di FAUSTO SPOSATO* – Qualche tempo fa mi è stata posta questa domanda: “come si diventa infermieri”? Normalmente avrei risposto: “iscrivendosi al corso di laurea e studiando”. Poi mi sono fermato, ed ho iniziato a mettere su qualche riflessione.
Si diventa infermieri per scelta e, contrariamente ad altre professioni, quella scelta la rifarebbero il 90% dei professionisti. Si diventa infermieri perché ci si accorge che in fondo aiutare gli altri è la cosa più gratificante che si possa fare. E non parlo di gratificazione economica (quella ancora resta un miraggio), ma di una gratificazione fatta di gesti sinceri da parte delle persone che trovano in questi professionisti quell’angolo di umanità e di sostegno che è diventata merce rara. Si diventa infermieri per passione e perché ci sono ancora tantissime sfumature di una professione in continua evoluzione e che rappresenta il futuro per il sistema sanitario, vista la continua crescita dei soggetti cronici e delle patologie ad essi legate. Si diventa infermieri perché il percorso di studi non è inferiore agli altri; anzi, necessita di continui aggiornamenti e specializzazioni ed è un percorso che non trova mai una fine.
Un percorso fatto di sfide, di sacrifici, di responsabilità, di competenza, di passione e di senso di appartenenza ad un mondo sempre più complesso ma pur sempre legato ai bisogni delle persone. Bisogni in continua evoluzione e che negli ultimi anni si sono evoluti. E forse su questo si dovrebbe aprire il vero dibattito perché il sistema sanitario, ancora oggi, si basa su criteri ed indicatori che vanno in altre direzioni, soprattutto in Calabria. Non possiamo negare che questa pandemia ha stravolto la vita di tutti, operatori e non, ed il fatto che ancora oggi si possa definirla una meteora significa che non si è compresa la gravità della situazione e di come la stessa abbia sconvolto gli equilibri mondiali.
Ma, questo, non può più essere l’alibi per dire che tutto deve essere rinviato causa pandemia. Anzi, proprio questo anno deve insegnare, a chi governa il sistema, che vanno riviste le linee guida e le dotazioni organiche, che vanno inseriti nei quadri dirigenziali professionisti sanitari competenti e responsabili, che è tempo di cambiare metodo attingendo a quelle professioni sanitarie da sempre (o per scelta non si sa di chi) ritenute un accessorio o dei semplici numeri per dotazioni organiche. Il percorso formativo degli infermieri permette di ricoprire incarichi gestionali di rilievo all’interno delle aziende e non solo. Ma serve coraggio mettendo da parte una visione anacronistica e limitata della sanità, ampliando la visuale e puntando sulle competenze e sulla meritocrazia perché non è scritto da nessuna parte che la gestione ed il management è appannaggio solo di questa o di quella categoria ma, semmai, di tutti quei professionisti in grado di dare risposte, e gli infermieri questo lo sanno fare.
Per una volta invertiamo la rotta e puntiamo ad un coinvolgimento totale degli attori del sistema, cittadini compresi. Ed è a loro che va il nostro pensiero in questa giornata, che mette al centro la nostra professione. Perché avere il giusto rapporto numerico infermiere/paziente migliora la qualità dell’assistenza e questo significa meno rischi per operatori e pazienti. Mancano gli infermieri e questo è un dato veritiero, mancano perché molti nostri giovani laureati sono stati “obbligati” a spostarsi in altre regioni del nord Italia e del nord Europa per trovare lavoro, una parte di questi troverà affetti e gratificazioni lontano e non tornerà, perdiamo così il patrimonio più importante che è il patrimonio umano e non solo come professionisti ma come fattore di ricambio di una generazione oramai stanca. Basti pensare che l’età media supera di qualche numero i cinquant’anni ed una buona parte di essi ha prescrizioni all’esercizio della professione.
A questo aggiungiamo che un’altra parte assunta per fare assistenza (medici, infermieri ed Oss) svolge altre attività allora sì può comprendere la gravità della situazione. Ecco perché non possiamo fare a meno di ringraziare tutti gli infermieri per quello che hanno fatto, stanno facendo e faranno per la società e per il sistema sanitario. Più di qualcuno ci ha definiti “eroi” e forse è vero ma non solo per ciò che facciamo come professionisti ma perché dietro ad ognuno di noi ci sono storie, e situazioni che vanno governate e gestite quotidianamente. Siamo infermieri ma siamo uomini e donne attraversati da esperienze emotive e professionali uniche, fatte di gioia e di dolore, di allegria e tristezza, di amore e delusioni. Persone e professionisti senza il cui supporto nessun sistema avrebbe retto all’urto di questa pandemia, è bene che qualcuno se ne ricordi quando ci sarà da decidere.
Si parla di infermieri, di famiglia e di comunità, ma ancora resta solo una figura sulla carta e sarebbe il caso che diventasse realtà al fine di fornire risposte ad un territorio fragile da un punto di vista sanitario e che necessita di essere governato e gestito da professionisti formati e competenti. Potremmo discutere ancora su tantissime questioni e vogliamo aprire un dibattito sulla collocazione degli infermieri all’interno del sistema sanitario regionale con il solo intento di migliorare l’assistenza e fornire risposte a richieste continue. È questa la nostra visione della sanità che è obbligata a cambiare rotta e ad investire sugli infermieri e sull’assistenza che è la vera carenza oggi percepita. Per fare questo c’è bisogno di continuo confronto tra le parti, nel rispetto dei ruoli e senza alcuna ingerenza in modo che ognuno decida, per le proprie competenze, cosa è meglio per i cittadini. Noi abbiamo da sempre auspicato questo modello e lo abbiamo messo a disposizione dell’intera comunità nella speranza che qualcuno lo raccogliesse.
Ci siamo spesi e ci spenderemo per migliorare tutto ciò che è migliorabile, e lo abbiamo dimostrato restando in trincea e senza fare alcun passo indietro, pagando un prezzo altissimo in termini di contagi e, purtroppo, di perdite. Alle famiglie di quei colleghi, coinvolti loro malgrado, in questo vortice che poteva e doveva essere governato meglio, va il nostro abbraccio e la nostra solidarietà. Ed è anche per loro che oggi possiamo sentirci orgogliosi di rappresentarvi e di rappresentare una categoria che deve essere protagonista in positivo di una nuova stagione e di un rilancio della sanità futura.
A nome mio personale e di tutti i componenti Opi di Cosenza vi auguriamo un buon 12 maggio. (fs)
*Presidente Ordine Professioni Infermieristiche Cosenza