SEMPRE PIÚ NUOVE IMPRESE IN CALABRIA
UN DATO CONFORTANTE PER L’ECONOMIA

Le imprese sono il cuore pulsante della Calabria. Lo dimostra il recente accordo quadro stipulato tra la Regione Calabria e Unioncamere Calabria a sostegno delle imprese, volto proprio a favorire lo sviluppo del sistema economico regionale.

«Lo sforzo e l’impegno cui il sistema camerale calabrese è chiamato è quello di utilizzare le risorse del PNRR, realizzando azioni concrete e strutturate a beneficio delle imprese e del territorio e per farlo è fondamentale intensificare il dialogo e la collaborazione tra le Istituzioni e con le forze sociali ed economiche, come sta già avvenendo in altre regioni, tramite Accordi quadro con le Unioni regionali delle Camere di commercio e prevedendo anche il finanziamento di programmi e progetti condivisi con le Regioni per promuovere lo sviluppo socioeconomico e sostenere l’occupazione», ha dichiarato il presidente di Unioncamere Calabria, Antonino Tramontana.

Tramontana, poi, ha parlato degli effetti della pandemia, che «sono stati dirompenti per l’economia italiana e, nello specifico, per quella calabrese, causando una drastica riduzione del Pil e registrando l’aumento sostanziale della percentuale di disoccupazione». Un dato, che è stato “smentito” da ben due Enti Camerali: quello di Cosenza e Reggio Calabria.

Per quanto riguarda la prima, infatti, dal programma Excelsior è emerso che nel trimestre agosto-ottobre 2022, «le imprese della provincia di Cosenza prevedono un ingresso di 8.710 lavoratori, con una percentuale del 25% in più rispetto all’analogo trimestre dello scorso anno. Per il solo periodo di agosto è previsto l’ingresso di 2.180 figure nella provincia di Cosenza, per un totale complessivo, nella regione Calabria, di 6.100 nuove entrate».

Nel sistema informativo, poi, è stato fornito un quadro completo sulla situazione lavorativa, rilevando anche le tipologie di contratto previste per le entrate del mese. È stimato che il 17% saranno a tempo indeterminato o apprendistato, mentre l’83% saranno contratti a termine. Fra gli ingressi previsti nei principali settori di attività, il periodo agosto – settembre 2022 rileva entrate pari a 1.970 figure per i servizi di alloggio, ristorazione e turistici, 1.490 per il commercio, 1.310 per il settore edile e 1.540 rivolti ai servizi alle persone.

Per quanto guarda invece l’ambito reggino, l’Ente camerale ha riferito che il I semestre del 2022 è stato particolarmente positivo per il territorio della Città Metropolitana: si sono registrate 1.285 nuove imprese e vi sono state 971 cessazioni di attività, con un saldo positivo pari a 314 unità. È quanto è emerso dai dati del Registro Imprese relativi al sistema imprenditoriale della Città Metropolitana di Reggio Calabria della Camera di Commercio di Reggio Calabria.

Al 30 giugno 2022 il sistema imprenditoriale della Città metropolitana di Reggio Calabria risulta pertanto costituito da 54.518 imprese (il 28,8% delle imprese regionali).

Continua il trend positivo delle imprese attive con una crescita media superiore ai livelli medi pre pandemici.

Al 30 giugno 2022 il dato relativo al numero delle imprese attive, ossia quella quota-parte di imprese registrate che ha svolto un’effettiva attività produttiva per almeno sei mesi nel corso dell’anno, è pari a 46.225 (+1,1% rispetto allo stesso semestre del 2021).

Non si arresta il processo di ispessimento del sistema produttivo reggino ormai in atto da diversi anni.

Le imprese individuali continuano a rappresentare la componente d’impresa più numerosa (36.072 unità, pari al 66,9% delle imprese presenti all’anagrafe camerale); il loro numero è leggermente aumentato rispetto al I semestre dell’anno precedente (+1,1%).

Si evidenzia un ulteriore aumento delle società di capitali (il 19,1% del totale) che crescono rispetto al I semestre del 2021 del +5,0%.

Più del 60,0% delle attività imprenditoriali è concentrata in tre soli settori: il commercio (18.624; il 34,1% dello stock complessivo), l’agricoltura (8.651 imprese; il 15,8%) e le costruzioni (5.943; l’10,9%).

Rispetto al I semestre 2021, si evidenzia una contrazione del settore terziario e delle attività manifatturiere. In crescita il resto delle attività produttive della provincia.

Continua la crescita delle imprese guidate da giovani under 35 e femminili, sostanzialmente stazionarie quelle straniere.

Nel I semestre 2022 le imprese femminili sono 13.087 (il 24,0% del totale), in crescita di 58 unità. Le imprese giovanili (il 10,8% delle imprese totali) hanno fatto registrare un saldo anagrafico anche in questo caso positivo, pari a 254 unità, pur in presenza di un calo complessivo del -5,8% rispetto al I semestre dell’anno precedente.

Le imprese straniere, invece, rappresentano il 9,2% delle imprese camerali, in crescita di sole 10 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

«I dati sul sistema imprenditoriale nel I semestre 2022 ci restituiscono la fotografia di un tessuto produttivo che è stato in grado di resistere e di rispondere con dinamismo alle difficoltà imposte dalla crisi pandemica – ha dichiarato il Presidente della Camera, Antonino Tramontana –. Nutrivamo un certo timore soprattutto per le imprese giovanili, meno attrezzate dal punto di vista strutturale e della capacità finanziaria per fronteggiare l’emergenza, ma il loro trend positivo, così come quello delle imprese femminili, conferma che il percorso di sviluppo socioeconomico del territorio è sempre più legato a fattori strategici quali innovazione e digitalizzazione che, assieme alla  sostenibilità e alla qualificazione delle competenze e del capitale umano danno valore e accrescono la competitività di tutto il sistema produttivo».

Quelli registrati, infatti, sono dati importanti, che danno un segnale chiaro della volontà della nostra regione – e del tessuto imprenditoriale – di riscattarsi da un periodo nero come quello della pandemia che, attualmente, è accompagnato dalla guerra in Ucraina e dall’instabilità politica.

Come rilevato dalla Svimez nell’anticipazione del Rapporto annuale, «l’aumento dei costi dell’energia incide maggiormente sui bilanci delle aziende del Mezzogiorno perché qui sono più diffuse le imprese di piccola dimensione, caratterizzate da costi di approvvigionamento energetico strutturalmente più elevati sia nell’industria che nei servizi. Inoltre i costi dei trasporti al Sud sono più alti, oltre il doppio rispetto a quelli delle altre aree del paese».

«Quindi – si legge nell’anticipazione – il sistema produttivo meridionale si dimostra più fragile rispetto all’impatto della guerra. Si stima infatti che uno shock simmetrico sui prezzi dell’energia elettrica che ne aumenti il costo del 10%, a parità di cose, determini al Sud una contrazione dei margini dell’industria di circa 7 volte superiore a quella osservata nel resto d’Italia, rischiando di compromettere la sostenibilità dei processi produttivi con possibili conseguenze sul mantenimento dei livelli occupazionali».

Dell’attuale situazione ne ha parlato, in una intervista al Corriere della Sera, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che ha ribadito che «l’industria va considerata un asset strategico e di sicurezza nazionale. Per questo motivo, stiamo lavorando su un documento che fissa i punti delle priorità dell’industria e le urgenze del Paese».

Boni, infatti, ha chiesto ai partiti di «tenere bene in considerazione che le imprese sono un motore di crescita economica e coesione sociale».

Un concetto, che deve essere ben impresso e ricordato alle istituzioni calabresi. (rrm)