L’OPINIONE / Fausto Sposato: Gli infermieri non sono operatori di serie B

di FAUSTO SPOSATO – Succede già da un po’ di tempo che si parla di emergenza/urgenza, soprattutto del 118 e della presenza del medico sulle Pet. Proprio in questi contesti si tende a sminuire la figura degli operatori presenti sulle ambulanze, infermieri ed autisti soccorritori, spesso considerati operatori di serie B, quasi dei laici.

Questa diminutio non appartiene alla nostra categoria che, è bene ricordarlo, proviene da formazione universitaria, si aggiorna costantemente, ha esperienza maturata negli anni ed è competente. Da più tempo assistiamo ormai a questo strano e triste fenomeno. Sembra che l’esito del soccorso dipenda dalla presenza o meno del medico senza tenere conto che gli operatori che fanno emergenza sono abilitati a farlo ed hanno competenze avanzate oltre a momenti di retraining.

Essere chiamati eroi fa anche piacere ma non può avvenire solo nel momento del bisogno per poi lamentarsi se non si trova il medico a bordo anche quando non è necessario. Nessun conflitto professionale (non è necessario)e ben vengano tutte le risorse possibili ma la riuscita di un intervento è un insieme di attività che dipendono da più attori e gli infermieri non sono da meno, fermo restando le competenze di ognuno.

Il messaggio sbagliato è quello che paradossalmente il cittadino sia stato abbandonato. Non è affatto così. Gli infermieri sanno benissimo cosa fare e quando intervenire. Eppure siamo trattati alla stregua di operatori minori, aggrediti e mortificati come se fossimo solo degli esecutori o degli improvvisatori dell’ultimo momento messi lì per caso. Questo fenomeno va molto di moda soprattutto fra chi non ha a cuore il sistema sanitario dimostrando, così, di non conosce nulla. Anche in altre regioni le Pet non sono medicalizzate pur avendo a supporto le auto con medici a bordo che intervengono in caso di effettiva necessità.

Per questo occorre rassicurare i cittadini sul fatto che sia gli infermieri che gli autisti soccorritori sono operatori qualificati e preparati, che seguono scrupolosamente tutti i protocolli nazionali e regionali. E poi, permetteteci, siamo professionisti tutti i giorni (Non a fasi alterne) in grado di fornire risposte ai pazienti ed a chi ne ha bisogno. Siamo front-line perennemente pronti e formati per intervenire.

È un retaggio culturale che non giova a nessuno. Bene sta facendo il Dipartimento salute della Regione nel valorizzare gli infermieri nei nuovi percorsi di accesso ai Pronto Soccorso. Da qui una nuova gestione che deve vedere tutti gli attori dell’emergenza/urgenza dalla stessa parte al fine di trovare le soluzioni migliori per fornire le migliori e tempestive risposte. Purtroppo molti bandi continuano ad andare deserti, il reclutamento non decolla e come Lea persistiamo nei ritardi ormai noti, che collocano  la Calabria agli ultimi posti in tutte le classifiche sanitarie.

Rivediamo tutti insieme il sistema sanitario, concretizziamo nuovi percorsi anche per il pronto soccorso e smettiamola, una volta per tutte, di mescolare ruoli, competenze e professionalità. L’emergenza deve essere gestita dal 118 e dal pubblico. Il terzo settore faccia il proprio e sia da supporto per tutte le altre attività della rete dell’emergenza. Tutto ciò che ne conseguirà sarà battezzato come sacrosanto momento di crescita. Per tutti. In difesa della professione, al fianco degli infermieri, con i pazienti.

La vera sfida è proprio questa: condividere i percorsi nel rispetto delle competenze di ognuno. Ma la sfida maggiore è rendere partecipi i cittadini ed educarli ad un nuovo modello di gestione degli eventi che non può mettere al centro le convinzioni anacronistiche di qualche populista ma che metta al centro il bene dei cittadini ed i loro effettivi bisogni, in modo sistematico. (fs)

[Fausto Sposato è presidente di Opi Cosenza]

PAOLA (CS) – Il convegno “Salute in carcere: aspetti giuridici e aspetti sanitari”

Domani mattina, a Paola, alle 9.30, nella Casa Circondariale, è in programma il convegno Salute in carcere: aspetti giuridici e aspetti sanitari. Confrontarsi per comprendere organizzato dall’Opi Cosenza in occasione della Giornata Internazionale dell’Infermiere.

«Il paziente detenuto è un paziente spesso con numerose comorbidità, tra le quali le patologie infettive la dipendenza e la patologia psichiatrica sono predominanti», ha spiegato il presidente dell’Ordine, Fausto Sposato.

«La gestione sanitaria è molto delicata e articolata: sono richieste infatti capacità di relazione con il paziente, il personale sanitario degli altri reparti ed il personale di Polizia Penitenziaria. La nostra Unità Operativa deve lavorare sia sul piano tecnico che dell’accoglienza, attraverso l’acquisizione e l’applicazione delle migliori evidenze scientifiche, il miglioramento delle relazioni fondato su sincerità ed empatia tra tutti i soggetti coinvolti», si legge nel razionale stilato insieme all’Asp di Cosenza ed al Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria.

«Tra gli obiettivi del nostro incontro formativo vi è quello di far conoscere la prevalenza delle varie patologie ed in particolare delle infezioni virali, approfondendo insieme ad esperti le evidenze riconosciute ufficialmente dalla comunità scientifica. Verranno anche illustrate azioni volte a diventare buone prassi per migliorare la qualità della vita del paziente detenuto durante e dopo il ricovero in Medicina Protetta. Cercare di dare una risposta globale alla persona detenuta malata è di fondamentale importanza nell’ottica di incrementare la compliance del paziente e rafforzare arricchendo di contenuti il “patto terapeutico”, presupposto ineludibile per qualsiasi progetto di cura», fanno sapere i partecipanti.

Diversi i relatori, molto articolato il programma scientifico. L’evento formativo è l’ennesima occasione, non solo per l’Opi di Cosenza, per porre al centro delle attenzioni tematiche attualissime e molto avvertite da cittadini, pazienti ed addetti ai lavori. (rcs)

Sposato (Opi Cosenza): Servono maggiori garanzie per gli operatori sanitari

Il presidente di Opi CosenzaFausto Sposato, ha chiesto maggiori garanzie per gli operatori sanitari e ha espresso preoccupazione per «una mancanza di visione della Regione che mette in crisi tutto il sistema».

«Perché rinnovare i contratti a 3 mesi – ha spiegato – quando le aziende hanno predisposto il piano ferie estivo dal 1 giugno al 30 settembre? Se il rinnovo dovrebbe scadere il 30 giugno che programmazione si può fare senza conoscere quale sarà il personale in servizio? Due sono le cose: si poteva prevedere un arco temporale di sei mesi ed oltre oppure chi governa questi processi improvvisa. Riteniamo che la Regione, su questo aspetto, navighi a vista senza, ad oggi, alcuna programmazione, anche per l’assenza di dirigenti delle professioni sanitarie in regione».

«A decidere – ha proseguito – sono i soliti che da anni hanno messo in crisi il sistema. Diamo dignità ai giovani che sono il nostro futuro. Investiamo su di loro, per un servizio sanitario diverso».

«Le risorse del Pnrr – ha continuato – prevedono ad esempio la digitalizzazione, l’umanizzazione delle cure, l’informatizzazione. Bene, ma l’età media degli operatori sanitari è di 54 anni; molti sono prossimi alla pensione e molti non sono in grado di ottemperare a tali importanti novità. Insistiamo allora sulle stabilizzazioni necessarie e non più rinviabili. Si attende ancora il completamento delle stabilizzazioni previste dalla Legge Madia, mentre tanti altri aspettano le stabilizzazioni promesse con il decreto Covid. È un loro diritto, si proceda spediti».

Sposato spinge sull’acceleratore anche sui mancati pagamenti: «La Regione si faccia garante del premio Covid non percepito, non è più possibile navigare a vista con le professioni sanitarie continuamente mortificate. Tra l’altro – ha aggiunto Sposato – alle note criticità si uniranno altre criticità con l’arrivo degli sfollati dalla guerra. bambini, dializzati, malati oncologici avranno necessità di risposte ma se il sistema non è governato come si può fare?».

Il presidente dell’Ordine degli infermieri ha chiesto più volte un incontro con il governatore Roberto Occhiuto e con il direttore generale della regione Calabria: «L’anomalia persistente è che manca, ancora, l’osservatorio delle professioni sanitarie. Vorremmo dire ai nostri amministratori – la chiosa – che si parla di case della salute e di ospedali di prossimità ma se non ci sono i numeri e manca il personale come si può investire in tutto ciò? Sussistono le graduatorie? Assumiamo allora perché siamo esausti, tutti gli operatori sono esausti».

Gli infermieri restano in prima linea, ma per quanto tempo ancora prima che «il sistema crolli?», si chiede Fausto Sposato.

Da qui l’appello: «Si ragioni tutti insieme, non si può ad esempio lasciare soli i commissari delle Asp addossando loro fin troppe responsabilità e con la scure del non rinnovo sulla testa, non va bene. Occorrono politiche mirate, obiettivi a breve, medio e lungo termine con personale di qualità. Con professionisti giusti al posto giusto per tutelare la salute dei cittadini calabresi», il grido d’allarme degli infermieri che chiedono, anche, una «seria ricognizione dello stato attuale del sistema sanitario e del personale. Il cosiddetto management di mezzo? In Calabria non esiste. Decidono in tre, quattro. Restiamo dunque in attesa ma se il buongiorno si vede dal mattino…». (rcs)

L’appello di Opi Cosenza: Sostenere gli operatori sanitari nell’era dell’aggressività verso la persona e la professionalità

«Sostenere gli operatori sanitari nell’era dell’aggressività verso la persona e la professionalità». È l’appello lanciato dall’Opi Cosenza, nel corso dell’incontro, convocato dal presidente Fausto Sposato, per fare il punto e capire come muoversi, dove andare, cosa fare.

30 milioni di euro spesi dallo Stato per le aggressioni agli operatori sanitari. Oggi più che mai la relazione tra paziente ed infermiere diventa snodo cruciale. L’89% degli infermieri ha ricevuto quantomeno una minaccia, non solo verbale. Con conseguenti danni fisici e morali. Un operatore su due è interessato. I motivi? La carenza ormai atavica di personale, le false notizie sui servizi sanitari non all’altezza e l’aspetto psicologico del parente/paziente/cittadino. Senza parlare dei tempi di attesa, delle mancate risposte, della malasanità.

«La violenza nei confronti degli operatori sanitari, comprende atti, abusi che pongono in situazione di disagio a volte anche grave il benessere e la dignità della persona, del professionista. La violenza si manifesta in forma sia verbale sia fisica con rispettive conseguenze anche psicologiche. Spesso le aggressioni non vengono denunciate perché ormai considerate parte integrante del lavoro e per timore che l’episodio sia giudicato come indicatore di scarsa performance.
E le conseguenze sono enormi sia sotto il profilo professionale che privato», è emerso nel corso dell’incontro.
Sono intervenuti I responsabili scientifici Angela Greco, coordinatore infermieristico dell’Uoc Nefrologia, dialisi e Trapianto e Adriana Imbrogno dell’Uoc Radiologia dell’Ao di Cosenza.
«Come comunicare con empatia: decodificare, rilevare e gestire una richiesta d’aiuto – è il primo step con cui Angela Piattelli ha discusso pubblicamente –. Occorre investire nella comunicazione, creare percorsi formativi ad hoc e soffermarsi sulla cosiddetta prosmetica cioè la giusta distanza sociale».
«La violenza sugli operatori è un problema di rischio clinico?», è il secondo passaggio discusso invece da Maria Addolorata Vantaggiato. «Il rapporto di alleanza tra operatori e pazienti deve essere il nuovo obiettivo. Tolleranza zero, facendo capire al malato che gli operatori sono lì per aiutare», ha ribadito. Infine «la prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari e socio-sanitari: possibili linee di indirizzo» discusso da Ubaldo Comite.
«Da eroi si è passati a carnefici, ecco perché occorre adesso una presa di coscienza ed una maggiore tutela», il pensiero dell’avvocato.
Quindi spazio alla “tavola rotonda” ed alla discussione, moderata da Francesco Mannarino, con gli interventi dei giornalisti Arcangelo Badolati ed Attilio Sabato. Il primo si è soffermato sulla “medicina difensiva” e sull’evidente corto circuito tra le parti. Ripensando alle proprie radici. Sabato invero ha circoscritto il problema al “ricatto morale” con l’utilizzo maldestro dei social. C’è molto da fare ancora. Ma la strada tracciata dall’Opi sembra andare finalmente nella giusta direzione.
«L’obiettivo fondamentale è stato quello di portare all’attenzione i diversi aspetti dell’argomento in questione: rafforzare la prevenzione, individuando le principali aree di rischio in cui i volumi di attività sono tali da trasformarsi in terreno fertile per le aggressioni», hanno rimarcato gli organizzatori. (rcs)

RENDE (CS) – Sabato l’incontro “Sostenere gli operatori sanitari nell’era dell’aggressività verso la persona e la professionalità”

Sabato 12 marzo, a Rende, alle 8.30, all’Hotel San Francesco, è in programma l’evento pubblico Sostenere gli operatori sanitari nell’era dell’aggressività verso la persona e la professionalità, organizzato da Opi CosenzaOrdine degli Infermieri.

I responsabili scientifici sono Angela Greco, coordinatore infermieristico dell’Uoc Nefrologia, dialisi e Trapianto e Adriana Imbrogno dell’Uoc Radiologia dell’Ao di Cosenza. L’apertura dei lavori e la presentazione del corso sono appannaggio del presidente provinciale dell’Ao, Fausto Sposato. “Come comunicare con empatia: decodificare, rilevare e gestire una richiesta d’aiuto” è il primo step con cui Angela Piattelli discuterà pubblicamente. “La violenza sugli operatori è un problema di rischio clinico?”, è il secondo passaggio discusso da Maria Addolorata Vantaggiato. Infine “la prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari e socio-sanitari: possibili linee” di indirizzo discusso da Ubaldo Comite. Quindi, spazio alla “tavola rotonda” ed alla discussione con gli interventi di Arcangelo Badolati, Ubaldo Comite, Angela Piattelli, Attilio Sabato, Fausto Sposato e Maria Addolorata Vantaggiato. Modera e coordina tutti i lavori Francesco Mannarino.

«La violenza nei confronti degli operatori sanitari, comprende atti, abusi che pongono in situazione di disagio a volte anche grave il benessere e la dignità della persona, del professionista. La violenza si manifesta in forma sia verbale sia fisica con rispettive conseguenze anche psicologiche. Spesso le aggressioni non vengono denunciate perché ormai considerate parte integrante del lavoro e per timore che l’episodio sia giudicato come indicatore di scarsa performance. E le conseguenze sono enormi sia sotto il profilo professionale che privato», si legge in una nota degli organizzatori.

«L’obiettivo fondamentale – ha concluso – è quello di portare all’attenzione i diversi aspetti dell’argomento in questione: rafforzare la prevenzione, individuando le principali aree di rischio in cui i volumi di attività sono tali da trasformarsi in terreno fertile per le aggressioni». (rcs)

FederAnziani Calabria e Opi Cosenza incontrano Iacucci, Occhiuto e Caruso per il “Longevity Day”

Venerdì 19 novembre, alle 8.30, a Palazzo della Provincia di Cosenza, è in programma il Longevity Day, organizzato da FederAnziani CalabriaOpi Cosenza.

L’evento sarà l’occasione per accedere i fari su una delle problematiche più avvertite negli ultimi anni, e vedrà la partecipazione di Maria Brunella Stancato, presidente di FederAnziani Calabria, Fausto Sposato, presidente Opi Cosenza, Antonio Volpentesta, presidente dell’Associazione Volare a Santo StefanoFrancesco Iacucci, presidente Provincia di Cosenza, Roberto Occhiuto, presidente Regione Calabria e Franz Caruso, sindaco di Cosenza.

Quando si smette di essere giovani o a che età si diventa vecchi? Più di quindici, meno di trenta. Questa è la fascia d’età in cui si è “giovani” secondo Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea. Prima si è bambini e ragazzi. Dopo si viene classificati come adulti. Non tutti sono d’accordo con queste soglie. Alla domanda “quando finisce secondo lei la giovinezza?”, la risposta più frequente è trentacinque anni. Si tratta di una media fornita dai sondaggi Ue, che nasconde però grandi differenze fra Paesi. Gli scandinavi allungano la soglia Eurostat di soli tre anni. Per i greci invece la giovinezza dura fino ai cinquantadue anni. Poi si diventa adulti per un breve periodo e a sessantacinque arriva la pensione.

Di questo e di tante altre cose si discuterà dunque. Molti gli ospiti, i premiati e gli interventi durante tutto il giorno: da Antonio Leonardo Montuoro Presidente Accademia della Dieta Mediterranea  a Lina Pecora – Consigliera Nazionale dell’Ordine degli Agronomi ; da Vincenzo La Regina– Vicepresidente FederSanità Anci Calabria a Maria Teresa Manes –  Medico Cardiologo Ospedale Civile di Paola, da Filippo Fimognari  Past President Nazionale Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio a Clarice Gareri –  Ricercatrice Università Magna Grecia fino a Anna Maria Coscarello – Assistente Sociale Asp, Sinicropi Maria Stefania – docente del dip di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione Unical Francesca Greco Responsabile Virologia Ospedale Civile di Cosenza, Francesco Maria Fazio – Oncologo – Resort La Bruca dove la vacanza diventa anche cura, Roberto Matragrano Presidente Regionale Confartigianato, Corrado Rossi Imprenditore Maccaroni Chef Academy, Sergio Mazzuca Imprenditore, Lorenzo Gasparrini Segretario Nazionale Associazione Domina, Giuseppe Nisticò’ Presidente   Renato Dulbecco Institut, Filomena Greco Gruppo IGreco, Gianluca Gallo – Assessore Regione Calabria, Elvia Raia Presidente Nazionale Federcentri- Promotrice del #ildirittodicontare e Roberto Messina Presidente Nazionale Senior Italia- Gruppo Interparlarmentare Longevity. (rcs)

 

Sposato (Opi Cosenza): Bisogna assumere con modalità diverse da quelle fatte fino a oggi

Il presidente di Opi Cosenza – Ordine Professioni InfermieristicheFausto Sposato, ha sottolineato la necessità di «assumere con modalità diverse verse da quelle fatte fino ad oggi», in quanto «non è più possibile fare assunzioni a tempo brevissime. Nessuno accetterà mai se non si garantiscono incarichi a lungo periodo».

Il rappresentante degli infermieri cosentini spiega che occorre assumere le figure necessarie, riconvertire quelle finora utilizzate per altre attività ma assunte ai fini assistenziali ed incrementare i dirigenti delle professioni sanitarie. Sposato, plaude all’Azienda ospedaliera di Cosenza che ha pubblicato un bando per nuovo personale.

«L’incarico riguarda infermieri, tecnici ed ostetriche per dodici mesi, eventualmente rinnovabili – ha spiegato – . Qualcosa finalmente si muove. Le nostre preoccupazioni, dei mesi precedenti, stanno trovando realtà nei fatti odierni».

«Bene ha fatto – ha detto ancora – l’Ao ad incaricare la dottoressa Catania – già responsabile Sitros – quale dirigente della struttura complessa, l’unica in Calabria. A lei  ed al Management aziendale i nostri complimenti».

«Bisogna continuare ad assumere, al tempo stesso – ha rimarcato –. Manca il personale di supporto ad esempio e diventa necessario indicare stabilità a chi partecipa ai bandi, pianificare l’assistenza, puntare sulla qualità».

Ad esempio, l’Asp di Cosenza «deve ancora esplicare un bando degno di questo nome ragion per cui si è obbligati ad attingere a graduatorie esterne mortificando le professionalità interne. Sulla dirigenza delle professioni sanitarie al momento è l’unica provincia rimasta indietro».

«Mancano almeno quattro, cinque dirigenti delle professioni sanitarie – ha spiegato – figure necessarie per la complessità delle attività e per l’ampiezza del territorio. Si faccia presto anche in questo ambito».

«Solo in questo modo – ha ribadito – potrà avvenire quella svolta qualitativa tanto attesa dagli operatori e dai pazienti. Prima, però, si paghi l’indennità Covid e si facciano percepire gli straordinari per le ore in più a chi spettano».

«I processi aziendali non possono essere fermati – ha concluso – non c’è altro tempo da perdere. Da una parte il plauso al management per la scelta della dottoressa Catania; dall’altra la richiesta di uno sforzo maggiore per garantire sicurezza e qualità alle cure sanitarie». (rcs)

La denuncia di Opi Cosenza: In Regione fermi 250 milioni di euro non investiti

Ci sono, in Regione, 250 milioni di euro, suddivisi in 175 per i Fesr 2020 e 81 per l’emergenza Covid, che non sono stati investiti. È quanto denuncia Fausto Sposato, presidente dell’Opi Cosenza – Ordine Professioni Infermieristiche, chiedendosi perché, tali fondi, «non siano stati utilizzati per le assunzioni e, ancora peggio, investiti in strutture, attrezzature, tecnologie. Ancora oggi non è stata pagata l’indennità Covid agli operatori e nessuno sa darci una spiegazione».

«Possibile che nessuno se ne sia accorto? – ha chiesto Sposato –. A prescindere dai colori politici e dalle diverse appartenenze, nessuno ha controllato, programmato e verificato?».

«Sono anni che lo ribadiamo – ha spiegato – se non si individuano le responsabilità che causano tale immobilismo, la nostra terra è destinata al fallimento sanitario. Occorre invece monitorare costantemente e garantire, in continuità, il diritto ai cittadini. Come? Con nuove strutture, con l’assunzione del personale a tempo indeterminato e con l’aumento degli standard qualitativi imposti in questo periodo. I soldi ci sono».

Sposato, poi, ha aggiunto un altro dato importante: «il 15 % del personale assunto per curare ed assistere svolge altre funzioni, per motivi di salute o per “altre motivazioni».

«Si cambi la loro qualifica – ha evidenziato il presidente di Opi Cosenza – oppure si consenta di fare ciò per cui si è stati assunti ed inquadrati. Garantire gli operatori equivale a garantire maggiormente la salute e la sicurezza dei pazienti che rappresentano il terminale di questa filiera. La qualità delle cure deve essere oggetto di attenzioni da parte delle Istituzioni. Se ciò non si riesce a fare, intervenga direttamente il ministero».

«Il modello hub spoke è ormai fallito – ha concluso – la dotazione organica non è più adeguata e le responsabilità non vengono accertate. Ognuno faccia il proprio: per questo motivo ci aspettiamo dal prossimo governatore della Calabria un segnale di cambiamento radicale e reale. I pazienti sono “impazienti” ed il personale tutto attende una inversione di rotta ed un forte impatto per riprendere il sistema sanitario». (rcs)

Sposato (Opi Cs): In Calabria non c’è nessuna graduatoria unica regionale

Fausto Sposato, presidente dell’Ordine Professioni Infermieristiche di Cosenza, ha denunciato che in Calabria, non solo c’è carenza di dirigenti sanitari, ma anche che non c’è nessuna graduatoria unica regionale per l’assunzione degli infermieri.

L’Opi, infatti, in passato aveva già chiesto di comporre una graduatoria lunga tenendo tutti dentro, ma senza ottenere risultati, «e oggi – ha spiegato Sposato – ci ritroviamo a dovere pubblicare manifestazioni di interesse alle quali parteciperanno pochissimi ed accetteranno ancora meno. Altre regioni espletano concorsi regionali e non aziendali per un motivo molto semplice perché, altrimenti, si rischia di trovare in graduatoria sempre le stesse persone, invece con una graduatoria unica regionale questo problema sarebbe superato. Chi deve farlo? La Regione ha l’onere, evitando così la frammentazione e sgravando le aziende di ulteriori criticità, uniformando i processi ed evitando che le aziende vadano a velocità diverse».

«Altro punto dolente – ha spiegato – è la carenza di Dirigenti delle professioni sanitarie. Non è pensabile che a governare i processi assistenziali/organizzativi sia una sola figura visto che il comparto rappresenta più della metà dei dipendenti delle aziende. E vogliamo pensare che dove non riesce un commissario con pieni poteri possa riuscire un solo dirigente? Riteniamo sia impossibile. Per questo, bisogna investire sulle professioni sanitarie e togliere dalle mani di altre figure la progettazione e la gestione dei processi organizzativo/assistenziali. Assumere più dirigenti delle professioni sanitarie è un investimento a breve e medio termine, che porterà risultati importanti in termini di ottimizzazione ed organizzazione delle risorse».

«Ma bisogna avere coraggio nelle scelte ed essere lungimiranti – ha evidenziato – scrollandosi di dosso vecchi stereotipi che hanno affossato il sistema. Nonostante qualcuno cerchi di screditare il nostro operato, noi lavoriamo e ragioniamo sulla base di alcuni e semplici elementi: il rispetto per i cittadini, la sicurezza degli operatori e l’amore verso questa terra e verso questa gente che merita di godere di servizi che diano risposte serie, reali ed appropriate. È tempo di guardare oltre e di progettare una sanità basata sui reali bisogni dei cittadini, puntare su un territorio che è vasto ed articolato e che necessita di risposte adeguate. E solo ragionando tutti insieme, ognuno per le proprie competenze, potremmo mettere sul tavolo un progetto di sanità nuovo e diverso mettendo il cittadino al centro».

«Noi abbiamo fatto e stiamo facendo la nostra parte – ha concluso – certi che, anche questa volta, il tempo ci darà ragione dimostrandosi, come sempre, galantuomo». (rcs)

Opi Cosenza: 118 e Pronto soccorso di Cosenza sempre più intasati ed allo sbando

Fausto Sposato, presidente dell’Opi CosenzaOrdine Professioni Infermieristiche, in rappresentanza di tutti i colleghi infermieri, ancora una volta ha lanciato un appello alle Istituzioni  per le “gravi situazioni” che stanno avvenendo al Pronto soccorso e per il 118.

«Ci rivolgeremo alla Procura della Repubblica per garantire sicurezza a tutti gli operatori e tutela ai pazienti. Intervenga, parimenti, il Prefetto di Cosenza» ha detto Sposato.  Sia per la querelle del 118 sia per il Pronto soccorso di Cosenza con cittadini che attendono risposte ed operatori che aspettano certezze.

«Le Pet, le postazioni di emergenza territoriali, sono messe male – ha spiegato Sposato –. Le ambulanze del 118 sono vecchie e capita, finanche, che il paziente si trova l’equipe medica solo per pura coincidenza e fortuna. Ad alcuni si, se va bene. Ad altri no, se va male. Il problema – secondo il presidente Opi – è nell’organizzazione dell’intero sistema sanitario calabrese sempre più penalizzato dalla mancanza di risorse. Chi gestisce la filiera del 118 intervenga ed equilibri le scelte. O tutte con il personale a bordo oppure si chiuda, per garantire pari diritti ai cittadini e pari dignità agli operatori».

E tutto non può ricadere sulle spalle di quei dirigenti lasciati soli e senza risorse. È tempo, allora, «di investimenti importanti tali da procedere con urgenza a nuovi mezzi ed assunzioni: il sistema a macchia di leopardo non funziona e non può più essere tollerato», il suo j’accuse.

Sposato parla di «criticità legate non solo all’aumento dei contagi previsti ma non organizzati” ma anche ai “progetti mancanti nel medio e lungo termine. Si naviga a vista». Non è più pensabile, per gli infermieri cosentini, «assistere impassibili alla disgregazione continua e costante del sistema sanitario».

Senza parlare «dei turni massacranti, dei concorsi non fatti, delle selezioni errate e delle aggressioni ripetute che molti colleghi continuano ad avere». (rcs)