Domani al Senato l’omaggio a Riccardo Misasi con la presentazione del libro curato da Giuseppe Nisticò

Domani mattina, alle 11, al Senato, in Sala Nassirya omaggio a Riccardo Misasi, con la presentazione del libro curato da Giuseppe Nisticò (edito da Rubbettino) con numerosi contributi di politici e giornalisti, che hanno conosciuto il grande statista calabrese.

All’evento, promosso da Pericles International, partecipano, tra gli altri, Maurizio Gasparri e Franco Cimino. Le conclusioni e i ringraziamenti sono a cura dei figli di Riccardo, AntonioMaurizioPierluigiTitina Misasi. È un omaggio personale e affettuoso dell’ex Presidente Nisticò che ha voluto ricordare il grande calabrese, peraltro suo grande amico, al quale ha dedicato appunto un libro di ricordi e tributi.

Un uomo colto, forbito, profondo pensatore, filosofo, economista e anche poeta, che destava ammirazione e stupore in tutti coloro che avevano avuto la fortuna di frequentarlo: questo era Riccardo Misasi, a cui questo volume intende offrire un tributo nel ventennale della scomparsa.

Giuseppe Nisticò, già Presidente della Regione Calabria, europarlamentare, sottosegretario alla Sanità, farmacologo di fama internazionale e oggi Commissario della Fondazione Renato Dulbecco, ha chiamato a raccolta amici, giornalisti, studiosi, per un contributo di idee che permettesse di raccontare Riccardo Misasi. Il risultato è sorprendente, perché i contributi di alto livello, offrono un’immagine quanto mai esaustiva del grande politico calabrese. Una curiosità: il libro è quello che sfogliava Berlusconi in Senato durante l’elezione del Presidente e l’immagine è apparsa in tutti i quotidiani: Berlusconi stimava molto Misasi e, a quanto sembra, ha apprezzato il volume consegnatogli personalmente da Giuseppe Nisticò, cui lo lega un antico rapporto di stima e amicizia.

Il libro è stato curato da Giuseppe Nisticò, con i contributi di Maurizio Misasi, Luca Marcora, Carmelo Pujia, Santo Strati, Pietro Rende, Gino Pagliuso, Ettore Bonalberti, Franco Cimino, Giuseppe Gargani, Mario Tassone, Eva Catizone, Pier Paolo Gualtieri, Giuseppe Mistorni, Eugenio Gaudio, Roberto Occhiuto(rrm)

Il Papa ringrazia il dirigente ps Luigi Carnevale: guiderà la sicurezza del Senato

Per la Calabria e i calabresi  oggi a Roma sarà una giornata solenne e di grande festa. Dopo quattro anni al Comando dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Vaticano, praticamente il capo degli angeli custodi di Papa Francesco sul territorio italiano, il dirigente generale della Polizia di Stato Luigi Carnevale, nato e cresciuto tra Squillace e Catanzaro, trasloca sull’altra sponda del Tevere per assumere il Comando dell’Ispettorato della Polizia presso il Senato della Repubblica. Sarà per lui un incarico di altissimo profilo istituzionale, che vede ancora una volta ai vertici dello Stato uno dei tanti figli di Calabria in giro per il mondo.

Luigi Carnevale viene considerato al Viminale come uno degli uomini della Polizia di Stato più capaci e più affidabili del sistema della Sicurezza Nazionale di questi anni del nostro Paese, un curriculum il suo tra i migliori del suo settore, e che da domani lo vedrà alla guida di  uno dei settori strategici più delicati della politica nazionale, a Palazzo madama, alle dipendenze dirette del Presidente del Senato, la seconda carica dello Stato.

Ma c’è di più in questa straordinaria storia di calabresità, Luigi Carnevale infatti al Senato prende il posto di un altro ex ragazzo di Calabria, Carmine Belfiore, che da domani diventa di fatto nuovo Questore di Roma, una staffetta tra mastini d’eccellenza, e che fa onore alla terra di origine di entrambi, rossanese Belfiore, catanzarese Carnevale.

Luigi Carnevale è stato per quattro anni l’ombra segreta del Papa, tra i responsabili più discreti ma sempre presenti della sua protezione personale e, soprattutto, Responsabile della vigilanza della Santa Sede per quanto compete alle autorità italiane.  Le cronache Vaticane riferiscono che Luigi Carnevale aveva vegliato sulla protezione del Pontefice anche nel corso del ricovero dell’estate dello scorso anno al Policlinico Gemelli dove l’angelo custode di Papa Francesco aveva organizzato un dispositivo di 25 agenti speciali che vigilassero sul Pontefice, pur assecondando il desiderio di papa Francesco di arrivare al Gemelli senza scorta. 

Nel corso di questi ultimi quattro anni Luigi Carnevale ha  seguito il Pontefice in tutti i suoi viaggi sul territorio nazionale effettuati durante il suo mandato, ultimo quello ad Asti in visita ai parenti del 20 novembre scorso, una storia la loro che nessuno racconterà mai per via del patto di ferro che i due vecchi amici hanno sottoscritto tra di loro in nome della riservatezza assoluta. Ma queste sono le regole basilari della vita e della storia del Vaticano.

Prima di assumere l’incarico presso l’Ispettorato vaticano Luigi Carnevale ricordiamo era già stato Direttore del Servizio Polizia Scientifica presso la Direzione Centrale Anticrimine, insomma una esperienza la sua di grandissima responsabilità e peso specifico nella lotta alle grandi organizzazione criminali del Paese. Ma per via del suo ruolo strategico in Vaticano in quattro lunghi anni di lavoro l’uomo ha avuto modo di diventare una vera e propria leggenda anche all’estero, per via dei mille rapporti istituzionali tenuti con i vertici della sicurezza di tutti i Capi di Stato arrivati in questi anni in Piazza San Pietro.  (pn)

Al nuovo Reponsabile della Polizia di Stato al Senato della Repubblica gli auguri di Calabria.Live. 

Successo per il convegno in Senato di Giusy Versace su “Più cultura, per fermare la violenza”

Grande successo, a Roma, per il convegno Più cultura per fermare la violenza, organizzato dalla senatrice calabrese Giusy Versace, in vista della Giornata internazionale dell’Infanzia (20 novembre) e della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne (25 novembre).

Ospite di una gremitissima Sala Capitolare del Senato in Piazza della Minerva, il dibattito è servito per illustrare i passi avanti, anche legislativi, fatti in materia sul contrasto alla violenza di genere e sui minori, nonché le misure adottate per combattere ogni forma di violenza e discriminazione, come bullismo e cyberbullismo. Importante e significativa la presenza di sessanta studenti degli istituti superiori ITT C. Colombo di Roma e IIS Paolo Biffi di Fiumicino.

Il dibattito, che ha visto la partecipazione delle parlamentari del Terzo Polo Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, Elena Bonetti e Raffaella Paita, delle fondatrici di Wall of Dolls Jo Squillo Francesca Carollo, del Presidente dell’Osservatorio Nazionale Bullismo e Disagio Giovanile Luca Massaccesi e del campione europeo di pugilato Emanuele Blandamura, è stato moderato dalla stessa Giusy Versace, la quale ha ricevuto apprezzamenti da parte di tutti gli intervenuti, per il suo constante e continuo impegno di sensibilizzazione nel tenere sempre accesi i riflettori su questa terribile piaga.

Cultura è la parola chiave della mattinata e la Versace, nel suo saluto introduttivo, si è subito rivolta agli studenti presenti: «Vi ringrazio per essere venuti in Senato ad ascoltare un dibattito che vorrei dedicare a voi, perché siete la nostra speranza e il nostro futuro. Spero che questo momento di testimonianze e confronti su un tema così delicato e tragicamente attuale, possa aiutare i più giovani a conoscere anche la parte buona, pratica e collaborativa della politica che spesso, dietro le quinte, lavora per garantire quei diritti e quegli strumenti di tutela e sostegno delle donne vittime di violenza e che forse trovano poco spazio sui media».
«Questo è già il quarto appuntamento che organizzo – ha concluso – nella mia veste di parlamentare, proprio per accendere i riflettori e sollecitare la politica a maggiori confronti su questi temi, oltreché a misurare la validità delle nostre proposte, affinché siano sempre più forti e trasversali».
L’occasione è servita anche per presentare le iniziative legislative presentate dal Terzo Polo in materia di contrasto alla violenza contro le donne, tra cui il disegno di legge, a prima firma Versace, già depositato nella passata Legislatura, per l’Istituzione di un albo ufficiale di tutte le associazioni e della figura dell’operatore specializzato contro la violenza sessuale e di genere, e garantire anche un supporto psicologico gratuito, ad oggi non garantito, ma indispensabile.”
Il convegno si è aperto con la proiezione di un estratto di Donne & Libertà, il docufilm prodotto da Jo Squillo e presentato nel 2018 al Festival del Cinema di Venezia, dodici minuti di testimonianze forti e dirette di donne che hanno subito violenza e che, oltre ad aver trovato il coraggio di denunciare, oggi sono ambasciatrici contro la violenza sulle donne. “
«Ormai non servono più parole ma azioni concrete – ha detto Jo Squillo – nelle ultime 24 ore sono morte 3 donne di femminicidio e questo ci fa capire quanto sia urgente passare dalle parole ai fatti, partendo dalla scuola e dalla cultura, per innescare un’inversione di tendenza nei giovani».
Mara Carfagna, ex ministra per il Sud, ha dichiarato che «il femminicidio miete più vittime della Mafia. Bisogna riconoscere ai Governi che si sono susseguiti i passi avanti che sono stati fatti dal punto di vista normativo, come il rafforzamento delle pene contro gli abusi sessuali e la violenza, la legge sullo stalking del 2009, i decreti contro il femminicidio del 2013, il Codice Rosso, la norma contro i matrimoni forzarti e il fondo per gli orfani delle donne vittime, ma dobbiamo incrementare la sensibilizzazione a livello scolastico e mi auguro non ci siano passi indietro in questa battaglia che deve vederci tutti uniti. Solleciteremo sempre l’adozione di norme e strumenti necessari, anche a livello economico, per evitare che le donne vittime di violenza possano sentirsi sole».
«È vero che il nostro Paese ha fatto molti passi avanti – ha dichiarato Elena Bonetti, ex ministra delle Pari Opportunità – , grazie ad un filo che ha unito percorsi politici diversi, ma con una visione unitaria. Quello che ancora manca sono maggiori strumenti di protezione delle donne (fermo immediato, ammonimento per reati minori, utilizzo del braccialetto elettronico, tutela degli orfani), azioni di prevenzione più efficaci, maggiore formazione degli operatori, adeguati corsi di formazione nelle scuole per educare al rispetto delle diversità e al contrasto alla violenza e infine un’attenzione particolare per garantire la libertà economica delle donne vittime di violenza. Una donna deve essere libera e per esserlo deve avere una vera indipendenza economica che non la faccia dipendere da un uomo. Quando raggiungeremo la democrazia paritaria, saremo un paese che avrà gli anticorpi per contrastare ogni forma di violenza».
Raffaella Paita, capogruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe al Senato: «Non mi sono mai occupata di questi temi, la mia vocazione politica è sempre stata legata ad Infrastrutture, per cui voglio ringraziare e riconoscere il contributo che le miei colleghe hanno apportato per rendere le nostre normative contro la violenza sulle donne, tra le più evolute in Europa. Però oggi vorrei sottolineare un altro punto di vista: noi donne non dobbiamo farci la guerra, perché se vogliamo fare cultura, dobbiamo essere unite e solidali, mentre molto spesso ci attacchiamo inutilmente, creando quell’humus culturale sul quale si costruisce la negatività».
Il vicesegretario e portavoce di Azione, Mariastella Gelmini, ha detto «siamo all’inizio di una nuova legislatura e dobbiamo fare tesoro dei passi avanti fatti, ma dobbiamo interrogarci sul perché, nonostante le leggi siano state migliorate e rafforzate, ci siano ancora donne che dopo aver denunciato perdono la vita.

La Commissione d’inchiesta sul femminicidio, di cui abbiamo sollecitato l’istituzione anche in questa legislatura, ha un ruolo fondamentale per fare chiarezza sui punti da migliorare».
«Quanto agli investimenti per i centri antiviolenza – ha concluso – durante il mio mandato da ministro del Governo Draghi, insieme alle altre ministre Bonetti e Carfagna, siamo riuscite a rendere strutturale un Fondo che stanzia più di 30 milioni di euro l’anno, ma è evidente che non è sufficiente e che occorre trovare maggiori e più idonei strumenti per rendere le donne più autonome dal punto di vista economico. Già il Pnrr destina risorse specifiche proprio ai centri antiviolenza e all’empowerment femminile».”
Luca Massaccesi, presidente dell’Osservatorio Nazionale Bullismo e Disagio Giovanile, bronzo olimpico di Taekwondo a Barcellona nel 1992: «Dobbiamo fare qualcosa di più, perché oggi i ragazzi, soprattutto dopo il Covid, hanno subito una battuta d’arresto molto significativa. Assieme a tutti i dirigenti dell’Osservatorio, abbiamo creato una rete di molte federazioni sportive e individuato 20 testimonial olimpici da portare nelle scuole, perché siamo convinti che i campioni siano in grado di far arrivare ai ragazzi messaggi e valori giusti, e quindi a contribuire a rafforzare quel percorso di prevenzione e soprattutto di lotta ad ogni tipo violenza e discriminazione».
Ospite del convegno anche uno dei testimonial dell’Osservatorio, l’ex pugile Emanuele Blandamura (Campione Internazionale WBC Silver e Campione europeo dei pesi medi) scrittore, vincitore del Paladino d’Oro Sport Film Festival con il docufilm biografico Il Sioux del Ring.
«Voi ragazzi dovete cambiare questo Paese attraverso i vostri sogni, così come ho fatto io – ha detto –. Ognuno di noi ha un traguardo da perseguire nella vita, che vi renderà orgogliosi di voi stessi. Dovete cercare e trovare questa scintilla, per trasformare la vostra vita in un capolavoro».
Il dibattito si è concluso con l’intervento in video conferenza della presidente dell’Associazione Wall of Dolls Onlus, la giornalista Francesca Carollo,che ha sollecitato i legislatori ad impegnarsi concretamente per garantire una vera indipendenza economica delle donne, che passa anche e soprattutto dal lavoro, per potersi sentire veramente libere di allontanarsi da mariti e uomini violenti.
Erano presenti in sala anche: Italo La Penna, Presidente associazione italiana campioni olimpici; Valerio Di Cocco, campione europeo di ParaKarate; il professor Antonino Mancuso, coordinatore regionale per il Miur Lazio di tutti i docenti di educazione fisica; i dirigenti scolastici Monica Bernardi dell’IIS Paolo Baffi di Fiumicino e Maria Chiara Gallerani dell’ITT Cristoforo Colombo di Roma e il Senatore (Azione). (rrm)

Ignazio La Russa presidente. Primo giorno dei neo eletti calabresi a Palazzo Madama

Ignazio Larussa, come era nei programmi è diventato Presidente del Senato, con il giallo dei voti “misteriosi” giunti da anonimi senatori (presumibilmente dell’opposizione): Forza Italia, tranne che per Silvio berlusconi e l’ex presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati , non lo ha votato, seguendo gli ordini di scuderia dell’ex cavaliere. 

Berlusconi è stato presente per tutto il tempo della  votazione, ha avuto una scatto di collera con La Russa (non ancora presidente) ed è andato via dopo il discorso di rito del neo Presidente. In questo frangente, come annotato da Aldo Cazzullo del Corriere della Sera sull’edizione online in diretta, Berlusconi ha sfogliato il libro “Riccardo Misasi” di Giuseppe Nisticò, già presidente della Regione Calabria nel 1995-1998. Nisticò era andato a trovarlo prima dell’inizio della votazione e nel donargli il libro (appena edito da Rubbettino) aveva voluto fargli una dedica che rivela un particolare inedito dell’elezione dell’illustre farmacologo calabrese: Caro Presidente, voglio ricordarti che nel 1995 non sei venuto in Calabria a sostenermi, convinto che avrei perso la sfida, come prevedevano i sondaggi: sono stati Riccardo Misasi e Carmelo Pujia a far diventare realtà la mia elezione. Questo è un tributo a Misasi, il quale nei tuoi confronti, mi aveva confidato, di avere un’ammirazione particolare perché hai saputo realizzare quello che la Dc non fece e cioè il ricambio generazionale e l’inserimento nel mondo politico di uomini brillanti provenienti dalle professioni e dalla società civile. Misasi aveva previsto con una lucidità alla Gioacchino da Fiore che tu avresti dominato per oltre un ventennio nella vita politica italiana ed europea»».

“Primo giorno di scuola”, a Palazzo Madama per i neo senatori calabresi eletti: Nicola Irto, Tilde Minasi (anche se per qualche mese era stata nella passata legislatura tra i banchi del Senato, Mario Occhiuto, Fausto Orsomarso, Ernesto Rapani e i  due “forestieri” (cioè eletti in altri collegi) Mario Borghese (circoscrizione estera) e Marco Lombardo (Lombardia). 

Nicola Irto su Facebook ha annotato: «Una grande emozione, con la consapevolezza che oggi, dopo molti anni dall’inizio del mio percorso politico, farò parte del Senato Repubblica. Valore ancora più grande essere stato per la prima volta nell’emiciclo del Senato e potere sentire da vicino le parole della Senatrice Liliana Segre che, nel suo discorso introduttivo, ha richiamato tutte e tutti ad una grande responsabilità: essere parte delle istituzioni significa essere figli di una storia fatta di libertà, impegno e valori profondissimi».   

Tilde Minasi ha detto: «Sedersi tra questi scranni ti fa sentire ancora di più la responsabilità che hai di fronte ai tuoi elettori…  a loro cercherò di dare, con il mio partito, tutte le risposte di cui sono in cerca. Eccomi, assieme alle altre donne e gli altri uomini della Lega in Senato, in questa prima seduta di insediamento.  Ci aspetta una lunga strada e la percorreremo insieme, con il massimo impegno e il massimo entusiasmo! E anche con tanta emozione. 

Fausto Orsomarso (ancora per qualche mese assessore regionale al Turismo in Calabria) ha scritto su FB: «Per tutti quelli che hanno sudato, lottato, creduto e vissuto per un’idea, soprattutto per quelli che non ci sono più. A tutta la mia comunità.  Agli Italiani-Calabresi che anelano un futuro che sia all’altezza della bellezza dei propri sogni. 

PARTE LA XIX LEGISLATURA, 24 I CALABRESI
E OCCHIO ALL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

di SANTO STRATI – Prende il via oggi la diciannovesima legislatura, si aprono Camera e Senato col primo, fondamentale, adempimento, quello di eleggere i presidenti dei due rami del Parlamento. Si tratta delle più rilevanti cariche dello Stato, dopo il Presidente della Repubblica, e ci si aspettava che il centro-destra, vincente nella coalizione che si è presentata alle urne il 25 settembre, avesse già da tempo individuato le figure (di prestigio) cui far convergere i voti delle due assemblee. A tarda sera, secondo voci abitualmente bene informate, c’era ancora maretta e nessuna intesa sui nomi e già questo la dice lunga sul tipo di governo che gli italiani dovranno aspettarsi.

Giorgia Meloni ha vinto le elezioni e con la vagonata di voti popolari presi è legittimata a ricevere l’incarico di formare il nuovo esecutivo. Il problema non è la Meloni, ma sono gli alleati, rissosi e amareggiati (soprattutto Salvini) che non sembrano disposti a fare sconti ai Fratelli di Giorgia nella spartizione delle caselle del potere. Mentre Berlusconi si mostra tutto sommato aperto e disponibile per sostenere senza preclusioni di sorta un esecutivo guidato dalla Meloni, Salvini, in queste ore, si sta giocando la sua stessa sopravvivenza alla guida della Lega. Il suo braccio di ferro (già svantaggiato) con la Meloni riguarda la messa in discussione della sua leadership tra i padani e i nuovi elettori del Sud. I primi guardano con molto scetticismo alle aperture e ai sorrisi elargiti da Salvini al Mezzogiorno e agli “incauti” elettori meridionali che si sono lasciati incantare; gli altri, dal Sud, cominciano a subodorare che le lusinghe meridionaliste del segretario della Lega in realtà nascondevano un grande inganno. La parola magica si chiama autonomia differenziata, ovvero il federalismo fiscale basato sulla spesa storia delle regioni: chi più ha speso più prende, i “poveracci” del Sud poveri erano e poveri resteranno, con una feroce discriminazione negli investimenti e nella perequazione dei diritti dei bambini e delle donne, dei giovani e dei lavoratori che subiranno ancora di più i perversi risultati del divario nord-sud, destinato ad diventare sempre più ampio.

Il fatto è che il futuro governo a presumibile guida Meloni  (il presidente Mattarella non può ignorare l’evidente indicazione popolare) pare entrato in crisi prim’ancora di aver ricevuto l’incarico. La Meloni si è resa immediatamente conto in che guaio s’è cacciata (vista la drammatica condizione economica e sociale del Paese) ma ha fatto prevalere la voglia di rivalsa, l’ambizione di essere incoronata prima donna premier in Italia, sulla considerazione  che se ha avuto problemi Draghi a contenere il disagio sociale, non sarà una passeggiata per il futuro governo mettere mano contemporaneamente al caro bollette, alla guerra, all’inflazione, al lavoro che non c’è e a un debito pubblico ormai senza più freni. La prima verifica riguarda la composizione del nuovo governo: prevarrà il criterio delle competenza, della capacità e dell’esperienza o, disgraziatamente, prevarranno – come al solito – le ragioni dell’opportunismo politico, per “pagare” le solite “cambialette”  della campagna elettorale? Se la Meloni vuole governare adeguatamente non faccia l’errore di assegnare ministeri secondo il criterio di appartenenza, ma si imponga subito con scelte che potranno dare spessore all’esecutivo. La formula magica esiste ed è un composto di rigore morale misto a competenza e capacità: gli italiani non ci credono, ma ci sperano.

Certamente sarà un esecutivo da togliere il sonno al futuro premier: se ci fossero risorse finanziarie a sufficienza, beh, i problemi si potrebbero anche affrontare, ma la prima domanda che dovrà farsi il futuro presidente incaricato sarà: “dove troviamo il denaro necessario?”.

Per questo un’elezione (concordata) a primo colpo per i due presidenti di Camera e Senato sarebbe stato un buon segnale per il Paese, per rassicurare gli animi su un’intesa (di centro-destra) che potrebbe (e dovrebbe) garantire stabilità, soprattutto per superare la crisi. Invece, come già detto, ieri sera si parlava di un’auspicabile elezione entro la giornata di oggi del Presidente del Senato (La Russa?) mentre per la Camera ci sarà un po’ di maretta prima di trovare un accordo. Non è una buona partenza, pur con un’opposizione rassegnata già prima delle elezioni a contare sempre meno e obbligata a raccogliere i cocci di una fallimentare strategia di consenso.

Ricordiamoci che l’ex premier Conte ha vinto (perdendo per strada buona metà dei voti conquistati nel 2018) solamente facendo un uso spregiudicato del populismo più vieto: messa da parte la pochette da taschino e levata la giacca s’è improvvisato (con successo, bisogna dire) novello Masaniello tutto teso e proteso a difendere il reddito di Cittadinanza. “O votate noi o perdete la prebenda di fine mese”: più o meno questo è stato il  leit-motiv della campagna di un Movimento 5 Stelle che tutti davano pronto a scomparire. È stato abile Conte, ma il suo gioco – opposizione intransigente, promette – alla lunga si scontrerà non solo col malcontento popolare ma anche su i tanti ex parlamentari grillini “abbandonati” e illusi. 

Chi avrebbe scommesso che i grillini avrebbero preso quattro seggi in Calabria, facendo diventare la regione un formidabile e incredibile serbatoio di voti? Eppure è così. 

E allora questa nuova legislatura (XIX) avrà il suo daffare per rasserenare i tumultuosi affanni degli italiani e muoversi tra troppe contraddizioni che rischiano di separare in modo netto il Nord e il Sud. Il riferimento, è evidente, è il provvedimento più volte tentato dalle tre regioni del Nord (Emilia, Lombardia e Veneto) ma regolarmente (per fortuna!) stoppato in Parlamento: questa volta, però, l’autonomia differenziata la vogliono sul serio e Salvini – aizzato da un ritrovato (ripescato?) Umberto Bossi si trova a giocarsi il consenso delle ricche regioni settentrionali, di quelli che votavano la Lega Nord e rivogliono tale parola sul simbolo al posto del nome di Salvini. Ma si giocherà la credibilità del Sud e tutto il Parlamento dovrà fare salti mortali per impedire il varo di una legge-infame che interpreta a uso e consumo del Nord il titolo V della Costituzione.

Del resto la truppa dei parlamentari calabresi di 19 tra deputati e senatori, in realtà è composta da 17 “nativi” (il magistrato Scarpinato è stato paracadutato da Palermo e la Roccella da Bologna), ma è rimpolpata da tre deputati di origine calabrese eletti in altri seggi:  Antonino Iaria dei 5 Stelle, architetto eletto in Piemonte, Giusy Versace, ex deputata di Forza Italia, orgogliosamente reggina, eletta in Lombardia,  e lady B (Marta Fascina) attuale compagna di Berlusconi, originaria di Melito Porto Salvo, deputata uscente, rieletta a Marsala. In più ci sono Nicola Carè (eletto all’estero) che è di Guardavalle (CZ), e, al Senato l’ex presidente del Senato (che ha sangue calabrese per parte di padre), Mario Borghese (deputato uscente del Maie) e, soprattutto, il prof. Marco Lombardo (di Martone, RC), eletto al Senato con Azione, in Lombardia. Un drappello che, pur avendo la Calabria nel cuore (?) non avrà la forza di fare molto. Ma non è detto…

A seconda di come sarà composto il futuro Governo di Giorgia Meloni, ci sono due caselle di sottogoverno che fanno gola ai calabresi: alla Sanità punta Giuseppe Mangialavori (senatore uscente e aspirante viceministro), ma soprattutto medico senologo che ne capisce di scienza, mentre il posto lasciato vacante da Dalila Nesci (non rieletta) di sottosegretario per il Sud e la coesione territoriale sembra fatto su misura per la vulcanica Wanda Ferro. Sarebbe una bella rivincita per i calabresi. E a suggello servirebbe alle infrastrutture un visionario che pensi a realizzare il Ponte… (s)  

A Roma si presenta il libro “VIP, Very Important Peperoncino”

Domani pomeriggio, alle 17, nella Sala “Caduti Nassirya” del Senato, è in programma la conferenza stampa di presentazione del libro VIP, Very Important Peperoncino di Erminia Gerini TricaricoMassimo LopezFrancesco Maria Spanò.

Lo ha reso noto il senatore di Italia Viva e sindaco di Diamante, Ernesto Magorno, spiegando che si tratta di un «volume prezioso che racconta tante cose interessanti su questo straordinario simbolo della Calabria. Il testo ha alle spalle la preziosa collaborazione dell’Accademia del Peperoncino che, guidata dal prof. Enzo Monaco, lavora da tanti anni con risultati eccezionali».

«Uno dei frutti di questo straordinario impegno – ha spiegato – è il Peperoncino Festival, manifestazione che si tiene nella prima metà di settembre a Diamante, e che quest’anno è arrivata all’edizione numero 30. Un vero e proprio traguardo segno che il Peperoncino Festival non è più solo un evento capace di portare migliaia di persone, ma è un vero e proprio pezzo di storia».

Alla conferenza stampa prenderanno parte, oltre allo stesso Magorno, il Presidente della Commissione Agricoltura del Senato, Gianpaolo Vallardi, uno degli autori del libro, dott. Francesco Maria Spanò, il Presidente dell’Accademia del Peperoncino, prof. Enzo Monaco, e il Sottosegretario di Stato al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Francesco Battistoni(rrm)

Successo al Senato per il convegno sul libro dello storico Fulvio Mazza “Il Golpe Borghese”

Grande partecipazione, al Senato, per il convegno sul libro Il Golpe borghese – Quarto grado di giudizio di Fulvio Cama, che ha registrato la partecipazione del presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, promotore della presentazione del libro, secondo cui «credo sia opportuno valutare la possibilità giuridica di una revoca, sebbene ‘Post mortem’, della nomina a Senatore a vita di Giulio Andreotti».

«Questo – ha spiegato Morra – perché dalle fonti storiche, documentali e testimoniali, emerge che in quel preciso contesto eversivo Andreotti non avrebbe affatto difeso la Costituzione, accettando di fatto la possibilità di guidare l’esecutivo nato dal tentativo insurrezionale guidato da Borghese». 

Ove non si dovesse giuridicamente riuscirci, il senatore Morra ha comunque evidenziato la necessità di effettuare un gesto anche solo politico di ‘revoca etica’ dal forte valore simbolico e democratico.  Sempre a margine del convegno si è fatto notare che, dal punto di vista normativo, l’art. 59, 2º comma della Costituzione recita che possono essere nominati senatori a vita coloro che hanno “illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”.

Andreotti non aveva i titoli per tal nomina: lo si sapeva ma non si avevano le prove storiche e giudiziarie. Ma ora le abbiamo.

Oggi, con questo libro sul “Golpe Borghese”, sappiamo che non fu solo un soggetto vicino fino al 1980 ad ambienti mafiosi, ma anche un eversore “potenziale” della Repubblica. Ciò in quanto non osteggiò chi tramava contro lo Stato, realizzando, attraverso comportamenti omissivi, scelte che avvantaggiarono ambienti eversivi.

Alla Presentazione hanno partecipato Michelangelo Di Stefano, consulente della Commissione antimafia e lo stesso storico Fulvio Mazza.

«In relazione al Golpe Borghese la verità giudiziaria è stata ben difforme da quella che i ricercatori e gli storici hanno nel tempo disvelato e appurato». Così ha esordito il Presidente Morra, spiegando che una cosa è la verità giudiziaria e un’altra cosa è la verità storica. Sul Golpe Borghese si è svolto un importante processo, concluso con l’assoluzione anche di coloro che avevano confessato. Può sembrare paradossale, ma ciò spiega perché nei manuali in uso nelle scuole c’è difficoltà a far capire come questo Paese abbia vissuto una fase di tentativi di Golpe, oltre che di stragi, di depistaggi e di latitanze.

Questo libro ribalta la nullità emersa dal processo stesso. Dal libro (come hanno rilevato anche, fra gli altri, l’allora Presidente della Commissione parlamentare stragi, Giovanni Pellegrino e il giudice Guido Salvini) emergono le verità nascoste del Golpe. Fra le poche eccezioni evidenziamo quella sul chi impose a Borghese il Contrordine che bloccò il Golpe già avviato. Emergono due tesi, una che riporta a Licio Gelli e un’altra che riconduce a Giulio Andreotti. Si tratta di due personaggi che dal libro emergono come strettamente legati al Golpe stesso.

Lo storico Mazza ha sottolineato comunque che se Borghese emise il Contrordine dopo aver ricevuto una perentoria telefonata dell’uno o dell’altro non cambia – nella sostanza – più di tanto. Entrambi, difatti, erano portatori di una linea politica reazionaria negli obiettivi e collusa con settori delinquenziali nella prassi. Non è per nulla da escludere, peraltro, un coordinamento fra di loro. (rrm)

Appello a Berlusconi per la pace dell’ex presidente Giuseppe Nisticò

Un appello a Silvio Berlusconi per la pace in Ucraina è stato lanciato dal prof. Giuseppe Nisticò, già presidente della Regione Calabria e parlamentare europeo, nel corso della presentazione in Senato del recentissimo libro di Vittorio Testa dal titolo B, edito da Diabasis. Dopo aver elogiato l’opera del giornalistaTesta e aver ricordato episodi della sua vita politica iniziata nel 1994 con Berlusconi, Nisticò ha inviato un pressante ed accorato appello a Silvio Berlusconi perché intervenga lui direttamente, con la sua autorevolezza, non avendo bisogno di autorizzazioni di parte di nessuno, nelle trattative diplomatiche per porre fine alla guerra in Ucraina. 

«Berlusconi – ha detto Nisticò – avrebbe ottime possibilità di successo: le sue straordinarie doti psicologiche gli permetteranno di penetrare nelle fibre più intime della vita affettiva dei suoi interlocutori e così convincere sia Putin a cessare i bombardamenti e gli attacchi missilistici e Zalenski a trovare un punto di intesa per il cessate il fuoco definitivo. Questa potrebbe essere l’ultima missione di Berlusconi nel mondo e interrompere la spirale tragica di morti, feriti e disastri enormi sotto il profilo economico e sociale. A mio avviso, però, egli dovrà agire lontano dai media, in silenzio e discrezione, con i fatti, portando in tempi brevi alla soluzione del conflitto. Finora l’errore è stato di avere bruciato una sua potenziale candidatura ufficiale perché è stata considerata come espressione politica e di un partito.

Nessuno chiederà a Berlusconi di muoversi ufficialmente in questa direzione perché nonostante gli siano riconosciuti i meriti purtroppo dominano ancora ignobili sentimenti di gelosia e invidia nei suoi confronti. Egli saprà più di ogni altro parlare al cuore di Putin e di Zelenski facendo ritornare alla ragione e facendo loro comprendere l’importanza delle parole e delle preghiere di Papa Francesco che si è dimostrato coerente fin dal primo momento contro le armi e a favore della pace.

Inevitabilmente, continuare a inviare armi in Ucraina vuol dire, come da tutti riconosciuto, aumentare progressivamente il numero dei morti e le sofferenze indicibili della gente ucraina, come pure cronicizzare la situazione bellica fino al rischio di un conflitto nucleare di devastante portata per tutta l’Europa.

«Ma quale Paese al mondo – ha detto Nisticò – non sarebbe felice di essere privo di armi? Uno dei valori fondamentali della civiltà italica, tremila anni prima di Cristo e di quella della Magna Grecia (VI-V secolo a.C.) – come va da anni predicando il filosofo della Magna Grecia Salvatore Mongiardo – è rappresentato dal rispetto della vita sia degli animali sia a maggior ragione dell’uomo. Quindi, un mondo contro le armi e le guerre a favore della pace.. Questi concetti filosofici basati sull’etica dovrebbero tornare a essere dominanti nel mondo.

Attraverso una sorta di Piano Marshall per il quale Berlusconi si è sempre battuto durante tutte le crisi, in cui Europa e Usa ossessionati dall’idea di favorire le lobbies delle armi, invece di spendere soldi in armamenti potrebbero con le loro risorse contribuire alla rinascita, alla ricostruzione delle città e dei monumenti distrutti e polverizzati nelle guerra e dare benessere e risorse per i giovani per un lavoro qualificato e dignitoso! Con la creazione di una fascia di Paesi neutrali, privi di armi, dalla Svezia alla Finlandia, all’Ucraina e alla Moldavia, Paesi da inserire tutti a pieno titolo nell’Unione Europea, si potrebbe arrivare a un immediato cessate il fuoco e a questi Paesi andrebbe la gratitudine di tutto il mondo». (rrm)

 

 

 

Consegnato il prestigioso Premio Pericles alla Presidente del Senato

di MARIA CRISTINA GULLÍ – L’11 dicembre scorso la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati non aveva potuto partecipare alla cerimonia di consegna dei Premi Pericles, alla sala Imago dell’Hotel Hassler di Trinità de’ Monti a Roma e, il suo prestigioso riconoscimento realizzato dal maestro orafo Gerardo Sacco era rimasto imballato. Ieri una piccola cerimonia a Palazzo Giustiniani ha concluso la cerimonia di questo prestigioso premio scientifico, ideato quando insegnava all’Università di Catanzaro dal prof. Giuseppe Nisticò, farmacologo di fama internazionale, già Presidente della Regione Calabria. Il quale, con particolare soddisfazione, date le origini calabresi della famiglia del padre della Alberti Casellati, ha voluto sottolineare l’importanza del riconoscimento assegnato alla Presidente del Senato.

«Il Premio – ha detto il prof. Nisticò – è stato conferito lo scorso anno a dicembre a personalità di altissimo livello che hanno dato un contributo fondamentale nella lotta al Covid e altre terribili malattie infettive come l’Ebola: il prof. Giuseppe Ippolito, già direttore scientifico dell’Ospedale Spallanzani di Roma e oggi direttore generale della Ricerca del Ministero della Salute, il prof. Walter Ricciardi, ordinario di Igiene all’Università Cattolica di Roma nonché consulente scientifico del ministro della Salute. Ieri è stato consegnato di persona alla presidente Casellati per il ruolo straordinario da lei svolto nel campo della Sanità e della Ricerca scientifica  nel nostro Paese. Sono molto felice – ha sottolineato Nisticò – di aver svolto l’attività di sottosegretario alla Sanità quando a presiedere la Commissione Sanità del Senato c’era proprio la Alberti Casellati. Da lei, con grande umiltà ho imparato che è necessario aggiungere al profilo scientifico delle leggi sulla sanità anche il fondamentale profilo normativo giuridico, di cui ella era già allora maestra».

La presidente del Senato ha molto gradito il Premio, apprezzando particolarmente il fine lavoro di cesello del maestro orafo Gerardo Sacco che non ha potuto essere presente ieri a Palazzo Giustiniani. La Presidente ha ricordato gli ottimi rapporti intrattenuti con la Regione Calabria ai tempi del presidente Nisticò, relazioni che si sono mantenute nel tempo. La stessa Presidente ha ricordato con orgoglio la “calabresità” della sua famiglia, rimasta immutata pur essendo lei nata nel Veneto. 

I Premi Pericles (nati originariamente nel 1984 come Alkameon International Prize su ispirazione del prof. Giuseppe Nisticò) rappresentano una sorta di premio Nobel italiano per la scienza. Il primo riconoscimento dell’Alkameon Academy, era stato assegnato al prof. Renato Dulbecco, nato a Catanzaro, vissuto a Londra prima e successivamente a San Diego, in California, insignito del Premio  Nobel e ancora oggi riconosciuto come il “padre della decodificazione del genoma umano”. 

Ma non solo Dulbecco: negli anni altri Premi Nobel hanno ricevuto il premio Alkameon (oggi Pericles): sir John Vane (1985), sir John Eccles (1994), Arvid Carlsson (2001) e Rita Levi Montalcini (2003), oltre a “giganti della scienza” come sir Salvador Moncada, Leslie Liversen e Graham Collingridge. Più recentemente il Pericles è stato assegnato, tra gli altri, al prof. Roberto Crea, considerato il padre delle biotecnologie e direttore del nascente Dulbecco Institute di Lamezia Terme, e ai premi Nobel Aaron Ciechanover e Thomas Südhof. 

Il prestigio del Premio viene dalle tante personalità prescelte da un Comitato scientifico internazionale che valuta ogni anno candidature di elevato spessore, non più soltanto in ambito medico-scientifico ma, da qualche anno a questa parte, anche nel campo del diritto, delle istituzioni, della cultura e dell’Etica, nel nome del padre delle leggi: quel Pericle che costituisce un faro di civiltà e di conoscenza che il mondo occidentale ha potuto prendere a modello non solo come padre della democrazia ma anche come uomo e stratega straordinario aperto al mondo della scienza, dell’arte e della società civile. (mcg)

La senatrice Fulvia Caligiuri (FI) eletta vicepresidente Commissione Agricoltura

Prestigioso incarico per la senatrice di Forza ItaliaFulvia Caligiuri, che è stata eletta vicepresidente della Commissione Agricoltura di Palazzo Madama.

«Ringrazio – ha dichiarato la senatrice – la presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini, il presidente della Commissione Gianpaolo Vallardi e tutti i colleghi per la fiducia che mi hanno accordato».

«Svolgerò questo incarico – ha concluso – consapevole delle tante esigenze del comparto agricolo per le quali, grazie al lavoro della Commissione e d’intesa con il governo, auspico di poter trovare delle soluzioni immediate». (rrm)