BERGAMOTTO DI RC, L’INUTILE GUERRA
TRA IGP E DOP: CI RIMETTE IL TERRITORIO

di SANTO STRATI  – Bergamotto di Reggio Calabria: c’è il rischio che scoppi un’inutile “guerra” tra chi chiede l’indicazione geografica protetta (IGP) e chi, invece, vuole estendere la Denominazione d’origine protetta (Dop) che attualmente tutela solo l’olio essenziale. Due sigle che non tutti i consumatori di prodotti “marchiati” (eno-gastronomia, frutta, tipicità locali, etc) valutano con la dovuta attenzione. Il risultato – per i consumatori – è di credere di star gustando un prodotto del territorio (IGP) che in realtà potrebbe essere stato coltivato o allevato altrove: un esempio per tutti: la Bresaola della Valtellina IGP, una squisitezza che tutti apprezziamo. Uno va tranquillo al supermercato e sceglie quella a marchio IGP e non saprà mai se la carne proviene da allevamenti dell’area geografica “protetta” indicata in etichetta, oppure – come succede sempre più spesso –, in realtà si tratta di carne (ottima, per carità),  importata dall’Argentina.

Questo significa IGP, ovvero che per un prodotto tipico basta che si realizzi anche una soltanto delle voci del disciplinare nella zona “geografica protetta” (per esempio il confezionamento) e il prodotto può ricevere il logo-marchio IGP.

Un Comitato “spontaneo” di allevatori nei giorni scorsi ha inviato una nota (che abbiamo pubblicato) con cui afferma di sostenere con grande determinazione presso il Ministero dell’Agricoltura (oggi denominato anche pomposamente della sovranità alimentare e delle foreste) l’assegnazione del marchio IGP al Bergamotto di Reggio Calabria, in netto contrasto con quanto invece il Consorzio del Bergamotto di Reggio sostenuto dalla locale Camera di Commercio va facendo perché venga estesa la “denominazione d’origine protetta” anche al frutto e ai suoi derivati. Allo stato attuale, sul Bergamotto di Reggio Calabria c’è una dop che riguarda esclusivamente l’olio essenziale. La richiesta di estenderla – già trasmessa per competenza alla Regione per arrivare poi al Ministero e quindi in Europa – signfica proteggere la produzione dell’area vocata (da Villa San Giovanni a Monasterace, lungo tutta la costiera jonica) da “contaminazioni” e  da produzioni (al momento, per fortuna, poco fortunate) di “simil bergamotto tentate in Sicilia, Puglia e Basilicata. Ma non solo. Anche in Tunisia, Grecia, Brasile e Argentina hanno piantato bergamotteti i cui frutti non hanno – secondo quanto risulta da valutazioni scientifiche non di parte – le proprietà nutraceutiche e medicali del Bergamotto di Reggio Calabria. Non una tipicità – è bene ricordarlo – ma unicità esclusiva in tutto il mondo che ha solo numerosi tentativi di imitazione che rischiano di danneggiare prima di tutto i consumatori. Beffati, in quanto crederanno di assumere il vero e autentico succo di bergamotto di Reggio Calabria, per esempio, ma in realtà berranno qualcosa che non combatte  in alcun modo il colesterolo e abbassa la glicemia nel sangue, come è scientificamente provato solo per il “vero” Bergamotto che cresce nel Reggino. Dall’altra parte a venire danneggiato sarebbe il territorio la cui economia registra un fatturato (di solo olio essenziale) intorno ai 25 milioni l’anno.

Secondo quanto ha dichiarato a Calabria.Live il presidente del Consorzio Ezio Pizzi, è opportuno far comprendere ai consumatori, ma anche ai decisori politici, la differenza sostanziale che passa tra IGP e DOP. Nel primo caso, ove si decidesse di applicare l’indicazione geografica protetta si rischia di autorizzare importazioni di “simil-bergamotto” da Sicilia, Puglia, Basilicata, da Tunisia e Argentina o addirittura dalla Cina dove stanno provando a coltivarli, per farli lavorare nella zona vocata. Il risultato è evidente: il prodotto – probabilmente a costi inferiori – contaminerebbe il mercato mescolando il Bergamotto di Reggio Calabria “originale” con una produzione priva delle sue proprietà medicali e nutrizionali.

Se, invece, prevarrà l’estensione dell’attuale dop dell’olio essenziale a tutto il frutto e i suoi derivati, sarà una vittoria del territorio che vedrà riconosciuta l’unicità del prodotto che risulterà non solo coltivato ma anche lavorato esclusivamente nella zona protetta.

Con buona pace degli imitatori di professione. I cinesi in questo sono maestri, ma quando provarono a sintetizzare artificialmente l’olio di bergamotto (provocando il panico tra i produttori reggini), fallirono miseramente: alla base di ogni profumo prodotto nel mondo necessita esclusivamente l’olio essenziale di bergamotto (di Reggio Calabria).

Alla stessa maniera sarà opportuno tutelare il Bergamotto di Reggio Calabria e il territorio vocato, contrastando i tentativi di “imitazione” che rischiano di destabilizzare un mercato “locale” che lavora circa 300mila quintali del principe degli agrumi.

Secondo il Comitato promotore dell’IGP, però, il pericolo di importazioni di frutto non coltivato localmente non esiste: «nel disciplinare che abbiamo predisporto per l’indicazione geografica protetta – dice il dott. Rosario Previtera – è specificato che la coltivazione dav’essere fatta esclsuivamente nell’area vocata, quindi non sono ammessi (come avviene nella zootecnia) importazioni da altre aree   italiane o straniere».

Se l’IGP si basa sulla reputazione del prodotto e dell’area che lo produce ma permette, come nel caso della zootecnia, di utilizzare prodotti allevati (o coltivati) altrove, la Dop, invece, si basa sulla qualità del prodotto e la specificità  del territorio che lo produce.

In entrambi i casi, si tratta di estendere la tutela al principe degli agrumi, ma a colpi di carta bollata e di domande al Masaf (il Ministero) per ottenere l’IGP o la DOP.

Chi ha ragione?

Il buonsenso dovrebbe prevalere su eventuali interessi di parte, ma pare evidente che, allo stato attuale, c’è il rischio di una conflittualità tra il Consorzio del Bergamotto di Reggio Calabria e il Comitato spontaneo dei coltivatori su quale “marchiatura” di qualità sarebbe preferibile indirizzarsi. Si tratta di due vedute differenti, di prese di posizione che, in questa sede, non intendiamo in alcun modo valutare (soprattutto per mancanza di specifica competenza), ma è evidente che, come succede in molte cose che riguardano la Città di Reggio, alla “guerra fratricida” è preferibile  trovare un’intesatra le parti, visto che l’obiettivo finale è l’estensione della tutela di ogni utilizzo del frutto del Bergamotto di Reggio Calabria, in tempi il più rapidi possibili.

Secondo quanto afferma il dott. Previtera la tempistica dell’ottenimento dell’IGP richiede pochi mesi; al contrario – come affermano il presidente della Camera di Commercio Ninni Tramontana e il presidente del Consorzio Ezio Pizzi, per l’estensione della DOP dall’olio essenziale anche al frutto e ai suoi derivati, è necessario un anno.

Non sappiamo chi abbia ragione sulla tempistica, ma non dev’esssere questa a dettare la scelta della tutela da richiedere (e ottenere).

Il problema urgente, in termini di tempo, riguarda, invece, i danni alle colture subite dai bergamotteti dell’area vocata di Reggio Calabria per l’anomala e imprevedibile ondata di calore che ha provocato serissimi danni. La produzione quest’anno rischia di essere dimezzata, mentre i costi di mantenimento e produzione sono in continua ascesa.

Da questo punto di vista, l’assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo. sempre attento all’esigenza di mantenere attivo e sviluppare ulteriormente ogni comparto dell’agro-alimentare, dovrà inventarsi subito un ristoro (immediato) dei danni. Il Bergamotto è una ricchezza per tutta la regione, non si può rischiare di indebolire la filiera. (s)  

——–

COSA SIGNIFICA IGP INDICAZIONE GEOGRAFICA PROTETTA

Il termine indicazione geografica protetta, conosciuto con l’acronimo IGP, indica un marchio d’origine attribuito dall’Unione europea ai prodotti agricoli e alimentari con una determinata qualità, reputazione o ulteriore caratteristica dipendente dall’origine geografica. Almeno una tra le fasi di produzione, trasformazione e/o elaborazione deve avvenire all’interno di un’area geografica determinata.

Regolamento UE 510/2006:  Articolo 2, Denominazione d’origine e indicazione geografica

1. Ai fini del presente regolamento, si intende per: a) «denominazione d’origine», il nome di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare:

— originario di tale regione, di tale luogo determinato o di tale paese, la cui qualità o le cui caratteristiche sono dovute essenzialmente o esclusivamente ad un particolare ambiente geografico, inclusi i fattori naturali e umani, e

— la cui produzione, trasformazione e elaborazione avvengono nella zona geografica delimitata; b) «indicazione geografica», il nome di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare: — come originario di tale regione, di tale luogo determinato o di tale paese e

— del quale una determinata qualità, la reputazione o altre caratteristiche possono essere attribuite a tale origine geografica e

— la cui produzione e/o trasformazione e/o elaborazione avvengono nella zona geografica delimitata».

Per ottenere la IGP quindi, almeno una fase del processo produttivo deve avvenire in una particolare area. Chi produce IGP deve attenersi alle rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione, e il rispetto di tali regole è garantito da uno organismo di controllo indipendente.

Si differenzia dalla denominazione di origine protetta (DOP), per il suo essere generalmente un’etichetta maggiormente permissiva sulla sola provenienza delle materie prime (che se previsto dai singoli disciplinari possono essere sia di origine nazionale che di origine comunitaria o talvolta anche extra-comunitaria), in quanto tutela le ricette e alcuni processi produttivi caratterizzanti tipici del luogo ma non per forza l’origine del prodotto nel suo intero complesso, se non quello della produzione finale. Ciò viene a volte concesso principalmente perché una produzione di materie prime a livello locale o nazionale destinata a tale scopo potrebbe non essere sufficiente per soddisfare la richiesta del prodotto a livello globale, o perché alcuni ingredienti di origine estera vengono considerati più idonei per loro specifiche caratteristiche organolettiche che hanno un ruolo determinante nella riuscita finale del prodotto.

COSA SIGNIFICA DOP DENOMINAZIONE D’ORIGINE PROTETTA

La denominazione di origine protetta, conosciuta con l’acronimo “DOP”, è un marchio di tutela giuridica della denominazione che viene attribuito dall’Unione europea agli alimenti le cui peculiari caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente o esclusivamente dal territorio in cui sono stati prodotti.

L’ambiente geografico comprende sia fattori naturali (clima, caratteristiche ambientali), sia fattori umani che comprendono tecniche agricole sviluppate nel tempo che, combinati insieme, consentono di ottenere un prodotto inimitabile al di fuori di una determinata zona produttiva.

Affinché un prodotto sia DOP, le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione devono avvenire in un’area geografica delimitata. Chi fa prodotti DOP deve attenersi alle rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione. Il rispetto di tali regole è garantito da un organismo di controllo indipendente.

Regolamento UE n. 510/2006  (Articolo 2, paragrafo 1, lettera a),

«[…] Si intende per «denominazione d’origine», il nome di una regione, di un luo go determinato o, in casi eccezionali, di un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare originario di tale regione, di tale luogo determinato o di tale paese, la cui qualità o le cui caratteristiche sono dovute essenzialmente o esclusivamente ad un particolare ambiente geografico, inclusi i fattori naturali e umani, e la cui produzione, trasformazione e elaborazione avvengono nella zona geografica delimitata».

BERGAMOTTO DI REGGIO CALABRIA: LA DOP
A COPRIRE TUTTA LA FILIERA DELL’AGRUME

di SANTO STRATI – La denominazione d’origine protetta che fino ad oggi copriva l’olio essenziale del Bergamotto di Reggio Calabria, tra un anno potrebbe essere estesa a tutta la filiera, con evidenti vantaggi a tutela del principe degli agrumi. Il Bergamotto – èbene ricordarlo – è un’unicità mondiale che cresce solo sulla costa jonica della provincia di Reggio. La richiesta ufficiale di estensione della DOP (attenzione: “estensione” di quella già esistente, non una nuova) è partita una settimana fa con una formidabile (e inaspettata, quanto utilissima) combinazione degli attori legittimati a richiedere il riconoscimento: dal Consorzio del Bergamotto, presieduto dall’avv. Ezio Pizzi, al Presidente della Camera di Commercio di Reggio, Ninni Tramontana – ormai convitamente attivissimo nelle iniziative a favore di Reggio e del suo territorio metropolitano, con l’adesione delle rappresentanze sindacali, degli imprenditori, degli agricoltori e di tutta la filiera produttiva.

Cosa significa estendere la denominazione d’origine protetta a tutta la filiera del Bergamotto di Reggio Calabria? Quella attuale copre soltanto l’olio essenziale, mentre negli ultimi dieci/venti anni si è sviluppato un fortissimo interesse per il succo, la polpa e persino la buccia (una volta estratto l’olio) con un mercato in continua espansione, alla luce dei benefici nutraceutici e salutistici che il Bergamotto di Reggio Calabria ha rivelato di offrire. Studi scientifici qualificati hanno assegnato al succo di bergamotto che cresce esclusivamente nell’area reggina sostanziali aiuti naturali nella lotta al colesterolo e alla glicemia. Le proprietà mediche del succo sono incontrovertibili su base scientifica che riconosce l’unicità del prodotto. Tentativi di imitazione di coltivazione avviati in Sicilia, in Basilicata, in Puglia hanno prodotto un agrume (un simil-bergamotto) che non contiene alcuna delle prodigiose proprietà salutistiche. È evidente che il microclima delle aree di coltivazione nel territorio reggino e i venti, la qualità del terreno e chissà quant’altro ancora ne hanno sancito l’unicità a livello mondiale, scartando a priori le specificità benefiche dei frutti cresciuti altrove, che hanno sì l’aspetto del bergamotto e forse anche condividono l’asprezza del sapore di quello “originale” ma non curano il colesterolo, né aiutano a contenere i livelli glicemici.

Per questa ragione la denominazione d’origine protetta diventa uno scudo a protezione dell’unicità e dell’esclusività di tutta la filiera (olio essenziale – che è alla base di due terzi dei profumi che si fabbricano industrialmente per il mercato mondiale – frutto, succo e tutti i derivati utilizzabili per fini medicamentali, alimentari, gastronomici). E soprattutto blocca il tentativo – stupido – di imporre l’IGP (indicazione geografica protetta) al bergamotto di Reggio Calabria che rischiava di portare addirittura danni all’intera filiera. Secondo il disciplinare della DOP tutta la produzione e la trasformazione del prodotto (incluso il confezionamento) – ha spiegato il presidente del Consorzio Ezio Pizzi – va fatto sul territorio indicato dalla denominazione d’origine. Al contrario per l’indicazione geografica protetta, basta uno soltanto degli elementi di produzione o trasformazione sul territorio, per cui si legittima l’arrivo di prodotti da altre aree che prendono il marchio IGP, pur non essendo state coltivate o prodotte nell’area stessa.

L’iter di presentazione della richiesta di estensione della DOP per il Bergamotto di Reggio Calabria ha avuto una gestazione lunga quasi due anni, ma la presentazione dell’istanza avvenuta una settimana fa ha messo in evidenza la straordinarietà unità d’intenti che ha coinvolto tutti gli attori interessati. Un modo intelligente (da imitare in mille altre attività a favore di questa terra) per superare posizioni individuali e atteggiamenti personalistici: fare rete, come nel caso della DOP del Bergamotto di Reggio Calabria, significa avere davvero a cuore gli interessi del territorio, al di là di egoistici e discutibili intenti, ma soprattutto operare per un obiettivo comune. Mettere insieme forza e intelligenza di più attori – come in questo caso – lascia ben sperare sulle possibilità di superare localismi e campanili, mettendo a frutto competente e capacità, ognuno nel proprio specifico campo.

Una grande mano è venuta dall’Università Mediterranea per realizzare il disciplinare per la DOP del Bergamotto di Reggio Calabria presentato alla Regione, cui toccherà approvarlo e trasferirlo al Ministero delle Politiche agricole che a sua volta dovrà inviarlo a Bruxelles per la ratifica finale. Il Rettore Giuseppe Zimbalatti ha voluto rimarcare quest’impegno: «Abbiamo aderito con convinzione all’iniziativa per la tutela Dop del Bergamotto di Reggio Calabria, ritenendo che i tempi siano sicuramente maturi per sostenere questo percorso. Il riconoscimento proposto, caratterizzato da una visione unitaria e condivisa da parte di tutte le associazioni di categoria, rappresenta una risorsa non solo per l’area vocata prevista dal disciplinare, bensì per tutta la Regione che potrà fregiarsi di una produzione unica ed esclusiva per le sue caratteristiche, propria del territorio calabrese».

Ecco, è giusto parlare di un prodotto del territorio regionale, ma viene da inorridire se qualcuno pensa di chiamarlo (come già è capitato) “Bergamotto di Calabria”. Il bergamotto è “di Reggio Calabria”: è il suo marchio identitario e distintivo e occorre che tutti rispettino questa denominazione , soprattutto, la facciano rispettare. Esiste il prosciutto di Parma, la cipolla di Tropea, la ‘nduja di Spilinga (e sono tipicità, non unicità) perché, dunque, non chiamare per nome e cognome un prodotto che il buon Dio ha voluto riservare alla nostra (troppo spesso sventurata) terra?  Il bergamotto di Reggio Calabria dev’essere difeso e ulteriormente valorizzato, denunciando risibili imitazioni (in un vasetto di marmellata, a Roma, ho letto  “Bergamotto di Sicilia”!) e favorendo una più adeguata diffusione e distribuzione non solo a livello regionale, bensì nazionale e internazionale. Come abbiamo scritto, nei giorni scorsi per l’Olio di Calabria che non trova il giusto sostegno per la sua promozione e vendita nella Grande distribuzione organizzata o al centro-nord), alla stessa maniera ci permettiamo di sollecitare la Regione Calabria perché “adotti” i prodotti della nostra terra e se ne faccia animatrice e portavoce anche attraverso adeguate campagne di comunicazione. L’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo, che di mestiere fa l’avvocato, con molta umiltà e diligenza si è documentato, ha studiato le carte e sta profondendo un impegno ragguardevole (e ammirevole) non solo per la cura e la promozione dell’agricoltura calabrese, ma anche nel campo dell’eno-gastronomia. Un elemento di spicco che, unito alla bellezza paesaggistica, al patrimonio naturale dei tre parchi, all’immenso tesoro archeologico, deve diventare un attrattore di primo livello per un turismo di qualità.

Ci sono due B a dominare la Calabria: Bergamotto e Bronzi. Questi ultimi stanno facendo il pienone (finalmente!) al Museo Archeologico Nazionale di Reggio e ce li ha regalati il mare. il bergamotto ce lo ha donato la natura, premiando un’area tra le più depresse della regione: deve diventare il vessillo della nuova rinascita del territorio, con appositi centri di ricerca, industrie farmaceutiche (in loco) e commercializzazione a livello mondiale del frutto.

Il presidente dell’ente Camerale Ninni Tramontana sta mostrando di avere una visione strategica apprezzabilissima per la valorizzazione del territorio. Si è speso per l’Aeroporto di Reggio (ma gli hanno contestato la legittimazione dell’iniziativa dell’incontro con il presidente Roberto Occhiuto e il presidente Sacal Marco Franchini) e si sta spendendo da due anni per il Bergamotto di Reggio Calabria. «La tutela Dop del Bergamotto di Reggio Calabria – ha detto –è un progetto strategico per la valorizzazione di una importantissima filiera agricola e agroindustriale del territorio reggino. È un percorso che è stato ampliamente condiviso con gli operatori, con le associazioni datoriali e con il Consorzio di tutela.  Il percorso intrapreso è stato reso possibile anche grazie al fondamentale ruolo di studio e ricerca svolto dalla nostra Università, fortemente impegnata a sostenere la crescita e lo sviluppo dell’economia locale. Per la Camera di commercio – ha sottolineato Tramontana – rappresenta una ulteriore opportunità per proseguire nel proprio impegno istituzionale a sostegno delle imprese, attraverso processi di innovazione organizzativa ed internazionalizzazione delle filiere, nonché  a sostegno della valorizzazione e promozione del territorio, puntando sul bergamotto e sull’imprescindibile legame identitario, storico e culturale con l’areale di produzione presente nel territorio metropolitano di Reggio Calabria».

Alla Camera di COmmercio di reggio la DOP del Bergamotto

A proposito di territorio metropolitano, mentre era presente all’incontro l’assessore comunale Angela Martino, la Città Metropolitana, come istituzione, era – come al solito “latitante”. Eppure, la filiera del Bergamotto di Reggio Calabria riguarda proprio il territorio metropolitano ed è fondamentale un’azione di tutela e salvaguardia del preziosissimo agrume. Anche perché – come ha messo in evidenza il presidente del Consorzio del Bergamotto Ezio Pizzi – l’importanza crescente, anche in termini economici, del Bergamotto di Reggio Calabria ha creato le condizioni per l’avvio di nuovi impianti fuori dell’areale di produzione già definito per l’olio essenziale, ed anche in Regioni diverse dalla stessa Regione Calabria, a discapito della qualità e della salvaguardia dei requisiti propri della produzione reggina».

All’incontro erano presenti il prof. Pasquale Amato, storico difensore del marchio “Bergamotto di Reggio Calabria” e presidente dell’omonimo Comitato, i rappresentanti sindacali di Coldiretti (la vicepresidente Patrizia Rodi), di Confagricoltura (il direttore della sede reggina Diego Suraci), di Copagri (il presidente cittadino Vincenzo Lentini e Salvatore Borruto presidente Cia di Reggio, oltre a diversi esponenti dell’imprenditoria legata al bergamotto di Reggio Calabria tra cui il pasticcere (e presidente Conpait) Angelo Musolino e il presidente dell’Accademia del Bergamotto prof. Vittorio Caminiti.

Quanto tempo ci vorrà per ottenere l’estensione della DOP? I presidenti Pizzi e Tramontana mostrano ottimismo e contano di portare a casa il risultato entro un anno. Il lavoro di rimodulazione del disciplinare vigente per l’ottenimento del Bergamotto di Reggio Calabria-olio essenziale Dop, per aggiornare anche le caratteristiche del prodotto alle effettive caratteristiche determinate dalle mutate condizioni climatiche è stato complesso, ma soprattutto è stata individuata l’opportunità di tutelare il Bergamotto di Reggio Calabria, «modificando la denominazione della tutela in essere, in ragione del crescente utilizzo e del valore attribuibile al prodotto fresco che, nel flavedo, per le condizioni climatiche, le attenzioni agronomiche e le usanze locali di coltivazione della pianta, contiene una fragranza ed un aroma che rendono il prodotto unico ed identitario dell’area vocata. È stato dunque avviato l’iter previsto  dal  D.M. 14/10/2013 art. 13 (Modifica di un disciplinare) che, a seguito della presentazione dell’apposita istanza agli Enti preposti, prevede il parere della Regione e la conseguente delibera del Ministero (per alcune modifiche proposte al disciplinare, considerate minori). Per le modifiche non minori (tra cui il cambio della denominazione), dopo l’istruttoria del Ministero, è prevista l’approvazione della Commissione Europea».

Ora la palla passa alla Regione. Il Presidente Occhiuto e l’assessore Gallo non perdano tempo e trasmettano al più presto, previa approvazione, la documentazione presentata: questa eccellenza della Calabria ha bisogno di essere prima di tutto tutelata (e la DOP serve a questo) e poi valorizzata al massimo. I calabresi saranno riconoscenti a fronte di un’insolita procedura d’urgenza che ci auguriamo si possa adottare, in questo specifico caso. Il Bergamotto di Reggio Calabria (le cui coltivazioni sono state fortemente danneggiate dall’improvvisa e spaventosa ondata di calore dello scorso mese e bisognerà intervenire!) è il profumo della Calabria che vuole essere guidata al successo. (s)

 

LE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSORZIO DEL BERGAMOTTO, AVV. EZIO PIZZI

LE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI REGGIO, NINNI TRAMONTANA

PASQUALE AMATO
QUANTE BATTAGLIE PER LA DOP DELL’OLIO ESSENZIALE

Quanto cammino, quante battaglie, quante parziali sconfitte e quante parziali vittorie sono passate da quel 9 ottobre 1998 in cui – col mio intervento – feci saltare nella Sala della Camera di Commercio il tentativo dell’ennesimo scippo contro Reggio. Quel giorno venne presentata una proposta in cui il nome di Reggio veniva cancellato dalla denominazione del suo preziosissimo agrume. Seguirono mesi intensi in cui condussi, partendo da solo ma trovando crescenti consensi nella società e nella politica sino alla presentazione del ricorso al Ministero firmato da me, da Giuse Barrile e da Filippo Nucera. Un ricorso che ricevette il sostegno di un ordine del giorno votato all’unanimità dal Consiglio Regionale, della Provincia di reggio, del Consorzio del Bergamotto, della Stazione Sperimentale delle Essenze e di tutte le organizzazioni dei coltivatori. Ricorso che destò l’attenzione e  l’appoggio del giornalista Oliviero Beha, che mi ospitò nel suo popolare programma radiofonico della RAI. Ricorso che venne pienamente accolto nel 1999 dal Ministero delle Risorse Agricole, con l’inoltro alla Commissione Europea che concesse nella primavera del 2001 la “DOP BERGAMOTTO DI REGGIO CALABRIA – OLIO ESSENZIALE”.

Tutti questi ricordi sono riaffiorati nella mia mente in questa bella mattina del 21 agosto 2023, mentre assistevo  – nello stesso Salone della Camera di Commercio di Reggio Calabria – alla Conferenza Stampa in cui è stata annunciata la presentazione alla Regione e al Governo della proposta di Disciplinare da inoltrare all’Unione Europea avente come oggetto l’estensione della ”DOP Bergamotto di Reggio Calabria – Olio Essenziale” (riconosciuta nel 2001) anche al frutto e ai derivati.

Questa volta non c’è stato bisogno di un mio intervento perché dentro di me ho vissuto la dolce sensazione che si prova quando si è coscienti di aver condotto, per 30 anni della propria vita, senza mai tentennare, una lunga crociata per un giusto obiettivo. Oggi il Bergamotto di Reggio Calabria ha compiuto un’ulteriore passo verso la sua valorizzazione. Altre tappe comunque ci attendono.

Aeroporto dello Stretto: le buone intenzioni di Occhiuto

di SANTO STRATI – Dopo l’incontro di alcuni giorni fa in Cittadella, il Presidente Roberto Occhiuto ha rispettato la promessa di un incontro “risolutivo” per l’Aeroporto dello Stretto, accogliendo l’invito del Presidente della Camera di Commercio Ninni Tramontana. E così, puntualissimo, si è presentato alle 16 di venerdì all’Ente Camerale accompagnato dal Presidente della Sacal Marco Franchini per fare il punto della situazione dell’Aeroporto dello Stretto. Situazione drammatica e non brillantissima, sia chiaro, e i reggini guardano, con giusticata perplessità gli annunci a raffica che riguardano il rilancio dello scalo.

Per la verità non ci sono state clamorose anticipazioni, se non la conferma, ribadita con convinzione dal Presidente Occhiuto, che lo scalo reggino «una priorità e spero presto possa diventare l’esempio concreto dell’azione dell’amministrazione regionale». Occhiuto ammette di essere costantemente alla ricerca di vettori per lo scalo dello Stretto, ma trova molte perplessità delle compagnie a proposito del traffico che possa generare servendo anche Messina.

Il problema, semplicemente, riguarda tariffe e orari: il traffico aeroportuale cresce in funzione di questi due elementi. Se un biglietto low cost da Catania per Roma costa 60 euro e ci sono voli a tutte le ore, perché un messinese dovrebbe fare una levataccia al mattino per poi pagare 200 euro?

Se non ci sono voli “comodi” e le tariffe restano stratosferiche (c’è chi ha pagato 800 euro per un Reggio-Milano) difficilmente l’aeroporto dello Stretto potrà decollare (in tutti i sensi).

La questione che sia Sacal sia la Regione non vogliono comprendere è che  non servono voli per altre destinazioni: va potenziata (e adeguiata soprattutto dal punto delle tariffe) la tratta Reggio-Roma e Reggio-Milano. Non servono tratte “esotiche” (chi deve andare a Venezia, Bologna, Torino trova continui voli da Roma), ma occorre far diventare lo scalo dello Stretto un hub-navetta con i due principali aeroporti nazionali.

«Credo – ha detto Occhiuto – che questa provincia possa essere un motore di sviluppo per la Calabria insieme al porto di Gioia tauro. Reggio, quindi, può essere la vetrina della Calabria e in quest’ottica l’Aeroporto acquisisce un valore ancora più importante». Buone intenzioni, senz’altro, da mettere a verbale a futura memoria, ma la sensazione è che non si hanno le idee chiare.

Il progetto messo a disposizione gratuitamente dall’imprenditore Pino Falduto per spostare l’aerostazione lato mare, utilizzare la stazione ferroviaria e rigenerare tutta l’area aeroportuale non è mai stato preso in considerazione  (eppure lo ha realizzato un’équipe di super progettisti che ha firmato importanti realizzazioni in Italia e all’estero, mica l’ha disegnato il figlio adolescente di qualche geometra disoccupato…) e si insiste a buttare al vento quei soldi per la “riqualificazione” che il deputato Francesco Cannizzaro ben 4 anni fa abilmente si fece assegnare dalla Legge Finanziaria.

Manca ancora una visione strategica, dispiace dirlo, e se bisogna riconoscere a Occhiuto di aver “salvato” la Sacal a cui stavano togliendo le licenze e quindi evitato di lasciare tutta la Calabria senza voli, d’altra parte se non si interviene su orari e tariffe sarà difficile convogliare traffico dalla Sicilia. La Regione vuole investire sullo scalo? Cominci a guardare e sentire il territorio (e valuti il progetto Falduto), poi ne riparliamo.  (s)


È CONFESERCENTI MOSTRA OTTIMISMO

La Confesercenti di Reggio esprime ottimismo sull’Aeroporto dello Stretto. L’annuncio del Presidente Occhiuto alla conferenza stampa che si è tenuta alla Camera di Commercio di Reggio Calabria sul bando di 120 milioni di euro destinati all’attrazione delle compagnie aeree, è un fatto positivo e concreto per il sistema aeroportuale calabrese. Di conseguenza lo è anche per l’aeroporto di Reggio a cui andranno 30 milioni di euro che si aggiungono ai 15 degli oneri di sistema. 45 milioni di euro che, se investiti con criterio, potranno finalmente far ripartire con nuovi voli a orari appropriati e prezzi di mercato uno scalo sino ad oggi mortificato da scelte sbagliate e penalizzanti. Tale notizia si aggiunge, peraltro, a quella del futuro e definitivo superamento delle limitazioni che sino ad oggi avevano nuociuto, non poco, all’attività volativa dell’Aeroporto dello Stretto.

Ma questo incontro con il Presidente della Regione e con l’Amministratore Unico della Sacal Franchini ha anche un’altra valenza, per certi versi ancora più importante: apre, dopo anni di “muro contro muro”, una nuova fase di dialogo e confronto per quanto riguarda il futuro del nostro aeroporto tra le istituzioni del territorio, la Regione e la Sacal.

Dialogo iniziato la settimana scorsa alla riunione avvenuta alla Cittadella Regionale che ha messo in luce come si può lavorare in sinergia per ottenere risultati concreti e dove Camera di Commercio, Comune e Città Metropolitana con voce unica e chiarezza d’intenti hanno operato per tutelare e rivendicare gli interessi di Reggio.

Un ulteriore importante dato da tenere in considerazione è il ruolo della Camera di Commercio che, tramite l’impegno del Presidente Tramontana, dei Presidenti delle associazioni datoriali e dei consiglieri camerali, ha dato impulso all’avvio di un percorso virtuoso e costruttivo dimostrando come il coinvolgimento del tessuto imprenditoriale reggino, nelle sue articolazioni di rappresentanza, è più che mai strategico e può diventare determinante nella risoluzione dei problemi del territorio.

Come Confesercenti Reggio Calabria accogliamo quindi con favore questo nuovo corso che dovrebbe portare ad una rinascita dello scalo reggino ma continueremo a vigilare, proprio in relazione a questo clima di confronto e dialogo creatosi, per far sì che dichiarazioni e buone intenzioni non rimangano tali ma si trasformino in atti concreti che ormai da tanto, troppo tempo stiamo aspettando. (rrc)

REGGIO: DOMANI IL RAPPORTO ECONOMICO DELLA CAMERA DI COMMERCIO

5 luglio – Stamattina, alle ore 10, presso il salone della Camera di Commercio di Reggio Calabria, il Presidente Antonino Tramontana presenterà in un’apposita conferenza stampa il Rapporto economico 2018 sull’andamento dell’economia della Città metropolitana.
Lo studio delinea un quadro riassuntivo del sistema economico locale, cogliendo le principali tendenze in atto, relativamente alla produzione di ricchezza, alle dinamiche demografiche delle imprese, al mercato del lavoro, ai rapporti tra aziende e sistema creditizio, all’interscambio commerciale e all’andamento dei flussi turistici.
L’evento sarà anche l’occasione per presentare “il portale sulle tariffe”, uno strumento di trasparenza e pubblicità, da ultimo aggiornato, messo a disposizione dall’Ente camerale reggino che consente, attraverso un libero accesso, di conoscere e confrontare le tariffe del servizio idrico integrato e della raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani applicate alle imprese nei Comuni con oltre 5mila abitanti della nostra Città metropolitana. (rrc)