Partecipare a un percorso condiviso utile ad arginare il fenomeno di spopolamento dei nostri borghi promuovendo processi di innovazione socio-culturale attraverso progetti volti a rigenerare spazi e luoghi dove socializzare, lavorare, innovare, creare, vivere, costruire presente e futuro. È la proposta avanzata dal Coordinamento Progetto Poliborgo ai Comuni aderenti al progetto e patto “Swap-Poliborgo”, che sono rientrati tra i 1.187 beneficiari del Fondo per i Comuni marginali, a cui sono destinati 180 milioni di euro.
«Affidare ed accompagnare – si legge in una nota – al progetto “Swap-Poliborgo” beni comuni/pubblici da valorizzare, ubicati nei centri storici, messi a disposizione entro il 2022 per l’avvio operativo di diversi Swap centers (Smart Workers Attori Protagonisti) con relative dinamiche ed attività progettuali, intesi come spazi di co-working capaci di divenire hub di innovazione e progettazione».
«Tante sono state, in questi ultimi mesi – si legge ancora – le analisi e le proposte concrete discusse ed avanzate ad ogni livello sulla questione della rivitalizzazione e rinascita dei piccoli paesi e delle aree interne. Durante la scorsa primavera, grazie ai webinar “Swap Cafè”, e grazie a tanti incontri territoriali, abbiamo voluto contribuire anche noi, raccontando alcune importanti esperienze e testimonianze locali e internazionali. Abbiamo poi proposto un vero e proprio patto di visione, avviando il progetto “Swap-Poliborgo” e mettendo in rete diversi comuni del nostro territorio: Badolato, Chiaravalle, Gasperina, Soverato (note: altri aderiranno presto, tra cui il Comune di Torre di Ruggiero)».
«Finalmente, oggi – continua la nota – le prime grandi opportunità per trasformare le idee in azioni concrete. Sono stati già formalmente assegnati ed accreditati, infatti, 180 milioni ai comuni svantaggiati ed in fase di spopolamento. In Calabria sono stati ammessi al Fondo n.271 comuni, tra cui tanti paesi del nostro territorio del Basso Ionio e Serre Calabresi. È stata la Legge di Bilancio 2021 che, per favorire la coesione sociale e lo sviluppo economico nei comuni particolarmente colpiti da spopolamento, ha finanziato di fatto il “Fondo di sostegno ai comuni marginali”, grazie al Decreto 30 settembre 2021 del Dipartimento per le politiche di coesione, pubblicato in Gazzetta Ufficiale (GU Serie Generale n.296 del 14-12-2021), che disciplina l’erogazione delle risorse per gli anni 2021-2023».
Le risorse di questo “Fondo di sostegno ai comuni marginali” potranno essere utilizzate per tre categorie di interventi nei territori soggetti a spopolamento:
- Adeguare immobili comunali e concederli gratuitamente a chi ha voglia di avviare attività commerciali, artigianali o professionali;
- Concedere contributi per l’avvio di attività commerciali, agricoli ed artigianali;
- Incentivare chi si trasferisce nei piccoli comuni delle aree interne attraverso aiuti per acquistare e ristrutturare una casa, oppure concedendo loro gratuitamente un immobile per abitarci e/o per lavorare in smart working.
«In un momento – prosegue la nota – in cui siamo impegnati per la ripresa e per il futuro del Paese, il tema della rivitalizzazione e rigenerazione dei piccoli comuni e delle aree interne, visto da SUD, diventa cruciale per schiudere nuovi orizzonti ed avviare nuove visioni e prospettive di lavoro. Durante i nostri webinar ed incontri abbiamo capito quanto sia importante la tutela del territorio con le sue quattro dimensioni naturalistiche, la difesa delle produzioni agricole e alimentari tradizionali, il nuovo modo di proporre e fare turismo nei nostri territori con progetti di respiro internazionale».
«Abbiamo anche capito – prosegue la nota – quanto sia determinante salvaguardare il tessuto sociale e comunitario, creando sinergie virtuose e processi cooperanti di carattere privato e pubblico. Se vogliamo garantire un domani ai nostri territori, alle aree agricole e periurbane, dobbiamo lavorare fortemente per mantenere viva la socialità dei/nei piccoli paesi e borghi, dove continuano a diminuire i servizi e allo stesso tempo gli abitanti. Una “socialità” a tratti anche nuova, combinata di tradizione ed innovazione, capace di consolidare e facilitare l’impegno dei “restanti”, di incentivare il rientro al Sud di tanti “ritornanti” e di intercettare nuovi cittadini e nuove presenze tra cui cittadini stranieri, nomadi e creativi digitali, PMI, lavoratori atipici e smart workers, ecc».
«I territori montani e di collina – è stato evidenziato – rappresentano il 64% della superficie nazionale e ospitano tra il 20 e il 30% della popolazione italiana. È qui che la salvaguardia della biodiversità, la cura del suolo e del territorio, unite a buone tecnologie possono gettare le basi per la rinascita dei piccoli paesi e delle aree interne, rappresentando un’opportunità straordinaria volta ad attivare economie locali e il tessuto sociale delle comunità che li abitano».
«È qui, soprattutto nei nostri territori – conclude la nota – che si gioca la scommessa del futuro e dove – poiché il tutto è accelerato dalla crisi/emergenza Covid – gli atavici e complessi fenomeni di isolamento e marginalità possono diventare tipicità e valore aggiunto. È qui che si possono combinare in maniera vincente: tradizione e innovazione, locale e internazionale, slow e smart, lentezza ed autenticità dei luoghi e delle persone con l’agilità, dinamicità dei processi sociali ed economici globali». (rcz)