È calabrese Roberto Sergio, il nuovo amministratore delegato Rai

di PINO NANOHa origini calabresi Roberto Sergio, la sua famiglia viene da Cosenza, l’uomo designato dal Consiglio dei ministri, e che lunedì mattina sarà nominato amministratore delegato dal consiglio di amministrazione della Rai.

Ai vertici di “mamma Rai” arriva dunque da lunedì mattina un volto e un nome noto del mondo della comunicazione italiana. Il suo curriculum è da “primo della classe”, un protagonista vero della storia stessa di Radio Rai.

La sua storia professionale è tutta qui. Storico Direttore di Radio Rai, Consigliere di Amministrazione del Tavolo Editori Radio, di Per – Player Editori Radio, di Rai Com e membro della Commissione Radio Crtv (Confindustria Radio Televisioni), Roberto Sergio è nato a Roma nel 1960. Famiglia di origini calabresi, cosentine, una Laurea in Scienze politiche e Scienze delle Comunicazioni. Manager esperto di telecomunicazioni, inizia il proprio percorso professionale nel 1985 presso la Sogei – Società Generale d’Informatica SpA. Nel 1997 passa in Lottomatica Italia Servizi (gruppo LIS SpA), dove assume, in quattro anni di attività, la responsabilità di diversi settori: Relazioni Esterne e Rapporti Istituzionali; Comunicazione e Pubblicità; Sviluppo Business; Marketing e Comunicazione; Direzione Commerciale.

Tra il 2001 e il 2003 è prima direttore Comunicazione e Immagine e poi Vice Direttore Generale di Lottomatica SpA (oggi IGT). Nel 2002 e per due anni è anche Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Azienda.Nel 2004 è chiamato in Rai come direttore dell’area Nuovi Media, incarico che svolge fino al 2007, quando è designato Presidente di Sipra (poi Rai Pubblicità). In questi anni ricopre anche l’incarico di consigliere di amministrazione di Rai Net, Rai Click e Rai Sat. Nel settembre 2012 assume il ruolo di presidente di Rai Way.

Ad aprile 2015 riceve la responsabilità della Vice Direzione della Radio. Da luglio dello stesso anno ha anche la responsabilità di seguire i rapporti con le consociate del gruppo Rai, con la qualifica di Direttore. Da dicembre 2016 gli viene affidata la responsabilità ad interim della Direzione Radio. Nel giugno 2017 viene nominato Direttore della Direzione Radio. Da luglio 2019 è Consigliere di Amministrazione di PER – Player Editori Radio. Da giugno 2020 infine è Consigliere di Amministrazione di Rai Com.

Vecchio amico personale di Pier Ferdinando Casini, storicamente ritenuto di area centrista ma forte di un gradimento bipartisan, Roberto Sergio ha fatto sua la sfida della visual radio e della completa digitalizzazione degli studi, dei sistemi e dei processi produttivi. Obiettivo dichiarato: intercettare i giovanissimi, quei 15-24enni che fanno gola a tutti gli editori, più che mai di fronte all’invecchiamento dei target tradizionali. Altra prateria da attraversare, il mondo dei podcast, di cui ha allargato l’offerta anche a temi di economia, finanza, società. 

Una volta insediato Roberto Sergio procederà alla nomina, come direttore generale con deleghe operative, di Giampaolo Rossi, eletto nel cda di Viale Mazzini nel 2018 in quota Fratelli d’Italia, molto vicino a Giorgia Meloni. 

Anche il suo un compito non facile, chiamato a misurarsi con le mille polemiche interne all’Azienda e con una tecnologia sempre più avanzata e che in futuro sarà dominata e condizionata dall’Intelligenza Artificiale. Il suo compito precipuo – dicono già oggi a Viale Mazzini – sarà quello di «garantire la pluralità delle narrazioni, il racconto della nostra nazione nelle sue diverse forme di espressione, garantendo il principio fondamentale della libertà», così  come ha spiegato lo stesso Giampaolo Rossi di recente agli Stati generali della cultura nazionale.

L’unica egemonia da garantire, ha sottolineato in quella occasione il nuovo Direttore Generale della Rai, «è quella della libertà culturale» e la Rai “è il perno del sistema culturale del nostro Paese». E per «liberare la cultura da tutte le sue deformazioni e imposizioni» servono «coraggio, una visione e non aver paura degli immaginari».

Il primo compito, per altro delicatissimo e complesso, che i due dovranno ora affrontare insieme sarà la definizione dei nuovi palinsesti della prossima stagione, che saranno presentati agli sponsor a luglio, e varare in tempi rapidi una tornata di nomine che coinvolgerà direzioni di genere e testate. Anche qui si fanno già i primi nomi del direttori di Reti e di Telegiornali, ma è ancora troppo presto per non incorrere nel rischio di favorire qualcuno e “bruciare” altri. Questo significa che ne parleremo a tempo dovuto. (pn)

   

REGGIO – Carramba che vestiti! All’Arena gli abiti della Carrà

Stasera a Reggio, all’Arena dello Stretto la mostra dei fantastici abiti di scena di Raffaella Carrà. “Collezioni Carrà”, una mostra che per cinque giorni è stata ospitata a Palazzo San Giorgio e che stasera alle 21 sarà protagonista del Tuca Tuca Show con uno spettacolo-sfilata per presentare i meravigliosi abiti indossati nel corso della sua carriera in Rai da Raffaella Carrà, Vestiti firmati da Gabriele Mayer, Luca Sabatelli, Graziella Pera, Corrado Colabucci, oggi raccolti in una collezione di circa 350 pezzi straordinari e bellissimi.

L’idea di mettere insieme questa incredibile quanto suggestiva e affascinante collezione di abiti è venuta a Giovanni Gioia e Vincenzo Mola. Già colelzionisti di dischi, riviste, gadget, Giovanni e Vincenzo nel 2009 decidono di dar vita a una collezione  unica e spettacolare, raccogliendo gli abiti di scena indossati da Raffaella Carrà durante la sua lunga carriera televisiva in Rai.

L’obiettivo, oltre alla passione e il gusto del bello, è quello di preservare gli abiti dall’usura del tempo  e far conoscere la storia dle costume televisivo attraverso lo stile di una star tra le più amate dal pubblico.

L’archivio privato si compone di 350 pezzi che raccontano una storia straordinaria dal 1976 al 2012. Tra cristalli di Swarosky e paillettes multicolore, corallini e cannette scintillanti, i due collezionisti, grazie a un accurato e meticoloso restauro, sono riuscitii a riportare al loro splendore originario gli abiti, frutto di una manifattura artigianale di altissimo livello.

La collezione racconta il mutare del costume televisivo, da rigorosi abiti elegantissimi e casti, a superbe manifestazioni di glamour e sensualità, con pizzichi di trasgressione, che un tempo erano bandite dalla televisione nazionale. Raffaella Carrà ha saputo indossarli con grazie, eleganza e una divertita partecipazione al raffinato lavoro dei costumisti. Sono abiti ricchi di fascino e di suggestione che si lasciano ammirare in tutto il loro splendore.  

È una mostra da non perdere (oggi è l’ultimo giorno nell’androne di Palazzo San Giorgio), poi stasera sfileranno sul palco dell’Arena dello Stretto, per suscitare ammirazione e far palpitare i fans dell’indimenticabile Raffa. 

Addio a Emanuele Giacoia, una colonna del giornalismo calabrese

Cordoglio e commozione in Calabria per la scomparsa del giornalista Emanuele Giacoia, morto ieri sera a 93 anni, nella sua casa di Cosenza. Per anni è stata voce popolarissima per i calabresi, ma in realtà era ormai un compagno fisso di viaggio degli ascoltatori radiofonici di Tutto il calcio minuto per minuto e poi di tante trasmisisoni sportive. Lucano di nascita, era arrivato a Rai Calabria nel 1958 e aveva fatto di Cosenza la sua seconda patria, tanto da diventare più calabrese dei colleghi locali.

Da sinistra: Pino Nano, Emanuele Giacoia, Giovanni Scarinci e Pasqualino Pandullo

La storia di Emanuele Giacoia è quella del giornalismo calabrese, soprattutto del giornalismo radiotelevisivo. Giacoia è stato un  grande cronista sportivo, ma anche scrupolosissimo direttore del TG regionale che ha guidato con esemplare professionalità formando decine di giornalisti, un vero testimone del nostro tempo.

Così lo ricorda Pino Nano su Giornalisttalia «Un uomo tutto di un pezzo, avvolgente, ironico, istrionico, straordinariamente ed eternamente affabile, giornalista di razza, cronista severo, scrupolosissimo, rispettoso della notizia, ma soprattutto un inviato alla vecchia maniera, profondamente rispettoso dei sentimenti e dell’umanità della gente che ha incontrato nel corso della sua vita. Così lo si vedeva in televisione quando lui ancora lavorava alla Rai, ma così Emanuele è sempre stato per tutti noi nella vita di ogni giorno. Per noi poi è stato, e rimarrà per sempre nella nostra vita, un indimenticabile e meraviglioso Direttore».

Dopo la sua lunga esperienza in Rai era stato per anni anche direttore del Quotidiano della Calabria.

A figli Riccardo, Valerio, Sergio, Antonella, Arianna le condoglianze di Calabria.Live.

Sede Rai Calabria, il sindaco Fiorita: Faremo battaglia con il futuro Governo

Il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, ha evidenziato come la «questione della sede Rai e della sua debole presenza nel Capoluogo, è estremamente importante anche perché rappresenta plasticamente la fragilità di Catanzaro e la sua impalpabile rappresentatività politica».

«Si ricordi che la nostra Città – ha detto Fiorita – esprime oggi un solo Consigliere Regionale, sia pure chiamato alla Presidenza dell’Assemblea. C’è una forte crisi di identità e di rappresentatività che oggi dobbiamo tentare di colmare con fatti concreti e non solo con le pur utili rivendicazioni. Le anomalie calabresi sono tante, alcune delle quali molto antiche, come la Rai che fu istituita a Cosenza ben 64 anni fa, altre molto più recenti, come la Direzione dell’Agenzia delle Dogane e altri Enti dello Stato».

«Ho trovato una Città isolata e debole – ha spiegato il primo cittadino – mentre altre realtà urbane si stanno organizzando istituzionalmente e politicamente, come Cosenza-Rende che potrebbero essere chiamate presto ad un referendum per l’unificazione. Noi pensiamo di avere le idee chiare. Ci sono due questioni, da me avanzate in campagna elettorale, che potrebbero riequilibrare l’asse politico-istituzionale. La prima è una Legge speciale per Catanzaro Capitale che fissi in maniera inequivocabile le competenze del Capoluogo e stabilisca senza tentennamenti o spinte localistiche che tutte le articolazioni dello Stato centrale abbiano sede a Catanzaro. Una legge che assegni anche consistenti risorse per il potenziamento dell’assetto urbano della Città, per la sua accessibilità e per l’incremento dei servizi pubblici a livello regionale e sovraregionale. Conto di parlarne nei prossimi giorni con il Presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, che sicuramente non sarà insensibile a questa esigenza e che potrebbe farsi promotore, assieme al Sindaco, di questa iniziativa legislativa».

«La seconda è rappresentata dal progetto della Grande Catanzaro – ha proseguito – che ha già preso forma in campagna elettorale e che già a settembre vedrà un primo step con la riunione dei Sindaci di tutti i Comuni limitrofi o prossimi al Capoluogo. Vogliamo formare una Città Metropolitana di fatto che possa migliorare la qualità della vita dei suoi 140.000 abitanti e proporre ambiziosi progetti coordinati in tema di ambiente, turismo, trasporti, energie rinnovabili, cultura».

«Uniti saremo sicuramente più forti – ha ribadito il primo cittadino – e potremo dire la nostra perché la nostra potrà essere una voce più robusta e autorevole. Quanto alla questione specifica della Rai, che si inserisce in questo delicato contesto, voglio dire che a me piace combattere le battaglie che si possono vincere e non limitarmi alla protesta. La richiesta di spostare a Catanzaro la sede regionale della RAI, istituita come dicevo 64 anni fa e poi rafforzata dalla costruzione di una nuova e costosissima sede nel 1992, mi appare, sia pure legittima sul piano formale, non facilmente percorribile».

«Invece è molto percorribile – e mi impegnerò al massimo in tal senso con il futuro Parlamento e il futuro Governo – l’ipotesi che Catanzaro possa avere una prestigiosa ed efficiente sede/redazione della Rai – ha detto ancora Fiorita – con la dotazione di giornalisti, tecnici e tecnologie avanzate, in modo da coprire con facilità ogni evento. L’Amministrazione comunale può fin d’ora impegnarsi ad individuare una sede ampia, funzionale e soprattutto prestigiosa, tale da affermare la presenza del servizio pubblico in Città. Sono certo che questa battaglia, se supportata dalla rappresentanza parlamentare e regionale, potremo vincerla».

«Infine, per quanto riguarda la sottovalutazione del Magna Graecia Film Festival da parte del TgR Calabria – ha concluso – non posso che stigmatizzare l’accaduto e avanzare una formale protesta ai vertici della RAI Calabrese». (rcz)

Bruni e Caruso contro chiusura del tg regionale notturno

La leader dell’opposizione in Consiglio regionale, Amalia Bruni e il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, si sono opposti alla soppressione, a partire da gennaio, dei tg regionali notturni da parte dell’ad della Rai, Carlo Fuortes.

Per la Bruni, infatti, «si spegnerebbe la presenza del servizio pubblico sul territorio per quasi dodici ore, dalle 19e30 della sera alle sette del mattino. Un’assurdità», oltre che essere una scelta «davvero fuori luogo e senza alcuna motivazione valida».

«Sappiamo bene – ha evidenziato – quanto sia importante l’informazione, soprattutto quella locale fornita dal servizio pubblico per tenere a bada le fake news e far giungere alle comunità locali notizie certe su argomenti di vitale importanza come quelle sull’andamento epidemiologico e le relative misure per contrastare la pandemia. In momenti terribili come questi le sedi regionali vanno tutelate e possibilmente rinforzate con uomini e mezzi. È questo il compito del servizio pubblico».

«Noi calabresi – ha concluso Bruni – abbiamo già visto in altri ambiti dove porta la logica del risparmio dissennato e privo di criterio, a far circolare sempre più ambulanze del 118 senza medico a bordo per carenza di personale. Non credo sia il caso di bissare anche con i tg regionali».

Il sindaco Caruso, esprimendo preoccupazione per la decisione assunta, ha ricordato che «l’informazione locale rappresenta per i cittadini un servizio pubblico essenziale ed irrinunciabile che non può essere cancellato per un mero calcolo ragionieristico che non tiene in debita considerazione il diritto insopprimibile dei cittadini ad essere informati».

«I Tg regionali del servizio pubblico – ha spiegato – continuano ad essere, pur nelle difficoltà nelle quali si dibatte tutto il sistema dell’informazione nel nostro Paese, un presidio informativo di assoluta garanzia per i cittadini. E questo ruolo i Tg regionali hanno saputo interpretare con puntualità, serietà e grande professionalità, quando si è trattato, come ancora sta avvenendo, di informare, in prima linea, l’opinione pubblica sull’andamento della terribile pandemia che ha colpito il mondo intero e, con esso, anche i nostri territori».

«A questo proposito – ha sottolineato Franz Caruso – non va assolutamente dimenticato il supporto, al pari degli altri media, che la Rai regionale ha assicurato alle istituzioni, contribuendo a rilanciare l’informazione di pubblica utilità destinata ai cittadini, in una contingenza così sofferta come quella originata dal Covid-19. La decisione di cancellare le edizioni di mezzanotte dei Tg regionali, se confermata, spegnerebbe una voce importante e autorevole che dà visibilità ai nostri territori svolgendo una funzione altrimenti non sostituibile».

«Questo rappresenterebbe un gravissimo vulnus non facilmente sanabile. Il Comune di Cosenza – ha dichiarato Caruso – concorda con quanto espresso anche da alcune sezioni regionali dell’Anci nel rivendicare il diritto delle realtà territoriali ad ottenere ancora più spazio affinché possano essere meglio raccontate da chi fa informazione nel servizio pubblico».

«Ecco perché, aderendo all’iniziativa che sta portando avanti – ha concluso – in rappresentanza della segreteria nazionale e regionale del sindacato autonomo Snater, Francesca Pecora, unitamente alle altre sigle sindacali, auspico che i vertici aziendali rivedano prima possibile il proposito di tagliare dal futuro palinsesto le edizioni di mezzanotte dei tg regionali, affinché non venga meno un vero e proprio presidio democratico al quale l’intero Paese e con esso le istituzioni locali non possono rinunciare». (rrm)

EMANUELE GIACOIA, GLI SPLENDIDI 91 ANNI
CALABRIA, GIORNALISMO, RAI E 90° MINUTO

di PINO NANO – La ricorrenza dei 50 anni di Novantesimo minuto,  offre lo spunto per celebrare un grande protagonista dell’informazione in Calabria, Emanuele Giacoia: i suoi 91 anni, splendidamente portati, uno dei protagonisti della popolare trasmissione Rai sin dalle prime puntate. Era il 27 settembre 1970 e la RAI teneva a battesimo e mandava in onda la prima puntata di  Novantesimo Minuto, uno dei programmi più famosi della storia della TV italiana. Della squadra di Novantesimo Minuto entra presto a far parte anche il giornalista Emanuele Giacoia, una straordinaria esperienza professionale vissuta tutta in Calabria, al servizio della Sede Rai di Cosenza dove Emanuele Giacoia, oggi novantunenne, arriva giovanissimo chiamato dall’allora direttore di Sede Enrico Mascilli Migliorini e da dove di fatto non è più andato via.

«È stata davvero lunga la mia epopea giornalistica in Rai. Dall’inizio, fino al giorno della pensione, la Rai è stata la mia casa, e credo di avere avuto da questa azienda più di quanto io stesso potessi desiderare. Lo riconosco, fare poi il giornalista Rai in Calabria non è stato facile, soprattutto in passato, quando cioè questa regione sembrava enormemente complessa e lunga da percorrere. Penso alle strade, erano fatte solo di curve e tornanti, che riducevano la nostra vita ad un frappè. Si arrivava sbattuti, esausti, stanchi, dopo ore e ore di marcia. Da Cosenza a Catanzaro, passando per Rogliano e toccando Soveria Mannelli, si contavano 1867 curve diverse. Non è una battuta, erano esattamente 1867. Da Cosenza a Reggio Calabria servivano invece dalle cinque alle sei ore di macchina. Ricordo che si sostava a Vibo per il cambio dei cavalli, noi dicevamo così, un caffè e due panini, poi si riprendeva il lungo viaggio. A Cosenza io divenni persino Caporedattore, un lavoraccio ed una grande responsabilità che porto ancora sulla mia pelle. Oggi la sede è faraonica, ma non fatevi ingannare: se sentite qualcuno mugugnare, scalciare, strepitare contro l’Azienda, non preoccupatevi più di tanto. La Rai non la lascerà mai davvero nessuno».

91 anni già compiuti il 4 marzo scorso, o meglio 91 anni meravigliosamente ben portati, straordinariamente rappresentati, orgogliosamente palesati, e che non sono soltanto la festa di compleanno di un grande telecronista sportivo come Emanuele Giacoia, ma sono soprattutto la festa di compleanno di un’intera generazione di radiocronisti e telecronisti, quelli di “Novantesimo minuto”, la trasmissione più popolare della RAI e che oggi compie i suoi primi 50 anni di messa in onda, e che ha reso grande il nome e l’immagine della Rai nel mondo.

I suoi compagni di viaggio, in tutti questi lunghi anni di radiocronache e telecronache sportive, sono stati davvero tanti, e il “grande vecchio” Emanuele Giacoia, come oggi in Calabria tutti lo chiamano, li ricorda uno per uno, senza mai temere un calo di memoria, o peggio ancora un errore di sottovalutazione.

Da Nicolò Carosio, ad Alfredo Provenzali, Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Riccardo Cucchi, Claudio Ferretti, Ezio Luzzi, Piero Pasini, Enzo Foglianese, Gianfranco Pancani, Massimo Valentini, Tito Stagno, Carlo Sassi, Mario Giobbe, Ferruccio Gard,

Ma ancora: Nando Martellini, Bruno Pizzul, Alfredo Pigna, Giampiero Galeazzi, Claudio Icardi, Paolo Valenti, Giorgio Bubba, Lugi Necco, Ninì Talamo, Fabrizio Maffei, Beppe Viola, Andrea Boscione, Nico Sapio, Tonino Carino, Alfredo Pigna, Maurizio Losa, Italo Moretti, Luca Liguori, Italo Gagliano, Mario Gismondi, Adriano De Zan, Lello Bersani, Paolo Frajese, Marcello Giannini, Gianni Minà, Aldo Agroppi, Everardo Dalla Noce  Arnaldo Verri, Nuccio Puleo, Cesare Viazzi, Mario Guerrini, Carlo Nesti, Cesare Castellotti, Livio Forma, fino ai più giovani, l’indimenticabile Tonino Raffa o il grande Marco Civoli, una generazione di cronisti sportivi che hanno accompagnato con la loro voce, le loro cadenze, i loro tic personali e la loro simpatia milioni di italiani per almeno 50 anni di vita italiana.

Franco Martelli, Raffaele Malito ed Emanuele Giacoia
Rai Cosenza anni 80: Franco Martelli, Raffaele Malito ed Emanuele Giacoia (Foto di Pino Nano)

Attenzione però, Emanuele Giacoia non è stato soltanto un grande cronista sportivo della TV di Stato, ma per una certa fase della sua vita è stato anche il Capo della Redazione Giornalistica della Sede Rai della Calabria, interprete diretto delle tensioni e delle speranze del popolo calabrese di quegli anni, ed è stato soprattutto per la gente di Calabria, lui campano, uno degli opinionisti più influenti e più autorevoli del suo tempo e del suo mondo, catapultato in Calabria quasi per scherzo dalla storica sede Rai di Napoli dove ancora ragazzo aveva incominciato a lavorare come semplice annunciatore.

«Oggi forse pochi sanno  – sorride Emanuele Giacoia – che la sede Rai calabrese vanta un record nazionale. È quello cioè di essere stata la prima sede Rai del dopoguerra. Solo più tardi, dopo Cosenza infatti, la Rai tenne a battesimo molte delle altre sue sedi regionali. Una per ogni regione. Dopo di noi, ricordo Potenza, Perugia, Pescara. E pochi sanno ancora che Il Corriere della Calabria, o il Gazzettino (come si dice ancora oggi), andava già in onda dalla sede Rai di Napoli, e questo accadeva ancora prima che venisse trasmesso Il Corriere della Campania. Altro primato storico. Io allora ero a Napoli. Capo redattore c’era Enrico Mascilli Migliorini. In redazione, ricordo, affluivano le notizie che venivano inviate dai corrispondenti della Calabria. A Reggio avevamo dei colleghi molto bravi, Giuseppe Tassoni, Antonio Latella, Franco Cipriani, Domenico Morace. Ma da Reggio Calabria arrivavano anche i servizi registrati di Ninì Talamo. Ricordo ancora perfettamente bene le buste del buon Ninì, legate con tanto di nastrino dentro, e alle 12.10 in punto, allora come oggi, ecco gli annunciatori correre a leggere i testi preparati dalla redazione napoletana del giornale radio. Ricordo, via etere, attraverso i ponti e i centri televisivi il Corriere veniva diffuso in tutta la Calabria. Allora, era il 1957, più di quarant’anni fa, io ero annunciatore a cachet, venivo pagato a prestazione, una specie di lavoro a cottimo. La cosa mi faceva un po’ ridere, mi ricordava la pubblicità del cachet Fiat: sui cartelloni una specie di mago con tanto di tuba in testa e con un gesto delle mani un tantino provocatorio ed osceno propagandava appunto il cachet Fiat. Ma quando, a fine mese, andavo a ritirare la mia busta alla cassa trovavo la cosa meno ridicola e decisamente piacevole. Già a quei tempi quel poco che mi davano mi pareva una somma enorme. Incominciai da Napoli, dunque, a snocciolare le prime notizie sulla Calabria. Curiosità, fatti di cronaca, notizie, avvenimenti di una regione che allora mi pareva sonnacchiosa, tranquilla, bonacciona, tradizionale. I toni drammatici e preoccupati della Calabria di questi anni erano ancora assai lontani. Ricordo che mi incuriosivano i nomi di alcuni paesi, Longobucco, Papasidero, Acquaro, Serrastretta, Cosoleto, Africo e via dicendo. Mi chiedevo “Ma che accidenti di paesi saranno mai questi, con questi strani nomi?”».

Nessuno meglio di lui può oggi ricostruire e raccontare la nascita della Sede calabrese della Rai, quando per la prima volta mise piede a Cosenza quello straordinario animale del giornalismo italiano che rispondeva al nome di Enrico Mascilli Migliorini.

– Direttore partiamo da quel lontano 12 dicembre 1958?.

«Quell’11 dicembre di 40 anni fa al numero 25 di Via Montesanto, al quinto piano di quel vecchio palazzo, in una Cosenza piovosa – ricorda Emanuele Giacoia – c’ero anch’io. Ricordo che per mandare su al quinto piano autorità e invitati ci fu qualche problema per via di un improvviso blackout. Allora, quarant’anni fa, si diceva più semplicemente “è andata via la luce”. L’ascensore si fermò per qualche minuto, vai a capirne il perché. La Rai preoccupatissima aveva fatto venire apposta un tecnico specializzato, un ascensorista. Ma questo non impedì che al pianterreno si vivessero momenti di panico generale. La maggior parte di noi si domandava: “Come facciamo ora a mandare su l’ingegner Rodinò, l’allora amministratore delegato della Rai?”, “E il vescovo mons. Aniello Calcara, poeta e pastore della Chiesa cosentina?”. Per fortuna il blackout durò poco. Come Dio volle la corrente elettrica tornò subito dopo, e nessuno di loro fu costretto a quei cinque piani a piedi. Per tutti noi, quel giorno, incominciava una straordinaria avventura».

– Direttore, ma come fa a ricordare tutto questo con perfetta lucidità? Sono passati 60 anni da quel giorno…

«Come potrei non ricordare? Vedi, quel primo giorno fu davvero un grande evento per tutti noi. Spesso e volentieri nel nostro essere giornalisti si fa uso ricorrente ad aggettivi esagerati, e lo si fa per qualunque argomento, anche il più banale, “planetario”, “mitico”, “la fine del mondo”, poi in realtà si sta seduti da McDonald a mangiare un banalissimo panino freddo e magari anche senza nessun sapore speciale. Uso questa metafora per spiegare meglio che cosa rappresentò la nascita della Rai in Calabria. Quel 12 dicembre del ‘58 fu davvero una giornata storica per il Paese, e lo fu soprattutto per la Calabria. Il Corriere della Calabria, che fu il primo appuntamento radiofonico irradiato dalla sede Rai di Cosenza, fu in realtà il primo vero biglietto da visita che questa regione, dopo le tragedie delle alluvioni degli anni precedenti, potè offrire agli ascoltatori di tutta Italia. Furono tredici puntate in tutto, una più geniale e più accattivante dell’altra, che decretarono il successo nazionale della formula e dei conduttori, che eravamo io e Ninì Talamo, lui Ninì Talamo davvero bravissimo. Nessuno ha il coraggio di dirlo, ma 60 anni dopo, la lunga e affascinante storia della Rai in Calabria è ancora tutta da scrivere, e la fine è ancora tutta da scoprire e da raccontare».

Ancora oggi, nonostante Emanuele Giacoia sia fuori dalla Rai da oltre 25 anni, la gente che ci incontra per strada, soprattutto a noi che allora eravamo considerati i suoi ragazzi e i suoi discepoli, non fa che chiederci in continuazione «Come sta?», «Dov’è finito?», «Perché non lo si vede più al telegiornale?», segno palpabile dell’amore che la gente aveva verso di lui e che ha ancora per lui.

– Quando Mascilli Migliorini la chiamò in Calabria, avrebbe mai immaginato di restarci poi per tutta la vita?

«No di certo. Anche se quando l’avvocato Mascilli Migliorini mi chiese di seguirlo in Calabria era chiaro che non si trattava di una gita fuori porta. L’avvocato mi stava proponendo l’assunzione nella nuova sede che stava per nascere a Cosenza. Accettai immediatamente, anche se della Calabria sapevo ben poco. Ricordo che allora, chissà perché? immaginavo che il capoluogo di regione fosse Reggio Calabria. Forse perché sui libri di testo, e sulle carte geografiche, il puntino che lo indicava era più evidente di quello che segnava Catanzaro e Cosenza. Sapevo qualche cosa della Sila, ma la immaginavo una località misteriosa. La conoscenza che avevo della regione dove mi sarei presto trasferito finiva lì, anche se a furia di leggere decine e decine di Gazzettini la mia cultura si era arricchita di quei nomi da Paese dei Balocchi. Ricordo Cinquefrondi, Brognaturo, Intavolata, Acquappesa, Castroregio, Spilinga, ma dove saranno mai? In Calabria arrivai un mese prima della inaugurazione ufficiale della sede. E il mio primo appuntamento ufficiale risale al novembre del 1958. Mi mandarono a Paola per un primo collegamento radiofonico con una trasmissione di Mike Bongiorno. Si chiamava Il Campanile d’oro: Era una sfida tra comuni, che si combatteva a suon di quiz, riguardavano la storia locale, la geografia, la storia culinaria e le tradizioni di una località e di una regione d’Italia. Io, ricordo, curavo il collegamento con lo studio centrale di Roma dove c’era Mike Bongiorno, mentre da un altro comune d’Italia arrivavano le voci e i rumori del secondo paese in collegamento con la trasmissione. Paola venne eliminata dal gioco, ma in seguito toccò a Bagnara. La città del pesce spada arrivò in finale, ma questa è un’altra storia ancora. Bene in quella occasione conobbi per la prima volta i tecnici calabresi che erano stati chiamati all’allestimento di questa prima trasmissione nazionale, Ciccarone, Esposito, e ultimo più giovane di tutti Roberto Salvia, di cui sarei poi diventato amico carissimo. Il giorno dopo la trasmissione mi portarono in macchina a Cosenza perché mi rendessi conto di quale sarebbe stato il mio nuovo posto di lavoro. Era novembre, pioveva, una giornata uggiosa, senza colore. Non ne fui entusiasta…”.

Il vecchio Emanuele Giacoia oggi è qui attorniato dalla sua grande famiglia, un uomo tutto di un pezzo, avvolgente, ironico, istrionico, straordinariamente ed eternamente affabile, giornalista di razza, severo, scrupolosissimo, rispettoso della notizia, ma soprattutto un cronista alla vecchia maniera, profondamente rispettoso dei sentimenti e dell’umanità della gente che ha incontrato nella sua vita. Così lo si vedeva in televisione, ma così Emanuele è sempre stato per tutti noi nella vita di ogni giorno. Per me è stato, e rimarrà per sempre nella mia vita, un indimenticabile e meraviglioso Caporedattore. Credetemi, mai come nel suo caso personale, la televisione è stata così sincera e così reale, dando di lui prima alla radio e poi alla televisione l’immagine fiera di un grande romanziere delle immagini. Indimenticabile il timbro della sua voce, e la maniera con cui salutava il suo pubblico: “Dal vostro…Emanuele Giacoia”.

Oggi per Emanuele Giacoia, che per lunghi anni dopo l’avventura Rai è stato anche storico Direttore del Quotidiano del Sud, è arrivato il momento di festeggiare questi suoi primi 91 anni, vi dicevo perfettamente ancora ben portati, con la lucidità di sempre, ma soprattutto con il garbo la modestia e la classe che lo hanno sempre reso diverso dagli altri, doti queste che hanno poi fatto di lui un vero e proprio mito della televisione italiana.

Il vecchio Maestro non ha dubbi, e sulla sua torta di compleanno ha chiesto al figlio prediletto Riccardo che venisse scritta questa frase “Vi aspetto tra dieci anni, sempre qui!”. Solo lui. (pn)

«Tutto il calcio minuto per minuto» compie 60 anni: 5 calabresi tra i protagonisti della radio

“Scusa Ameri, scusa Ciotti, a voi studio centrale”. Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, non si è attaccato alla radiolina per ascoltare il campionato di calcio raccontato in diretta con tutto il suo corollario di emozioni e di adrenalina. Non c’era l’overdose delle trasmissioni televisive di oggi e quella scatola magica, attraverso il frenetico intrecciarsi di tante voci familiari, faceva “vedere” le partite anche a chi stava a casa o per strada o in gita con la famiglia, ma faceva anche gioire o arrabbiare lo stuolo sterminato di coloro che puntavano sulla schedina totocalcio per sognare il colpo di fortuna che avrebbe permesso di cambiare vita.

Parliamo della  più longeva e prestigiosa trasmissione della Radio Italiana. L’avvento della Pay Tv e delle varie piattaforme satellitari (insieme con la demenziale frantumazione del calendario) ne ha scalfito gli ascolti ma non ne ha intaccato il fascino e la credibilità.  Era il primo pomeriggio del dieci gennaio del 1960 e nell’etere si affacciava ufficialmente  Tutto il calcio minuto per minuto,  programma nato da una brillante intuizione di Guglielmo Moretti, Sergio Zavoli e Roberto Bortoluzzi. Nessuno di loro immaginava che da quella idea sarebbe  nato un  prodotto che ha resistito ai tanti cambiamenti,  ha accompagnato la storia sportiva del nostro Paese e l’evoluzione del suo costume sociale.
Sono passati sessanta anni e la Rai si appresta a celebrare il compleanno della trasmissione con una grande festa che si terrà domani sera, venerdì 10 gennaio, nella mitica sala B di via Asiago 10.  Con Filippo Corsini al microfono, verrà ripercorsa la storia di “Tutto il calcio”, attraverso le voci dei conduttori  che hanno scandito le varie epoche, Roberto Bortoluzzi, Massimo De Luca, Alfredo Provenzali, e dei radiocronisti più celebri : Nicolò Carosio, Enrico Ameri, Sandro Ciotti. Interverranno tanti inviati storici come Riccardo Cucchi, Ezio Luzzi, Claudio Ferretti, Emanuele Giacoia, Bruno Gentili, Emanuele Dotto, Giulio Delfino, Enzo Foglianese, Tonino Raffa, Carlo Verna e molti altri, fino ai radiocronisti di oggi, Francesco Repice, Giovanni Scaramuzzino, Giuseppe Bisantis. Non mancheranno gli ex conduttori della parallela “Domenica sport” come Mario Giobbe e Luigi Coppola, tanti addetti ai lavori, registi, programmisti, ex  calciatori, allenatori e dirigenti di club, opinionisti.
Tonino Raffa e Ciccio Graziani
Tonino Raffa con Ciccio Graziani
Un amarcord straordinario che, attraverso il racconto di tanti aneddoti, spiegherà i segreti del successo di una rubrica che tra gli anni settanta e ottanta aveva oltre venti milioni di ascoltatori. Scorrendo i nomi si può rilevare che sarà nutrita la “pattuglia” dei radiocronisti che, partiti dalla Calabria, hanno spiccato il volo : Bisantis, Giacoia, Raffa, Repice, Scaramuzzino. «Ci emozioneremo tutti – dichiara Tonino Raffa- avremo tanti ricordi da rispolverare. Perchè la radio è ancora la nostra vita ed è stata sempre la nostra seconda famiglia».
L’evento verrà trasmesso in diretta su Radio uno e su Facebook a partire dalle 21.00.  (rrm)

COSENZA – La mostra “Il valore della comunicazione: la Rai in Calabria”

Oggi, a Cosenza, alle 16.30, alla Biblioteca Nazionale, s’inaugura la mostra Il valore della comunicazione: la Rai in Calabria.

La mostra è stata organizzata in collaborazione con la sede regionale Rai e la Cineteca della Calabria in occasione dei 110 anni dal conferimento del Premio Nobel per la fisica a Guglielmo Marconi.

Interviene il prof. Gabriele Falciasecca, professore emerito dell’ Universita’ di Bologna, dal 1997 è Presidente della Fondazione Guglielmo Marconi.
In apertura, sarà presentato un documentario sui 60 anni della RAI in Calabria.

La mostra si potrà visitare fino al 14 dicembre. (rcs)

Antonella La Rosa parla del suo libro a Rai1 (A sua immagine)

La scrittrice cosentina Antonella La Rosa sarà ospite stamattina della trasmissione di Rai 1 “A sua immagine” condotta da Lorena Bianchetti per presentare il suo romanzo Avrà gli occhi come il mare. La scrittrice – che è consulente legale di un istituto di credito – è nata nel 1965 a Cerzeto, un piccolo centro di origine arbëreshë della provincia di Cosenza, dove ha trascorso l’infanzia e gran parte della sua giovinezza, e vive a Rende (CS).

 

Avrà gli occhi come il mare è il suo primo romanzo, dal contenuto prevalentemente autobiografico, nel quale l’autrice mette a nudo, senza reticenze, tutta la drammaticità della sua storia personale e le fragilità e gli stati d’animo che solo chi desidera ardentemente un figlio può comprendere. È suo desiderio che il suo romanzo possa ispirare una discussione, anche mediatica, per condividere con altre donne la sofferenza della maternità desiderata ed inseguita.

Si legge nelle note dell’editore: «La prima ecografia rivela impietosamente a Ines e Marco che il battito del bambino non c’è mai stato. Inizia per loro una dolorosa odissea di nuove gravidanze, aborti spontanei e pellegrinaggi da un medico all’altro. Ines si sottopone ad ogni terapia anche contro il parere di Marco, che fatica a riconoscere in lei la donna che ha sposato ma che non può non assecondarla. Pensando a se stessa come a una donna a metà, Ines si annulla pur di avere un figlio, a volte mettendo a rischio l’unione con Marco. Una storia d’amore, di dolore ma anche di speranza, dove il lieto fine non è scontato ma sicuramente auspicato da tutti coloro che si commuoveranno nel leggerla.  Una storia che, tra tutti i colori dell’arcobaleno, sceglie di tingersi di azzurro. Proprio come il mare».. Il romanzo è stato pubblicato da Pellegrini Editore nel 2018. (rrm)

Il ritorno di Lisa. La bella e brava cantante di Siderno, ospite di Italia Sì

Superata la malattia, conquistato il podio alla trasmissione Ora o mai più”, Lisa (alias Annalisa Panetta, originaria di Siderno, ma “romana” da moltissimo tempo, si racconta oggi pomeriggio alle 16.40 a Marco Liorni su Italia Sì, la popolare trasmissione di Rai 1.

Lisa che era arrivata al terzo posto a Sanremo 199o col brano Sempre (già qualificatosi nella categoria Giovani) dovette fermarsi quando la carriera le stava regalando il meritato successo a causa di una brutta malattia, che ha superato con molte cure e tanta fede (la cantante è devotissima a Padre Pio). Dal 2002 è tornata a cantare (è stata una delle protagoniste della Giornata Mondiale della Gioventù 2002, dove si è esibita davanti a Giovanni Paolo II) e nel 2003 ha fatto ritorno al Festival di Sanremo col brano Oceano.

L’anno scorso, a luglio, ha vinto a Ora o mai più, la trasmissione dedicata ai cantanti “dimenticati o quasi” che l’ha rimessa in pista.  A Liorni Lisa racconterà la sua storia. In studio anche Rita Dalla Chiesa, Elena Santarelli e Mauro Coruzzi che affiancano la brillante conduzione di Liorni. La trasmissione cresce in consensi e ogni settimana presenta varie storie. La scorsa puntata Gigi Miseferi ha raccontato la sua amicizia con Giacomo Battaglia, suo partner artistico, purtroppo in coma da diversi mesi. (rrm)

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