AUTONOMIA, MATTARELLA FIRMA LA LEGGE
MA RICORDARSI CHE È UNA SCATOLA VUOTA

di ERNESTO MANCINIE così il Presidente Sergio Mattarella ha firmato il disegno di legge Calderoli (approvato in via definitiva dalla Camera il 16 giugno scorso) che stabilisce le procedure per arrivare alle intese con le Regioni ai fini dell’autonomia regionale differenziata. Pertanto, il disegno di legge sarà promulgato, pubblicato e diventerà legge dello Stato nei prossimi giorni.

È facile prevedere i trionfalismi di Lega & Co che si vanteranno di questo “nulla osta” del Quirinale: “se Mattarella, uomo saggio ed esperto di legittimità costituzionale, ha firmato vuol dire che ha condiviso il contenuto della legge sicché è tutto legittimo nonché perfettamente costituzionale”. 

Non è così.

Bisogna dire a chi millanterà questa firma come implicita certificazione di legittimità costituzionale, che la firma del Presidente su una legge è un “atto dovuto” ed è rifiutabile solo in caso di provvedimenti che si configurano come “attentato alla Costituzione” o che appaiano ictu oculi “palesemente incostituzionali” (per esempio: nuova legge ordinaria che preveda la pena di morte per la quale la Costituzione all’art. 27 pone invece espresso divieto).

Non trattandosi di tali fattispecie estreme, il Presidente ha l’obbligo di firmare senza che ciò in alcun momento significhi condivisione o approvazione della proposta legislativa che gli è stata sottoposta.

Al riguardo va ricordato quanto lo stesso Mattarella ha già avuto modo di insegnare. Nel Corriere della Sera del 4 gennaio 2019 (pag.3), Marzio Breda, tra i più stimati quirinalisti, riportava l’episodio in cui il Presidente, incontrandosi con un gruppo di studenti affrontava il tema del ruolo Capo dello Stato nella firma degli atti del Governo o del Parlamento. Un ragazzo gli chiede: «Quando le capita di firmare atti che non le piacciono come si comporta?». Risposta: «Quando mi arriva qualche provvedimento, una legge del Parlamento o un decreto del governo, io, anche se non lo condivido appieno, ho il dovere di firmarlo. Anche se la penso diversamente, devo accantonare le mie convinzioni perché devo rispettare quello che dice la Costituzione: che la scelta delle leggi spetta al Parlamento e la scelta dei decreti che guidano l’amministrazione dello Stato spetta al governo. E se non firmassi andrei contro la Costituzione. C’è un caso in cui posso, anzi devo non firmare: quando arrivano leggi o atti amministrativi che contrastano palesemente con la Costituzione. Ma in tutti gli altri casi non contano le mie idee, perché non è a me che la Costituzione affida quel compito, ma ad altri, al Parlamento e al Governo. E io ho l’obbligo di firmare, perché guai se ognuno pensasse che le proprie idee prevalgono sulle regole dettate dalla Costituzione. La Repubblica non funzionerebbe più».

Ineccepibile e chiarissimo, che più chiaro non si può.

D’altra parte, cosa pensi Mattarella dell’Autonomia Differenziata è già noto dai testi ufficiali dei suoi più recenti discorsi.  

In occasione della sua visita in Calabria del 30 aprile scorso, il Presidente ha avuto modo di affermare che “la separazione delle strade tra le Regioni del Nord e quelle del Sud comporta gravi danni alle une ed alle altre”.

Il 9 maggio successivo identica affermazione nella manifestazione Civil Week di Milano «Una separazione delle strade tra territori del Nord e territori del Meridione recherebbe gravi danni agli uni e agli altri».

Dunque, il Presidente ha firmato la legge Calderoli non avendo poteri interdittivi sulla stessa e non volendo doverosamente fare prevalere le sue idee su quelle del Parlamento. Un grande Presidente, come al solito, perfettamente ligio ai limiti dei suoi poteri costituzionali.

Ed ora cosa succede?

 Va detto che la legge Calderoli è solo una legge “procedimentale” e cioè una legge che segna il percorso per giungere alle intese Stato/Regioni ma che in alcun momento stabilisce le dimensioni di tali intese, la quantità o la tipologia delle materie da assegnare concretamente ed in modo differenziato alle Regioni.

Insomma, una “scatola vuota” (vedi i primi commenti su Repubblica del 26.06.24) che va riempita (o non riempita) di contenuti. Ed è proprio qui che si accenderà lo scontro fra chi vuole il massimo (Veneto – Lombardia, 23 materie con Calderoli tutt’altro che ministro dello Stato ma grand commis o procuratore del velleitarismo regionale) e chi, avendo a cuore l’unità della Repubblica non è disposto a concedere nulla di più di quanto le regioni non abbiano già, ed anche abbondantemente, in base all’assetto costituzionale attuale.

Ed è qui che si vedrà lo scontro tra chi vuole un regionalismo competitivo ed egoistico, foriero di sostanziale separatismo tra regioni del nord e resto d’Italia (non solo sud) e chi vuole, come i nostri Padri Costituenti del 1948, un regionalismo cooperativo e solidale che rechi utilità e progresso per tutto il Paese, nord compreso (artt. 2, 3 e 5 Costituzione). 

È qui che si vedrà come il nuovo titolo V del 2001 non potrà mai essere interpretato ed applicato fino al punto da trasferire le materie concorrenti e strategiche per lo Stato alla competenza esclusiva delle Regioni (istruzione, sanità, trasporti, energia, ecc. ecc.). Verrebbero infatti snaturate le disposizioni del titolo V ed il loro collegamento con gli art. 2,3 e 5 della Costituzione che impongono l’uguaglianza dei cittadini, l’unità e l’indivisibilità della Repubblica.  

È qui che si vedrà come la questione dei Livelli essenziali di prestazione è solo uno specchietto per le allodole in quanto si tratta di livelli che saranno “determinati” ma tutt’altro che “finanziati” per ridurre il gap tra i vari territori del Paese.

Ha fatto benissimo il Comitato nazionale per il ritiro di ogni Autonomia differenziata, l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti – Tavolo No Ad, a diffidare formalmente il Governo a “non muovere foglia” se prima non vi sarà un quadro chiaro, complessivo, ragionato sotto ogni profilo (sociale, economico, istituzionale) delle concessioni che lo Stato intende fare, per quale motivo e con quali effetti sull’unità della Repubblica e dello stesso interesse strategico dello Stato. Da quel quadro emergerà tutta la irragionevolezza delle pretese regionali ed il caos istituzionale che ne deriverà in caso di cessione, peraltro dichiaratamente asimmetrica.

Non serve impugnare (e l’esito positivo sarebbe molto dubbio) una legge solo procedimentale ma bisogna prevenire e contestare le modalità con le quali questa legge verrà applicata.  Ed il cuore di questa applicazione sono le pre-intese Stato/Regione nelle quali si vedrà quanto i sedicenti patrioti siano disposti a svendere l’unità e l’indivisibilità della Repubblica ai noti secessionisti.

Altra cosa sarà il referendum abrogativo su questa legge Calderoli del 19 giugno u.s e la precedente normativa inserita furbescamente (ma il gioco è già scoperto) nella legge finanziaria n. 197/2022 art. 1 commi da 791 a 891) per impedirne la remissione alla volontà abrogativa della maggioranza dei cittadini. In quel caso non vi è questione di legittimità o meno ma di semplice volontà dei cittadini di mantenere o meno la legge ed ogni eventuale sua applicazione.

Si prospetta, insomma, una lotta dura nella quale l’associazionismo, la dottrina giuridica ed economica preponderante, il parere di tutti gli enti specialisti e le manifestazioni civiche non basteranno. Ci vuole lotta civile, lotta giurisdizionale, lotta politica e referendaria dalle quali nessuno può chiamarsi fuori, come invece è già avvenuto con media e partiti intervenuti solo a misfatto compiuto.

Infine, va detto che Il Presidente Mattarella è Presidente della Repubblica e cioè di un’entità superiore che, a mente dell’art.  114   della Costituzione si compone di Comuni, Città Metropolitane, Province, Regioni e Stato. Ma egli è anche, per espressa denominazione dell’art. 87 della Costituzione, Capo dello Stato, cioè uno dei soggetti di cui si compone la Repubblica. Egli sarà pertanto chiamato a difendere gli interessi dello Stato qualora, come potrebbe accadere in fase di applicazione della legge Calderoli, il regionalismo egoistico sarà favorito da un Governo cedevole, a danno dello Stato, per mera tattica di mantenimento del potere. Ed in quel caso ci troveremmo di fronte alla “manifesta incostituzionalità” oggi non eccepibile. (em)

LA CALABRIA DEL FUTURO INIZIA OGGI CON
LA VISITA DEL PRESIDENTE MATTARELLA

di PINO NANOPer la Calabria e per i calabresi oggi è una giornata storica e speciale. Lo scriviamo con la consapevolezza assoluta di quello che diciamo. “Storica”, perché il Capo dello Stato viene in Calabria per parlare di lavoro e per anticipare qui a Mongrassano e Castrovillari il Primo Maggio di tutta Italia. 

Giornata “speciale”, perché il Capo dello Stato viene in Calabria dopo essere stato un anno fa per lo stesso motivo nel distretto industriale di Reggio Emilia, che è uno dei distretti industriali più importanti d’Europa. 

Cos’è? Un riconoscimento di qualità? Un segnale di fiducia? Un attestato di amicizia? Una semplice cortesia istituzionale? Un modo per parlare ancora di noi, dopo la tragedia di Cutro?

Qualunque cosa essa sia, per tutti noi oggi è una giornata solenne e da ricordare negli anni che verranno, perché nella Piana di Sibari, dove tutto sembra ancora sole e deserto, fame e precarietà, abbandono e silenzio, scetticismo e diffidenza, paura e omertà diffusa, qui arriva oggi il Presidente della Repubblica. 

E Sergio Mattarella viene appositamente fin qui per salutare gli industriali calabresi che in questa zona hanno sfidato la sorte e le intemperie della politica e della burocrazia regionale, costruendo di fatto, e in piena solitudine, un polo industriale che oggi, da solo, fattura milioni di euro.

Eccola la nuova Calabria. Se non altro, questa è la Calabria del futuro.

Chi in questa regione non ama parlare di “eccellenze”, non si rende conto che solo la storia di alcune “eccellenze” come questa dei Tenuta per esempio, o dei Nola, o della stessa Granarolo, rende poi merito al resto della regione nel confronto generale con il paese. 

E solo certe storie di eccellenza come questa del polo industriale di Mongrassano e di Castrovillari permettono al Capo dello Stato di venire in Calabria per esaltare il mondo del lavoro. 

Pensateci bene, sembra quasi una contraddizione di termini, ma là dove manca il lavoro, il Presidente viene a esaltare la Festa del Lavoro. Niente di più bello. Niente di più edificante. Niente di più provocatorio. Grazie Presidente.

Ma non a caso gli industriali cosentini salutano questa mattina l’arrivo del Presidente Mattarella con i giusti toni di questa nota ufficiale: «La presenza nel cuore del Distretto Agroalimentare del cosentino del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, in occasione della Festa del Lavoro e dei lavoratori, rappresenta un avvenimento di rilevanza assoluta per tutti. Siamo felici e onorati che il Presidente abbia accolto il nostro invito a festeggiare una ricorrenza così ricca di valori simbolici e sostanziali, visitando aziende d’eccellenza del sistema associativo del territorio». 

Giovan Battista Perciaccante, Presidente di Confindustria Cosenza, ricorda allo stesso Mattarella il ruolo centrale e strategico del Distretto Agroalimentare del cosentino, «ricompreso in un ambito territoriale che trova origine nell’area industriale della città, che a sua volta ricomprende l’Università della Calabria, che si allarga nell’area produttiva di Mongrassano, che si sostanzia, si estende e si completa nell’area della Sibaritide con i poco più di 30 comuni che le fanno da corona».

«Intorno alle realtà produttive che saranno oggetto di visita, la Gias di Mongrassano e Granarolo di Castrovillari – precisa il presidente Perciaccante – sono oggi presenti importanti aziende agricole inserite nella filiera corta della trasformazione, così come nelle produzioni di qualità dell’ortofrutta destinate ai primari mercati del fresco, tanto nazionali che esteri. Un insieme di imprese in cui le attività del settore agricolo, quelle del settore della trasformazione industriale e quelle del terziario, tanto tradizionale che innovativo, hanno raggiunto un livello di rete produttiva e di integrazione funzionale veramente eccellente». 

Il futuro, insomma, è tutto qui, in questa lingua di terra dove oggi Mattarella pronuncerà il suo tradizionale messaggio di Primo Maggio al Paese. 

Gli stessi vertici di Unindustria Calabria sottolineano «la straordinarietà di questo evento capace di accendere i riflettori nazionali sulle potenzialità di un territorio poco conosciuto ai più e su un tema, quello del lavoro, di assoluta importanza per la crescita economica delle comunità».

La cerimonia in programma per questa mattina prevede gli interventi ufficiali del presidente di Confindustria Cosenza Giovan Battista Perciaccante, che aprirà i lavori della cerimonia, poi del presidente di Granarolo Gianpiero Calzolari, del rappresentante dei lavoratori Gaetano Piraino, dello stesso Ministro del Lavoro Marina Calderone, con le attese conclusioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Importante il messaggio che gli industriali di Calabria affidano oggi allo stesso Mattarella.

«Parleremo di legalità, di sostenibilità ma anche di tradizione e innovazione, di cultura del lavoro e dell’importanza che le competenze e le risorse umane hanno per le nostre imprese. Il patrimonio più importante per le imprese sono i propri collaboratori e il patrimonio più vitale per i territori sono le imprese: creatrici di ricchezza e portatrici di dignità e libertà. Abbiamo lavorato in grande sinergia con il Quirinale, la Prefettura della provincia di Cosenza con il Prefetto Vittoria Ciaramella ed il suo staff, le Forze dell’Ordine, le aziende e gli enti competenti alla realizzazione di questa storica visita del Presidente Mattarella. Siamo pronti a scrivere insieme una bella pagina di storia del territorio».

Tutto è pronto, dunque, per la festa di oggi. 

Il programma ufficiale prevede per le ore 10.40 l’atterraggio dell’elicottero presidenziale di fronte all’area Gias- Tenuta. Qui il Presidente sarà accolto dal Prefetto della provincia di Cosenza, dal Presidente Regione, dal Presidente della Provincia e dal sindaco di Mongrassano. 

Il Presidente a questo punto sarà accompagnato all’interno dello stabilimento Gias dove sarà accolto dalla Presidente della GIAS Gloria Tenuta, vecchia conoscenza del Capo dello Stato per averla lui stesso nominata nel 2018 Cavaliere del Lavoro, e quindi la vista ufficiale dell’azienda e il saluto ufficiale del Capo dello Stato alle maestranze presenti in azienda. Qui il Capo dello Stato sarà salutato ufficialmente dal presidente di Confindustria Cosenza Perciaccante 

Alle 11.30-11.40 il Presidente si sposterà nell’area industriale di Castrovillari alla Granarolo, dove visiterà lo stabilimento del latte e incontrerà i lavoratori del settore.

Alle 12 è prevista quindi la cerimonia ufficiale per la “Festa del Lavoro e dei lavoratori”, con il saluto e il messaggio finale del Ministro del lavoro Maria Elvira Calderone e del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Che subito dopo farà rientro a Roma. (pn)

Franco Napoli (Confapi) al Quirinale: Grazie Presidente

di PINO NANO – Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale il Presidente della Confapi, Confederazione italiana piccola e media industria privata, Cristian Camisa, accompagnato dal vice presidente Franco Napoli, che in Calabria è diventato ormai uno dei punti di riferimento.

Della delegazione Confapi facevano parte anche il presidente emerito, Maurizio Casasco, il secondo vicepresidente, Corrado Maria Alberto, il Presidente dei Saggi, Filiberto Martinetto e il direttore della Comunicazione e Relazioni Istituzionali, Annalisa Guidotti. L’occasione è servita per presentare al Capo dello Stato il bilancio di un anno di impegno civile al servizio del Paese.

Non sono mancati i riferimenti al Sud del Paese e alla Calabria. 

Il vice presidente Francesco Napoli, nel corso del suo intervento, ha manifestato al Capo dello Stato, “l’importante percorso di crescita e di legalità che le Pmi stanno portando avanti grazie all’accordo con l’Arma dei Carabinieri che ha contaminato tutto il sistema nazionale e al quale si associa l’istituzione della Cabina di Regia per l’applicazione del Protocollo di legalità siglato con il Ministero degli interni. Dalla Confederazione della piccola e media industria privata, un segnale importante, dunque, per il rafforzamento della democrazia che contribuisce ad avvicinare lo Stato al mondo produttivo, cuore dell’economia italiana”. 

Per il Vice Presidente Franco Napoli un’occasione ideale per ricordare anche i dieci anni di vita della Confapi calabrese, e che in dieci anni di impegno quotidiano è diventata una delle realtà pulsanti del sistema produttivo ed economico regionale.

«Ho avuto l’onore di trasferire di persona al Presidente Mattarella – dice invece il Presidente di Confapi, Cristian Camisa – la straordinaria considerazione e fiducia che il nostro mondo ripone nella Sua persona e nel Suo ruolo, insieme all’orgoglio di rappresentare la piccola e media industria privata, costituita da imprenditori innamorati del loro lavoro che quotidianamente portano avanti con i loro dipendenti e che, anche nei momenti più duri, non hanno mai ceduto all’esternalizzazione delle produzioni, garantendo così la crescita e il benessere sociale ed economico del nostro Paese».M

«ai come in questo momento – ha aggiunto – la flessibilità delle nostre imprese costituisce un grande valore per il sistema Paese che finalmente tutti stanno riconoscendo. Questa visita rappresenta infatti un segnale importantissimo di attenzione. Un colloquio prezioso che ci restituisce ancor più forza nel perseguire il nostro impegno quotidiano per la crescita e il lavoro».

A volte basta davvero molto poco per portare i problemi reali del Paese a “casa del Presidente”, che è poi la casa degli Italiani. Ben vengano dunque questi incontri a cui Mattarella ci ha ormai abituato quotidianamente. (pn)

 

Il 30 aprile il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà in Calabria

lprossimo 30 aprile il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, tornerà in Calabria.

Da alcune indiscrezioni è emerso che il Presidente visiterà alcune aziende nella Provincia di Cosenza, oltre a svolgere alcuni incontri istituzionali. L’agenda, tuttavia, non è stata ancora definita.

La notizia della sua visita è stata accolta dal Partito Democratico calabrese come un «segnale di attenzione da parte del Presidente della Repubblica».

«Oggi il Sud e la Calabria a causa delle politiche nazionali, sono relegate ad un ruolo marginale. Una marginalità che diventerà ancora di più catastrofica se dovesse essere approvato il progetto di autonomia differenziata che ha suscitato perfino le proteste della Conferenza episcopale in ordine ai rischi per l’unità del Paese», hanno ricordato i dem, chiedendo al Presidente Mattarella attenzione per il Sud e per la Calabria «che non possono permettersi di restare indietro e hanno bisogno del massimo sostegno dello Stato». (rrm)

Unioncamere Calabria incontra il presidente Mattarella

«È stato emozionante rappresentare con orgoglio tutte le imprese calabresi al Quirinale davanti al Capo dello Stato». È quanto ha dichiarato Klaus Algieri, vicepresidente di Unioncamere e presidente della Camera di Commercio di Cosenza, a margine dell’incontro con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e l’ufficio di presidenza di Unioncamere.

L’incontro è stata l’occasione per fare il punto sul lavoro delle Camere di commercio italiane, sul loro impegno nell’attuazione del Pnrr, nel supporto alle imprese per la doppia transizione (energetica e digitale), l’internazionalizzazione, il mercato del lavoro.

Il presidente Andrea Prete e gli otto presidenti di Camere di commercio che compongono l’organo di vertice di Unioncamere, i vicepresidenti Klaus Algieri (nella foto con Mattarella), Antonio Paoletti, Leonardo Bassilichi, Tommaso De Simone, Giorgio Mencaroni, Giuseppe Riello, Gino Sabatini, Mario Domenico Vadrucci, insieme al segretario generale, Giuseppe Tripoli, hanno infatti avuto l’occasione di presentare al Capo dello Stato le iniziative e gli obiettivi del sistema camerale per questa fase particolarmente impegnativa della situazione dell’economia.

«Le parole del Presidente Mattarella ci hanno riempito di orgoglio – ha concluso – quando ha detto che a noi Camere di Commercio spetta il ruolo di sostenere, tutelare, accompagnare e assistere le Pmi italiane». 

UNA DONNA AL QUIRINALE? PIACE L’POTESI
LELLA GOLFO: SE COSÍ FOSSE LA PREMIEREI

di PINO NANO – «Non farò alcun nome, perché ho rispetto per le donne che possono, e devono, aspirare alla carica più alta della Repubblica. Mi concedo solo un lampo di orgoglio: se sarà donna, sarà una Mela D’Oro, Premio Marisa Bellisario!»

Straordinaria lezione di bon ton, ma non solo. Orgoglio, senso dell’appartenenza e assunzione piena di responsabilità. La giornalista calabrese Lella Golfo, già deputato della Repubblica per la circoscrizione di Reggio Calabria, e soprattutto storico Presidente della Fondazione Marisa Bellisario, non si smentisce mai e oggi scende in campo per difendere l’ipotesi che al Quirinale possa andarci anche una donna. Si voterà dal 24 gennaio in poi per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.

Usa il blog della Fondazione, Lella Golfo, per spiegare quanto sia importante che al Quirinale possa aspirare anche una donna.

«In queste ultime settimane – scrive Lella Golfo  abbiamo letto decine e decine di articoli, appelli, riflessioni ora ottimiste, altre realistiche o scoraggiate sulla candidatura di una donna al Quirinale. Abbiamo sentito tanti, troppi, politici (maschi) dire che sì, sarebbe una bella cosa. Sarebbe, appunto… Mentre le donne della politica si sono guardate bene dall’esporsi alla consueta commedia presidenziale. Parlare, esprimersi a favore di un’ipotesi femminile per il Colle è ormai diventato un fiacco rituale e le donne hanno poco tempo da perdere in chiacchiere da Transatlantico. Servono voti, piuttosto».

Come si fa?

«Facendo i conti della serva, saranno 1009 i grandi elettori chiamati a eleggere il Capo dello Stato: 321 senatori, 630 deputati e 58 delegati regionali, tre per ogni Regione (ad eccezione della Valle d’Aosta che ne ha uno). Per essere eletti, servono 673 voti (pari ai due terzi dell’Assemblea) nei primi tre scrutini mentre per il quarto ne bastano 505, la maggioranza assoluta. Ora, le parlamentari non sono mai state tanto numerose: 339 donne che, se votassero facendo “partito”, avrebbero un peso non indifferente. Di questo nessuno ha mai parlato, forse perché non è fantapolitica ma “solo” un’argomentazione concreta. Eppure, un’elezione è fatta di teste, voti e accordi dietro le quinte mentre i “se”, le dichiarazioni di circostanza e il presunto “femminismo” dei leader politici servono solo per riempire le pagine dei quotidiani»

Piena di verve e di ironia il commento della “pasionaria” Lella Golfo.

«Ricordate come quegli stessi leader si sono cosparsi il capo di cenere dopo le ultime amministrative, le più maschiliste di sempre? Eppure, avevano dichiarato grande considerazione e apprezzamento per la partecipazione femminile al governo di Regioni e Comuni. Ecco, se davvero sono persuasi che sia finalmente arrivato il momento di una presidenza femminile, inizino i Presidenti delle Regioni a fare un passo indietro e indicare come delegati donne di qualità e spessore, dentro la loro maggioranza e all’opposizione. Una stragrande maggioranza maschile tra i delegati regionali ‒ l’ipotesi più credibile‒ sarà la prova provata che le dichiarazioni a favore di una svolta sono solo chiacchiere e fumo negli occhi per l’elettorato femminile».

Una donna a tutti i costi al Quirinale?

«Sembrerà strano ma non sono una fautrice del “purché sia donna”. Voglio un Presidente che tenga insieme un Paese in difficoltà, che incarni l’unione e l’unità – morale e istituzionale –, che non parteggi per una fazione o per l’altra, che abbia a cuore l’interesse di tutti e tutte, che abbia il dono della temperanza e della fermezza, dell’autorevolezza pacata e della saggezza. Una figura di controllo e rappresentanza, stimata all’estero come in Italia, che incarni il senso di responsabilità per le istituzioni, capace di rinsaldare la coesione e la speranza di un Paese stanco e scoraggiato».

Ma davvero Lella Golfo è convinta di avere il candidato ideale?

«Penso che una donna sarebbe capace di tutto ciò. Che esistano nel panorama italiano donne che rispondono a questo identikit? Sì, sì sì!! Il tema, quindi, non è “pretendere” una donna al Quirinale, dire, a ragione, che è arrivato il nostro turno, che democrazia vuol dire rappresentanza e che la nostra è una democrazia dimezzata. Il punto è il valore simbolico e al contempo la funzione reale che l’elezione di una donna avrebbe. Il punto è che, a parità di requisiti, scegliere una donna non solo ci riconcilierebbe con una politica “maschiocentrica” ma potrebbe segnare una nuova stagione per l’impegno femminile nelle istituzioni»

Nel suo intervento, pieno di passione civile e di impegno istituzionale, Lella Golfo ricorda giustamente la sua legge sulla parità di genere, legge importantissima e fondamentale, che ha permesso a tantissime donne di diventare protagoniste delle istituzioni e del Paese.

«Diciamo la verità: anche grazie alla mia legge sulle quote, la società e l’economia sono ormai avanti anni luce rispetto alla politica. Mentre ogni giorno si rompe un nuovo tabù e le donne entrano nelle stanze del potere economico, ai vertici della giustizia, delle professioni, della scienza, la politica resta a guardare, e ciarlare a vanvera, un passo indietro. Quanto può durare? Quanto può restare in sella una classe dirigente che non rappresenta i cittadini che dovrebbe governare? Poco e male».

Ma non si illuda nessuno. La “pasionaria” Lella Golfo anche questa volta non si smentisce, anzi conferma la determinatezza con cui ha condotto per anni importantissime battaglie sociali nel Paese e spiega a chiare lettere che «non farò alcun nome, perché ho rispetto per le donne che possono, e devono, aspirare alla carica più alta della Repubblica. Mi concedo solo un lampo di orgoglio: se sarà donna, sarà una Mela D’Oro, Premio Marisa Bellisario!». 

Dalla Fondazione Marisia Bellisario ancora oggi una ennesima lezione di stile e di comportamento istituzionale.Grande Lella Golfo. (pn)

Da Vibo a Roma col suo taxi portò gratis una bimba malata: Mattarella lo fa Cavaliere

Quella del tassista romano Alessandro Bellantoni, che con il suo taxi portò, gratuitamente, da Vibo Valentia al Bambin Gesù di Roma, una bambina che doveva fare un controllo oncologico, non è passato inosservato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che gli ha conferito l’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica.

Insieme a lui, altri 31 uomini e 25 donne «di diversi ruoli, professioni e provenienza geografica, che si sono particolarmente distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza del Coronavirus», sono stati premiati con l’onorificenza.

«I riconoscimenti – si legge in una nota del Quirinale –attribuiti ai singoli, vogliono simbolicamente rappresentare l’impegno corale di tanti nostri concittadini nel nome della solidarietà e dei valori costituzionali».

Come riportato da Roma Today, Alessandro Bellantoni, con la sua Cooperativa, è stato in prima linea durante la Fase 1 dell’emergenza Coronavirus, mettendo a disposizione il proprio taxi alle famiglie con figli disabili. Ed è proprio grazie a questa, che ha potuto accompagnare la bimba di Vibo Valentia a Roma per il controllo oncologico: «sapevo che c’era una bambina – ha raccontato Bellantoni al giornalista Fabio Grilli di Roma Today – che aveva bisogno di effettuare un controllo al Bambin Gesù. E la visita era molto importante perché la piccola, che ora ha tre anni, in passato ha dovuto effettuare dei cicli di chemioterapia. Conosco la famiglia che, come me, ha anche un altro figlio con disabilità. So che, in questo momento, quella coppia sta attraversando un momento difficile e così mi sono offerto di dare una mano». (rrm)

MATTARELLA: LA GAZZETTA DEL SUD PONTE CULTURALE TRA CALABRIA E SICILIA

16 settembre – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio pubblico inviato ieri all’amministratore delegato della Gazzetta del Sud, Lino Morgante, ha sottolineato come sia stato costruito un ponte editoriale e culturale tra Calabria e Sicilia, con la nuova realtà d’informazione che vede associato il Giornale di Sicilia alla Gazzetta. Il messaggio è arrivato in concomitanza della rinnovata veste grafica della Gazzetta (dal 1952 punto di riferimento essenziale dell’informazione in Calabria) e poco prima della grande festa di beneficenza GDShow organizzato da GDS Media&Communication assieme al gruppo editoriale SES (Giornale di Sicilia e Gazzetta del Sud) al Teatro greco di Taormina dove sì è registrato l’en plein stagionale (4425 spettatori).
«L’intento del rilancio di due testate significative e cariche di storia come la Gazzetta del Sud e il Giornale di Sicilia  – scrive Mattarella nel suo messaggio – appare tanto più meritevole in un contesto, quello del Mezzogiorno, in cui la battaglia per l’affermazione dei valori costituzionali e della legalità è particolarmente meritoria».
«Si tratta di un impegno di valore culturale e sociale, la cui essenza trova riscontro nell’arricchimento del tessuto civile dei territori ai quali i due giornali si dirigono. Una stampa credibile, sgombra da condizionamenti di poteri pubblici e privati, società editrici capaci di sostenere lo sforzo dell’innovazione e dell’allargamento della fruizione dei contenuti giornalistici attraverso i nuovi mezzi, sono strumenti importanti a tutela della democrazia. Questa consapevolezza deve saper guidare l’azione delle istituzioni.
«L’incondizionata libertà di stampa costituisce elemento portante e fondamentale della democrazia e non può essere oggetto di insidie volte a fiaccarne la piena autonomia e a ridurre il ruolo del giornalismo. La Gazzetta del Sud e il Giornale di Sicilia hanno da pochi mesi costruito un ponte, editoriale e culturale, tra Calabria e Sicilia investendo sulla forza del loro radicamento e su sinergie idonee ad affrontare le difficili sfide del nostro tempo.
«L’impegno sviluppato dai corpi redazionali, dai reparti tecnici e grafici, dai direttori, dall’editore, è promessa di rinnovato fervore e prova di fiducia nei confronti delle opinioni pubbliche dei lettori di queste regioni, è motivo di soddisfazione e speranza, in un mercato editoriale attraversato da non poche tensioni. Il rafforzamento di voci espressive delle realtà del Mezzogiorno rappresenta un servizio reso all’intero Paese: il pluralismo e la libertà delle opinioni – condivise o non condivise – sono condizioni imprescindibili per la democrazia. Sono certo che la vostra fatica quotidiana, come già nel passato, aiuterà a rappresentare realtà dei vostri territori, i loro problemi e le loro attese, contribuendo a renderle protagoniste. A questo lavoro e a questo sforzo sono lieto di augurare ogni successo».

Nella foto di copertina: Antonio Ardizzone, Lino Morgante, Pippo Baudo e Salvo La Rosa alla serata di beneficenza di Taormina 

La serata di beneficenza della GDS al Teatro greco di Taormina: 4425 spettatori, record dell’anno