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Mario Oliverio

Regionali: Boccia chiama Oliverio che conferma di presentare sue liste

di SANTO STRATI – Chi si fosse illuso che la scesa in campo dell’apprezzata ricercatrice scientifica Amalia Bruni avrebbe risolto tutti i problemi del centrosinistra per le prossime elezioni regionali mostra di conoscere poco i dem calabresi e per gran parte di loro l’evidente impossibilità di essere “normali”. Ovvero di pretendere dalla dirigenza romana il dovuto rispetto della base e del territorio e non accettare supinamente ogni nuova “trovata” (pur se rispettabilissima) del nome da spendere per fare scena. Là dove non c’è nemmeno il palcoscenico e gli attori sono ancora in cerca di scrittura. Siamo, ormai, alla farsa e se ci mettiamo un bel coro potremmo persino suggerire il modello di tragedia greca che era una caratteristica dei nostri territorio svariati secoli prima di Cristo. Il passo è breve e, così continuando, non è improbabile qualche ulteriore colpo di scena a sinistra (a destra si stanno a attrezzando a devastare un disegno pressoché vittorioso), tanto che c’è solo da attendersi di tutto e di più. Gli uscenti vogliono essere riconfermati, quelli che non sono entrati lo scorso gennaio reclamano uno strapuntino e i nuovi aspiranti pretendono spazio e riconoscimenti: vale per la sinistra, ma il quadro si attaglia perfettamente al centro-destra, dove s’intuiscono future liti furibonde.

Così, Mario Oliverio, contattato da Francesco Boccia, artefice con il sodale commissario regionale Stefano Graziano delle scelte calabresi sulla testa dei calabresi, ha affidato a Facebook le sue considerazioni sulla telefonata ricevuta. «Dopo esser stato immotivatamente e reiteratamente escluso dalla discussione interna – scrive l’ex presidente della Regione –, nei giorni scorsi ho ricevuto una telefonata di Francesco Boccia, responsabile nazionale degli enti locali del Pd.

«Primo contatto con un dirigente nazionale, da oltre un anno e mezzo, dopo le ben note vicende che mi hanno riguardato. Lo ringrazio pur se è chiaro si tratta di un approccio tardivo, visto il quadro che si è già determinato. È evidente, come ho già avuto modo di dire a Boccia, la totale assenza di un progetto partecipato, inclusivo e condiviso e la mancanza di un impianto di fondo anche attorno a quest’ultima candidatura della neurologa Bruni.
Il tentativo di rastrellare adesioni a cose già fatte del tipo “prendere o lasciare” non è la risposta adeguata alla necessaria partecipazione ed al clima positivo che sarebbe necessario.
Resta ancora da verificare quale sia il pensiero del segretario nazionale Enrico Letta su un’azione confusa e improvvisata che ha caratterizzato questi lunghi mesi.
A lui ho rivolto una lettera e ripetuti appelli e ho chiesto di relazionarmi in merito ad una situazione che vede la mia terra ed il Pd in una profonda crisi d’identità che purtroppo non potrà non avere nuovi effetti negativi sul piano elettorale.
«Registro – ha scritto Oliverio – il risultato della conferenza stampa tenutasi ieri tra la candidata Bruni ed il promotore di “Tesoro Calabria” Tansi il quale continua con feroci accuse nei confronti di tutta la classe dirigente del PD e finanche ieri ha messo in scena i suoi soliti slogan contro quello che definisce il “Put” (partito unico della torta).
Come si possa farneticare di coalizione larga ed alleanze in queste condizioni, sfugge all’umana comprensione ed anche su questo sarebbe interessante sentire il parere del segretario.
Solo una drammatica perdita di contatto con i territori e distacco dalla realtà impedisce di cogliere il malessere diffuso che si è determinato nel popolo del centrosinistra e delle forze democratiche. Ciò malgrado si continua imperterriti in una gestione commissariale del PD burocratica, con la sospensione della vita democratica e la negazione di ogni forma di
partecipazione. La mia decisione di stare in campo per la prossima competizione elettorale risponde alla necessità di contrastare la deriva negativa a cui stiamo assistendo. Il nostro obiettivo è quello di competere per sconfiggere la destra che tanti guasti sta consumando sulla pelle dei calabresi. Ciò dovrebbe essere il vero interesse di tutto l’arco delle forze democratiche, progressiste, di sinistra.
«Rimango convinto che la soluzione praticabile, entro tempi stretti, per una reale ricomposizione ed unità del campo del centrosinistra, resti quella di indire democratiche primarie aprendo un confronto vero su idee, programmi e persone così come è stato fatto a Roma, Bologna e Torino. Cos’ha la Calabria di diverso da queste realtà? Anche la Calabria è parte dell’Italia ed in questa regione non si capisce perché viene impedito quello che giustamente è consentito altrove. Resto disponibile ad un sereno, costruttivo confronto con il segretario nazionale del partito perché sono convinto che debba vincere la politica e non la sua attuale negativa rappresentazione».
Fin qui Oliverio, ma le acque si stanno intorbidendo in maniera irreversibile su tutti i fronti. L’abbraccio di Tansi alla Bruni potrebbe trasformarsi nel “bacio della pantera” e regalare a De Magistris consensi; le chiassate dei Fratelli di Giorgia che ritornano a parlare di Wanda Ferro sono benzina buttata sul fuoco su una coalizione che faceva della sua unità il vero punto di forza. I cosiddetti civici, peraltro, sembrano impegnati con il sindaco di Napoli a fare una sorta di tarantella un po’ avanti e un po’ indietro, a seconda delle giornate, senza veri significativi progressi. In questo contesto va registrato il ritiro della candidatura di Ernesto Magorno (della serie, una provocazione e niente più la sua scesa in campo), mentre sul Movimento Cinque Stelle sta calando la desolazione più acuta. E nonostante questo, i pentastellati riescono ancora a convincere (?) di contare qualcosa, anche se sul territorio a malapena rappresentano risibili gruppi degli ultimi idealisti filogrillini o filocontiani che in Calabria nessuno si fila più.
Eppure, a Roma il Pd (grazie al segretario Letta) continua a stare col cappello in mano davanti alle abili mosse dell’ex premier Conte che, volere o volare, ha messo in piedi non un Movimento rinnovato, ma il cosiddetto PdC (Partito di Conte), con buona pace dell’ex (?) comico (che non riesce più nemmeno a prendersi sul serio da solo) e dei suoi ultimi seguaci. In conclusione, si preparano fuochi d’artificio, ma non c’è nulla da festeggiare se non la sconfitta della politica e, soprattutto, la conferma che la Calabria non conta nulla e a nessuno interessa più di tanto della Calabria. (s)