PROVINCIA JONICA, IL DOPPIO CAPOLUOGO
POTREBBE CHIUDERE STORICHE VERTENZE

di DOMENICO MAZZA –  Fino a qualche decennio fa, nella creazione di nuovi ambiti provinciali generati per scissione da precostituiti Enti, si dotavano i Capoluoghi delle neonate Province di tutta una serie di servizi legati alla capillarizzazione periferica del sistema centrale dello Stato. Nel corso degli ultimi anni, a seguito dei processi di spending review e della graduale aziendalizzazione degli apparati pubblici, lo Stato ha razionalizzato i processi di spesa e di devolution. I servizi, pertanto, sono stati assegnati seguendo non già la logica degli ambiti provinciali, ma sulla base di rigorosi criteri legati all’ampiezza dei territori e alla loro demografia. Il vecchio termine di Provincia, col tempo, ha ceduto il passo al più dirompente concetto d’Area Vasta. Ad oggi, in molti credono che le Province siano state soppresse. Esiste la convinzione, infatti, che il passaggio da un sistema elettorale diretto ad uno di secondo livello abbia generato la dismissione dell’Ente. Non è così! Anzi, è vero il contrario.

Il buio in cui brancola l’Establishment jonico

Dopo anni di profondo letargo sul tema, la Politica jonica ha, nella coda d’estate, riacceso i riflettori sul tema. Tuttavia, leggendo quanto riportato nei dispacci di stampa, si scorgono grossolani errori percettivi e valutativi circa il nuovo impianto geo-politico che si vorrebbe scorporare all’attuale contesto cosentino. Tale condizione, non aiuta i neofiti della materia amministrativa a raccapezzarsi sulle aspettative che potrebbero derivare dalla costituzione di un Ente di secondo livello. Ancora oggi, a distanza di oltre 10 anni dalla legge 56/14 (Delrio), taluni, pensando forse ad un caso di sinonimia, confondono il concetto di Provincia con quello di Area Vasta. Nonostante l’ultimo termine sia entrato nel vocabolario amministrativo da circa un ventennio, si fa fatica a classificare le sottili differenze con il primo. Il più delle volte, infatti, si finisce con esprimere concetti che mal delineano le diversità di una nomenclatura per nulla scontata.

Senza la creazione di ambiti ottimali non c’è devolution da parte dello Stato

La Provincia è un Ente di secondo livello, a limitata capacità amministrativa, intermedio tra Comune e Regione. Conseguentemente la riforma Delrio, ha mantenuto deleghe specifiche in materia di viabilità ed edilizia scolastica. In alcuni casi, il perimetro di una Provincia può corrispondere a quello di un’Area Vasta. Tale condizione si verifica quando territorio e demografia dell’ambiente provinciale esprimono 2500km² e almeno 350mila ab. A seguito, poi, delle modifiche apportate nell’ultimo decennio al Tuel (Testo Unico degli Enti locali), in caso di istituzione di nuove Province, lo Stato non è tenuto a dotare di decentramento amministrativo periferico il Capoluogo del nuovo Ente.

L’Area Vasta, invece, è una classificazione geo-politica che non gode di Rappresentatività diretta. Accentra, in identificate Località d’ambito e comprensoriali, sulla base di rigorosi parametri demografici, tutte una serie di competenze dapprima assegnate ad ogni Capoluogo di Provincia. Il metro d’Area Vasta è il sistema oggi utilizzato per stabilire l’erogazione dei servizi ad un territorio o ad agglomerati territoriali contermini. Rappresenta, altresì, il metodo di capillarizzazione delle funzioni di prossimità lungo il territorio nazionale. Classifica, quindi, il sistema di decentramento effettivo dei servizi statali.

L’ambiente provinciale, dunque, corrisponde a quello di un’Area Vasta solo quando si suffragano specifici requisiti demografici e territoriali. In tutti gli altri casi, le Aree Vaste assommano più ambiti provinciali con accentramento dei servizi in sede al Capoluogo più rappresentativo degli agglomerati provinciali costituenti il perimetro vasto.

Questa breve classificazione per chiarire un assunto: il principio utilizzato nella erogazione dei servizi centrali, da oltre un decennio, non è più quello dell’ambito provinciale, bensì il dedicato range demografico d’Area Vasta.

Non esiste elevazione amministrativa quando mancano i numeri

Creare ambiti provinciali senza contestualmente inverare i parametri d’Area Vasta, significa non determinare alcuna modifica nella ramificazione periferica dei servizi statali. Vieppiù, l’operazione si dimostra inidonea a scalfire i cristallizzati equilibri politici in capo ai preesistenti contesti.

Con la riforma degli Enti intermedi, in attesa di licenza da parte del Governo, saranno reintrodotti i criteri di suffragio universale nelle elezioni provinciali. Tuttavia, il Disegno di Legge non apre alla istituzione di nuovi Enti. Quand’anche fosse possibile, è bene rimarcare che l’idea di una nuova Provincia, senza che questa abbia i requisiti per poter aspirare ad un inquadramento di tipo vasto, sarebbe assolutamente inutile ai fini di un’agognata autonomia politico-istituzionale del nuovo perimetro amministrativo.

D’altronde, pensare di ritagliare un nuovo Ente, mantenendosi nel solo alveo della Provincia di Cosenza, ci mette davanti ad una serie di problematiche. Prima fra tutte, permettere ai due ridisegnati Enti di godere della forza numerica e territoriale su richiamata. Fermo restando i circa 700mila abitanti della Provincia di Cosenza, si dovrebbero immaginare due ambiti di circa 350mila abitanti cadauno. Alla conta dei numeri, l’idea Sibaritide-Pollino, nella migliore delle ipotesi, potrebbe spingersi fino a 250mila persone. Già questo dato, oltre i limiti derivanti dalla mancata omogeneità territoriale tra un ambiente riviesco e un’area valliva, dovrebbe farci desistere dal proseguire in azioni sconsiderate. A meno che, con manie di malriposto protagonismo, non si voglia arrivare a bussare alle porte di Rende. Raggiungere la soglia dei 350mila abitanti, partendo dalla linea di costa sibarita, significherebbe spingersi fino alle sponde del Campagnano. Tuttavia, dubito che la prosopopea ammaliatrice jonica possa convincere le Amministrazioni della cinta bruzia a sentirsi parte di un contesto estraneo alle proprie peculiarità.

Contrariamente, l’idea di un nuovo perimetro provinciale che parta da un Ente già precostituito, ma infruttuoso a sé stante (Crotone), allargando la sfera di competenza a tutto il contesto dello Jonio cosentino, godrebbe dei requisiti richiesti per inverare appieno la condizione di ambito ottimale. Il doppio Capoluogo, esperimento già promosso dall’attuale Governo con la elevazione di Cesena e Carrara, consentirebbe di impostare il nuovo ambito su base policentrica. Nessun Ente aggiuntivo, quindi, ma la riorganizzazione funzionale delle definizioni perimetrali attuali. L’omogeneità territoriale presente tra la Sibaritide e il Crotonese, inoltre, consentirebbe di avviare processi di rivendicazione comuni. Si potrebbero chiudere, definitivamente, storiche vertenze aperte: dalla costituzione di un’Azienda Ospedaliera (che non è una semplice Asp), alle medesime battaglie di mobilità e trasporti, alla salvaguardia del comune patrimonio archeologico per finire alla maggior tutela dello specchio d’acqua del golfo di Taranto. Quest’ultimo, oggi più che mai, oggetto di sempre più accentuate speculazioni romane.

Significherebbe declinare, con l’autorevolezza di un reale ambito vasto e con l’ausilio dei numeri, la prospettiva dell’Arco Jonico, ristabilendo una condizione d’equilibrio geo-politico con i tre Capoluoghi storici della Regione.  (dm)

Corigliano Rossano e Castrovillari insieme per il futuro della Sibaritide

Sanità, infrastrutture, alta velocità e dell’istituzione di un Ente intermedio della Sibaritide-Pollino  sono i temi cruciali per il territorio della Sibaritide di cui hanno parlato Flavio Stasi, sindaco di Corigliano Rossano, e Domenico Lo Polito, sindaco di Castrovillari, nel corso dell’incontro di giovedì.

Le due città, infatti, ormai da tempo, grazie alla sinergia tra le Amministrazioni comunali, ragionano in sinergia capovolgendo le logiche divisive e campaniliste del passato che non hanno fatto altro che penalizzare le comunità di questa importante e grande area del mezzogiorno.

I temi affrontati sono stati molteplici, ma particolare attenzione è stata posta sullo stato drammatico della Sanità, con ospedali ormai oggetto di sistematiche spoliazioni e servizi sempre meno dignitosi, con gravi conseguenze per i cittadini e per la qualità della vita delle comunità. È necessario certamente rivedere l’organizzazione dei servizi sanitari, ma è stata condivisa anche la necessità di un riordino dell’organizzazione sanitaria dopo il fallimento ormai conclamato dell’accorpamento delle Asl in una pachidermica ed ingestibile ASP. È stato dunque condiviso di riaprire la vertenza per un Azienda Sanitaria della Sibaritide-Pollino che possa, nel medio e lungo termine, tornare a dare risposte in termini di risorse, di servizi territoriali e di organizzazione ospedaliera.

Altro tema ritenuto urgente e sul quale i due primi cittadini hanno condiviso posizioni e strategie è quello delle infrastrutture ed in particolare dell’Alta Velocità. La Calabria tutta, a partire dalla Giunta Regionale, deve al più presto aprire una interlocuzione col Governo e con Rfi al fine, oltre di reperire le risorse necessarie per collegare la Calabria, di individuare le soluzioni progettuali che consentano di realizzare il nodo di Tarsia, perché questa è l’unica proposta che consentirà alla Calabria di avere una linea di Alta Velocità vera. Non si tratta di una proposta che intende penalizzare altri territori, che al contrario devono mantenere e se possibile migliorare gli attuali standard, ma di mantenere la lungimirante logica iniziale del progetto, finalizzato a migliorare la fruibilità e la competitività del servizio ferroviario complessivo. È evidente che senza il nodo di Tarsia un terzo della popolazione regionale continuerà ad essere esclusa da questo servizio, utilizzando altri mezzi oppure recandosi in altre regioni.

Infine, dopo aver affrontato anche altri temi, è stata condivisa l’idea che, nell’ambito della riforma della Legge Delrio e della rivisitazione del ruolo delle provincie che auspichiamo gli restituisca valenza e democrazia, è opportuno che si apra una discussione sulla istituzione di un ente intermedio della Sibaritide-Pollino che rappresenti il tessuto sociale, politico e geografico di quest’area e migliori l’efficienza istituzionale di tutti i territori della Calabria.

Su questi temi i due primi cittadini nelle prossime settimane continueranno il confronto con tutti i territori e le amministrazioni comunali, ragionando senza più inutili divisioni, esclusivamente nella prospettiva di migliorare i servizi e la qualità della vita delle comunità.

L’OPINIONE/ Giovanni Papasso: Recuperiamo il progetto di creare un’area vasta della Sibaritide e del Pollino

di GIOVANNI PAPASSO – Prendo atto con grande piacere che si è tornati a parlare di riassetto istituzionale della Sibaritide. Da tempo, infatti, sto proponendo la creazione di un’area vasta della Sibaritide e del Pollino.

Parto nella mia analisi ricordando a tutti come questa proposta non sia nuova. Diversi anni fa ci fu un grande dibattito serio e serrato sul tema, nella Sibaritide e nel Pollino, quando si discusse della possibilità di creare la provincia di Rossano o di Castrovillari. Chi ci ha proceduto lavorò molto sulla questione arrivando anche ad una sintesi tra le due proposte. In tal senso, infatti, ricordo anche una riunione congiunta di trenta consigli comunali in cui si lavorò a questa sintesi confluita in uno studio approfondito.

Poi in Parlamento non si ebbe fortuna perché fu molto più facile elevare a provincia Vibo e Crotone che avevano molti più rappresentanti alla Camera e al Senato. Quello studio, quel lavoro, però, non deve perire, non deve essere abbandonato, lo dobbiamo utilizzare implementare, emendare e aggiornare, rinnovarlo per molti aspetti ma non deve andar perduto perché è stato frutto di impegno e sacrificio di tanti rappresentanti istituzionali che di fronte a questa proposta si trovarono di comune accordo lavorando insieme. Proprio oggi che se ne è tornato a parlare si può tirare fuori quel lavoro e aggiornarlo rendendolo attuale per farlo diventare la base di un discorso ancora più ampio e condiviso.

Di riassetto istituzionale ho parlato diverse volte ma, purtroppo, questa mia proposta viene fatta puntualmente cadere nel vuoto. Abbiamo anche condotto una campagna elettorale per le scorse Politiche, mi sono candidato e tentai proprio di alzare il livello del dibattito proponendo la creazione di questa area vasta (prevista dalla cosiddetta Legge Delrio 56 del 2014) che comprendesse sia la Sibaritide che il Pollino e che si estendesse fino al Crotonese (e comprendente chiaramente l’Alto Ionio) per proporre soluzioni ai grandi problemi, come quello dei trasporti, che attanagliano tutto questo territorio ma, soprattutto, problemi legati allo sviluppo e al futuro per evitare che i nostri giovani possano continuare a scappare.

Purtroppo, fino ad ora, spiace notare come la discussione sia stata piuttosto scarna. Ho ricevuto anche i componenti del Comitato Magna Graecia, che propongono l’istituzione della nuova provincia della Sibaritide e del Crotonese, e nel corso dell’incontro, ho suggerito come un riassetto istituzionale sulla Fascia jonica cosentina, nell’Alta Calabria, deve avere dentro necessariamente l’area del Pollino atteso che il comprensorio Pollino-Sibaritide può dare ampio respiro dal punto di vista sociale, culturale, ambientale, naturalistico, e, premesso che, per quanto mi riguarda, il Pollino e la Sibaritide rappresentano il grande tradito di tutti i governi che sono succeduti nel Paese perché non c’è mai stata grande attenzione per quest’area. Basti pensare a quello che sta succedendo per l’alta velocità: c’era stato garantito (ed era stato anche indicato nelle prime ipotesi progettuali) che sarebbe arrivata a Tarsia ma poi non se ne è fatto più niente. Questa parte della Calabria, dunque, la si vuole lasciare sempre nella precarietà oltre che istituzionale ed economica anche dal punto di vista dei trasporti.

Oggi si parla della Provincia della Sibaritide: una proposta importante che riaccende la questione del riassetto istituzionale in quest’area soprattutto dopo la nascita del Comune unico di Corigliano-Rossano che, voglio ribadirlo, è un fatto importantissimo perché ha creato la terza città della Calabria però se questa città non si apre al territorio, non prevede un coinvolgimento dei comuni viciniori rischia di isolarsi rispetto a tutto il resto ed è un rischio che non si deve assolutamente correre.

In questa fase è d’obbligo rilanciare la proposta della Provincia della Sibaritide e del Pollino: lo studio a cui mi riferivo poche righe sopra corrispondeva anche ai dettami di quella che era l’allora Legge 142. Tanti consigli comunali si espressero favorevolmente rispetto al lavorare insieme all’interno di questo comprensorio importante e io credo che nuovamente, se proprio vogliamo ri-parlare di questo riassetto istituzionale nell’Alta Calabria, non possiamo non mettere insieme il Pollino e la Sibaritide.

Sono tante le cose che ci uniscono: il Parco archeologico di Sibari, al Museo archeologico nazionale della Sibaritide, alle Riserve naturalistiche del Crati, al Parco del Pollino, con tutta la sua flora e la sua fauna, il mare, l’ambiente dove nidificano, peraltro, la cicogna bianca e la caretta caretta, io credo che debbono rappresentare un tutt’uno e rivendicare maggiore attenzione nei confronti di chi ci governa sia a livello regionale che nazionale perché le nostre comunità si stanno spopolando, i ragazzi, i giovani, i nostri talenti vanno via e non tornano più. Allora il riassetto istituzionale deve significare mettere in campo un nuovo modello di sviluppo economico concreto, uno sviluppo sia a livello sociale, culturale, imprenditoriale per far sì che i nostri figli non debbano più partire e questo comprensorio possa guardare al futuro con più fiducia e con una nuova speranza.

Io credo che ci siano le condizioni per mettere insieme la Sibaritide e il Pollino. Il mio comune sta in una posizione baricentrica tra le due aree e, senza arroganza o primogeniture che sarebbero inutili e improduttive, si candida a lavorare per metterle insieme. Questa che propongo e lancio è soltanto una attività istituzionale mirata a far sì che i due comprensori possano parlarsi tra di loro, organizzarsi e, soprattutto, chiedere il riassetto istituzionale attraverso la creazione della Provincia della Sibaritide e del Pollino ma, soprattutto, nuove e maggiori attenzioni in generale a chi li ha sempre traditi. Mai un intervento serio, mai un intervento concreto di sviluppo, mai un intervento di rilancio. Ci sono problemi, oltre che di trasporti, di sanità. Il fatto che siamo esclusi dall’alta velocità significa che più di metà regione è esclusa da quello che dovrebbe essere un diritto imprescindibile e cioè quello della mobilità.

Facciamo bene a parlare di riassetto istituzionale, facciamo bene a parlare di nuova provincia sperando che ci siano le condizioni, forse, nell’ambito della nuova legge che si sta discutendo in Parlamento e che prevede nuovamente le elezioni dirette del presidente della Provincia e del consiglio provinciale dopo la bocciatura della soppressione delle Province operata dagli italiani con il referendum. In questa fase noi dobbiamo essere puntuali, non dobbiamo essere arroganti ed esercitare il bene della comunità e se vogliamo farlo dobbiamo lavorare per mettere insieme questi due comprensori che, di fatto, sono già un tutt’uno, per dargli speranze e prospettive future. Non lo dobbiamo fare per ottenere un vuoto pennacchio ma per ottenere fondi, investimenti e quel riconoscimento che quest’area ormai attende da troppo tempo.

Gli slogan servono ma ora serve lavorare concretamente nuovo entusiasmo che oggi manca ed è il motivo per cui anche i nostri giovani ci lasciano e vanno via. (gp)

[Giovanni Papasso è sindaco di Cassano allo Ionio]

Tavernise (M5S): Sibaritide sempre più isolata, si deve garantire diritto alla mobilità

Il consigliere regionale del M5S, Davide Tavsernise, ha presentato una interrogazione al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, per sapere quali interventi intende fare per la soppressione della linea linea 002007 Cosenza – Mandatoriccio affidata alla ditta Romano Autolinee Regionali S.p.a e per il mancato collegamento con l’Aeroporto Sant’Anna di Crotone.

Quella della Sibaritide, infatti, è una situazione che peggiora sempre più, «già penalizzata da gap infrastrutturali e da disattenzione istituzionale. La vasta zona dello Ionio cosentino risulta ancora più isolata», ha denunciato il pentastellato, sottolineando come «non esiste infatti, un sistema integrato di mobilità di prossimità, su ferro o gomma, che consenta di collegare lo scalo aeroportuale pitagorico in maniera agevole e in tempi ragionevoli e certi ai territori a nord di Crotone che potrebbero potenzialmente fruire dei voli offerti».

«Per quanto riguarda i trasporti – ha evidenziato – è bene ricordare che a tutt’oggi non risulta che la Regione Calabria abbia predisposto una revisione del Programma Pluriennale del Tpl 2019/2021, con la relativa piena attuazione della Lr 35/2015, o la gara europea per l’affidamento del servizio del trasporto pubblico locale. A tutto ciò si deve aggiungere che il trasporto pubblico locale, in Calabria e in particolar modo nei territori della Sibaritide, assume un particolare valore, alla luce delle croniche carenze nei servizi di mobilità a favore dei cittadini, specie nelle aree interne e più disagiate e nella fascia ionica della regione». (rrc)

L’OPINIONE / Antonino Mungo: Aggressioni nella Sibaritide un pericolo per convivenza civile

di ANTONINO MUNGO – Si rimane increduli, disorientati davanti all’ennesimo attacco al tessuto imprenditoriale della Sibaritide.

Sì, quanto è successo, domenica sera, non è un attacco alla famiglia Martucci, che, tra l’altro, nella giornata di ieri piangeva la dipartita del proprio congiunto, il compianto Matteo, imprenditore capace e pasticciere raffinato; non si tratta nemmeno di un attacco alla singola attività imprenditoriale, ma è un vero e proprio assedio al tessuto imprenditoriale della Sibaritide e alla economia di un paese. È un attacco alla città. È un attacco allo Stato.

Cassano, è una bella città; è un territorio di straordinaria bellezza, in cui operano tantissimi cittadini laboriosi ed onesti, è una comunità lontana anni luce dal malaffare e dagli atteggiamenti mafiosi o comunque ossequiosi verso la criminalità organizzata.

Questi ultimi eventi rappresentano un fenomeno che ha assunto connotazioni e dimensioni talmente gravi e inaccettabili da costituire un incombente pericolo ed una reale minaccia per la convivenza civile e democratica della nostra comunità e sul quale confidiamo in una unitaria e pronta risposta di tutte le forze sociali e politiche, a conferma, ancora una volta, della robustezza dei valori della nostra democrazia.

Occorre, in questo momento, un grande senso di responsabilità da parte di tutti, è importante che solidarietà e indignazione siano condivisi dall’intera comunità affinché nessuno mai debba sentirsi solo e per trasmettere alla società e alle giovani generazioni, i valori ideali e morali della libertà, della democrazia e soprattutto della legalità come strumento di partecipazione e di riscatto sociale per la nostra comunità e la nostra Cassano.

Nell’attesa che si accertino le cause dell’incendio, siamo convinti che la Prefettura e le forze dell’ordine, sapranno, come sempre, garantire il controllo del territorio, la tutela di tutti i cittadini e assicurare alla giustizia i responsabili del vile atto criminoso.

Il Segretario e tutti gli iscritti del PD del circolo cittadino Cassanese esprimono la più totale vicinanza e solidarietà alla famiglia Martucci, le rinnovano alla famiglia Bloise e a tutti gli imprenditori di Marina di Sibari. (am)

[Antonino Mungo è segretario PD del Circolo Cittadino di Cassano allo Ionio]

L’OPINIONE / Francesco Garofalo: Sibari può ospitare un centro delle eccellenze della Sibaritide

di FRANCESCO GAROFALO – Nel Comune di Cassano, che si affaccia sulla Piana di Sibari, ci sono tante realtà produttive agro alimentare. Sibari, può tranquillamente ospitare un centro delle eccellenze della Sibaritide.

Penso per esempio all’ottimo riso, rinomato in tutto il mondo, alla vasta produzione agrumaria e vitivinicola. Alle piccole attività di nicchia – evidenzia Garofalo -, come quella della lavorazione dei fichi, dell’olio, del pane e dei pastifici di pregio.Questa iniziativa, potrebbe consentire al meglio le strutture, per implementare il tirocinio pratico di chi si vuole approcciarsi al mondo dell’agricoltura, la salvaguardia della biodiversità e di rilanciare al meglio le colture di nicchia.

Ritengo che si possa anche contribuire ad aiutare i neo laureati a fare impresa anche attraverso la creazione di spin off e start up. Un centro di attrazione in cui elementi, quali la qualità, la tipicità, la cultura e la tradizione delle produzione agroalimentari di eccellenza sibarite, si devono coniugare con i concetti di sostenibilità, accessibilità, economicità. Di promuovere il “meglio” direttamente dal “produttore” al “consumatore” senza passaggi intermedi nella logica della “filiera corta” in una struttura nella quale concentrare le migliori produzioni locali.

Un contenitore anche di piccole aziende operanti nei diversi comparti del settore enogastronomico, in cui possono trovare accoglienza stabile di prodotti ortofrutticoli di stagione, i ristoratori e tanti attività artigianali. Del resto – ha concluso -, queste iniziative sono già operative in tante altre regioni d’Italia. (fg)

[Francesco Garofalo è presidente del Centro Studi “Giorgio La Pira” della Città delle Terme]

La consigliera Straface incontra i vertici di Trenitalia per AV Sibaritide-Taranto-Milano

La consigliera regionale Pasqualina Straface, su delega del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha incontrato i vertici di Trenitalia per discutere del collegamento dell’alta velocità tra la Sibaritide, Taranto e Milano.

All’incontro erano presenti il presidente di Trenitalia, Stefano Cuzzilla, il direttore della direzione Business Alta velocità, Pietro Diamantini, il commissario di ArtCal, Francesco Cribari.

«La soluzione su cui si sta lavorando – ha spiegato Straface – è la creazione di un collegamento dalla stazione di Sibari alle linee del Frecciarossa Taranto-Milano attraverso uno dei nuovi treni performativi che stanno per arrivare sulla linea jonica, di fatto rendendo disponibile il servizio per tutta l’utenza della Calabria del nord. Soluzione, questa, che sarebbe ottimale e permetterebbe al territorio di uscire dall’isolamento e di generare nuove e maggiori occasioni di sviluppo per un’area che si dimostra sempre più strategica per l’intero meridione».

«Dall’interlocuzione con i vertici di Trenitalia – ha concluso – è emerso inoltre come la rete ferroviaria attualmente non sia strutturalmente adeguata a permettere il transito del Frecciarossa, e che sono allo studio soluzioni tecniche che permetteranno in un prossimo futuro di sopperire a questa carenza». (rrm)

Un passo necessario per agganciare quella che è a tutti gli effetti l’area economicamente più sviluppata della regione e con prospettive di crescita ancora maggiori soprattutto nel settore del turismo all’alta velocità recuperando così un gap che in questo momento penalizza fortemente un territorio”.

Biondo (Uil): La Calabria non vuole morire di ‘ndrangheta

«La Uil Calabria sarà al fianco di don Luigi Ciotti e di tutti coloro che scenderanno in piazza a Cassano allo Ionio perché questa terra non vuole morire di ‘ndrangheta e vuole dire basta al giogo mafioso». È quanto ha dichiarato Santo Biondo, segretario generale di Uil Calabria, annunciando l’adesione alla mobilitazione contro la ‘ndrangheta organizzata da Libera per il 17 febbraio.

«Riteniamo quella della partecipazione un’arma importante nel contrasto alla criminalità organizzata – ha aggiunto – determinante per isolare tutti coloro che fanno della violenza lo strumento per esercitare la supremazia sul territorio, per distorcere le regole del vivere democratico, per metterne sotto scacco l’economia».

«Contro il malaffare – ha ribadito – è necessario alzare il muro della legalità e ogni componente della società, in Calabria soprattutto, deve operarsi per cementare il proprio mattone, rendere questo argine invalicabile».

«L’escalation criminale che si sta registrando sul territorio di Sibari e del suo comprensorio non ci lascia tranquilli – ha concluso –gli appetiti delle cosche sono diventati famelici anche alla luce degli importanti finanziamenti che vi sono stati indirizzati e per questo, nel chiedere allo Stato una rinnovata attenzione sulla Sibaritide in particolare ma su tutta la Calabria in generale,  intendiamo unirci a tutti coloro che non vogliono più tacere». (rcs)

L’OPINIONE / Antonio Loiacono: L’indifferenza dei governi locali della Sibaritide ai fatti di Acca Larentia

di ANTONIO LOIACONOLa commemorazione organizzata da Casapound ad Acca Larentia (il quartiere Tuscolano a Roma), dove quarant’anni fa tre militanti del Fronte della Gioventù furono uccisi, ha generato polemiche e dibattiti sulle reazioni dei nostri Enti locali di fronte a questo evento: nessuna condanna è stata espressa da parte dei Consigli Comunali del territorio, suscitando preoccupazione e critiche da parte delle comunità.

L’episodio del saluto romano richiedeva una presa di posizione da parte dei nostri rappresentati politici della Sibaritide che, invece, sono rimasti silenziosi. Nonostante le reazioni internazionali e nazionali che hanno condannato il saluto romano come un gesto inaccettabile e divisivo, le istituzioni locali del territorio sembrano aver adottato un atteggiamento di silenzio e inerzia. La mancanza di un documento di condanna o di una presa di posizione ufficiale da parte loro, contribuisce a generare preoccupazione e a sollevare interrogativi sulla coerenza dei valori promossi a livello locale.

In un contesto in cui la costruzione di una società inclusiva e rispettosa della diversità è un obiettivo primario, l’assenza di una presa di posizione da parte loro può essere interpretata come un segnale di negligenza e mancanza di leadership morale. La mancanza di azioni concrete potrebbe avere un impatto significativo sull’unità e sulla coesione della comunità, alimentando la percezione di un vuoto di guida e di tutela dei valori fondamentali.

Ci troviamo di fronte a un gesto simbolicamente carico di significati negativi, una manifestazione chiara dell’ideologia che ha portato tanta sofferenza nel passato. È pertanto inaccettabile che le istituzioni locali rimangano mute dinanzi a una manifestazione così evidente, senza condannare apertamente tali comportamenti. Nell’odierna società, è fondamentale che queste si impegnino attivamente nel promuovere valori di inclusione e condannare ogni forma di discriminazione. Purtroppo, l’incidente del saluto romano ad Acca Laurentia ha messo in evidenza la totale e contagiosa indifferenza dei comuni della Sibaritide (e non solo, credo!).

In questa circostanza, nessun atto di condanna è stato partorito dai consigli comunali, lasciando un’amara sensazione di mancanza di leadership e responsabilità. 

In una società moderna e progressista come la nostra, il dovere delle istituzioni locali va oltre la gestione quotidiana. Queste hanno il compito importante di proteggere i principi democratici e garantire l’integrità morale della comunità. Sfortunatamente, la stasi dei consigli comunali nel condannare pubblicamente l’episodio del saluto romano desta molta preoccupazione!

Quando si tratta delle questioni riguardanti l’intolleranza e le manifestazioni odiose, non si può rimanere indifferenti. I comuni della Sibaritide, che avrebbero dovuto levare la voce contro questo atto inaccettabile, hanno scelto invece il silenzio: un atteggiamento che alimenta un clima di impunità e crea un precedente pericoloso per il futuro.

La commemorazione di eventi storici legati a movimenti estremisti solleva la necessità di un’azione immediata e decisa da parte delle istituzioni locali. È fondamentale assumere una posizione chiara e inequivocabile di fronte a episodi che possano minare i principi di uguaglianza, rispetto e inclusione. La condanna pubblica di gesti divisivi e discriminatori è essenziale per riaffermare i valori fondamentali su cui si fonda una società civile e democratica. 

In un momento in cui la costruzione di una società inclusiva e rispettosa della diversità è un obiettivo primario, l’assenza di una presa di posizione da parte dei governi locali può essere interpretata come un segnale di negligenza e mancanza di leadership morale. La mancanza di azioni concrete da parte delle istituzioni locali potrebbe avere un impatto significativo sull’unità e sulla coesione della comunità, alimentando la percezione di un vuoto di guida e di tutela dei valori fondamentali. 

Lontani dalla nostra idea di una società inclusiva, rispettosa e libera da qualsiasi forma di discriminazione, non possiamo fare a meno di notare il completo silenzio dei consigli comunali di questa zona. Un silenzio che parla più delle parole non dette e che genera un clima di indifferenza diffusa. Il silenzio assordante dei consigli comunali della Sibaritide sta gettando un’ombra su una regione che dovrebbe difendere i valori dell’inclusione e della convivenza pacifica. Lasciare impunito un atto simbolico così gravido di significati negativi potrebbe creare un precedente pericoloso per la nostra comunità. Immaginate una Sibaritide unita, in cui i consiglieri comunali si alzano a difesa dei diritti civili e della diversità culturale. Un luogo in cui ogni cittadino si sente rappresentato e ascoltato. Questo è ciò che dobbiamo chiedere e perseguire con forza.

Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a questa indifferenza. Facciamo sentire la nostra voce e chiediamo alle istituzioni locali di prendere posizione. È giunto il momento di esigere responsabilità e azioni concrete da parte dei consigli comunali! Solo attraverso il coraggio di denunciare le ingiustizie possiamo sperare di costruire una comunità migliore, in cui tutti si sentano accolti e liberi di esprimere le proprie idee. Quando l’onore della nostra storia viene offuscato da azioni che inneggiano al fascismo, dobbiamo sollevare le nostre voci e far sentire il nostro disappunto.

È un dovere verso la nostra costituzione, verso i valori che ci hanno reso una grande nazione. Ma la mancanza di azione da parte dei comuni, da Trebisacce a Cariati, è deludente. Non possiamo permetterci di rimanere in silenzio. È il momento di unirci come una forte comunità e chiedere ai nostri rappresentanti locali di prendere posizione contro queste pratiche offensiva per la democrazia; è ora di esigere responsabilità e azioni concrete. (al)

 

Comitato Magna Graecia: Governo intervenga per emergenza criminalità nella Sibaritide

Il Comitato Magna Graecia ha ribadito la necessità di un intervento dello Stato per l’emergenza criminalità nella Sibaritide. Da qui l’urgenza, in primis, di un decreto «per rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nella Sibaritide – si legge nella nota – e riaprire un tribunale. Un intervento di tale portata si rivelerebbe necessario per garantire la sicurezza dei Cittadini e promuovere lo sviluppo economico e sociale del territorio. In particolare, il decreto dovrebbe prevedere, l’aumento degli organici nelle forze dell’ordine, con particolare attenzione ai reparti specializzati nella lotta alla criminalità organizzata; Il potenziamento delle attività di prevenzione e repressione dei reati; la promozione di iniziative di sensibilizzazione della Popolazione sui temi della legalità e della cittadinanza».

«L’intervento dello Stato non può limitarsi alla sola repressione – viene evidenziato – ma deve anche essere preventivo. È necessario, infatti, investire nella promozione della cultura della legalità e della cittadinanza. Solo attraverso un impegno comune di tutti gli attori coinvolti, è possibile affrontare la crisi della legalità lungo l’Arco Jonico. Contribuendo, fattivamente, alla costituzione di un futuro più sicuro e prospero per il territorio».

Il Comitato, infatti, ha evidenziato come «la recrudescenza di episodi intimidatori lungo l’Arco Jonico, avvenuta negli ultimi tempi, dovrebbe indurre la politica ad una seria riflessione. Gli attentati incendiari alle automobili del Presidente del Consiglio comunale di Corigliano-Rossano, di un giornalista e di alcuni imprenditori, si inseriscono in un contesto di crescente violenza e attività minatoria. Ancor più, rappresentano un segnale chiaro di quanto insufficiente sia la presenza dello Stato in questa zona».

«Com’è noto, il Comitato, da anni si batte per il riconoscimento dello status di Capoluogo (insieme a Crotone) a Corigliano-Rossano – ha ricordato –. La nostra azione non è frutto di un capriccio. Piuttosto, esplica una visione prospettica  che palesa l’effettiva necessità di garantire ad un territorio, demograficamente importante, il giusto riconoscimento dei servizi. Nel caso di specie, ci riferiamo alla implementazione delle maestranze nelle forze dell’ordine. Purtroppo, — e quanto su riportato lo comprova — l’area jonica continua ad essere pervasa da politiche di governance caratterizzate dalla solita logica dei due pesi e due misure».

«È impensabile ed assolutamente fuori da ogni criterio che una Città di 75mila abitanti, Corigliano-Rossano – si legge nella nota – ed un’area di pertinenza di circa 200mila ab., possano continuare a rimanere sotto l’egida di un Reparto Territoriale dei Carabinieri ed un Commissariato semplice con un numero di uomini non parametrato alle effettive esigenze del territorio».

«La Rappresentanza politica locale a Roma, dovrebbe spingere sul Governo centrale – viene rimarcato – affinché quest’ultimo si attivi così come è stato fatto per Caivano. Lo Stato avrebbe il dovere di intervenire con un apposito decreto per rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nella Sibaritide. L’intervento statale sarebbe necessario per garantire la sicurezza dei Cittadini e per promuovere lo sviluppo economico e sociale del territorio».

«L’ambito calabrese del nord est é un’area particolarmente estesa. Questa propaggine di Calabria, seppur abbia registrato un calo demografico negli ultimi anni (come d’altronde avvenuto in tutta la Regione), resta sempre un agglomerato di Comunità con una popolazione di circa 400mila ab, tra aree di costa e pedemontane del Crotonese e della Sibaritide – si legge ancora –. È illogico pensare che la sola presenza di una Questura a Crotone e di un semplice Commissariato a Corigliano-Rossano, possano bastare a controllare un territorio di tali dimensioni. Bene l’idea di costituire un nuovo Presidio di polizia a Cirò Marina, ma non si può prescindere da un’elevazione a Primo dirigente della postazione Sibarita».

«Territori molto meno rappresentativi dal punto di vista demografico – continua ancora il Comitato – e che risaltano agli onori delle cronache per episodi meno efferati di quelli registrati lungo l’Arco Jonico, beneficiano della presenza di Gruppi della Benemerita, Nuclei di GDF, e Commissariati Distrettuali. È bene puntualizzare che dette strutture, nelle aree densamente popolate, demoltiplicano i servizi di sicurezza. Vieppiù, dispongono di maestranze in un numero approssimabile a quello delle Questure e dei Comandi provinciali. Inutile continuare a nascondersi dietro ad un dito: l’area jonica è, purtroppo, un territorio ad alta densità criminale. Negli ultimi anni, poi, la situazione è ulteriormente peggiorata, con un progressivo aumento della violenza e dell’intimidazione. Questo fenomeno è dovuto a una serie di fattori: crisi economica, disoccupazione giovanile e mancanza di prospettive future. La criminalità organizzata, infatti, offre a molti giovani lavoro facile e possibilità di rapidi guadagni. L’illustrata situazione sta mettendo a rischio la sicurezza dei Cittadini e lo sviluppo economico e sociale del territorio».

«Amplifica questa drammatica condizione – viene sottolineato – la mancanza di un Presidio di giustizia lungo tutta la linea di costa che va da Crotone a Taranto (250 km). Le Istituzioni non possono continuare a girarsi dall’altra parte, gingillandosi sul nulla. La Locride, la piana di Gioia, il Lametino, ambiti meno “caldi” e, di gran lunga, con un numero di abitanti nettamente inferiore rispetto alla Sibaritide, presentano un numero di maestranze nei relativi Gruppi CC, Nuclei GDF e Commissariati distrettuali pari a quelli presenti nei Comandi Provinciali dei rispettivi Capoluoghi».

«Solo su Corigliano-Rossano, forse perché non adeguatamente rappresentata a Roma, lo Stato continua a sonnecchiare. La politica di ogni estrazione e casacca dovrebbe battersi per una imprescindibile elevazione della Città, assieme a Crotone, a capoluogo dell’area. Un Capoluogo blinderebbe i servizi presenti e prevederebbe l’implementazione di quanto necessario – ha concluso il Comitato –. Il Governo ha il dovere di intervenire!». (rcs)