SCUOLA, IL CASO AGNANA: MANCANO I BIMBI
«AIUTATECI A POTER AVERE UN FUTURO»

di VINCENZO IMPERITURA – Da una parte Agnana, un micropaese dell’interno prosciugato dallo spopolamento e che lotta, come ogni anno, per tenere aperta almeno la scuola primaria. Dall’altra, pochi chilometri più a nord, Camini, un altro paesino appollaiato sulle colline della Locride, che di bambini, grazie ai progetti di accoglienza attivi da più di dieci anni, ne ha talmente tanti che vorrebbe attivare il tempo pieno (e non può) e potrebbe permettersi di riaprire anche le scuole medie, se solo ci fosse una struttura adatta ad accogliere gli studenti.

Nella Locride dei paesini con meno di mille abitanti, l’apertura ufficiale delle iscrizioni per i bimbi che dovranno iniziare il loro percorso scolastico dal prossimo settembre, mette a nudo autentici paradossi e evidenzia i problemi di sempre: carenza di servizi e spopolamento su tutti.

Il caso Agnana: «Iscrivete qui i vostri figli»

Poco meno di 450 abitanti e una percentuale di nuove nascite da prefisso telefonico, l’amministrazione della piccola Agnana lotta come ogni anno per convincere i pochi genitori residenti a iscrivere nella scuola primaria del paese i propri figli. Una lotta spesso impari in un centro che negli anni ha perso molti servizi essenziali, ma che tra alti e bassi, è comunque riuscita a garantire l’esistenza delle elementari adottando il sistema della multiclassi. Attualmente sono in sette i bambini che frequentano la primaria, tutti riuniti in un’unica classe che abbraccia l’intero percorso dalla prima alla quinta. E a settembre, dovrebbero essere due i nuovi piccoli studenti che siederanno sui banchi delle elementari. Numeri più che risicati e che potrebbero mettere a rischio l’esistenza stessa della scuola (anche se il fatto di trovarsi a più di 10 chilometri dal paese più vicino dovrebbe agire da scudo contro l’ipotesi chiusura). Numeri che hanno portato il primo cittadino Pino Cusato, a lanciare un appello rivolto anche alle famiglie dei paesini del circondario: «Vi invito a un gesto di grande valore per il nostro territorio – scrive il sindaco – sostenete l’istituzione scuola nella nostra comunità. Vi chiedo di considerare con attenzione la possibilità di iscrivere i vostri bambini nella scuola di Agnana. È un modo per dare forza e futuro al nostro paese, preservando un luogo educativo e formativo vicino a casa».

Un appello accorato che si scontra però con le esigenze dei genitori, che spesso trovano più conveniente portare i piccoli sulla costa, a Siderno (circa mezz’ora di tragitto su una provinciale da brividi) facendoli così continuare un percorso iniziato già nella scuola dell’infanzia.

«Da anni la nostra scuola per l’infanzia è chiusa per mancanza di bambini. Nel 2024 ci sono state solo due nuove nascite – dice a LaC News24 il primo cittadino – ma sarebbe bello poterla riaprire. Anche perché molti genitori, a causa di questa mancanza, sono costretti a portare i loro bimbi a Siderno e poi sono gli stessi piccoli a volere continuare lì il percorso iniziato assieme ai loro compagni. Spero che l’appello porti i suoi frutti, la scuola rappresenta un presidio che non possiamo permetterci di perdere. Noi siamo disposti anche a riprenderci lo scuolabus per andare a prenderli a casa. Attualmente lo abbiamo dato in concessione al comune di Gerace perché non eravamo più in grado di sostenerne le spese».

Il paradosso Camini: i bimbi ci sono ma non si può attivare il tempo pieno

E se ad Agnana il rischio di chiudere uno dei pochi servizi ai cittadini rimasto ancora in piedi è concreto, pochi chilometri più a nord le cose hanno preso decisamente un’altra piega. Meno di 800 abitanti tra Caminesi e migranti inclusi nei tanti progetti di accoglienza attivati in paese (più una cinquantina di persone che dai progetti sono ormai usciti ma che a Camini hanno deciso di rimanere), nel piccolo centro appollaiato sulle colline della Locride i bambini non mancano per niente, anzi: due le sezioni aperte nella scuola dell’infanzia presente in paese (per un totale di circa 30 piccoli studenti) e un percorso nella primaria che prevede una multi classe solo per i bimbi del quarto e del quinto anno.

«Per la verità vorremmo potere effettuare anche il tempo pieno – racconta a LaC News24 il sindaco di Camini Giuseppe Alfarano – ed eravamo anche riusciti ad ottenere un buon finanziamento per costruire, accanto alla scuola, una piccola mensa che ci avrebbe consentito di tenere aperti i corsi anche nel primo pomeriggio. Ma di traverso si è messa l’autorità di bacino con le nuove disposizioni dettate dal rischio idraulico. Noi, dopo l’alluvione del 2000, abbiamo investito tanto per sanare il dissesto ma loro hanno ignorato tutti i nostri sforzi e ora, con questi nuovi vincoli, non possiamo andare avanti. Quasi certamente perderemo il finanziamento. E, temo, anche l’ipotesi del tempo pieno: nessuna azienda è disposta ad arrampicarsi fino a Camini per garantire pochi pasti. I bambini non mancano, è il resto che non funziona. Noi avremmo i numeri anche per riaprire le scuole medie, chiuse oramai da quaranta anni, ma non abbiamo più una struttura adeguata. Quella vecchia ora ospita la biblioteca, il centro anziani e un ambulatorio medico». (vi)

[Courtesy LaCNews24]

Uil Calabria e Uil Scuola: Dimensionamento scolastico è un risparmio sulla pelle di studenti

Per la Uil Calabria e Uil Scuola il dimensionamento scolastico, «presentato come un’operazione di razionalizzazione e ottimizzazione, rappresenta in realtà un grave attacco al diritto all’istruzione, alla qualità del lavoro nel settore scolastico e alla vita quotidiana di studenti e famiglie».

«È evidente – ha detto Mariaelena Senese, segretaria generale della Uil Calabria – che l’unico vantaggio derivante da questa operazione riguarderà le casse dello Stato, che risparmieranno risorse economiche a scapito delle comunità locali. Tuttavia, ciò che il governo definisce un risparmio si tradurrà in un costo sociale elevatissimo, con conseguenze dirette sulla tenuta del sistema scolastico, già messo a dura prova da anni di tagli e mancanza di investimenti strutturali».

«Questa riorganizzazione – per la Uil, che ha espresso la propria contrarietà – comporterà accorpamenti e scorpori che aumenteranno il carico di lavoro per dirigenti scolastici, personale docente e Ata. Il personale vedrà peggiorate le proprie condizioni lavorative, con meno stabilità, maggiore precarietà e un aumento delle responsabilità senza adeguati riconoscimenti economici o professionali».

«Per gli studenti, invece – hanno detto i sindacati – il dimensionamento si tradurrà in una riduzione dell’offerta formativa e in un aumento delle difficoltà logistiche. Gli accorpamenti scolastici rischiano di allontanare ulteriormente le scuole dai territori periferici e montani, aggravando le disuguaglianze territoriali e penalizzando le aree interne della Calabria».

«Le famiglie, soprattutto quelle meno abbienti – si legge nella nota – saranno costrette a sopportare maggiori costi per gli spostamenti e difficoltà organizzative che renderanno ancora più complessa la conciliazione tra scuola e lavoro. Questo processo indebolirà il ruolo della scuola come presidio culturale e sociale nei territori più fragili, svuotandoli ulteriormente di servizi essenziali».

«La Uil Calabria e la Uil Scuola Calabria denunciano, con forza – prosegue la nota – la miopia di queste scelte politiche, che non guardano al futuro del Paese e alla necessità di rafforzare il sistema scolastico come motore di crescita sociale ed economica. Il nostro territorio ha bisogno di investimenti per potenziare la qualità della didattica, migliorare le infrastrutture scolastiche e garantire la presenza capillare di scuole in ogni angolo della Calabria».

«Ma non solo, nel momento in cui si sono perse le autonomie in deroga le Provincie e la Regione – ha dichiarato Andrea Codispoti, segretario generale della Uil Scuola Calabria – non hanno inteso rivedere il piano di ridimensionamento dello scorso anno per rimediare ad alcune storture e, soprattutto, non hanno nuovamente coinvolto nelle decisioni i sindacati del comparto scuola che sono gli unici a conoscere veramente la realtà della rete scolastica calabrese».

«La scuola – hanno concluso i due sindacalisti – non può essere trattata come una voce di bilancio da tagliare, ma deve tornare al centro dell’agenda politica regionale e nazionale». (rcz)

SCUOLA, NUOVE NORME PER L’ISCRIZIONE
SCEGLIERE CON ATTENZIONE L’INDIRIZZO

di GUIDO LEONECome ogni anno, nel mese di gennaio genitori e studenti sono alle prese con i rebus delle iscrizioni.

Il timer per effettuare la scelta della scuola per il prossimo anno scolastico 2025/2026  scatterà martedì 21 e si concluderà entro le 20 di lunedì 10 febbraio.

Le famiglie avranno quasi un mese di tempo per scegliere la scuola dei propri figli.

Una novità importante riguarda la modalità di presentazione delle domande: per le classi iniziali della scuola primaria, secondaria di primo e secondo grado statale, le iscrizioni avverranno esclusivamente online tramite la piattaforma Unica.

La digitalizzazione del processo mira a semplificare le procedure per le famiglie, rendendo più agevole l’accesso ai servizi scolastici.

Per accedere alla piattaforma Unica, i genitori dovranno utilizzare le credenziali SpidCieCns o eIDAS. Tuttavia, non tutte le iscrizioni seguiranno la procedura online. Le domande per la scuola dell’infanzia dovranno essere presentate in formato cartaceo presso le segreterie scolastiche.

La piattaforma Unica offre, anche, strumenti utili per l’orientamento, come la funzione “Cerca la tua scuola”, per aiutare le famiglie nella scelta dell’istituto più adatto. Contiene informazioni preziose per la scelta delle famiglie. Il Piano è il documento costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche e contiene la progettazione curriculare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell’ambito della loro autonomia.

Per tutti gli studenti delle classi intermedie il passaggio alla classe successiva avviene d’ufficio a cura della scuola.

Le novità

Due le novità rispetto allo scorso anno. La prima è che alla primaria dal prossimo anno l’educazione motoria sarà introdotta in quarta con due ore in più a settimana. Questo incremento orario non riguarderà il temo pieno, poiché le ore di educazione motoria rientrano nelle 40 ore settimanali.La seconda novità riguarda l’attivazione da parte delle scuole di percorsi ordinamentali a indirizzo musicale che però dovrà essere autorizzata dall’USR con relativa assegnazione dell’organico.

All’atto dell’iscrizione si potrà esprimere l’opzione per tale percorso, ma l’accoglimento verrà comunicato successivamente.

Iscrizioni Scuola dell’Infanzia

La scuola dell’infanzia accoglie bambini di età compresa tra i tre e i cinque anni compiuti entro il 31 dicembre dell’anno scolastico di riferimento (per l’anno scolastico 2025/2026 entro il 31 dicembre 2025). 

Possono, altresì, a richiesta dei genitori e degli esercenti la responsabilità genitoriale, essere iscritti bambini che compiono il terzo anno di età entro il 30 aprile 2026. Non è consentita, in alcun caso, anche in presenza di disponibilità di posti, l’iscrizione alla scuola dell’infanzia di bambini che compiono i tre anni di età successivamente al 30 aprile 2026.

Gli orari di funzionamento della scuola dell’infanzia sono pari a 40 ore settimanali; su richiesta delle famiglie l’orario può essere ridotto a 25 ore settimanali nella fascia del mattino o elevato fino a 50 ore, nel rispetto dell’orario annuale massimo delle attività educative.

Si rammenta che è possibile presentare una sola domanda di iscrizione.

Iscrizioni Scuola Primaria

Sarà possibile iscrivere alle classi prime della scuola primaria i bambini che compiono 6 anni di età entro il 31 dicembre 2025.

I genitori possono iscrivere i bambini che compiono sei anni di età entro il 30 aprile 2026. Tale decisione dovrebbe essere presa tenendo conto delle indicazioni e degli orientamenti forniti dai docenti delle scuole dell’infanzia precedentemente frequentate dai bambini.

In subordine rispetto all’istituto scolastico che costituisce la prima scelta, si potranno indicare ,all’atto dell’iscrizione, fino ad un massimo di altri due istituti.

All’atto dell’iscrizione, le famiglie esprimeranno le proprie opzioni rispetto alle possibili articolazioni dell’orario settimanale che può corrispondere a 24 ore, 27 ore (elevabili fino a 30) o 40ore (tempo pieno).

Iscrizione Secondaria di I grado

Nella scuola secondaria di primo grado, al momento dell’iscrizione, le famiglie esprimeranno la propria opzione rispetto all’orario settimanale, che può essere articolato su 30 ore oppure su 36 ore, elevabili fino a 40 ore (tempo prolungato) in presenza di servizi e strutture idonee a consentire lo svolgimento obbligatorio di attività didattiche in fasce orarie pomeridiane. In subordine rispetto all’istituto scolastico che costituisce la prima scelta, si potranno indicare, all’atto di iscrizione, fino a un massimo di altri due istituti.

Iscrizione Scuola Secondaria di II grado

Nella scuola secondaria di secondo grado, le famiglie effettueranno anche la scelta dell’indirizzo di studio, indicando l’eventuale opzione rispetto ai diversi indirizzi attivati dalla scuola. In subordine rispetto all’istituto scolastico che costituisce la prima scelta, si potranno indicare fino ad un massimo di altri due istituti.

Le opzioni per le Scuole superiori

Non c’è dubbio che l’ansia, però, colpisce di più i genitori dei ragazzi che dovranno iscriversi alla scuola superiore.

Dopo la riforma Gelmini, come si sa, gli indirizzi delle superiori si sono notevolmente snelliti. Sette indirizzi per chi sceglie il Liceo: Classico, Scientifico (con l’opzione scienze applicate e, anche, la sezione ad indirizzo sportivo), Liceo del Made in Italy, Linguistico, delle Scienze Umane (con l’opzione Economico sociale), Artistico (con sei opzioni) e Coreutico e musicale.

Gli studenti che scelgono la formazione tecnica possono optare tra due indirizzi di studio: Istituto tecnico economico (suddiviso a sua volta in due indirizzi) e Istituto tecnico tecnologico, suddiviso in nove indirizzi.

Per la scuola professionale si può optare tra 11 indirizzi. Per quanto riguarda i licei musicali e coreutici l’iscrizione avviene solo con il superamento di una prova attitudinale. Quindi, si consiglia ai genitori di capire cosa vuole fare il figlio e avere ben chiara la distinzione fra istituto tecnico, professionale e liceo.

Quali sono i numeri di questa operazione a Reggio e in Provincia

In uscita dalla scuole dell’infanzia statali nella provincia di Reggio Calabria sono circa 2.100 bambini per accedere alla scuola primaria (cui vanno ad aggiungersi i provenienti dalle private e dalle paritarie); dalla quinta elementare giungeranno alle prime classi della media inferiore  circa 4.500 allievi. Quasi  5.300, invece, gli alunni che, superati gli esami di licenza, dovranno iscriversi alle prime classi delle superiori. Da questi dati si evince quanto sia vasta l’utenza delle famiglie interessate a questa fase di operazioni nella nostra provincia.

Quali sono state le preferenze per l’anno scolastico in corso

Per l’anno scolastico corrente le  maggiori preferenze i 93.000 allievi frequentanti le scuole scuole superiori calabresi si sono indirizzate verso i Licei (47.110 studenti) con una  percentuale del 50% , a seguire i Tecnici sono stati preferiti dal 30,% degli studenti (in tutto 29.667); quindi  i Professionali con il 20,%, (16.200 studenti). È presumibile che queste tendenze saranno confermate anche per il prossimo anno scolastico.

Ma come si sceglie la scuola?

Ogni anno uno studente su cinque sbaglia la scelta delle superiori. E si perde per strada. O abbandona i banchi anzitempo oppure arriva alla maturità senza le competenze minime. A confermarlo sono i dati dei rapporti Invalsi sulle competenze acquisite dagli studenti e sulla dispersione scolastica, che ritornano d’attualità nel momento in cui le famiglie sono chiamate a scegliere la scuola dei propri figli. 

L’appuntamento perciò si annuncia cruciale, soprattutto per i ragazzi che nel 2025/26 andranno in prima superiore. 

Quale sistema formativo scegliere? Quello liceale, tecnico o professionale? E poi quale  indirizzo scegliere? È, insomma, un momento delicato per gli studenti e  le famiglie che spesso viene vissuto con grande incertezza.

Ad influire su una decisione così importante possono intervenire diversi fattori. Le proprie predisposizioni e attitudini, ad esempio, gli interessi; ma anche la presenza  di istituti con un determinato indirizzo disciplinare nel proprio territorio di residenza e la possibilità di spostarsi più o meno autonomamente.

A questi si aggiungono le aspettative dei genitori, le scelte degli amici. E tutto si complica se si pensa che una decisione così delicata deve essere presa  dai ragazzi proprio nell’età in cui è molto difficile avere le idee chiare sul proprio futuro.

È richiesta, perciò, ai genitori la capacità di lettura della varietà dell’offerta formativa e delle prospettive occupazionali. Ma a loro è richiesto anche uno “sguardo” profondo e oggettivo sulle attitudini e capacità dei figli e sui punti di forza che li caratterizzano in termini di apprendimento e interessi. 

Questo momento cruciale di scelta richiede ai genitori attenzione alle informazioni e la capacità di farsi guidare da dati oggettivi e non da pregiudizi e mode passeggere. L’obiettivo è, infatti, quello della piena realizzazione personale e professionale dei propri figli che si persegue attraverso la scelta dei percorsi che permettono loro di esplicare al meglio le proprie capacità e potenzialità, generando senso di autostima. (gl)

[Guido Leone è già dirigente tecnico USR]

SCUOLA: DISABILITÀ, INCLUSIONE, RISORSE
MENO RETORICA, SERVONO PIÙ INTERVENTI

di GUIDO LEONEL’integrazione scolastica degli alunni con disabilità costituisce un punto di forza del nostro sistema educativo. La piena inclusione degli alunni con disabilità è un obiettivo che la scuola dell’autonomia in questi anni persegue attraverso una intensa e articolata progettualità, che spesso non ha trovato e non trova sul territorio riscontri in termini di disponibilità, risorse e strategie interistituzionali.

Anche perché nel nostro Paese durante gli ultimi  anni è stato operato un taglio significativo sui capitoli dell’istruzione, della sanità e del welfare. Gli effetti dei tagli e del federalismo fiscale sul diritto allo studio rischiano di fare imboccare alla scuola la via dell’”esclusione” ancor più se  l’autonomia differenziata non sarà fermata. 

I dati di ricerche e monitoraggi recentemente effettuati rivelano alcune criticità di non poco conto, dall’insufficiente assistenza in classe alla presenza di barriere architettoniche, dalla presenza di insegnanti di sostegno poco formati al servizio di trasporto non sempre garantito per cui servono cambiamenti urgenti.

Continuo aumento delle disabilità

Secondo i dati ministeriali gli alunni disabili presenti nel corrente anno scolastico negli istituti italiani di ogni ordine e grado statali sono 331.124, su una popolazione scolastica complessiva di 7.073.587 allievi, evidenziando un incremento di 19.923 unità rispetto all’anno precedente.

Anche in Calabria e nella Provincia di Reggio

Nelle classifica delle regioni italiane sui numeri della presenza degli allievi disabili  la Calabria si colloca al decimo posto con 10.755 unità ,791 allievi in più rispetto all’anno precedente; un incremento continuo come si può ben notare (erano 6.591 nel 2014/15; 6.457 nel 2013/14; 6.224 nel 2012/2013 ).

Nella nostra regione gli allievi in questione sono così distribuiti: nella scuola dell’infanzia 944, nella primaria 3.843, nella scuola media di primo grado 2.677, nelle scuole superiori 3.291.

Gli allievi portatori di handicap nelle scuole della provincia di Reggio Calabria sono in tutto 3.560  anni, così distribuiti: 245 nelle scuole dell’infanzia, 1.230 nella primaria, 854 nella media di primo grado, 1.231 nelle superiori.

Il dettaglio delle tipologie di disabilità

Il problema più frequente è la disabilità intellettiva che riguarda il 37% degli studenti con disabilità, quota che cresce nelle scuole secondarie di primo e secondo grado attestandosi rispettivamente al 42% e al 48%; seguono i disturbi dello sviluppo psicologico (32% degli studenti), che aumentano nelle scuole del primo ciclo, in particolare nella scuola dell’infanzia (57%).

Frequenti anche i disturbi dell’apprendimento e quelli dell’attenzione, ciascuno dei quali riguarda quasi un quinto degli alunni con disabilità, entrambi sono più diffusi tra gli alunni delle scuole secondarie di primo grado (rispettivamente il 26% e il 21% degli alunni). Meno frequenti le problematiche relative alla disabilità motoria (10,5%) e alla disabilità visiva o uditiva (circa 8%), con differenze poco rilevanti tra gli ordini scolastici. 

Il 39% degli alunni con disabilità presenta più di una tipologia di disabilità, questa condizione è più frequente tra gli alunni con disabilità intellettiva che, nel 54% dei casi, vive una condizione di pluridisabilità. 

Quasi un terzo degli studenti (28%) ha inoltre un problema di autonomia con difficoltà nello spostarsi. Analoga situazione è riscontrabile nella provincia di Reggio Calabria dove prevale la minorazione psicofisica. 

Rilevanti anche i numeri relativi ai disturbi specifici dell’apprendimento Dsa-Bes

Aumentano anche nelle statistiche i dati relativi ai disturbi specifici dell’apprendimento.

In effetti, dopo il ritardo mentale nella tipologia dei problemi degli alunni con disabilità risulta al secondo posto il disturbo specifico dell’apprendimento (Dsa), una sindrome che si manifesta con la difficoltà di imparare la lettura, la scrittura o il calcolo aritmetico nei normali tempi e con i normali metodi di insegnamento. Questa difficoltà, purtroppo, è sempre più spesso causa di diagnosi errate. In tutte le scuole elementari del Paese la dislessia viene diagnostica al 20% dei bambini che la frequentano, percentuale che non rispecchia la realtà e spesso i bambini si ritrovano dirottati su percorsi alternativi come portatori di una disabilità che non hanno.

Troppo spesso l’individuazione e il riconoscimento dei sintomi tardano: nella scuola secondaria di primo grado ,secondo i dati ministeriali,  il 4,2% dei ragazzi è affetto da Dsa, a fronte dell’1,6% nella primaria, del 2,5% nella secondaria di primo grado e del 2,1% totale nazionale. Ma a seguito del tardivo riconoscimento si complica nel frattempo il rendimento scolastico del bambino o del ragazzo affetto da Dsa, caricandolo così di ulteriori disturbi emozionali e comportamentali ma anche facendo crescere il disagio delle famiglie.

Riconoscere, perciò, precocemente i Dsa è fondamentale ma è necessaria  una formazione specifica del personale coinvolto, che offra gli strumenti adeguati per cogliere i primi segnali e d’ effettuare gli interventi opportuni. Nelle scuole italiane, però, ci sono anche studenti riconosciuti come Bes, ovvero che hanno Bisogni Educativi Speciali. Ovvero ragazzi e ragazze ai quali , si legge sul sito del Miur, «per motivi fisici , biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali , è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta». In questa categoria , ad esempio, rientrano gli studenti dislessici, disgrafici e discalculici , ma anche quelli con disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD).

In Calabria nelle scuole dell’infanzia si registra una presenza di alunni Bes dello 0,5%, nella primaria del 3,4%, nella scuola media del 5,4% , nelle scuole superiori del 4,0%.

Aumenta anche il contingente degli insegnanti di sostegno

Ma, aumenta, al contempo, il contingente dei docenti di sostegno: questa figura è molto importante non solo per il processo formativo dell’alunno disabile, ma anche per promuovere il processo di inclusione scolastica. Quasi 205.253mila, più 10.772 rispetto all’anno precedente, per  331.124 studenti disabili  Si prendono cura ogni giorno di bambini e ragazzi con i disturbi più disparati e mandano avanti la scuola italiana, contribuendo a realizzare quella che in Europa definiscono una eccellenza del sistema scolastico italiano. Certo non tutti i numeri sono positivi, nel senso anche che troppo docenti, almeno il 40% del totale, sono ancora precari.

In totale in Calabria risultano 8.260 posti di sostegno, più 1.658 rispetto all’anno precedente.

Discontinuità nel rapporto alunno-insegnante

Sempre dal report Istat per l’anno scolastico 2022/2023 la quota di alunni con disabilità che ha cambiato insegnante per il sostegno rispetto all’anno precedente è stata pari al 59,6%.  Il fenomeno è piuttosto stabile su tutto il territorio e sembra consolidarsi nel tempo, non si riscontrano, infatti, differenze rispetto al passato. 

Una quota non trascurabile di alunni (9%) ha, inoltre, cambiato insegnante per il sostegno nel corso dell’anno scolastico, anche in questo caso non si riscontrano differenze significative sul territorio e tra gli ordini scolastici.

L’area della docenza di sostegno , comunque, si presenta ancora con forti problematicità: ampia presenza di personale precario, non pochi incarichi conferiti a personale privo di titolo di specializzazione, turn over “selvaggio” dovuto al meccanismo di assegnazione annuale fuori organico (deroga). Ben vengano, dunque, proposte risolutive per aumentare, stabilizzare e qualificare detto personale.

Pochi gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione

In quasi tutti i casi di disabilità non siamo in presenza solo di problemi di natura apprenditiva e cognitiva  ma anche di una “materialità” delle cure educative da rivolgere ai disabili: bisogni fisici (deambulazione, pulizia, alimentazione), tempi più abbreviati di attenzione, mancanza di autonomia, esigenze di interazione tonico-affettiva continuativa, ecc. 

Ecco perché non si può ignorare l’esigenza di una presenza supplementare di personale:educatori, personale assistenziale. Si tratta però di risorse non facilmente disponibili. C’è infatti una scarsità di strumenti e ausili adeguati.

Gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione che affiancano gli insegnanti per il sostegno sono più di 68mila, di questi il 4,5% conosce la lingua italiana dei segni (Lis). Sono operatori specializzati, finanziati dagli enti locali, la cui presenza è finalizzata a migliorare la qualità dell’azione formativa, facilitando la comunicazione e l’interazione dello studente con disabilità e stimolando lo sviluppo delle sue abilità nelle diverse dimensioni dell’autonomia. 

A livello territoriale sono ancora ampi i divari nella disponibilità di assistenti all’autonomia: a fronte di un valore medio di 4,4 alunni per assistente, nel Mezzogiorno il rapporto sale a 4,7,in Calabria è del 4,5.

E, poi, le criticità strutturali e infrastrutturali rilevate dall’Istat

Una fotografia più dettagliata sulle criticità del pianeta disabilità nel nostro sistema scolastica  la propone sempre l’Istat nel suo consueto e recente rapporto annuale, pubblicato qualche mese addietro e  relativo all’anno scorso.

Nel Mezzogiorno vi è ancora la percentuale più bassa di scuole che possiedono le scale a norma. Ed in particolare la Calabria è quella che è la più deficitaria, tra le ultime, che ha i valori in assoluto più bassi nella scuola primaria per quanto riguarda le scale, i servizi igienici, i percorsi sensoriali interni ed i percorsi esterni, le mappe a rilievo e i percorsi tattili. Lo stesso differenziale territoriale anche per la scuola secondaria di primo grado, pur penultima nella classifica delle regioni. Le scuole non accessibili per barriere fisiche sono il 48,3%, quelle senza mappe a rilievo per ciechi/ipovedenti il 79,3%,che non dispongono di segnalazioni visive per sordi il 67,6%.

Si confermano, rispetto all’anno precedente, invece i dati relativamente alle presenza di postazioni informatiche nelle scuole di ogni ordine e grado destinate alle persone con disabilità  della Calabria  l’ottava regione italiana con il 74,6%  a fronte di una media italiana del 73%

Le postazioni informatiche adattate all’inclusione scolastica sono situate prevalentemente in laboratori dedicati  per il 58,5%, meno frequente la presenza di postazioni nelle classi di alunni con disabilità il 44,0% mentre la percentuale della loro presenza in aule specifiche per il sostegno è del 33,8%.

La Calabria si conferma sotto la media nazionale (67,5%) nel totale delle scuole  di ogni ordine e grado  per l’utilizzo da parte degli insegnanti di sostegno della tecnologia per la didattica speciale pari al 52,7%.

Tuttavia, viene rilevato nel report Istat, un contributo importante alla rimozione di queste barriere potrà avvenire con la realizzazione dei progetti finanziati con fondi Pnrr per rendere innovativi, sostenibili, sicuri e inclusivi tutti gli edifici pubblici adibiti a scuole, avviati a partire dal 2024.

Le esigenze di cambiamento e innovazione

Per l’inclusione scolastica ci sono una serie di ritardi e di lacune che non facilitano il percorso cominciato nel nostro Paese mezzo secolo fa frutto di scelte culturali, politiche e legislative lontane nel tempo, che hanno fatto del modello inclusivo la linea portante del nostro sistema scolastico. Non va dimenticato che  il modello italiano di inclusione degli alunni con disabilità è un unicum nel mondo e va difeso e valorizzato.

 Molte sfide sono ancora aperte e che vanno decisamente affrontate dalla  mancanza di programmazione tempestiva dei posti di sostegno e delle supplenze, alla  formazione, alla pedagogia inclusiva rivolta ai docenti delle materie disciplinari non sufficiente, alle  norme chiare sulla continuità didattica e sull’istituzione di una apposita classe di concorso per il sostegno, alla  delega del progetto inclusivo dell’alunno con disabilità da parte dei docenti curriculari ai soli colleghi del sostegno.

La seconda grande questione che rischia di mettere a rischio un modello di inclusione efficace risiede nel fatto che un terzo degli insegnanti (67 mila) non sono specializzati. L’inclusione si fa con personale stabile e adeguatamente formato, a cui vanno certamente forniti gli ausili necessari, e, ovviamente, anche con spazi adeguati.

Con il decreto 71 del 2024 il Miur ha introdotto la possibilità, su richiesta della famiglia  dell’alunno con disabilità, di ottenere la conferma del docente precario di sostegno in servizio nel precedente anno scolastico, conferma che mira a garantire la continuità didattica che è presidio fondamentale per la didattica di tutti ma in modo particolare per gli alunni fragili.

Nel provvedimento si punta anche ad ampliare l’organico dei docenti di sostegno specializzati.

Il principio dell’inclusione scolastica ci riguarda tutti insieme: dirigenti scolastici e insegnanti curricolari, non solo di sostegno; genitori di tutti gli alunni, non solo di quelli con disabilità. Non sentirsi direttamente coinvolti nelle questioni, non è una giustificazione. Pensiamo allora a un nuovo welfare  regionale, perché si apra una fase nuova. Abbiamo sempre parlato di bisogni e servizi: è ora di parlare di diritti e responsabilità.

Insomma, l’amministrazione regionale e quelle locali devono pensare ad un nuovo welfare, certo  compromesso dal punto di vista economico, ma che, proprio per questo, nella scala di priorità dei bisogni comunitari ,deve poter raggiungere livelli di qualità accettabili nell’integrazione, coniugando diritti dei singoli e responsabilità oggettive. (gl)

[Guido Leone è già ispettore tecnico Usr Calabria]

EDILIZIA SCOLASTICA IN CALABRIA ANCORA
C’È TROPPO DA FARE TRA DIVARI E RITARDI

di ANTONIETTA MARIA STRATI – In Calabria a poco a poco si stanno rendendo più sicure e moderne le scuole. Si tratta certamente di un importante risultato, ma questo non è abbastanza per poter dire che nella regione le Scuole stanno bene, perché non è così. A certificare lo stato di salute degli edifici in Calabria e in tutta Italia, la 14esima edizione del report Ecosistema Scuola di Legambiente, in cui sono emersi dati molto interessati.

Ad esempio, Vibo Valentia è tra le città che hanno realizzato maggiori interventi di adeguamento sismico, mentre Cosenza è tra quelle che hanno realizzato i maggiori interventi di messa in sicurezza dei solai nelle proprie scuole negli ultimi 5 anni, oltre ad avere – assieme a Crotone – il maggior numero di scuole servite da pedibus. La città bruzia, inoltre, brilla per il maggior numero di scuole raggiungibili in bicicletta grazie alle piste ciclabili. Catanzaro, invece, viene “rimandata” per non aver fornito dati gli impianti di energia rinnovabile nelle scuole, mentre Vibo, se da una parte è stata virtuosa contro i terremoti, dall’altra viene “bocciata” per non avere impianti di energia. Il capoluogo e Crotone rientrano, anche, tra le scuole che non hanno fornito dati sul monitoraggio amianto. Sempre Vibo, è tra le città che spendono di pi ù nel servizio di pre e post scuola. Reggio Calabria, invece, non compare in nessuna classifica.

Dati importanti, considerando che i dati sulle certificazioni ci restituiscono una situazione a livello nazionale poco rassicurante, visto che ancora oggi solo 1 edificio su 2 dispone del certificato di agibilità (49,3%) e di collaudo statico (47,5%). Nello specifico, il 68,8% degli edifici del Nord dispongono del certificato di agibilità, mentre solo il 22,6% di quelli del Sud e il 33,9% delle Isole.

Nel Report, infatti, sono raccolti i dati del 2023 di 100 Comuni capoluogo su 113  e che riguardano 7.024 edifici scolastici di loro competenza, tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, frequentati da una popolazione di oltre un milione e 300mila studenti, offre un’analisi dettagliata sullo stato di salute delle scuole confrontandola con i servizi essenziali di prestazione, i cosiddetti Lep previsti dall’autonomia differenziata, e che per le scuole riguardano edilizia scolastica, digitalizzazione e servizi mensa, denunciandone ritardi ed emergenze da affrontare anche per quel che riguarda trasporti, palestre e sostenibilità energetica, tre servizi non contemplati dai Lep riguardanti l’istruzione.

«Con l’autonomia differenziata – ha commentato Claudia Cappelletti, responsabile nazionale scuola di Legambiente – si rischia di aumentare i divari tra le scuole del nord e sud. Di questo passo senza un investimento sui Lep, rischiano le aree più fragili del Paese, come il sud e le aree interne, non solo di non recuperare i ritardi sull’edilizia scolastica ma anche di restare indietro sui servizi scolastici. Se si vuole lavorare su una didattica inclusiva e innovativa l’organizzazione e la progettazione degli spazi è rilevante, bisogna che ci siano laboratori, palestre, mense, nuovi ambienti di apprendimento».

«Ma anche le condizioni di lavoro sono fondamentali – ha aggiunto – gruppi classe più piccoli, un isolamento termico che consenta di stare in classe senza disagi, scelte di sostenibilità che migliorino lo stato generale degli edifici. Tutto questo potrebbe essere realizzato se la messa a terra dell’autonomia differenziata aprisse una stagione con al centro un grande piano di rigenerazione partecipata delle scuole per connettere bisogni e azioni».

«Per ridurre il gap con il resto d’Italia – si legge nel rapporto – ma soprattutto per mettere in sicurezza le scuole, si rende, quindi, urgente dedicare maggiori fondi al Sud e Isole ma, soprattutto, aiutare le amministrazioni a realizzare gli interventi necessari per la messa a norma degli edifici scolastici di loro competenza.

«È giunto il tempo – ha detto Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania – di “alzare l’asticella della qualità”, con obiettivi e prestazioni da raggiungere che garantiscano davvero la sostenibilità ambientale e la salubrità degli edifici, la qualità indoor, il benessere e la salute. La vera sfida consiste nel promuovere nei fatti un grande cantiere di innovazione, dove convogliare idee e risorse per progettare e realizzare scuole innovative, sostenibili, più sicure e inclusive».

Infatti, nella Penisola una scuola su tre ha bisogno di interventi di manutenzione urgenti, un dato che nel Sud e nelle Isole sale al 50%, 1 scuola su 2. Un’emergenza ormai cronica, che non migliora, nonostante nel 2023 a livello nazionale siano stati stanziati maggiori fondi per la manutenzione straordinaria (media per singolo edificio), 42milax euro, rispetto a quelli medi degli ultimi 5 anni, 36mila euro. Senza contare che persiste un forte gap tra quanto viene stanziato e quanto le amministrazioni riescono effettivamente a spendere: nel 2023 considerata la media a edificio scolastico su 42.022 euro stanziati ne sono stati spesi 23.821 euro. Preoccupano, anche, i ritardi su digitalizzazione, trasporti, servizi per lo sport ed efficientamento energetico e in questo quadro l’autonomia differenziata rischia di non aiutare la scuola.

Ma non solo: a pesare sullo stato di salute  degli edifici scolastici sono anche i ritardi che si registrano sul fronte della sicurezza – solo il 50% delle scuole ha tutte le garanzie (ossia i certificati di sicurezza) – ma anche sul fronte servizi come, ad esempio, sull’innovazione digitale con poco più di 1 scuola su 2 che dispone di reti cablate e Wi-Fi.Le mense restano un servizio di qualità ma ancora non presente in tutte le aree del Paese. Il dato medio di 76,7% di edifici con mensa a livello nazionale, al Nord e al Centro sale rispettivamente al 92,2% e all’80,9%, mentre nel Sud e nelle Isole si ferma rispettivamente al 54,3% e al 41,2%. Preoccupa la poca attenzione alla sostenibilità, nel 64,9% delle mense vengono impiegate stoviglie monouso. Sul fronte trasporti solo il 19,7% delle scuole dispone di un servizio di mobilità collettiva come lo scuolabus; sui servizi per lo sport un impianto su quattro necessita di manutenzione urgente.

Le palestre aperte oltre l’orario scolastico sono oltre il 70% nei capoluoghi di provincia del Centro-Nord, per ridursi al 30,3% nelle Isole al Sud e ridimensionarsi a poco più del 40% nelle città del Sud delle Isole. Relativamente all’energia, solo il 20,9% degli edifici scolastici utilizza fonti di energia rinnovabile, con un picco al Nord (24,3%) e un minimo nelle Isole (14,1%), solo il 16,4% delle scuole ha visto realizzati interventi di efficientamento negli ultimi 5 anni e di tutti gli edifici scolastici, solo il 6,7 % si trova in classe A.  Per Legambiente è una grave mancanza che i Lep relativi all’istruzione non considerino tre servizi come trasporto scolastico, palestre e sostenibilità energetica. Si tratta di servizi indispensabili per garantire il diritto allo studio, l’accessibilità a strutture sportive pubbliche e ambienti qualitativamente vivibili anche da un punto di vista climatico.

Nel rapporto, poi, viene rilevato come «persiste, nella Penisola, il divario tra Nord e Sud anche in termini di capacità progettuale, di reperimento dei fondi e di finalizzazione della spesa. In particolare, per quel che riguarda i fondi nazionali per l’edilizia scolastica per interventi di diversa tipologia, nel 2023 nel Nord e nel Sud la media dei fondi nazionali ricevuti per edificio scolastico è stata di circa 1,4milioni di euro, nel Centro il dato scende a poco più di 600mila, per arrivare a meno di 300mila euro a edificio nelle Isole. Fondi esigui, quest’ultimi, per la messa in sicurezza e l’efficientamento degli edifici scolastici. Differenti anche i tempi di durata dei cantieri, se in alcune regioni del Nord possono essere di 8-10 mesi dallo stanziamento della risorsa all’opera ultimata, in diverse regioni del Sud possono invece arrivare a 24 mesi. Sul fronte nuova edilizia scolastica, negli ultimi 5 anni stando ai dati inviati dalle amministrazioni, nella Penisola sono solo 41 le scuole nuove costruite».

Alla luce dei dati emersi dal Report, Legambiente ha presentato dieci proposte che hanno come filo rosso un grande piano di rigenerazione partecipata delle scuole a partire da una manutenzione, gestione, organizzazione e qualità della scuola migliore. Primo intervento importante da mettere in campo, attivare da parte degli Enti Locali processi di amministrazione condivisa sulla base di patti educativi di Comunità. A seguire tra gli interventi prioritari per Legambiente occorre ampliare la funzione dell’anagrafe scolastica rendendo trasparenti le informazioni sullo stato di avanzamento degli interventi per l’edilizia scolastica e relativi finanziamenti, creare una struttura di governance per facilitare accesso e gestione dei fondi per l’edilizia scolastica da parte degli Enti Locali e garantire il funzionamento dell’Osservatorio per l’edilizia scolastico. (ams)

RITROVARE FINE ULTIMO DELLA SCUOLA IN
CALABRIA: UN LUOGO DI LEGALITÀ E VALORI

di GUIDO LEONECon il mese di settembre la scuola sono iniziate le lezioni del nuovo anno scolastico. Una ripartenza anche  per la scuola di Reggio Calabria che coinvolge decine di centinaia di persone tra alunni, personale docente e amministrativo e le stesse famiglie.

Ma che anno sarà per la scuola reggina in particolare? Se la scuola, così come la sanità e la giustizia, misura lo stato di salute sociale e democratico di uno stato, di un territorio, non c’è da stare allegri. Tutto è rimasto come prima, gli stessi disagi, gli stessi problemi di prima.

Vari aspetti di criticità irrisolti nella scuola calabrese e reggina in particolare

Il nostro sistema scolastico ci restituisce severi aspetti di criticità: una crisi nei risultati scolastici che si manifesta già nella scuola dell’obbligo e che sembra prefigurare successivi scacchi formativi; una stratificazione sociale nelle scelte tra i diversi indirizzi della scuola secondaria superiore, che si ripercuote nei livelli di apprendimento; una difficoltà supplementare di intervento nei confronti dell’utenza straniera ,che ottiene risultati scolastici più modesti dei coetanei italiani, in particolare a livello di competenze linguistiche; l’emergere di un disagio sottile, di una difficoltà a coinvolgere fino in fondo gli allievi nella loro esperienza scolastica, testimoniato dal fenomeno dei debiti scolastici, che, comunque, indica un rapporto non positivo con gli apprendimenti scolastici (matematica, lingua straniera, ecc.); tendenza alla licealizzazione del sistema scolastico; i dati più sconfortanti in materia di sicurezza e di adeguamento degli edifici scolastici; un forte turn-over nei comprensori decentrati: la rotazione del personale docente è molto elevata e rappresenta un forte vincolo alla continuità e alla programmazione didattica.

E, ancora, la permanenza di squilibri territoriali: è stato più volte rimarcato che molti comprensori delle aree interne della Calabria sono tagliati fuori da una offerta formativa extra-curricolare per la mancanza dei servizi, trasporti in particolare, che penalizzano la partecipazione degli studenti alle attività pomeridiane che le istituzioni scolastiche pongono in essere per il completamento del percorso educativo. Questo stato di cose non assicura equità e qualità. Non garantisce il diritto allo studio per tutti; un discutibile processo di dimensionamento che non tiene conto delle peculiarità territoriali, dei bisogni formativo/educativi di determinate aree a rischio della regione, che non razionalizza i processi di accorpamento delle singole scuole in termini di moderna consortilità intercomunale, come avviene per altro genere indispensabile di servizi alla comunità.

Inoltre il divario che c’è tra Nord e Sud continua a permanere. A tal proposito parlano chiaro i risultati dei test Invalsi per il 2024 che confermano questo gap esistente soprattutto per quanto riguarda gli apprendimenti in italiano e matematica. Per la Calabria, ultima tra le regioni italiane, i risultati sono estremamente negativi.

Dati che confermano la necessità di interventi mirati per garantire a tutti gli studenti le stesse opportunità di apprendimento e di successo scolastico. È sul territorio, dunque, che si misura la capacità della politica ad affrontare i nodi strutturali di un sistema scolastico come il nostro che manifesta delle criticità ormai consolidate. 

La scuola, poi, quale protagonista educativa nella società civile, ha il ruolo insostituibile di dare visibilità, significato ai fatti e avviare all’interpretazione critica della realtà sociale che circonda gli allievi, agli esempi, ai fenomeni e agli stimoli  che da essa provengono.

Interroghiamoci sul ruolo che la nostra scuola svolge nel nostro territorio pervaso dal fenomeno mafioso e delinquenziale. Perciò, non si può nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi e far finta di nulla. Ripeto, questo ci riguarda come città di Reggio Calabria, e come regione in maniera particolare, e ci si deve interrogare costantemente sul ruolo che la scuola svolge nei nostri territori pervasi dal fenomeno mafioso e delinquenziale.

E proprio noi reggini abbiamo dei doveri in più, e, in quanto operatori scolastici, noi per primi, dobbiamo immettere anticorpi nelle relazioni che abbiamo dentro e fuori le scuole rispetto a contesti di illegalità, di prevaricazione, di intolleranza, di intimidazione, di violenza, di deresponsabilizzazione.

È compito primario della scuola reggina attivare una pedagogia del coraggio civico fondato su un concetto di dignità umana che riconosca quella degli altri, che veda nel prossimo una persona portatrice di pari diritti. Ecco perché occorre puntare sui contenuti fondamentali della scuola, ponendo la attenzione a ciò che accade ogni  giorno dentro le classi, alla didattica, al rapporto formativo, educativo fra i docenti, fra il mondo della scuola e i nostri ragazzi.

Certo, bisogna ritrovare il senso ultimo della scuola. Dare un senso alle cose nella scuola vuol dire ricomposizione di una filiera che è fatta anche di valori, di riforme adeguate ,di investimenti per scuola e università (che devono comporre un unico sistema) ricerca, politiche giovanili, politiche culturali. Insomma, investimento sulla risorsa umana, sui talenti che ci sono dentro la nostra comunità e che sono capitale umano ,capitale sociale. Si tratta di cose che sono l’altra faccia della stessa medaglia e che è giusto ricordare quando parliamo di scuola calabrese.

E, infine, è necessaria una presa di coscienza diffusa che la nostra scuola è oggi lo specchio di una crisi radicale di valori che rischia di desertificare la nostra società e che le speranze di quest’ultima di non restare asfissiata dal nichilismo sono in buona misura legate alla capacità delle nuove generazioni di ritrovare ,nelle nostre grandi tradizioni culturali, quelle che la scuola ogni giorno cerca di trasmettere ai giovani, i semi di prospettive nuove e più costruttive.

I fallimenti sperimentati nella quotidianità con i gravi fatti di cronaca nera di violenza e corruzione rendono consapevoli insegnanti e famiglie dell’impossibilità di farcela da soli, ciascuno per proprio conto, e della necessità di una cooperazione corresponsabile fra tutti i protagonisti del processo di crescita umana e professionale dei nostri ragazzi e dei nostri giovani per ritrovare faticosamente un orizzonte di significati condivisi in grado di riscattare le vite di questi ragazzi dall’insignificanza dove sono stati precipitati dalle politiche governative e amministrative di questi anni. (gl)

[Guido Leone è già dirigente tecnico Usr Calabria]

L’Avis Calabria incontra i dirigenti scolastici della regione

Domani e sabato 21 settembre, nella sede dell’Avis Provinciale di Caraffa di Catanzaro, l’Avis Calabria incontrerà i dirigenti scolastici della regione per una due giorni di attività, dal titolo Avis e Scuola: Un’alleanza per il futuro, per portare avanti valori e progetti significativi a favore delle nuove generazioni.

Domani, dalle 16, ci sarà un confronto con i dirigenti associativi Avis, mentre per il secondo giorno, invece, dalle 9.30, sono attesi i dirigenti scolastici o loro referenti per presentare le possibile sinergie future tra l’associazione di volontari e le scuole e per raccontare quanto già realizzato in Calabria.

Intervengono Franco Rizzuti, presidente regionale Avis Calabria; Domenico Nisticò, tesoriere Avis Nazionale con delega all’Area Scuola; Francesco Pietro Parrottino, presidente Avis Provinciale di Catanzaro; Caterina Capponi, assessore regionale alle Politiche Sociali; Piero Cattaneo, docente di metodologia della progettazione educativa all’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano e Piacenza; Mario Zaninelli, docente di etica e cultura dello sport all’Università Statale di Milano; Loredana Iannetti, docente di lingua inglese al liceo classico “Pitagora” di Crotone; Myriam Calipari, docente di matematica e fisica al liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Reggio Calabria. (rcz)

L’OPINIONE / Mons. Claudio Maniago: Carissimi studenti, siete i protagonisti di una storia importante

di MONS. CLAUDIO MANIAGO –Carissimi studenti, mi è caro rivolgere a tutti voi il mio paterno, sentito augurio per il nuovo anno scolastico, per questa nuova affascinante avventura che, come gli anni scorsi è carica di aspettative, di sogni e di aspirazioni.
La Scuola è e resta sempre la sede privilegiata, indispensabile per l’autentico sviluppo della vostra personalità, che fin dalla più tenera età trova in essa le radici della cultura e quindi della civiltà del nostro Paese, unitamente agli stimoli e alle occasioni per conoscere e crescere nella piena coscienza di essere cittadini chiamati ad abitare il mondo con responsabilità e forti dei diritti riconosciuti alla dignità di ogni vita umana.

In un tempo in cui la guerra continua a mietere vittime innocenti in tutto il mondo, la violenza segna tragicamente i nostri giorni, il razzismo sotto varie spoglie crea discriminazioni e spesso odio violento, non potete crescere nell’indifferenza, ma dovete prepararvi a essere protagonisti di un mondo migliore.
Per questo vi auguro che in quest’anno scolastico aumenti la vostra sete: sete di conoscenza, di libertà, di giustizia. Una sete che vi faccia vibrare dentro, che vi scuota, che provochi in voi domande importanti a cui cercare di dare risposte significative con lo studio, la partecipazione, la passione.
Carissimi studenti, dalla scuola dell’infanzia fino ai licei, siete i protagonisti di una storia importante e insieme ai vostri insegnanti costruite il futuro! Per questo spero che il rapporto tra voi e i docenti sia sempre segnato da quella confidenza che si basa sulla fiducia reciproca e da quella “complicità” che è finalizzata a fare qualcosa di importante per il bene comune, per costruire un mondo più solidale e pacifico.

Gesù, amico fedele, non vi farà mancare la sua forza e li suo sostegno in questo cammino affascinante.
Buon anno anche a voi, carissimi Docenti: siete la chiave di volta per innestare li processo di cambiamento e di riscatto; siete i depositari di funzioni essenziali da cui non si può prescindere nell’attuale situazione di emergenza: istruzione, formazione ed educazione. Siete consapevoli che non basta trasmettere i contenuti delle discipline, non basta accertarne l’apprendimento, occorre promuovere ogni azione volta a realizzare l’affinamento delle competenze, e soprattutto svolgere tutte quelle attività finalizzate alla sana crescita ed alla maturazione della personalità.

Gesù, Maestro per eccellenza, vi sarà riferimento e luce per un servizio che accoglie e cura, che ascolta e aiuta.
Infine un pensiero di vicinanza anche a voi cari genitori, insostituibili protagonisti nella crescita dei vostri figli e a tutti voi operatori della comunità scolastica, collaboratori indispensabili nel creare il clima più adatto per una scuola umana e accogliente.
Mi è caro accompagnarvi con la mia benedizione, affidando a Maria Santissima, sede della Sapienza, l’intera Comunità scolastica, perché vi sia vicina, vi protegga e vi conforti. (cm)

[Mons. Claudio Maniago è Arcivescovo Catanzaro-Squillace]

Valentino (Filcams Cgil): Dalle mense alle pulizie la regolazione degli appalti sia priorità

Giuseppe Valentino, segretario generale di Filcams Cgil Calabria, augurando un buon inizio scolastico, ha ribadito come «la regolazione degli appalti, specie per il tema mensa, dovrebbe essere una priorità della politica che aldilà degli auguri rituali resta distratta ed indifferente ai bisogni di studenti, personale scolastico e famiglie».

«Così come – ha aggiunto – un tema importante sono le pulizie, la vigilanza e il trasporto pubblico, gli scuolabus tutti lavoratori e lavoratrici che lottano da anni per affermare la loro dignità. Attraverso i servizi passa non solo il buon funzionamento del sistema scolastico, ma anche il riconoscimento dei diritti di studenti e famiglie come la possibilità ormai necessaria di permettere ai genitori di lavorare entrambi senza dover fare i salti mortali per occuparsi dei propri figli che studiano. Assistiamo spesso ormai a situazioni nelle quali sono le famiglie a dover sopperire alla carenza di servizi e strutture.».

La Filcams, quindi, ha augurato «agli studenti ed alle studentesse un proficuo anno scolastico all’insegna della curiosità, della ricerca e della libertà è impegnata a garantire il diritto allo studio ed alla crescita attraverso i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori che sono strettamente connessi tra loro. Il mondo della scuola è anche il nostro mondo e noi agiamo per renderlo migliore e alla portata di tutti».

Auguri, anche, «al personale scolastico, agli alunni e alle loro famiglie. Auguri soprattutto da parte della categoria che li rappresenta agli invisibili, lavoratrici e lavoratori grazie ai quali il sistema scolastico va avanti e si integra con il contesto socio economico». (rcz)

L’OPINIONE / Giusi Princi: Ruolo insegnanti fondamentale, porterò a Bruxelles la vostra battaglia

di GIUSI PRINCI – Buon anno scolastico ai tanti studenti calabresi che oggi tornano tra i banchi!

Cari ragazzi, vivete la scuola con la consapevolezza che saranno gli anni nei quali, attraverso il sapere, imparerete l’alto valore della libertà che vi aiuterà a superare le sfide della complessità e ad essere i protagonisti delle vostre scelte. Studiate consci che traccerete oggi la strada del vostro domani.
Un augurio di buon anno scolastico anche ai docenti e a tutto il personale scolastico degli istituti calabresi. Auguro a Voi di avere sempre l’entusiasmo, la motivazione e la determinazione per sostenere e incoraggiare gli studenti nel loro percorso didattico.
Porterò a Bruxelles la vostra battaglia: mi impegnerò perché la retribuzione dei docenti italiani venga finalmente adeguata a quella degli altri paesi europei. Il ruolo degli insegnanti è fondamentale per la formazione delle coscienze e quindi per lo sviluppo di una società migliore. (gp)
[Giusi Princi è europarlamentare]