La rivincita delle periferie riparte da Saverio Strati e Sant’Agata del Bianco

di SANTO STRATI  – Per due giorni il piccolo e incantevole borgo di S. Agata del Bianco, nel cuore dell’Aspromonte, è stato, culturalmente parlando, la Capitale della Calabria. Il successo, clamoroso, al di là di qualsiasi aspettativa, del convegno di chiusura delle celebrazioni del centenario della nascita dello scrittore Saverio Strati, dimostra che è possibile il riscatto delle periferie, la rigenerazione del territorio, la valorizzazione di un patrimonio culturale inestimabile, ma troppo spesso sottovalutato o, peggio, trascurato. 

La celebrazione del centenario chiuso da questa due giorni di incontri intensi e, molto spesso appassionati, nella città natale dello scrittore indica un percorso virtuoso che il futuro assessore alla Cultura della Regione, ma soprattutto il governatore appena rieletto Roberto Occhiuto, dovrebbero prendere a modello per modulare la “rivincita” culturale della Calabria, vera leva di sviluppo e unitamente di contrasto ai pregiudizi e ai preconcetti che per troppo tempo hanno pervaso questa terra. La nuova narrazione della Calabria passa anche per queste iniziative che valorizzano il territorio e i suoi figli più illustri, mostrando la dimensione culturale di una terra che ha un potenziale altissimo nell’ambito del patrimonio di cultura e tradizioni. Questo modello di Sant’Agata del Bianco, che, grazie alla felice intuizione del suo straordinario sindaco Domenico Stranieri, ha saputo “rinascere” scegliendo di valorizzare il suo cittadino più illustre. Una scelta che ha rigenerato il territorio puntando sulla cultura, coinvolgendo l’intera comunità, ma soprattutto giovani e donne che hanno potuto scegliere di restare e non partire. 

Sant’Agata del Bianco, non ha celebrato solo Saverio Strati, come scrittore orgoglioso delle sue origini calabresi, ma anche mostrato come la sia stato possibile realizzare un’impresa che poteva apparire impossibile: parlare della Calabria partendo da un borgo, mostrare al Paese quanto sia rilevante il contributo di questa terra alla storia della letteratura italiana del Novecento e come non sia difficile coinvolgere scuole, insegnanti e studenti, anche scolari delle elementari, in un progetto di rinascita urbana non soltanto culturale, ma di rivitalizzazione del l’intero territorio.

Sant’Agata con i suoi murales, le sue avvincenti sculture in ferro che ormai segnano l’intero centro storico, è diventato un paese che avvince e si fa amare a prima vista: conquista il visitatore e lo pervade di cultura, tradizione, misteri e curiosità del mondo contadino, rivelando un fascino irresistibile, che avvince i suoi ospiti e li rende parte integrante della comunità. Che è viva, accogliente e generosa.

Saverio Strati, un autentico autore moderno che ha saputo, attraverso la sua lettura del passato contadino e agreste, guardare al futuro, non ha avuto, da vivo, la fortuna e il successo che avrebbe meritato. Aveva conquistato il Premio Campiello ed era tra i protagonisti del Novecento letterario italiano, poi, improvvisamente, alla fine degli anni Novanta, si è trovato isolato, dimenticato e visti rifiutare i suoi nuovi libri dal suo editore storico, la Mondadori, mica una piccola editrice. Una discesa all’inferno, culminata nella accorata richiesta di applicazione della Legge Bacchelli per poter vivere e sopravvivere. Una proposta lanciata dall’allora direttore del Quotidiano della Calabria Matteo Cosenza, che venne subito accolta dopo una mobilitazione del mondo della cultura. Era quella manifesta conferma della sua fragilità del vivere quotidiano, che avrebbe dovuto suggerire la necessità di creare le condizioni per rivalutare e valorizzare il lavoro letterario di Saverio Strati, ma per anni, fino alla morte, su di lui è calata una vergognosa trascuranza. 

Dopo la sua scomparsa, l’editore Florindo Rubbettino ha ripreso il vecchio progetto del generoso e visionario padre Rosario, che vedeva nella cultura il perno principale dello sviluppo del territorio calabrese, ed è riuscito – acquisendo i diritti dal figlio Giampaolo – a ripubblicare quasi tutta l’opera edita di Saverio Strati, ma l’obiettivo è quello di recuperare le oltre 5.000 pagine tra diario e manoscritti inediti per continuare a proporre ai lettori l’opera di uno straordinario scrittore.

Il segnale che viene da Sant’Agata è dunque chiaro: attraverso la cultura si possono e si devono rigenerare i borghi per fermare lo spopolamento. E, mirabilmente, frenare la fuga con biglietto di sola andata di tanti giovani cervelli, laureati, ricercatori e diplomati) che non trovano speranze di futuro nella propria terra. Provate a immaginare di replicare il modello di Sant’Agata per i tanti paesi che hanno dato i natali ai protagonisti della cultura di origine calabrese (scrittori, poeti, giornalisti, operatori culturali): cosa potrebbe accadere? Vedremmo la rigenerazione di Palmi (Leonida Repaci), Bovalino (Mario La Cava), Maropati (Fortunato Seminara), Melicuccà (Lorenzo Calogero), Careri Francesco Perri), Bova (Pasquino Crupi) e tanti altri ancora, partendo da San Luca dove nacque Corrado Alvaro (di cui ricorrono un altr’anno i 70 anni della morte). Lo scrittore di Gente in Aspromonte pur essendo adeguatamente citato tra i protagonisti del Novecento letterario italiano meriterebbe attenzione maggiore, a partire dalla sua terra, che dovrebbe propore San Luca come Capitale della Cultura insieme con la Locride, terra di giganti della cultura, mai valorizzati, trascurati, di frequente dimenticati.

Il lavoro del Comitato “100 Strati” guidato da un instancabile Luigi Franco (direttore editoriale di Rubbettino) ha lavorato bene, pur avendo contro gli ostacoli di una burocrazia regionale insopportabile, ma il suo obiettivo di allargare l’interesse sulle opere di Saverio Strati anche al di fuori del territorio calabrese (che ugualmente continua a conoscerlo poco e quindi non lo può apprezzare in modo adeguato) non credo sia stato adeguatamente raggiunto: per il futuro occorrerà coinvolgere i media nazionali, ospitando inviati e giornalisti, per dare il giusto risalto a qualsiasi evento regionale di grande rilevanza. Purtroppo, anche in questo caso, il piano di comunicazione non ha avuto adeguata applicazione, eppure c’era una corposa dotazione finanziaria per le celebrazioni del centenario di Saverio Strati. 

Importante è stata la partecipazione al convegno dell’assessore regionale alla Cultura uscente Caterina Capponi che aveva “ereditato” dalla vicepresidente Giusi Princi il progetto 100Strati e che ha confermato quanto la Regione punti sulla Cultura per lo sviluppo del territorio, ma, allo stesso tempo, non si può non evidenziare l’assenza della Città Metropolitana, ingiustificabile e non accettabile. La MetroCity ha mancato un appuntamento importante che poteva essere l’occasione per valutare (e apprezzare) il modello qui proposto e rilanciarlo in tutto il territorio della provincia reggina, insieme a un auspicabile progetto regionale di valorizzazione delle risorse culturali passate, presenti e future.

Da ultimo, da direttore di Calabria.Live ma anche da componente del Comitato 100Strati, mi sono permesso di lanciare l’idea di fissare una giornata Stratiana da celebrarsi ogni anno a Sant’Agata del Bianco (magari nella ricorrenza della morte, 9 aprile) con il coinvolgimento delle scuole e l’istituzione di un Premio Letterario nazionale intitolato a Saverio Strati. Due iniziative che manterrebbero viva la figura dello scrittore e sarebbero la giusta prosecuzione di questi due giorni di celebrazione di cui i calabresi possono andare fieri. 

Ne prendano nota, in Regione, a cominciare dal Presidente Occhiuto.  

ALTRO CHE ADDIO: LA RINASCITA DEI
BORGHI CALABRESI È DAVVERO POSSIBILE

di SILVIO CACCIATORE – In Calabria, c’è chi non ha atteso un segnale dall’alto per decidere se valesse ancora la pena restare. Mentre nei documenti ufficiali si pianifica una lenta uscita di scena per interi territori, lontano dai riflettori alcuni borghi hanno cominciato a costruire futuro con le proprie mani. Niente piani calati dall’alto, nessun colpo di bacchetta. Solo la forza di un’idea condivisa, di un’appartenenza ostinata, di un’urgenza collettiva: non scomparire. Non spegnersi in silenzio.

A Sant’Agata del Bianco, a Pentedattilo, a Bova, la parola “spopolamento” non è stata cancellata. È stata guardata in faccia, compresa, e affrontata con strumenti apparentemente fragili: l’arte, la collaborazione, la memoria, il paesaggio, l’ospitalità. E invece, proprio questi strumenti hanno mostrato di poter aprire spazi nuovi, di invertire tendenze che sembravano irreversibili. Non ovunque, non in tutto, ma abbastanza da dimostrare che una strada diversa esiste.

Se la fine era data per certa, questi tre luoghi dimostrano che non tutti sono disposti a morire in silenzio. E che, quando la politica rinuncia a vedere, la realtà a volte si mette a parlare da sola.

«Nessuno verrà a salvarci, ma nessuno si è mai salvato da solo». Domenico Stranieri, sindaco di Sant’Agata del Bianco, ha deciso di non aspettare. «L’attesa ci ha condannati. Per anni siamo rimasti fermi, paralizzati dall’illusione che prima o poi qualcuno sarebbe intervenuto. E anche quando sono arrivati i fondi per il Sud, spesso sono stati spesi male. Senza visione, senza coscienza». Sant’Agata ha scelto di partire da sé stessa, e da un’idea semplice: la bellezza come forma di resistenza. In un borgo segnato dal cemento, è nato un progetto di rigenerazione urbana ispirato all’opera e al pensiero di Saverio Strati, che in quei luoghi era nato e che aveva scritto la sua Calabria più vera. «Strati credeva che l’arte potesse spiegare meglio della politica le lacerazioni dell’uomo. E noi, partendo da questa intuizione, abbiamo trasformato il paese in una narrazione viva: porte dipinte, murales, installazioni, artisti che raccontano e che curano». Il cemento è stato coperto, la bruttezza fermata, le pareti riscritte.

Ma non era un semplice restyling, è l’estetica “della rivolta”: « Noi crediamo che non possa esserci rivoluzione sociale o politica se non passa anche per una rivoluzione estetica». Il risultato è sotto gli occhi di tutti. A Sant’Agata, dove per anni si chiudeva tutto, oggi si aprono bed and breakfast, ristoranti, pizzerie, quindi posti di lavoro. Segni di una vita che ritorna. Eppure Stranieri non ha illusioni: «Non basta un murales per salvare un paese. Serve una nuova politica nazionale, serve coraggio, serve coerenza». Intanto, nel suo piccolo, lotta. E invita i colleghi a fare altrettanto: «Coinvolgete i cittadini. Coltivate la partecipazione. Perché il miglior sindaco del mondo, se resta solo, non può cambiare nulla».

A Pentedattilo, il principio è lo stesso: non c’è salvezza dall’alto, ma ci si può salvare insieme. E il “simbolo della rinascita” non è un’idea retorica, ma un progetto concreto, che si può toccare con mano. «Chi governa deve governare per tutti, non per una parte sola – afferma Giuseppe Toscano, presidente dell’associazione Pro Pentedattilo -. E noi, da anni, lavoriamo con il Comune, con la Regione, con la Città Metropolitana. Perché il colore politico cambia, ma i paesi restano. E se si vuole farli vivere, bisogna farlo insieme». Oggi, nel borgo incastonato tra le dita di pietra, le botteghe artigiane restano aperte tutto l’anno, l’ospitalità è diffusa, più di venti case private sono state recuperate e restituite ai legittimi proprietari. Le stesse oggi ospitano viaggiatori, eventi, laboratori, momenti di cura del paesaggio.

Anche la natura è diventata parte del progetto: «Creiamo linee tagliafuoco, difendiamo le piante autoctone, proteggiamo un ecosistema fragile. E tutto questo accade mentre ci dicono che questi paesi sono destinati a morire». Pentedattilo, invece, respira. Grazie anche ai campi di lavoro estivi, decine di ragazzi e ragazze da tutta Europa arrivano per restaurare, pulire, conoscere, raccontare. «Abbiamo invertito il paradigma. Ci dicevano che era tutto perduto, e invece siamo ancora qui. E ogni giorno qualcosa rinasce». Per Toscano, l’area grecanica offre due esempi evidenti di ciò che si può fare quando si scommette davvero sulla cultura e sulla cooperazione: Pentedattilo e Bova. «Basta con la narrazione dei borghi da cartolina. Qui si lavora, si accolgono persone, si generano economie. Qui, chi cammina può fermarsi. Chi si perde può ritrovarsi. E chi crede che sia finita, può ancora ricominciare».

Ed anche Bova, appunto, il cuore identitario dell’area grecanica, è riuscita a non spegnersi. Ma non per miracolo, né per decreto. Lo chiarisce bene il vicesindaco Gianfranco Marino: «Non basta essere amministratori illuminati. Serve anche incrociare il treno giusto, nel momento giusto. E poi bisogna essere capaci di salirci sopra, senza paura». Bova ha vissuto una stagione felice, frutto di visione, contingenze favorevoli, continuità. Ma sa bene che non tutti i territori possono dirsi altrettanto fortunati. «Quando il Governo afferma che lo spopolamento è irreversibile, sta semplicemente scattando una fotografia realistica.Ma non può fermarsi lì. Non può dire che ci accompagnerà con dignità verso la fine. Le istituzioni devono pianificare il futuro, non dichiarare la morte assistita dei paesi».

Marino rifiuta i toni della retorica, anche quando riguarda la difesa dei piccoli centri: «La parola “borgo” è diventata un brand. Plastificata. Svuotata. Non serve l’estetica turistica se non si accompagna con il lavoro, con i servizi, con il radicamento». Bova, in questo senso, è una buona pratica, ma non un’isola felice. Lo spopolamento riguarda ormai anche la costa, le città, non è più solo un tema di aree interne. Per questo servirebbe una nuova visione strategica, ma soprattutto uno scatto morale, come lo chiama Marino: «Mettere in campo un cambiamento di cui sai che non vedrai i frutti. Piantare qualcosa per chi verrà dopo. Ecco cosa significa davvero governare in questi luoghi». A Bova, questo passaggio generazionale è avvenuto. Ma non sempre accade. «Noi oggi raccogliamo il testimone di chi ha seminato senza vedere. E ci auguriamo, un giorno, di lasciare lo stesso dono a chi verrà dopo di noi».

Non si tratta di favole consolatorie. Né di eccezioni miracolose da contrapporre alla desertificazione in corso. Le storie di Sant’Agata del Bianco, Pentedattilo e Bova raccontano qualcosa di più profondo: che la fine non è scritta ovunque. E che, dove si è saputo seminare visione, partecipazione e bellezza, qualcosa continua a crescere.

Non basta il racconto dei borghi che resistono. Servirebbe un Paese che li ascolta, li sostiene, li mette al centro di una politica vera. Invece, la strategia attuale è ancora figlia della rassegnazione. C’è chi sceglie di “accompagnare con dignità” lo svuotamento. E c’è chi, senza mezzi e senza clamore, continua a costruire futuro con la forza della comunità.

La differenza, alla fine, è tutta qui. Tra chi firma la resa e chi, ogni giorno, continua a scrivere a matita nuovi inizi. Anche se sa che qualcun altro – un giorno – dovrà ripassarli a penna. (sc)

[Courtesy LaCNews24]

Le potenzialità di S. Agata del Bianco, un modello di rivitalizzazione

di ARISTIDE BAVAUna soddisfazione meritata quella del sindaco di S. Agata del Bianco, Domenico Stranieri per l’assegnazione del Premio Borghinfiore 2024 al suo piccolo ma ridente Comune che, negli ultimi anni, grazie alle sue potenzialità  – come è stato precisato dai componenti della giuria di Borghinfiore – ha  saputo valorizzare non solo il proprio borgo ma anche a contribuire a dare spinta alla Locride e alla Calabria.

«È certamente un riconoscimento che gratifica quanto abbiamo fatto e stiamo facendo in un paesino che, sino a pochi anni addietro, era conosciuto solo perché teatro della nascita del grande Saverio Strati di cui proprio quest’anno ricorre il Centenario della morte e, credo, che sia doveroso ricordarlo in questo momento importante per S. Agata del Bianco, ma anche per la Calabria e per il meridione perché tutti i suoi libri parlano del Sud e della nostra sofferente umanità che si porta appresso aneliti di risorgenza; quello che noi stiamo facendo per S. Agata». 

In effetti il premio Borghinfiore è ampiamente giustificato per quanto ha offerto e sta offrendo S. Agata del Bianco divenuta anche una grande capitale dei “murales” , intrisa di storia, arte e nuova civiltà. Ha arricchito la sua storia con recenti progetti e una grande vena artistica facendo prendere forma diretta al mondo raccontato da Saverio Strati proprio con alcuni murales realizzati con disegni ispirati alle opere dello scrittore e rappresentate nelle pareti delle case del borgo e, finanche sulle porte oltre che sui muri. Tutte cose che il gruppo Borghinfiore ha evidenziato nell’assegnare il prestigioso premio evidenziando che il piccolo borgo aspromontano «è un museo a cielo aperto, una meraviglia agli occhi di chi lo visita, dove l’arte si respira in ogni piazza e viuzza: ed è proprio l’arte che è diventata la fonte di sviluppo economico e turistico del paese».

Decisamente giusti, d’altra parte, gli apprezzamenti del Gruppo Borghinfiore capitanato da Anna Maria Macrì che ha privilegiato il borgo “ricco di sorprese” che, per merito della sua amministrazione comunale, ma anche dei suoi cittadini, ha saputo sfruttare al meglio le sue potenzialità e riesce a valorizzare quello che possiede  divenendo, peraltro, anche «modello per la rivitalizzazione di altri paesi».

Legittimo ricordare che, a parte, le nuove “conquiste” artistiche di cui  S. Agata si è arricchita negli ultimi anni e, in particolare, la suggestiva via delle porte pinte; porte dipinte con motivi ispirati ai libri dello scrittore Saverio Strati, e la stessa Casa dello scrittore (Premio Campiello nel 1977 con il romanzo Il Selvaggio di Santa Venere), ci sono anche importanti luoghi di interesse storico come l’antica  Chiesa  che probabilmente risale al  XVI sec., alcuni importanti palazzi baronali, la cosiddetta Pietra di Sant’Agata, ovvero la roccia dove, in epoca remota, si dice che  la Santa sia apparsa ad un pastore.

E ancora, la montagna e il territorio che fa parte  del Parco Nazionale dell’Aspromonte, il Museo degli artisti santagatesi, dove sono conservate  opere di artisti come Fàbon, Alba Dieni, Antonio Scarfone, Vincenzo Baldissarro, Antonio Zappia, Vincenzo Scarfone e altri.

Insomma, un suggestivo borgo che emana profumo di belle cose e di cultura; e che ha saputo anche fare dell’accoglienza, un altro grande punto di forza.

A Sant’Agata del Bianco successo per le Giornate Fai

di ARISTIDE BAVA  – È stata cronaca di un successo annunciato. Le Giornate Fai d’Autunno  organizzata a S. Agata del Bianco dalla Delegazione Fai Locride e Piana sotto la guida di Titty Curinga, sono state salutate da notevoli presenze ed hanno riscosso un enorme successo.

L’evento, peraltro, inquadrato nelle manifestazioni dedicate al Centenario della nascita dello  scrittore calabrese Saverio Strati, ha attirato centinaia di visitatori, non solo arrivati per rendere omaggio ad uno dei protagonisti della letteratura italiana del novecento ,a anche richiamati dal fascino dei “tesori” del borgo interno della Locride che da anni vengono esaltati con manifestazioni di vario genere che hanno fortemente rivitalizzato S. Agata del Bianco arricchita anche da prestigiosi murales che  decorano le strette vie del borgo.

La cittadina guidata dal sindaco Domenico Stranieri  è diventata una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto, che è riuscita a celebrare visivamente i temi e i personaggi delle opere di Strati grazie anche alla forte collaborazione degli stessi cittadini e soprattutto di  artisti locali e internazionali che hanno contribuito a trasformare il paese in un omaggio permanente allo scrittore e alla sua terra.

I visitatori adesso richiamati dalle Giornate Fai hanno così potuto ammirare, tra le altre cose , attraverso colori e immagini  la fatica del lavoro, la migrazione e la vita contadina, temi centrali nella produzione letteraria dell’autore, in visite guidate di appositi volontari che, durante l’evento,  hanno illustrato come ogni opera visiva si connetta ai testi di Strati.

E il rapporto  tra narrativa e arte visiva ha reso l’esperienza profondamente immersiva, permettendo di esplorare le tematiche sociali e culturali tanto care allo scrittore. Oltre ai murales, è stata fortemente apprezzata la bellezza architettonica del borgo e la possibilità offerta ai visitatori   di assistere a mostre, momenti musicali e letture inedite. La fusione tra arte di strada e letteratura ha offerto una visione certamente piacevole e singolare  del territorio, trasformando la giornata in un evento di particolare interesse culturale e sociale.

La stessa presidente della Delegazione Fai Locride e Piana, Titty Curinga, particolarmente soddisfatta della riuscita della manifestazione ha sottolineato l’importanza di valorizzare il patrimonio artistico e letterario: «Sant’Agata del Bianco rappresenta – ha detto – un ponte tra passato e presente. Grazie all’entusiasmo di visitatori e volontari, abbiamo riscoperto e condiviso un patrimonio che appartiene a tutti noi».

Un successo di ampie proporzioni che ha dimostrato come l’arte e la cultura possano rivitalizzare un territorio, facendo di un piccolo borgo un punto di riferimento culturale.

A conclusione dell’evento i giustificati ringraziamenti della nutrita delegazione Fai al sindaco Domenico Stranieri, all’Amministrazione comunale, e ai volontari  che hanno reso possibile la bella giornata, che ha consentito a tanta gente di apprezzare  un fascinoso  luogo di bellezza, creatività e memoria vivente. (ab)

SANT’AGATA DEL BIANCO, UN MODELLO PER
LA RIGENERAZIONE URBANA DEI BORGHI

di SANTO STRATI – Sant’Agata del Bianco non è soltanto il paese aspromontano che ha dato i natali allo scrittore Saverio Strati, ma, oggi, è un esempio riuscito di rigenerazione urbana. Un modello che dovrebbero imitare e mettere in pratica il Presidente della Regione e il sindaco Metropolitano di Reggio contro lo spopolamento dei borghi e la valorizzazione del capitale umano che essi conservano.

Non so se Roberto Occhiuto e Giuseppe Falcomatà siano andati negli ultimi anni a Sant’Agata del Bianco, nel caso rimedino al più presto e si facciano guidare dal giovane e intrepido sindaco Domenico Stranieri: è un “cicerone” straordinario, appassionatamente convinto della necessità di ridare ai cittadini lo spazio vitale della sua città, utilizzando – ahimè – solo valentissimi ed eccezionali volontari non pagati ma non per questo meno prodighi di attenzioni e impegno verso un territorio, che, a ben ragione, appartiene a loro.

Ero stato a Sant’Agata più di 50 anni fa, giovane cronista, di ritorno da San Luca dove una terribile alluvione aveva completamente devastato il paese di Corrado Alvaro. Ero curioso di vedere questo piccolo angolo d’Aspromonte, stuzzicato dall’idea di uno scrittore in ascesa che portava il mio stesso cognome (ma nessun legame di parentela) che sapevo nato lì e andato via molti anni prima. M’incuriosiva il fatto che in un così piccolo spazio di territorio (San Luca – Bianco – Bovalino) ci potesse essere una così ampia presenza “letteraria”. Era il 1972, Saverio Strati aveva pubblicato già diversi libri che mi avevano intrigato (soprattutto Tibi e Tascia) e stava lavorando a Noi Lazzaroni. A San Luca c’era la meravigliosa “presenza” di Alvaro e a Bovalino Mario La Cava “marcava” il territorio con una prosa efficace, avendo già delineato i Caratteri dei calabresi. A vent’anni mi era difficile non restare affascinato dall’idea di tre scrittori nati in Aspromonte di cui due in corsa verso il successo nazionale (Alvaro aveva già raggiunto l’apice del successo).

Sant’Agata – nei ricordi che sono ritornati limpidi appena ho rimesso piede nel borgo – mi era apparsa come tanti altri paesi abbandonati (nel senso della trascuranza da parte degli amministratori): strade acciottolate, rotte, mura scrostate, le immancabili pareti esterne con mattoni a vista (in Calabria mancano sempre i soldi per l’intonaco esterno), un paese di anziani. Chiesi di Saverio Strati, ma solo qualche maturo contadino ricordava vagamente che era nato lì uno che scriveva libri ma viveva da tanto tempo al Nord. Erano altri tempi, sia chiaro, le notizie avevano un loro lento percorso, c’era un solo canale televisivo e di Calabria non parlava mai nessuno se non in occasione di morti ammazzati di mafia o di tragedie naturali come l’alluvione. Terra di fiumare e di devastazioni, di fiumi che facilmente rompevano gli argini e allagavano le campagne. Ma quella di San Luca nella memoria storica superava tante altre alluvioni e devastazioni.

Il ritorno a Sant’Agata, però, mi riserva una sorpresa straordinaria: non ci sono più le polverose strade di ciottoli e l’antico borgo, il centro cittadino, intorno alla casa natale di Saverio Strati, è un meraviglioso museo all’aperto, con tanti murales e una quantità incredibile di sculture di metallo realizzate da un artista autodidatta, Antonio Scarfone, che raccoglie i rottami di ferro e dà loro una intensa ed eccezionale dignità artistica. Scarfone, peraltro, è anche l’ideatore, di fronte alla casa natale di Strati, di un “Museo delle cose perdute” che raccoglie testimonianze di vita, segni di una civiltà contadina che suggeriscono al visitatore un percorso di grande suggestione. Ma è tutto il paese che è un museo all’aperto, dove la rigenerazione urbana (pur in assenza totale di fondi  e basterebbero appena poche decine di migliaia di euro) compie un miracolo che deve divenire un modello per tanti altri borghi.

C’è voluta la testardaggine del sindaco Stranieri per ridare vita a un paese dimenticato e abbandonato, creando un’atmosfera di luce e di colore che da sola esprime il senso della gioia di vivere, soprattutto in un piccolo borgo. E attraversando i viottoli del centro storico si è affascinati dalla ricchezza di vitalità che muri un tempo scrostati oggi promanano, si è ammaliati dalle “porte pinte” che sono chiuse ma esprimono il grande senso di libertà che l’arte, un disegno, una scultura riescono a infondere nel visitatore. Non è turismo di massa, ma diviene passione e attenzione per un territorio rigenerato, dove i giovani artisti del luogo (quasi tutti autodidatti) hanno potuto far sgorgare il loro talento e raccontare con una narrazione pittorica il sentiment che accompagna le suggestioni del cuore.

Non bisogna aver letto Saverio Strati per appropriarsi, con autentica gioia, della ricchezza di queste case, di queste mura, di queste stradine dove il colore ha dato una dimensione nuova e unica. Ma poi, naturalmente, viene da sé il bisogno di cercare (e trovare) nelle pagine di Saverio Strati le emozioni e le suggestioni appena vissute.

Sant’Agata del Bianco domina la fiumara La Verde e le montagne all’orizzonte sembrano colorate di blu: è una sensazione di grande respiro quella che prende il visitatore, che non può fare a meno di innamorarsi di questo borgo, dove il tempo sembra essersi fermato per creare uno spazio infinito dove dimenticare i quotidiani affanni. Certo, la visita guidata dal sindaco o da uno dei tanti volontari diventa un elemento essenziale per gustare e poter raccogliere il messaggio che è ancora possibile una qualità della vita lontana dal logorio di corse infinite. Corriamo tutti, senza una vera e propria ragione, corrono tutti, corriamo anche noi, trascurando la bellezza della natura che in luoghi come Sant’Agata sono a portata di tutti: non ci accorgiamo di come sprechiamo gran parte della nostra vita trascurando quanto di bello e vitale abbiamo intorno.

Il miracolo di Domenico Stranieri – perché, sia chiaro, di miracolo si tratta – di far rinascere senza risorse il centro storico di Sant’Agata è qui davanti agli occhi di chiunque voglia avventurarsi a scoprirlo: ci son voluti la passione, l’ostinazione, l’entusiasmo di un giovane sindaco a compiere quella rigenerazione urbana di cui tutti amano oggi parlare, senza poi far seguire le azioni concrete, le realizzazioni.

Ecco la ragione per la quale Sant’Agata deve diventare un punto di riferimento essenziale per chiunque abbia voglia di far rinascere e prosperare un territorio: la Regione deve finanziare le opere necessarie per rendere stabile il precario, per dare ossigeno a un paese che merita di farsi scoprire. E il pretesto dell’aver dato i natali a uno dei più grandi autori del Novecento (la rivalutazione di Saverio Strati, grazie al cielo, è già partita) non sarà solo un elemento di orgoglio, ma un modello di trasformazione del modo di sostenere iniziative di cultura nel e del territorio. Non sono i murales a fare di Sant’Agata un borgo di straordinaria bellezza (ce ne sono a Diamante e in molti altri centri della Calabria che hanno fatto della street art un itinerario narrativo per il territorio) ma è l’idea che sta alla base che è vincente.

Domenico Stranieri ha coltivato il talento dei giovani locali, ha motivato cantastorie (uno di essi, Romano Scarfone, straordinario cantore, ha accompagnato con la sua chitarra e la sua musica la mia visita), ispirato iniziative, ha reso fruibile un territorio abbandonato: è questa la scelta vincente. Il borgo diventa centro di attrazione, per i giovani opportunità di lavoro e di crescita, per i bambini un segnale, un’indicazione-promemoria per non dimenticare le tradizioni, per gli anziani rivivere nelle strade e per le vie l’orgoglio dell’appartenenza e la sensazione di avere vissuto un sogno che si chiama vita, tra le mura di casa e gli odori, i profumi, i colori del cielo. Sant’Agata esprime tutto questo e merita la massima attenzione perché il suo modello – lo ripeto – è decisamente vincente.

Questo è il percorso intelligente per la rigenerazione della Calabria e dei suoi tantissimi, meravigliosi, borghi. Riscoprirne l’essenza vitale, valorizzare case, strade, angoli di suggestione unica. Un obiettivo neanche tanto difficile da raggiungere: le migliaia di bambini che le scuole della zona fanno arrivare in gita a Sant’Agata del Bianco sono il punto di partenza di un itinerario che fa scoprire la cultura dei borghi, ma esalta, allo stesso tempo, la cultura, la voglia di conoscenza che le nuove generazioni non nascondono. La scuola è determinante nella formazione dei nostri futuri concittadini, che si sentiranno, anche loro, figli di una terra meravigliosa ma un po’ matrigna (perché fa scappare i suoi figli), con l’orgoglio  di quella calabresità che Corrado Alvaro prima, Saverio Strati poi e insieme tanti altri autori nati in Calabria hanno saputo trasmettere. (s)

L’OPINIONE / Domenico Stranieri: A Sant’Agata i 100 anni di Strati si celebrano col popolo e senza politici

DI DOMENICO STRANIERI – Per il 28 novembre 2023, viene convocata, presso la Cittadella Regionale di Catanzaro, la prima riunione del Comitato per celebrare i 100 anni dalla nascita dello scrittore Saverio Strati. Il 9 agosto 2024, dalla Regione Calabria, ci dicono di rimodulare la proposta progettuale (che inviamo ininterrottamente da aprile) con un taglio dei fondi del 50%.

Saverio Strati avrebbe compiuto 100 anni il 16 agosto 2024. Probabilmente è stato il più grande scrittore calabrese del secondo Novecento, sicuramente un grande autore della letteratura italiana ed europea (le sue opere sono state tradotte in moltissime lingue) L’Amministrazione comunale di Sant’Agata del Bianco, ad una settimana dalla celebrazione del sopracitato centenario, comunica che non invierà più nessuna proposta progettuale alla Regione Calabria. Forse Strati sarebbe stato d’accordo con noi!
Sant’Agata è abituata a realizzare eventi senza alcun finanziamento, senza protezioni, senza politici regionali di riferimento. Sant’Agata, con i suoi artisti ed i suoi volontari, ha resistito alla boria di chi doveva “ridimensionarla” perché “ha alzato troppo la testa”, perché si sta “parlando un po’ troppo di questo Comune”.
Rinunciamo quindi a 250.000 euro e cancelliamo parte del nostro programma estivo (dal 13 agosto in poi). Tuttavia, Strati sarà ugualmente ricordato. E lo faremo con la gente, senza politici, come probabilmente avrebbe preferito lo scrittore. Lo faremo senza passerelle, senza retorica, cercando di assomigliare a tutto ciò che abbiamo detto in questi anni in cui abbiamo realizzato manifestazioni culturali, incontri con le scuole, murales ed un Festival che, prendendo spunto dal cognome di Strati, si chiama “Stratificazioni”. Ci dispiace per la nuova Assessora regionale con delega alla cultura che, in questi ultimi giorni, si è impegnata telefonandoci tante volte. Ma il tempo, secondo noi, è scaduto.
Tra una settimana ci vediamo nella sala consiliare del Comune di Sant’Agata del Bianco. Strati è stato di nuovo ferito dalla sua terra? Non è una novità. E capiterà ancora ad altri. In questo pezzo di Sud in cui, alla fine di ogni battaglia, rimane sempre l’eco di qualcosa di non risolto. (ds)
[Domenico Stranieri è sindaco di Sant’Agata del Bianco]

SANT’AGATA DEL BIANCO (RC) – Seconda tappa per Derive 2023

È partita col botto la sesta edizione del Derive Festival, organizzato e promosso dall’associazione Laboratori Musicali di Reggio Calabria. Il 14 luglio il pubblico del Parco di Ecolandia ha abbracciato la prima tappa con il concerto di Marina Rei. Un live coinvolgente e di successo che ha travolto persino gli orgizzatori. Forte di questo primo appuntamento il festival si prepara alle altre due tappe nella provincia.

Derive giunge così alla sua sesta edizione; un festival coraggioso che ha scelto di andare avanti anche negli anni di forti limitazioni organizzative dovute allo stato di pandemia da Covid-19. Si tratta del primo festival immaginato itinerante, di musica divergente e trekking urbano dell’area metropolitana di Reggio Calabria. Una rassegna forte di quattro tappe estive, alle quali si aggiungono due appuntamenti invernali, previsti entro il mese di dicembre che confermano il desiderio degli organizzatori di andare oltre il periodo estivo nella valorizzazione del territorio metropolitano.

Per l’edizione 2023 sono sei i comuni ospitanti insieme al coinvolgimento in sinergia d’azione con diverse associazioni locali: concerti, trekking urbani e reading musicali faranno quindi tappa nei comuni di Reggio Calabria, Scilla, Locri, Sant’Agata del Bianco, Santo Stefano D’Aspromonte e Villa S. Giovanni.

Sarà il borgo di Sant’Agata, il prossimo 5 agosto, dalle 22.30 a ospitare il live di Fabio Macagnino “Sangu” trio. Una sinergia musicale che nasce in conseguenza all’ultimo progetto discografico dell’artista che porta alle estreme conseguenze un percorso musicale che ruota intorno alla musica popolare della Locride, attingendo a sonorità e ritmiche che, indicano il passato, ma suggeriscono il futuro, facendosi ispirare dai dialetti. Con Fabio Macagnino sul palco ci saranno Gabriele Macrì e Rocco Montepaone. Il live del Trio si ispira all’album “Sangu”: un concerto “sanguigno”, a tratti animalesco e punk, in cui sono presenti strumenti musicali tradizionali (come lira calabrese, il marranzano, la zumpettara, la pipita) accostati a strumenti elettrici che danno consistenza materica al suono.

La tribù del festival abbraccerà la cittadina del sindaco Domenico Stranieri, grande sostenitore anche quest’anno della manifestazione. Un secondo appuntamento anche col trekking che approda nell’incantevole Sant’Agata del Bianco, borgo della Calabria che con la street art promuove la cultura e la bellezza del luogo. Visiteremo quindi la piccola capitale dei “murales”, il museo delle cose perdute, il giardino del pensiero ed infine la piazzetta Tibi e Tàscia dove si terra il concerto di Fabio Macagnino “Sangu” trio.

Patrocinato dalla Città metropolitana di Reggio Calabria e dal Comune stesso, il Festival si avvale inoltre della vicinanza di partner esecutivi di prestigio quali la Fondazione “Giuseppe Marino”, e i partners commerciali Malavenda Cafè, Class Gioielli e Vumbaca auto.

La prossima tappa estiva di Derive sarà a Santo Stefano d’Aspromonte il 16 agosto con il concerto del Parto delle nuvole pesanti. (rrc)

Sabato a Sant’Agata del Bianco torna il Festival Stratificazioni

di ARISTIDE BAVA – Sabato 5 agosto si darà il via a S. Agata del Bianco, centro interno della Locride ormai ben noto per i vari murales che sono stati realizzati nelle sue suggestive vie, e che sono notevole richiamo anche per i forestieri, il Festival  Stratificazioni, epicentro del programma delle manifestazioni estive.

L’Amministrazione comunale di S. Agata del Bianco,  guidata da Domenico Stranieri ha programmato, quest’anno, un programma caratterizzato da interessanti eventi culturali e musicali che arricchiranno “Stratificazioni” e che registreranno anche sul piano culturale la presenza di vari scrittori oltre ad alcuni artisti di riconosciuto talento come il  comico Rocco Barbaro e la talentuosa cantante Karima. Particolarmente attesi anche i concerti di Fabio Macagnino e del gruppo Parafonè.

Il programma estivo di S. Agata del Bianco, partirà alle ore 21.30 di sabato con l’appendice della presentazione del libro Inventario delle ombre di Domenico Talia, Con l’autore dialogherà Vincenzo Stranieri. Alle ore 22.30 poi un concerto di Fabio Macagnino. Quindi il 10 agosto è previsto, alle ore 22, in piazza del Popolo uno spettacolo della scuola di danza A.Jo.D.; l’11 agosto sempre in Piazza del Popolo alle ore 22.30 Parafonè in Concerto. Il 18 agosto nel Borgo antico un omaggio al Festival Stratificazioni con la presenza alle ore 21.30 del complesso Azucar live Music e alle 22 uno spettacolo di Rocco barbaro. Il 19 agosto, sempre per il  Festival Stratificazioni Karima in concerto mentre il 21 agosto, alle ore 21.15 la presentazione del libro L’atomo inquieto di Mimmo Gangemi con il quale diaologherà Domenico Talia. Poi alle 22.30 grande chiusura con il Concerto Taranta Band di Romano Scarfone(ab)

A Sant’Agata del Bianco la prima Comunità energetica

di ARISTIDE BAVA – Aristide Bava
L’amministrazione comunale di Sant’Agata del Bianco, che da anni sotto la guida del sindaco Domenico Stranieri ha creato un importante percorso culturale e artistico che rievoca le opere dello scrittore Saverio Strati, ha presentato, nei giorni scorsi la “Comunità Energetica Rinnovabile Sant’Agata del Bianco”.

Si tratta – ha precisato Stranieri durante l’incontro – di una delle prime Comunità Energetiche della Calabria e la prima del territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Il sindaco Stranieri ha evidenziato che: «Viviamo in un mondo in cui il tema dell’energia è una questione politica, nel senso alto del termine, ovvero come capacità di progetto e di visione non solo del futuro ma anche del presente. Per questo tutti i territori, anche i meno dotati dal punto di vista economico e tecnologico, hanno il dovere di pensare a nuove forme di energia rinnovabile».

A relazionare, oltre al primo cittadino sono stati anche il vicesindaco Eugenia Mesiano e gli ingegneri della società People Energy di Rende, che hanno collaborato con il Comune di Sant’Agata per concretizzare l’importante progetto. È stato precisato che, proprio la cooperazione con la People Energy, iniziata a novembre 2022, è stata decisiva per avviare lo studio del territorio comunale e lavorare con professionalità per istituire ufficialmente, ai sensi del Codice Civile, la Comunità Energetica. Come hanno spiegato anche i responsabili della società People Energy, la “Comunità Energetica Rinnovabile Sant’Agata del Bianco” si propone di operare nel campo sociale, culturale ed istituzionale al fine di promuovere: la tutela dell’ambiente, il risparmio energetico, la diffusione delle fonti di energia rinnovabile, la produzione di energia sul territorio, l’autosufficienza energetica, l’efficientamento energetico e il contrasto alla povertà energetica.

Il vicesindaco Mesiano, dal canto suo, soddisfatta per il traguardo raggiunto, ha ringraziato l’Ufficio Tecnico del Comune di Sant’Agata e gli ingegneri della società People. (ab)

SANT’AGATA DEL BIANCO (RC) – Il Comune aderisce a cinque progetti per la promozione del territorio

Il Comune di Sant’Agata del Bianco ha aderito a cinque progetti per potenziare la promozione del territorio a livello turistico, culturale e gastronomico.

Lo ha reso noto l’assessore comunale al Turismo, Jaime Gonzales Molina, che ha illustrato i progetti: «Club di Prodotto Turistico, assieme alla Camera di Commercio di Reggio Calabria, la Città Metropolitana ed una rete di agenzie e tour operator della provincia di Reggio Calabria. Grazie a Eleonora Uccellini per la visita d’ispezione; Progetto Distretto Turistico Locride, assieme all’Ente Gal Terre Locridee; Progetto sostegno alla “Candidatura della Locride come Capitale Italiana della Cultura 2025”, assieme anche al Gal e all’Associazione Officine delle Idee di Cosenza; Progetto Saperi e Sapori dell’Associazione Night & Day di Bovalino e Progetto Sant’Agata dell’agenzia Universal Travel di Bianco». (rrc)