I BRONZI, UN VERO PATRIMONIO DELL’ITALIA
SONO ATTRATTORI DI TURISMO CULTURALE

di SANTO STRATI – Possono i Bronzi di Riace diventare un marcatore identitario non della Calabria, non del Mezzogiorno, bensì dell’Italia? Possono e devono – secondo il ministro della Cultura Dario Franceschini – che, parlando al convegno alla Camera sulle celebrazioni del cinquantenario del ritrovamento, ha detto chiaramente che chi viene in Italia se non può fare a meno di vedere Roma, Venezia e Firenze, dovrà aggiungere un’altra perla al suo bagaglio esperienziale del Bel Paese: i Bronzi. Che non sono di Riace (dove sono stati ritrovati), non sono di Reggio e del suo bellissimo (da troppi sconosciuto e mai visitato) Museo archeologico nazionale, forse diventeranno patrimonio Unesco dell’Umanità, ma appartengono all’Italia e la rappresentano degnamente, come testimonianza di cultura e simbolo di bellezza, come tramandato dalla Magna Grecia.

Un’idea assolutamente condivisibile, questa del ministro Franceschini, che ha spiazzato tutti mettendo in luce una verità che da cinquant’anni è sotto gli occhi di tutti: i due bronzi, capolavoro della scultura magnogreca del V-IV secolo a.C., sono una testimonianza di civiltà che non è mai stata adeguatamente utilizzata. Uscire dal torpore in cui sono entrati dopo l’entusiasmo del loro primo grande estimatore (il presidente Pertini li volle al Quirinale, con code chilometriche di visitatori) e le tiepide iniziative per farli conoscere al mondo. 

È dunque, questo cinquantenario una sorta di anno zero, per l’avvio di una grande, eccezionale, campagna (non locale, non localizzata in Calabria) di marketing di attrazione culturale che li faccia diventare un simbolo, un altro simbolo, dell’Italia nel mondo. Al pari del Colosseo, di San Marco a Venezia, del David di Michelangelo di Firenze. 

Un marcatore identitario eccezionale, quello dei Bronzi, che richiede un impegno che dovrà coinvolgere i dicasteri della Cultura e del Turismo e non solo la Regione Calabria (dove spicca l’inesauribile e convinta passione della vicepresidente Giusi Princi) o la Città metropolitana di Reggio. I Bronzi sono l’Italia e da loro può partire (non ripartire) la sfida al mercato mondiale del turismo. Il nostro Paese risulta tra le mete più ambite dei viaggiatori di tutto il mondo: occorre far conoscere in maniera adeguata questa straordinaria ricchezza che è, al pari degli altri ultrafamosi attrattori culturali dell’Italia, una ulteriore fascinosa testimonianza di bellezza. Unica, irripetibile, da mozzare il fiato.

L’incontro promosso ieri alla Camera dalla Regione Calabria per presentare le celebrazioni, non è, quindi, da considerare una conferenza stampa per illustrare idee e progetti, bensì è diventato il pretesto per far capire ai miopi e distratti di tutti questi anni che si sono sprecate occasioni e si è perso tantissimo tempo, relegando i Bronzi a un indecoroso ruolo tutt’al più di “curiosità” che di vera attrazione. C’era (c’è tuttora) un tesoro inestimabile che nessuno ha mai saputo (voluto?) valorizzare: adesso non c’è più tempo da perdere. Bisogna muoversi, a livello di Paese, e trasformare i Bronzi in un attrattore culturale e turistico di prim’ordine. 

Ovviamente, pensando anche alle infrastrutture necessarie, ai trasporti, alla ricettività (tre aspetti drammaticamente assenti in Calabria) perché l’avventura della visita ai Bronzi (e, ripetiamo, al magnifico museo che li ospita) non si trasformi in disavventura. Va eliminato ogni provincialismo nelle iniziative immediate, attuali e future, perché Reggio diventi una “città da scoprire” e sia il traino per una ulteriormente efficace e straordinaria scoperta di tutto il territorio regionale. La Calabria ha un potenziale, in termini di arte, cultura, paesaggio, che se fosse tradotto in maniera efficace trasformerebbe tutta la regione nella California d’Europa. 

Stendiamo un velo pietoso sulla scelta di un logo insignificante (ancora peggio quello utilizzato dalla Città metropolitana per presentare il cartellone di eventi) e guardiamo al futuro con un pizzico di ritrovato ottimismo. Sia ben chiaro che i dilettantismi non potranno più essere tollerati (e il programma della Regione induce a pensarlo, visti i nomi coinvolti nelle varie iniziative), ma soprattutto occorre fare un lavoro di squadra. Ripetiamo anche a costo di diventare noiosi: i bronzi non sono di Reggio (ma devono restare a Reggio): sono dell’Italia, ma costituiscono un ottimo pretesto per valorizzare e far conoscer il meraviglioso territorio calabrese (non solo quello della provincia reggina). Le tracce dell’antica civiltà sono presenti dovunque (il presidente della Regione Occhiuto ricordava la Grotta del Romito di Papasidero con le sue testimonianze neolitiche), dimentichiamo i campanili e remiamo tutti nella stessa direzione. Con l’orgoglio e la fierezza di essere calabresi (non reggini, catanzaresi, cosentini e via dicendo) custodi di un patrimonio secolare da condividere con gli ospiti (tantissimi, in un futuro pressoché immediato?) che vorranno scoprirlo per, alla fine, innamorarsi perdutamente di questa terra. Chi scopre la Calabria – lo vediamo dalle tantissime mail che giungono da ogni parte del mondo a Calabria.Live – se ne innamora e vuole conoscerla sempre di più: tra paesaggi, cultura, mare, montagna, parchi naturali, archeologia e, persino, preistoria. C’è un mondo ancora da valorizzare e offrire al futuro visitatore, una ricchezza infruttifera, fino ad oggi, utilizzata a malapena al 5% delle sue potenzialità.

Dunque non ci possono essere più pretestuosi rinvii, ma va ideato e realizzato un rigoroso piano di marketing territoriale e culturale di altissimo livello, con le migliori teste pensanti, i migliori testimonial, gli influencer, i professionisti della comunicazione, perché c’è moltissima materia prima, grezza, da trasformare in diamanti.

Certo, non vanno sottovalutati gli errori e gli imperdonabili ritardi nel mettere insieme un progetto degno di questo nome per la celebrazione del Cinquantenario: un’occasione unica per cogliere un’opportunità fino ad oggi trascurata o, peggio, mai presa in seria considerazione. Il convegno di ieri servirà come linea di demarcazione rispetto al non fatto del passato, per costruire intorno ai Bronzi un attrattore culturale “italiano”. 

Le molte iniziative illustrate per grandi linee nella nuova bella Aula dei gruppi parlamentari di Montecitorio danno l’indicazione precisa della volontà di una svolta. Dimentichiamoci il passato, pensiamo al presente e al futuro: il cinquantenario sia semplicemente il pretesto per un percorso di cultura che non si esaurisce il 16 agosto (giorno del ritrovamento nelle acque di Riace), ma diventi leit-motiv per una campagna infinita di marketing turistico per gli anni a venire. Insomma, il ritrovamento si festeggi ogni anno, ogni giorno, perché abbiamo, in casa – e in Italia – due testimonial unici, che qualcuno scioccamente pensava di mandare in giro per il mondo, che marcano il territorio di quella che fu la Magna Grecia, la culla della civiltà per tutto il mondo. 

Siano protagonisti di questo ritorno al classico, di questa esigenza di bellezza che il nostro Paese esprime da Nord a Sud, con le sue ineguagliabili ricchezze artistiche e naturali, e diventino i Bronzi il volano di una crescita di tutto il Mezzogiorno nell’unica industria compatibile con la Calabria: quella del turismo, della vacanza esperienziale, mistica e di fede, di mare, montagna, di natura, tra spiagge incontaminate (?) e montagne innevate, sempre con la presenza  e di un fortissimo senso di accoglienza che è racchiuso nel DNA di ciascun calabrese. 

L’ospitalità è un istinto naturale per chi è nato al Sud,  ma diventa primordiale per i calabresi: ce l’hanno nel sangue. Ma, naturalmente, non basta il senso di accoglienza e la calda ospitalità: servono strutture, infrastrutture (Franceschini, con grande onestà intellettuale ha parlato della necessità del Ponte sullo Stretto insieme con le altre infrastrutture da realizzare nel Sud), organizzazione del territorio e piani di mobilità in grado di rispondere alle esigenze di chi, nel suo viaggio in Italia, vorrà scoprire i Bronzi e la straordinarietà di un territorio che promana cultura da ogni angolo. 

Non è la scoperta dell’acqua calda, ma la capacità di ammettere quella mancanza di visione che fino ad oggi è stata sovrana in questa terra bellissima e trascurata. Adesso c’è il presupposto per collegare – culturalmente e turisticamente parlando – il Nord e il Sud. Il divario, una volta tanto, non è protagonista, anzi i Bronzi – lo ribadiamo – sono l’occasione per una nuova efficace campagna di attrazione rivolta al mondo. La bellezza salverà il nostro Paese? Be’, sicuramente aiuterà a sensibilizzare e orientare le scelte del turismo, non quello mordi e fuggi (che non va comunque demonizzato) che pianifica itinerari e partenze e vuole guardare, scoprire, osservare da vicino Capri, Portofino, San Pietro e il Colosseo e non potrà ripartire dall’Italia – come ha sottolineato convinto il ministro Franceschini – senza avere visto anche i Bronzi. (s)

Sanità: Occhiuto vuole in Cittadella la centrale unica del 118

Il presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto, ha annunciato che in Cittadella regionale sarà realizzata un’unica centrale operativa del 118, «così come il 112, numero unico per le emergenze».

«Sarà un lavoro complesso, anche perché abbiamo trovato un sistema con cinque centrali operative, con software diversi, in molti casi neanche collegati alla rete internet, ma ci stiamo lavorando. Credo che il lavoro di ricognizione fin qui compiuto sia già a buon punto», ha detto ancora il Governatore, a margine dell’incontro con il ministro dell’Economia, Daniele Franco.

«Ci vorranno ancora alcuni mesi – ha spiegato – perché abbiamo due software diversi e dobbiamo fare un unico software, quindi stiamo lavorando a questo, dobbiamo selezionare i tecnici che dovranno stare nella centrale regionale e poi dobbiamo organizzare bene il 118 tra ambulanze medicalizzate e mezzi avanzati non medicalizzati perché è chiaro che in un 118 che non funziona tutte le ambulanze devono essere medicalizzate perché quando un mezzo si muove in un sistema inefficiente non è facile capire che paziente va a prendere».

«I medici ci servono per il 118 – ha spiegato ancora – ma ancora di più per i pronto soccorso. La vera carenza di medici l’abbiamo nei pronto soccorso. Certo c’è anche nel 118 ma se avessimo un 118 organizzato si sentirebbe di meno perché non tutti i mezzi dovrebbero necessariamente medicalizzati. Nei pronto soccorso – ha concluso Occhiuto – abbiamo davvero la necessità di intervenire perché altrimenti, così com’è il funzionamento del sistema non è garantito».

Il Governatore, poi, ha discusso della mancanza di medici nella regione e del fatto che «il nostro sistema è, purtroppo, meno attrattivo di quelli di altre regioni e quindi abbiamo un problema nel problema».

«Ho spiegato – ha proseguito – che se i carabinieri, i poliziotti, i magistrati che vengono a lavorare in Calabria hanno il riconoscimento economico e di carriere perché la Calabria è “zona disagiata”, lo stesso dovrebbe avvenire anche per i medici. Se c’è un sistema ampiamente disagiato da 12 anni di commissariamento è proprio quello calabrese».

Sulla questione, Occhiuto ha riferito che col ministro ci si è dati appuntamento alla prossima settimana, con l’obiettivo di «stabilire delle condizioni straordinarie per il reclutamento dei medici».

«Non so se ce la faremo, è un percorso stretto, difficile – ha spiegato ancora – ma ci proviamo perché il nostro sistema sanitario ha bisogno di medici. Mi fa arrabbiare la circostanza che le altre Regioni chiedono di sfondare i tetti di spesa per assumere più medici e noi potremmo assumere circa 2.000 tra medici e infermieri e negli anni passati non è stato fatto. In questi ultimi mesi anche i bandi che si stanno facendo stanno andando deserti, anche quando sono per posti a tempo indeterminato».

Il commissario, poi, ha spiegato che si sta svolgendo una ricognizione dei bandi, in quanto «i nostri sono meno attrattivi rispetto a quelli delle altre regioni».

Un lavoro a 360 gradi per rimettere a posto la sanità calabrese, quello del presidente Occhiuto, che ha evidenziato come non sia facile «dopo sostanzialmente 20 anni di inattività». 

«Il risultato di gestione certificato al Tavolo Adduce non è – ha spiegato – dovuto, come molti dicono, all’assenza della mobilita’ passiva perche’ questa si contabilizza negli anni successivi, ma e’ dovuto al fatto che finalmente abbiamo dato risposta ai quesiti del tavolo Adduce, al quale le precedenti gestioni commissariali non avevano dato risposta».

«Quindi – ha detto –abbiamo sbloccato la premialità riferita agli anni precedenti e abbiamo rimesso in ordine i conti delle Aziende sanitarie, dimostrando di avere addirittura un avanzo di amministrazione. È una cosa buona? Secondo me no perché significa che le nostre Aziende sanitarie hanno risorse ma non erogano i servizi».

«Certo – ha aggiunto – è meglio rispetto al passato, quando non erogavano i servizi e c’era anche il deficit. Però fa arrabbiare ancora di più il fatto che ci sono risorse accantonate nei bilanci delle Aziende sanitarie e poi ai calabresi non e’ assicurato il diritto alla cura».

E, sul rischio chiusura dei pronto soccorsi periferici come conseguenza della riforma della rete dei nosocomi, il Governatore ha assicurato che ciò non avverrà, in quanto «la Calabria, in questo momento, è appresentata da un commissario alla sanità che è anche il presidente della Regione, che ha un buon rapporto con il Governo nazionale».

«Tra qualche settimana– ha spiegato – l’esecutivo dovrebbe approvare il Programma operativo che abbiamo proposto, ma intanto stiamo lavorando anche alla modifica del Dca 64, quello che fece l’ex commissario Scura, per ridisegnare l’offerta ospedaliera della regione».

«Intanto credo di poter dire – ha concluso – che sicuramente saranno inseriti nella rete ospedaliera i presidi di Praia a Mare, Trebisacce, Cariati ed anche quello di Gioia Tauro, che abbiamo aperto come ospedale Covid. Ma poiché il Governo regionale sta facendo un grande investimento sul porto di Gioia Tauro e sulla Zes, è utile che anche lì ci sia un ospedale a tutti gli effetti». (rcz)

È PRONTO IL PIANO OPERATIVO DA 350 MLN
FORSE SI SVOLTA NELLA SANITÀ CALABRESE

È un masterplan di tutto rispetto, quello redatto e pubblicato dal commissario ad acta Roberto Occhiuto e dal sub-commissario Ernesto Esposito, che vuole risollevare e far ripartire la tanto disastrata sanità calabrese. Si tratta di un Piano Operativo che, a valere della missione 6 del Pnrr, prevede un investimento di oltre 350 milioni per realizzare Case della Comunità, Centrali Operative Territoriali, e Ospedali di Comunità.

Nello specifico, sono previsti 2 milioni per le Case della Comunità e presa in carico della persona; 4 milioni per la Casa come primo luogo di cura e Telemedicina” di cui sub investimento; Implementazione delle Centrali operative territoriali (COT)per un importo di euro 280.000.000– di cui interventi COT, Interconnessione aziendale, Device per un importo di euro 204.517.588; 1 milione per il rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture – Ospedali di Comunità, 2 milioni per l’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero, in cui è prevista la digitalizzazione DEA I e II livello e grandi apparecchiature e un investimento di 600 mila euro per rendere gli ospedali più sicuri e sostenibili. Inoltre, è previsto il rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dei dati e la simulazione, con un investimento di 292 mila euro, «di cui intervento Reingegnerizzazione NSIS a livello locale (Adozione da parte delle Regioni di 4 nuovi flussi informativi nazionali – Consultori di Famiglia, Ospedali di Comunità, Servizi di Riabilitazione Territoriale e Servizi di Cure Primarie) per un importo di euro 30.300.000», si legge nel Piano.

E, ancora, 80 mila euro per lo sviluppo delle competenze tecniche-professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario – Corso di formazione in infezioni ospedaliere” e dal Piano Nazionale per gli investimenti complementari (PNC), 1 milione e 400mila euro per rendere sicure e sostenibili gli ospedali.

Nel Piano Operativo, poi, viene spiegato come sebbene «le linee guida e le schede di censimento di immobili e terreni predisposte da Agenas davano come indicazione principale quella di favorire la ristrutturazione e la riqualificazione di edifici pubblici, di proprietà o comunque nella disponibilità delle Azienda Sanitarie, da destinare alle suddette finalità», per «l’individuazione dei siti sul territorio della Regione Calabria, che purtroppo da lunghi anni ha subito il commissariamento della Sanità, si è dovuto tenere conto di alcuni specifici fattori di criticità. Infatti, la popolazione residente nella regione Calabria, che conta 409 comuni, molti dei quali con meno di 5,000 abitanti ed ubicati in zone montane e periferiche, sconta problemi di accesso ai servizi sanitari».

Inoltre, se inizialmente dovevano essere realizzati 57 Case della Comunità, 19 Centrali Operative Territoriali e 15 Ospedali di Comunità, è stata rilevata la necessità di implementare il numero delle strutture, prevedendo ulteriori cinque Ospedali di Comunità, 4 Case della Comunità e 2 Centrali Operative Territoriali, a valere delle risorse regionali. Quindi, in totale sono previsti i seguenti interventi:

 n. 61 Case della Comunità (Componente 1, Investimento 1.1); 

 n. 21 Centrali Operative Territoriali (Componenti 1, Investimento 1.2); 

n. 5 interventi di interconnessione aziendale delle suddette Centrali Operative Territoriali (Componente 1, Investimento 1.2); 

 n. 5 interventi di fornitura di device per le suddette Centrali Operative Territoriali (Componente 1, Investimento 1.2); 

 n. 20 Ospedali di Comunità (Componente 1, Investimento 1.3); 

 n. 11 interventi di Digitalizzazione dei DEA di I e II livello (Componente 2, Investimento 1.1) 

 n. 286 interventi per la fornitura e installazione di grandi apparecchiature (Componente 2, Investimento 1.1); 

 n. 6 interventi di adeguamento/miglioramento sismico di presidi ospedalieri (Componente 2, Investimento 1.2 – Risorse PNRR); 

 n. 7 interventi di adeguamento/miglioramento sismico di presidi ospedalieri (Componente 2, Investimento 1.2 – Risorse PNC); 

 n. 1 intervento di implementazione di 4 nuovi flussi informativi nazionali (Componente 2, Investimento 1.3.2); 

 n. 1 intervento di organizzazione ed erogazione del corso di formazione in infezioni ospedaliere ai dipendenti del SSR (Componente 2, Investimento 2.2). 

Nel Piano Operativo, viene spiegato che «Nella provincia di Cosenza sono state allocate n. 22 Case delle Comunità, da distinguersi eventualmente nella configurazione differenziata di Hub e Spoke, n. 9 Ospedali di Comunità e n. 7 Centrali Operative Territoriali» e che «i criteri di localizzazione per le Case di Comunità hanno tenuto conto di un obiettivo di baricentrismo, garante dell’equità assicurata dalla facilità nel raggiungimento da parte di tutti gli abitanti residenti nell’ambito distrettuale di competenza, e a quello della facilitazione viaria da assicurare al ricorso alla assistenza e alle cure infermieristiche di breve durata, assicurando presenze professionali adeguate».

«Per gli Ospedali di Comunità, invece – viene spiegato – si è optato per una collocazione in siti non assistiti da presidi sanitari, prescindendo se pubblici e/o privati accreditati, ma che possono assicurare ricoveri brevi a bassa intensità assistenziale soprattutto per i pazienti che necessitano di una post ospedalizzazione e/o cure periodiche continue, ponendosi ad un livello intermedio tra il domicilio e l’ospedale. Per le Centrali Operative Territoriali, che rappresentano un elemento di novità e di presumibile successo dell’attuazione del progetto Pnrr, perché di supporto e coordinamento dell’attività svolta dalla medicina di famiglia e specialistica, esse sono state previste in siti strategici».

«Inoltre per la provincia di Cosenza – viene spiegato ancora – nel processo di definizione della distribuzione delle nuove strutture di assistenza territoriale, si è tenuto doverosamente conto della necessaria e celere prosecuzione dei lavori finalizzati alla costruzione del Presidio Ospedaliero della Sibaritide, in relazione al quale la Regione Calabria prodigherà ogni suo impegno per la sua ultimazione, così come farà per programmare la costruzione del nuovo Ospedale Hub di Cosenza».

«Nella provincia di Crotone – si legge – sono state allocate n. 6 Case della Comunità, da distinguersi eventualmente nella configurazione differenziata di Hub e Spoke, n. 1 Ospedale di Comunità e n. 2 Centrali Operative Territoriali; Per la provincia di Catanzaro – continua il rapporto – sono state istituite n. 11 Case della Comunità, n. 4 Ospedali di Comunità e n. 4 Centrali Operative Territoriali», mentre nella provincia di Vibo Valentia sono state allocate n. 5 Case della Comunità, da distinguersi eventualmente nella configurazione differenziata di Hub e Spoke, n. 2 Ospedali di Comunità e n. 2 Centrali Operative Territoriali».

«Nella distribuzione delle Case della Comunità – viene spiegato nel Piano Operativo – hanno inciso fattori emergenziali, nel senso di assicurare certezza assistenziale in favore di territori e comunità sprovvisti di presidi ospedalieri, gli unici a garantire in un siffatto territorio l’offerta pubblica di salute, peraltro non di livello di prestazione esaltante, tanto da aver causato in passato penosi incidenti operatori; il tutto, tenuto anche conto dell’avviata realizzazione dell’Ospedale di Vibo Valentia che offrirà alla provincia una qualità e una quantità prestazionale di spedalità finalmente all’altezza della domanda. Per le strutture di comunità si è tenuto conto anche della marginalizzazione dei centri semi-montani assicurando loro una presenza garante di una assistenza fissa h24, con la resa del servizio notturno della continuità assistenziale ben efficientata. Per quanto concerne le COT, l’individuazione dei relativi siti è stata improntata sul principio del baricentrismo rispetto al bacino d’utenza di riferimento».

Infine, nella Provincia di Reggio, sono state allocate n. 17 Case della Comunità, da distinguersi eventualmente nella configurazione differenziata di Hub e Spoke, n. 4 Ospedali di Comunità e n. 6 Centrali Operative Territoriali.

Nel Piano Operativo, viene indicato come le Case della Comunità da edificare, nelle cinque Province, siano in totale 5 (4 a Cosenza e 1 a Catanzaro), mentre quelle da ristrutturare sono in totale 56: 18 a Cosenza, 10 a Catanzaro, 6 a Crotone, 5 a Vibo Valentia e 17 a Reggio Calabria, con un investimento pari a 84 milioni dal Pnrr e l’importo integrativo della Regione per l’efficientamento energetico di 5 mln e di 6 mln per i nuovi interventi.

21, invece, le Centrali Operative Territoriali che saranno realizzate e suddivise così: 7 per la Provincia di Cosenza, individuate tra Corigliano Rossano, Cisenza, Rende, Paola e Castrovillari; 2 per la Provincia di Crotone, di cui uno individuato a Mesoraca; 4 nella Provincia di Catanzaro, individuate a Botricello, Catanzaro, Soverato e Lamezia Terme. Nella Provincia di Vibo, due le Centrali individuate, che nasceranno a Pizzo e Nicotera. Infine, 6 nella Provincia di Reggio Calabria, tra Locri, Palizzi, Reggio, Bagnara Calabra, Cardeto e Taurianova.

20, infine, gli Ospedali di Comunità, che saranno realizzati con 37 mln dal Pnrr e un importo integrativo regionale per l’efficientamento energetico di 2 mln e 12 mln sempre per nuovi interventi.

Interventi, quelli programmati, che si rendono necessari per portare la Calabria “al passo” con le altre regioni. Come evidenziato nel Decreto, infatti, «la Casa della Comunità è il luogo fisico di riferimento per la comunità su cui insiste, è un luogo di prossimità e di facile individuazione dove la comunità può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria al fine di trovare risposta ad un proprio bisogno di salute. La CdC introduce un modello organizzativo di approccio integrato e multidisciplinare attraverso un’équipe multi-professionale territoriale. Costituisce la sede privilegiata per la progettazione e l’erogazione di interventi sanitari», mentre la Centrale Operativa Territoriale «è un modello organizzativo che svolge una funzione di coordinamento della presa in carico della persona e raccordo tra servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali: attività territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e dialoga con la rete dell’emergenza-urgenza».

Infine, l’Ospedale di Comunità «è una struttura sanitaria di ricovero che afferisce alla rete di offerta dell’Assistenza Territoriale e svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, con la finalità di evitare ricoveri ospedalieri impropri o di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio».

Ma non è solamente il Piano Operativo Regionale redatto da Occhiuto ed Esposito a poter rivoluzionare la sanità: il dott. Gerardo Mancuso, vicepresidente nazionale dei medici di Medicina Interna, primario all’ospedale di Lamezia Terme, e uno dei tecnici delle società scientifiche che partecipano ai tavoli ministeriali, ha rilevato, a Buongiorno Regione, come il decreto ministeriale 70/15 che sarà approvato entro l’estate, ridefinirà gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera.

«La novità – ha spiegato –  che tutti gli ospedali saranno aperti sulla base delle performance, quelli non in grado di erogare determinati servizi saranno chiusi» e che, quindi, un ospedale di base dovrà avere un bacino d’utenza di almeno 20 mila prestazioni per 50mila abitanti: «la Calabria si ritroverebbe con 20 ospedali di base, 10 di primo livello e 3 di secondo livello».

Di tutto questo, tuttavia, «sarà la Regione Calabria – ha concluso – a decidere in merito alla eventuale chiusura degli ospedali». (rrm)

LEGGI IL DECRETO COMPLETO
DCA-n.-59-del-24.05.2022

 

Occhiuto nomina il manager Giuseppe Profiti commissario di Azienda Zero

La nomina di Giuseppe Profiti, attuale coordinatore della struttura di missione per la Regione Liguria, a commissario di Azienda Zero, la struttura centrale per la governance della Calabria è ormai ufficiale. Lo ha comunicato lo stesso presidente Roberto Occhiuto via twitter: «Ho nominato Giuseppe Profiti commissario straordinario di Azienda Zero. Avremo, in un ruolo chiave, un manager di qualità, con grande competenza tecnica e amministrativa. Un calabrese pronto a mettersi in gioco per la nostra Regione. Sono molto contento. Auguri e buon lavoro».

Azienda Zero è un’invenzione di Occhiuto (approvata con i soli voti della maggioranza del Consiglio regionale) che che punta a diventare il centro nevralgico delle strategie di intervento nella sanità calabrese. Secondo gli intendimenti del Presidente Occhiuto ci dev’essere un’unica struttura con funzioni di supporto alla programmazione socio sanitaria e di governance. Avrà come obiettivo principale la razionalizzazione delle risorse e svilupperà iniziative volte alla riduzione dei costi, senza però penalizzare le esigenze terapeutiche dei calabresi. Secondo Occhiuto «Azienda Zero è uno strumento importante, perché va nella direzione di rafforzare la capacità amministrativa del sistema della salute in Calabria. Purtroppo c’è scarsa capacità amministrativa all’interno delle aziende: a mio avviso, accentrarla in unico centro risolverà tanti problemi. Ma le aziende sanitarie territoriali non saranno cancellate: i Lea, ad esempio, saranno garantiti proprio dalle aziende sanitarie e ospedaliere. Però tutte le procedure amministrative che talvolta le aziende non riuscivano a svolgere le farà Azienda Zero».

La legge istitutiva conta 13 articoli. Tra i compiti, quello di «rialfabetizzare, processo per processo, l’infrastruttura amministrativa» del comparto sanitario calabrese. Secondo quanto prevede la legge, Azienda Zero dovrà assegnare direttive contabili alle varie Asp e agli altri enti del servizio; redigere il bilancio consolidato del comparto; gestire i flussi di cassa relativi al fabbisogno sanitario della regione e, infine, dare supporto alla giunta e al Commissario per il piano di rientro dal Debito sulle previsioni economiche del piano stesso e la sua evoluzione. Per la sua specifictà funzionerà come una centrale acquisti cui sarà affidato il compito di bandire le gare per tutte le aziende sanitarie della regione. Secondo Occhiuto, l’obiettivo è realizzare una eccellenza nel campo della contabilità e della programmazione che sgravi le aziende territoriali da compiti di gestione per permetterle di concentrarsi sui servizi.

L’”Azienda Zero” sarà dotata di «personale proprio, acquisito mediante procedure di mobilità dalla regione, dalle Aziende e dagli altri enti del Servizio sanitario regionale o assunto direttamente mediante procedura concorsuale qualora la professionalità richiesta non sia reperibile presso gli enti suddetti, previa autorizzazione della Giunta o del commissario ad acta».

Gli organi dell’Azienda previsti dalla legge istituiva sono il direttore generale («nominato dal presidente della Giunta regionale previa delibera della Giunta regionale, o dal commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro, in conformità alla normativa vigente per la nomina dei direttori generali delle aziende e degli enti del Ssr», il collegio sindacale e il collegio di direzione. Il costo previsto per la nuova struttura è di 700mila euro per i primi tre anni, e – secondo quanto recita il provvedimento legislativo – «le fonti di finanziamento sono a valere sul fondo sanitario regionale del bilancio di previsione triennale 2022-24».

Su richiesta del governatore Tori, il commissario Profiti (già ex numero uno dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, ricercatore e docente universitario) proseguirà fino al 30 giugno nel suo lavoro di riorganizzazione e rilancio della sanità in Liguria, pur prestando già la sua preziosa consulenza al presidente Occhiuto (era con la sua delegazione la scorsa settimana nell’incontro al Mef). (rrm)

Grande successo a Rende del “Concours”: vetrina eccellente per la Calabria

«Abbiamo fatto conoscere un’altra Calabria», ha detto il presidente Roberto Occhiuto in visita a Render al Concours de Bruxelles, la più grande kermesse mondiale del vino, che ha offerto alla regione una magnifica ribalta, una vetrina internazionale di grande attrattiva.

I numeri sono spettacolari: cosa può fare un calice di vino? E i calici pasteggiati da 310 giurati moltiplicati per 7.376 marchi internazionali iscritti al “Concours Mondial de Bruxelles”, di scena in questi giorni in Calabria? In Calabria, hanno saputo svelare luoghi, bellezza, incontri fra culture. Per la prima volta nella sua storia, la prestigiosa competizione enologica tra le più importanti al mondo, ha fatto tappa nella regione-punta dello stivale ed ha concluso ieri, domenica, la sua strepitosa esperienza con base a Rende. Un’edizione dedicata non solo alla gara ufficiale – una gara rigorosa e autorevole – ma contestualmente alla scoperta del territorio da parte degli ospiti stranieri che hanno vissuto un’esperienza immersiva nel gusto e nei paesaggi. Il bilancio, per l’organizzazione di livello europeo e per le istituzioni che hanno contribuito allo svolgimento della manifestazione (oltre ai Comuni interessati, Arsac, Dipartimento Agricoltura Regione Calabria, Enoteca regionale), porta il segno “più” per tutti gli appuntamenti in programma che hanno accompagnato i raffinati critici del vino in tour per la regione.

Un entusiasmo complessivo talmente palpabile che è stato espresso anche dal presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, intervenuto personalmente questa mattina al palasport di Rende per la chiusura dei lavori e per il passaggio di consegne con la Croazia, dove – è stato annunciato a sorpresa – si disputerà la 30esima edizione del “Concours”. 

Il governatore Occhiuto non si è risparmiato, ha ringraziato gli ospiti e, dopo la visita al backstage che custodisce le bottiglie in gara con i marchi rigorosamente nascosti, ha partecipato a una degustazione di metà mattina che lo ha portato a rivolgersi agli esperti con una battuta simpatica: “Io non sono abituato a bere a quest’ora, ero preoccupato di non riuscire a parlare ma siccome vi sto parlando, ci tengo a dirvi che la Calabria vi aspetta di nuovo per una conoscenza ancora più approfondita”.

Grazie a questa occasione, infatti, si sono messe in vetrina le aziende vitivinicole calabresi e non solo, imprenditori, piccole e medie imprese, albergatori, ristoratori e produttori enogastronomici che hanno ottenuto un riscontro al di sopra di ogni aspettativa. 

Difficile, poi, stilare i numeri relativi al grande successo del “Wine district” che nella serata di venerdì ha portato nel centro storico di Cosenza, dalla meravigliosa Villa vecchia fino all’atmosfera d’altri tempi del Castello, migliaia di persone che, attratte dalle degustazioni, hanno ritrovato la gioia della convivialità sociale.

Il presidente Occhiuto, oggi, ha esordito ringraziando l’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo per come è stato veicolato l’evento in termini di ritorno economico e di immagine (“è tutto merito suo”), aggiungendo: “La Calabria viene raccontata come una delle regioni più povere d’Europa ma invece, come hanno potuto vedere in questi giorni i nostri ospiti internazionali del ‘Concours’, è ricca di paesaggi straordinari, di ospitalità e di opportunità. È ricca, anche, di tante piccole cantine che negli ultimi anni hanno alimentato le produzioni calabresi. Siamo riconoscenti all’organizzazione per averci dato l’occasione di aver fatto conoscere un’altra Calabria”.

All’emozionante cerimonia di consegne dalla Calabria alla Croazia, con il passaggio di testimone dal governatore Occhiuto al presidente della regione istriana, Boris Miletić, hanno partecipato, fra gli altri, le vice presidenti delle rispettive commissioni Agricoltura sia al Senato che alla Camera dei Deputati, Fulvia Michela Caligiuri e Maria Spena, insieme al collega parlamentare Raffaele Nevi. L’orafo Gerardo Sacco ha donato al presidente istriano Miletić ed al presidente del ‘Consours’, Baudouin Havaux, una sua preziosa creazione artistica realizzata appositamente per la circostanza.

Instancabile e sempre presente agli appuntamenti collaterali del “Concours Mondial de Bruxelles”, l’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo oltre a ringraziare i sindaci di Cosenza e Rende, la Provincia di Cosenza, i Gal (Gruppi di azione locale) che hanno animato le varie iniziative sull’intero territorio calabrese, i consorzi di tutela e le associazioni di categoria, i produttori e le aziende calabresi che hanno sponsorizzato l’iniziativa, le forze dell’ordine ed i carabinieri forestali del Parco della Sila, ai titoli di coda della manifestazione ha posto l’accento sui “meravigliosi ragazzi” dell’istituto alberghiero Mancini-Tommasi di Cosenza, dell’istituto professionale Todaro di Rende, del liceo linguistico Pitagora di Rende, dell’istituto comprensivo Leonardo da Vinci di San Giovanni in Fiore e del conservatorio Giacomantonio di Cosenza. 

Anche grazie al loro contributo, il sipario che adesso si chiude sul “Concours Mondial de Bruxelles” si apre nel contempo su una Calabria fotografata con la sua luce migliore.  (rcs)

 

CALABRESI NEL MONDO: E LA CONSULTA?
ANCORA VANNO SELEZIONATI I CONSULTORI

di ORLANDINO GRECOEgregio Presidente Occhiuto, subito dopo la sua elezione a Presidente della Regione, Le ho indirizzato una missiva per richiamare la Sua attenzione sull’importanza e il valore della Consulta dei Calabresi all’Estero.

Sono nuovamente a scriverLe in merito, facendomi portavoce delle diverse richieste che mi giungono da più parti e dai tanti nostri corregionali che vivono oltreoceano. Proprio in questi in giorni mi trovo in America, dove ho avuto modo, tra l’altro, d’incontrare alcune delle figure più rappresentative dei Calabresi che vivono oltreoceano, i quali mi hanno manifestato la loro volontà di volersi impegnarsi fattivamente, attraverso una programmazione mirata e sinergica. Diversi mesi sono passati dalla nomina dei nuovi referenti ma ad oggi non è stata ancora intrapresa alcuna azione in merito e, soprattutto, nessun contributo finanziario è stato, dopo la sospensione durante la legislatura della presidente Santelli, ricollocato.

Sarebbe superfluo ritornare nuovamente su quel grande patrimonio che sono i nostri calabresi all’estero e sul valore e l’importanza della Consulta, riconosciuta e formalizzata proprio attraverso una legge regionale. Basta solo fermarsi a contemplare i numeri: 7 milioni i nostri corregionali nel mondo e oltre 405mila i calabresi residenti all’estero e iscritti all’Aire (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) e che rappresentano quindi oltre il 20% della popolazione residente in Calabria, per comprendere che la nomina della consulta non è più procrastinabile. Una vera e propria istituzione che, collaborando a stretto contatto con la Regione, ha fatto sentire con forza la propria presenza con le comunità, le associazioni e le federazioni di calabresi in tutto il mondo.

L’impegno non è più rafforzare, rinsaldare un rapporto d’affetto, ma è necessario perseguire una serie di azioni e di interventi tesi a supportare la creazione di relazioni istituzionali ed economiche, favorire il passaggio di testimone fra le diverse generazioni, diffondere le tradizioni, la cultura, la conoscenza della nostra regione, così da incentivare la nascita di opportunità e di processi virtuosi.

Molte altre regioni d’Italia, così come molti altri Paesi, hanno riconosciuto il valore dei propri emigrati intessendo relazioni forti e capaci d’incidere sullo sviluppo d’interi territori, accorciando distante e offrendo partenariati internazionali con valenza strategica per l’export e il turismo ma anche per la conoscenza della propria terra d’origine all’estero e viceversa, con il racconto e la testimonianza dei tanti personaggi che hanno fatto la storia oltre oceano. Nel mondo ci sono migliaia di calabresi che con talento, intuito e sacrificio, hanno raggiunto ruoli apicali in diversi settori della società, rappresentando dei veri e propri modelli di riferimento in ambito economico, sociale e istituzionale.

Molti di loro oggi chiedono di poter prestare il proprio impegno, il proprio know how, la propria rete di relazioni, per far crescere la loro regione e i loro territori d’origine. Un lavoro che era già stato avviato, processi virtuosi messi in atto, molti progetti in itinere, che per la Calabria hanno rappresentato un aprirsi al mondo, proprio grazie a quel ponte che da sempre ha rappresentato un legame imprescindibile con la propria terra.

Disperdere quanto costruito è un errore per l’immagine della Calabria in Italia e nel mondo, far ripartire la Consulta e ridare rappresentatività ai consultori non è una scommessa ma un reale investimento. Sono certo, che anche in questa circostanza, il Suo interessamento non venga meno e che, in tempi brevissimi, restituirà legittimazione alla Consulta. (og)

NO IMPIANTI INQUINANTI, NO DISCARICHE
È LA VIA PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – È la «Strada per la transizione ecologica» tanto attesa ma che, al momento, trova opinioni e posizioni divergenti e lontane. Così si potrebbe riassumere il tanto atteso incontro tra il presidente della Regione, Roberto Occhiuto e i sindaci della Piana, sul termovalorizzatore di Gioia Tauro.

«Oggi è andata bene – ha detto il Governatore –  perché è stata l’occasione per scambiarci delle opinioni, poi ciascuno resta della propria idea. Io ho scelto di fare il presidente della Regione per tentare di cambiare questa regione, per cui non voglio che la Calabria abbia i rifiuti nelle strade soprattutto d’estate quando ci dovrebbero essere i turisti, non voglio che la Calabria abbia impianti di termovalorizzatore inquinanti come quello di Gioia Tauro, che dovrebbero comunque essere ammodernati».

Nel documento presentato ai primi cittadini, infatti, viene spiegato come il Polo Tecnologico di Gioia Tauro oggi abbia una bassissima affidabilità, continui fermi impianto e necessità di interventi d’urgenza, senza contare il rischio di emissioni non controllate, l’incremento dello smaltimento di discarica e la perdita di risorse energetiche.

Riammodernarlo significa, infatti, renderlo «sicuro, affidabile e avanzato – si legge nel documento – con migliori performance ambientali», che significherebbe lo stop a discariche ed esportazione dei rifiuti. Quindi, nella sua visione, il presidente Occhiuto immagina il Polo Tecnologico di Gioia Tauro del “domani”, con l’applicazione delle nuove tecnologie, una infrastruttura dove vi è la riduzione delle emissioni in atmosfera, degli impatti ambientali, oltre che un miglioramento dell’efficienza energetica. Il monitoraggio continuo delle emissioni e un approccio differenziato e specifico per inquinanti “chiave” con conseguente riduzione degli impatti chiudono la serie di interventi applicando le nuove migliori tecnologie disponibili sull’incenerimento, di cui c’è l’obbligo di adeguamento entro il 2023.

Nel documento, infatti, viene evidenziato come, con questi interventi, si otterrà il meno 75% di ossidi di azoto, il meno 88% di polveri sottili, il meno 75% di anidride solforosa e meno 63% di acido cloridrico e di come «in applicazione delle nuove Bat è possibile azzerare il ricorso alla discarica per lo smaltimento dei residui di combustione, nell’ottica del pieno rispetto dei principi dell’economia circolare, prevedendo il recupero ai fini del riciclo delle scorie e delle ceneri del processo di combustione. A seguito di specifico trattamento potranno essere utilizzate come inerti in altri processi produttivi, mentre dalle ceneri provenienti dai sistemi di abbattimento delle linee fumi verrà recuperato e riusato tutto il bicarbonato di sodio». Insomma, significherebbe uno stop alle discariche.

Quello presentato da Occhiuto, dunque, potrebbe essere l’inizio di uno schema che, col tempo, potrebbe portare alla tanto attesa rivoluzione – sul piano dei rifiuti – in Calabria.

Il sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio, ha ribadito che, quello svoltosi in Cittadella, è stato «un tavolo di dialogo e confronto che chiedevamo da tempo e che finalmente abbiamo ottenuto. Al momento le opinioni e le posizioni espresse sono tuttavia divergenti e ancora lontane. Con i sindaci del territorio e la Città Metropolitana, abbiamo fatto diverse proposte alternative – tra cui l’efficientamento tecnologico di una terza e quarta linea al fine di dismettere definitivamente le prime due ormai obsolete – al fine di scongiurare un raddoppio che sarebbe dannoso per il territorio».

«Auspichiamo – ha spiegato – che il Presidente prenda in considerazione le proposte fatte e chiediamo di tenere aperto il tavolo di confronto con i Sindaci e la Città Metropolitana. Abbiamo inoltre evidenziato come il territorio abbia già dato, in termini ambientali e di salute, portando al tavolo la difficile situazione in cui versa ancora la discarica Marrella, nonchè l’annosa problematica dell’inquinamento del mare derivante – tra le altre cose- dalla condotta sottomarina di smaltimento della Iam, riscontrando il massimo impegno del Presidente sia nell’accelerare l’iter di bonifica dell’area della discarica, sia nel monitorare costantemente l’operato di Corap e Iam per il ripristino della condotta».
«Anche sulla Sanità – ha spiegato – il Presidente Occhiuto ha evidenziato il suo massimo impegno verso l’Ospedale Giovanni XXIII di Gioia Tauro, assicurandogli il giusto ruolo nel circuito della rete ospedaliera del territorio. Sono rassicurazioni che come Amministrazione Comunale registriamo con favore nell’attesa che gli auspici diventino fatti concreti per Gioia Tauro e il territorio della Piana».
«Nei prossimi giorni – come già anticipato – ci vedremo con i cittadini, le istituzioni, le associazioni, le forze politiche e sociali del territorio al fine di continuare il confronto e determinare i prossimi passi», ha concluso. (ams)

Sulla cabina di regia per il PNRR Occhiuto punta sui sindaci e il territorio

Alla chiusura della riunione della cabina di regia per il Pnrr alla Cittadella di Germaneto, il Presidente Occhiuto, incontrando i giornalisti, ha ribadito la sua posizione di intransigenza sulla necessità di un impegno preciso del Governo. «È una bella notizia – ha detto occhiuto –che ci siano già 3 miliardi per la Statale 106, ma non basta. Dobbiamo essere più ambiziosi, anche se dobbiamo riconoscere il fatto che per 30 anni di questa strada si parlava solo come strada della morte, ma oggi, in questi ultimi 4-5 mesi, c’è stato un grande impulso, con risorse vere che possono essere utili a finanziare la conclusione di questa opera».

Alla riunione in CIttadella ha preso parte il presidente di Anci Calabria, Marcello Manna, a sottolineare il ruolo che sarà demandato al territorio attraverso i suoi amministratori.

Occhiuto è parso soddisfatto: «Mi aspetto molte idee dalla cabina di regia, che dovrebbe fare la regia della spesa delle risorse del Pnrr, ma non solo, della programmazione unitaria perché non abbiamo solo il Pnrr, abbiamo il Fondo di sviluppo e coesione, abbiamo il nuovo ciclo di programmazione dei fondi Por e la Calabria è la prima Regione ad avere inviato a Bruxelles il nuovo programma operativo, solo quello vale 3,17 miliardi. 

«È utile– ha messo in evidenza il governtaore – che ci sia una cabina di regia capace di produrre soluzioni e idee per mettere a terra queste risorse e risolvere attraverso queste risorse i problemi della Calabria. La cabina di regia deve occuparsi di queste risorse che dovranno essere spese nei prossimi anni. Attenzione: sul Pnrr la Regione di fatto a volte fa solo il passacarte, perché la maggior parte delle risorse vanno ai Comuni e devono spenderle i Comuni. Noi abbiamo più di 300 Comuni sotto i mille abitanti, Comuni che non hanno l’ingegnere capo e a volte neanche il segretario generale, per cui bisogna creare le condizioni affinché questi Comuni possano davvero spendere le risorse, altrimenti sarà una partita persa quella del Pnrr. 

«Poi ci sono le altre risorse del Fsc, della programmazione comunitaria, e anche lì bisogna porre in essere procedure che velocizzino la spesa e che la orientino davvero verso i bisogni dei calabresi. Ho chiesto di aiutarmi anche a stabilire dei metodi per la tracciabilità della spesa, perché tante risorse possono diventare l’obiettivo di poteri criminali che nella nostra regione ci sono, per cui dobbiamo fare dei protocolli per la tracciabilità. Già ne abbiamo fatto uno con la Guardia di Finanza, ma sarebbe utile che si mettessero in piedi anche con le altre istituzioni coinvolte, con le Prefetture, le Procure, dei sistemi affinché la spesa vada a rispondere ai bisogni dei cittadini e non agli appetiti famelici dei poteri criminali. Il modo per farlo è quello di evitare stazioni appaltanti troppo piccole, perché più sono piccole le stazioni appaltanti più sono permeabili ai poteri criminali. Se un Comune fa una gara di 10-15 milioni, qualche rischio in più c’è, se invece una gara di 20-30 milioni la fa la Stazione unica appaltante con modalità condivise o partecipate anche attraverso la strutturazione di metodi con altri livelli istituzionali, con le Prefetture, siamo molto più garantiti». Secondo il Presidente Occhiuto «c’è molto da lavorare anche su questo, mi aspetto dalla cabina di regia qualche buona idea in questa direzione. Intanto è una buona cosa che sia le organizzazioni datoriali che le organizzazioni sindacali apprezzino il lavoro del governo regionale, ne sono contento. Credo che non si possa governare da solo. Le sfide che attendono il governo regionale sono tanto grandi, tanto importanti, tanto difficili per cui occorre il contributo di tutti: dei sindacati, degli industriali, di tutti quelli che rappresentano i calabresi anche al di fuori di questo palazzo. Quindi lo giudico un buon punto di partenza, sono contento che anche loro giudichino questi primi mesi della mia attività come un buon punto di partenza per la regione».

Il presidente Occhiuto ha parlato anche di Zes: «Credo che la Zes di Gioia Tauro sia la più importante d’Italia, perché insiste su un porto, quello di Gioia Tauro, che è già diventato importante, nel disinteresse della politica, perché nessuno se ne è mai occupato, non solo in Calabria, ma anche a livello nazionale. Oggi lo scempio della guerra, la follia della guerra modifica anche i percorsi della logistica delle merci, quindi il Mediterraneo diventerà ancora più importante, il porto di Gioia Tauro diventerà ancora più importante. Lì possiamo fare un grande rigassificatore, stamattina ne ho parlato con Cingolani, il triplo di Porto Empedocle, ci farebbe produrre un terzo del gas che attualmente importiamo dalla Russia ma soprattutto avrebbe una enorme piastra del freddo che serve per surgelare i prodotti, e potrebbe surgelare la metà dei prodotti che consuma l’Europa. Quindi si potrebbe fare a Gioia Tauro un grande distretto dell’agroalimentare. È un investimento che cuba da 1,3 a 1,8 miliardi di euro, non di soldi pubblici, di soldi che metterebbe Sorgenia che oggi è posseduta da Cassa Depositi e Prestiti. Quindi è una grande occasione. Io credo che l’area della Calabria che davvero può essere il motore di tutta la Calabria è proprio l’area di Gioia Tauro per via del porto. Sono dispiaciuto che proprio qualche sindaco che vive lì questo non lo capisca».  (rp)

L’INUTILE RIVALITÀ REGGIO-CATANZARO
È ANTISTORICA E VA CONTRO LA CRESCITA

di SANTO STRATI – La miserevole e sciocca trovata acchiappavoti del candidato sindaco di Catanzaro Valerio Donato ha riacceso – per fortuna, soltanto per un soffio – l’antica rivalità Reggio-Catanzaro. Donato ha chiesto di portare a Germaneto la sede del Consiglio regionale, che è a Reggio (come da statuto della Regione), dove ha sede la Giunta. Una mossa infelice del docente universitario in cerca di consensi che sta perdendo ogni giorno che passa e che riporta all’idea delle “Calabrie”, ognuna con le sue identità, ognuna per proprio conto.

Sono trascorsi quasi 52 anni da quel tragico 14 luglio 1970, quando la “guerra per il capoluogo” fece esplodere in pieno tutte le contraddizioni, l’arroganza politica, l’incapacità di mediazione, tra due città che languivano, ciascuna per proprio conto, in una terra senza futuro, e il prof dell’Università Magna Graecia che fa? Prova a ributtare benzina su fuoco dell’antica rivalità, andando contro la storia in nome di un bieco campanilismo (quello che imputavano a Reggio quando chiedeva di mantenere un diritto che il tempo aveva consolidato). Sui libri di scuola si era sempre studiato che il capoluogo della Calabria era Reggio, poi a tavolino la politica decise diversamente…

La nascita delle regioni che doveva segnare per l’Italia il compimento del dettato costituzionale, secondo una visione nobile dei padri costituenti, si trasformò, invece, in un carrozzone spesso più con missione di poltronificio che di vera attenzione al territorio e alle sue possibilità di sviluppo. Non si può e non si deve tornare indietro, ma soprattutto non si deve ricadere (da parte dei catanzaresi) nella provocazione di una falsa rivalsa per costruire (solo idealmente) la “capitale” della Calabria. Né tanto meno Reggio, che versato tante lacrime per e nella rivolta, deve proseguire in un interminabile contenzioso con l’«odiata» Catanzaro che ha «scippato tutto», a partire dal capoluogo.

C’è un obiettivo in comune che dovrebbe suggerire ai calabresi, di qualunque città, borgo o paese, di tentare (almeno questo) di pensare in positivo per il bene comune della regione, del territorio. Guardando alla crescita non impossibile che le nuove generazioni attendono e sognano, per poter continuare a studiare, lavorare, farsi una famiglia là dove sono nati. La Calabria vanta un tristissimo record, quello dell’emigrazione intellettuale. Un convegno a Reggio di sei anni (La cultura esportata) aveva messo in luce la scarsa visione di futuro della classe politica calabrese, soprattutto nei confronti dei giovani. È finita da tantissimi anni l’emigrazione con le valigie di cartone, è subentrata quella dei trolley e dei telefonini: giovani brillanti, laureati nelle nostre università che sfiorano l’eccellenza, non hanno opportunità di occupazione stabile, di lavoro serio, che permettano loro di mostrare le proprie capacità e metterle al servizio della propria terra. Invece, le regioni del Nord (ma anche altri Paesi in tutto il mondo), furbe a intuire il valore del capitale umano, accolgono a braccia aperte i giovani formati in Calabria e puntano sulle loro capacità per costruire percorsi di successo in tutti i campi. A cominciare dalla medicina: vi siete mai chiesti perché in ogni i angolo d’Italia, ma anche del mondo, nei posti chiave degli ospedali ci sono primari calabresi? E nel mondo dell’imprenditoria, in Italia e nel mondo ci sono manager la cui origine è marcatamente (e orgogliosamente, grazie a Dio) calabrese? Risposta semplice: è utile per i nostri ragazzi fare esperienza all’estero o fuori della Calabria, ma poi come fanno a tornare se mancano assolutamente le opportunità?

È a questo che bisognerebbe puntare, non al “capoluogo” o agli uffici da trasferire o ritrasferire (da una parte e dall’altra), non servono dispute di chi ce l’ha più lungo, occorre, invece, puntare a realizzare una felice idea di comunità, che, puntando sull’orgoglio della calabresità, parli un’unica lingua, quella di una Calabria che crede nelle sue possibilità e nella capacità di un percorso di crescita senza eguali.

Certo, a parole è facile, nei fatti è tutto più complicato, soprattutto se si continua ad alimentare un becero campanilismo di quartiere, dove prevalgono racconti, rivalse, gelosie e invidie. Per fortuna, c’è gente che ragiona: il presidente del Consiglio regionale, leghista e catanzarese, ha troncato subito qualsiasi ipotesi di polemica: sta scritto sullo Statuto della Regione, il Consiglio sta a Reggio. E punto. E il deputato reggino Francesco Cannizzaro, 39enne che ai tempi della rivolta non era nemmeno nato, ha subito rimandato al mittente la provocazione catanzarese di Donato definendo «grottesche» le sue dichiarazioni: «le avrà rilasciate – ha detto – dopo un’allegra serata con gli amici. Stento a credere come, nel 2022, una persona con un background di un certo tipo possa abbandonarsi in argomenti di becero populismo, per tentare di strappare qualche voto».

Il risultato di questo «becero populismo» del candidato sindaco catanzarese è stato che altri hanno avanzato, in nome di un revanscismo da operetta, tante altre rivendicazioni (la sede Rai, la guerra a Cosenza che vuole “rubare” la facoltà di Medicina, età). E a Reggio un’ondata, inevitabile, di rigoroso dissenso che ha rispolverato i torti “subiti” proprio dall’attuale capoluogo.

Oggi, a Reggio, con il pretesto della riedizione del libro Buio a Reggio, da me realizzato nel 1971 unitamente a Luigi Malafarina e a Franco Bruno) si parlerà non tanto della rivolta («la cui storia è stata troppo spesso controversa e diventata un mal di pancia per diversi politici e diversi partiti» ho scritto nella nuova introduzione dell’edizione del cinquantenario) ma di cosa è successo in questi 50 anni. Poco, tanto, pochissimo: sta sotto gli occhi di tutti e proprio per questo, per l’incapacità non solo di Reggio, ma dell’intera Calabria, di esprimere una classe politica e dirigente di livello, è auspicabile che si possa immaginare di poter parlare una sola voce, in un’ottica di comune benessere e futuro migliore per i nostri figli..

Qualcosa sta, obiettivamente, cambiando: il nuovo presidente Roberto Occhiuto mostra di avere una visione di futuro che parla calabrese, non il cosentino, il catanzarese, il crotonese, il reggino, il vibonese, ma appunto il calabrese. Un’unità di intenti che auspica il coinvolgimento di tutto il territorio, al di là degli schieramenti politici, al di là degli steccati ideologici e dei provincialismi, con un obiettivo preciso: mostrare una Calabria che nessuno si aspetta. E c’è anche una diversa attenzione da parte della Giunta di Germaneto nei confronti della città più a sud del sud: Occhiuto tra le deleghe assegnata alla valente e straordinariamente efficace vicepresidente Giusi Princi ne ha inventata una nuova, quelle delle azioni straordinarie per la Città Metropolitana di Reggio. I reggini, con sospetto e riluttanza, non hanno ben compreso il significato di questa delega. Rappresenta un interesse preciso della Regione nei confronti della città che più ha sofferto nel difficile percorso della rinascita (ancora in fieri). Reggio ha versato sangue e lacrime, non è più capoluogo di regione, ma è una Città Metropolitana da cui, tra l’altro, dipende il grande motore di sviluppo che è rappresentato dal Porto di Gioia Tauro dalla Zona Economica Speciale. Reggio costituisce il propulsore di un rinnovamento che spazia ben al di là dei suoi confini provinciali, coinvolgendo gli importanti atenei di Catanzaro e Cosenza, creando un acceleratore, un incubatole di sviluppo che non è della Città Metropolitana: è di tutta la Calabria.

I calabresi facciano tesoro del passato, dimentichino rancori e malanimo degli uni contro gli altri, e facciano in nome delle generazioni future un vero passo di progresso che solo una auspicata “pacificazione” può generare. La visione di futuro non appartiene solo a chi ci amministra (quando dimostra di averla, come il presidente Occhiuto) ma è del territorio. La Calabria deve crederci, ci devono credere i calabresi, ci dobbiamo credere tutti. Ce lo chiedono i nostri ragazzi indipendentemente se vivono a Crotone o a Lamezia Terme, o nei borghi meravigliosi della Jonica reggina, nel capoluogo o nella bella Vibo Valentia, sempre ultima nelle classifiche sulla qualità della vita. C’è ingegno, creatività, una innata forza di volontà nei calabresi e nei nostri giovani: restituiamo loro il futuro che qualcuno ha provato a rubare. E per farlo ricominciamo dall’anno zero: la nostra terra è meravigliosa, ma  molti calabresi ancora non l’hanno capito. Lo attestano gli altri: sia i calabresi (oltre sei milioni) che vivono in ogni angolo del mondo, sia quelli che scoprono la Calabria e, inevitabilmente, se ne innamorano. Se anche i calabresi d’innamorassero della propria terra, avremmo la nuova California d’Europa. (s)

(La foto di copertina è di Oreste Arconte)

È ORA DI APRIRE LA VERTENZA CALABRIA
FRONTE COMUNE TRA SINDACATI E REGIONE

È stato deciso di presentare unitariamente al Governo, facendo fronte comune Governo regionale e sindacati confederali, al Governo la Vertenza Calabria: un documento composto da cinque punti chiave – che deve essere definito in un prossimo incontro – su cui l’esecutivo guidato da Mario Draghi si dovrà concentrare per risolvere le troppe e continue emergenze in Calabria.

Che sia l’inizio di una svolta? Di sicuro, lo è l’incontro da cui è nato questo documento, che ha visto, per la prima volta, il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, confrontarsi, presso la sede di rappresentanza di Roma della Regione Calabria, con il segretario generale nazionale della Cgil, Maurizio Landini, il segretario generale nazionale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, e il segretario confederale della Cisl, Andrea Cuccello (in rappresentanza del segretario generale nazionale della Cisl, Luigi Sbarra).

Presenti, anche i segretari regionali, Angelo SposatoTonino RussoSanto Biondo che, in una nota congiunta, hanno ribadito che «la Calabria  non può rischiare la marginalità».

Occhiuto, invece, ha ricordato come «in Calabria abbiamo un’alta qualità della rappresentanza sindacale, l’ho sperimentato in questi primi mesi di governo. Nella mia Regione abbiamo tanti problemi, ma la nostra è anche una terra di grandi opportunità, e il mio compito non è quello di lamentarmi, ma di trovare delle soluzioni».

«Sono molto soddisfatto dell’incontro odierno – ha spiegato –. Coinvolgere i corpi intermedi, i sindacati, è per me un percorso ineludibile. Voglio cambiare la Regione che ho l’onore di governare, ma per farlo ho bisogno della partecipazione attiva di tutte le energie positive del Paese. Con Cgil, Cisl e Uil abbiamo affrontato tanti argomenti, dalle infrastrutture al lavoro, dal Pnrr alla sanità. Abbiamo stabilito un metodo di lavoro concreto, che, ne sono convinto, già nelle prossime settimane potrà far intravedere i primi importanti passaggi».

«L’obiettivo comune – ha proseguito – è quello di presentare al governo una ‘vertenza Calabria’, per chiedere al presidente del Consiglio, Mario Draghi, e all’intero esecutivo uno scatto in avanti in merito ad emergenze la cui risoluzione non può più essere rinviata. Questa ‘vertenza’ avrà cinque punti chiave, indispensabili tanto per il governo regionale quanto per i sindacati. 1. Il rifacimento e l’ampliamento della Strada Statale Jonica; 2. Lo sviluppo e il reale finanziamento delle Zone economiche speciali, e in particolare della Zes incidente sul porto di Gioia Tauro; 3. Risorse certe per avere una linea ferroviaria ad alta velocità e ad alta capacità fino a Reggio Calabria; 4. La possibilità di investire più facilmente e con meno vincoli burocratici sulla produzione di energia da fonti rinnovabili; 5. Lo sblocco delle assunzioni e l’assorbimento del bacino dei precari per la sanità, e in particolare per i pronto soccorso».

«Queste le priorità individuate oggi – ha spiegato ancora –. La Regione costruirà nel più breve tempo possibile un cronoprogramma con costi, numeri e tempistiche per la realizzazione di questi punti. Sottoporremo il documento ai segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil, e loro tramite fisseremo un nuovo incontro con i leader nazionali dei tre sindacati per stilare la versione definitiva della ‘vertenza Calabria’ da presentare al governo nazionale».

«Stiamo scrivendo una bella pagina di politica e di relazioni sindacali – ha concluso – Sono davvero felice che ci sia questa apertura di credito nei confronti della mia amministrazione e della nostra Regione. Lavoriamo per il cambiamento e per costruire la Calabria dei prossimi decenni».

«Il confronto, per il quale sottolineiamo la disponibilità del Presidente Occhiuto e delle Segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil –, dichiarano in una nota unitaria Sposato, Russo e Biondo – si è svolto in un clima costruttivo. Sono stati posti sul tappeto i temi della Zona Economica Speciale e del rilancio del Porto di Gioia Tauro, della realizzazione delle infrastrutture, della S.S. 106, dell’alta velocità ferroviaria, della sanità, del precariato».

«Il denominatore comune di questi temi centrali per la Calabria – hanno proseguito – è la creazione di nuovo lavoro insieme alla qualità e alla dignità del lavoro stesso, in una prospettiva di crescita e di sviluppo per la nostra regione. Il che comporta l’esigenza di qualificare la spesa, di avviare le opere previste e di monitorarne l’iter di realizzazione per scongiurare il pericolo dell’infiltrazione della criminalità negli appalti».

«Anche oggi, inoltre – hanno proseguito i Segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria –, abbiamo evidenziato l’esigenza di spendere e di spendere bene le risorse del PNRR. Urge, perciò, una riorganizzazione della pubblica amministrazione che deve essere messa in grado di affrontare le sfide che attendono la Calabria colmando i vuoti negli organici, stabilizzando le migliaia di lavoratori precari qualificati che ringiovaniscono la macchina amministrativa degli enti locali, le permettono di funzionare, la arricchiscono di competenze nuove».

«L’incontro di Roma – hanno spiegato ancora – si colloca in un percorso che da anni sta vedendo impegnate Cgil, Cisl e Uil non solo a livello regionale, ma anche a livello nazionale, come è accaduto ad esempio a Siderno nel luglio scorso, con la presenza dei tre Segretari generali Landini, Sbarra e Bombardieri, o nel giugno 2019 con la grande manifestazione di Reggio Calabria. La crescita del Paese nel suo insieme non può che ripartire dal Mezzogiorno. Apprezziamo l’apertura del Presidente Occhiuto al dialogo con le organizzazioni dei lavoratori: siamo convinti, infatti, della necessità di lavorare insieme sui programmi e di coesione».

«Ribadiamo, dunque – hanno concluso i Segretari generali regionali di Cgil, Cisl e Uil Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo –, la nostra piena disponibilità a proseguire nei prossimi giorni il cammino del confronto su priorità e scelte strategiche. È emersa la volontà comune di aprire una vera e propria vertenza Calabria che trovi alleanze e condivisioni, per presentare in tempi brevissimi al Governo un pacchetto di proposte concrete per sbloccare tutte le risorse destinate alla nostra regione, perché sia liberata dall’isolamento rispetto degli altri territori del Paese». (rrm)