l’attecchimento della zizzania criminale, mafiosa e corrotta, che attossica il buon campo della città e della provincia, corrodendone il grano e frutti buoni, il presidente della Corte d’Appello, i direttori degli Istituti Penitenziari “Ugo Caridi e Silvio Paternostro”, i responsabili dell’Esercito Italiano, dei Vigili del Fuoco, della polizia Municipale, delle associazioni di volontariato di ogni ramo. Il mondo della prevenzione dei reati, delle giuste e legittime sanzioni a chi sbaglia non mi fa dimenticare i volti di coloro che hanno sbagliato e sono in condizione di privazione della libertà personale.
Saluto i carcerati e le carcerate, e vi ripeto ancora: è sempre possibile cambiare vita. Saluto i cappellani delle carceri che con amore e sacrificio offrono il loro servizio per aiutare i carcerati al cambiamento radicale di vita. Saluto i dirigenti, medici, paramedici, infermieri, personale ausiliare degli ospedali, ringraziandoli per quanto fanno a beneficio degli ammalati, unitamente ai cappellani che non cessano mai di stare accanto a chi soffre, soprattutto in questo tempo di pandemia. A tutti rivolgo un affettuoso saluto, pregate per me come io continuerò a fare per voi. Un saluto al Magnifico Rettore, e quanti si adoperano per la crescita intellettuale dei giovani.
Rivedo poi i volti dei giornalisti e degli operatori della comunicazione, che ringrazio per la cortese attenzione alle scelte pastorali del Vescovo e della Conferenza Episcopale Calabra. In particolare, ringrazio i direttori del Quotidiano del Sud, della Gazzetta del Sud che dal novembre 2007 ospita una mia breve riflessione settimanale”, ringrazio anche i responsabili e gli addetti delle testate online regionali e locali ed in particolare (Corriere della Calabria, Catanzaroinforma, Nuova Calabria) per catanzaresità molto attente alle questioni del nostro territorio.
Rivedo, saluto, ed assicuro il mio ricordo verso i volti dei vecchi e dei nuovi poveri, a motivo della pandemia sanitaria, che sono venuti a bussare alle porte dell’Episcopio e delle strutture Caritas. Non mi sfuggono, infine, i volti di tutti coloro che a diverso titolo il Signore ha messo sul mio cammino. Ognuno è stato per un appello dall’alto, una sollecitazione a riconoscere i segni dei tempi, un invito a ricordare che, sulle orme del Pastore bello, esisto soltanto per asciugare qualche lacrima, incoraggiare gli sfiduciati, testimoniare, con umiltà, la nostra fede. (rrm)