La presidente CRPO De Gaio agli Stati Generali delle Pari Opportunità

La presidente della Commissione Regionale Pari Opportunità della Calabria, Anna De Gaio, ha partecipato alla prima edizione degli Stati Generali delle Pari Opportunità svoltosi a Torino.

Una manifestazione che ha riunito la rete nazionale delle Commissioni regionali pari opportunità coordinata da Dusy Marcolin, inaugurando la prima edizione degli Stati Generali, promossa dalla Commissione regionale Pari Opportunità del Piemonte.

Particolarmente significativa, è stata la presenza del Ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo e della Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Maria Roccella che, oltre ad avvalorare il ruolo delle Crpo, hanno richiamato l’attenzione sulla necessità di dare sempre più voce alla cultura dell’inclusione nell’ambito dei tavoli decisionali del Governo e delle Regioni.

La presidente De Gaio ha preso parte all’incontro assieme alla Commissaria Rosalba Larosa, esprimendo «piena soddisfazione per un evento di alto spessore, ricco di spunti e proposte operative, che hanno confermato la forte determinazione a continuare nel percorso intrapreso dal nostro organismo».

«In seno ai diversi tavoli tematici, infatti – ha proseguito – sono stati analizzati e affrontati temi di stringente attualità: dalla necessità di attivare politiche favorevoli alla medicina di genere, nell’ottica della personalizzazione della cura, al ruolo della scuola e dello sport per favorire la parità tra uomo e donna, alla presenza femminile nel Cda, al ruolo degli organi di parità. Il tutto nella prospettiva di definire alcuni passaggi fondamentali per promuovere una diffusa leadership femminile».

«Il rientro da questa intensa esperienza ha dimostrato che, al di là delle provenienze geografiche e della diversità delle esperienze istituzionali – ha detto ancora – il confronto e lo scambio di idee hanno dato prova che esiste un terreno comune, quello della parità di genere, sul quale si giocano sfide importanti in grado di fare sintesi e ricercare soluzioni efficaci ed incisive. A tutte le Crpo italiane, spetta ora il compito di declinare nel proprio territorio quanto tracciato in tale sede, per restituire al nostro Paese risultati positivi a favore della pari dignità e delle pari opportunità per le donne».

«Desidero rivolgere, pertanto – ha concluso – un ringraziamento particolare alla coordinatrice della Conferenza nazionale, Dusy Marcolin e alla Presidente della Crpo Piemonte, Maria Rosa Port, che hanno reso possibile tutto questo». (rrm)

L’OPINIONE / Anna Comi: In Calabria donne sempre più lontane dal mondo del lavoro

di ANNA COMI – La conciliazione vita-lavoro è ancora un macigno che grava sulle spalle delle donne del Sud Italia e, in particolare, di quelle calabresi. Al Sud, come ha spiegato la Svimez in occasione della presentazione del suo cinquantesimo rapporto sull’economia e il sociale del Mezzogiorno, 7 donne su 10 non lavorano. E in Calabria il tasso di occupazione si ferma al 32%.

Così, mentre la Svimez ritiene cruciale la crescita dell’occupazione femminile contro il declino demografico, gli indici statistici ci dicono che la Calabria è fra quelle regioni che presentano il tasso più basso di occupazione femminile in confronto alle medie europee.

L’Ispettorato nazionale del lavoro, in una statistica tenuta poco in considerazione della politica nazionale e locale, ci ricorda che spesso una donna si trova davanti al bivio fra lavoro e famiglia e che, sempre più spesso, la conciliazione è praticamente impossibile. Le donne, quindi, scelgono di lasciare il posto di lavoro per accudire i figli, mentre gli uomini lo fanno davanti a un’offerta migliore, rimarcando così ancora una volta il solco tracciato dalla differenza di genere.

Come evidenzia l’Ispettorato nazionale del lavoro in Calabria, lo scorso anno, sono state segnalate 643 dimissioni di donne dai posti di lavoro, un numero in crescita di oltre il 27% rispetto all’anno precedente. Una vera e propria emorragia.

Le donne sono penalizzate, poi, da un mondo del lavoro di bassa qualità, dove le lavoratrici sono costrette ad accettare i ricatti dei datori di lavoro, e dall’atavica carenza di servizi in grado di rendere efficace la richiesta di conciliazione fra lavoro e famiglia.

Questa carenza strutturale, che in Calabria si sente forte per via dei mancati investimenti o dei progetti finanziati e mai nati, finisce per penalizzare le donne nel mondo del lavoro, soprattutto di quelle donne i cui figli frequentano gli istituiti di prima infanzia.

Il governo continua a non investire, persevera nel seguire politiche fuori contesto rimandando lontano dalle istanze provenienti dal Paese reale. Fra queste quella inaccettabile di spingere sul pedale dell’acceleratore del progetto di riforma ispirato all’autonomia differenziata che, se applicato, finirà per sottrarre ancora altre risorse alle regioni più in ritardo della nazione e favorire lo sviluppo di quelle già avanzate.

Contro la quale, tardivamente, pare volersi muovere anche il presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto. Lo stesso governatore che, purtroppo, guarda con poca attenzione alle dinamiche distorte del gender gap, nonostante in tempi non sospetti avevamo avanzato allo stesso la proposta di istituire un assessorato specifico per studiare proposte moderne finalizzate a superare le differenze ancora esistenti fra le calabresi ed i calabresi.

Ma non solo. Risulta incomprensibile l’idea di riformulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza che ha finito per tagliare i numeri dei nuovi asili nido, che per la Calabria si attesta ad un risicato 9% rispetto al target del 33%, con il rischio di allargare ancora di più il divario nell’offerta di servizi educativi, e messo in evidenza la necessità – più volte segnalata dalla Uil Calabria – di dare corso ad un moderno e poderoso piano regionale di rilancio dell’occupazione: l’unico strumento per rendere realmente efficiente la macchina burocratica calabrese. (ac)

[Anna Comi è responsabile Coordinamento Pari Oppportunità Uil Calabria]

IL GRANDE VERO IMPEGNO DELLA CALABRIA
PERCHÉ SI GARANTISCA PARITÀ DI GENERE

di SIMONA CARACCIOLO – La Calabria dimostra grande sensibilità sul tema degli studi di genere che hanno aiutato a chiarire quei presupposti che sono falsamente universali e che rendono la donna invisibile e irrilevante. Sull’asse delle differenze di genere si giocano molto in termini di rispetto e pari dignità: chi ha accesso a cosa, chi può fare cosa, in termini politici, sociali, economici e culturali è ancora fortemente determinato dal genere. Quando si parla di genere una delle prime domande a cui si tenta dare risposta è se l’individuo sia biologicamente determinato o culturalmente costruito?

È indubbio che nasciamo biologicamente determinati e dal corpo si può dedurre tutta una serie di caratteristiche e di qualità sessuate, ma largamente prevedibili e in qualche misura automatiche. Da qui è facile scivolare nel riduzionismo naturalistico, per il quale il ruolo sociale della donna è iscritto e immutabile nella sua biologia e nell’adesione acritica a stereotipi discutibili e limitanti. Se invece siamo culturalmente costruiti, il nostro corpo è ridotto a qualcosa di accidentale e non sostanziale; perciò, è modificabile per accordarlo ai vissuti del soggetto o per provocarli. Un apporto imprescindibile degli studi di genere è la consapevolezza dello stesso come rapporto di potere in due direzioni: l’oppressione degli uomini sulle donne, attraverso la gerarchizzazione delle differenze, e la creazione di frontiere rigide tra le identità di genere.

Negli anni le cose sono cambiate e nella politica delle Nazioni Unite il concetto di genere è diventato lo strumento attraverso cui gruppi di minoranza hanno scippato alle donne non solo le armi, ma pure il campo di battaglia. La battaglia per “diritti” di una minoranza non deve assolutamente diventare «un magheggio con cui scompare la realtà dei corpi», di fatto discriminando direttamente più di metà della popolazione mondiale: le donne. Il femminismo degli anni Settanta lega la categoria di genere con le rivendicazioni politiche del movimento delle donne. Il genere è riletto come costruzione sociale e politica dei ruoli sessuati e modalità di configurare culturalmente i corpi. Secondo l’antropologa Gayle Rubin, il «sistema sesso/genere», nella quasi totalità delle società conosciute, si trova a fondamento della divisione sessuale del lavoro, dove le donne sono assegnate alla riproduzione mentre gli uomini alla produzione, e del contratto sessuale tra i generi per la sopravvivenza della specie; tale sistema è ritenuto responsabile dello sfruttamento esercitato sulle donne e dell’oppressione ai danni delle minoranze sessuali.

Nascono in quel periodo i primi gender studies che indagano i condizionamenti che soprattutto le donne subiscono in base alla cultura e che influiscono sul corso della propria vita. Le modifiche apportate dalla legge n. 162/2021 al Codice per le pari opportunità (D.Lgs. n. 198/2006) hanno introdotto la certificazione della parità di genere, una certificazione volontaria che attesta le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere all’interno dell’azienda. La certificazione della parità di genere si concentra su diversi aspetti, tra cui le opportunità di crescita in azienda, la parità salariale per mansioni equivalenti, le politiche di gestione delle differenze di genere e la tutela della maternità. Questa certificazione rappresenta un passo importante per promuovere l’uguaglianza di genere e creare ambienti di lavoro inclusivi ed equi.

La Regione Calabria aveva già lo scorso anno, con la Legge regionale del 15 marzo 2022, n. 7, Misure per il superamento della discriminazione di genere e incentivi per l’occupazione femminile, voluto concretamente sostenere “il principio di parità di genere in tutte le sue declinazioni” e riconoscere “l’equiparazione dei diritti delle donne rispetto agli uomini e maggiori tutele alle donne lavoratrici», prevedendo «l’adozione di misure specifiche che tengano conto delle pari opportunità”. Esistono certamente posizioni che sostengono l’idea che ci si possa slegare da qualsiasi identità sessuale e di genere socialmente imposta abbandonando l’idea di natura e approdando alla costruzione di opzioni individuali plurali e in movimento.

Laddove tutto è virtualmente possibile, nulla è più reale, nessuna differenza è portatrice di valore, perché ciascuna resta irrimediabilmente legata a sé, alla propria estemporanea e solitaria manifestazione. Problematico è l’abbandono del concetto di natura, inteso come fondamento antropologico di un insieme di valori universali e condivisi (o almeno condivisibili). Rinunciarvi, vorrebbe dire consegnare davvero l’etica solo ai rapporti di forza. Ciò non toglie che tale concetto vada ripensato, rispetto a come lo si interpreta in funzione di un conservatorismo politico e teologico. Anche la Commissione per il diritto internazionale preme per modificare la definizione di genere contenuta nello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, domandando una definizione di genere come «socialmente costruito», e così elevando l’orientamento sessuale e l’identità di genere a categorie protette del diritto internazionale. In questo modo ogni Paese subirebbe pressioni per riconoscere le «diverse varietà di genere» come «imperativo dei diritti umani».

Se questo dovesse accadere, ciascun individuo potrebbe descriversi inventando un genere proprio e qualsiasi ulteriore tentativo di definizione oggettiva si ridurrebbe a una discussione che non porterebbe da nessuna parte. Ciò avrebbe inevitabilmente conseguenze sul diritto internazionale, nonostante la Commissione di diritto internazionale non abbia di per sé l’autorità di modificare autonomamente lo Statuto di Roma. Le conseguenze di questi indebiti mutamenti linguistici sono però concretissime: donne e ragazze vengono cancellate dall’assistenza internazionale e messe da parte nella programmazione. (sc)

[Simona Caracciolo è esperta di Politiche di genere]

Pari Opportunità, al via microcredito per le donne

«Un altro tassello concreto per una piena parità di genere». È così che la vicepresidente della Regione, Giusi Princi, ha commentato il microcredito per le donne. Si tratta di una misura speciale per cui la Regione ha impegnato 10 milioni di euro e che è stata finanziata nell’ambito del Piano Sviluppo e Coesione.

«Uno strumento attraverso cui vogliamo dare un’opportunità concreta alle donne calabresi che vogliono avviare un’attività d’impresa nella nostra regione», ha aggiunto la vicepresidente, spiegando che «il percorso è già attivo, grazie agli sforzi che abbiamo profuso con il Direttore generale del Dipartimento Lavoro e Welfare, Roberto Cosentino, e con il coordinatore regionale dell’Ente nazionale per il Microcredito, Antonello Rispoli».

«Questa è una delle prime misure che mettiamo in campo in termini di pari opportunità concrete, risposta importante in tema di occupazione femminile. Tante altre azioni andranno ad incentivare l’indipendenza economica delle donne calabresi – ha aggiunto il Vicepresidente – come già enucleato nel Piano da poco deliberato in Giunta. Abbiamo voluto dare un segno tangibile di quanto la Regione possa e debba fare per l’empowerment delle donne calabresi».

«Era un mio impegno – ha concluso Giusi Princi – ed è solo il primo di quelli previsti nel Piano di attuazione per la parità di genere a cui seguiranno, a breve, anche gli altri».

Le parole del Vicepresidente della Calabria con delega alle Pari opportunità, Giusi Princi, fanno riferimento all’accordo istituzionale siglato in questi giorni tra Regione Calabria, Ente Nazionale per il Microcredito e FinCalabra, per dare avvio al Progetto “Microcredito per le donne”, già previsto nel Piano di attuazione della legge regionale n.7 del 2022 “Misure per il superamento della discriminazione di genere e incentivi per l’occupazione femminile”.

Lo strumento finanziario FIF (Fondo Imprese Femminili) sarà gestito da FinCalabra e prevederà un finanziamento massimo di 62.500 di cui 30.000 di contributo a fondo perduto e il resto da restituire, a tasso zero e senza garanzie, in 6 anni.

Il Fondo imprese femminili è rivolto alle donne con status di disoccupazione o inoccupazione, persone con disabilità e a rischio discriminazione, incluse le lavoratrici prossime al termine della fruizione di ammortizzatori sociali ed anche le donne che, seppur occupate, abbiano già seguito e completato positivamente il percorso Yes I Start Up Donne.

Il progetto è caratterizzato da due elementi fondanti, che tengono conto dell’esperienza maturata dalla regione sul tema dell’autoimpiego: un affiancamento gratuito alle potenziali imprenditrici per valutare la sostenibilità della loro idea d’impresa e uno strumento finanziario, senza garanzie, in grado di coprire tutte le risorse necessarie. Il percorso di accompagnamento Yes I Start Up Donne, erogato dall’Ente Nazionale per il Microcredito, ha la durata di 100 ore per strutturare al meglio il business plan, per poi proseguire anche dopo il finanziamento tramite attività di tutoraggio.

Per l’iscrizione al corso gratuito è sufficiente scrivere un’email a yisucal.amministrazione@microcredito.gov.it . Solo con la partecipazione al percorso si potrà accedere al finanziamento correlato. (rcz)

 

Approvato il piano regionale contro la discriminazione di genere

La Regione Calabria ha approvato il Piano contro la discriminazione di genere sui luoghi di lavoro, per la parità e la pari opportunità tra uomini e donne. Molto soddisfatta la vicepresidente Giusi Princi: «Lo avevamo anticipato nei giorni scorsi, e oggi l’approvazione del Piano ‘Misure per il superamento della discriminazione di genere e incentivi per l’occupazione femminile’ è realtà. La Giunta, su una mia proposta che rimarca la mission che da subito ci siamo dati con il Presidente Occhiuto, ha infatti approvato il Piano di intervento – riferito all’ex articolo 11 Legge Regionale 7/2022 – per la messa in atto di azioni contro le discriminazioni di genere nei luoghi di lavoro pubblici e privati in Regione Calabria».

«Ringrazio – ha dichiarato la Princi – tutte le Consigliere regionali, di maggioranza e minoranza, che, su mio impulso e d’intesa con i Dipartimenti regionale Istruzione Formazione e Pari opportunità, diretto da Maria Francesca Gatto, e Lavoro e Welfare, guidato da Roberto Cosentino, hanno collaborato, tutti insieme in nome delle tante donne lavoratrici della Calabria, per affrontare e superare le diverse forme di discriminazione di genere nei luoghi di lavoro, pubblici e privati. Attuare i principi di parità e pari opportunità tra uomini e donne nei luoghi di lavoro è l’obiettivo della Regione Calabria. Tramite le cosiddette ‘azioni positive’ metteremo in campo misure concrete volte alla rimozione degli ostacoli che di fatto impediscono la realizzazione di pari opportunità dirette a favorire l’occupazione femminile e garantire l’emancipazione della donna che passa, prima di tutto e necessariamente, dalla sua libertà economica».

L’eliminazione delle disparità nella formazione, nella riqualificazione e nelle progressioni di carriera, la promozione dell’inserimento delle donne nelle attività, nei settori professionali e nei livelli nei quali esse sono sottorappresentate. Sono queste alcune tra le ‘azioni positive’ previste dal Piano il quale si focalizza, tra l’altro, anche sulle modalità di certificazione della parità di genere nelle imprese, sulle misure di contrasto ai licenziamenti illegittimi, sui criteri e sulle modalità per favorire le imprese nei percorsi di parità di genere.

Tra le misure inserite nel Piano deliberato dalla Giunta, è previsto anche un percorso premiale per le imprese che, dovendo accedere a bandi pubblici, riconoscano strumenti di flessibilità e sostegni all’occupazione per le donne; inoltre azioni  volte all’incentivazione dell’imprenditoria femminile attraverso l’accesso a fondi del microcredito, nonché programmi di finanziamento della formazione per il reinserimento lavorativo; saranno altresì promossi interventi per soluzioni organizzative family friendly e di welfare aziendale, ovvero azioni di innovazione e sperimentazione sociale in tema di conciliazione vita-lavoro. (rcz)

PARITÀ DI GENERE, MOTORE DI SVILUPPO
SE SUSSISTONO LE MEDESIME OPPORTUNITÀ

di DALILA NESCI – La parità di genere è uno straordinario motore di crescita e uno dei capisaldi più rilevanti e urgenti dell’agenda di sviluppo e progresso dei Paesi. L’Italia risulta oggi al 14° posto in Europa per parità di genere, con un punteggio del Gender Equality inferiore alla media europea.

Per la prima volta il nostro Paese si è impegnato nella definizione di una Strategia Nazionale per promuovere le Pari Opportunità e la Parità di Genere, individuando cinque priorità strategiche: lavoro, reddito, competenza, tempo e potere.
A tal fine è stata istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le pari opportunità, la Cabina di regia interistituzionale, che ha funzione di raccordo tra i vari livelli istituzionali coinvolti, al fine di garantire il coordinamento fra le azioni a livello centrale e territoriale e di individuare e promuovere le buone pratiche condivise.
Stamani, in occasione della seduta di insediamento e in rappresentanza del Ministero per il Sud e la Coesione territoriale, ho sottolineato la necessità di colmare i divari territoriali sulla condizione femminile e dei minori, attraverso l’individuazione di target specifici per il Mezzogiorno.
Declinare la Strategia a livello territoriale costituisce una delle principali condizioni per l’effettivo perseguimento delle priorità strategiche. L’azione del Governo, infatti, sarà orientata a modulare l’entità delle misure proposte in funzione dei divari esistenti sul territorio, in modo da garantire il progresso nelle aree caratterizzate da maggiori ritardi.
È impegno costante del Governo sostenere le Amministrazioni Pubbliche e le imprese nel saper cogliere le opportunità offerte dal PNRR, che, da una parte, favoriscono l’accesso a nuovi posti di lavoro, dall’altra pongono la riduzione del divario occupazionale di genere come una delle maggiori sfide per il Mezzogiorno.
L’obiettivo è ambizioso e mira a rendere l’Italia un Paese dove persone con condizioni personali o sociali differenti abbiano le medesime opportunità di sviluppo e di crescita, di accesso al mondo dell’istruzione e del lavoro, senza disparità di trattamento economico o dignità, e possano realizzare il proprio potenziale con consapevolezza di una uguaglianza garantita e senza compromessi.
Nel Mezzogiorno bisogna identificare target specifici per attuare le politiche di parità di genere. È necessario garantire ad ogni persona le medesime opportunità di sviluppo e di crescita, personali e professionali, di accesso al mondo dell’istruzione e del lavoro, senza disparità di trattamento economico o dignità. La Strategia Nazionale per la parità di genere va valorizzata anche alla luce del PNRR. La Strategia è infatti in linea con il PNRR e ne rappresenta un importante riferimento, sia per le ricadute sistemiche, che in termini di verifica e monitoraggio attraverso i vari livelli amministrativi. Nel PNRR la promozione dell’empowerment femminile e il contrasto alla discriminazione di genere sono obiettivi trasversali di tutte le Missioni.
Le misure previste dalla Strategia Nazionale per la Parità di Genere saranno attuate dalle Amministrazioni centrali, dalle Regioni e dagli Enti locali, sulla base delle competenze e professionalità presenti nel contesto istituzionale. Per questo sarà importante facilitare l’assistenza e l’accesso al PNRR agli enti locali tramite l’utilizzo dell’assistenza tecnica della PA Centrale. (dn)

A Reggio un convegno su “Storie di donne: Riflessioni comuni per un futuro sempre più paritario”

Storie di donne: Riflessioni comuni per un futuro sempre più paritario è il titolo del convegno, svoltosi nei giorni scorsi, promosso dalla Città Metropolitana e dal consigliere delegato alle Pari opportunità, Filippo Quartuccio.

Hanno partecipato l’assessora alla Parità di genere del Comune di Reggio Calabria, Angela Martino, la presidente della Commissione Pari opportunità di Palazzo San Giorgio, Teresa Pensabene, la coordinatrice della Commissione PO del Fofi, Daniela Musolino, la responsabile nazionale PO dell’Ami, Anna Bellantoni, e l’esperta in materia di Parità, Maria Emanuela De Vito.

Nel corso dell’iniziativa si è registrato anche il contributo di Andrea Catizone, Direttrice del dipartimento Pari Opportunità di Ali, componente del comitato scientifico della Fondazione “Nilde Iotti” ed autrice del libro “Le sindache d’Italia”.

Per il Consigliere metropolitano Quartuccio, si è trattato di «un momento che si inserisce appieno fra le attività che la Città Metropolitana, ormai da diverso tempo, sta promuovendo rispetto alle Pari opportunità ed alla parità di genere».

«Le ospiti illustri – ha aggiunto – ci hanno aiutato a riflettere sul ruolo che la donna ha nella società, nel mondo del lavoro, della famiglia e nel contesto in cui si trova a vivere la propria quotidianità. Il nostro compito, dunque, è quello di continuare a riflettere su una materia delicata e complessa e, in questo caso, abbiamo deciso di farlo con chi si occupa di aiutare le donne in difficoltà, spesso vittime di violenze dentro e fuori le mura domestiche».

«L’intervento di Andrea Catizone, volto noto della tv ed autrice del libro sindache d’Italia – ha concluso il consigliere metropolitano delegato – è sicuramente servito ad approfondire questi temi sui quali il convegno si è concentrato per lanciare idee e proposte utili all’amministrazione pubblica ed alle realtà associative così da accorciare, sempre di più, le distanze che ancora esistono nelle Pari opportunità».

L’iniziativa di Palazzo “Crupi”, parte integrante delle celebrazioni organizzate in occasione della Giornata internazionale della donna, ha suscitato grande interesse anche nell’assessora reggina Angela Martino impegnata a riflettere «sul ruolo e sull’emancipazione delle donne in politica e negli apparati istituzionali».

«Grazie anche alla presenza della scrittrice Andrea Catizone – ha detto – che ha dedicato il suo ultimo scritto alle storie delle prime sindache d’Italia e alle tante altre donne che hanno avuto l’onore e l’onere di guidare importanti città del nostro Paese, crediamo che giornate come questa debbano essere fonte d’ispirazione per ogni ragazza che deve credere di poter dare un apporto importante alla crescita sociale e alla vita istituzionale e politica di Reggio Calabria e dell’Italia intera». (rrc)

 

TRA DISUGUAGLIANZE E PARI OPPORTUNITÀ
UN PARADOSSO DA SUPERARE IN CALABRIA

di ANNA COMI – La Calabria ha bisogno di un circolo virtuoso che metta insieme la parte sana della nostra comunità, che crei un ponte tra coloro che hanno voglia di mettersi a disposizione del proprio territorio e chi è stato chiamato a guidare la cosa pubblica calabrese.

Fin da subito dico che la Calabria, in questa delicata fase storica, ha bisogno di prestare la massima attenzione alla transizione ecologica, istituendo un gruppo di lavoro dedicato, ma soprattutto di dare vita ad un assessorato regionale per il superamento del gender gap.

Nella nostra terra, infatti, è ancora troppo marcata la diseguaglianza fra le donne e gli uomini all’interno del mercato del lavoro.

È paradossale, infatti, che le donne spesso più preparate, più titolate dei loro colleghi abbiano notevoli difficoltà a recuperare il gap occupazionale e salariale che le opprime.

Così come la diseguaglianza è, purtroppo, ancora assai marcata nel mondo della politica.

Creare una struttura dipartimentale, affidarla alle cure di una donna in grado di mescolare sapientemente conoscenze manageriali e impegno politico, potrebbe essere un punto di svolta per la nostra terra in un momento in cui l’Europa, che si è riscoperta solidale, ha messo a disposizione della Calabria una importante dote finanziaria.

Così come sarebbe auspicabile l’apertura di una nuova stagione concorsuale – come sostenuto dal nostro segretario generale Santo Biondo – per liberare sul territorio le nostre giovani risorse professionali e frenare la loro fuga lontano dalla Calabria.

La dote messa a disposizione dall’Europa non può essere sprecata, deve essere canalizzata verso progetti di sviluppo concreti e non dispersa in mille rivoli; una dote che deve aiutare le donne calabresi ad uscire dai bassi fondi delle classifiche sugli indici occupazionali; una dote che deve puntare sullo sviluppo di idee imprenditoriali che, mettendo al centro il patrimonio calabrese, punti ad offrire nuove occasioni occupazionali alle donne ed ai giovani della nostra regione.

Davanti a noi c’è la sfida del corretto utilizzo dei fondi del Pnrr e della riprogrammazione di quelli del Por.

Ecco, sono convinta che nella nostra Calabria sia importante, nel disegnare questi investimenti o nel ripensarli, prestare molta attenzione alle tematiche del mondo femminile.

Progetti come quello fortemente voluto dalle donne della Uil Calabria, in particolare modo dalla Uiltec, sull’uso della ginestra per l’industria tessile, dovrebbero trovare un posto in cima ai pensieri di chi gestisce la cosa pubblica regionale.

Anche in Calabria, poi, si deve porre la massima attenzione al tema della sicurezza sul posto di lavoro. Anche per questo i prossimi 11 e 12 novembre arriverà in Calabria – a Cosenza e Reggio Calabria – il truck del tour Uil 2021. Sarà quella l’occasione per ribadire a gran voce, con il sostegno del Segretario generale Pierpaolo Bombardieri, che l’Italia riparte se riparte il Mezzogiorno, che il Sud riparte se riparte la Calabria.

Nella convinzione che sia necessario affrontare le diseguaglianze del Paese, le diseguaglianze della Calabria, partendo dalle donne e dai giovani, per costruire una società più giusta ed equa.

Per le donne, per le quali non basta investire nei servizi degli asili nido ancora purtroppo carenti, occorre potenziare anche il tempo pieno nelle scuole primarie, i servizi pre e post scuola e potenziare strutture che aiutino le donne alla cura dei familiari non autosufficienti. Alle donne, infine, è giusto dare la possibilità di crescere economicamente e socialmente sostenendo le loro idee nel fare impresa. (ac)

[Anna Comi è responsabile Coordinamento Pari Opportunità e Politiche di Genere Uil Calabria]

Lucia Anita Nucera: Serve un dibattito a livello nazionale, regionale e locale su discriminazione sulle donne

Lucia Anita Nucera, presidente Commissione Pari Opportunità del Comune di Reggio Calabria, ha auspicato che, in merito alla discriminazione nei confronti delle donne, si apra «un dibattito a livello nazionale, regionale e locale, e che coinvolga più soggetti, al fine di evidenziare un problema che emerge solo quando ci sono episodi di discriminazione ma che poi, torna nell’oblio».

Nucera, infatti, si è detta d’accordo con la giornalista e scrittrice Rula Jebreal in merito alla presenza, sopratutto maschile, in molti contesti a discapito delle donne: «si chiamano manels ma, in realtà,  si tratta di discriminazione nei confronti delle donne che continuano ad essere considerate inferiori agli uomini».

«È una battaglia culturale – ha evidenziato Nucera – che dobbiamo portare avanti. Infatti, anche se in apparenza sembra che le donne siano considerate al pari degli uomini, purtroppo in molti ambienti, come in  politica, sono emarginate, escluse, delegate a ruoli minori e la proporzione di rappresentanza maschile rispetto alle donne è sempre a vantaggio dei primi. La parità di genere, purtroppo, resta ancora un baluardo, una frase di circostanza a cui non seguono però, azioni concrete».

«Non è pensabile – ha proseguito Lucia Anita Nucera – che in un Paese civile siano necessarie le quote rosa per tutelare i diritti delle donne che, altrimenti, sarebbero messe da parte ad appannaggio degli uomini, per qualcosa che dovrebbe essere automatico anziché  tutelato. Le disparità che emergono, spesso trovano una corsa ai ripari o vane giustificazioni del momento, ma la verità è che  siamo ancora culturalmente molto lontani dal raggiungere la parità di genere, che resta un monito solo di facciata senza avere un effettivo riscontro. Come se le donne debbano dimostrare sempre la loro competenza e capacità, quando per gli uomini vengono date per scontate».  (rrc)

Graziano (PD): Il cambiamento passa anche dal rilancio delle pari opportunità

Intervenire sulle disuguaglianze e rivoluzionare la Regione sul piano sociale, lavorativo ed economico. Su questi temi si è incentrato l’incontro del Partito Democratico della Calabria, che si è confrontato «con donne che rappresentano le donne».

Il commissario regionale del Partito Democratico, ha dichiarato che «il cambiamento passa, anche, dal rilancio delle Pari Opportunità su cui c’è molto da fare, come dimostra la battaglia in Calabria per la doppia preferenza».

«Ma questo tema – ha aggiunto – abbraccia anche il lavoro, la famiglia, la quotidianità e non ultima la sicurezza dal momento che la pandemia ha purtroppo accentuato le difficoltà e le sacche di disagio. Ma bisogna iniziare a parlare di questi temi, perché spesso manca la lettura più basilare degli eventi e la Calabria deve fare grosso scatto in avanti su questo. Anche in ottica europea e nel contesto del Recovery, e della strategia finalizzata al superamento dei divari tra questo territorio e il resto del Paese. Divario che è prima di tutto di genere e che deve farci trovare pronti perché si tratta di una sfida cruciale».

Interventi di spessore e carichi di contenuti quelli di Enrichetta Alimena, Lucia Nicoletti, Marina Caleffi, con la moderazione di Teresa Esposito, hanno consegnato a Nicola Irto riflessioni su quella che si presenta come un’occasione irripetibile per intervenire sulle diseguaglianze e rivoluzionare la Regione sul piano sociale, lavorativo ed economico che serviranno al futuro presidente per costruire un “piano per le donne”.
Un cambiamento prima di tutto culturale e un approccio sistemico che alimenti circoli virtuosi. Tutti i progetti devono avere l’obiettivo di realizzare la parità’ di genere. Una chance da cogliere per rilanciare la Regione e essere in taluni settori anche un esempio d piccoli ma significativi modelli percorribili su scala nazionale. Anche in tema di servizi territoriali, la riflessione ha posto l’attenzione su quanto sia importante farsi trovare pronti con progetti innovativi e credibili pensati all’interno di un nuovo sistema di protezione sociale.  Più fondi non bastano per una nuova progettualità, serve un impulso riformatore degno di questo nome.
Il tema della parità di genere deve entrare a pieno titolo nel dibattito politico e in Calabria questo aspetto diventa ancor più importante, perché «sulla nostra regione – ha evidenziato il candidato alla presidenza della Regione Calabria, Nicola Irto – si concentrano sempre aspettative e attese maggiori rispetto ad altri contesti, come dimostra anche la battaglia per la doppia preferenza portata a compimento qualche anno fa e su cui peraltro anche altre regioni erano in forte ritardo. Ma tantissime sono le cose che questa regione deve ancora fare».
«Su tutti – ha aggiunto – il grande tema delle riforme, ovvero di una stagione di ampio respiro che tracci la rotta di questa regione. A cominciare dalla sanità che il primo consiglio regionale della prossima legislatura dovrà affrontare, nel quadro di una strategia di riordino, prospettiva e indicazione chiara dell’idea di sanità del futuro che vogliamo avere. Ripartendo dall’assistenza territoriale, dal basso, dalla necessaria attività di filtro verso gli snodi ospedalieri e poi di integrazione sociosanitaria. Più generale poi, occorre aprire, anche sull’onda del Covid, una forte discussione sulla sanità pubblica e sul ruolo centrale dello Stato, ridisegnando ruoli e competenze. Il Covid ha assorbito gran parte delle energie, ha bloccato la prevenzione e la gestione degli altri problemi, rallentando le visite specialistiche e gli interventi. Uno scenario che esploderà nei prossimi anni».
«Le risorse del Recovery – ha ribadito Irto – devono essere utilizzate proprio in funzione post Covid, disegnando uno spazio adeguato per le politiche di genere che nel Sud e in Calabria in particolare, sono la vera scommessa e la base stessa del percorso di riscatto. Essere innovatori e riformatori significa avere coraggio delle scelte. Donne, giovani e sud sono i tre ambiti sui quali si gioca la nostra partita».
Cecilia D’Elia, portavoce della Conferenza nazionale delle democratiche, ha concluso i lavori con un’ampia disamina sul lavoro che è stato fatto ma soprattutto su quanto deve essere messo in campo, alla luce del Pnrr, per consentire un riscatto alle donne di Calabria e non solo.
«Grazie a Nicola Irto che si è messo a disposizione di tutti noi – ha affermato D’Elia – iniziando un percorso impegnativo, nel quale spero ci sarà presto modo di venire a sostenere con la nostra presenza».
«Vincere la battaglia in Calabria è importante per fare vincere il paese. C’è bisogno di futuro, si può fare e noi sosterremo Nicola sulla strada delle innovazioni» ha concluso la dirigente nazionale. (rrm)