Incontro tra Autorità di Sistema e Mediterranea per sviluppo ecosistenibile dei Porti di Gioia e Vibo

Creare percorsi di collaborazioni per un’ulteriore sviluppo ecosostenibile dei porti di Gioia Tauro e Vibo Valentia. È su questo che si è incentrato l’incontro tra il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, Andrea Agostinelli, e i prof. dell’Università Mediterranea, Felice ArenaVincenzo Barrile.

Accompagnati dall’ing. Carmelo Gioffrè e dal geometra Domenico Strangi della società Service Enterprises di Gioia Tauro, in particolare, il professore Arena, ordinario di Costruzioni Marittime, e il professore Barrile, responsabile del laboratorio di Geomatica del dipartimento Diceam, accompagnato dalla dott.ssa Emanuela Genovese, hanno proposto la sottoscrizione di un protocollo d’intesa mirato a sviluppare studi di ricerca e di previsione in merito alla crescita sostenibile dei traffici nel porto di Gioia Tauro. 

Nel contempo è stata prospettata un’analisi di studio sulla fattibilità ambientale del prolungamento del molo del porto di Vibo Marina e dell’ampliamento dell’imboccatura dello scalo portuale di Gioia Tauro.

A tale proposito, il presidente Andrea Agostinelli ha accolto la proposta dell’Università Mediterranea con la prospettiva di sviluppare i rapporti tra l’Autorità di Sistema portuale e il mondo della ricerca universitaria finalizzati ad una sempre maggiore crescita dei porti di propria competenza in un’ottica di sostenibilità ambientale. (rrc)

«IL PORTO DI GIOIA TAURO È L’HUB DELLA
COCAINA», MA LO STATO C’È E SI SENTE

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Le proiezioni della ‘ndrangheta sembrano manifestarsi sia nei piccoli porti calabresi (Amantea, Badolato, Cetraro, Corigliano Calabro, Isola di Capo Rizzuto, Tropea, Crotone), sia nell’importante hub di Gioia Tauro. È quanto emerso dal Rapporto Il Diario di Bordo. Storie, dati e meccanismi delle proiezioni criminali nei porti italiani di Libera.

E proprio Gioia Tauro, viene evidenziato nel Rapporto, oggi è uno dei porti strategici per l’importazione della cocaina in Europa. I numeri dei sequestri sono ingentissimi e danno l’idea dei guadagni enormi che fa la ndrangheta la quale, grazie a questi business sta comprando mezza Europa: ad Aprile del 2023 la Guardia di Finanza e le Dogane hanno comunicato che nei due anni precedenti erano stati sequestrati solo a Gioia Tauro, ben 38 tonnellate di cocaina, circa il 93,7% di quella sequestra in tutta Italia.

«Si comunicò che era stata alzata la percentuale dei sequestri da una media dell’8 – 10% al 20-22%. Ciò significa – viene spiegato – che se sono state sequestrate 38 tonnellate in due anni ne sono passate oltre 150 tonnellate, destinate in tutta Europa e non solo nel nostro paese. Basta fermarsi un attimo per calcolare il valore sulle piazze di spaccio di oltre 150 tonnellate di coca che una volta tagliate valgono ben 600 tonnellate per immaginare gli ingentissimi guadagni che stanno alla base del business. Miliardi e miliardi di euro, molti di più di una finanziaria dello Stato, che drogano il mercato legale con flussi di economia illegale, condizionando i sistemi delle relazioni economiche e sociali del nostro Paese e non solo».

«Questi dati – ha dichiarato Giuseppe Borrello, Referente regionale di Libera Calabria – confermano, anche, una sempre maggiore incisività dell’azione della magistratura e delle forze dell’ordine nel contrasto e nella prevenzione del malaffare nello scalo portuale di Gioia Tauro. Un’attività continua e costante la quale deve mirare a rendere ancora più sicuro, da qualsiasi tipo di infiltrazione mafiosa, un porto che, per le sue caratteristiche e posizione, continua ad essere strategico per lo sviluppo della Calabria e dell’intera area del Mediterraneo».

Ma l’ombra della ‘ndrangheta non si ferma solo nella regione: le attività illecite coinvolgono altri porti del Sud Italia (Napoli e Salerno), del Centro Italia (come Livorno) e del Nord-Est (Venezia e Trieste). Particolarmente significativo sembra il caso della Liguria dove proiezioni della ‘ndrangheta sembrano coinvolgere tutti i principali porti: Genova, La Spezia, Vado Ligure e Savona. Seppure le mafie giocano un ruolo rilevante non sono gli unici attori coinvolti, dato che, spesso è necessario il contributo di più soggetti, in molti casi appartenenti all’area dell’economia legale: lavoratori del porto, dipendenti pubblici, imprenditori e professionisti dell’economia marittima mentre per i traffici illegali, spesso è necessario il contributo di chi produce, chi imbarca, chi si occupa del trasferimento, chi recupera il carico, chi lo fa uscire dall’area portuale e chi si occupa della distribuzione.

Gli scali marittimi rappresentano per i gruppi criminali un’opportunità per incrementare i propri profitti e per rafforzare collusioni. I porti, infatti, possono essere considerati come un punto di arrivo, transito, scambio e intersezione, in cui persone e merci si muovono e vengono movimentate, generando ricchezza: da un lato i business creati dai traffici, dall’altro gli investimenti necessari per mantenere le infrastrutture operative, entrambi possibili campi di espansione degli interessi criminali. È stato evidenziato nel corso della presentazione del Rapporto, a cura di Francesca Rispoli, Marco Antonelli e Peppe Ruggiero, in cui sono stati elaborati i dati provenienti dalla rassegna stampa Assoporti, dalle relazioni della Commissione Parlamentare Antimafia, della DIA, della DNAA, dell’Agenzia delle Dogane e della Guardia di Finanzia. 

«Gli affari vanno in porto. Nel corso del 2022 all’interno dei porti italiani – commenta Libera – si sono registrati 140 casi di criminalità, circa un episodio ogni 3 giorni, che sono avvenuti in 29 porti, di cui 23 di rilievo nazionale, che corrispondono al 40%. Dei 140 casi, l’85,7% riguarda attività illegali di importazione di merce o prodotti, il 7,9% riguardano attività illegali di esportazione di merce o di prodotti, il 2,9%  riguarda sequestri di merce in transito, mentre il restante è relativo ad altri fenomeni illeciti non classificabili. Analizzando le attività portate avanti dagli attori criminali, possiamo notare che solo una minima parte riguardano la proiezione nell’economia legale del porto, mentre in 136 casi si tratta di attività illecite».

«In questo ultimo caso il dato – dice ancora l’Associazione – che spicca maggiormente riguarda il traffico di merce contraffatta, pari al 49,3% dei casi mappati, seguito dal traffico di stupefacenti con il 23,2% e il contrabbando con l’11,6%. In misura marginale seguono episodi relativi a illeciti valutari (5,8%), al traffico illecito di rifiuti (2,9%). Il maggior numero di casi di criminalità sono stati individuati nel Porto di Ancona(15 casi) segue il Porto di Genova con 14 casi e Napoli e Palermo con 11».

I porti sono Cosa nostra. Analizzando le relazioni della Direzione Nazionale Antimafia e della Direzione Investigativa Antimafia, pubblicate tra il 2006 e il 2022  più di un porto italiano su sette è stato oggetto degli interessi della criminalità organizzata Sono almeno 54 i porti italiani che sono stati oggetto di proiezioni criminali, con la partecipazione di almeno 66 clan, che hanno operato in attività di business illegali e legali. Tra di esse, spiccano le tradizionali mafie italiane: ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra. Compaiono, però, anche altre organizzazioni criminali di origine italiana: banda della Magliana, Sacra Corona Unita e gruppi criminali baresi. Si trovano, inoltre, le proiezioni di diversi gruppi di cui viene indicata esclusivamente la provenienza geografica (o perché dove svolgono le principali attività, o per l’origine territoriale dei membri) come asiatici, dell’Est Europa, del Nord Africa, o oppure precisando la nazione di provenienza, Albania, Cina, Messico e Nigeria.  Su 66 clan ben 41 sono gruppi di ‘ndrangheta che  operano in diversi mercati illeciti: traffico di rifiuti, traffico di armi, contrabbando sigarette e TLE, traffico di prodotti contraffatti, estorsioni e usura, e soprattutto traffico di stupefacenti.

«Il report – commentano Marco Antonelli e Francesca Rispoli di Libera  ha come obiettivo generale quello di realizzare una fotografia delle modalità e degli andamenti con cui i fenomeni criminali si manifestano in ambito portuale, con una particolare attenzione al caso italiano e al ruolo delle organizzazioni mafiose. La prospettiva di analisi utilizzata prova a mettere in luce le dinamiche di interazione tra fenomeni illegali e attori dell’economia legale, per mettere in evidenza non solo l’azione dei gruppi criminali, ma soprattutto le condizioni di contesto che permettono ai gruppi di operare».

«In Italia, alcune istituzioni se ne sono occupate, ma, nonostante la centralità del sistema portuale per l’economia del Paese e la rilevanza della criminalità organizzata italiana nello scacchiere internazionale – hanno evidenziato – manca un’analisi più ampia del fenomeno. Nel dibattito pubblico, infatti, le riflessioni sul tema emergono solitamente in concomitanza con i grandi arresti condotti dalle forze dell’ordine o in occasione dei maxi-sequestri di stupefacenti o altri materiali illegali. La narrazione, però, risulta essere spesso allarmista, mentre sembra essere necessaria un’analisi puntuale che metta in mostra non solo l’azione dei gruppi criminali, ma anche le criticità degli stessi porti».

«In conclusione – hanno detto gli esponenti di Libera – gli scali sembrano essere uno snodo strategico e di fondamentale importanza per i gruppi criminali, che possono sfruttare l’infrastruttura e i collegamenti per svariati scopi. Un tema su cui, però, il dibattito politico sembra ancora troppo timido. In questo senso, il rafforzamento del coordinamento tra autorità giudiziaria, forze dell’ordine, autorità pubbliche presenti nel porto e imprese private che lì operano sembra essere una delle principali esigenze su cui intervenire, non solo in ottica repressiva, ma, soprattutto, preventiva. Una maggiore consapevolezza da parte degli attori che operano in ambito portuale – pubblici e privati – dei rischi criminali e corruttivi che caratterizzano la vita degli scali, sembra essere la precondizione per la promozione di contesti meno predisposti a scambi illeciti, nonché per la predisposizione di politiche di sviluppo coerenti con queste finalità».

La centralità nelle rotte commerciali, così come la permeabilità del tessuto socioeconomico, hanno reso alcuni scali più attrattivi di altri. Inoltre, negli ultimi anni possiamo riscontrare come alcuni porti – ad esempio Vado Ligure – abbiano trovato sempre maggiore spazio. Questo può far ipotizzare un processo di diversificazione ed espansione delle attività della criminalità organizzata anche in differenti scali. Una tendenza che può avvenire per diversi motivi, sicuramente legati al funzionamento stesso del porto: la dimensione economica, il contesto politico e istituzionale, le opportunità criminali create dagli attori operanti all’interno dell’area. Non è solo l’elemento geografico a fare la differenza, ma il contesto portuale.

Non solo Italia. La DCSA nella relazione del 2023 ha riservato un approfondimento sull’analisi dei traffici internazionali di cocaina via mare. Secondo quanto ricostruito, «nel 2020, in particolare, sono stati realizzati 520 sequestri di cocaina, segnalati da 12 Stati Membri dell’UE (Belgio, Bulgaria, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna) e da 3 Paesi al di fuori dell’UE (Russia, Ucraina, Regno Unito)».

La relazione prosegue sostenendo che: «L’entità della cocaina sequestrata ammonta a 282 tonnellate, rinvenuta in 75 porti diversi, distribuiti come segue: 301 sequestri (171 tonnellate) in 35 porti dell’UE; 11 sequestri (2 tonnellate) in 6 porti in Paesi extra UE; 206 sequestri (108 tonnellate) in 32 porti dell’America Latina;1 sequestro (0,5 tonnellate) in un porto dell’Africa;1 sequestro (0,5 tonnellate) in un porto del Nord America. In sostanza, nel 2020, 108 tonnellate di cocaina, dirette in Europa, sono state sequestrate in porti di partenza situati in America Latina e circa 171 tonnellate (circa l’80% della cocaina intercettata in Europa, pari a 213 tonnellate) sono state sequestrate nei principali porti container dell’Unione Europea». (ams)

Picierno (PD): Al lavoro per una risoluzione su attuazione di ETS e porto di Gioia Tauro

La vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, ha reso noto che si è al lavoro per una risoluzione per l’attuazione del sistema Ets e per il Porto di Gioia Tauro.

«Ringrazio Assarmatori per l’incontro organizzato dal Segretario Generale Alberto Rossi con gli europarlamentari italiani – ha spiegato – che ci ha consentito di valutare misure concrete riguardo l’impatto del sistema ETS sui porti di trasbordo europei e italiani, in particolare su quello di Gioia Tauro. Si tratta di una questione fondamentale per la competitività del nostro Paese e per numerosi lavoratori, che ha quindi visto una forte attenzione da parte delle delegazioni italiane presso il Parlamento europeo. Obiettivo condiviso è quello di garantire la piena attuazione del sistema ETS e, al contempo salvaguardare, il comparto marittimo-portuale italiano».

«Siamo davanti a una sfida che richiede sforzi congiunti – ha sottolineato – ed è per questo che ho proposto di lavorare, insieme, ad una risoluzione da presentare in sede parlamentare europea per promuovere un messaggio politico chiaro e concorde. Il rischio di una delocalizzazione è concreto, nonostante le misure correttive previste dalla commissione -l’atto di esecuzione, la regola delle 300 miglia- rappresentino un buon punto di partenza, esse non risolvono interamente il problema e richiedono quindi misure aggiuntive». (rrm)

A Gioia Tauro riunione per promuovere istituzione dell’Agenzia per il lavoro portuale

Si è svolta, nei locali dell’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, una riunione informarita per promuovere la costituzione dell’Agenzia per il lavoro portuale di Gioia Tauro srl. 

All’incontro erano presenti il presidente dell’Autorità Portuale, Andrea Agostinelli,  i rappresentanti dei due terminalisti, (MCT e AUTOMAR), i titolari delle imprese portuali ex art. 16 L. 84/94 e i rappresentanti delle Sigle sindacali.

Obiettivo della riunione quello di fornire esaustivi chiarimenti intorno all’opportunità di trasformare la Port Agency in un’impresa portuale disciplinata ai sensi dell’art.17 comma 5 della legge 84/94.

A Gioia Tauro l’istituenda società trova, infatti, fondamento per dare seguito alla Gioia Tauro Port Agency, l’agenzia portuale istituita nel 2017, in seguito all’Accordo di programma sottoscritto il 27 luglio 2016 tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dei Trasporti, il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, la Regione, Invitalia e l’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio, per la somministrazione del lavoro e per la riqualificazione professionale di quei lavoratori in esubero delle imprese portuali autorizzate alla movimentazione container.

 In seguito ad una serie di proroghe intercorse negli anni, che ne hanno determinato la sua durata a settantadue mesi e in considerazione, quindi, della scadenza del suo termine di vigenza, previsto a fine gennaio 2024. l’ente guidato dal presidente Andrea Agostinelli, dopo avere ricevuto la relativa autorizzazione del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, ha dato avvio formale alla procedura istitutiva. 

Nello specifico, si tratta di una società a responsabilità limitata che avrà per oggetto la fornitura di lavoro temporaneo alle imprese portuali (art.16 e 18 della Legge 84/94) attraverso il suo organico che, al momento della sua costituzione, dovrebbe comporsi di 77 unità. 

Con una base di capitale sociale di diecimila euro, suddiviso in quote tra le parti, e spese di funzionamento annuali previste che ammontano a 114.600 euro, nella prima fase di sperimentazione della durata di 12 mesi dall’avvio, l’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio parteciperà sottoscrivendo il 49 percento del capitale sociale, mentre la restante parte del 51 percento dovrà essere sottoscritta, in parti uguali, dalle imprese autorizzate (artt. 16 e 18 L. 84/94). 

A conclusione del periodo di sperimentazione, in base a quanto disposto dalla normativa vigente in materia, l’Autorità di Sistema portuale dovrà dismettere progressivamente le proprie azioni, che dovranno essere sottoscritte dalla parte privata, considerata appunto la natura esclusivamente privatistica della Società.
Nella fase successiva alla sperimentazione, l’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio manterrà comunque la funzione di garanzia, attraverso una propria presenza all’interno dell’organo di gestione ed amministrazione. 


Tra i compiti svolti dall’Agenzia saranno regolamentati quello di selezionare e assumere lavoratori portuali temporanei, con contratto a tempo indeterminato, nei limiti della dotazione organica definita dall’Autorità di Sistema portuale e autorizzata dal Ministero vigilante. L’Agenzia avrà altresì la funzione di monitorare le necessità di formazione del personale alle proprie dipendenze e di predisporre i relativi programmi e piani di formazione e, non ultimo, di avviare il lavoratore temporaneo alle tariffe approvate dalla stessa Autorità di Sistema portuale.

A conclusione della riunione è stata registrata un’apertura favorevole dei presenti alla procedura istitutiva dell’Agenzia per il lavoro portuale di Gioia Tauro srl. (rrc)

Al Porto di Gioia Tauro esercitazione antinquinamento e antincendio

Nei giorni scorsi al Porto di Gioia Tauro si è svolta una esercitazione complessa antinquinamento, antincendio e di security marittima e portuale.

Alla esercitazione hanno preso parte numerosi soggetti  pubblici e privati tra cui il Comando di bordo della M/N MSC Marylena di bandiera portoghese, l’Autorità di sistema portuale dei mari Tirreno meridionale e Ionio, i Vigili del Fuoco, la Polizia di Stato, la Guardia di Finanza, la Corporazione dei piloti – stretto di Messina, la concessionaria del servizio di rimorchio Con. Tug, il Gruppo ormeggiatori e battellieri del porto di Gioia Tauro, il servizio chimico del porto, i Terminal MCT, Automar e Marnavi, Personale del 118. Tre i mezzi navali impiegati: la motovedetta GC CP 827,una unità navale M04 dei Vigili del Fuoco e il rimorchiatore portuale “Gioia Star”.

L’esercitazione ha avuto inizio simulando una segnalazione pervenuta alla sala operativa della Capitaneria di porto di Gioia Tauro da parte del Comandante della M/N MSC Marylena riguardante il danneggiamento accidentale di un container posizionato sul ponte principale dal quale fuoriusciva del liquido inquinante e infiammabile che aveva originato un inquinamento marino e un principio di incendio.

Le operazioni antinquinamento ed antincendio si sono svolte nello specchio acqueo del porto, nonché a bordo della nave. Nella parte finale della esercitazione è stata altresì condotta una ricerca di un clandestino in ambito portuale.

Lo scenario della complessa esercitazione ha consentito di testare le diverse componenti operative presenti in ambito portuale, di verificarne le relative procedure operative, i tempi di risposta all’emergenza, le comunicazione tra i diversi soggetti coinvolti, nonché le misure previste dai vigenti piani di sicurezza degli impianti portuali e del porto.

L’attività addestrativa ha confermato, in ultima analisi, l’efficacia e la alta valenza tecnica dei diversi dispositivi operativi portuali intervenuti e ha consolidato ulteriormente la sinergia tra gli Enti/Società/operatori del porto. (rrc)

Agostinelli (Autorità di Sistema Portuale): A Occhiuto e Salvini chiedo di aprire discussione sul Porto di Gioia Tauro

«Al Governatore della Regione Calabria, Roberto Occhiuto e al ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, chiedo di aprire una discussione complessiva sul porto di Gioia Tauro, un focus sulle questioni più impellenti, oltre all’Ets». È l’appello lanciato dal presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio, Andrea Agostinelli, nel corso della cerimonia di inaugurazione della Celestino Maresca al Porto di Gioia.

«Mi riferisco all’elettrificazione delle banchine e alla soluzione di un contenzioso con un Consorzio regionale – ha spiegato – che impedisce il pieno sviluppo delle attività dei terminalisti, attraverso tavoli ministeriali con la Regione Calabria che auspico possano essere avviati da domani. Si è fatto per Genova, Ministro Salvini,  indubbiamente il “porto storico” della nostra economia marittima, ma io sostengo che si possa e si debba fare anche per Gioia Tauro, il gioiello del Sud, l’unico porto nazionale che consente la partecipazione dell’Italia alla architettura planetaria di  interscambio dei containers, e le navi che vedete ne sono la prova inconfutabile, mentre il porto con la sua ferrovia portuale si affaccia con ambizione anche al mercato “gateway”, con l’altro terminal che movimenta più di 300.000 autoveicoli l’anno».

«La giornata odierna avrebbe dovuto rappresentare l’apoteosi del nostro rilancio – ha proseguito –, eppure la Direttiva europea Ets, disastrosa nelle sue conseguenze, rischia seriamente di tagliarci le gambe. Avevamo denunciato questo pericolo sin dal maggio 2022 alle Associazioni di categoria competenti, e domani invieremo un secondo documento aggiornato alla Regione e alle istituzioni governative italiane ed europee. Desidero soltanto sottolineare, ancora una volta, l’assoluta necessità che, ancor prima di una revisione integrale della normativa, ai 6 porti europei che hanno, come il nostro, caratteristiche di hub di trasbordo fosse riconosciuta almeno la par condicio rispetto a Tangermed e a quei porti trans mediterranei che continueranno ad operare indisturbati e oserei dire favoriti, come se l’inquinamento atmosferico valesse meno, o non valesse affatto, a determinate latitudini».

«Questa direttiva non ci piace – ha ribadito – ma ho fiducia che con l’azione di una politica finalmente trasversale, e con il dialogo con le istituzioni europee che anche noi abbiamo modestamente avviato, Gioia Tauro possa ancora farcela, e devo veramente elogiare il Presidente della Regione per il pressing costante effettuato presso i Ministri competenti, così come abbiamo apprezzato la lettera che il Ministro Salvini, di concerto con il Ministro dell’Ambiente e con altri 6 Ministri dei trasporti della Ue ha sottoscritto ai Commissari europei per la richiesta quanto meno di una moratoria sulla applicazione della Direttiva. Mi rivolgo ai nostri lavoratori portuali, del cui impegno non ringrazierò mai abbastanza: non abbiate paura di rimanere soli in questo difficile frangente. Eravamo in tanti il 17 ottobre scorso a difendere il porto di Gioia Tauro e soprattutto il vostro posto di lavoro, c’era tutta la Regione Calabria, Governatore in testa, sindaci, Istituzioni, Confindustria e sindacati».

Infine, ma non per ultimo, il presidente Andrea Agostinelli si è rivolto al comandante Gianluigi Aponte: «E infine mi rivolgo all’armatore MSC, a Lei Comandante Aponte, il suo ritorno qui a Gioia Tauro è tanto gradito quanto significativo, e mi perdoni la consueta franchezza, anzi, proprio perché conosco la sua propensione per le sfide difficili ed i sogni visionari. Lungi da me ogni forma di preghiera, ma anche lo Stato  ha investito negli ultimi 15 anni in questo porto circa 170 milioni di euro per imponenti interventi infrastrutturali che hanno reso il vostro terminal perfettamente performante e produttivo, e altri 15 noi stiamo impegnando in queste ore per l’asfaltatura dei piazzali e per la costruzione, unica in Italia, di un edificio ad uso esclusivo di tutti i portuali; Noi siamo l’unica Autorità Portuale, ripeto, unica in Italia, che rimborsa annualmente agli armatori una quota parte delle tasse di ancoraggio introitate, per ringraziarli di aver scelto  banchine italiane rispetto a quelle marocchine, egiziane, turche, forse più appetibili per il costo del lavoro, e da domani sicuramente più appetibili per il costo del trasporto, e continueremo a ringraziarli anche nei prossimi anni, e magari a ringraziarli di più».

«Noi siamo l’unica o fra le pochissime Autorità di Sistema che non ha tartassato nessuno, tramite l’applicazione ai canoni di concessione dei terminalisti di balzelli e misure aggiuntive, magari per ripianare deficit di bilancio, perché i nostri bilanci sono floridi. Noi non abbiamo avuto paura, quando nel febbraio 2019 prendemmo una decisione molto difficile, anzi, vi abbiamo entusiasticamente aperto le porte di questo terminal meraviglioso, ed è stata la fortuna di questo porto».

Agostinelli, poi, tornando all’evento, ha ribadito come sia «la più importante cerimonia “marinaresca” mai svoltasi nel porto di Gioia Tauro. Fatemi peccare di superbia: ho letto del rilievo accordato alla identica cerimonia avvenuta in altri porti, ma a noi non fa molto effetto vedere navi gigantesche come la Celestino Maresca ormeggiate alle nostre banchine, siamo abituati bene, grazie alle scelte armatoriali, anche due in linea di fila, anche impegnate nel sorpasso nel nostro canale portuale, grazie a CP e servizi nautici, e soprattutto, senza offesa per nessuno, anche a pieno carico con 24.000 contenitori a bordo».

«o ritengo che l’Autorità Portuale abbia giocato fino in fondo le sue carte – ha concluso – ora, di fronte a questa Direttiva insensata, la parola passa alla politica e alla volontà degli armatori, ma, come è successo negli anni bui della pandemia, il porto di Gioia Tauro, lo abbiamo ripetuto molte volte in questi giorni incerti, anche stavolta non si fermerà». (rrc)

Al Porto di Gioia Tauro inaugurata la banchina rimorchiatori

Al Porto di Gioia Tauro è stata inaugurata, dopo 30 anni, la banchina al servizio dei rimorchiatori.

Considerata la posizione della banchina dedicata, posta al centro del canale portuale, ai quattro rimorchiatori in servizio a Gioia Tauro sarà garantita una maggiore celerità delle operazioni in sicurezza e, certamente, un più agevole coordinamento delle operazioni. 

A dare inizio alla cerimonia di inaugurazione, organizzata dalla società Con.Tug, concessionaria nello scalo portuale di Gioia Tauro della banchina destinata al servizio di rimorchio, la benedizione impartita dal delegato del Vescovo di Oppido – Mamertina – Palmi, don Giuseppe Varrà

Si è quindi passati al taglio del nastro per mano del comandante Raffaele Porzio, chief executive officer MSC, e del responsabile di Con.Tug a Gioia Tauro, Pio Pugliese

Quest’ultimo, nell’aprire la cerimonia, ha voluto ringraziare l’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio che ha concesso la possibilità di creare un ormeggio dedicato ai rimorchiatori nello scalo portuale di Gioia Tauro e, quindi, all’Autorità Marittima che assicura 24 ore su 24 la sicurezza della navigazione in porto. 

Soddisfazione è stata manifestata del presidente Andrea Agostinelli che ha parlato di momento storico per il porto di Gioia Tauro che potenzia ulteriormente la sua infrastrutturazione: «La banchina di rimorchio – ha dichiarato – è un asset strategico per il porto di Gioia Tauro. Mancava da 25 anni e abbiamo trovato la sistemazione logistica ideale al centro del canale portuale». 

«I motivi di sicurezza che ci hanno spinto ad individuare questa scelta – ha aggiunto – saranno pienamente soddisfatti e così tutta la flotta dei rimorchiatori, aumentata recentemente per far fronte alle sempre maggiori dimensioni delle navi che scalano il nostro porto». 

«Sono molto soddisfatto e ringrazio la società concessionaria. Del resto, la presenza del comandante Raffaele Porzio da Ginevra, chief executive officer MSC – ha concluso – conferma il grande impegno della società terminalista nel porto di Gioia Tauro». (rrc) 

 

Direttiva Ets, prosegue lavoro delle istituzioni Ue per tutelare porto di Gioia Tauro

«L’incontro di oggi è da considerarsi assolutamente positivo e funzionale alla tutela della competitività e del futuro del Porto di Gioia Tauro». È quanto ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, a margine dell’incontro svoltosi a Bruxelles con il Vicepresidente Esecutivo per il Green Deal dell’Ue Maroš Šefčovič e il presidente dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, Andrea Agostinelli, che ha messo al centro il caso del porto calabrese.

L’obiettivo è uno: proteggere i posti di lavoro e garantire i livelli di competitività del sistema portuale, affinché altri snodi, come Port Said (Egitto) e Tangeri (Marocco), non vadano a penalizzare i porti europei, in primis Gioia Tauro.

«La proposta della Commissione per l’atto di esecuzione – ha proseguito Picierno – che dovrà essere adottato entro il 31 dicembre, è già un buon passo avanti poiché prevede l’introduzione di norme anti evasione rispetto ai porti nord africani, e dunque a protezione di quelli europei. Persiste, tuttavia, la criticità legata ai traffici extra Ue che transitano per porti europei. Siamo al lavoro con la Commissione europea per definire risposte comuni, fornire dati aggiuntivi e abbiamo incontrato ampia disponibilità da parte del Vice Presidente Esecutivo Šefčovič».

«Per noi la proposta della Commissione rappresenta un primo passo soddisfacente per la soluzione della problematica – ha detto Agostinelli – che dovrà poi essere affrontata nel corso di successivi incontri con le Istituzioni europee e le associazioni di categoria. Abbiano presentato, anche, un documento, elaborato nel corso della riunione che si è svolta a Barcellona lo scorso 10 novembre con i porti spagnoli, che potrebbe rappresentare una futura soluzione nell’interesse di tutti i porti europei di transhipment».

«Da canto nostro ci siamo, altresì, impegnati – ha concluso – a fornire alla vicepresidente del Parlamento, Pina Picierno, e al vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Maroš Šefcovic, la documentazione relativa alla movimentazione dei traffici da oggi a tutto il 2024». (rrm)

Antonio Parenti (Commissione Ue): In corso discussione per soluzione per porto di Gioia Tauro

«la Commissione è conscia delle specificità della situazione calabrese e la discussione su questa come altre simili situazioni in Europa è in corso e vedrà una soluzione con l’adozione dell’atto esecutivo indicato nel testo dell’intervista», ha dichiarato Antonio Parenti, capo della rappresentanza della Commissione Ue, rettificando su X (ex Twitter) quanto riportato dalla Gazzetta del Sud.

Sempre sul social, il rappresentante ha sottolineato: «è importante precisare che l’articolo non corrisponde al contenuto delle risposte fornite dal portavoce della Commissione europea» e che «le risposte dal portavoce si riferivano all’applicazione del sistema ETS all’industria dei trasporti marittimi in generale e non alla situazione specifica di Gioia Tauro».

Un plauso, per il chiarimento, è arrivato dalla vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, sottolineando – sempre su X – come «tutte le istituzioni europee sono al lavoro per mettere al sicuro il presente e il futuro del porto di Gioia Tauro». (rrm)

L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: Alle parole di Picierno devono seguire fatti concreti

di GIACOMO SACCOMANNO – La vicenda dei porti italiani, che potrebbero essere messi in forte difficoltà nel caso in cui non dovesse essere revocata o modificata la direttiva ETS, sembra abbia trovato una possibile soluzione. Dopo le dichiarazioni totalmente negative del portavoce della Commissione Europea, secondo cui non ci sarà nessuna deroga per Gioia Tauro, la presa di posizione della Lega Calabria ecco le dichiarazioni della vice presidente del Parlamento Europeo, Pina Picerno (PD), secondo cui “la misura è specificatamente progettata per combattere l’evasione e proteggere i porti di trasbordo europei”.

Questa sarebbe la cosiddetta “regola delle 300 miglia” che prevede, infatti, la redazione di una lista di scali di trasbordo di Paesi extra-Ue che saranno soggetti a Ets, parificandoli ai porti europei, con inclusione anche di East Port Said in Egitto e Tanger Med in Marocco. Non sembra, però, che, tale ventilata ed incredibile soluzione, possa essere facilmente applicabile e, in qualche modo, soddisfare le esigenze vitali del porto di Gioia Tauro.

Tutti ci auguriamo che si possa trovare una soluzione sostenibile per superare una direttiva folle, voluta e sostenuta dalla sinistra europea ed italiana, ma ci chiediamo come possa l’Ue imporre a degli Stati non aderenti alla stessa di applicare una normativa emessa dalla medesima? Non sembra che ci sia una norma, un protocollo, un’intesa che consenta un procedimento del genere. Quindi, ancora una volta un annuncio che non sembra possa applicarsi e possa ripristinare un percorso virtuoso e produttivo per i porti italiani e, in particolare, quello di Gioia Tauro.

Forse sarebbe meglio eliminare annunci e polemiche ed attivarci tutti per trovare una soluzione possibile, sostenibile ed applicabile. L’esistenza del porto di Gioia Tauro è vitale per l’economia italiana e per gli oltre 4.000 lavoratori, che potrebbero perdere il posto di lavoro, con un disastro per il territorio e le comunità locali. Tutto il resto è soltanto un chiacchiericcio senza sostanza. (gs)

[Giacomo Saccomanno è commissario regionale della Lega]