Porto di Gioia Tauro, la Lega calabrese sfida il Pd: «Solleciti Gentiloni»

«E’ emblematico che nelle stesse ore in cui a Roma il vicepremier Matteo Salvini zittiva per sempre la propaganda contro il Ponte sullo Stretto, al porto di Gioia Tauro il nostro europarlamentare Valentino Grant dava una lezione di coerenza a quei partiti che con una mano hanno votato a favore di scelte scellerate contro lo sviluppo della Calabria e con l’altra erano là, nella stessa piazza, per stracciarsi le vesti illudendosi di prendere in giro il popolo».

E’ quanto dichiara Roy Biasi, responsabile regionale Enti Locali della Lega, all’indomani della manifestazione di protesta contro la norma con cui Bruxelles tassa i vettori navali per le emissioni nocive prodotte.

«Si è trattato – prosegue il dirigente della Lega che è anche sindaco di Taurianova – di una grande mobilitazione che, al fianco delle istituzioni che l’hanno organizzata e delle forze sociali che l’hanno sostenuta, ci ha visto partecipare a testa alta e senza doppiezze assieme al nostro rappresentante a Strasburgo, inneggiando sì alla necessaria unità che ora occorre trovare per cancellare le scelte ideologiche che penalizzano il primo porto italiano per traffico di container, senza però tacere sull’ecofollia di cui ancora una volta le sinistre hanno dato prova».

Biasi ricorda inoltre che «il gruppo parlamentare Identità e Democrazia, a cui aderisce la Lega, non ha votato la direttiva che dal gennaio prossimo obbligherà le compagnie di navigazione ad aderire al sistema di tassazione per compensare gli effetti nocivi della produzione di Co2, coerentemente con la visione pragmatica che sul tema della transizione ecologica il segretario Matteo Salvini sta impostando pure nel suo ruolo di governo, ma ciò evidentemente non è bastato visto che ieri in piazza non hanno rinunciato a sfilare anche i rappresentanti regionali della sinistra a cui, a questo punto, ha fatto bene il governatore Roberto Occhiuto a ricordare che, dopo la svolta ottenuta dal governo Meloni nella riunione dei ministri europei dell’Ambiente, la speranza di ottenere una moratoria che salvi il porto di Gioia Tauro dalla crisi passa dalle scelte che farà il commissario Paolo Gentiloni, espressione della maggioranza che ha voluto questa tassazione nemica dell’economia europea».

Per Biasi «coerenza vorrebbe che il Pd, adesso, in nome della unità vera che la Calabria ha manifestato sul tema, si rivolgesse direttamente a lui essendo responsabile degli Affari economici dell’Ue, ribadendogli il ruolo straordinario che nello shipping europeo ha il porto calabrese e la crisi mortale che rischia nel caso in cui la tassazione rimanesse nell’attuale configurazione che favorisce i porti di scalo concorrenti sulla costa africana del Mediterraneo». (rrc)

Porto di Gioia Tauro, si schiera anche Cannizzaro: «Non si può chiudere questa fonte di ricchezza»

«La Calabria intera si è compattata attorno alla stessa causa: evitare che il Porto di Gioia Tauro subisca un duro colpo. Perché sarebbe un danno enorme per l’economia e la logistica non solo della provincia di Reggio o della Calabria, ma di tutto il Sud e, a mio avviso, dell’intero Paese in chiave Europea. Ed è stato bello vedere tutti dalla stessa parte: lavoratori, sindacati, politica, istituzioni, compatti, nonostante la diversità di colori e vedute, per difendere qualcosa di importante per la comunità calabrese».

Parole del Deputato reggino Francesco Cannizzaro, vicecapogruppo di Forza Italia alla Camera, presente alla manifestazione al Porto di Gioia Tauro.

«Il peso specifico di questa infrastruttura è chiaro ed evidente, ma assume un ulteriore valore se la si pensa proiettata in un prossimo futuro dove ci sarà il Ponte sullo Stretto e tutte le altre opere ad esso connesse. Lo abbiamo detto anche in tempi non sospetti, nella relazione sul Ponte presentata dal Gruppo di Forza Italia alla Camera e di cui mi pregio di essere stato relatore. Detto questo, adesso la battaglia è con l’Europa, non dobbiamo convincere il nostro Governo, che è perfettamente consapevole del valore attuale e del potenziale futuro di Gioia Tauro. Assieme al Presidente Roberto Occhiuto siamo costantemente in contatto con i nostri Ministri, in particolare con il Ministro all’Ambiente Pichetto Fratin, affinché intercedano per sensibilizzare l’Europa ad una deroga sulla direttiva che determinerebbe le enormi difficoltà per il nostro Porto (e non solo per esso ovviamente). Insieme con i sindaci, i consiglieri regionali, gli assessori, in qualità di istituzioni, come rappresentanti dello Stato e del nostro territorio, combatteremo in tutte le sedi opportune affinché si trovi una soluzione che tuteli Gioia e tutti quei porti meritevoli di un’attenzione particolare. Questo Porto deve diventare il fiore all’occhiello di una Calabria più industrializzata, più al centro del Mediterraneo, più proiettata al dialogo con il grande commercio europeo. Perché tutto questo non può che portare ricchezza e lavoro». (rrc)

IL PORTO DI GIOIA È VIVO E NON SI FERMA
A DIFENDERLO C’È TUTTA LA CALABRIA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – La Calabria è dalla parte di Gioia Tauro. E lo ha dimostrato al flash mob di ieri adi fronte al Gate dello scalo portuale, proprio per difendere quell’infrastruttura che rischia di chiudere a causa della direttiva Ets della Commissione Europea, che impone la tassazione sull’emissione di Co2.

L’appello è uno: Rivedere quella direttiva che rischia di danneggiare non solo il Porto di Gioia Tauro, con un forte ridimensionamento e una grave ricaduta in termini economici ed occupazionali, ma anche tutto il Paese, come già denunciava il presidente di Unioncamere Calabria, Antonino Tramontana.

Un appello che, a quanto riporta l’europarlamentare Denis Nesci, è stato ascoltato. «Su richiesta del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, c’è stato l’impegno del Consiglio europeo Ambiente di una discussione sulla revisione della direttiva europea che impone la tassazione sull’Emissione di Co2

«Un’apertura che permette di seguire gli sviluppi istituzionali con maggiore fiducia – ha detto Nesci – e con la rinnovata consapevolezza di una costante attenzione del Governo Meloni e dell’autorevole impegno del Ministro Pichetto Fratin in merito a una questione cruciale per il futuro delle infrastrutture portuali del Mediterraneo, come quella di Gioia Tauro».

Ma la fiducia non basta, servono fatti. E un fatto è certo: per adesso Il Porto di Gioia Tauro non si ferma. Anzi, «si è stretta intorno al proprio porto ed ai suoi lavoratori, confidando che una azione politica trasversale ed unita possa riflettersi, a livello di Unione europea, in un sollecito “riesame” della Direttiva Ets», come ha spiegato il presidente dell‘Autorità Portuale, Andrea Agostinelli.

Al flash mob indetto dall’Autorità  di Sistema Portuale dei Mari Tirreno e Ionio hanno aderito numerosi esponenti delle istituzioni regionali, parlamentari ed europarlamentari calabresi, oltre 50 sindaci, tutte le sigle sindacali, le imprese portuali, tra le quali l’azienda Tonno Callipo, con 52 dipendenti accompagnate dal presidente Pippo CallipoTra le associazioni di categoria, ha partecipato Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, e quindi l’intera comunità portuale.

Tutti insieme, in una coloratissima manifestazione di fronte al gate portuale, hanno fatto cerchio intorno al porto di Gioia Tauro che offre lavoro a circa 4 mila addetti tra diretto ed indotto, produce quasi il 50% del Pil privato calabrese e rappresenta la più grande piattaforma logistica dell’Italia e dell’Europa meridionale, uno dei più grandi hub portuali del Mediterraneo. 

«La Direttiva 2023/959 “Emission Trading Scheme”, cui deve essere riconosciuto il merito di perseguire interessi nobili quali la tutela dell’ambiente, tuttavia preoccupa, e non poco, l’assetto della logistica europea con il rischio di un effetto distorsivo nel settore strategico dei trasporti marittimi – ha spiegato Agostinelli –. Le stesse Istituzioni europee sono consapevoli del rischio di delocalizzazione degli hub di transhipment europei, tanto da aver previsto una norma specifica antievasione che, sebbene comprovi la fondatezza del rischio, non risolve assolutamente il problema, poiché mantiene un favor ai porti nord-africani in tema di rimborso delle emissioni prodotte».

«Dobbiamo combattere», ha detto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, presente alla manifestazione, affinché «la direttiva a venga applicata con un’eccezione per Gioia Tauro e Malta. Dobbiamo fare in modo che, nei prossimi anni, questo porto diventi fondamentale non solo per il transhipment, deve essere un porto dove le merci vengono anche scaricate e lavorate, creando ricchezza per il territorio».

«Il messaggio più importante lo danno le istituzioni con la loro presenza – ha ribadito –. Riscontro che mai, come negli ultimi anni, attorno al porto di Gioia Tauro, che si è sviluppato a volte aldilà degli interessi delle istituzioni locali e nazionali, oggi c’è un grande interesse da parte di tutti».

«Il porto di Gioia Tauro è una ricchezza per l’intero territorio – ha concluso –. Vedere i lavoratori e i sindaci schierati dalla stessa parte, tutti insieme, per difendere questa infrastruttura è per me motivo di grande soddisfazione».

Il Consiglio regionale, con il vicepresidente del Consiglio regionale Pierluigi Caputo (in rappresentanza del presidente Filippo Mancuso) e i capigruppo di centrodestra in Consiglio regionale Michele Comito (FI), Giuseppe Neri (Fd’I), Giuseppe Gelardi (Lega), Giacomo Crinò (Forza Azzurri), Giuseppe Graziano (Unione di Centro) e Giuseppe De Nisi (Coraggio Italia hanno rilanciato da Gioia l’appello affinché «si impedisca la perdita di competitività degli scali europei, a partire dal Porto di Gioia Tauro, una vera eccellenza del Sud e del Paese».

«A ognuno è richiesto di fare la propria parte. Il 23 ottobre, in Consiglio regionale, approveremo una specifica mozione, per contribuire a fermare un tributo esoso per i mercantili che scelgono di fare scalo nei porti europei del Mediterraneo, prima di approdare in quelli del Nord Europa o americani. È una scelta dissennata, che, da un lato, non contribuisce a ridurre le emissioni di Co2 e, dall’altro, arrecando un danno all’economia del settore e all’indotto, non aiuta l’Europa, a pochi mesi dal voto, a rinforzare nei cittadini la fiducia nei suoi valori fondanti», hanno detto.

Il presidente Mancuso, non presente alla manifestazione per motivi personali, ha comunque evidenziato come «se la direttiva europea divenisse efficace, sarebbe un delitto a sangue freddo per la più rilevante piattaforma logistica dell’Italia e dell’Europa meridionale da cui dipende il destino di 4 mila addetti. E un colpo pesantissimo per il diritto allo sviluppo del Sud e del Paese».

La consigliera regionale, Pasqualina Straface, presente anche lei alla manifestazione, ha chiesto, «con forza, la correzione di questa norma sbagliata, affinché si possano interessare tutti i porti del Mediterraneo senza distinzione garantendo così il libero mercato senza penalizzare un’infrastruttura a discapito di un’altra».

«Colpire l’infrastruttura di Gioia Tauro vuol dire colpire l’economia calabrese e l’occupazione, e pertanto il messaggio che oggi abbiamo voluto lanciare è inequivocabile: il porto di Gioia Tauro non si ferma!», ha concluso.

Tonino Russo, segretario generale di Cisl Calabria, ha ribadito come «oggi, più che mai, è necessario rilanciare il Porto di Gioia Tauro».

«Due sono le questioni in gioco, una più urgente dell’altra – ha proseguito –. Innanzitutto, il rinvio dell’entrata in vigore, prevista per il primo gennaio 2024, della direttiva UE sulla riduzione delle emissioni in atmosfera nel settore marittimo, che costringerebbe le compagnie di trasbordo, per evitare pesanti sanzioni, ad attraccare in porti extraeuropei, magari di fronte alle coste italiane. Se non si darà a queste compagnie il tempo di adeguare i propri mezzi navali, sarà altissimo il rischio di blocco dell’attività di Gioia Tauro, con perdita di leadership dell’importantissima infrastruttura e di posti di lavoro».

«L’altra urgenza – ha aggiunto il sindacalista – è quella di progettare il rilancio dell’attività del Porto, valorizzandone tutte le potenzialità. Deve essere sicuramente potenziato il transhipment, ma è necessario altresì puntare ad esempio alla crocieristica per attrarre un turismo internazionale che possa godere delle bellezze della Calabria, dei suoi paesaggi, del suo ambiente, della sua archeologia».

«La vasta area retroportuale con l’area industriale, il gateway ferroviario e il rilancio del trasporto su rotaia, l’intermodalità integrata nave-ferro-gomma e tutto quanto può fare ancora di più del Porto un punto di riferimento nel Mediterraneo, rappresentano grandi opportunità di crescita da cogliere senza indugio. Prioritaria in questa direzione è l’esigenza di accelerare sulle infrastrutture di collegamento previste da Pnrr e fondi complementari. Le risorse europee e nazionali da investire non mancano e possono essere indirizzate verso obiettivi raggiungibili – ha concluso il Segretario generale della Cisl calabrese – per evitare il rischio che il Porto rimanga una cattedrale nel deserto».

La deputata della Lega Simona Loizzo, non presente alla manifestazione per motivi parlamentari, ha assicurato la sua presenza «in ogni dove per difendere e tutelare la principale infrastruttura dello sviluppo della Calabria e del Mediterraneo. Se non vi fossero mai state azioni derivate da ambientalisti estremi e politici radical chic non sarabbe servito l’impegno nostro, espresso, in tempi non sospetti, ad essere chiodo martellante contro misure concepite sull’ideologia senza saper guardare agli effetti che producono».

«Prendendo spunto dal filosofo: “Non si tratta per noi di sapere se è avvenuto questo o quello, ma di sapere che la ragione comanda per sé, ed indipendentemente da tutti i fatti, ciò che deve avvenire”  – ha aggiunto –. Quella forza della ragione di tutti i calabresi che dobbiamo condurre in modo unitario ad essere una barriera umana affinché sia modificato il decreto della vergogna che favorisce i porti mediorientali a danno dei nostri violando ogni principio di libero mercato. Moratoria subito per riparare al torto da chi ha creato il danno senza conoscerne le conseguenze. Non si tratta ora di far processi a chi ha sbagliato, ma di avere un fronte ampio che sia muraglia consapevole contro una scelta illogica che provocherebbe il collasso della Calabria produttiva».

«Vogliamo una crescita felice – ha concluso – ed evitare il cimitero industriale ad un Porto tra i primi del Mediterraneo. Le transizioni non possono danneggiare una parte geografica, la nostra, ma vanno concertate difendendo tutti i territori in modo equo, come la Lega per Salvini, in ogni sua articolazione, ha sempre sostenuto. Pur non presente oggi al Porto di Gioia Tauro, il mio impegno con tutti i nostri parlamentari a Roma e in Europa sarà continuo e costante per far decadere il decreto. Sono a disposizione di sindaci, lavoratori, aziende e calabresi per evitare una catastrofe cui non abbiamo alcun bisogno».

«Il nostro porto va sostenuto e rilanciato», ha dichiarato il sindaco f.f. della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Carmelo Versace.

«Era un obbligo prendere parte ad una manifestazione che mira a tutelare un bene non solo reggino e calabrese, ma un patrimonio per l’Italia e l’Europa intera», ha detto Versace, invocando «una presa di coscienza da parte della Commissione europea affinché si ravveda rispetto alle nuove direttive ambientali in tema di trasporto marittimo».

«I limiti imposti agli armatori – ha continuato – potrebbero significare un danno incalcolabile per il Porto di Gioia Tauro – ha continuato – che va, invece, sostenuto e rilanciato anche per la mole di investimenti fatti negli anni e per una storia ultra decennale che lo ha trasformato nella vera porta del Mediterraneo».

«Siamo al fianco dell’Autorità portuale, dei lavoratori e del territorio – ha concluso Carmelo Versace – contro il rischio che, dal prossimo gennaio, si possano ridimensionare le attività dei terminal europei, come appunto Gioia Tauro, generando concorrenza sleale».

Il sindaco Franz Caruso, che non ha potuto partecipare per impegni istituzionali, non ha voluto far mancare il proprio sostegno all’iniziativa assicurando la presenza del Gonfalone della Città. Al contempo ha indirizzato ai sindaci di Gioia Tauro e di San Ferdinando, Aldo Alessio e Gianluca Gaetano, una lettera di piena condivisione rispetto alle preoccupazioni espresse nel “Manifesto per la difesa del Porto di Gioia Tauro” «che – afferma il sindaco Franz Caruso – sottoscrivo convintamente, consapevole dell’importanza che il Porto di Gioia Tauro riveste per lo sviluppo della Calabria, dell’intero Mezzogiorno e di tutto il Paese».

«Le misure europee “Fit for 55” – scrive il primo cittadino di Cosenza – che adeguano la legislazione vigente in materia di clima ed energia per conseguire il nuovo obiettivo dell’UE  di una riduzione minima del 55 % delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030, è indubbiamente un obiettivo auspicabile, ma  va perseguito in maniera graduale, con estrema responsabilità ed alle stesse condizioni per tutti. La direttiva europea, infatti, riguarda solo pochi porti su scala mondiale, rischiando di favorire altri porti  non soggetti alle stesse regole».
«Ritengo il tema di grande importanza, soprattutto in relazione ad una infrastruttura portuale come la nostra che rappresenta un vero motore occupazionale ed economico – ha continuato il primo cittadino – per cui credo debba essere affrontato con lungimiranza e visione intanto dal Governo Nazionale che, invece, su Gioia Tauro, sulla Calabria e sul Mezzogiorno non mostra di avere alcuna attenzione. Non mi pare, infatti, di avere sentito neanche l’eco delle proteste da parte del Governo italiano volto a bloccare la direttiva europea, per modificarla al fine di renderla più equa e prudente».
Il sindaco Franz Caruso condivide con i colleghi Alessio e Gaetano «che difendere l’ambiente dai cambiamenti climatici in corso è un dovere delle Nazioni e degli uomini, ma occorre farlo tutti insieme riavviando il nastro delle azioni da intraprendere con la massima responsabilità».
«A Tal fine – ha concluso il sindaco Franz Caruso – esprimo la mia piena disponibilità a portare avanti ogni altra iniziativa volta a promuovere  la salvaguardia del porto di Gioia Tauro ed il futuro occupazionale ed economico della Calabria». (ams)

GRANDE MOBILITAZIONE PER GIOIA TAURO
TUTTI A DIFENDERE IL PORTO E IL FUTURO

di RAFFAELE MALITOOggi la Calabria avrà, a Gioia Tauro, un appuntamento con la storia del suo passato e con quella del suo futuro: al centro di questo straordinario evento, come mai è accaduto, tutte le sue espressioni e  rappresentanze istituzionali, sociali, economiche e culturali si ritroveranno, nel grande piazzale antistante il porto, per difendere e dare un senso ai sacrifici del passato e alle prospettive di sviluppo della regione e dello stesso Paese.

Tutti insieme, i sindaci della Piana, il presidente con gli assessori della Giunta Regionale, i dirigenti di Cgil, Cisl e Uil, della Confindustria calabrese: senza dubbi e incertezze, tutti, nei giorni scorsi, si sono alzati a difendere, con documenti e osservazioni politico-economiche, il futuro del grande Porto, indicato da più parti a rischio di drastici ridimensionamenti o, addirittura, della fine della sua eccezionale crescita di questi ultimi anni.

L’allarme è suonato dopo l’emanazione della direttiva comunitaria, 2023/959, che estende, nel sistema Ets (Emission Trading System) le misure restrittive per le emissioni di gas a effetto serra  anche al settore marittimo nella misura del 62% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030. Una mannaia che taglia con un colpo le attività portuali e destina alla chiusura o quasi dei programmi di sviluppo del grande Porto di Gioia Tauro facendo a pezzi una storia che viene da lontano e destina al fallimento ogni prospettiva di sviluppo della Calabria. L’idea del porto di Gioia Tauro, nasce quando l’Italia democratica risponde ai tentativi della destra di fare della rivolta di Reggio l’occasione per un golpe fascista, quello fallito di Junio Valerio Borghese e Licio Gelli, con un programma di sviluppo industriale destinato a Reggio e provincia. È il famoso “Pacchetto Colombo” annunciato, nel 1971: Il V Centro siderurgico a Gioia Tauro con la previsione di 7.500 addetti, la Liquichimica e le Officine di grandi riparazioni ferroviarie a Saline Joniche, gli stabilimenti tessili a S. Gregorio di Reggio di Reggio Calabria.  

Di quel vasto e suggestivo programma sul quale spese la sua vita politica il leader socialista Giacomo Mancini, resta solo il Porto previsto a servizio del polo siderurgico.  A innalzare la barriera della democrazia contro ogni tentativo eversivo che si era materializzato a Reggio, in quegli anni, si era aggiunta la grande manifestazione dei cinquantamila, venuti da tutt’Italia con ogni mezzo, treni, navi, pullman e auto, con lo slogan “Nord e Sud uniti nella lotta”, voluta dalla potente e prestigiosa federazione dei metalmeccanici, guidata dai carismatici leader Bruno Trentin della Fiom-Cgil, Pierre Carniti della Fim-Cisl, Giorgio Benvenuto della Uilm-Uil.  Bruno Trentin, tornerà nella Piana di Gioia Tauro per guidare una grande manifestazione di popolo contro i ritardi di attuazione delle decisioni del governo e  delle Partecipazioni statali sulle quali gravava l’impegno di realizzazione del Centro siderurgico.                                                                                                                     

Qualche anno dopo, la pietra gettata, simbolicamente, in mare, per l’inaugurazione dei lavori, la lanciò il ministro alla Cassa per il Mezzogiorno, Giulio Andreotti, nel 1975, criticato, poi, anche per alcune battute ironiche che si lasciò sfuggire sulle sorti del polo siderurgico che, del resto, l’Iri già cominciava a mettere in dubbio facendosi forte della crisi del settore metalmeccanico e automobilistico. A fine anni 80 il porto, fallita l’ipotesi siderurgica, cambia destinazione, da porto industriale  a polifunzionale: vengono rimodulati i programmi di infrastrutturazione, l’assetto operativo, i piani di sviluppo.

La posizione geografica mediana lungo la direttrice Suez- Gibilterra e baricentrica nel Mediterraneo ne fanno un’occasione d’oro, uno scalo privilegiato per il transhipment di contenitori e di merci. La svolta avviene nel 1994 con l’attività operativa  per iniziativa  di Angelo Ravano che con la sua  Contship dà inizio all’era d’oro del porto Gioia Tauro nel sistema  nazionale dei trasporti marittimi  catturando l’interesse e la scelta di approdo da parte  delle maggiori compagnie  internazionali di navigazione.   

Oggi l’ l’attività portuale di trasbordo è gestita dalla Med Center Container Terminal della MSC che dispone  di piazzali per lo stoccaggio e la movimentazione dei container che si sviluppano per un milione e 500mila metri quadrati e di un terminale destinato al trasbordo di auto lungo il lato nord del canale che si estende per 280 metri quadri. Un grande porto con profondità fino a 18 metri consentendo l’approdo delle grandi navi, banchina che si estende per 3,4 Km, con una larghezza  di 200 metri, 250 nel tratto iniziale, l’ imboccatura  larga 300 metri, un bacino di evoluzione di 750 metri. L’area portuale esterna si estende per 440 ettari.  Completano i dati di massimo rilievo della  complessa struttura operativa portuale  22 gigantesche gru: sei delle quale, enormi, arrivate dalla Cina dopo un periplo dell’Africa per l’impossibilità di attraversare il Canale di Suez, sono alte 87 metri, con uno sbraccio di 54 metri in grado di arrivare fino a 24 file di container sistemati sulle grandi navi.  

Sono dati eccezionali che spiegano il traguardo raggiunto dal porto di Gioia Tauro: primo in Italia per traffico di merci, decimo in Europa.     La partita in gioco è, si diceva, di importanza storica per la Calabria che non può far svanire una straordinaria opportunità di sviluppo che è costata, a partire dal 2007 , 118 milioni di euro di fondi pubblici: 74  milioni relativi alla programmazione europea 2007-2013 e 44 per l’attuale programmazione. Dei 44 milioni investiti per il 2014-2020, 33 milioni derivano dal Fers regionale e si riferiscono alla risorse della politica di coesione europea: i progetti riguardano il completamento della viabilità del comparto Nord, l’adeguamento della banchina nord e la realizzazione del gateway ferroviario. Altri interventi sono previsti con la disponibilità dei relativi, cospicui finanziamenti per gli accessi diretti alla ferrovia e abbattere l’emissione di co2.  

Insomma ci sono tutte le condizioni attuali e future perché l’hub portuale di Gioia Tauro diventi corridoio intermodale comunitario e nodo di rilevanza nazionale e crocevia di diverse modalità di trasporto. La strategia è quella di incrementare l’utilizzazione di una modalità ambientale sostenibile. Ridurre i tempi di percorrenza delle merci, ridurre i costi di trasporto, ridurre l’inquinamento ambientale prodotto dal trasporto su gomma, massimizzare le ricadute economiche e territoriali legate alla logistica nazionale.
È semplicemente tragico che tutto questo non conti nulla e si avanzi la funesta prospettiva di un destino di ridimensionamento o chiusura del porto: di questo possibile evento si sono fatti interpreti con una nota di drammatica consapevolezza, oltre a tutti i sindaci della Piana di Gioia Tauro, i rappresentanti e i dirigenti della Confindustria e Ance di tutte e cinque le province calabresi in una riunione plenaria nei giorni scorsi. E hanno lanciato un vero e proprio grido d’allarme: c’è il rischio – hanno scritto – di scrivere l’ultimo e il più triste capitolo della storia di  un’infrastruttura  logistica il cui apporto funzionale è strategico non solo per la Calabria ma per tutto il Paese.

E aggiungono: i temi della sostenibilità ambientale, importantissimi e strettamente connessi alla strategia di sviluppo per la Calabria, non devono essere utilizzati in maniera strumentale e ideologica per condannare al declino lo scalo portuale di Gioia Tauro.                                      

In effetti stando ai dati diffusi dall’autorità portuale lo scalo determina quasi il 50% del Pil privato, è la più grande piattaforma logistica dell’Italia e dell’Europa meridionale e uno dei più grandi hub del Mediterraneo. Verrebbero meno con il suo declassamento gli investimenti dei player internazionali del transhipment, che sarebbero riversati nei porti extra-europei, magari Tangeri già pronta ad accoglierli; gli insediamenti produttivi della Zes soffrirebbero dei vantaggi e delle agevolazioni connesse, scomparirebbe la possibilità di attrarre investimenti nazionali e internazionali. Confindustria aggiunge, infine, che svanirebbe anche la possibilità che l’area del porto sia scelta quale sito ottimale per il rigassificatore, destinando la Calabria a diventare centrale nella stessa strategia energetica nazionale.                 

Ma accanto e strettamente legate allo sviluppo del Porto sono le grandi e dolorose questioni sociali della sorte che toccherebbe agli oltre 1.600 addetti  dell’attività portuale e  ai 4.000 lavoratori dell’indotto: una vera e propria sciagura che condannerebbe o all’emigrazione che, per tanti, con lo sviluppo e la crescita del Porto si è fermata o alla ricerca disperata del lavoro precario e, con essa, alla condanna di una vita senza certezze.                                                                              

La vicenda tristissima di Gioia Tauro non può che essere assunta  dal governo come un impegno  primario: la richiesta, che viene avanzata da più parti, è di una moratoria che rinvii nel tempo la direttiva comunitaria 2023/959 sulle emissioni del gas serra estesa anche al settore marittimo. 

Diversamente, fermare lo sviluppo del Porto e dei progetti ad esso connessi significa, molto semplicemente e drammaticamente, come ha scritto Confindustria Calabria, troncare di netto il futuro della Calabria, del Mezzogiorno, dell’Italia intera. (rm)

Tramontana (Unioncamere): Abbandono del Porto di Gioia avrebbe conseguenze per intero Paese

«Le conseguenze di un eventuale, anche solo parziale, abbandono del porto di Gioia Tauro sarebbero rilevanti sul piano economico, occupazionale e logistico non solo regionale, ma dell’intero Paese». È l’allarme lanciato da Antonino Tramontana, presidente di Unioncamere Calabria, unendosi all’appello di rivalutare la norma Ets «in funzione della concorrenza, cui l’UE è pure sempre molto attenta».

«Non occorre ricordare le difficoltà della regione – ha aggiunto Tramontana – quando si valuta l’impatto di mettere a repentaglio un’occupazione diretta che attualmente conta 1.600 lavoratori portuali e che produce un indotto di circa 4.000 unità. La lotta ai cambiamenti climatici è un impegno doveroso e imprescindibile, che deve interessare però tutti i soggetti in ugual misura, evitando di introdurre norme che vanno ad alterare le regole che disciplinano gli equilibri tra domanda e offerta di un intero settore economico».

«L’introduzione di questa nuova tassa potrebbe colpire duramente il nostro porto, esponendolo concretamente alla possibilità di venir scavalcato a favore degli altri porti di transhipment al di fuori dell’ambito europeo, presenti ad esempio sulle coste del Nord Africa, in cui non sarebbe applicata la nuova tassa», ha detto ancora Tramontana.

In particolare, la tassa – in questa prima formulazione – andrebbe conteggiata al 100% se la nave viaggia tra due paesi europei, al 50% se ne tocca solo uno e addirittura azzerata se, pur attraversando il Mediterraneo, non sosta in porti dell’Ue.

È quindi un sistema di tassazione relativa alla transizione green, che riguarda però solo i porti europei e rischia – se introdotta senza correttivi – di porre le basi ad una grave disuguaglianza tra i paesi europei e i loro competitor extra Ue, pregiudicandone la concorrenza leale, rendendo più conveniente bypassare i porti europei per evitare la tassazione, con gravi conseguenze sull’economia del continente.

In tale contesto, il sistema camerale calabrese ha espresso particolare preoccupazione per il futuro del porto di Gioia Tauro, che vive dell’attività di trasbordo dei contenitori e del transito delle grandi navi portacontainer: 3,4 milioni di Teu transitati nel 2022, primo porto di transhipment in Italia e sesto nel Mediterraneo. 

Il porto di Gioia Tauro è una realtà emergente molto positiva, che ad oggi presenta un’ottima dotazione infrastrutturale e offre importanti servizi, anche rispetto all’intermodalità (80 treni al giorno). La situazione attuale deriva da ingenti investimenti (per citarne alcuni: commesse pubbliche negli ultimi 20 anni 179 mln euro; investimenti dei terminalisti negli ultimi 10 anni 230 mln €), mentre sono in corso altrettanti finanziamenti per migliorare ulteriormente l’accessibilità stradale e ferroviaria dello scalo, nonché ad esempio per la sostenibilità ambientale, mediante l’elettrificazione della banchina RO-RO, per ridurre l’impatto delle navi in sosta nel porto. (rrc)

L’OPINIONE / Pietro Molinaro: A tutta forza a Gioia Tauro per difendere la centralità del Porto

di PIETRO MOLINARO – La parola d’ordine domani nella manifestazione davanti al Gate del porto di Gioia Tauro, alla quale parteciperò,  sarà la strenua difesa della portualità di questa fondamentale infrastruttura marittima della nostra Regione. La scellerata accelerazione sulla transizione ecologica, prevista dalla direttiva 2023/959 Ets, che, intende tagliare di oltre la metà le emissioni di CO2 nel vecchio continente entro il 2030, ha inserito anche i trasporti marittimi, imponendo alle compagnie navali di compensare annualmente le proprie emissioni inquinanti.

Una tassa iniqua, scellerata e pesante sul prezzo dei permessi che non renderà appetibile il porto della Piana e favorirà porti come quelli del Nord Africa che non hanno nessuna limitazione riproponendo il concetto di “concorrenza sleale” che ci vede penalizzati anche in altre situazioni.

La Commissione Ue, con una direttiva fredda e non ragionata, senza valutarne le conseguenze, dispone la limitazione dei nostri diritti: una scelta molto costosa per la nostra regione in termini di occupazione e trasporto merci sia che venga misurato in peso che in valore e l’impatto sarà notevole deprimendo l’economia. La Regione ritiene il Porto di Gioia Tauro fondamentale per l’economia regionale e su questo sta investendo perché è punto di riferimento strategico per il transhipment nel Mediterraneo. Su questo non si faranno sconti a nessuno, la nostra regione non può pagare un prezzo così altissimo. (pm)

[Pietro Molinaro è consigliere regionale]

L’Ugl Calabria si schiera a difesa del porto di Gioia Tauro: Porteremo a Roma la direttiva

O si cambia per il Porto di Gioia Tauro o porteremo a Roma il dramma di una regione. È quanto hanno annunciato il segretario Generale Ugl Calabria, Ornella Cuzzupi, ed il segretario Responsabile Territoriale e Nazionale per i porti Francesco Cozzucoli, assicurando che porteranno in Parlamento «lavoratori, imprenditori, donne e giovani calabresi per protestare contro questa vergognosa direttiva europea (ETS 959/2023) che, una volta attuata, inginocchierebbe il porto di Gioia Tauro con tutte le drammatiche ricadute che ne scaturiscono».

L’Ugl ha rimarcato, con forza, i danni sociali ed economici derivanti dall’applicazione, evidenziando inoltre come non si comprenda l’atteggiamento dei parlamentari europei appartenenti alle forze politiche italiane che condividendo simili atti provocano effetti devastanti per la nostra gente e la nostra nazione

«Abbiamo già fatto presente al ministro dei Trasporti e al Presidente del Consiglio la situazione,  evidenziando l’assoluta necessità di reimpostare i criteri dell’applicazione di una direttiva europea che pone seri problemi senza, tra l’altro, raggiungere gli obiettivi previsti. Si, perché condividere una tale indicazione – continuano i dirigenti sindacali – senza valutarne le effettive ricadute in termini occupazionali e sociali e senza rendersi conto che nella pratica serve a ben poco (considerati la vicinanza di scali non soggetti a normative europee che di fatto “ruberebbero” utenza) non solo è stupido, ma sintomo di una pericolosa disattenzione politica che non può non essere valutata dalla gente!».

Il porto di Gioia Tauro dopo un decennio di crisi, grazie a decennali battaglie sindacali, ha riconquistato il suo ruolo leader del settore nel Mediterraneo e l’Ugl non intende far perdere tutto quanto conquistato a fatica.

«Per evitare una tragedia occupazionale e sociale, la nostra Organizzazione – hanno concluso Cuzzupi e Cozzuzoli – è pronta a portare la protesta in Parlamento affinché tutti si rendano conto che la Calabria non può essere una terra da sacrificare sull’altare degli interessi politici!». (rcz)

Martedì il Flash mob in difesa del Porto di Gioia Tauro

Il Porto di Gioia Tauro non si ferma, anzi. Richiama da tutta la Calabria Enti, sindacati e Associazioni pronti a urlare, insieme ai lavoratori, la propria contrarietà contro la direttiva Ue che rischia di far chiudere il porto.

E lo faranno, tutti, domani, martedì 17 ottobre, con un flashmob. 

Sarà presente il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, tra i primi a denunciare gli effetti devastanti della direttiva sui porti e, in particolare, su Gioia Tauro, definendola una «ecofollia». Anche il Consiglio regionale ha risposto presente all’appello dell’Autorità Portuale, col presidente Filippo Mancuso e i Capogruppo. Lo stesso Mancuso, inoltre, nei giorni scorsi ha annunciato che avrebbero approvato una mozione a tutela dello scalo.

Lo stesso commissario della Lega, Giacomo Saccomanno, ha più volte chiesto che «ognuno faccia il possibile per raggiungere una soluzione sostenibile», così come lo stesso Giuseppe Gelardi, sempre della Lega, aveva denunciato la situazione  chiedendo un intervento urgente al Governo contro la direttiva.

La Cgil Calabria, che sarà presente alla manifestazione  con tutte le Camere del Lavoro e le categorie, ha definito la direttiva «una spada di Damocle sul primo scalo di transhipment d’Italia e uno dei principali punti di riferimento del transhipment mondiale che si ritroverebbe ad essere abbandonato verso porti con minori tasse».

«Gli effetti derivanti dalle norme in questione in termini di incremento dei costi rischiano di avere, infatti, come conseguenza lo spostamento dei traffici verso aree extra europee creando di fatto una distorsione della concorrenza e ricadute devastanti in termini economici e occupazionali», conclude la nota. 

Presenti, anche, il sindaco di Taurianova, Roy Basi, il sindaco di Cinquefrondi, Michele Conia, che ha ricordato come «il porto è un pilastro economico fondamentale per la nostra Regione e il nostro Paese nel suo complesso. La sua importanza nel commercio internazionale è innegabile e la chiusura avrebbe un impatto devastante sulla nostra economia locale, causando la perdita di posti di lavoro e mettendo in pericolo la prosperità della Calabria».

Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, ha espresso la sua preoccupazione per il futuro del Porto di Gioia Tauro e quindi per tutto il sistema economico calabrese», in quanto la direttiva «rischia concretamente di scrivere l’ultimo e più triste capitolo della storia di un’infrastruttura logistica il cui apporto funzionale è strategico non solo per la Calabria, ma per tutto il Paese».

«Il Porto di Gioia Tauro – ha aggiunto Ferrara – conta milleseicento addetti, che diventano più di quattromila se si guarda all’indotto complessivo. Nella terra in cui la disoccupazione è già ai vertici nazionali e il reddito pro capite è tra i più bassi in Italia, parliamo di una potenziale ricaduta negativa enorme e gravissima sulle sorti della regione».

Solidarietà e adesione al flashmob, infine, è arrivato da Mario Mega, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto. 

Un appello ad agire per salvaguardare il Porto di Gioia Tauro è arrivato dai parlamentari Orrico, Scutellà e Iaria del M5S, che nei giorni scorsi hanno presentato un emendamento sulla «la legge di delegazione europea per chiedere al governo Meloni una deroga alla tassazione sul porto di Gioia Tauro». (rrc)

Unindustria Calabria: Direttiva Ets mette a rischio sistema economico e sociale della regione

Il Comitato di presidenza degli Industriali ha evidenziato le criticità per la Calabria a seguito della direttiva europea Ets che avrà effetti nefasti sullo scalo.

Per gli industriali, infatti, che si sono riuniti nei giorni scorsi per confrontarsi sulle prospettive a tinte fosche che si stagliano sul futuro del Porto di Gioia Tauro, hanno denunciato come è «a rischio l’intero sistema economico e sociale regionale» con la direttiva Ets.

All’incontro, convocato dal presidente Aldo Ferrara, hanno partecipato Natale Mazzuca, past president Unndustria Calabria e componente del Consiglio Generale di Confindustria; Giovan Battista Perciaccante, presidente Confindustria Cosenza e Ance Calabria; Domenico Vecchio, presidente Confindustria Reggio Calabria; Rocco Colacchio, presidente di Confindustria Vibo Valentia; Mario Spanò, presidente Confindustria Crotone; Daniele Diano, presidente Comitato Piccola Industria Unindustria Calabria; Umberto Barreca, presidente Gruppo Giovani Imprenditori Unindustria Calabria;  i direttori Dario Lamanna, Unindustria Calabria e Confindustria Catanzaro;  Luigi Leone, Ance Calabria; Rosario Branda, Confindustria Cosenza; Anselmo Pungitore, Confindustria Vibo Valentia; Daniela Ruperti, Confindustria Crotone; Francesca Cozzupoli, Confindustria Reggio Calabria.

«C’è forte preoccupazione per il futuro del Porto di Gioia Tauro e quindi per tutto il sistema economico Calabrese – ha detto al termine della riunione il presidente Ferrara –. La Direttiva comunitaria n. 2023/959 ETS rischia concretamente di scrivere l’ultimo e più triste capitolo della storia di un’infrastruttura logistica il cui apporto funzionale è strategico non solo per la Calabria, ma per tutto il Paese».

«È bene chiarire che i temi della sostenibilità ambientale – ha aggiunto – ancorché importantissimi per Confindustria e strettamente connessi alla strategia dello sviluppo per la Calabria, non debbano essere utilizzati in maniera strumentale e ideologica per condannare al declino lo scalo portuale di Gioia Tauro».

Che il porto sia una piattaforma strategicamente determinante per la Calabria è un concetto contenuto tutto in due dati: stando a quanto diffuso dall’Autorità portuale, lo scalo determina quasi il 50% del Pil privato calabrese e rappresenta la più grande piattaforma logistica dell’Italia e dell’Europa meridionale, uno dei più grandi hub portuali del Mediterraneo. Ma soprattutto è scenario di ingenti investimenti da parte di uno dei più importanti player internazionali del transhipment: il depotenziamento del porto causerebbe inevitabilmente lo spostamento degli investimenti privati su altri porti impoverendo Gioia Tauro e la Calabria. Inoltre, accanto alle questioni prettamente economiche e produttive, Unindustria sottolinea anche il forte rischio sociale potenzialmente derivante dagli effetti della direttiva europea: «Il Porto di Gioia Tauro – ha aggiunto Ferrara – conta milleseicento addetti, che diventano più di quattromila se si guarda all’indotto complessivo. Nella terra in cui la disoccupazione è già ai vertici nazionali e il reddito pro capite è tra i più bassi in Italia, parliamo di una potenziale ricaduta negativa enorme e gravissima sulle sorti della regione». 

Alle sorti di Gioia Tauro si legano strettamente quelle della Zona Economica Speciale, uno dei temi più seguiti da Unindustria Calabria: «Siamo fortemente convinti dell’alto valore aggiunto che la Zes può rappresentare per la Calabria – ha spiegato il presidente –. Ma tutte le facilitazioni e i vantaggi che finora hanno consentito agli insediamenti produttivi che hanno creduto nella Zes calabrese di svilupparsi rapidamente scompariranno, rendendo così la nostra regione sempre meno capace di attrarre investimenti nazionali e internazionali. Senza considerare, poi, quanto sia importante il Porto per l’export calabrese viste le difficoltà logistiche per le imprese locali nell’arrivare sui mercati internazionali: si rischia di perdere anche questa possibilità». 

Alla luce della crisi energetica scaturita dal conflitto in Ucraina, in queste ultime ore aggravata dal riaccendersi del conflitto israelo-palestinese, c’è anche un ulteriore fattore che è fonte di preoccupazione per Unindustria Calabria ed è riferito al futuro della regione e del Paese: «L’area del Porto di Gioia Tauro è individuata quale sito ottimale per il rigassificatore, un’ulteriore infrastruttura capace di rendere la Calabria centrale nella strategia energetica nazionale. Inoltre, ad esso sarebbe connessa la piastra del freddo, altro asset determinante per la logistica di tutto il Mezzogiorno. Fermare lo sviluppo del Porto e dei progetti ad esso connessi, significa troncare di netto il futuro della Calabria, del Mezzogiorno, dell’Italia intera», ha concluso Ferrara.

Unindustria Calabria annuncia, infine, che il prossimo 17 ottobre sarà presente alla manifestazione a sostegno del Porto di Gioia Tauro. (rcz)






A Gioia Tauro e San Ferdinando un consiglio comunale aperto a difesa del Porto di Gioia

È convocato per domani, 12 ottobre, il Consigli comunale aperto congiunto del Comune di Gioia Tauro e San Ferdinando a difesa del Porto di Gioia Tauro.

All’ordine del giorno un unico punto: Manifestazione del 17 ottobre: “Il porto di Gioia Tauro non si ferma!”.

Tra le adesioni, già confermata la presenza del Vescovo di  Oppido-Palmi Mons. Francesco Milito mentre ampia partecipazione si attende da parte delle istituzioni, dalle forze politiche locali, dai corpi sociali e dalla cittadinanza.

Il Consiglio Comunale che vede la partecipazione in seduta comune due amministrazioni locali, si colloca tra le iniziative già assunte a difesa del Porto di Gioia Tauro, il cui futuro è messo in pericolo dalla direttiva UE 959-2023 ETS che penalizzerebbe oltremisura lo scalo rispetto ai più vicini competitor extra-europei. 

La serie di azioni culminerà con il grande meeting previsto per il 17 ottobre alle 13 di fronte al gate di ingresso portuale organizzato dall’Autorità Portuale di Gioia Tauro insieme con i comuni di San Ferdinando e Gioia Tauro, l’assemblea Città degli Ulivi e le rappresentanze dei lavoratori.

La manifestazione del 17 ottobre sarà animata dalla partecipazione popolare ma anche dalla presenza autorevole di numerose cariche istituzionali tra cui diversi parlamentari e il governatore della Calabria. 

La mozione che sarà votata congiuntamente dai consigli comunali di San Ferdinando e Gioia Tauro rileva ed evidenzia le criticità e i grandi rischi che la direttive UE introduce nel sistema portuale nazionale.

I consigli comunali deliberano di impegnare la presidente del Consiglio dei ministri, il Governo nazionale, il presidente della Giunta regionale, il presidente del Consiglio regionale, il sindaco e la Giunta della Metrocity RC «affinché, nell’ambito delle specifiche prerogative e competenze, si adoperino, in sede Nazionale ed in sede Europea, per ottenere una moratoria sull’applicazione di detta normativa, sin da subito escludendo dalla definizione “porto di scalo” anche i porti di trasbordo europei».

I consigli comunali, inoltre, hanno deliberato di «affidare alla politica nazionale ed europea l’opportunità di favorire l’adozione di una legislazione in materia di cambiamenti climatici che venga sottoscritta anche dalle Nazioni che si affaccino sul Mare Mediterraneo e, in particolare, le Nazioni del Nord Africa, così da evitare il verificarsi di una concorrenza sleale tra gli scali internazionali che penalizzerebbe il grande porto di Gioia Tauro, importante infrastruttura portuale per il “Sistema Paese” e per la “logistica delle merci”». (rrc)