BALNEARI, C’È UN RITARDO STRUTTURALE
REGOLE INCERTE E COMUNI IMPREPARATI

di SILVIO CACCIATORE – L’estate si avvicina, ma sulle coste italiane regna l’incertezza. Il settore balneare, da sempre uno dei pilastri del turismo nazionale, si trova in un limbo normativo che preoccupa migliaia di imprenditori. La legge approvata dal governo Meloni nel settembre 2024 ha prorogato le concessioni balneari fino al 2027, ma ha contemporaneamente lasciato ai comuni la facoltà di indire gare pubbliche per riassegnare le aree demaniali marittime. Una decisione che ha scatenato un’ondata di confusione tra amministrazioni locali, ricorsi e il timore di una stagione turistica a rischio.

«Il governo ha si prorogato le concessioni fino al 2027, ma ha lasciato ai comuni la possibilità di avviare le gare. Questo ha creato confusione, con ricorsi su ricorsi», spiega Massimo Nucera, presidente di Federbalneatori Calabria. Il 31 marzo sarà una data cruciale: entro quel termine, il governo dovrà chiarire i criteri per le nuove concessioni, la durata e gli indennizzi per i concessionari uscenti. Nel frattempo, alcuni comuni hanno già avviato le gare, mentre altri aspettano indicazioni precise.

Il nodo burocratico e il rischio paralisi

L’incertezza normativa rischia di compromettere l’avvio della stagione balneare. «I comuni dovrebbero aspettare, ma molti stanno già facendo le gare senza avere nemmeno le competenze per gestirle», sottolinea Nucera. La legge prevede che fino al completamento delle procedure di evidenza pubblica, i vecchi concessionari possano continuare l’attività, garantendo servizi essenziali come l’assistenza ai bagnanti. Ma le difficoltà burocratiche potrebbero rallentare l’intero processo e creare disagi per operatori e turisti.

Il caso Calabria: un ritardo strutturale

La Calabria rappresenta un esempio emblematico delle criticità del settore. Con quasi 800 km di costa, la regione «conta solo il 13% delle spiagge occupate da concessioni», ma oltre la metà dei comuni costieri non ha ancora adottato il piano di spiaggia, nonostante l’obbligo esista dal 2007 «eppure si parla di scarsità di risorse», denuncia Nucera, evidenziando come l’assenza di competenze nei comuni complichi ulteriormente la situazione.

«Trovare un ufficio demanio o un assessore al demanio in un comune calabrese è un’impresa. Le spiagge per loro sono un optional, non una risorsa da valorizzare», aggiunge il presidente di Federbalneatori Calabria.

Il pericolo delle multinazionali e la concorrenza sleale

Oltre alla burocrazia, a preoccupare i balneari è il rischio che le gare pubbliche aprano la strada a grandi gruppi internazionali, mettendo fuori gioco le piccole imprese locali. «La concorrenza non si fa togliendo a tizio per dare a caio. Quella è un’espropriazione. La concorrenza vera è permettere a tizio di aprire accanto a caio, e vedere chi lavora meglio», sottolinea Nucera.

Se il sistema delle gare non verrà regolamentato con criteri adeguati, l’arrivo delle multinazionali potrebbe portare a una trasformazione radicale del turismo balneare, rendendolo un settore dominato da grandi investitori, con prezzi inaccessibili e un rapporto meno diretto con i clienti. «Se arriva una multinazionale con un progetto da 4 milioni di euro, come faccio io, piccolo imprenditore, a competere? È un gioco truccato», chiosa Nucera.

Una delle misure previste per tutelare i concessionari uscenti è l’obbligo per i nuovi assegnatari di versare un indennizzo per gli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni. Ma per gli operatori del settore si tratta di una protezione insufficiente. «Io ho investito, ad esempio, 100 mila euro in lettini, attrezzature, strutture negli ultimi 5 anni. Chi mi subentra deve pagare il valore della perizia giurata che certifica questi investimenti. Ma non basta», spiega Nucera. La possibilità di recuperare parte degli investimenti più recenti non tiene conto di decenni di lavoro, di sacrifici e di sviluppo delle imprese balneari.

La direttiva Bolkestein e il confronto con l’Europa

La situazione italiana si complica ulteriormente se si guarda agli altri paesi europei. La direttiva Bolkestein prevede l’obbligo di gare pubbliche per le concessioni, ma nazioni come Spagna, Portogallo e Grecia hanno deciso di non applicarla e hanno concesso proroghe fino a 99 anni. «Noi abbiamo firmato le concessioni con regole diverse. Non si possono cambiare le carte in tavola durante il gioco», osserva Nucera. L’Italia, invece «ha scelto una strada che sta destabilizzando il settore».

L’appello al governo: una soluzione per 30 mila famiglie

A livello nazionale, il comparto balneare coinvolge circa 30 mila famiglie, molte delle quali operano in imprese a conduzione familiare. «Questa situazione è insostenibile. Chiediamo al governo di trovare una soluzione per migliaia di famiglie che vivono di turismo balneare», afferma il presidente di Federbalneatori Calabria.

Il rischio è quello di perdere un modello imprenditoriale basato su piccole realtà locali, in favore di un turismo balneare dominato dalle logiche del grande business. «O si trova una soluzione, o le nostre spiagge diventeranno il parco giochi delle multinazionali, cancellando la nostra storia e la nostra identità», conclude Nucera.

Il tempo stringe e il 31 marzo si avvicina. Per migliaia di imprenditori,la speranza è che il governo riesca a fare chiarezza, evitando che il caos normativo affossi uno dei settori più vitali del turismo italiano. (sc)

[Courtesy LaCNews24]

La Regione approva il Piano di promozione turistica

«Questo Piano non è solo una strategia di promozione turistica, ma rappresenta un progetto di crescita sostenibile che va a consolidare il lavoro fatto in questi anni dal Governo regionale». È quanto ha detto l’assessore regionale al Turismo, Giovanni Calabrese, a margine dell’approvazione, da parte della Giunta regionale, del Piano Turistico, sottolineando come «si continua anche con Calabria Straordinaria a promuovere l’immagine della Calabria, e a valorizzare le specificità identitarie ed i suoi prodotti turistici, culturali e ambientali».

«Crediamo molto – ha aggiunto – nelle potenzialità turistiche della nostra Regione e con l’approvazione del nuovo Piano esecutivo di promozione turistica per l’annualità 2025, si prosegue il percorso di evoluzione e di trasformazione che mira a valorizzare la bellezza, la cultura e le tradizioni che rendono la Calabria unica».

Con lo stesso atto si stabilisce anche la dotazione finanziaria per la realizzazione degli interventi che è di 26.074.280,00 di euro.

«Il piano – ha spiegato – che coinvolge il nostro patrimonio naturale, le nostre eccellenze enogastronomiche e l’ospitalità calabrese, punta alla qualità dei servizi e ad un turismo per tutte le stagioni».

«Ecco perché – ha proseguito – nel piano abbiamo dato massima attenzione a nove azioni strategiche: dalla promozione e marketing digitale turistico al fine di rafforzare l’immagine del territorio calabrese sui mercati nazionali e internazionali e incentivare nuovi flussi turistici verso la “Destinazione Calabria”, al Portale Calabria Straordinaria e Osservatorio Turistico; dagli interventi per la promozione e comunicazione turistica alle iniziative congiunte con organismi pubblico-privati del settore operanti in Italia e all’estero alla costituzione e il consolidamento di Distretti Turistici per la promozione e la valorizzazione delle specificità e delle eccellenze territoriali».

«Il nostro obiettivo – ha spiegato ancora Calabrese – è quello di attrarre turisti da ogni parte del mondo, ma anche di stimolare la crescita dell’economia locale, creando nuove opportunità di lavoro nel comparto del turismo e favorendo la cooperazione tra le istituzioni, gli imprenditori e le comunità locali. Per le azioni prioritarie sono inoltre stati individuati specifici asset strategici che assumono rilevanza per la crescita del sistema turistico regionale: sviluppo del turismo naturalistico, nautico, termale».

«L’approvazione di questo Piano – ha rimarcato infine l’assessore Calabrese – segna l’inizio di un percorso che vedrà l’incremento delle infrastrutture, il miglioramento della qualità dei servizi turistici e una maggiore promozione delle nostre meraviglie, come le coste incontaminate, i parchi naturali, le ciclovie, i borghi storici e i siti archeologici, nonché la promozione dei viaggi delle radici».

«Siamo certi – ha concluso – che la Calabria saprà conquistare una posizione di prestigio nel panorama turistico internazionale, diventando, grazie soprattutto agli investimenti nel sistema aeroportuale messi in atto dal presidente Occhiuto, una meta imperdibile per chi cerca bellezza, tradizione e autenticità» (rcz)

IN CALABRIA È “EMERGENZA MINORILE”:
ATTUARE I LORO DIRITTI, NON DECLAMARLI

di ANTONIETTA MARIA STRATI – In Calabria è emergenza “minorile”. «Non basta declamare i diritti dei minori, ma ne occorre l’attuazione e, dunque, impegno e risorse umane ed economiche», ha detto il presidente del Tribunale per i Minorenni di Catanzaro, Teresa Chiodo, evidenziando come «la carenza delle strutture socio-sanitarie per minori sia un problema nazionale e non solo della nostra Regione».

Un’emergenza non “nuova” in Calabria, ma che merita tutta l’attenzione possibile delle istituzioni, ed ecco perché c’è bisogno di «fare rete e di proporre alla Regione l’istituzione di strutture sanitarie residenziali specialistiche per quella che si configura come un’emergenza minorile», propone Chiodo nel corso del convegno dedicato proprio alla tutela dei più piccoli promosso dalla Fondazione Città Solidale.

Tanti gli esperti e le personalità istituzionali che si sono confrontate sull’applicazione delle linee di indirizzo per l’accoglienza nei servizi residenziali per minorenni, approvate l’8 febbraio 2024 in Conferenza unificata, che «non si sostituiscono alle normative generali, ma costituiscono strumenti di indirizzo e coordinamento a livello nazionale volti a sostenere, qualificare e dare unitarietà agli interventi su tutto il territorio nazionale», ha spiegato Padre Piero Puglisi, presidente di Fondazione Città Solidale, relazionando sull’impegno della sua ETS per i minori.

Linee – ha spiegato Gianni Fulvi, presidente coordinamento Nazionale delle Comunità di tipo familiare per i Minorenni – «che devono essere recepite in primis dalle comunità stesse per poi chiederne l’applicazione agli enti locali».

«Attualmente sono state recepite solo dalla Regione Lazio e la regione Calabria è ferma alle Linee di indirizzo sull’affidamento familiare», ha denunciato Fulvi.

«La Regione sta approfondendo le linee guida e si sta realizzando un tavolo sull’integrazione socio-sanitaria proprio in vista dei nuovi scenari», ha spiegato Renato Gaspari, coordinatore tecnico della commissione Politiche Sociali della Conferenza delle Regioni e delle Provincie.

Si è discusso, poi, delle modalità di approccio alle problematiche che investono la fase dell’infanzia e dell’adolescenza con una lettura scientifica effettuata alla dott.ssa Francesca Felicia Operto, neuropsichiatra infantile dell’UMG di Catanzaro, che ha parlato di prevenzione e della necessità di trasformare la teoria in una buona prassi.

Pasquale Neri, portavoce del Forum del Terzo Settore, ha parlato del ruolo del Terzo Settore, in un’ottica di collaborazione e di corresponsabilità, termine citato nelle linee di indirizzo e dimensione che si può esercitare e vivere solo in un’ottica di multidisciplinarietà e attraverso un accompagnamento quotidiano.

L’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Catanzaro, Nunzio Belcaro, ha parlato dell’integrazione sociosanitaria e dei vantaggi legati alla multidisciplinarietà nei diversi ambiti territoriali. Citando Benjamin “La Geografia arriva prima della Storia”,

Belcaro ha proposto la costituzione di cinque Hub fisici in cui sociale, sanità, trovino una convergenza e attraverso i processi dal basso, si ascolti il territorio più di quanto lo si faccia in tavoli tecnici e istituzionali.

Sonia Bruzzese, per l’ATS Caulonia, ha raccontato il Progetto Quadro e l’insieme coordinato e integrato degli interventi sociali, sanitari ed educativi parlando di appropriatezza di scelta della comunità ospitante, di presa in carico della famiglia, di integrazione dei diversi servizi per i bisogni multipli dei ragazzi.

Andrea Canale, per l’ATS di Reggio Calabria, ha precisato il ruolo dell’Ambito Territoriale Sociale e la peculiarità del contesto locale, facendo un quadro della Città di Reggio Calabria anche dei servizi semiresidenziali.

Lucia Rosanò, referente dell’equipe multidisciplinare dell’ATS di Soverato, ha parlato dell’opera svolta per l’interesse del minore e della centralità di un progetto familiare nel lavoro di cura con il minore in protezione.

Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, ha riflettuto sul ruolo del garante per la tutela dei minori, ruolo, in particolare, di vigilanza per i minori inseriti in contesti comunitari, che spesso diventa impraticabile e per il quale occorre pensare ad un’azione di intesa fra i vari attori.

Rossana Greco, infine, ha delineato il ruolo del Tutore e del Curatore Speciale nel progetto di accoglienza del minore in protezione, in vista della sua esperienza di avvocato e tutore di diversi minori.

In Cittadella, dunque, non è mancato il confronto e il dibattito tra i numerosi operatori presenti, le comunità residenziali, rappresentanti tutto il territorio regionale e le istituzioni.

Il convegno si è concluso con l’impegno delle comunità residenziali per minori di ritrovarsi in un incontro per approfondire, riflettere e individuare piste per un percorso sempre più efficace e virtuoso. (ams)

 

La Regione approva la stagione balneare 2025: partirà il 1° maggio

La Giunta regionale, guidata da Roberto Occhiuto, ha approvato la programmazione della stagione balneare 2025, con l’obiettivo di «vivere il mare tutte le stagioni,  valorizzarlo e salvaguardarlo in tutto il periodo dell’anno», ha spiegato l’assessore regionale al Turismo, Giovanni Calabrese.

Il periodo di balneazione stagionale parte dal 1° maggio e terminerà 31 ottobre 2025 e stabilisce che la durata della stagione balneare copre l’intero anno solare 2025.

«L’idea è di consentire la fruizione della risorsa mare e delle aree costiere in periodi più lunghi di quelli ordinariamente vocati per la balneazione – ha proseguito l’assrssore – considerato che, negli ultimi anni, le condizioni meteo climatiche favorevoli hanno visto il protrarsi di un clima mite, soprattutto nelle regioni meridionali come la Calabria».

«Pertanto, l’atto di indirizzo si prefigge l’obiettivo – ha spiegato – di incoraggiare iniziative che favoriscano forme di turismo complementare a quello esclusivamente balneare, valorizzando la risorsa mare e consentendo anche alle strutture ricettive costiere di operare anche al di fuori dei periodi di balneazione garantiti».

«Il provvedimento – ha continuato – stabilisce inoltre che, a di fuori del periodo di balneazione stagionale, per cui sono garantiti i presidi minimi di sicurezza da parte dei titolari delle concessioni ed i controlli di qualità delle acque da parte di Arpacal, è consentita la libera balneazione a condizione che gli esercenti dei lidi balneari predispongano una segnaletica mirata ad avvisare la popolazione sull’assenza di controlli e di presidi di sicurezza, dandone comunicazione anche ai Comuni ed alle Autorità Marittime territorialmente competenti».

«Nello specifico, viene stabilito – ha illustrato – che le concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo stagionali dovranno prevedere l’utilizzo dell’area concessa per un periodo minimo di 4 mesi e massimo di 6, nell’intervallo compreso tra il 1° maggio 2025 e il 31 ottobre 2025 (periodo di balneazione stagionale). Secondo i trend più recenti del 2024, il turismo costiero in Calabria ha registrato una crescita significativa, con un alto livello di interesse di turisti stranieri (tedeschi, svizzeri e britannici), determinando, di conseguenza, un aumento significativo anche dell’occupazione».

«Intendiamo, perciò – ha spiegato ancora – favorire l’allungamento della stagione estiva anche attraverso la nascita di attività accessorie diverse dalla balneazione come, ad esempio, ristorazione, attività ludiche, sportive, elioterapiche, determinando il collegamento dell’offerta turistica di tipo balneare alle iniziative di varia natura presenti sul territorio, aventi carattere culturale, didattico, congressuale, religioso, enogastronomico, sportivo, fieristico, divulgativo, ecologico e ludico».

«Il mare – ha concluso l’assessore Calabrese – è un attrattore per la nostra Regione e il turismo balneare da la possibilità di incentivare sicuramente il turismo e permettere di creare molte opportunità lavorative. Ecco perché con la Regione guidata dal presidente Roberto Occhiuto stiamo puntando su misure e finanziamenti a sostegno dell’occupazione nel comparto del turismo e si sta investendo molto anche sulla qualità della vita e sulla tutela delle coste». (rcz)

Sottoscritto contratto d’appalto per sicurezza nelle aree industriali

Realizzare un impianto integrato di videosorveglianza di ultima generazione, esteso su un vasto territorio regionale che copre al momento 5 delle 16 aree industriali della regione. È questo l’obiettivo del contratto d’appalto sottoscritto tra la Regione Calabria e il raggruppamento composto da Leonardo spa e Novasistemi srl per l’appalto integrato sulla progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori relativi al progetto “infrastruttura per la sicurezza nelle aree Zes della Calabria”.

La Regione Calabria è il soggetto beneficiario del finanziamento del Ministero dell’Interno a valere sui fondi Pon (ora POC) sicurezza, sull’asse 2.1, che ammonta a 19.868.597,12 euro.

Si tratta di una soluzione avanzata per la sicurezza pubblica e il controllo del territorio, attraverso cui le telecamere di alta risoluzione, dotate di sensori avanzati, offrono un’alta qualità dell’immagine anche in condizioni di scarsa luminosità, garantendo un monitoraggio continuo e preciso.

Le immagini catturate vengono trasmesse in tempo reale a un centro di controllo regionale, dove gli operatori possono intervenire immediatamente in caso di necessità.
L’infrastruttura di rete è altamente sicura e resiliente, con archiviazione dei dati su server locali, per garantire un accesso rapido e sicuro alle informazioni.

Sono previste inoltre centrali di monitoraggio della qualità dell’aria che misurano, in tempo reale, la presenza di inquinati dannosi per la salute umana, per la sicurezza ambientale e saranno previste, successivamente, delle piattaforme di rilevazione e monitoraggio con i droni.

L’intervento insiste, per questo primo step, sui 5 insediamenti industriali di Gioia Tauro, Corigliano, Crotone, Vibo Valentia, Lamezia Terme, con la seguente dotazione infrastrutturale e tecnologica: 517 telecamere di cui 47 telecamere specializzate per la lettura targhe in ingresso e in uscita agli agglomerati; oltre 65 Km di Fibra ottica da posare sulle 5 aree industriali con la relativa rete di telecomunicazione; 1 Control Room prevista a Lamezia Terme presso la sede Corap/Arsai; 5 Centraline per monitoraggio qualità Aria; 415 tra corpi illuminanti e sistemi di illuminazione fotovoltaici.

Al progetto “infrastruttura per la sicurezza nelle aree Zes della Calabria”, di grande rilevanza è stato l’apporto del viceministro all’Interno Wanda Ferro durante gli step preliminari che hanno portato alla firma del contratto d’appalto.

«Quello di oggi – ha dichiarato il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto – è un passaggio importante per il rilancio del nostro sistema industriale regionale. Garantire l’adeguata sicurezza agli investitori all’interno delle aree produttive della Calabria è un requisito fondamentale in un’ottica di sviluppo del comparto industriale».

«Siamo molto concentrati – ha aggiunto – nell’attrarre investimenti anche fuori dal nostro territorio e crediamo che attraverso questo progetto si possano sostenere maggiormente le nostre politiche di rilancio industriale della regione».

«L’industria – ha sottolineato l’assessore allo Sviluppo economico, Rosario Varì – può e deve rappresentare per la nostra regione un segmento produttivo di primo piano. La riqualificazione delle aree industriali rappresenta pertanto un’esigenza imprescindibile. Per questo potenziare i servizi di sicurezza, come nel caso di questo importante progetto finalizzato alla realizzazione di un sistema di controllo avanzato nelle aree produttive, significa rendere il nostro territorio più attrattivo e competitivo».

«L’intervento sulla sicurezza è, peraltro – ha concluso – il primo che verrà effetto sulle aree industriali, cui ne seguiranno altri per i quali il Governo regionale ha già stanziato significative risorse a valere sul FSC 21/27». (rcz)

METROCITY RC ANCORA SENZA DELEGHE:
SONO PASSATI DIECI ANNI E TUTTO TACE

di VINCENZO VITALE – Che la città metropolitana di Reggio Calabria sia un monstrum geografico è un dato di fatto: basti pensare che la sua superficie è dieci volte maggiore di quella della città metropolitana di Napoli, pur avendo un decimo dei suoi abitanti.

Poco e male infrastrutturata, sì che per recarsi da un suo estremo all’altro, come da Reggio a Caulonia per esempio, occorre più tempo che per andare da Milano a Lugano, la nostra Metrocity è tanto smisuratamente grande da contenere al suo interno l’intero perimetro del Parco d’Aspromonte, caso unico al mondo di una città che abbia un “suo” parco nazionale. Eppure questo handicap, questo vizio di nascita, se ben gestito potrebbe essere un vantaggio, sia dal punto di vista turistico e logistico che da quello agricolo e industriale, per non parlare della esuberante disponibilità ad accogliere braccia produttive che non disdegnino attività lavorative oggi poco gradite ai residenti.

Però la Città Metropolitana reggina langue e non solo per colpa dei suoi amministratori. Pur abbastanza grande da poter essere una piccola Regione autonoma, si pensi al Molise che ha più o meno la metà degli abitanti della già Provincia reggina e una superficie di poco superiore, non ha ancora ricevuto deleghe e funzioni dalla Regione Calabria, mai come in questo caso lontana e ostile. La Legge Del Rio lo impone ma la Regione Calabria, pur avendo deliberato nel 2014 che entro il 31 dicembre del 2015 avrebbe operato i trasferimenti, non lo ha ancora fatto.
Sono passati dieci anni e tutto tace, nonostante formali interventi cui nemmeno si risponde (ultimo quello del 23 gennaio di quest’anno). Tutte le altre città metropolitane continentali (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari), chi prima chi dopo, hanno tutte avute già nel 2015 deleghe e funzioni dalle rispettive Regioni. Manca solo la decima città, la nostra, che subisce così l’anomalia di essere un Ente monco.
Bene ha fatto, quindi, il sindaco Giuseppe Falcomatà a portare il caso a livello nazionale con una formale denuncia di questa assurdità sul tavolo del Coordinamento della Città Metropolitane dell’Anci, che ha deliberato un suo intervento. Staremo a vedere. Nel frattempo non si può non notare che un simile argomento non ha un posto di rilievo nell’agenda dei nostri rappresentanti al parlamentino regionale di via C. Portanova né dei membri reggini nelle stanze decisionali di Germaneto.
Sembra di rivedere le dinamiche già subite dalla città di Reggio sul finire degli anni Sessanta, che diedero la stura ai Fatti dei primi anni Settanta: i nostri parlamentari regionali irretiti dalle logiche partitiche che perdevano di vista i veri interessi dalla loro città. Allora ci fu il sindaco Battaglia che denunciò le trame e aprì le ostilità. Dobbiamo oggi assegnare a Falcomatà il ruolo che comincia a rivendicare?
Negli anni Settanta, sulla questione dello scippo del Capoluogo effettato da Catanzaro ai danni di Reggio, una sinistra miope e politicamente succube parlò di battaglie per un inutile “pennacchio spagnolesco”. Oggi la destra di governo a Catanzaro offre alla sinistra di governo cittadino la possibilità di insorgere a difesa dei diritti negati della città sullo Stretto. Nel mentre i consiglieri comunali e metropolitani reggini, di destra e sinistra, tacciono sulla questione come se non fossero affari loro, a Catanzaro studiano come non perdere potere col trasferimento delle funzioni alla Città Metropolitana reggina. Falcomatà come Battaglia? Se lo si lasca fare da solo, perché non dovrebbe intestarsi questa querelle e trarne i relativi vantaggi elettorali? Prescindendo dalle primogeniture e dai vessilliferi, questa è una guerra cittadina e, come tale, tutti devono partecipare. (vv)
[Vincenzo Vitale è presidente della Fondazione Mediterranea]

L’OPINIONE / Giovanni Latella: Regione trasferisca funzioni a Metrocity

di GIOVANNI LATELLA – La Regione Calabria proceda immediatamente al trasferimento delle funzioni alla Città Metropolitana di Reggio Calabria. La città è stanca di essere presa in giro. Dopo anni di annunci e promesse, solennemente proclamate ad ogni campagna elettorale, è giunta l’ora che il territorio, a cominciare dalle associazioni, dalle forze politiche e sindacali, dal mondo produttivo, si mobiliti in massa per chiedere con forza che la Regione avvii e completi il trasferimento di funzioni e risorse in tempi record.
Reggio Calabria è l’unica Città Metropolitana italiana a non aver assunto le funzioni previste dalla legge. Uno scandalo tutto calabrese che si protrae ormai da anni e che sta fortemente penalizzando lo sviluppo del nostro territorio.
Il mio appello è rivolto non più esclusivamente alla Regione, ma all’intera società civile reggina. Alle associazioni culturali, in questo periodo impegnate nello sforzo collettivo di raggiungere l’importante traguardo della candidatura a Capitale della Cultura, ma anche al mondo produttivo, alle associazioni di categoria, delle imprese, la Camera di Commercio, le forze sindacali, le realtà politiche di tutti gli schieramenti.
Tutto il vasto mondo che un tempo sarebbe stato categorizzato tra i cosiddetti corpi intermedi, ha il dovere di ribellarsi a questo assurdo sopruso protratto in maniera indiscriminata da una Regione che evidentemente continua a non mollare la presa, evidentemente per motivazioni politiche, sulle funzioni previste dalla legge, di fatto penalizzando il nostro territorio e rallentando il suo sviluppo.

Reggio Calabria è la città più grande ed importante della Calabria, merita di assumere pienamente un ruolo propulsore per lo sviluppo dell’intera regione. Non può rimanere ostaggio di veti politici o di gelosie campanilistiche. Il presidente Occhiuto si metta l’anima in pace e proceda nell’immediato all’avvio delle procedure che, ci aspettiamo a questo punto, dovranno essere completate in tempi record, visto l’enorme ritardo accumulato, in linea con quanto già avvenuto per le altre Città Metropolitane italiane.

Se ciò non accadesse nell’immediato, ci aspettiamo una dura presa di posizione da parte di Anci nazionale, giustamente investita della questione dal sindaco Giuseppe Falcomatà, e del Governo nazionale, che ha il dovere di censurare l’assurdo comportamento attuato dalla Regione Calabria di assoluto spregio istituzionale nei confronti della Città Metropolitana che produce una gravissima penalizzazione per l’intera comunità reggina. (gl)
[Giovanni Latella è consigliere comunale di Reggio]

PNRR, IL PARADOSSO DELLA CALABRIA:
LA REGIONE INDIETRO E I COMUNI AVANTI

di PABLO PETRASSO – Il Mezzogiorno va al rilento e la Calabria è in fondo alla classifica. Il percorso del Pnrr è accidentato, almeno alle latitudini meridionali e Svimez lo mette nero su bianco nel capitolo della ricerca sui fondi europei che riguarda le opere gestite dalle Regioni. Al Sud le amministrazioni regionali hanno avviato lavori per 1,9 miliardi di euro, il 50% del del valore complessivo degli investimenti Pnrr di loro competenza. Al Nord i cantieri viaggiano a ritmo più sostenuto: il valore dei progetti avviati è di 3,5 miliardi, quasi il 76% delle risorse. Questo «ampio gap nasconde però sensibili differenziali tra amministrazioni regionali in entrambe le macroaree». E qui arriva la citazione in negativo: i cantieri faticano a partire in Basilicata (avviato solo il 21,8% dei progetti), Calabria (23,5%) e, soprattutto, Sardegna dove la percentuale delle risorse in fase di esecuzione dei lavori è ferma al 12,1%.

Più celere, invece, l’avvio della fase esecutiva dei lavori nelle regioni centro-settentrionali, con Emilia-Romagna, Valle d’Aosta e Veneto in testa.
È un quadro, quello descritto da Svimez, caratterizzato da risposte molto diverse da Regione a Regione, specchio di «apprezzabili differenziali di capacità amministrativa, anche interni a Nord e Sud del Paese». Le Regioni – e la Calabria in particolare – sono pachidermi frenati dalla burocrazia, molto più lente dei Comuni.

È una questione generalizzata. Le amministrazioni comunali meridionali vanno comunque a velocità ridotte rispetto alle “colleghe” del Nord. A fine dicembre 2024, i Comuni meridionali hanno avviato lavori per 5,6 miliardi, il 64% del valore complessivo degli investimenti a loro titolarità; per i Comuni del Centro-Nord il dato è di 9,7 miliardi, l’82,3% delle risorse Pnrr.
La differenza di capacità amministrativa, per dirla con Svimez, diventa (anche) terreno di scontro politico. È il sindaco metropolitano di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, a mettere nel mirino la Regione. Falcomatà parla di «una situazione allarmante che dimostra l’enorme divario tra l’incapacità organizzativa della Cittadella, in netta e strutturale difficoltà, e l’operatività dei Municipi che si dimostrano all’altezza delle sfide del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».

 

I Comuni meridionali, come detto, sono stati finora più lenti rispetto a quelli del Nord, ma il primo cittadino di Reggio sottolinea che «risultano molto più efficienti della Regione Calabria sulla spesa dei fondi e sulla realizzazione delle opere Pnrr. Gli Enti locali – entra nel dettaglio – in Calabria dimostrano una capacità di spesa quasi tripla rispetto alla Regione, con un divario di molto superiore alla media nazionale. Una fotografia che non ci rallegra affatto e che costituisce invece un chiarissimo segnale della netta e strutturale difficoltà organizzativa da parte della Cittadella nell’avanzamento dei cantieri del Pnrr, a fronte di una operatività molto più sviluppata da parte di sindaci e amministratori calabresi che dimostrano di saper spendere meglio le risorse ottenute».

Qualche dato: in Calabria «a un anno e mezzo dalla scadenza del programma, i Comuni sono arrivati al 66% dei cantieri avviati. Un dato confortante che evidenzia il proficuo lavoro svolto da sindaci e amministratori locali su tutto il territorio regionale. Dall’altra parte c’è da porsi un pesantissimo interrogativo sul dato del 23% riferito alla Regione Calabria, tra le ultimissime in Italia quanto a capacità di spesa dei fondi Pnrr, peraltro in riferimento a settori strategici come quello sanitario dove la Calabria fa registrare pesantissimi ritardi perfino rispetto alle altre regioni meridionali».
L’allarme di Falcomatà, da più parti visto come uno dei papabili avversari di Occhiuto alle prossime Regionali punta il dito sulle inefficienze della gestione centralizzata: per il sindaco «si era intuito da un po’» che qualcosa fosse andato storto, «ma che la Regione, sulle stesse linee di finanziamento, si fosse fermata addirittura ad un terzo rispetto ai Comuni, è un fatto oggettivamente allarmante, sul quale sarebbe opportuno che qualcuno fornisse delle spiegazioni ai calabresi».
«A pagarne le spese – conclude il sindaco – sono come sempre i cittadini, che si vedono privati delle importanti opportunità offerte dal Pnrr, a causa dell’inefficienza di un indirizzo politico regionale evidentemente confuso e poco incisivo, attento più alle operazioni di maquillage politico che ad un reale sviluppo del territorio». (pp)
[Courtesy LaCNews24]

Da Regione 198 mln per completare elettrificazione linea jonica

Sono 198 mila euro la somma stanziata dalla Regione per completare l’elettrificazione della linea jonica, per la tratta di Catanzaro Lido – Roccella Jonica.

Il via libera è avvenuta nel corso dell’ultima seduta, su proposta dellassessore ai Lavori pubblici, Maria Stefania Caracciolo, in cui è stato approvato latto di programmazione dellazione 3.2.1 del Pr Calabria 2021-2027.

Per tale intervento, che risulta strategico e prioritariamente realizzabile, il Dipartimento regionale Infrastrutture e Lavori pubblici ha predisposto, allinterno del Programma Regionale, il relativo Atto di programmazione ai fini del conseguimento degli obiettivi.

«Con questo provvedimento – ha dichiarato lassessore Caracciolo – prosegue limpegno della Giunta regionale riguardo al completamento per fasi dellelettrificazione della linea Jonica».
«Ad oggi i lavori delle tratte Sibari-Crotone e Crotone-Catanzaro Lido – ha aggiunto – sono stati consegnati tra novembre e dicembre 2024, sostanzialmente in linea con la programmazione temporale dei progetti definitivi approvati”.

«Lattuale programmazione dei lavori – ha concluso – tra Catanzaro Lido e Roccella, consentirà di imprimere unulteriore accelerazione per il completamento dellopera». (rcz)

Regione approva il Programma Forestazione

La Giunta regionale, su proposta dell’assessore Gianluca Gallo, ha approvato il “Programma Regionale per le attività di sviluppo nel settore della Forestazione e per la gestione delle Foreste Regionali per gli anni 2025-2026”.

Si tratta di uno strumento volto a promuovere un quadro di azioni di livello regionale e costituisce lo strumento per coordinare tra di loro le azioni regionali e degli enti locali delegati in materia forestale oltre che per orientare le stesse attività degli attori privati operanti in questo comparto.

La Calabria, con oltre 600 mila ettari boscati di cui 60 mila di patrimonio boscato regionale demaniale, è oggi una delle Regioni italiane più ricche di boschi, non solo in termini di superficie e di indice di boscosità (43%, a fronte del dato nazionale del 36.7%), ma anche per la varietà di paesaggi forestali, consistenza e accrescimento dei boschi, nonché per il loro ruolo come serbatoi naturali di carbonio, per il contributo significativo alla mitigazione dei cambiamenti climatici e alla tutela e salvaguardia del territorio.

Le attività previste nel Programma possono esser ricondotte a tre settori non rigidamente separati bensì tra loro integrati, che si riallacciano alle azioni dei precedenti Programmi, prevedendone la prosecuzione e, per alcune, il loro completamento: a) sistema bosco-legno; b) sistema difesa del suolo; c) formazione professionale.

Il Programma Regionale per le attività di sviluppo nel settore della Forestazione è finanziato per il 2025 per un importo pari a 191 milioni (135 da fondi Fsc e 56 da fondi regionali) e per il 2026 per 176 milioni (120 da fondi Fsc e 56 da fondi regionali).

«L’approvazione del Programma di Forestazione 2025-2026 – ha dichiarato l’assessore Gallo – è un elemento di grande rilievo nella normalizzazione del settore forestale che il governo regionale a guida presidente Occhiuto sta conducendo in questi anni».

«Non solo gestione ordinaria con copertura finanziaria per le esigenze relative alle indennità e agli stipendi dei circa quattro mila lavoratori forestali – ha proseguito – ma anche tutta una serie di azioni che riguardano i progetti sul dissesto idrogeologico, la prevenzione sugli incendi e quindi la tutela del patrimonio boschivo regionale e di quello appartenente al demanio regionale, il rilancio della vivaistica, i piani di gestione forestale e i certificati dei crediti di carbonio».

«Tutte azioni – ha spiegato ancora – che si stanno conducendo attraverso l’ente Calabria Verde, guidato dal direttore Giuseppe Oliva, finalizzate alla valorizzazione di un patrimonio che per troppi anni non è stato utilizzato». (rcz)