«ESSERCI PER CAMBIARE», LA RICETTA CISL
UN PATTO SULLA CALABRIA PER RIPARTIRE

Infrastrutture, lavoro, sanità e politiche per la rinascita di nuove imprese. È da queste «grandi questioni» che la Calabria deve ripartire e, per farlo, serve costruire una intesa, un «grande patto» che permetta di superare le emergenze storiche della nostra regione.

Emergenze che non si possono più rimandare, e che sono ben conosciute e su cui si è dibattuto molto, ma che Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, ha ribadito nel corso del XII Congresso della Cisl Calabria, in corso a Lamezia Terme.

«Esserci per cambiare» è il claim del XIII congresso regionale della Cisl. Un manifesto vero e proprio che vuole indicare la ferma volontà, da parte del sindacato, di esserci per «dare dignità al alvoro», «Esserci per lo sviluppo della nostra regione», Esserci «per il futuro dei giovani».

«C’è il Pnrr, ci sono opportunità e risorse anche da altre fonti di finanziamento nazionale» ha spiegato, entrando nel merito delle questioni sulle quali porre l’accento: «C’è il tema delle infrastrutture, quindi potenziare la rete infrastrutturale calabrese, penso alla Ss 106, alla linea ferroviaria ionica e a un intervento sull’alta velocità, ma c’è da investire anche sui porti, gli aeroporti, l’intermodalità, con un grande intervento che metta in sicurezza il nostro territorio».

«Secondo tema – ha detto ancora Sbarra – bisogna stabilizzare il precariato storico. Si tratta di decine e decine di migliaia di giovani e donne che da lungo tempo aspettano interventi per stabilizzare e qualificare il lavoro. Dobbiamo intervenire sulla sanità – prosegue il leader della Cisl – perché è necessario un grande, potente investimento sulla medicina territoriale e di prossimità e poi dobbiamo fare politiche per attrarre investimenti».

«Siamo in una grande area industriale centrale della Calabria – ha osservato, riferendosi alla piana di Lamezia Terme – penso anche a Gioia Tauro. Dobbiamo fare politiche di vera attrazione di investimenti, negoziando una fiscalità dedicata, che incoraggi lo spostamento e la localizzazione di imprese in Calabria e nel Mezzogiorno, semplificare la pubblica amministrazione e fare un grande intervento per la legalità e la sicurezza».

Sbarra ha conclude ribadendo che «sono queste le condizioni che oggi ci portano a rilanciare la necessità di un grande patto sulla Calabria».

Di Patto sulla Calabria, se ne è discusso a lungo e, soprattutto, se è stata ribadita la necessità fin dal primo giorno di insediamento del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, dal segretario della Cisl Calabria, Tonino Russo, che ha evidenziato come tale Patto debba essere costruito sul dialogo tra Governo, Regione, istituzioni territoriali, politica, parti sociali, aziende, terzo settore, volontariato, comunità educative per individuare priorità e scelte, per fare fronte comune contro le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia e nella società. Ora è più che mai tempo di costruire questo cammino, con l’impegno di tutti».

Per il presidente Occhiuto, presente al Congresso, tuttavia non serve solo «il dialogo, ma un tavolo di lavoro aperto e operativo sui temi più urgenti», in quanto «la svolta deve esserci col contributo di tutti, non si può governare senza l’apporto dei corpi sociali. Tra le mille emergenze l’elemento di maggior positività che ho riscontrato è nella qualità della rappresentanza sindacale».

«Grazie al loro contributo – ha continuato il Governatore – abbiamo portato a soluzione diversi problemi – rimarca Occhiuto e cita la vicenda dei lavoratori Lsu e Lpu – in particolare la Cisl ha dimostrato una grande apertura di credito nei confronti del governo regionale, e io sono impegnato a non deluderla». S

«Molti si aspettavano un presidente che avrebbe fatto solo ricognizione dei problemi e, invece – ha spiegato – ho subito messo mano alle questioni irrisolte trovando soluzioni, nella sanità stiamo ricostruendo l’organizzazione e stiamo aprendo ospedali, oltre al fatto che stiamo investendo nella programmazione di tutto il sistema».

«Anche grazie ai suggerimenti della Cisl – ha riferito il Governatore – abbiamo agito su un tema che ci era stato sottoposto in campagna elettorale e abbiamo ottenuto dei risultati chiedendo al governo nazionale di intervenire. Abbiamo raggiunto degli obiettivi sui limiti ai vincoli delle assunzioni e ulteriormente importanti sonoi fondi di 10 milioni di euro all’anno che stanzierà il governo per comprimere il bacino del precariato e assumere nuovi dipendenti nella struttura burocratica nella nostra regione».

«Ho già previsto – ha spiegato Occhiuto – che le selezioni non prevedano prove orali, perché in questa che si insidia “l’intermediazione politico burocratica”. Ho chiesto alla giunta di mantenere un rapporto attivo con la Cisl attiva una cabina di regia per programmare insieme gli investimenti Pnrr».

E poi, il Governatore ha chiesto al Governo di intervenire in merito allo smantellamento della Tim, che per Occhiuto è impensabile dato che «siamo impegnati nella digitalizzazione del Paese». (rrm)

SE RIPARTE REGGIO, RIPARTE LA CALABRIA
LA SFIDA DI OCCHIUTO SULL’EX CAPOLUOGO

di SANTO STRATI – Più che la devozione poté l’obbligo di coerenza con i cittadini di Reggio, ultimi di una Calabria già ultima. Sabato era festa della Madonna del Pilerio a Cosenza, alla quale il presidente della Regione è particolarmente devoto, ma Roberto Occhiuto ha voluto essere di presenza a Reggio, unitamente alla sua vice Giusy Princi (che la delega per le Azioni straordinarie per la Città di Reggio) e l’assessore (ancora per poco) Tilde Minasi, per presentare un programma che rivela soprattutto un’inversione di tendenza.

Erano anni che la Città di Reggio era stata tenuta in disparte, “cenerentola” ed ex capoluogo di regione, da qualsiasi progettualità e piani di sviluppo. A partire dall’Aeroporto dello Stretto ridotto a scalo da terzo mondo, con orari di volo impossibili e incompatibili con le esigenze della clientela anche della dirimpettaia Messina. 

Si cambia registro e dopo i primi cento giorni, Occhiuto vuole mostrare anche ai reggini una Calabria che non ti aspetti, ovvero una Regione attenta a tutti i calabresi, senza distinzione di latitudine o colore politico.

E così i “magnifici” tre del rilancio della Città metropolitana e della città dello Stretto hanno snocciolato in una conferenza stampa abbastanza affollata di deputati, sindaci e amministratori locali, i numeri di quello che la Regione pensa di fare a Reggio. Con un assunto principale: se riparte Reggio può ripartire tutta la Calabria. Una sfida che Roberto Occhiuto vuole portare avanti con convinzione – bisogna riconoscerglielo – e una determinazione che piace molto ai calabresi, un po’ meno all’opposizione. Il punto è che qualsiasi progetto di crescita, sviluppo e rilancio della Regione, anche alla luce della ripartizione dei fondi Pnrr e dei progetti in essere, non può prescindere da una auspicata “collaborazione” anche da parte di quell’opposizione che al governo centrale fa parte della insolita maggioranza allargata che s’è inventato il premier Draghi per il suo governo.

Le dichiarazioni d’esordio sono sufficientemente propositive: «Oggi presentiamo i risultati del lavoro di squadra che la Giunta ha realizzato impegnandosi in maniera sinergica. Sono stati tre mesi intensi nei quali abbiamo cercato di dare un’idea della Calabria diversa dal passato. Non è semplice, ma noi ce la stiamo mettendo tutta». Già, quando presentò la sua Giunta, Occhiuto aveva mostrato una certa idea di attenzione nei confronti dei reggini, assegnando alla vicepresidente Giusy Princi una delega mai vista in 50 anni di Regione: “Azioni di sviluppo per la Città Metropolitana di Reggio Calabria”. Se si pensa che Falcomatà, nonostante fosse dello stesso partito di Oliverio, non è mai riuscito in cinque anni a farsi assegnare le deleghe esecutive dalla Regione, s’intuisce che siamo davvero a una svolta epocale. 

Insomma, si cambia, ma, soprattutto, sarebbe opportuno che si cominciasse a mettere da parte localismi e campanilismi ormai antistorici e si remasse tutti insieme verso obiettivi di crescita che abbiano protagonisti i giovani, le donne, tutti i cittadini. Offrendo una sanità degna di questo nome, una mobilità adeguata, il rilancio di infrastrutture, stazioni, aeroporti, strade. E incentivazioni che facciano da attrattore convincente per gli investitori che aspettano di avere condizioni “irripetibili” per realizzare piani industriali al Sud. C’è la Zes, la zona economica speciale, legata al Porto di Gioia Tauro, nel cui retroporto possono trovare centinaia di nuove attività manifatturiere e microindustriali di trasformazione dei prodotti che arrivano via container. Il Porto di Gioia è una risorsa non solo per la Città metropolitana, tampoco per la regione, bensì è un volano di sviluppo per tutto il Mezzogiorno e l’area del Mediterraneo, ben oltre i confini nazionali.

Sono tutti elementi ben chiari al presidente Occhiuto, adeguatamente supportato da un’ottimo vicepresidente che, pur non dimenticando di essere orgogliosamente reggina, ha mostrato un grande equilibrio nelle scelte operative senza favoritismi e senza obiettivi finalizzati a singole realtà. 

«Non è facile – ha fatto notare la vicepresidente – stare al passo del presidente Occhiuto che vuole con forza una Calabria diversa. In campagna elettorale aveva detto che avrebbe dato a Reggio una centralità assoluta e lo ha fatto: tutti gli interventi sono connotati da una linea di azione impongono due elementi imprescindibili: trasparenza e merito. Il Presidente, sin dall’inizio, ha affermato che il merito non ha colore politico ma competenze e su questo piano, Occhiuto ha fatto una vera rivoluzione. Siamo orgogliosi dei risultati che caratterizzano la Provincia».

Analoga dichiarazione “d’amore” da parte di Tilde Minasi, reggina anche lei, prossima a lasciare – a quanto sembra – la delega di assessore alle Politiche Sociali a favore del seggio del Senato che le spetta di diritto, ma è incompatibile con l’incarico di assessore regionale: «Il presidente Occhiuto – ha detto la Minasi – ha cementato lo spirito di squadra e non si è mai sottratto a tutti i dossier portati alla sua attenzione. Conosciamo bene le criticità e la genesi di una Regione messa a dura prova nell’ultimo decennio e da reggina, non posso che ringraziare il Presidente per l’attenzione data all’Area Metropolitana di Reggio Calabria. Mi fa piacere che siano presenti i sindaci che saranno interessati ai vari progetti, occasioni uniche che ci spronano a seguire questo modus operandi incisivo che cambierà il futuro della Regione».

Occhiuto ha ovviamente gradito gli elogi delle «bravissime donne al mio fianco che stanno dando un importante contributo alla Giunta» e poi ha elencato le azioni in programma: «Abbiamo riprogrammato i fondi del Psc e hanno trovato finanziamento per 65 milioni di euro la strada per Polsi, investimento necessario per contrastare la ‘ndrangheta, 20 milioni per la SSV Reggio-Cardeto e 20 milioni saranno spesi per  la strada Fiumara-San Roberto (3,5 Km che vanno a completare SSV Campo Calabro – San Roberto). Abbiamo pensato anche a Gambarie e stiamo valutando di integrare i finanziamenti per la seggiovia e per una cabinovia». Non minore importanza è stata data alla gravissima e insostenibile situazione dello scalo reggino: «Ci sono i 25 milioni di euro per rilanciare l’aeroporto “Tito Minniti” stanziati nella legge di bilancio (del 2019, ndr) grazie all’emendamento Cannizzaro che vanno spesi bene ed è necessario fare un piano industriale per lo sviluppo dell’aeroporto. Ita Airways sta riducendo i voli disponibili per Reggio e la prossima settimana, parlerò con il dg per rivedere la decisione. Stiamo valutando anche di acquisire il totale della partecipazione di Sacal, ci hanno risposto che sono pronti a cedere il 52%, certo se riuscissimo ad acquisire l’intero pacchetto risolveremmo tutti i problemi».

La vicenda Sacal, la società di gestione dei tre aeroporti regionali che ha vistosamente penalizzato lo scalo di Reggio e quello di Crotone a vantaggio di quello di Lamezia, non presenta una soluzione facile: il “colpo di mano” che ha privatizzato la società (scoperto dallo stesso Occhiuto) grazie alla colpevole “cecità” della Regione, non può risolversi in un ulteriore vantaggio a favore di azionisti privati “pronti a vendere anche tutto”. Sulla Sacal pesa l’ipotesi di revoca della concessione e questo dovrebbe indurre a più quieti atteggiamenti dell’attuale compagine societaria nei confronti della Regione. L’ideale sarebbe “regionalizzare” per intero la società che dovrà gestire i tre aeroporti (individuando figure apicali capaci, competenti e in grado di creare un vero rilancio di rete), aprendo successivamente alle amministrazioni locali, ma anche ai privati. Oppure, nel caso di acquisizione della Sacal prevedere, come ha suggerito la task force reggina guidata da Salvatore Chindemi, creare uno scorporo della società con una delega speciale per lo scalo dello Stretto.

Naturalmente, Occhiuto ha parlato anche di Sanità: «La Calabria ha delle vere eccellenze – ha rimarcato – ma vanno organizzate meglio. Abbiamo centri vaccinali che hanno funzionato bene e visto che tra qualche mese ci si vaccinerà di meno, ho pensato che questi centri non vanno smantellati ma trasformati in luoghi fisici per fare prevenzione, per eseguire gli screening per le varie malattie. Quando dico di essere preoccupato per il sistema sanità reggino è perché il Commissariamento c’è stato per una approssimazione della gestione regionale e ha portato a non investire sulle strutture e sul personale. Per questo, ho fatto un investimento di 86 milioni di euro per apparecchiature e farò un altro decreto per ulteriori 50 mln di euro, sempre per attrezzature sanitarie. Ho sbloccato le assunzioni con concorsi a tempo indeterminato e, visto che l’Asp di Reggio Calabria potrebbe assumere 500 persone e, da anni, non riesce a farlo per un deficit amministrativo, ho chiesto al Governo di essere autorizzato dall’Agenas (agenzia nazionale per i servizi sanitari) per fare i concorsi al posto dell’azienda provinciale. Sulla sanità di Reggio Calabria c’è un grandissimo lavoro da fare e ci giochiamo tutto. Stiamo attivando con l’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” un progetto importante ma ne parleremo tra qualche mese – conclude il Governatore -. Io guardo con attenzione la provincia di Reggio ma aiutatemi con idee e proposte anche se alla guida della Regione c’è un presidente di Cosenza».

Appunto, non importa il luogo di nascita del Presidente. Serve la voglia di realizzare un progetto comune, un ampio piano di sviluppo. 

Dopo i primi 100 giorni, tutto sommato di grande efficacia, i calabresi ora si aspettano qualche fuoco d’artificio. In riva allo Stretto hanno già cominciato. Ma non è una festa patronale: è in gioco il futuro dei nostri ragazzi, la qualità della vita dei cittadini, la risposta adeguata all’orgoglio di essere calabresi. (s)

I PRIMI 100 GIORNI DI ROBERTO OCCHIUTO
IL FUTURO DELLA CALABRIA PARTE DA QUI

di SANTO STRATI – I primi cento giorni sono un primo importante traguardo, una tappa essenziale per chiunque sta al comando di un governo centrale, regionale, locale. È un segnale che permette di cogliere la voglia di fare, l’efficienza o, a volte, l’imperdonabile insofferenza del non decidere. Il capo deve saper decidere, è come un generale nell’esercito: deve saper guidare, prendere la spada – se serve – ma deve orientare le truppe, segnare il cammino, indicare il percorso che può condurre alla vittoria (o alla resa). 

I primi cento giorni di Roberto Occhiuto alla Cittadella di Germaneto ci dicono subito che l’ex capogruppo di Forza Italia alla Camera non è rimasto con le mani in mano, ci ha messo impegno, passione e orgoglio. Non è poco. E siamo solo all’inizio. L’inizio di un sogno che non sarà firmato solo da Roberto Occhiuto ma da tutti i calabresi, anche di diverso orientamento politico, che abbiano voglia di veder rinascere questa terra.

Di risorse naturali ce n’è in abbondanza (mare, montagna, parchi, paesaggi da favola, aria pulita, tesori inestimabili della civiltà greca arrivati in gran parte intatti, cibo gustoso e alimentazione sana, etc), le risorse finanziarie stanno arrivando con il Pnrr, servono quelle umane. La Calabria deve scoprire il capitale umano di cui è ricca e di cui non ha, fino ad oggi, saputo approfittare: ha fatto scappare i suoi giovani migliori (oggi diventati illustri scienziati, medici, uomini delle istituzioni, imprenditori, professionisti affermati in ogni parte del mondo) in una vergognosa diaspora che, ahimè, non si è ancora arrestata. Risorse umane ricche di intelligenza, di passionale intraprendenza, di intuito e capacità, che aspettano solo di avere un segnale, una chiamata.

È questa la vera sfida che Roberto Occhiuto ha davanti. I suoi primi cento giorni – checché ne dicano gli avversari politici – ci raccontano di una vitalità e di una voglia di efficienza ammirevoli da parte del Presidente. Ci illustrano tante iniziative avviate, ma, soprattutto, tracciano un percorso che, come già detto, richiede la collaborazione di tutto il Consiglio regionale, emulando la trasversalità che caratterizza il Governo Draghi. Se l’ex presidente della BCE è riuscito a mettere insieme il diavolo e l’acqua santa  (la cosiddetta maggioranza Ursula) non si capisce perché non sia possibile replicare in ambito regionale un impegno comune per raggiungere l’obiettivo di far felici i calabresi e farli vivere con tutti i diritti (e i doveri) degli altri italiani.

Il presidente Mattarella, nel suo discorso dopo la rielezione, ha sottolineato la grave situazione di disparità che ancora sussiste nel Paese: a fronte di un Nord florido ed efficiente, c’è un Mezzogiorno dimenticato, trascurato, vilipeso nella sua dignità. Non è più tollerabile il divario che caratterizza le due Italie, non è ammissibile che la spesa per gli scolari del Trentino o dell’Emilia sia venti volte quella di un bambino dell’asilo in Calabria. E lo stesso discorso vale per la Sanità: per le cure extraregione (cui sono costretti molti calabresi) se ne vanno ogni anno oltre 300 milioni di euro di soldi pubblici (della Regione). Una cifra enorme alla quale vanno addizionate le spese di soggiorno e di viaggio dei familiari dei pazienti: non solo sofferenza a oltranza, ma anche un esborso ingiusto per chi ha spesso stipendi da fame (altro che perequazione retributiva!) e deve inseguire la speranza. Che poi gli sarà data – il colmo della beffa – quasi sempre da un bravissimo medico o specialista calabrese che apaprtiene all’innumerovole schiera di chi è stato costretto ad andar via.

Il primo gesto da Presidente, ricordiamolo, per Occhiuto è stato chiedere e ottenere senza lungaggini o ritardi di diventare il commissario della Sanità, con buona pace delle esperienze pregresse di poliziotti, generali e via discorrendo. Una brutta gatta da pelare, ma Occhiuto, di cui conosciamo la lunga attività parlamentare, è un politico di razza, raccoglie le sfide e le affronta. Una scelta sofferta, certamente, ma l’unica in grado di poter “rivoluzionare” tutto il sistema sanitario. 

Con un’accortezza che ci siamo permessi più volte di suggerire e che non ci stancheremo di ribadire: accanto al ripianamento dei debiti (mestiere per esperti amministrativi di valore) bisogna ridisegnare il sistema dell’ospedalizzazione, della prevenzione e delle cure e per far questo servono specialisti che conoscano non solo la materia scientifica (servono chirurghi, oncologi, farmacologhi e ricercatori) ma anche e soprattutto il territorio. Da una task force scientifica di altissimo livello possono venire indicazioni importantissime per aprire o riaprire ospedali, case della salute, ambulatori e strutture in grado di soddisfare adeguatamente la domanda dei calabresi che abbisognano di cure.

Ma non è solo la sanità la spina dolente di questa terra: ci sono i giovani, le donne, il lavoro, lo sviluppo dell’economia, la crescita di opportunità d’impiego dignitosamente retribuito, la scuola, la formazione, l’Università, la Ricerca. Tanti temi che Roberto Occhiuto si ritrova in agenda e che richiedono risposte rapide. 

L’avvio di questa legislatura induce, perciò, all’ottimismo. Per la sanità basta guardare il piano previsto per le strutture sanitarie e il via libera a 201 assunzioni già solo per l’Ospedale Annunziata di Cosenza. La Calabria è risultata la prima regione in Italia per incremento delle vaccinazioni (26 centri vaccinali) e, a breve, sperimenterà percorsi di telemedicina con il Policlinico Gemelli di Roma. Quest’ultima iniziativa significa poter offrire assistenza domiciliare in remoto, mentre sono stati riaperti gli Ospedali di Cariati, Trebisacce e Praia a Mare ed è stata creata la nuova azienda ospedaliera universitaria a Catanzaro, intitolata a Renato Dulbecco, integrando il Pugliese-Ciaccio e la clinica Mater Domini. Sempre sul piano sanitario, Occhiuto ieri mattina alla Cittadella, nell’illustrare i suoi primi cento giorni, ha rimarcato la creazione di 118 nuovi posti letto destinati ai pazienti Covid e 28 nuovi posti letto in terapia intensiva, sottolineando che – finalmente – verranno utilizzati i fondi “dimenticati” (ben 86 milioni dal decreto Calabria) per ammodernare attrezzature, impianti e macchinari di ospedali e strutture sanitare della regione.

Occhiuto ha il vantaggio di essere un “animale politico”: conosce a menadito i palazzi del potere, dialoga con i potenti di turno, secondo un’abitudine maturata negli anni: così a Bruxelles ha sbloccato 69milioni di euro del Fondo sociale europeo che erano praticamente rimasti conseglati da tempo e per tutte le altre esigenze nei rapporti col governo centrale sa perfettamente a quali porte bussare per farsi ricevere e ottenere il dovuto. Per questa ragione serve un politico a guidare una Regione: gli avventizi non sanno dove mettere le mani, sono guidati dai burocrati, a Roma non li ascolta nessuno. E questo vale per tutte le Regioni, non solo per la Calabria.

Non per niente sull’eteno problema dei precari Occhiuto ha spuntato un finanziamento che permette di equiparare i lavoratori di pubblica utilità a quelli “socialmente utili”, in modo tale da poter strutturare e porre fine a un precariato a dir poco vergognoso e umiliante per tanti giovani e meno giovani in attesa da anni di uscire dal tunnel.

I trasporti e la mobilità in Calabria sono da libro nero: Occhiuto ha scoperchiato gli altarini dei soci privati della società di gestione dei tre aeroporti (Sacal) e ha bloccato  la subdola tentata privatizzazione: la gestione, secondo il Presidente, deve tornare sotot il controllo della Regione. E servirà una scelta oculata per la sua guida: servono capacità competenza ed entusiasmo: i tre aeroporti calabresi devono fare rete. Quello più in disgrazia – l’Aeroporto di reggio – deve diventare, com’era nelle previsioni, il naturale approdo per i dirimpettai messinesi. Ci vuole un manager che abbia conoscenza del territorio e delle sue potenzialità di sviluppo, esperienza in campo turistico, ma soprattutto una visione di futuro. Non crediamo sia difficile – una volta passata la pandemia – ridare smalto ai tre scali aprendo anche al cosiddetto turismo delle radici (i nostri conterranei, figli e nipoti che vengono alla ricerca delle origini). Non mancano professionalità nella regione, non c’è bisogno di andare a cercare fuori. E del resto per la selezione del personale la collaborazione con il Ministero della Funzione Pubblica e il Formez, potrà permettere scelte che rispondono a capacità, competenza  e merito.

Le slides che il presidente Occhiuto  ha presentato ai giornalisti forniscono una visione d’insieme di progettualità e realizzazioni già avviate che non sono di poco conto. Agricoltura, pesca, portualità e aiuti alle imprese soo punti essenziali di un piano di sviluppo che si poggia sulla riorganizzazione della burocrazia regionale.

Gli aiuti, spesso, non sono stati erogati per mancanza di carte inutilmente richieste: gli imprenditori hanno bisogno di snellezza e di trasparenza amministrativa. Non è un’utopia immagine un riordino del sistema, a cominciare dal potenziamenti dei Centri per l’impiego. Le assunzioni devono essere veloci, rispondnedo a una meritocrazia che premia la diligenza e l’impegno di tanti laureati e diplomati inoccupati per mancanza di opportunità.

Da ultimo, il Presidente Occhiuto ha voluto ribadire la presenza dello Stato in una regione che si è sempre sentita abbandonata: il caso di Platì è esemplare, con la presenza fisica del governatore e l’impegno a mostrare che lo Stato è più forte della ‘ndrangheta.

Certo, il compito di Occhiuto – mentre l’azione di “rapina” delle risorse del Pnrr da parte delle regioni settentrionali si fa sempre più insidiosa – non è stato né sarà facile. Il suo obiettivo – lo abbiamo scritto tante volte – è di essere non il governatore della Regione, ma il Presidente di tutti i calabresi. 

Le premesse ci sono, i calabresi non vogliono restare delusi e questi primi 100 giorni bisognerà tenerli da conto in fase di bilancio finale. Il futuro della nuova Calabria – se ci sarà la partecipazione di tutti – è dunque appena iniziato. 

Il presidente Occhiuto: La Calabria non sarà più fanalino di coda

di PINO NANO –  Super Green Pass e Stretto di Messina. Dopo la decisione del Governatore della Sicilia Musumeci è arrivata anche l’ordinanza del Governatore della Regione Calabria Roberto Occhiuto. Basterà dunque un semplice tampone negativo per spostarsi tra Calabria e Sicilia. Ok all’attraversamento dello Stretto di Messina con green pass base.

I non vaccinati – secondo quanto prevede l’ordinanza di Roberto Occhiuto – avranno l’obbligo di rimanere sui rispettivi veicoli per tutto il tempo della traversata e, i pedoni quello di stazionare negli spazi comuni aperti delle imbarcazioni, mantenendo l’adeguato distanziamento interpersonale ed indossando una mascherina FFP2. L’accesso ai locali chiusi resta invece consentito ai soli possessori della certificazione verde “rafforzata” o “booster”.

– Presidente Occhiuto, a gennaio la Calabria risulta essere la prima Regione in Italia in tema di vaccini somministrati. Come lo spiega?

Non solo a gennaio, siamo primi dal 1° dicembre. Da due mesi lavoriamo h24 per voltare pagina e ricominciare. E già si vedono i primi risultati. Sulle vaccinazioni la Calabria è partita in ritardo, ha proseguito a rilento, ha arrancato nei mesi più caldi della pandemia. Il mio primo intervento da governatore è stato quello di mantenere aperti tutti i centri vaccinali della Regione, in un periodo – i primi giorni di novembre – nel quale la pandemia sembrava darci un po’ di tregua e qualcuno, sbagliando, pensava alla smobilitazione. Ho sempre considerato le somministrazioni fondamentali per contrastare il Covid, a maggior ragione in una Regione come la nostra, con una sanità fatiscente e con una rete ospedaliera fragile.

– Una vera scelta di campo ci pare di capire?

Non poteva non essere così. Sulla campagna vaccinale ho molto insistito: ho coinvolto tutte le Aziende sanitarie provinciali e tutte le Aziende ospedaliere. Ho chiesto aiuto alla struttura commissariale nazionale, ho utilizzato le unità mobili per gli utenti con maggiori difficoltà, ho spronato alcuni piccoli Comuni che erano in grave ritardo, ho incentivato i medici di medicina generale e i pediatri. La scienza, del resto, è l’arma più efficace che abbiamo a disposizione per combattere il virus.

– Risultato raggiunto? Soddisfatto?

Vede, il lavoro fatto in questi mesi ha prodotto un risultato straordinario: la Calabria negli ultimi due mesi è la prima Regione in Italia per inoculazioni, rispetto ai target indicati dal generale Figliuolo. Dietro di noi tutte le altre Regioni. A diverse posizioni di distanza le corazzate Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna. E non finirò mai di ringraziare chi ha lavorato in queste settimane per raggiungere questo importante obiettivo.

– Leggiamo che il tema dei vaccini ai bambini è per lei prioritario?

Il dato che le do è questo: diecimila bimbi calabresi vaccinati in 5 giorni di campagna regionale nelle scuole al termine della seconda tranche di Open vax school days. Va ribadito: in appena 5 giorni, 400 vaccini l’ora. Numeri da veri hub vaccinali quelli registrati nelle scuole sin qui coinvolte dall’assessorato all’Istruzione in questa campagna senza precedenti, numeri imponenti, che assumono ulteriore valore se confrontati con le altre realtà italiane. Solo la Puglia, a quanto pare, riesce a tenere il passo della Calabria per numero di bambini vaccinati, fascia pediatrica 5-11 anni.

-Non fa che ripetere “andremo avanti in questa direzione”, in che senso presidente?

Abbiamo ancora tanto da fare, ma questo traguardo ci dice che volere è potere, e racconta meglio di ogni altra cosa il cambiamento che sogniamo per la Calabria. Avanti così. Abbiamo puntato sulla sensibilizzazione, ma anche rinegoziato gli accordi con i medici di medicina generale, accordando 25 euro per ogni nuova prima dose. Se in futuro ci fossero restrizioni per i non vaccinati non mi straccerei le vesti, mentre non sono disponibile a restringere le libertà dei vaccinati. Non si tratta di avere un approccio punitivo ma ogni scelta comporta delle conseguenze, non crede?

– Mi sembra abbastanza ottimista?

Dopo quello di Cariati, abbiamo aperto due nuovi ospedali per il Covid: Trebisacce e Praia a Mare. Strutture sanitarie fondamentali per affrontare l’emergenza e per alleggerire la crescente pressione sulla rete ospedaliera. Ma le ripeto, in Calabria gli open vax school days sono stati un successo: la complessa macchina organizzativa che abbiamo messo in moto grazie alle Asp, alla Protezione civile, all’Ordine dei medici, ancora una volta ha funzionato alla perfezione dando riprova di grande senso di responsabilità e forte spirito di squadra. Stiamo già predisponendo la fase-2. Anche questa ci vedrà sperimentare meccanismi organizzativi del tutto innovativi. La nostra gente ha bisogno di riferimenti e risposte. E la Regione è chiamata a darle. Ieri, oggi e domani, sempre in prima linea per i calabresi.

– Questo significa anche nuovi posti di terapia intensiva?

È stato pubblicato da qualche giorno sul sito della Presidenza del Consiglio l’Avviso di manifestazione d’interesse per l’espletamento di una procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara per l’appalto della fornitura in opera di sistemi di strutture modulari, con annesse dotazioni impiantistiche e apparecchiature, utilizzabili ai fini dell’allestimento di ospedali mobili prefabbricati con posti in terapia intensiva utili per fronteggiare l’emergenza Covid. Questo Avviso, tra le altre realtà, interesserà anche Lamezia Terme e Vibo Valentia. In queste due città calabresi, dunque, presto saranno a disposizione della collettività due nuovi presidi sanitari straordinari operativi per poter affrontare un eventuale peggioramento della situazione epidemiologica.

– Una scelta legata alla prevenzione?

Vogliamo essere pronti ad ogni evenienza, proprio perché in Calabria la situazione della sanità è più complessa rispetto alle altre Regioni. Questo Avviso della Presidenza del Consiglio, risultato importante della collaborazione che abbiamo avuto con il generale Figliuolo, ci darà la possibilità di avere a disposizione nuove strutture emergenziali che in caso di necessità potrebbero subito assistere pazienti Covid. Una buona cosa soprattutto per una Regione con poche strutture sanitarie come la nostra.

– Presidente Lei rivendica in ogni occasione la difesa della sua regione, sempre e comunque.

La verità è che siamo abituati a vedere la Calabria fanalino di coda nelle classifiche nazionali: per quanto riguarda – ad esempio – il lavoro, la sanità, le infrastrutture. Noi siamo al governo regionale per invertire questa tendenza. Certamente i problemi di un territorio complesso come il nostro non si risolvono con la bacchetta magica dall’oggi al domani.

– È vero che siete pronti a varare anche un progetto di assistenza domiciliare e di telemedicina?

È un progetto di assistenza domiciliare e di telemedicina dedicato ai pazienti Covid, messo a punto dal dottor Agostino Miozzo, che è nostro consulente, e grazie anche alla collaborazione con il Policlinico universitario Gemelli di Roma. Quello che sta per partire è uno strumento che può consentirci di alleggerire la pressione sugli ospedali, creando appunto le condizioni per prevenire scenari peggiori. Uno strumento importante così come sarà decisiva l’apertura di altre aree mediche in tutto il nostro territorio.

– Seguite l’esempio di altre regioni, Presidente?

Molto più semplicemente crediamo che si debbano importare le buone pratiche messe a punto nel resto del Paese e siamo convinti che anche la nostra regione possa dimostrare di avere tutte le carte in regola per saper mettere in atto delle eccellenze. Utilizzeremo uno strumento che dal 2020 ha funzionato molto bene, durante la prima ondata di pandemia, attraverso una piattaforma che si è rivelata utile e pratica, e lo faremo con il personale medico calabrese e quello del Policlinico Gemelli di Roma. Un buon esempio di contaminazione tra diversi territori.

– In cosa consiste realmente?

Il professor Luca Richeldi ha spiegato che al Gemelli di Roma loro usano questa pratica da più di un anno, con ottimi risultati, proprio perché estremamente semplice e funzionale. Quello che necessita agli assistiti è un saturimetro che consente di misurare e monitorare a distanza il grado di saturazione di ossigeno, un App per scaricare il software Enel x, e la connessione a internet. Il progetto comprende ovviamente il supporto di un medico a distanza e in generale di un certo tipo di supporto sanitario e burocratico. Lo stesso Agostino Miozzo ha verificato che anche in Calabria esistono delle eccellenze e delle esperienze di ottimo livello ed è giusto riuscirle a metterle a regime.

– Presidente è vero che è stato a Bruxelles dove ha gettato le basi di una collaborazione con la Commissione Europea?

Abbiamo avuto tre importanti riunioni con i massimi vertici dei Servizi della Commissione. Il primo incontro, con il capo Unità della Direzione Occupazione, Affari Sociali e Inclusione, Adelina Dos Reis, e con i servizi tecnici della Direzione medesima. Abbiamo affrontato temi salienti relativi all’attuazione del Fse e le prospettive per un nuovo sistema del welfare e delle politiche sociali in Calabria. Ho partecipato poi in una bilaterale con la commissaria per la Coesione e le riforme, Elisa Ferreira. Anche qui i temi all’ordine del giorno sono stati cruciali, prefigurando il modello di sviluppo pensato per la Calabria 2030. C’è in ballo la definizione della nuova programmazione 2021-2027 della Regione, e la definizione delle principali strategie d’attuazione. Sarà rilevante anche la questione relativa alla capacità amministrativa e alla nuova visione di governance messa in campo dalla nuova giunta regionale.

– Avete avuto altri incontri?

A Bruxelles abbiamo anche incontrato il capo Unità della Direzione generale della Politica regionale e urbana, Willebrord Sluijters. È stata l’occasione per fare un check sulla programmazione 2014-2020, e per confrontarsi sui nuovi modelli per lo sviluppo delle aree interne e delle agende urbane della Regione. La definirei una missione, dunque, molto importante, a poche settimane dall’avvio della mia consiliatura e, soprattutto, all’alba di quella che sarà una stagione di programmazione determinante per il futuro della Calabria.

– Nelle settimane scorse è caduta la neve anche da voi, come siete messi con gli impianti sportivi?

Abbiamo riaperto finalmente gli impianti sciistici di Camigliatello Silano e di Lorica, chiusi agli appassionati dal lontano marzo del 2020. Un bel segnale di fiducia per un settore, quello degli sport invernali, che durante la pandemia ha sofferto più di altri la stagione dei lockdown. Un graduale ritorno alla normalità anche per questo comparto, strategico per il turismo nella nostra Regione. Il mio governo ha lavorato da subito per raggiungere questo risultato, e in queste settimane abbiamo agito con determinazione per avere dall’Ustif – l’ufficio speciale trasporti a impianti fissi del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili – le autorizzazioni necessarie alla ripartenza. Ringrazio per il prezioso lavoro gli assessori Orsomarso e Gallo, il management dell’Arsac, e le Ferrovie della Calabria. Il prossimo traguardo, che speriamo di poter annunciare a giorni, sarà il via libera agli impianti sciistici di Lorica. Non è poco per una regione come la nostra. (pn)

[Courtesy Bee Magazine]

PLATÍ, ZONA ROSSA NON È UNA “PUNIZIONE“
IMPEGNO DI OCCHIUTO: DIRITTI E DOVERI

di ROBERTO OCCHIUTO – La Regione Calabria è vicina a comunità di Platì: i prepotenti possono incendiare mille portoni ma non possono vincere. A volte la presenza delle istituzioni è più importante delle parole. È vero, io non sono venuto a Platì in campagna elettorale, eppure ci sono stato due volte in queste ultime settimane. La prima volta quando abbiamo istituito qui – grazie alla disponibilità manifestata dall’amministrazione comunale e dal sindaco, che ringrazio – un centro vaccinale dedicato ai cittadini di Platì. E oggi per esprimere la vicinanza della Regione e quindi dello Stato, attraverso la sua articolazione che io rappresento, alla comunità di questa città.

Questa è una comunità che ha un credito nei confronti dello Stato, perché è stata abbandonata dallo Stato stesso. L’unico presidio statale assicurato è costituito dalla caserma dei Carabinieri, per questo ringrazio l’Arma per il lavoro svolto negli anni. Ma questa è una terra che non ha avuto mai investimenti infrastrutturali, e i cittadini di Platì sono in credito nei confronti dello Stato. I bambini di Platì sono in credito, perché qui sarebbe necessario che ci fosse la migliore scuola della Calabria, per formare le coscienze e per convincere la comunità che solo lo Stato può assicurare i diritti. Quindi io sono qui per rappresentare la mia vicinanza alla comunità di Platì e all’amministrazione comunale, non ai prepotenti e ai violenti che possono incendiare mille portoni ma che non possono vincere, perché solo lo Stato, ripeto, può assicurare i diritti.

‘Zona rossa’ a Platì non è punizione, siete una comunità che ha gli stessi diritti, a volte negati dallo Stato, ma anche gli stessi doveri. Vorrei chiarire che la mia decisione di istituire la ‘zona rossa’ a Platì non è stata punitiva. Ho ricevuto dal dipartimento di prevenzione dell’Asp la richiesta di istituire venti ‘zone rosse’ in altrettanti Comuni della provincia di Reggio Calabria. Ma appena mi sono insediato ho modificato le regole: ho detto che avrei guardato il numero dei contagi, ma soprattutto quello dei vaccinati. Come sappiamo abbiamo una rete ospedaliera fatiscente e i ricoveri in questa rete, sia in area medica che in terapia intensiva, sono dovuti soprattutto ai non vaccinati.

Roberto Occhiuto "pulisce" Platì
Roberto Occhiuto “pulisce” Platì

A Platì c’era un alto numero di contagi e un bassissimo numero di vaccinati, il 30%. Peraltro in controtendenza rispetto a quello che stava succedendo in Calabria nelle ultime settimane. Perché, per grande senso di responsabilità dei calabresi, la nostra Regione dal primo di dicembre – da quando il commissario Figliuolo ha dato i target alle singole Regioni nell’ambito delle vaccinazioni – è la prima d’Italia per incremento sui target. Abbiamo superato il Veneto, la Lombardia, stiamo vaccinando i ragazzi nelle scuole grazie al contributo dei genitori degli studenti, che se sono medici o infermieri vanno a scuola nei pomeriggi a vaccinare i propri figli e i loro compagni. Abbiamo costruito un canale parallelo delle vaccinazioni e per questo ci stanno imitando anche le altre Regioni. Il che significa che a volte la Calabria riesce a essere un esempio di eccellenza. Quando c’è l’impegno dello Stato e questo impegno è deciso e determinato. A Platì, purtroppo, c’era una percentuale di vaccinati molto bassa e io non me la sono sentita di girarmi dall’altra parte, di far finta che tutto fosse normale, e ho voluto dare un segnale. Ripeto, non un segnale punitivo. Ma un segno delle istituzioni che afferma i diritti ma pretende anche il dovere. Platì non è zona franca, ma una comunità che ha gli stessi diritti, a volte negati dallo Stato, ma anche gli stessi doveri.

A Platì servono investimenti nella scuola: attraverso formazione riusciremo a sradicare sfiducia verso istituzioni. Ho molto apprezzato l’impegno dei sindaci di questa area. Con loro ci siamo incontrati qualche giorno fa, insieme ai responsabili di Libera, e abbiamo ragionato degli investimenti infrastrutturali da fare in questo territorio, per dimostrare anche attraverso l’impiego delle risorse del Pnrr e del fondo di Sviluppo e Coesione, l’interesse dello Stato verso queste comunità. Vorrei che ci fosse anche un fortissimo investimento nella scuola di queste realtà. Perché solo attraverso la formazione dei ragazzi riusciremo a fare in modo che questa diffidenza e questa sfiducia nei confronti delle istituzioni venga sradicata. Per questo chiederò anche alla responsabile dell’ufficio scolastico regionale di investire molto nella scuola di queste aree. Da parte mia, se mi sarà richiesto, vorrei poter investire delle risorse per contrastare ad esempio la dispersione scolastica, e per fare dei progetti di educazione alla legalità in questi contesti. Ecco, in poche settimane sono venuto qui due volte, mi piacerebbe esserci la prossima volta per salutare magari l’avvio di qualche investimento importante da parte della Regione, e perché no, anche per dimostrare che persino la percentuale dei vaccinati così bassa, è cresciuta». (rrm)

 

Occhiuto: le zone rosse penalizzano i vaccinati e scoraggiano a vaccinarsi

Messaggio del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ai commissari delle Aziende sanitarie provinciali, ai commissari delle Aziende ospedaliere, e ai responsabili delle vaccinazioni, per far giungere loro gli auguri per il nuovo anno, per ringraziarli del lavoro svolto in questi mesi, e soprattutto per sottolineare come sia importante in questa fase accelerare con la campagna vaccinale.

«I dati descrivono un’altissima contagiosità del virus; in questo scenario il tracciamento, che diventa sempre più difficile, non è sufficiente ad arginare la progressione dei contagi – afferma il governatore calabrese –. In una scelta delle priorità delle azioni – fintanto che non si stabilirà l’obbligo vaccinale o che il governo non farà il lockdown per i non vaccinati – l’unica e più efficace arma che abbiamo per proteggere la rete ospedaliera è quella di spingere il più possibile sulle vaccinazioni.

Neanche le zone rosse servirebbero a molto e, anzi a mio giudizio, avrebbero l’ingiusto effetto di penalizzare i vaccinati e di scoraggiare a vaccinarsi.

Quindi –sottolinea il presidente Occhiuto – vi prego di moltiplicare gli sforzi, più di quanto avete finora ben fatto, per aumentare il numero delle somministrazioni, mantenendo il più possibile attivi i centri vaccinali anche nei giorni di festa».

 

SANITÀ CALABRIA, TASK FORCE PER I CONTI
LA SFIDA È SUL RIORDINO DEGLI OSPEDALI

di  SANTO STRATI – Con la nomina del secondo sub-commissario per i conti, Ernesto Esposito, un manager che arriva dalla Regione Basilicata, il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto è a metà dell’opera di risanamento della sanità calabrese. Appena a metà, perché manca l’aspetto più strettamente operativo degli ospedali, della diagnostica, dell’organizzazione delle Case salute, etc. Ovvero, serve puntare a un serio riordino di una situazione ormai diventata insopportabile per i calabresi. Per fare questo, il presidente Occhiuto non faccia l’errore dei suoi predecessori nell’incarico di commissario alla sanità che si sono preoccupati (si fa per dire…) di sanare i conti (spesso si sono aperte altre voragini finanziarie). trascurando l’aspetto principale del diritto alla salute: ospedali funzionanti, strutture adeguate, attrezzature aggiornate. E soprattutto personale medico e sanitario, nella misura necessaria a fronteggiare non solo l’emergenza Covid – che è comunque di prima importanza – ma anche le altre patologie – ahimè – sempre più trascurate per dare spazio alle terapie intensive anticovid e alle terapie d’urgenza sempre contro il coronavirus. In Calabria si continua a morire di altro, questo dev’essere chiaro, e occorre che l’impegno – già gravoso – che ha assunto il presidente Occhiuto dovrà avere sostegno e punti di appoggio competenti e specialistici.

In poche parole, Roberto Occhiuto ha una sola strada per affrontare la situazione della sanità in Calabria: accanto ai due ottimi subcommissari, con buona probabilità in grado di esprimere al meglio capacità e competenze per risanare i conti, punto di partenza fondamentare per risalire la china, deve dotarsi di una task force scientifica di altissimo livello che conosca il territorio e le sue criticità e possa intervenire con adeguata professionalità a indicare gli interventi più urgenti. Ci sono – tanto per essere chiari – magnifiche professionalità scientifiche calabresi, dentro e fuori della Calabria, in grado di offrire un apporto notevole alla soluzione dei tantissimi problemi: molti di loro – non staremo qui a fare nomi – sono già stati chiamati dalla compianta Jole Santelli, ma la loro operatività è stata pressoché soffocata da burocrazia e impicci amministrativi che hanno impedito di svolgere il proprio mestiere di consulenti scientifici. Occhiuto si rivolga alle tante eccellenze, molte delle quali offriranno – siamo certi – gratuitamente il loro tempo e prestazioni di altissima specializzazione al fine di individuare il percorso virtuoso che va seguito per uscire dalla crisi.

Si è preso una bella gatta da pelare il presidente Occhiuto, assumendo in proprio il ruolo di commissario alla Sanità, ma fa parte della sfida che, da accorto politico, ha voluto lanciare, con l’obiettivo – lodevole e ammirevole – di fare qualcosa di buono per la propria terra. La sua scommessa è pesante, ma può essere vinta e l’impegno dimostrato in questi primi mesi di presidenza mettono in evidenza che ha un’invidiabile energia e una grande voglia di arrivare al risultato. Il tempo dirà se quelle che gli oppositori classificano come “semplici buone intenzioni” in realtà si tradurranno in magnifiche realizzazioni: si tratta di seminare bene, per raccogliere meglio, dopo.

Non si risparmia Occhiuto, è evidente, è sotto gli occhi di tutti e bisogna dargli un credito almeno di convinzione e temperanza: il suo obiettivo – lo abbiamo scritto più volte – non è fare il Presidente della Calabria, bensì dei Calabresi. E può raggiungere tale risultato offrendo ai suoi conterranei prima di tutto la possibilità di curarsi in casa propria (perché ci sono eccellenze a Reggio, a Catanzaro, dovunque nella regione), ovvero godendo del diritto alla salute fin qui regolarmente negato, e poi lavoro e opportunità per tutti, soprattutto donne e giovani che, in Calabria, soffrono di una discriminazione doppia. I nostri laureati sono costretti ad andar via perché mancano occasioni di formazione, di specializzazione, di impiego: non c’è la minima prospettiva di futuro, come fanno a immaginare di mettere su famiglia, costruirsi (o comprare) una casa, mettere solide radici nella terra che ha dato loro i natali e che dovrebbe diventare quella dove far crescere i figli? E le donne? Che sono obbligate a rinunciare al lavoro, se mettono al mondo figli, perché non ci sono strutture di accoglimento e di assistenza, mancano asili nido, non ci sono politiche attive a difendere la maternità, perciò la scelta diventa obbligata: o lavoro o famiglia.

I suoi precedessori, abbiamo già detto, hanno accuratamente evitato di sentire i professionisti. Citiamo un caso che vale per tutti: c’è in Calabria un’organizzazione non-profit – Comunità competente – che si avvale di medici, specialisti, manager della sanità, etc. Ha cercato, senza successo, di incontrare il precedente commissario Guido Longo per offrire idee, suggerimenti, soluzioni, vista l’ottima conoscenza del territorio. Il virologo Rubens Curia che ne è il portavoce, ha un trascorso di anni all’assessorato regionale alla Sanità, ha fatto il manager sanitario, ha capacità e competenza: Longo non lo ha voluto ricevere nemmeno per un saluto. Non faccia, il presidente Occhiuto lo stesso errore e, soprattutto, non si lasci suggestionare (cosa che riteniamo quasi impossibile) dalle sirene partitiche che escludono l’uno o l’altro specialista in base alla tessera o all’appartenenza politica. La battaglia per la sanità va combattuta tutti insieme, con uno schieramento trasversale, in grado di utilizzare e mettere a profitto le migliori competenze disponibili sul mercato, perché chi non conosce il territorio nulla sa delle esigenze che vanno affrontate e, possibilmente, risolte. Crei il presidente Occhiuto una task force di specialisti calabresi chirurghi, farmacologi, oncologi, etc (che poi sono nei migliori ospedali d’Italia e del mondo) e si faccia consigliare su come riaprire ospedali e centri di cura e come intervenire in tutti i settori chiave della sanità.

Ieri, al Palazzetto delle Associazioni a Cosenza, al centro vaccinale, Occhiuto ha incontrato medici e infermieri che hanno garantito e garantiscono il servizio anche in queste giornate di festa per vaccinare la popolazione, ai quali ha espresso «la gratitudine dei calabresi e del presidente della Regione, ai soldati della battaglia contro il Covid. Mi riferisco a tutti quei medici e agli infermieri, che anche in questi giorni di festa stanno vaccinando tanti cittadini. Stiamo avendo – ha detto Occhiuto – buoni risultati sulla vaccinazione. Non è semplice in Calabria, perché abbiamo una sanità che ha molti più problemi, con una carenza di personale maggiore rispetto alle altre Regioni, ma nonostante questo tanti operatori stanno lavorando con grande abnegazione. Tra l’altro, i medici e gli infermieri delle altre Regioni hanno avuto i riconoscimenti sugli straordinari, mentre in Calabria ancora no. Per fortuna sono riuscito a recuperare le risorse, e credo che nei prossimi giorni anche i nostri operatori sanitari avranno il soddisfacimento di questi loro diritti». Appunto, ci sono risorse sottopagate e, spesso, sottoutilizzate, e ci sono strutture sanitarie che possono essere rimesse in funzione in tempi brevi, ma serve fare in fretta e con competenza. Non si muore di solo Covid e non c’è solo la pandemia. In Calabria ci sono uomini e donne, specialisti o semplici medici, negli ospedali che non si sono mai fermati, nonostante le mille difficoltà: è un impegno difficile, ma non impossibile, da realizzare. I calabresi mostrano di credere al nuovo Presidente: non li dovrà deludere. (s)

Il presidente Occhiuto: Al lavoro per evitare “zona arancione”

Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha reso noto, durante il suo intervento a “Studio 24”, su RaiNews24, che è al lavoro per evitare il pericolo della zona arancione.

Per il Governatore, serve «struttura per evitare questo. Vaccinando quanto più è possibile ma soprattutto riorganizzando la rete ospedaliera in maniera da aumentare la dotazione di posti letto».

«Forse già oggi – ha aggiunto – riusciamo ad aumentare le terapie intensive di 18-19 posti letto. Non è semplice. Anche i 18-19 posti in terapia intensiva che abbiamo prodotto lo abbiamo fatto semplicemente riorganizzando le risorse perché è difficile trovare anestesisti e rianimatori. È difficile in tutta Italia lo è ancor di più in Calabria perché un giovane specializzando preferisce andare in un sistema sanitario meglio funzionante piuttosto che in un ospedale in cui ogni giorno può avere qualche problema».

«Per esempio – ha proseguito – abbiamo convinto l’università, e di questo sono grato all’Università di Catanzaro, di mettere a disposizione della Regione, del sistema sanitario, gli specializzandi in anestesia del terzo e quarto anno che possono aiutare gli anestesisti rianimatori avendo un anestesista come tutor e possono darci la possibilità di aumentare i posti letto».

Per quanto riguarda i dati delle vaccinazioni, Occhiuto è abbastanza soddisfatto per i risultati: «abbiamo superato il target che Figliuolo ci aveva assegnato. Stiamo lavorando anche con le unità mobili messe a disposizione dalla struttura commissariale».

«Stiamo vaccinando Comuni come San Luca e Platì, dove c’era solo il 30% di vaccinati, e abbiamo messo a disposizione degli hub temporanei per aumentare le somministrazioni. Stiamo comunque andando bene perché abbiamo fatto 250mila vaccinazioni dall’inizio del mese. Da questo punto di vista la Calabria non è più tra le ultime Regioni», ha concluso il governatore. (rrm)

Con il presidente Occhiuto si apre un nuovo corso della vicenda delle Terme Luigiane

Riceviamo e pubblichiamo

di FRANCO BARTUCCI Caro Direttore, ho letto con molta attenzione l’intervento che i due  sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese ti hanno fatto pervenire e che hai pubblicato nel tuo giornale del 9 dicembre ultimo scorso con il titolo “Terme Luigiane, le precisazioni dei sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese”.

Un documento dove si intravede una formula tipo “la lotta continua” senza quartiere, contravvenendo a ciò che la sentenza del Tar ha stabilito ed invitato le due Amministrazioni ad applicarla e rispettarla senza condizioni. Ha semplicemente affermato che l’accordo raggiunto dalle parti l’8 febbraio 2019 era valido e che non poteva essere ricusato e che, quindi, tutte le azioni di prelievo forzoso unilaterale effettuate dai due sindaci sui beni del compendio termale ed in particolare dello stabilimento San Francesco e delle sorgenti nel mese di febbraio 2021 sono da considerarsi illegittime.

Una sentenza che invita i due sindaci a ripristinare le condizioni di funzionalità delle Terme nei modi e nelle condizioni vigenti prima della chiusura dei rapporti stabilito con la scadenza del contratto di sub concessione con la Sateca fissato al 31 dicembre 2020.

Nella gestione della vicenda, come nello stesso documento di cui sopra, continua ad emergere la mancanza di umiltà, nel gestire un bene pubblico, e di buon senso per una saggia amministrazione  del bene, come l’acqua termale, che appartiene alla Regione e, quindi, alla collettività di curanti.  E questo mio intervento va nella direzione di una rivendicazione di cure termali mancati e tutela alla salute per quelle migliaia di persone, ai quali è stato tolto il  diritto di accedervi per la stagione 2021 venendo meno la funzionalità degli stabilimenti termali.

Il guaio di questa vicenda è che continua a persistere, come si evince dal sopra citato intervento dei due sindaci, un modo sbagliato di comportamento e di lettura delle funzioni di proprietario e concessionario delle sorgenti termali, che come è stato più volte riferito questa funzione appartiene alla Regione Calabria.

I due primi cittadini ritengono dalle azioni che hanno messo in campo durante l’anno nell’acquisizione dei beni e comportamenti susseguenti di aver svolto il loro dovere. L’errore è che hanno svolto un ruolo e una funzione di proprietari essendo titolari dei beni strutturali ubicati all’interno del compendio termale; mentre nella realtà hanno confuso le cose non considerando che delle acque termali e quindi delle sorgenti sono semplicemente concessionari e non proprietari, tale da spingerli a decidere circa l’approvazione del regolamento di distribuzione delle acque, come della loro deviazione e riversamento nel torrente “Bagni”.

Lo stabilisce la legge regionale 27 aprile 2015 n°11,  con  l’obbligo, oltre a stabilire gli anni di validità della concessione per un periodo massimo di trenta anni a partire dal 2006, che le due amministrazioni comunali avrebbero dovuto impegnarsi a presentare un progetto di sviluppo della stazione termale. 

Comportamenti che gravitano nella illegittimità in quanto prima ancora di predisporre atti ed azioni mirati all’indizione di procedure mirate alla ricerca di un nuovo sub concessionario, trattandosi della gestione delle acque termali, avrebbero dovuto trovare l’approvazione legittima degli uffici regionali di competenza. Questo non è accaduto per come si evince dalle diverse note inviate dal Consigliere regionale Molinaro al presidente f.f. Nino Spirlì in varie circostanze e rese pubbliche mediante gli organi d’informazione.

Nella lettera dei due sindaci si annuncia appello avverso la sentenza del Tar, che come già sopra evidenziato invita le due amministrazioni comunali  a ripristinare la piena funzionalità del servizio termale attraverso l’erogazione dell’acqua delle sorgenti secondo le regole che vigevano in funzione dell’accordo raggiunto l’8 febbraio 2019 presso la Prefettura di Cosenza. Un appello che dovrebbe essere presentato dalla Regione Calabria essendone proprietaria e questo non sembra che vada in questa direzione.

La notizia è di oggi e riguarda un incontro svoltosi ieri presso la cittadella regionale di Catanzaro, dove il Presidente Roberto Occhiuto ha ricevuto una delegazione del sindacato Cisl provinciale di Cosenza, rappresentata dai dirigenti Gerardo Calabria e Giuseppe Lavia, con un gruppo di lavoratori delle Terme Luigiane.

In una nota diramata dal Sindacato si apprende che il Governatore Roberto Occhiuto abbia mostrato grande interesse a risolvere la questione entro la fine dell’anno. Avrebbe garantito che attiverà ogni procedura, contatti e confronti con le parti per ripristinare in tempi brevi la piena funzionalità delle Terme Luigiane.

«Oggi si è svolto un incontro voluto dalla Cisl – è scritto nel comunicato – con il Presidente Occhiuto, il cui esito è stato estremamente positivo. Si è discusso a fondo del problema tanto che il Presidente si è impegnato a ricevere subito l’Azienda Sateca, come anche i due sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese».

«Occhiuto è determinatissimo a risolvere la situazione entro la fine di dicembre – hanno sottolineato nel loro comunicato – apprezzando il nuovo corso che della vicenda si è aperto».

Un bene per i lavoratori e l’indotto gravitante attorno alla cittadella termale e soprattutto per i curanti che potranno accedervi al più presto in modo da superare la durezza e le sofferenze del loro stato fisico causato dalla chiusura della stagione scorsa, situazione Covid permettendo. (fb)

IL “MARE PULITO” IN CALABRIA È POSSIBILE
NON SIA UN PRIVILEGIO, BENSÍ UN DIRITTO

Pensare e parlare di un Mare Pulito in Calabria non deve essere un sogno, ma una realtà concreta e realizzabile se si iniziano ad affrontare i problemi e a trovare le soluzioni più adeguate. D’altronde, il mare pulito non dev’essere un privilegio, ma un diritto come suggerisce il titolo dell’importante convegno svoltosi all’Istituto Nautico di Pizzo, che ha visto riunirsi istituzioni, sindaci e associazioni.

Un convegno, a cui sono intervenuti il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, il direttore dell’Arpacal, Domenico Pappaterra, i Procuratori della Repubblica di Vibo Valentia, dott. Camillo Falvo, e di Lamezia Terme, dott. Salvatore Curcio, nonché del Sottosegretario per il Sud, Dalila Nesci.

Un tema, quello del mare pulito, talmente tanto importante che il Governatore Occhiuto, nel suo intervento, ha spiegato essere stato affrontato subito dopo il suo insediamento, «e non a giugno come si è sempre fatto nella nostra Regione – stipulando una convenzione con un importante istituto che ha competenze specifiche sulla salute del mare (Stazione Zoologica Anton Dhron ndr)».

«Deve essere realizzata una governance per la gestione dei depuratori, anche di quelli privati e tutti devono essere sottoposti ai controlli» ha detto ancora Occhiuto, evidenziando come sia molto importante «il contributo che può dare l’Autorità giudiziaria per l’attività di contrasto ai fenomeni illegali. Non bisogna lasciare soli i procuratori della Repubblica – oggi sono qui presenti Camillo Falvo, procuratore capo di Vibo Valentia, e Salvatore Curcio, procuratore capo di Lamezia Terme – a vigilare sulla depurazione, ma ci deve essere il concorso di tutte le istituzioni».

«Noi dobbiamo fare il nostro – ha proseguito – e, come Regione, siamo ora impegnati a intervenire sui depuratori che sono tarati ad esempio sulla popolazione invernale, più che sulla quella estiva. Siamo impegnati anche ad accelerare i lavori di collettamento. Ci sono tanti Comuni che hanno edifici o abitazioni non collettati agli impianti di depurazione. Ci sono delle procedure di infrazione per questo, e la Regione deve fare il suo dovere».

«È importante – ha concluso – risolvere i problemi per tempo. Purtroppo spesso ci si occupa dei problemi del mare pulito quando è troppo tardi. Ecco, io vorrei che già per i mesi di giugno o luglio di quest’anno, e ancor di più nell’anno successivo, si potessero vedere i risultati del mio governo regionale».

Problemi che, per il presidente Occhiuto, si potrebbero risolvere se Regione, organi di controllo e Arpacal lavorano insieme. In particolare, «l’Arpacal può svolgere una funzione chiave – ha spiegato Occhiuto – e deve essere posta nelle condizioni di realizzare la sua missione, ma rispetto al tema del mare pulito è importante che lavorino insieme all’Arpacal, con grande impegno, le direzioni dei Dipartimenti della Regione e i soggetti deputati al controllo dello smaltimento e al controllo della depurazione delle acque».

La sottosegretaria per il Sud, ha evidenziato come «gli stanziamenti per garantire un mare pulito ci sono, ora gli Enti locali devono investire sul personale necessario per valorizzare questa nostra straordinaria risorsa».

«Alle risorse del Pnrr – ha aggiunto Nesci – si aggiungono i 600 milioni di euro previsti da un bando del Ministero della Transizione Ecologica per la depurazione. La pubblica amministrazione a livello regionale – ha aggiunto – deve ricercare le professionalità che occorrono per salvaguardare la salute del mare e dell’ambiente, anche riqualificando il personale interno».

«Abbiamo messo in campo – ha illustrato – dei bandi per tecnici ed esperti a favore dei Comuni, che potranno coadiuvare il lavoro di attuazione previsto dal Pnrr, e un Fondo per la progettualità a beneficio dei piccoli centri sotto i 30mila abitanti. Dobbiamo ricordare che costa molto di più pagare le sanzioni relative alle infrazioni europee che investire nella depurazione. Gli enti possono contare anche sul lavoro del Commissario unico per la depurazione, Maurizio Giugni, che può essere coinvolto nei tavoli tecnici e istituzionali».

«Il sistema Paese si è mosso per garantire fondi e strumenti necessari a contrastare l’inquinamento del mare, ora serve l’impegno di tutti. È solo con il contributo di ciascun attore coinvolto che riusciremo a dare le risposte che i cittadini aspettano, serve la massima sinergia tra autorità e istituzioni – ha concluso Nesci – per salvaguardare l’ambiente e in particolare il nostro mare»

Il direttore generale dell’Arpacal, Domenico Pappaterra, nel corso del convegno, ha evidenziato come «le criticità del mare calabrese, e anche il tratto che interessa la provincia di Vibo Valentia, sono ataviche: il forte carico antropico presente sulla costa, sia in termini di urbanizzazione e sia di attività agro-industriali, incide sulla qualità del mare anche a causa della scarsa presenza e funzionalità degli impianti di depurazione».

«E la nostra Agenzia, a vari livelli istituzionali e nel rispetto delle competenze dei diversi soggetti territoriali, lo ha spesso rilevato» ha aggiunto.

«Il compito dell’agenzia ambientale – ha dichiarato Pappaterra – oltre a svolgere le attività che le sono state assegnate dalla normativa, si è sempre contraddistinto per una pronta disponibilità a collaborare con tutti i soggetti presenti sul territorio, anche forze dell’ordine e magistratura, per individuare le cause e le possibili soluzioni al problema. Io sono qui non solo per confermare la nostra linea di condotta, ma anche per ribadire la grande professionalità dei nostri tecnici che operano sul territorio».

«La nostra agenzia – ha proseguito il direttore generale dell’Arpacal – è nata nel 1999 con compiti di monitoraggio e controllo di tutte le matrici ambientali e dal 2016 è parte integrante del Sistema Nazionale  di Protezione Ambientale a seguito dell’approvazione all’unanimità da parte del Parlamento della legge 132 che rappresenta il meccanismo di raccordo tecnico-scientifico tra Stato e Regioni per il governo dell’ambiente del nostro Paese».

In merito alle iniziative di sensibilizzazione alle criticità ambientali, che recentemente hanno contraddistinto il vibonese, Pappaterra ha ricostruito le tappe del suo incontro con il procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, dott. Camillo Falvo.

«Agli inizi del mese di settembre scorso il procuratore Falvo lanciò la sfida sul mare inquinato basata sulla motivazione che il problema va affrontato oggi e non a luglio in piena emergenza, definendola la sfida più importante per il futuro della nostra regione. Condividendone pienamente il pensiero, ho scritto una nota al dott. Falvo e l’ho incontrato qualche giorno dopo in procura a Vibo per rappresentargli le attività che l’Arpacal svolge su questo terreno».

«D’altronde – ha spiegato – non potevo esimermi dal farlo, considerato che oltre la metà delle nostre attività ispettive sono di supporto agli organi di polizia giudiziaria ed alla stessa autorità giudiziaria, mediante sopralluoghi ed ispezioni, campionamenti e misure con  analisi di laboratorio e relazioni tecniche successive alle attività di campo».

Sulla collaborazione con la Regione Calabria, Pappaterra ha tracciato un bilancio positivo degli ultimi due anni.

«Dalla Cittadella – ha dichiarato – hanno toccato con mano quanto era noto ai tecnici di settore, ossia che l’Arpacal è un soggetto tecnico concreto e professionale sul quale, appunto, poter fare affidamento. Ad esempio per la Direttiva Nitrati. Da due anni, per evitare che la nostra regione fosse suscettibile di infrazione comunitaria (Direttiva 91)  l’Agenzia sta fornendo un supporto importante nel campionamento delle acque superficiali interne per la determinazione dei nitrati».

«Ed è sulla base di questa pronta disponibilità – ha detto ancora – efficacia e dell’alto livello professionale dimostrato  che la Regione , dopo 20 anni in cui si era sempre rivolta all’esterno, per la prima volta ha deciso di affidare all’Arpacal il Piano regionale di Tutela delle Acque attraverso una Convenzione che vale oltre due milioni di euro, finalizzata all’espletamento di attività di censimento e monitoraggio di tutti i corpi idrici regionali e del loro stato di qualità. Oppure ancora, grazie ad un finanziamento “ad hoc” della regione di 550.000 euro, sono in corso i lavori per l’installazione di campionatori automatici su 70 depuratori della fascia costiera calabrese che valuteranno la funzionalità degli impianti con prelievi  in automatico delle acque in uscita che verranno analizzate in laboratorio».

Ma anche l’uso delle nuove tecnologie è un tratto distintivo dell’azione dell’Arpacal di cui la Regione sta usufruendo.

«Abbiamo iniziato una attività di indagine attraverso i droni, finalizzata ad individuare tramite camera termica e fotocamera ad alta risoluzione, la presenza di sversamenti illeciti di liquami in alveo e di rifiuti abbandonati. Il Mesima, per esempio ma anche l’Oliva ed il Budello, non può continuare ad immettere nel Tirreno le sue acque malsane. Una situazione irrisolta. Nessun intervento è stato fatto per scongiurare l’inquinamento marino oltre che per tutelare lo stesso fiume magari istituendo una Riserva Naturale per come richiesto dal mondo associativo».

Ed intanto, per l’anno 2021 Arpacal ha regolarmente effettuato la campagna di balneazione con analisi di alcuni parametri microbiologici voluti dal Ministero della Salute, individuando in classe eccellente 552 punti su 649, quindi circa l’85%. (rvv)