REGGIO – La Camera di Commercio pubblica tre nuovi Bandi a fondo perduto

La Camera di Commercio di Reggio Calabria, attraverso la propria azienda speciale In.Forma, ha pubblicato tre nuovi bandi, dalla somma complessiva di 129 mila euro a fondo perduto, a favore delle micro, piccole e medie imprese reggine che realizzano investimenti in innovazione orientati alla qualità e alla sostenibilità e per la crescita occupazionale nel territorio della Città Metropolitana.

«Le imprese – ha dichiarato il presidente della Camera di Commercio di Reggio, Antonino Tramontanahanno un ruolo centrale nello sviluppo del nostro territorio e con questi tre bandi rinnoviamo il sostegno, di fronte alla crisi innestata dall’emergenza COVID-19, alle attività imprenditoriali che possono fare la differenza nell’economia locale, attraverso interventi per favorire la propensione all’innovazione e alla sostenibilità ambientale e gli investimenti in capitale umano». 

Previsti, dunque, premi per le imprese reggine fortemente orientate all’innovazione che – anche grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali – si siano particolarmente distinte per aver innescato tempestivamente strategie di cambiamento determinanti per l’acquisizione o il mantenimento di una posizione di rilievo nel mercato e/o che siano riuscite a fronteggiare l’emergenza Coronavirus abbattendo le distanze, gestendo la propria attività nel rispetto della sicurezza degli addetti e della continuità della produzione, anche con significativi incrementi di fatturato. Scadenza Bando: ore 19.00 del 15 ottobre 2020; contributi per le imprese reggine orientate verso un modello di sviluppo produttivo green driven orientato alla qualità e alla sostenibilità, per la realizzazione di Diagnosi energetiche o l’ottenimento della Certificazione di un Sistema di gestione dell’energia conforme alla Iso 50001. Scadenza Bando: ore 19.00 del 15 ottobre 2020; bonus alle imprese che instaurano o hanno instaurato rapporti di lavoro a tempo indeterminato o determinato di durata pari ad almeno 12 mesi oppure che procedono o hanno proceduto alla trasformazione dei rapporti di lavoro a termine, già in essere di lavoratori inseriti nella propria organizzazione, in contratti a tempo indeterminato nel periodo tra il 1° luglio ed il 31 ottobre 2020. Scadenza Bando: ore 19.00 del 31 ottobre 2020

Le domande di partecipazione, corredate da documentazione prevista, in formato pdf e con firma digitale, possono essere inviate esclusivamente alla casella pec informa@rc.legalmail.camcom.it a partire dalle ore 9.00 di oggi, 23 settembre 2020, e fino al termine di scadenza differenziato per ciascun Bando. (rrc)

 

 

 

 

 

 

 

Lega umiliata da Forza Italia in Calabria. Fallisce il disegno “coloniale” di Salvini

Altro che assalto. La Lega esce con le ossa rotte dalle elezioni in Calabria, addirittura umiliata da Forza Italia che, sotto la regia sorniona dell’ape regina Jole Santelli, si conferma primo partito nella Regione, con percentuali nelle grandi città doppie o addirittura triple a quelle irrisorie del Carroccio. A testimonianza della quasi irrilevanza della Lega nella nostra regione. Se a ciò si aggiunge lo scarso appeal del candidato “leghista” al Comune di Reggio, Nino Minicuci, andato al ballottaggio, ma con 7 punti percentuali al di sotto delle proprie liste, si avrà il quadro devastante di un partito che non è mai decollato in Calabria e che probabilmente mai decollerà con le attuali percentuali.

La Lega infatti va sotto il 5% a Reggio Calabria (dove, alle regionali del 26 gennaio, aveva raggiunto l’ 8,19), mentre la lista Forza Italia costruita dal vulcanico deputato Ciccio Cannizzaro supera l’11% a cui bisogna aggiungere il 2,5% raccolto dalla lista civica Ogni Giorno Reggio, costruita dal consigliere regionale azzurro Domenico Giannetta.

A Crotone è addirittura un disastro, con la Lega ridotta al 3,59% (solo pochi mesi fa, alle regionali, era il primo partito della città col 14,27%), mentre Forza Italia è il primo partito della città con il 12,42% a cui bisogna aggiungere la lista civica Consenso, messa in piedi da un consigliere provinciale azzurro.

Materiale a bizzeffe per le riflessioni del commissario leghista in Calabria, il bergamasco Cristian Invernizzi, che sicuramente sarà rimasto deluso, se non devastato, dalla Waterloo del Carroccio in terra calabra.

«Siamo di certo – ha detto in serata la presidente Santelli che è anche coordinatrice regionale del partito di Berlusconi – la prima lista della Calabria. Forza Italiasulla base dei dati attuali, dovrebbe essere il primo partito a Reggio Calabria e Crotone, gli unici due capoluoghi di provincia chiamati alle urne in queste elezioni Amministrative. È un risultato straordinario che conferma la bontà del nostro progetto politico e l’ottimo stato di salute di un partito che vuole raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi. In entrambi i casi l’apporto di Forza Italia è stato fondamentale e ha permesso ai rispettivi candidati del centrodestra, Antonino Minicuci a Reggio e Antonio Manica a Crotone, di arrivare al ballottaggio. Sono certa che sia a Reggio che a Crotone il centrodestra riuscirà a vincere e a chiudere stagioni politiche del passato che si sono rivelate fallimentari. I risultati che FI ha ottenuto in quest’ultima tornata elettorale dimostrano la forza di un partito vitale e ancora determinante per le sorti dell’intero centrodestra. Avanti così, la Calabria è sempre più azzurra». (dr)

REGGIO: FALCOMATÀ È AVANTI DI TRE PUNTI
CROLLO LEGA, CALABRIA NON AMA SALVINI

di SANTO STRATI – La Calabria non ama Salvini, questo è evidente. Basta osservare il crollo verticale registrato dalla Lega a Reggio (sotto il 5%) e Crotone (sotto il 4%), dove, invece, in controtendenza sul resto d’Italia, Forza Italia si laurea primo partito. A tarda notte ancora si sta completando lo spoglio, ma non c’è da attendersi alcuna sorpresa: come largamente previsto si va al ballottaggio e il 4 e 5 ottobre i reggini e i crotonesi, insieme con i cittadini di Taurianova, Castrovillari, San Giovanni in Fiore e Cirò  dovranno scegliere chi sarà il loro prossimo sindaco. Giuseppe Falcomatà supera di pochi punti il suo antagonista Nino Minicuci ed entrambi in queste due settimane dovranno lavorare sul territorio per raccattare voti. Il ballottaggio è un’altra elezione: i candidati eletti nelle liste (a esclusione dei primi otto esclusi in cerca del premio di maggioranza) non cercano né portano voti all’aspirante sindaco. A chi è rimasto fuori, indipendentemente dalla forza elettorale che potrebbe essere irrilevante, non gli può fregare di meno e allora rimangono solo due uomini in lotta, a cercare di far votare chi non si è recato alle urne al primo turno. Un lavoro certosino e immane, ma fa parte delle regole del gioco. Che diventa ancora più difficoltoso, visto il breve distacco che separa i due contendenti. C’è chi parla di apparentamenti, ma nessuno può disporre a piacimento dei voti ricevuti: salvo opportunità politiche che possono aprire nuove prospettive. E la politica, si sa, è l’arte del compromesso: mai dire mai di quello che può capitare in nome di

La valutazione politica, a caldo, ci dice che i due schieramenti tradizionali – destra/sinistra – non hanno brillato in originalità e la campagna – una cattivissima campagna elettorale locale – non ha risparmiato insulti, insinuazioni, sgarberie, al posto di presentare programmi e progetti. Sì, sono stati illustrati, per grandi linee, idee relative a programmi e progetti, ma con scarsa convinzione ritenendo inutile “perdere tempo” spiegare nel dettaglio come si intenderà amministrare la città in caso di elezioni. C’è poi chi, come Angela Marcianò, ha addirittura prodotto un programma di 100 pagine realizzato ascoltando il territorio e recependo i consigli e le competenze di chi ci capisce qualcosa. Ma, come si è visto, il malloppone di 100 pagine non è servito: la candidata “civica” Marcianò, con la macchia della Fiamma Tricolore che alla fine l’ha un po’ bruciacchiata (poche centinaia di voti, valeva la pena imbarcarli nel suo progetto?), ha combattuto strenuamente contro il suo principale nemico, il tempo. Se avesse avuto almeno due/tre mesi di tempo in più avrebbe conquistato molti significativi consensi. Ha sbagliato a indugiare nell’annunciare la discesa in campo, nel presentare la candidatura, e s’è trovata con troppo poco tempo a disposizione. Ciò non toglie che il suo è un risultato di tutto rispetto, anche se una sua sola lista porterà un consigliere a Palazzo San Giorgio. Poco male, la presenza è già di per sé importante.

Uguale sorte dovrebbe capitare a Klaus Davi che, probabilmente, arriverà a prendere un seggio in Comune, che poi era il suo obiettivo primario. Sergio Klaus Mariotti (questo il vero nome completo) si è innamorato della Calabria: ha fatto un’ammirevole campagna lo scorso anno per San Luca che non vedeva le urne da tempo immemorabile, poi si è lasciato conquistare da Reggio. Un innamoramento non proprio ricambiato al massimo, ma quest’altro “straniero” ha saputo conquistare consenso stando in mezzo alla gente, scegliendo di andare ad abitare ad Archi, nel quartiere storico della ndrangheta cittadina, dialogando con tutti, lanciando idee e provocazioni, non tutte da buttare. Il futuro sindaco dovrebbe tenerlo in considerazione per un assessorato alla reputazione. A Reggio servirebbe molto visto che la città pur avendo risorse straordinarie (a partire dai magnifici Bronzi che quella parte di mondo che sa che sono al Museo di Reggio ci invidia) per finire al Bergamotto di Reggio Calabria che difende la sua unicità mondiale e tiene in alto i numeri delle esportazione dell’intera regione. Senza contare lo splendido lungomare che vanta innumerevoli tentativi di imitazione (come recitava uno slogan della settimana enigmistica) e le altre magnifiche tipicità che rendono l’enogastronomia un fiore all’occhiello che non appassisce mai. Però – sostiene Klaus Davi – il brand Reggio è sottoutilizzato, anzi non è utilizzato per niente e potrebbe macinare milioni di euro tra cultura e turismo, tra eccellenze dell’Università Mediterranea e un territorio metropolitano che nasconde tesori preziosi e mai adeguatamente valorizzati.

Torniamo alla Lega: i numeri a volte sono impietosi e ci danno la fotografia di un partito inesistente: ha un bel dire Salvini il “nostro” candidato ha spuntato il ballottaggio a Reggio: gli è rimasto solo quest’argomento che non convince neanche i suoi fedelissimi. La parabola discendente è cominciata con le scellerate dimissioni dal Governo ed è continuata con clamorose gaffes e scelte discutibili, mirate più a sottolineare il suo inesistente potere che ad avviare il processo di rinnovamento del Paese. Che ha bisogno di una destra come ha bisogno di una sinistra, per una dialettica e un confronto che abbia a cuore le sorti del Paese. Invece la meteora grillina, basata sul nulla o tutt’al più sul “vaffa” ha abituato gli italiani a non pretendere più niente dalla politica. Dilettanti allo sbaraglio al Governo e nei posti chiave, ministri inadeguati quando non incompetenti, una lotta tiepida sul mantenimento di un potere che non c’è. E rissa continua. Non è spiegabile come il Partito democratico continui a farsi dettare l’agenda da Luigi Di Maio e suoi sodali (ormai in perenne lotta tra di loro) senza mostrare gli attributi che, secondo la migliore tradizione, un tempo tirava fuori.  Non ci sono i politici di una volta – commentano gli ultrasessantenni rimpiangendo grandi personalità che hanno edificato il Paese – e non si sa se fa più danni l’incompetenza o il malaffare, che messi insieme creano, comunque, una formula micidiale.

Così, il pareggio alla regionali (3-3) accontenta tutti e autorizza tutti a conquistarsi il classico quarto d’ora di notorietà (secondo l’azzeccata intuizione di Andy Wharol), peccato che, poi, facendo un po’ di conti si scopre che: i Cinque Stelle si sentono vincitori perché ha vinto il Sì, cui hanno costretto persino Zingaretti e alleati che pur sdegnati hanno chinato il capo; Zingaretti si sente vincitore e ritiene il governo rafforzato (ignorando che il Pd ha vinto solo dove non era appoggiato dai Cinque Stelle); Salvini – cui bisogna riconoscere le pericolose insidie che ha teso ai partiti di governo alle regionali – accampa vittorie che non sono sue: Zaia, in Veneto, vive di luce propria, Toti, in Liguria, è espressione di Forza Italia e Acquaroli è uomo della Meloni. Dove ha vinto Salvini? Ci ha provato in Calabria, ma gli è andata peggio. A Reggio, alle regionali del 26 gennaio, la Lega aveva superato l’8% dei consensi: oggi è sotto il 5%; a Crotone, sempre alla regionali, era il primo partito della città col 12,42%: supera oggi di poco i 3,5 punti di percentuale. Con questi numeri la paventata conquista del Meridione e soprattutot dello trova un ostacolo serio. Non sappiamo se l’uomo del Ponte (Minicuci) riuscirà a far tornare il sorriso a Salvini, di sicuro quello di Falcomatà, ieri sera, davanti ai giornalisti era a 32 denti. (s)

 

L’OPINIONE / Eduardo Lamberti Castronuovo: I conti si fanno sulle scale

di EDUARDO LAMBERTI CASTRONUOVO – Fermo restando che secondo un vecchio detto popolare “i conti si fanno sulle scale”, una breve riflessione sulle ventilate ipotesi dei risultati elettorali comunali, va fatta. Immediatamente ci soccorre Tomasi di Lampedusa, ma non per la celeberrima filosofia del Gattopardo, che potrebbe pure essere evocata, quanto per il non meno noto aforisma, secondo il quale, “per comandare gli altri, è necessario saper ingannare se stessi”!

E non v’è dubbio che questa necessità è stata molto presente in tutti i candidati a sindaco della Città. Consapevolmente o meno, questo lo giudicherà il lettore.

Quale di essi, per carità tutte garbate persone, ha pensato di sottoporsi anticipatamente al giudizio dell’elettorato? Tutti avranno pensato di incontrare quel mondo della protesta che, di fatto, aleggiava in città. Autoingannandosi hanno ritenuto di avere i requisiti della popolarità, della capacità riconosciuta, in estrema sintesi, del consenso.

E quel che è peggio lo hanno fatto armandosi e partendo, senza esercito. Magari ritenendo di averlo, per grazia ricevuta. Il risultato, se sarà confermato, è deprimente. Nessuna scelta chiara. Il tutto sotto l’egida di una Legge elettorale ignobile che non passa per il vaglio del popolo ed impedisce a chi ha i numeri, secondo la gente, di potersi cimentare nella tenzone ,dopo aver avuto una investitura democratica invece che una imposizione, venuta da chi, di fatto, esercita il potere anche attraverso quei vassalli locali che hanno ancora nel DNA il gene del servilismo puro e che in cambio di un piatto di lenticchie , venderebbero anche l’onore. Ammesso ancora esista nella sua accezione civica.

In tutto questo il popolo è disorientato. Non sceglie, ma avalla o meno le decisioni altrui. Spesso rivolgendo il suo consenso “al meno peggio”. Scagli la prima pietra chi non ha sentito durante questa campagna questa frase.

Cosa vuol dire? Che si è presentato il peggio? Ma no! Tutt’altro. Il fatto è che si è andati avanti senza una scelta a monte, presentando programmi bellissimi nella forma e nel contenuto, ma privi di pragmatismo, senza cioè aver mai delineato le caratteristiche del soggetto che avrebbe saputo e dovuto attuare i buoni propositi di ciascuno. Il bello è che la gente continuava a invocare “ i programmi” incalzando chi non aveva predisposto quel quasi ridicolo libro dei sogni che, anche i candidati alla presidenza del condominio ormai trovano, stereotipati, anche sul web! Ma la gente li invocava quasi a volerli usare come esimente per trovare la scusa per non dare il consenso al solito parente o compare di turno che andava, più o meno, a pietirlo.

Quanti hanno votato convintamente? Quanti, con questo stramaledetto sistema elettorale, possono dire di averlo fatto o di poterlo fare?

Fintantoché voteremo con queste regole non regole, le cose non potranno cambiare. Fino a quando il potere dei cosidetti partiti, sotto le cui mentite spoglie, si nasconde il subdolo, non sarà svuotato dai mediatori di consensi, non potremo votare per chi vale davvero. E certamente fra i nove ve ne erano, ma non sono stati premiati da un voto, evidentemente polverizzato e pilotato dai vecchi , logori e abbandonati altrove, sistemi clientelari.

Adesso vedremo come andrà a finire. Si preannuncia un ballottaggio dove le variabili dipendenti saranno maggiori di quelle indipendenti.

Dipendenti dal giudizio che si potrà dare sui due contendenti. Su che basi?

Sul passato, sul futuro? Sulle qualità personali? Davvero molto difficile, perché il mestiere più arduo è quello di giudicare. Personalmente, credo che avrei potuto fare qualunque mestiere, da quello del calzolaio a quello che esercito, ma giammai avrei scelto quello di giudicare chicchessia. Ponzio Pilato? no! Persona libera, anche dalla possibilità di ingannare se stesso!

Certo, alla fine dovrò anche io scegliere e lo farò, liberamente, pensando alla mia Città che, con fatti, non con parole, ho servito con umiltà, che magari, non appare, ma c’è. Profonda. (elc)

 

 

 

HA VINTO IL SÍ, È PREVALSO IL POPULISMO
EXIT-POLL: PARITÀ FALCOMATÀ E MINICUCI

di SANTO STRATI – I numeri la dicono tutta: hanno vinto Di Maio & Company, puntando tutto sull’odio anti-casta e la poco mascherata delegittimazione del Parlamento che gli italiani non hanno ben compreso. Ha vinto Zingaretti con un pareggio, nelle regionali, che non era per niente scontato, ha vinto il Governo che riceve, alla fine, una spintarella alla stabilità che sembrava in pericolo. In realtà, a proposito di quest’ultima considerazione, sarebbe invece opportuno pensare che, ora, si apre ancor di più il dilemma di posizioni tra dem e cinquestelle. Zingaretti potrebbe passare all’incasso cercando di ottenere il via libera fino ad oggi a vario titolo negato, ma l’obiettiva crisi interna dei grillini non renderà le cose facili e anzi i problemi si accentueranno. Il Pd deve a questo punto capire quanto vale l’alleanza mortifera con i grillini (ha vinto dove non era in tandem) e decidere se avviare finalmente il processo di riforme di cui l’Italia non può più fare a meno. Di fatto, le tante anime all’interno del Partito democratico, più divisive che mai, guardano a un congresso che tra una scusa e l’altra continua a non trovare una data. Mancava e manca tuttora un progetto politico che riesca a mettere insieme la sinistra che chiede di essere rifondata, nel rispetto delle diverse aspettative, ma con uno spirito riformista serio e cogente.

Un segnale evidente di come la gente non stia solo a guardare è l’inaspettata affluenza al voto del referendum: 45,21 % in Calabria, 53,84% in Italia. I fautori del No dovranno espiare a vita l’errore di comunicazione nell’impostazione della campagna: non c’è stato l’impegno necessario per spiegare, illustrare i contenuti dell’intera legge, pensando – come al solito – che l’intellighentia al potere avrebbe supplito all’insensatezza del . Del resto, data la percentuale bulgara di votanti a favore quando il provvedimento è passato in Parlamento, quanti hanno immaginato che sarebbe stato imbarazzante ex post dichiarare di aver sbagliato ad approvarlo? Resta, comunque, un buon segnale: in tempi di covid nessuno si sarebbe aspettato un’affluenza così alta. E chi pensava che la Calabria avrebbe votato No ha avuto sbattute in faccia le percentuali più alte d’Italia di a Crotone (81,9 %) e Cosenza (80,97), che hanno fatto diventare la regione la seconda in Italia in termini di adesione al(dietro al Molise).

La gente ha mostrato che ci tiene a votare, che vuole manifestare le proprie idee e vuole essere coinvolta dalla politica. È un controsenso, visto che il voto favorevole registrato segna il trionfo dell’antipolitica e del populismo anti-casta, ma è un indicatore ben preciso che i partiti – ormai in crisi profonda – dovrebbero tenere a mente. Soprattutto nella nostra regione dove si registra l’esempio più evidente della grande crisi della sinistra e del pd.

Si guardi a Crotone, dove è persino mancato il simbolo dem per una becera bega interna e la percentuale (ancora di stima) ottenuta dal candidato di sinistra fa immaginare di essere finiti in un’altra città, in un’altra regione, senza storia passata. Crotone, con la sua tradizione popolare e di sinistra, la rossa Crotone andrà a finire in un ballottaggio difficile tra liste civiche e centrodestra. I numeri delle proiezioni sono impietosi e, se verranno confermati, indicano la caduta libera della sinistra che ha perso se stessa, oltre che la speranza di tornare protagonista.

Anche a Reggio non si scherza. La destra che aveva la vittoria in pugno, con i troppi tentennamenti di Ciccio Cannizzaro e soci, è arrivata lacerata a pochi giorni dall’appuntamento con le urne, con un candidato “imposto” da Salvini e mal gradito dalla città. Un “burocrate” – secondo la voce popolare – che però sa perfettamente come funziona la macchina comunale (le esternazioni del sindaco di Genova Bucci a suo favore qualificano competenza e capacità) e rischia di restare fuori per un ballottaggio su cui nessuno è disposto a scommettere un centesimo. Nino Minicuci dovrà compattare la coalizione e modificare – a nostro modesto avviso – strategia di comunicazione: programmi e progetti vanno bene, autoincensamenti (lauree e affini) non portano voti. La scommessa sarà su quanti torneranno alle urne il 5 ottobre. La forte percentuale di votanti in città mostra la voglia dei reggini di tornare ad essere protagonisti della politica, ma bisognerà convincerli a tornare alle urne e indicare che strada vogliono intraprendere, se vogliono un’amministrazione di destra o una di sinistra.

La partita a tre, come previsto, ha finito per lasciare a terra l’elemento più debole della competizione. Angela Marcianò – terzo incomodo in questa cattivissima contesa comunale – sconta due errori gravissimi: il primo, aver aspettato troppo a lanciarsi nella competizione elettorale, rinunciando a tempo prezioso per inseguire e convincere la piazza. Chi è andata ad ascoltarla nei suoi comizi è rimasto ammaliato: ha grazia, mostra capacità, riesce a convincere chi le presta attenzione. Avrebbe avuto bisogno di altri due mesi almeno di campagna elettorale e sarebbe diventata una seria antagonista per il ballottaggio. Il secondo errore, che tradisce un’imperdonabile ingenuità politica, è aver accettato l’appoggio di Fiamma Tricolore-Msi, che ha permesso ai suoi detrattori di dipingerla come candidata dei “fascisti”. In verità, restiamo convinti che l’appoggio della Fiamma le abbia sottratto voti, senza portarle alcun vantaggio. Se la lista si fosse, astutamente, chiamata, per esempio, Reggio Tricolore (senza fiamme e orpelli di evidente ispirazione nostalgica) probabilmente nessuno avrebbe avuto da ridire. Ora si tratta di vedere dove andrà il probabile 12% di voti della candidata civica. Difficile o, meglio, pressoché impossibile che possano convergere sul sindaco uscente, ma non è scontato nemmeno che finiscano per favorire Minicuci. Il quale, però intelligentemente potrebbe chiamare a vicesindaco proprio la Marcianò, mettendola in seria crisi d’identità. Ottima scelta, ma andatelo a spiegare a quanti hanno difeso la totale autonomia della candidata dalle lusinghe destrorse. Un brutto impiccio comunque si guardi la situazione. È, comunque, un pacchetto di voti che può decidere il risultato del ballottaggio, soprattutto a favore di Minicuci.

Ballottaggio che per Giuseppe Falcomatà, invece, sembra non costituire una seria preoccupazione. Il sindaco uscente gioca la carta dell’«usato sicuro» che a Reggio ha sempre funzionato e potrebbe, oltrettutto, trainare i voti de La Strada di Saverio Pazzano che – secondo gli exit-poll – supererà abbondantemente il quorum minimo per portare a casa consiglieri comunali. Il giovane Falcomatà ha dalla sua liste forti, con candidati che hanno in dote una montagna di voti, quindi potrebbe prevalere su Minicuci senza affanno. Sempre che vengano confermati i dati dell’exit-poll che danno i due antagonisti incredibilmente appaiati (31-35%). Se invece ci sarà, come probabile, dallo spoglio uno scostamento da parte o dall’altra, andranno totalmente ripensate le strategie per conquistare l’elettorato reggino. E non sarà una passeggiata. (s)

Alla Mediterranea è alla Digies la prima lezione in presenza

È al Dipartimento del DiGiEs, con la cattedra di Matematica per l’Economia del prof. Massimiliano Ferrara, direttore del Digies, che si è svolta la prima lezione in presenza all’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

Si tratta di un momento importante per i significati che porta in luce: speranza di ripartire, fiducia nella Istituzione – l’Università e il Dipartimento in questione – dimostrazione di efficienza e capacità organizzativa e di gestione, con nulla da invidiare ad Università collocate in altre latitudini.
Alla lezione in presenza (prima lezione del precorso di Matematica per i neo immatricolati in Scienze economiche) di fronte a 56 Studenti, hanno partecipato il Magnifico Rettore prof. Santo Marcello Zimbone e il Direttore generale prof. Ottavio Amaro per porgere il loro benvenuto ai nuovi iscritti alla Mediterranea e ovviamente il prof. Ferrara.
L’Università Mediterranea, dunque, ha riaperto le sue porte e «continua il suo percorso di crescita – si legge in una nota – a testimonianza che il secondo posto nella recente Classifica Censis non rappresenta un causalità, ma bensì la cristallizzazione di un processo di strutturale miglioramento avviato negli anni e, che oggi, ha avuto un “battesimo del fuoco” a cui questa pandemia da Coronavirus ha costretto l’Università in tutte le Sue componenti ricevendo, una risposta forte, concreta ed efficiente».
«Dal profondo Sud, da una Università del Sud – conclude la nota – un messaggio di speranza. Non è proprio tutto da rifare, anzi». (rrc)

REGGIO – Alla Mediterranea le attività riprendono in presenza

L’Università Mediterranea di Reggio Calabria comincia la fase 3, ossia la ripresa delle attività in presenza degli studenti e del personale dipendente nel pieno del rispetto delle linee guida previste dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.

L’Università, infatti, invita tutti i soggetti a prenderne visione e rispettarne le disposizioni, e, al tempo  stesso, ha attivato un sistema molto ampio di vigilanza affinché la salute di tutti possa essere  tutelata. In questo momento, infatti, solo il rispetto delle regole può essere lo strumento più efficace  per garantire le normali condizioni di lavoro e di vita. 

Il Protocollo di sicurezza di Ateneo e le Linee Guida anticovid sono consultabili, con aggiornamento in tempo reale, al seguente link:   http://www.unirc.it/comunicazione/articoli/22935/coronavirus-pagina-informativa.

Informazioni generali 

– La didattica verrà erogata sia in presenza sia a distanza (modalità mista) mediante  piattaforma telematica  

I Dipartimenti aggiorneranno e pubblicheranno l’elenco degli insegnamenti erogati in  modalità mista ed eventualmente solo a distanza.

I Dipartimenti possono, nei corsi ad alta numerosità, prevedere l’erogazione didattica a  distanza (sincrona e/o asincrona), predisponendo sistemi di turnazione 

È riattivato a partire dal 16 settembre 2020 lo svolgimento in presenza delle prove  d’esame di profitto limitatamente alle tipologie indicate e rese note dai rispettivi  Dipartimenti e Corsi di Studio. 

Sarà sempre garantita la possibilità di svolgere l’esame di profitto interamente a  distanza a coloro che per l’emergenza sanitaria non potranno essere presenti in sede (es. soggetti fragili, studenti stranieri impossibilitati a raggiungere l’Italia, ecc.) 

Riprende l’attività di tutorato in presenza; sarà comunque consentito il tutoraggio a distanza. Il ricevimento studenti è effettuato ordinariamente a distanza, salvo motivate necessità  per le quali il docente chiede espressa autorizzazione al Direttore di Dipartimento 

I servizi di segreteria proseguono prevalentemente a distanza o su prenotazione.

L’Ateneo raccomanda l’utilizzo dell’App Immuni a tutti coloro che intendono accedere agli spazi universitari, per contribuire alla tutela della salute di tutti.

L’accesso alle strutture per gli studenti è libero, previa l’obbligatoria la sottoscrizione dell’apposita autodichiarazione e deve avvenire attraverso gli ingressi  individuati e segnalati. Inoltre, deve essere mantenuta la distanza interpersonale di 1 metro ed evitare ogni forma di assembramento. All’ingresso di ogni plesso, infine, è presento un presidio per la misurazione della temperatura; la presenza degli studenti sarà tracciata tramite badge elettronico, i cui dati acquisiti sulla presenza in sede di studenti verranno utilizzati esclusivamente in caso di necessità.

Per quanto riguarda le lezioni, gli studenti dovranno prenotarsi e, in ogni aula, sono indicati i posti che  possono essere occupati e quelli da lasciare liberi. Nelle aule con posizionamento libero delle sedute le postazioni saranno collocate alla distanza  minima di 1 metro tra i centri delle sedute adiacenti. Se non sarà possibile mantenere la distanza di almeno due metri tra docente e studenti, il docente dovrà indossare la mascherina, mentre quest’ultima è obbligatoria per tutti gli studenti. 

Ogni lezione sarà suddivisa in frazioni di 60 minuti comprensive di 10 minuti di pausa per  garantire la ventilazione dei locali. Tra lezioni di docenti diversi è prevista la pausa di 15  minuti per consentire l’igienizzazione della postazione del docente subentrante. Anche gli studenti devono provvedere all’igienizzazione delle mani.

L’utilizzazione dei servizi igienici durante lo svolgimento della prova di esame o della lezione  è consentita ad una persona alla volta, che dovrà aver cura di igienizzare le mani all’uscita  dall’aula e prima del rientro. Le aule e gli spazi universitari aperti agli studenti sono oggetto d’interventi di sanificazione  quotidiani. 

Infine, le sedi del sistema bibliotecario di Ateneo possono distribuire testi garantendo l’ingresso in  biblioteca degli studenti secondo i limiti di capienza massima della stessa e nel rispetto di tutte le  previsioni del Protocollo d’Ateneo sulla sicurezza antiCovid-19. (rrc)

REGGIO – Attestato di Merito al Rotary Parallelo 38

Attestato di merito al Rotary Club Reggio Calabria Sud Parallelo 38, per essersi contraddistinto tra i club più attivi del Distretto 2100 e per avere realizzato numerose ed importanti iniziative durante l’anno rotariano appena concluso. Lo ha conferito il Governatore del Distretto Pasquale Verre
«È stato – ha commentato l’ex presidente Gianfranco Fragomeni – un anno particolare dove ognuno di noi ha saputo mettere a disposizione della collettività tutte le proprie potenzialità, lavorando, in squadra durante tutto l’anno sociale e forse ancor di più proprio nel periodo del lockdown, in cui l’impegno di servizio del club si è espresso al massimo, nonostante le difficoltà dovute alle limitazioni imposte per il contenimento della pandemia.
Complimenti a tutto il club per l’importante riconoscimento ed un ringraziamento particolare al nostro PDG Pasquale Verre per essere riuscito con la propria squadra Distrettuale a portare brillantemente a termine un anno contrassegnato dalle problematiche legate al Covid-19». (rrc)

Federalberghi: la Calabria sempre più distante e il Frecciarossa “rallenta”

Polemica presa di posizione di FederAlberghi Calabria per la scelta di Trenitalia che, sostituendo il Freggia Argento da Reggio a Roma, con il più veloce Frecciarossa, da oggi 21 settembre, ha allungato i tempi di percorrenza, portandoli da 5 ore e 13 minuti a 6 ore e 23 minuti.

«Trenitalia – si legge in una nota di FederalAberghi Calabria – “alla chetichella” sostituisce il treno. Basta fare una facilissima visita sul sito di Trenitalia e ci si accorge subito che le Frecce di Trenitalia da lunedì incredibilmente allungano i tempi di percorrenza delle loro corse. Infatti sino a Domenica, da Reggio Calabria a Roma Termini (e viceversa) il Freccia Argento impiega(va) poco più 5 ore. Da Lunedi in poi da Reggio Calabria a Roma Termini (e viceversa) il Freccia Argento scomparirà e sarà sostituito dal Freccia Rossa che impiegherà 6 ore e 15 min.
«Ci potremmo infilare – dice il segretario generale Francesco Perino – in facilissimi commenti sull’alta velocità, sulla distanza, sui tempi, sulle frecce senza Wi-Fi e senza servizi, sui costi ma non lo facciamo, sperando che il collegamento veloce della Calabria con la Capitale e con il resto d’Italia sia un diritto da garantire per un’intero territorio. Poiché, però, queste Frecce erano oramai parte integrante degli spostamenti dei calabresi (erano infatti sempre pieni) vi ricordiamo i vecchi e nuovi orari del treno mattutino di andata e pomeridiano del ritorno» che evidenziano l’incremento di un’ora e 10 minuti nella percorrenza precedente. Inutile sottolineare – evidenzia la nota – che da Milano a Rona i 600 km si percorrono in tre ore circa».

La garbata “protesta” è stata inviata oltre che a Trenitalia anche a tutti i parlamentari calabresi. C’è da aspettarsi una sollecita risposta e interventi rapidi a tutela dei passeggeri in partenza e in arrivo a Reggio Calabria. (rrc)

Pasquale Amato: Campagna elettorale su referendum fuori tema

di PASQUALE AMATO — Oggi e domani si vota in tutta l’Italia per il Referendum sul Si o No alla riduzione di oltre 300 parlamentari. Si vota anche in sette Regioni per il rinnovo del Presidente e del Consiglio. Si vota infine per eleggere i Sindaci e i Consigli Comunali di oltre mille comuni. Tra essi ci sono diversi comuni calabresi, primi fra tutti Reggio (in cui la partita è doppia, in quanto il Sindaco di Reggio è anche Sindaco della Città Metropolitana) e Crotone.

Quindi non si vota per eleggere il Parlamento, da cui poi viene eletto il Governo del Paese. Eppure abbiamo assistito a un dibattito in cui ha prevalso ovunque un “fuori tema”: quanto inciderà sul Governo Nazionale il risultato del Referendum? Quanto sarà determinante per le sorti del Governo il numero di quelle regioni in cui prevarrà il Centro-Destra o il Centro-Sinistra? E ancora: Quanto peseranno sugli equilibri di ogni singola Regione i risultati nelle Elezioni amministrative dei Comuni di quella Regione?

Riconosciamolo una volta per tutte che questo modo di condurre la campagna elettorale non invoglia cittadine e cittadini ad andare a votare e alimenta l’astensionismo. Non è possibile che si viva nel clima teso di una perenne campagna elettorale, in cui si eludono costantemente i problemi concreti che la Comunità deve affrontare agitando temi e problemi che non riguardano quella specifica realtà. E spesso sollevando polveroni che nulla hanno a che fare con le problematiche legate al territorio di chi viene chiamato al voto.

Quando accadrà che in questo nostro Bel Paese si faccia un’elezione in un qualunque luogo senza che ci sia qualcuno che dichiari che dai suoi esiti dipenderà la sopravvivenza o meno del Governo Nazionale? Quando accadrà che nelle Elezioni Europee si trattino temi e problemi dell’Europa senza che ci sia qualcuno che sostenga che dai risultati di esse dipenderà il destino del Governo Nazionale? Quando accadrà che nelle Elezioni Regionali si affrontino i nodi fondamentali di quei territori e non si concentri l’attenzione su quante Regioni avranno risultati da cui dipenderà il destino del Governo? Quando accadrà che in un’Elezione per eleggere il Sindaco di un Comune si accentrerà l’attenzione su chi potrebbe essere il migliore Sindaco e il migliore programma per la Città e non si devierà verso argomenti di rilievo nazionale e internazionale o fughe in avanti come il Ponte sullo Stretto mentre nel presente si affossa l’Aeroporto dello Stretto?

Il 20-21 settembre tutti gli italiani devono pronunciarsi sul Referendum tra il Sì e il No alla limitazione del numero dei Parlamentari. Nella stessa data in alcune Regioni si dovrà decidere chi governerà in quelle Regioni. Si dovrebbero trattare i problemi e le soluzioni che riguardano ciascuno di quei singoli territori. Invece no. Si discute di coalizioni e su cosa succederà al Governo Nazionale. Non è così. Anche perché la coalizione che regge il Governo Nazionale non corrisponde alle singole e differenti situazioni regionali. Gli elettori di quelle Regioni non votano sul Governo nazionale.

Lo stesso ragionamento vale per le  Elezioni Comunali, per cui si vota a Reggio, Crotone e altri Comuni calabresi. In esse non si decide se fare o no il Ponte sullo Stretto o il tunnel, se deve cadere o meno il Governo. Si va alle urne per scegliere il Sindaco che saprà meglio difendere con la giusta determinazione gli interessi della città e i Consiglieri Comunali. Due scelte che potranno anche non coincidere, potendo usufruire del Voto disgiunto.

E per quanto riguarda specificamente Reggio, si deve scegliere il Sindaco che renderà Centro e periferie vivibili, il Sindaco che avrà la determinazione per promuovere senza tentennamenti le eccellenze mondiali del territorio, la memoria storica e le identità, il Sindaco che rilancerà l’Aeroporto dello Stretto e farà tornare al suo ruolo storico la città più antica, grande e bella delle Calabrie e le tante stupende perle della sua Città Metropolitana.

  • Storico e docente universitario