Un progetto per il turismo musulmano e del mondo arabo in Calabria

È di particolare interesse il progetto sperimentale denominato Turismo Muslim friendly, avviato dal prof. Peppino De Rose dell’Unical per  incentivare il turismo musulmano e l’export di prodotti agroalimentari sui mercati arabi.

Un progetto di ricerca scientifica sul turismo musulmano e l’Internazionalizzazione delle imprese calabresi nei mercati arabi-musulmani che potrà sortire in importanti partnership e notevoli sviluppi nei rapporti con i Paesi del Mediterraneo. A darne notizia è lo stesso prof. De Rose, manager esperto in Politiche dell’Unione europea e docente di Impresa Turistica e Mercati Internazionali presso l’Università della Calabria, che ha sottoscritto un agreement sperimentale di collaborazione con ItalymuslimFriedly l’innovativo progetto di incoming per il turismo musulmano e l’export di prodotti made in Calabria. Un percorso di collaborazione che prevede attività di studio e ricerca, formazione, tirocini per giovani laureati calabresi e affiancamento alle tante imprese calabresi che hanno la necessità di internazionalizzarsi e interagire con i mercati internazionali.

Per il turismo, secondo Global Muslim Travel Index 2020 nell’anno 2018 ci sono stati nel mondo 140 milioni di visitatori musulmani, entro il 2026 ci si aspetta un fatturato di 300 miliardi di dollari. Si stima che i musulmani nel mondo sono 1 miliardo e 800 milioni, quindi un mercato gigantesco e in continua espansione e tra l’altro il turista saudita è quello che nel mondo spende di più in assoluto, dai 10 ai 100 mila euro l’anno.

Per l’agroalimentare la crescente domanda di prodotti ottenuti secondi i principi alimentari islamici trova nella certificazione Halal lo strumento che può consentire alle eccellenze made in Calabria di penetrare i mercati dei Paesi con significativa presenza di persone di fede islamica. Attraverso un percorso di individuazione delle opportunità offerte dai mercati target, di formazione mirata e di business matching con partner selezionati, il progetto si pone l’obiettivo di preparare le imprese calabresi all’accesso ad un mercato globale in costante crescita e dai primi studi assolutamente compatibile con i prodotti e servizi calabresi.

Secondo il Prof. De Rose «L’intento di questa collaborazione è quello di sperimentare un modello capace di rafforzare la competitività e l’innovazione delle piccole e medie imprese, rafforzando il partenariato pubblico-privato per le azioni da mettere in campo e promuovendo nei mercati internazionali le eccellenze del territorio. Una sfida importante se si pensa che i clienti musulmani non provengono solo dai Paesi islamici, ma oramai sono milioni i musulmani che vivono nei paesi occidentali. È chiaro che occorre avere degli standard qualitativi elevati ma vale la pena prepararsi per avere una formazione di base specifica, sia nel campo del turismo muslim friendly che nell’export dei prodotti made-in Calabria». (pa)

Un ponte con la Cina: prestigioso riconoscimento al prof. Giancarlo Fortino di Unical

di FRANCO BARTUCCI – Il prestigioso riconoscimento internazionale al prof. Giancarlo Fortino, docente dell’Università della Calabria è una di quelle notizie che riempiono d’orgoglio tutti i calabresi e mettono in evidenza la qualità e la competenza dei nostri ricercatori, apprezzati e valorizzati da tutto il mondo.
Il prof. Fortino è professore Ordinario di sistemi di elaborazione delle informazioni del Dipartimento di Ingegneria Informatica, Modellistica, Elettronica e Sistemistica (DIMES), delegato del Rettore, prof. Nicola Leone, alle azioni di internazionalizzazione extra UE, come la Cina

e l’Australia, nonché direttore del Master di II Livello INTER-IoT, ch’è stato inserito nella lista degli Highly CitedResearchersTM 2020, stilata annualmente da Clarivate/Web of Science, nell’area Computer Science.  È attualmente l’unico professore d’informatica di una università italiana nella lista tra i 124 presenti,  provenienti dalle università e centri di ricerca più prestigiosi del mondo (Harvard, Accademia Cinese delle Scienze, Stanford, Berkeley, Tsinghua, Oxford, Cambridge, Imperial College London, Max Planck Society tedesca, ecc).

La lista di Highly CitedResearchers è guidata dagli USA con il 41.5% di propri ricercatori e seguita dalla Cina con 12.1%, mentre l’Italia è appena fuori le top 10 con l’1,4%. Nell’area Computer Science (Informatica), la prima in classifica è la Cina con il 37% di propri ricercatori seguita dagli Stati Uniti con il 9,7%.

La lista identifica I ricercatori che hanno dimostrato una influenza significativa nel proprio campo attraverso la pubblicazione di molteplici articoli altamente citati durante l’ultimo decennio. La lista quindi celebra quei ricercatori eccezionali che stanno avendo un enorme impatto sulla comunità di ricerca misurato sulla base del tasso al quale il loro lavoro è citato dagli altri ricercatori nel mondo.

Negli ultimi dieci anni ha instaurato, quale figura istituzionale dell’Università della Calabria, un rapporto stabile con delle Università Cinesi: Huazhong University of Science and Technology, Huazhong Agricultural University, Shanghai Maritime University, l’istituto SIAT dell’Accademia Cinese delle Scienze e per ultimo con la Wuhan University of Technology, con le quali durante la fase iniziale della pandemia del Covid-19 si è instaurato un reciproco rapporto di solidarietà e collaborazione scientifica e sociale.

Un rapporto che ha delle radici profonde grazie ad un accordo instaurato nel mese di ottobre del 1979 tra l’Università della Calabria e la Repubblica Popolare Cinese che consentì l’arrivo nel campus universitario di Arcavacata, per primi in Italia, di un nucleo di sedici studenti cinesi, che hanno ancora oggi una folta rappresentanza e contatti sviluppatisi, a livello anche scientifico, dai professori, Enrico Drioli (Ingegneria chimica) e Sebastiano Andò (Farmacia), oltre ovvio allo stesso prof. Fortino, che da dieci anni ne coordina e cura, con prestigio, tale canale di rapporti. Per ritornare alla complessità delle sue conoscenze e rapporti internazionali ed in particolare al riconoscimento sopraggiunto in questi giorni gli abbiamo rivolto delle domande:

– Che significa per lei aver raggiunto questo prestigioso traguardo?

«L’ingresso dentro la lista Highly CitedResearchers di Web of Science/Clarivate è senza dubbio il riconoscimento bibliometrico più importante a livello internazionale per un ricercatore. Non le nascondo la grande soddisfazione che provo come ricercatore per le ulteriori “porte” che si apriranno a me personalmente ed al mio gruppo di ricerca sul panorama nazionale e internazionale, ma penso anche alla mia Università della Calabria (Unical), che beneficerà significativamente di questo risultato ad esempio nelle classifiche internazionali quali la prestigiosa ARWU (ShanghaiRanking’sAcademic Ranking of World Universities) che premia le università che hanno ricercatori “altamente citati».

– Quali sono le sue ricerche che reputa essere le più importanti nella sua carriera?

La mia carriera ormai è lunga più di 25 anni. Ho iniziato a fare ricerca durante la mia tesi di laurea nel lontano 1994. Senza dubbio le ricerche che mi hanno portato maggiore visibilità e quindi “molte citazioni”, oltre che soddisfazioni scientifico-tecnologiche, da parte dei colleghi internazionali, sono quelle relative ai sistemi di computazione indossabili basati su reti di sensori corporali. In particolare, le pubblicazioni prodotte nell’ambito del progetto open-source “SPINE (Signal Processing In Node Environment)”, che ho fondato con i Telecom Italia Lab, l’Università californiana di Berkeley, la UT Dallas, e di cui ho la responsabilità scientifica dal 2007, le quali hanno avuto un impatto notevole sulla comunità scientifica internazionale in termini sia di nuove metodologie che di sistemi innovativi.

– Qualcuno dice che lei è quasi uno “straniero”, cosa risponde?     

«Effettivamente nella mia carriera ho viaggiato molto e lavorato con molteplici ed importanti università ed istituti di ricerca internazionali, dagli Stati Uniti all’Europa, dalla Cina all’Australia. Ma ci tengo a precisare che mi sono laureato presso l’Unical in Ingegneria Informatica, ho preso un dottorato di ricerca presso l’Unical in Ingegneria dei Sistemi ed Informatica, sono diventato ricercatore presso l’Unical in sistemi di elaborazione delle informazioni, poi professore associato ed infine ordinario. Direi proprio di essere un figlio dell’Unical, oltre che calabrese e paolano, e ne vado molto “orgoglioso”. Credo fortemente che la Calabria abbia nell’Unical il suo più grande potenziale«.

– Che progetti ha per il futuro? Ha qualcosa in cantiere?

«Mi ha fatto sorridere! Solitamente ogni volta che ho raggiunto un traguardo importante, qualcuno mi ha detto: “ma adesso ti calmi?” Beh, a questo giro, nessuno me l’ha chiesto. Chi mi conosce sa che io rilancio sempre. Soprattutto perché il mio lavoro è il mio “hobby” da sempre, da quando avevo dodici anni e “smanettavo” con il mio primo computer, il mio caro Sinclair ZX Spectrum 48K, programmandolo in linguaggio Basic. Memorie a parte, sto attualmente preparando un progetto proprio sui sistemi di calcolo indossabili collettivi e cognitivi (ma non posso dire altro), con cui spero di poter dare un ulteriore contributo sia alla comunità scientifica che a quella tecnologica che alla società tutta. Infatti, proprio questi sistemi potrebbero permettere di realizzare una piattaforma per il monitoraggio in tempo reale di pandemie quali quella che purtroppo stiamo vivendo e per la quale non esistono ancora sistemi di monitoraggio e controllo automatici davvero efficaci». (fb)

Turismo delle radici: un master all’Unical per l’organizzazione e la gestione

Entro il 23 dicembre 2020 sarà possibile iscriversi al Master di I livello dedicato alla formazione della figura professionale “Esperto in organizzazione e gestione del turismo delle radici” (Roots Travel Planning and Management), presso l’Università della Calabria di Arcavacata (Cosenza).

Il Master è coordinato dal prof. Tullio Romita, Professore Associato di Sociologia del Turismo dell’Ateneo calabrese e rappresenta una concreta risposta al crescente interesse verso il tema del viaggio di ritorno verso le proprie radici degli italiani residenti all’estero e/o dei discendenti degli emigrati del passato, interesse certamente stimolato anche dallo spazio sempre più ampio riservato negli ultimi anni al tema dalla Direzione Generale per gli Italiani all’Estero del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI).

Il master  è frutto di una esigenza maturata nell’ambito della collaborazione fra mondo della ricerca scientifica sul cosiddetto turismo delle radici e mondo delle associazioni di promozione sociale rivolta ai discendenti italiani e a tutti gli “italici” residenti all’estero, più precisamente fra il Centro Ricerche e Studi sul Turismo (CReST) dell’Università della Calabria e l’associazione Raíz Italiana e del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Questo master ha come finalità quella di preparare esperti che possano rispondere alle esigenze dei viaggiatori delle radici in ambito turistico, culturale, burocratico-amministrativo ed emozionale con l’obiettivo di formare una figura professionale capace di partecipare alla pianificazione ed organizzazione di un’offerta turistica rivolta a tale tipologia di viaggiatori Il master prevede 1500 ore di attività formative, per un totale di 60 CFU. IA causa dell’emergenza Covid-19, le attività didattiche saranno erogate con modalità a distanza, mentre per stage e project work saranno disponibili diverse interessanti e stimolanti soluzioni. Il costo è contenuto (1.600 Euro), i posti disponibili sono limitati, e molte regioni italiane prevedono per i propri corregionali il rimborso della quota di iscrizione.  (rcs)

La scheda del Master

Medicina a Cosenza: a chiedere la Facoltà è il Comitato ComUnicalMed

di FRANCO BARTUCCI – Dobbiamo tutti sostenere e sollecitare il mondo accademico e politico della nostra Regione ad istituire presso l’Università della Calabria la Scuola Medica. A proposito dell’intervento del prof. Rosario Aiello, già Rettore dell’Università della Calabria nel triennio accademico 1987/1990, pubblicato lunedì con il titolo “L’UniCal vuole la Facoltà di Medicina” è opportuno precisare che tale esigenza è stata chiesta, ben illustrata nel  testo, dallo stesso autore, in qualità di Presidente del Comitato Comunicalmed, che da oltre cinque anni svolge attraverso le  sue iniziative, ben riportate  nel testo, una funzione attiva indirizzata a sostenere il progetto di istituire all’interno dell’Università della Calabria una Scuola di Medicina con i suoi corsi di laurea ordinari e di specializzazione, in sostituzione della Facoltà, in quanto chiuse a seguito della riforma strutturale delle Università italiane, nota come “legge Gelmini 240/2010”, entrata in vigore il 1° gennaio 2011.

A proposito della conflittualità sorta in merito alla istituzione della Facoltà di Medicina nell’Università della Calabria, tra le componenti istituzionali e politiche delle due città di Catanzaro e Cosenza, con interessamento degli accademici dei due Atenei, Il prof. Rosario Aiello nell’intervento, a superamento di tali posizioni, ha ricordato come in Emilia Romagna le Università di Bologna, Modena, Parma, Ferrara e Cesena sono riuscite a trovare ed attuare una politica di integrazione con più Facoltà di Medicina e Chirurgia, per non parlare dell’accordo raggiunto tra le Università di Potenza e Lecce; mentre in Calabria si è continuato ad attuare una politica gestionale dei “piccoli campanili”.

A dire il vero il Senato Accademico dell’Università della Calabria, presieduto dal Rettore, prof. Beniamino Andreatta, in una seduta svoltasi nel mese di marzo del 1974, prendendo atto delle aspirazioni di Reggio Calabria, avendo l’Istituto Superiore di Architettura; nonché di Catanzaro che aveva istituito due anni prima con l’avv. Blasco la “libera Università” con Medicina e Giurisprudenza in collegamento con le Università di Messina e Napoli, affrontò il problema della proliferazione di realizzare in Calabria altre sedi Universitarie. Finanche Vibo Valentia premeva con parlamentari del territorio per avere la sua Università. Preso atto di ciò il Senato Accademico adottò una delibera che apriva a tali esigenze cittadine a condizione che si creasse un unico sistema universitario integrato con sede centrale gestionale ed amministrativa all’Università della Calabria essendo l’unica Università statale istituita dalla Repubblica Italiana.  Una proposta che cadde nel vuoto in quanto ciascuno preferì andare per proprio conto fino ad arrivare ai nostri giorni con quattro università riconosciute dallo Stato in piena autonomia, con una sola Facoltà di Medicina e Chirurgia a numero chiuso impiantata all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro.

Per l’Università della Calabria il progetto di istituire la Facoltà di Medicina e Chirurgia si materializza con una delibera adottata dal Senato Academico verso la fine del mese di marzo del 1980, presieduto dal Rettore, prof. Pietro Bucci, che suscitò innumerevoli proteste, come si può riscontrare dall’ampia rassegna stampa dell’epoca, da parte degli accademici della libera Università di Catanzaro e delle autorità istituzionali della città, con l’aggiunta della classe politica e sindacale. In quei giorni il Rettore prof. Pietro Bucci, con la sua perseveranza e  tenacia arrivò a raggiungere un accordo con il Sindaco di Catanzaro che prevedeva per gli studenti i primi due anni di studio del corso di laurea in medicina, a seguito delle competenze attive dei dipartimenti afferenti alla Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, da svolgersi presso l’Università della Calabria; mentre gli ultimi tre anni relativi allo studio delle cliniche dovevano svolgersi a Catanzaro. L’accordo non piacque al presidente del Consorzio per la “Libera Università” e finì con un nulla di fatto.

Il prof. Bucci non si arrese e dirottò le sue energie, coadiuvato dal prof. Sebastiano Andò, direttore del Centro Sanitario dell’Università, ed altri ad istituire la Facoltà di Farmacia, divenuta con il passare degli anni un fiore all’occhiello nei rapporti nazionali ed internazionali, oltre che per la qualità della ricerca scientifica, del primo Ateneo statale calabre. Tutto questo per l’impegno costante e missionario messo in campo dal prof. Sebastiano Andò che subentrò al prof. Bucci dopo il suo decesso avvenuto nel mese di ottobre del 1994. Da Preside della Facoltà di Farmacia e Scienze della Nutrizione e della Salute continuò ad occuparsi dell’istituzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia non riuscendo a raggiungere tale importante meta per situazioni frenanti delle componenti accademiche delle due Università con l’aggiunta dei Sindaci della città capoluogo della Calabria e relativi partiti ed associazioni sindacali e culturali.

Il prof. Rosario Aiello, presidente del Comitato Comunicalmed, ha chiarito che nel frattempo l’ambiente universitario delle due Università ha raggiunto uno stato di intensa collaborazione; mentre l’Università della Calabria con l’impegno sempre del prof. Sebastiano Andò e del dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione hanno lavorato riuscendo a concretizzare: l’attivazione di un Dottorato di Ricerca in Medicina Traslazionale, forte della partecipazione di oltre 80 docenti; la  Scuola di Specializzazione in Patologia Clinica; alcuni Master nel campo sanitario  utilizzando le sue eccellenze in tanti settori dell’area biomedica, ottenendo un prestigioso riconoscimento di primato  nazionale per l’area medica da parte del MIUR. Non si può inoltre trascurare di mettere a fuoco le attività di lavoro del Centro sanitario che da quarant’anni, sotto la direzione del prof.Andò, si distingue nell’assistenza medica alla comunità dell’Università e della  sanità territoriale.  Per effetto dello stato epidemico del Covid-19 in Calabria ed in particolare nella provincia di Cosenza è stata collocata, presso il Centro Sanitario, una postazione COVID, insieme ad una USCA ( Unità Specialistica di Continuità Assistenziale) al servizio del territorio.

L’Università nel frattempo ha presentato alla Regione una richiesta per ottenere l’accreditamento del Laboratorio di Genetica e Microbiologia del dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra  a processare i tamponi molecolari effettuati dall’ASP; mentre si è pure stabilito un accordo tra l’UniCal (dipartimento di informatica e matematica) ed il Politecnico di Milano per una programmazione nel campo della tele-chirurgia.

Tutto questo e le  drammatiche vicende collegate all’epidemia del coronavirus «hanno riproposto all’attenzione generale – ha scritto il prof. Rosario Aiello nel suo intervento – l’annosa questione della formazione medica all’Università della Calabria ed in particolare della possibile coesistenza di due corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia nelle Università di Cosenza e Catanzaro. Due scuole mediche che deve trovare un accordo fattivo sia in ambito accademico che politico calabrese. L’esistenza di due Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia nelle due Università di Catanzaro e di Cosenza  tra l’altro avrebbe chiaramente il vantaggio di incrementare notevolmente il numero degli studenti di Medicina immatricolati nelle Università della Regione dato il vincolo numerico stabilito dal MIUR per ogni singola Università».

«Oggi – ha scritto ancora il prof. Rosario Aiello – l’istituzione di un secondo polo formativo per gli studi medici presso l’Università della Calabria appare sempre più una esigenza ineludibile. Ciò potrà favorire tanti giovani calabresi nell’accedere agli studi medici restando in Calabria, dando impulso ad un itinerario formativo più aderente ai bisogni della nostra comunità regionale, capace di ispirare all’area biomedica di eccellenza, già presente nel nostro Ateneo, nuove tipologie di servizi assistenziali tecnologicamente ancora più avanzati per un definitivo riscatto della sanità calabrese».

Fin qui la storia sulle aspirazioni dell’Università della Calabria di avere, in questo  particolare  periodo cagionato dal grave peso del Covid-19 e della crisi del settore sanitario,  la sua Scuola Medica e sarebbe opportuno che le due Università di Arcavacata e Catanzaro si esprimessero nel dare il via a questo importante percorso, mettendosi in ascolto delle domande che arrivano in tal senso dalla società del territorio cosentino, attraverso le associazioni ed istituzioni di cui è stato accennato ad inizio di questo servizio. Spetta alla classe politica sostenere questa necessità che può rappresentare per la Calabria la certezza di un nuovo domani di crescita e sviluppo mettendo al centro una medicina di qualità con un settore sanitario ordinato al servizio della comunità per effetto della ricerca e della formazione, quale  parte integrante della missione del mondo universitario. (fb)

 

 

L’UNICAL VUOLE LA FACOLTÀ DI MEDICINA
LA FUTURA ECCELLENZA OLTRE CATANZARO

di ROSARIO AIELLO – Le drammatiche vicende collegate all’ epidemia del coronavirus hanno riproposto all’attenzione generale l’annosa questione della formazione medica all’Università della Calabria ed in particolare della possibile coesistenza di due corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia nelle Università di Cosenza e Catanzaro.

Da anni il Comitato ComUnicalMed si batte organizzando Convegni, raccolta di firme (oltre 5.000) e di delibere di Consigli comunali della Provincia di Cosenza (143)  a sostegno dell’idea che l’Università della Calabria abbia il diritto/dovere di offrire il proprio contributo alla formazione universitaria nel settore medico nell’ambito di un sistema regionale integrato.

Quanto alla possibile coesistenza di due Scuole mediche presso l’Unical e l’Università Magna Grecia di Catanzaro, che tante polemiche in questi anni ha registrato da parte di importanti esponenti politici catanzaresi, è interessante notare che  da parte dell’Università Magna Graecia non si è levata alcuna voce a sostegno di queste improvvide dichiarazioni. A tal proposito, tra l’altro, può essere utile ricordare che in Emilia Romagna, una Regione forse meno litigiosa della nostra, nel raggio di poco più di 40 chilometri, coesistono tranquillamente, ma soprattutto fruttuosamente, cinque Scuole mediche di alto livello nelle Università di Bologna, Modena, Parma, Ferrara e Cesena.D’altra parte la collaborazione tra l’Unical e l’Università Magna Graecia è ormai una realtà. Le due Università infatti da tre anni gestiscono insieme il Corso di Laurea triennale in Assistenza Sanitaria, unico Corso di Laurea interuniversitario nella nostra Regione.

L’esistenza di due Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia nelle due Università di Catanzaro e di Cosenza  tra l’altro avrebbe chiaramente il vantaggio di incrementare notevolmente il numero degli studenti di Medicina immatricolati nelle Università della Regione dato il vincolo numerico stabilito dal Miur per ogni singola Università.

A questo proposito è significativa l’apertura di due Scuole mediche a Potenza e a Taranto che segnala chiaramente la volontà di due territori a noi limitrofi nel voler sollevare la realtà sanitaria delle proprie comunità partendo dall’ambito formativo/professionale che ne costituisce la linfa vitale. In Calabria oltre il 60% dei giovani medici consegue il proprio titolo di studio fuori dalla nostra Regione, un dato allarmante (da diversi anni evidenziato dal Comitato ComUnicalMed) che rappresenta per la nostra comunità una perdita spesso irreversibile di un capitale umano e professionale che si radicherà altrove continuando ad incrementare la perdurante carenza di personale sanitario nel territorio che il dott. Eugenio Corcione, Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Cosenza, non si stanca di denunciare in tutte le sedi.

Oggi l’istituzione di un secondo polo formativo per gli studi medici presso l’Università della Calabria appare sempre più una esigenza ineludibile. Ciò potrà favorire tanti giovani calabresi nell’accedere agli studi medici restando in Calabria, dando impulso ad un itinerario formativo più aderente ai bisogni della nostra comunità regionale, capace di ispirare all’area biomedica di eccellenza già presente nel nostro Ateneo nuove tipologie di servizi assistenziali tecnologicamente ancora più avanzati per un definitivo riscatto della sanità calabrese.

Quanto poi al problema se l’Università della Calabria sia pronta per l’istituzione del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, ritengo che presso l’Unical esistano tutte le premesse, compresi i requisiti minimi previsti dall’attuale legislazione universitaria, come da tempo assicura  il Prof. Sebastiano Andò, che da anni ha fatto dello sviluppo della Scuola medica  presso l’Unical la sua missione. Basti pensare a tutte le realtà già consolidate nel settore, come il Dottorato di Ricerca in Medicina Traslazionale, forte della partecipazione di oltre 80 Docenti, la ultraventennale Scuola di Specializzazione in Patologia Clinica, i suoi Master nel campo sanitario e soprattutto le sue eccellenze in tanti settori dell’area biomedica. Non è un caso che il Dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione dell’Unical sia fra i Dipartimenti di eccellenza per l’area medica selezionati dal Miur, unico nelle Università del Meridione. Tra l’altro l’istituzione di un Corso di Laurea secondo un percorso top-down, cioè a partire dal livello superiore del Dottorato di ricerca in Medicina Traslazionale verso il livello inferiore del Corso di Laurea in Medicina rappresenta sicuramente in partenza una garanzia di elevata qualità.

Una citazione a parte merita poi il glorioso Centro Sanitario dell’Unical, fondato e diretto dal Prof. Andò, che l’anno scorso ha festeggiato i suoi primi 40 anni di attività e le cui recenti iniziative a sostegno della sanità territoriale hanno avuto ampio risalto anche all’esterno dell’Università. E’ interessante segnalare inoltre che già opera all’interno del Centro Sanitario una postazione Covid, insieme alla collocazione di una Usca ( Unità Specialistica di Continuità Assistenziale) a servizio del territorio nell’attuale emergenza sanitaria, cosi come, a livello di Ateneo, la recente richiesta alla Regione per ottenere l’accreditamento del Laboratorio di Genetica e Microbiologia a processare i tamponi molecolari effettuati dall’ASP. Molto promettenti anche i risultati innovativi nel campo della tele-chirurgia ottenuti nell’ambito della collaborazione tra l’Unical e il Politecnico di Milano.

Anche sul versante universitario la scelta di indirizzare l’ampliamento dell’offerta formativa, sulla base delle eccellenze presenti in Ateneo, verso il settore biomedico, potrebbe  contribuire a consolidare l’aumento del numero di immatricolati all’Università della Calabria verificatosi quest’anno dopo anni che avevano registrato una costante e preoccupante diminuzione del numero di immatricolati collegata ad una massiccia migrazione dei nostri diplomati verso le Università di altre Regioni. Ed è interessante notare che in anni recenti una ricerca commissionata dalla Regione Calabria alla Fondazione Agnelli nel commentare i dati relativi a questa migrazione, particolarmente elevata proprio nell’area medica, sottolineava che invece nell’area di ingegneria la forte e differenziata offerta formativa nella Regione aveva come risultato una ridotta emigrazione dei nostri diplomati. (ra)

[Rosario Aiello è stato Rettore dell’Università della Calabria]

DALL’UNICAL ANTICORPI CONTRO IL COVID
IMPEDISCONO LA REPLICAZIONE DEL VIRUS

Nella lotta contro il Covid, la Calabria, e più specificamente l’Unical, sta ritagliandosi una posizione di grande rilievo nel panorama scientifico internazionale. Inibire significativamente la replicazione del Covid: è questo ciò che fanno gli anticorpi anti Covid progettati e sintetizzati dai ricercatori dell’Università della Calabria e dello spin-off Macrofarm. Una notizia che fa inorgoglire, sopratutto se risultati così importanti provengono da una regione che, attualmente, si trova in difficoltà e, che fin dall’inizio della pandemia, si è rimboccata le maniche e si è messa a disposizione, con impegno e dedizione, della comunità per combattere questa terribile malattia di cui ancora non si riesce a intravvedere un decorso definitivo.

Questi risultati, che appaiono molto promettenti, provengono dai primi test, condotti sul virus isolato da pazienti. Sono stati raggiunti dal gruppo del prof. Serena DelbuePasquale Ferrante presso il laboratorio di Virologia Molecolare del Dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche ed Odontoiatriche dell’Università degli Studi di Milano Statale. Il team dell’Unical sta avviando ora gli studi di sicurezza per la sperimentazione in vivo, necessari per passare allo sviluppo della terapia.

I ricercatori calabresi hanno svolto anche test in silico – simulazioni al computer – in collaborazione con la dottoressa Roberta Galeazzi, presso il Laboratorio di Modellistica Molecolare del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università Politecnica delle Marche. Sulla base dei dati ottenuti dagli studi in silico, sono stati progettati e sintetizzati differenti anticorpi “monoclonal-type” diretti contro diverse porzioni della proteina spike del Coronavirus (le proteine che ‘decorano’ la superficie del virus), uno dei bersagli più interessanti per lo sviluppo non solo di anticorpi ma anche di vaccini e agenti terapeutici e diagnostici.

Il team di ricerca dell'Unical

«Abbiamo progettato e sintetizzato in questi mesi cinque anticorpi “monoclonal-type2”, lavorando a ritmi serrati – ha spiegato Francesco Puoci, professore associato del Dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione dell’Unical – La ricerca è ancora lunga e non possiamo ancora dire di aver trovato un trattamento efficace contro il Covid, ma i risultati sono stati finora incoraggianti. Sviluppare una possibile terapia è essenziale, perché il vaccino da solo potrebbe non bastare, almeno in questa prima fase. I nostri anticorpi avrebbero poi un importante vantaggio: proprio perché ‘sintetici’ hanno, rispetto a quelli ‘biologici’, una maggiore stabilità e costi di produzione più contenuti».

«La nostra tecnologia si basa sull’ingegnerizzazione 3D di polimeri a memoria molecolare – ha spiegato ancora il prof. Puoci – che riescono a riconoscere e captare differenti porzioni della proteina spike tra cui il dominio RBD e la subunità S1».

Rbd è la ‘chiave’ con cui il Coronavirus forza l’accesso alle cellule del nostro organismo; S1 è la subunità contenente il dominio Rbd ed è responsabile, quindi, del riconoscimento e del legame al recettore Ace2 presente sulla cellula ospite, nell’organismo umano.

Dei cinque anticorpi sintetici sviluppati dai ricercatori Unical, tre hanno inibito con percentuali superiori all’80% la replicazione del Coronavirus, e uno oltre il 90 %. Impedendo, quindi, l’interazione tra la proteina spike e il recettore Ace2, questi anticorpi sono potenzialmente in grado di bloccare il processo di infezione e di prevenire e/o contrastare la malattia prima che si attivi la cascata citochinica.

Il team che ha contribuito allo sviluppo dei nuovi anticorpi sintetici è composto, insieme al professor Puoci e alla dottoressa Ortensia Parisi, anche dal professor Vincenzo Pezzi, ordinario di Biologia Applicata, e dal dottor Rocco Malivindi, che hanno curato gli aspetti biologici della ricerca. Nel team anche il dottorando Marco Dattilo e il borsista Francesco Patitucci(rrm)

RENDE – Il sottosegretario De Cristofaro al confronto tra gli Atenei

Il sottosegretario all’Università e la Ricerca Giuseppe De Cristofaro sarà oggi a Rende e a Catanzaro per un confronto tra gli Atenei calabresi nell’ottica delle opportunità di sviluppo. Si tratta di un seminario di “riflessione operativa” che tenendo conto del diritto allo studio possa offrire spunti di valutazione investire in questo campo e promuovere occasioni di alta formazione e qualificazione.

All’incontro di rende, al Museo del Presente alle 10.30, partecipano il sindaco Marcello Manna, l’assessore regionale all’Istruzione, Università, Ricerca Scientifica e Innovazione Sandra Savaglio, l’assessore alla Cultura del comune di Rende Marta Petrusewicz e il dott. Lucchetto Menotti della Regione Calabria. Introduce e modera il prof. Nicola Fiorita dell’Unical.

Alle 15 l’altro incontro a Catanzaro al Campus universitario di Germaneto sul tema “Didattica, Ricerca e diritto allo studio al tempo del Covid: le prospettive future dell’Università”. Partecipano il Rettore dell’Università Magna Graecia Giovambattista De Sarro, il presidente del Senato accademico Giuseppe Viglietto, il direttore del Dipartimento Giurisprudenza, Economia e Sociologia Geremia Romano, il prorettore Agostino Gnasso, il delegato alla Ricerca Gianni Cuda, il presidente della Conferenza dei Presidenti delle Accademie Statali Giuseppe Soriero e il presidente della Fondazione UMG Valerio Donato. (rcs)

OCCHIUTO & ORRICO, LA STRANA COPPIA
CHE SALVA IL CENTRO STORICO A COSENZA

di SANTO STRATI – Chi avrebbe mai scommesso che il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto avrebbe elogiato il lavoro della grillina Anna Laura Occhiuto, sottosegretario ai Beni Culturali, ricevendo pari apprezzamenti? Questa “strana” coppia, agli antipodi – politicamente parlando – ha letteralmente salvato il centro storico di Cosenza, ovvero i fondi ad esso destinati. Con un’operazione che, finalmente, ha superato le posizioni partitiche guardando unicamente al bene della Città. Con il plauso di un terzo “incomodo” il presidente pdiddino della Provincia Franco Iacucci. Un tris assortito di posizioni politiche e di partito assolutamente contrapposte che, però, ha portato alla firma del Cis (Contratto Istituzionale di Sviluppo) che ha sbloccato quelle irrinunciabili risorse finanziarie che sembravano pronte a svanire.

Il contrario di quanto avvenuto, invece, ieri sera in Consiglio regionale a Reggio, dove Bevacqua (Pd) e parte dell’opposizione hanno abbandonato l’aula per protesta, lasciando soli i consiglieri Anastasi e Di Natale (Iric) e Flora Sculco (Dp). Ovvero, dialogo zero e posizioni di forza non condivise, peraltro dalla base dem, che rendono impossibile il lavoro dell’Assemblea.

Ma torniamo all’intesa trasversale cosentina che ha sbloccato l’impasse. Il problema era serio: Cosenza rischiava di perdere 90 milioni destinati dal Ministero dei Beni Culturali al risanamento del centro storico di Cosenza a causa di stupide rivalità politiche nel precedente governo giallo-verde. Invece un inedito, quanto apprezzabile, gioco di squadra tra la Orrico, da una parte, e Occhiuto dall’altra ha saputo dirimere la matassa portando a casa il risultato. Certo non bastano 90 milioni per risanare il centro storico di Cosenza, ma «ben vengano» – ha detto soddisfatto Mario Occhiuto, il quale ha voluto subito precisare che il suo progetto di rigenerazione urbana dovrà prevedere interventi sull’edilizia privata: è comunque un buon punto di partenza».

La città – diciamo la verità – ha in corso, con  l’amministrazione Occhiuto, una radicale trasformazione che ne fa una piccola metropoli del Sud, con aneliti culturali (portati avanti con risultati eccellenti) e spinte innovative che rivelano un disegno strategico di non poco conto. Occhiuto, presidente mancato della Regione grazie alla insensata “guerra” di Salvini, è un architetto e sa cosa significa pianificare e progettare. Il “suo” ponte di Calatrava, per esempio, non aveva una funzione strategica in termini di mobilità (pur offrendo ugualmente qualche vantaggio alla popolazione residente), ma di immagine: voleva essere – e c’è riuscito – un simbolo di una rigenerazione urbana in corso e di una qualificazione che ha bisogno anche di ri-creare un’immagine positiva della città. Il risultato è sotto gli occhi del cronista che gira in lungo e in largo la città, ma soprattutto si presenta in termini di positività quasi totale al forestiero. E quando passerà la rabbia dei residenti per i tantissimi cantieri ancora aperti ci sarà anche il loro apprezzamento per il cambiamento in corso d’opera. Il museo Bilotti all’aperto è già di per sé un biglietto da visita eccellente per il nuovo visitatore e per chi non viene a Cosenza da molti anni: mostra la vitalità di una città che vuole essere protagonista e ha tutti i numeri per riuscirci.

Un cambiamento che, adesso, riguarderà gli interventi sul centro storico, grazie al Cis (Contratto Istituzionale di Sviluppo) firmato lunedì alla Biblioteca Nazionale di Cosenza siglando – come ha detto la sottosegretario Orrico – «una nuova sinergia istituzionale tra Mibact, Provincia, Comune e Un iversità della Calabria. Condivisione e dialogo continui che hanno permesso di recuperare il ritardo e non perdere il finanziamento». Ci sono 20 progetti che riguardano l’educazione e la formazione, l’accessibilità e la messa in sicurezza degli immobili ((solo se pubblici e con valenza culturale) con l’occhio puntato alle nuove generazioni. «Abbiamo pensato alla cultura – ha detto la Orrico – come leva per la coesione sociale e lo sviluppo e puntiamo sui giovani: il centro storico deve diventare sede di formazione permanente». E, difatti, gli interventi previsti riguardano, tra gli altri, due importanti istituti di formazione: il Conservatorio e il Convitto Nazionale. Ma il piano prevede la creazione di laboratori digitali per la comunicazione e il marketing, interventi per le biblioteche Civica e Nazionale e, non meno significativa, la creazione di un incubatore d’impresa nell’ambito della cultura e del turismo, a cura dell’Unical. «Questi 90 milioni – ha precisato la Orrico – non risolvono evidentemente tutte le criticità, ma la sinergia istituzionale creata potrà rafforzare in futuro gli interventi e attirare gli investimenti privati»

Il sindaco Occhiuto, nel ringraziare il ministro Dario Franceschini ed elogiare la Orrico, non ha mancato di sottolineare che «Siamo in ritardo perché il precedente Governo ha cercato di affossare il Cis di Cosenza. Non voglio illudere nessuno, ben vengano queste risorse, noi abbiamo già speso 60 milioni, ma la città vecchia è in una situazione di grave rischio strutturale e servono interventi anche sugli edifici privati» (che, però, non sono finanziabili coi fondi Cis).

L’Università della Calabria giocherà ovviamente un ruolo rilevante nell’ottica dell’innovazione tecnologica. Il delegato del Rettore Nicola Leone al Trasferimento tecnologico, Maurizio Muzzupappa, ha espresso la piena disponibilità dell’Ateneo per dare contenuti di contenitori che saranno valorizzati. Per l’incubatore bisognerà attendere circa due anni, ma l’attività di selezione partirà subito. Un ottimo segnale di quanto l’Unical è in grado di fare per quella rigenerazione urbana tanto auspicabile quanto necessaria.

Il tavolo del Contratto di sviluppoper il centro storico di Cosenza

E un ottimo segnale è anche quest’inedita intesa trasversale che – come ha fatto notare il segretario regionale del Mibact Salvatore Patamia – rappresenta «un miracolo amministrativo: al tavolo – ha detto – ci sono tre esponenti di parti politiche diverse che si sono messe d’accordo per raggiungere un obiettivo senza precedenti per Cosenza».

Come si diceva prima, il contrario di quanto è avvenuto ieri sera a Reggio e avviene ormai con regolarità nell’aula di Palazzo Campanella. Ma non tutti sono d’accordo su questi atteggiamenti di prevaricazione che non portano ad alcun risultato. Il consigliere Marcello Anastasi, sconfortato, ha espresso a Calabria.Live il suo punto di vista sulla posizione di Io resto in Calabria.  «In aula e in qualsiasi altro contesto in relazione al Governo regionale noi manteniamo una posizione da moderati, ovvero come coloro che intendono costruire ponti piuttosto che distruggerli in un attimo. Oggi soltanto perché si sono invertiti i punti all’ordine del giorno è scoppiato un putiferio in una parte della minoranza. Si parlava di scuola: avremmo dovuto restare tutti in aula e affrontare l’argomento tutti insieme, sacrificando per una volta le posizioni di parte. I calabresi vogliono risposte e una minoranza che si confronti con la maggioranza e non che litighi continuamente. Non dobbiamo farci la guerra in aula e si deve ristabile un rapporto collaborativo: la mia preoccupazione è che in questo momento c’è un clima politico che rischia di non rispondere a quelle che sono le aspettative dei calabresi. Con tutto quello che ne consegue».

Il modello cosentino, dunque, – a fronte di questa negazione di dialogo e di confronto – sarebbe magnifico poterlo replicare in Regione, ossia puntare a intese trasvertsali per giungere a risultati concreti. Soprattutto in due settori vitali per la crescita e lo sviluppo: cultura e turismo. Due comparti, in realtà, molto legati l’uno all’altro, perché da essi dipende la linea progettuale che la Calabria deve necessariamente darsi, anche in vista delle risorse Ue del Recovery Fund e dell’esigenza di progetti da presentare per ottenere i fondi. Il turismo, in particolare, dovrebbe ripartire da zero, facendo tesoro dell’esperienza emergenziale del covid, con una strategia completamente rinnovata da elaborare solo dopo aver ascoltato gli addetti ai lavori, da cui ricavare indicazioni preziose per le iniziative necessarie. Basta con improvvisazioni e interventi senza pianificazione, ma per fare questo ci vuole un altro “miracolo amministrativo” come quello di Cosenza. (s)

Fruttuosa collaborazione di Unical e UMG per il “Dulbecco Institute“

Delineate le linee di ricerca per i progetti del Renato Dulbecco Institute di Lamezia. Su convocazione del rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro prof. Giovambattista De Sarro si è riunito presso la sala del Rettorato un comitato misto del CTS cui hanno partecipato qualificati docenti degli Atenei di Cosenza e di Catanzaro. Presenti per l’Unical il prof. Sebastiano Andò, già preside della Facoltà di Farmacia da oltre vent’anni, il prof. Massimo La Deda, nanotecnologo di fama internazionale, e la prof.ssa Anna Mastroberardino, allieva del prof. Giancarlo Susinno del Dipartimento di Fisica, il quale fa parte del Consiglio Scientifico Internazionale. Presenti per l’UMG di Catanzaro, oltre al Magnifico Rettore, i proff.  Pierfrancesco Tassone, Piersandro Tagliaferri, Mino Pelaia, Enzo Mollace, presidente della Nutramed dell’Univetrsità di Catanzaro e il prof. Stefacno ALcaro, direttore della Chimica Farmaceutica, già in diretto contatto con il prof. Crea.

In particolare, Tassone e Tagliaferri, oncologi di fam ainternazionale,  che già svolgono attività di ricerca sugli anticorpi monoclonali e su Car-T e Car-NK contro il cancro e vari tipi di leucemia. Dopo la caratterizzazione di questi nuovi agenti terapeutici, si procederà secondo standard GMP allo sviluppo preclinico di tali prodotti e delle pronectine e successivamente si approderà alla fase I presso il Policlinico di Germaneto. L’originalità di tali ricerche consentirà di poter accedere con successo a risorse finanziarie regionali, nazionali ed europee.

A tali progetti guidati dal prof. Crea contribuiranno il prof. La Deda e il prof. Andò. In particolare, La Deda assicurerà il suo contributo usando le nanotecnologie più avanzate, le quali consentono a nanoparticelle metalliche di localizzarsi elettivamente nei tessuti alterati (cancro, aree cerebrali in neurodegenerazione) laddove possono essere attivate e agire da pallottole magiche capaci di distruggere i tessuti malati. Inoltre, le nanoparticelle possono agire da carrier per farmaci, anticorpi monoclonali e pronectine, consentendo loro di raggiungere il tessuto alterato ed esplicare la massima efficacia terapeutica senza colpire i tessuti sani.

Il prof. Andò, da anni, svolge ricerche di avanguardia in collaborazione con il prestigioso Istituto oncologico di Aviano diretto dal prof. Gustavo Baldassare con ricerche volte allo sviluppo e produzione di frammenti di mab verso bersagli noti e si collegherà alle ricerche di Crea con lo studio di pronectine per la terapia molecolare personalizzata di tumori solidi (cancro della mammella e dell’ovaio).

Prezioso sarà il contributo della prof.ssa Anna Mastroberardino, il cui Dipartimento è particolarmente specializzato in ricerche in ambito radioprotezionistico. Difatti, i ricercatori sono in grado di determinare le dosi di radiazioni che arrivano alla popolazione esposta e, anche grazie a un dispositivo innovativo, di valutare la contaminazione interna dell’individuo, dell’ambiente e anche di prodotti alimentari. Pertanto, si sono stabilite proficue interazioni con i laboratori del prof. Vincenzo Mollace, molto esperto nel campo della tossicologia ambientale, essendo stato, tra l’altro, presidente dell’Arpacal in Calabria.

Particolarmente importante sarà l’interazione fra il prof. La Deda e il prof. Robert Nisticò dell’Università di Roma Tor Vergata, Principal Investigator presso l’EBRI Rita Levi Montalcini, nel campo della malattia di Alzheimer. Nello specifico, si potranno valutare gli effetti delle pronectine veicolate con nanoparticelle che consentono di superare la barriera emato-encefalica e raggiungere le aree dell’ippocampo responsabili del controllo dell’apprendimento e della memoria. In collaborazione con il prof. Antonino Cattaneo, presidente dell’EBRI,  e i suoi ricercatori si potrà studiare per la prima volta al mondo se le pronectine o anticorpi monoclonali saranno in grado di neutralizzare dei frammenti di beta-amiloide responsabili della morte cellulare e, pertanto, migliorare il quadro clinico di questa terribile malattia.

Altri progetti  in via di definizione, quello del prof. Mino Pelaia, in collaborazione con sir Salvador Moncada,  riguarda lo studio dei meccanismi patogenetici alla base delle malattie dell’apparato respiratorio da coronavirus, quello del prof. Lillo Bonina (virologo di fama internazionale dell’Università di Messina) e del prof. Alfredo Focà, già direttore della Microbiologia dell’UMG, si occuperà del ruolo delle pronectine nel controllo in vitro delle alterazioni da coronavirus.

Infine, le ricerche sulle lesioni dell’apparato cardiovascolare indotte da coronavirus e lo sviluppo di nuovi farmaci saranno condotte dal gruppo del prof. Enzo Mollace dell’UMG e dal prof. Franco Romeo del Policlinico Tor Vergata di Roma.

Il prof. Pino Nisticò ha comunicato, inoltre, che mentre si procede alla preparazione dei progetti scientifici definitivi, nel contempo si stanno valutando, sotto la direzione del prof. Crea, le eventuali modifiche dei laboratori della Fondazione Mediterranea Terina, tenendo conto delle esigenze funzionali del Renato Dulbecco Institute.

Infine, si sta finalizzando anche il project financing cui è particolarmente interessato il sindaco di Lamezia Terme, avv. Paolo Mascaro, il quale ha già convocato con ammirevole tempismo una riunione con i suoi esperti nel campo economico e finanziario.

Ampia soddisfazione è stata espressa dalla Presidente Jole Santelli della notizia pubblicata dal Sole 24 Ore che riferisce dell’importante iniziativa della realizzazione del Renato Dulbecco Institute a Lamezia Terme.

È ovvio che il progetto – ha precisato Pino Nisticò – dovrebbe essere ribattezzato “progetto Santelli”, in quanto grazie al suo entusiasmo e sensibilità sta favorendo il rientro di Crea dalla California dopo circa 40 anni. Trattasi, infatti, di un progetto internazionale e multidisciplinare che soltanto il Presidente della Regione può seguire in maniera integrata per le sue implicazioni non solo nella ricerca di avanguardia, ma anche nel trattamento di malattie ancora incurabili, come pure nel campo industriale e della Bioeconomia.

Il progetto era stato già lanciato nel 2019 da lui  (denominato “Progetto Calabria Silicon Valley”) insieme con l’on. Lorenzo Cesa, il quale ha assicurato di mettere a disposizione della Fondazione Renato Dulbecco il suo lungo e profondo know how dei meccanismi per l’impiego dei fondi dell’Unione Europea.

LA SCIENZA TROVA “CASA” IN CALABRIA
DULBECCO INSTITUTE, C’È UN ALTRO NOBEL

La scienza trova casa in Calabria: al nascente Renato Dulbecco Institute di Lamezia Terme sono già due i Premi Nobel che hanno dato la loro entusiastica adesione, assieme a quella di decine di scienziati e ricercatori di tutto il mondo che hanno accolto l’invito del prof. Pino Nisticò, commissario della Fondazione intitolata al prof. Dulbecco e del prof. Roberto Crea, padre delle biotecnologie, nonché presidente della Fondazione e direttore scientifico del Dulbecco Institute. Doppia la motivazione di tanto entusiasmo: prima di tutto la possibilità di condividere esperienze e lavorare a fianco di apprezzati colleghi scienziati per formare e specializzare i giovani ricercatori calabresi che usciranno dal Dulbecco Institute, poi il fascino irresistibile della Calabria. All’israeliano Premio Nobel Aaron Ciechanover, si affianca adesso il premio Nobel per la Medicina (2013) il tedesco Thomas Südhof della Standford University della California: entrambi conoscono la Calabria per essere stati ospiti del prof. Pino Nisticò e se ne sono innamorati. Il progetto scientifico della Fondazione Dulbecco, poi, è straordinario e suggestivo e metterà insieme le migliori menti, le più significative competenze in materia medico-scientifica, per realizzare nuove molecole destinate alla cura di malattie ancora inguaribili e di grande impatto sociale. Questo significa che la Calabria, oltre ad essere (o meglio diventare) la California d’Europa, per la mitezza del clima, i paesaggi naturalistici eccezionali, le risorse archeologiche e artistiche d’inestimabile ricchezza (si pensi soltanto ai Bronzi di Riace custoditi nel Museo Archeologico di Reggio) è destinata anche a diventare una regione ad altissimo valore scientifico. Per produrre benessere e cure a malati gravi o terminali, ma anche per formare le classi dirigenti della scienza di domani. Generazioni di studenti e ricercatori calabresi formatisi alla Facoltà di Medicina di Catanzaro e all’Unical hanno avuto modo di mostrare la capacità e l’altissima competenza nella ricerca scientifica, tanto da far apprezzare la Calabria e le sue facoltà scientifiche in ogni parte del mondo (il prof. Luigi Camporota che ha salvato dal Covid il premier inglese Boris Johnson è di Catanzaro e ha studiato all’Università Magna Graecia del Capoluogo). Così, la Fondazione Dulbecco avrà il compito di formare e specializzare le nuove generazioni di scienziati calabresi che, finalmente, non dovranno – se non per fini di specializzazione – andar via dalla propria terra, mettendo a disposizione dei conterranei, ingegno e competenze scientifiche di grandissimo livello.

La notizia dell’adesione di un secondo Premio Nobel all’iniziativa della Fondazione Dulbecco che ha trovato sede nell’immenso spazio (40mila mq degli ex stabilimenti Sir, ora Fondazione Mediterranea Terina) di Lamezia è straordinaria: mai si era vista una tale concentrazione di scienziati e ricercatori di tutto il mondo pronti a venire in Calabria per offrire la propria esperienza, guidare le linee di ricerca, formare nuovi scienziati. Non sembri cosa da poco: è un progetto talmente vasto e importante che rigorosamente dovrà avere la massima attenzione della Regione e di tutte le forze politiche anche nazionali perché offre un’opportunità più unica che rara alla crescita della comunità scientifica italiana. La quale troverà nel Dulbecco Institute le risposte adeguate alla crescente domanda di innovazione nel campo della medicina e della ricerca scientifica. E a scorrere i nomi di quanti a vario titolo sono coinvolti in questo meraviglioso ed eccezionale progetto scientifico si può capire cosa significherà per la Calabria questa iniziativa.

Particolarmente soddisfatto il prof. Pino Nisticò, commissario della Fondazione Renato Dulbecco, già presidente della Regione Calabria, nonché scienziato e farmacologo di levatura internazionale, nel dare la notizia dell’adesione di un altro Premio Nobel al progetto del Dulbecco Institute. «Il Premio Nobel per la medicina Thomas Südhof della Stanford University (California) – ha detto il prof. Nisticò – ha accettato di far parte del consiglio scientifico internazionale (CSI) della Fondazione Dulbecco. Appena finito il periodo di lockdown dovuto al coronavirus egli ha dichiarato che sarà felicissimo di venire in Calabria per visitare i locali della Fondazione Mediterranea Terina in cui sarà allocato il Renato Dulbecco Institute e discutere delle priorità delle linee di ricerca della Fondazione.

Thomas Südhof è stato insignito del premio Nobel nel 2013 per avere scoperto i meccanismi molecolari e ionici (in particolare il ruolo dei canali del calcio) alla base della trasmissione sinaptica nel cervello dovuta alla liberazione di neurotrasmettitori. Ciò ha aperto nuove vie per lo sviluppo di farmaci innovativi nel trattamento delle malattie neurodenegerative.

Per le sue scoperte nel 2018 gli è stato conferito all’Hotel Hassler di Roma il Pericles International Prize, premio condiviso con il dott. Paolo Chiesi per avere quest’ultimo svolto un ruolo straordinario per l’immissione in commercio da parte dell’Agenzia europea del Farmaco (EMA) del primo prodotto al mondo (Holoclar) a base di cellule staminali, capace di riparare lesioni da ustioni degli occhi, restituendo così la vita a persone cieche.

Südhof si è dichiarato molto lieto di poter lavorare in seno al CSI insieme con persone di alto prestigio verso cui nutre grande ammirazione come Aaron Chiechanover, anche lui Premio Nobel, e sir Salvador Moncada, che come diceva Rita Levi Montalcini avrebbe meritato per le sue scoperte (prostaciclina e nitrossido) due premi Nobel. Inoltre, con grande commozione, lo scienziato tedesco ha ricordato la sua collaborazione con Roberto Crea, quando nei laboratori della Neurex svolgeva importanti ricerche su nuove proteine chiave da lui identificate di cruciale importanza per la trasmissione sinaptica che poi furono usate per il controllo del dolore neuropatico. A tal riguardo, ricorda il prof. Crea (presidente della Fondazione Dulbecco di Lamezia) in quegli anni 1996-1997  fu scoperta la conotoxina, un gruppo di neuropeptidi tossici estratti dal veleno del mollusco marino (conus) che poi si è rivelato un farmaco bloccante i canali del calcio di tipo N  provvisto di una attività analgesica mille volte superiore a quella della morfina. Nel 1997 la Neurex fu poi acquistata dall’industria irlandese ELAN per 700 milioni di dollari!

Il Renato Dulbecco Institute parte quindi con il piede giusto, disponendo della supervisione della qualità e originalità dei progetti scientifici da parte di scienziati di altissimo livello, che dovranno valutare le linee di ricerca del CTS regionale composto da qualificati ricercatori dei due Atenei di Catanzaro e di Cosenza e in una fase successiva valutare i risultati delle ricerche condotte in Calabria.

Il CSI comprende ancora, accanto ai due premi Nobel Südhof e Ciechanover e sir Salvador Moncada, altri autorevoli scienziati di chiara fama come l’ex ministro prof. Franco De Lorenzo, pioniere da circa 40 anni nel campo delle biotecnologie, molto stimato nel mondo, così come il prof. Franco Salvatore, uno dei fondatori della Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli e di Catanzaro e già presidente del prestigioso Istituto Ceinge dell’Università di Napoli, il prof. Antonino Cattaneo presidente della Fondazione EBRI Rita Levi Montalcini, il dott. Paolo Chiesi, direttore scientifico della Chiesi Farmaceutici di Parma, il prof. Emilio Clementi farmacologo illustre del San Raffaele di Milano che da giovane ha lavorato presso l’Università della Calabria, il prof. Graham Collingridge di Bristol, insignito del The Brain Prize della Lündbeck Foundation, considerato il premio Nobel delle neuroscienze, per la sua scoperta del Long Term Potentiation (LTP), che è l’equivalente neurofisiologico della memoria a livello dell’ippocampo. Oggi queste ricerche sono continuate dal suo allievo prof. Robert Nisticò, preside della Facoltà di Farmacia di lingua inglese dell’Università di Tor Vergata, il quale fa parte del CTS regionale della Fondazione Dulbecco.

Inoltre fanno parte del Comitato Scientifico Internazionale il prof. Silvio Garattini, uno dei leader della farmacologia europea, presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano, il prof. Vincenzo Libri, di Lamezia Terme, che ha studiato alla Facoltà di Medicina di Catanzaro e oggi direttore della Farmacologia Clinica dell’Imperial College di Londra, il prof. Serafino Marsico, uno dei padri fondatori dell’Università di Catanzaro e, in particolare della Pneumologia di Catanzaro, maestro del bravissimo pneumologo Mino Pelaia. Marsico è stato allievo della Scuola del prof. Monaldi e del prof. Blasi di Napoli. Nel CSI  sono anche presenti il prof. Giuseppe Novelli, già rettore dell’Università di Tor Vergata e genetista di fama internazionale, il prof. Michael Pirozyinski, direttore della farmacologia dell’Università di Varsavia e, dulcis in fundo, il prof. Giancarlo Susinno, fisico dell’Università della Calabria, il quale oltre a essere uno scienziato di fama mondiale per avere diretto i laboratori del CERN di Ginevra in cui è stato scoperto il bosone di Higgs, la cosiddetta particella di Dio, e per avere collaborato con il premio Nobel Carlo Rubbia e lo scienziato siciliano Antonino Zichichi, ha  dimostrato e continua a dimostrare grande amore per la Calabria e i suoi giovani e grande fiducia nel progetto del Renato Dulbecco Institute.

«Con queste premesse di cui sono orgogliosa – ha dichiarato la Presidente della Regione Calabria Jole Santelli – sono sicura che riusciremo a vincere la sfida che ci attende, cioè avere una Regione che sa valorizzare i propri giovani talenti in sede, evitando la fuga dei cervelli all’estero o in altre regioni. Addirittura, ci si propone con il ritorno in Calabria dello scienziato Roberto Crea dalla California dopo circa 40 anni, di lanciare un progetto per favorire il rientro in Calabria dei migliori cervelli che attualmente lavorano nel campo delle Biotecnologie e delle Terapie avanzate in prestigiosi laboratori internazionali».

D’altra parte, va evidenziato l’impegno  straordinario del sindaco di Lamezia Paolo Mascaro che ha già convocato per domani,  venerdì 31 luglio, una riunione presso i suoi uffici con i membri del Comitato Tecnico organizzatore, presieduto dal prof. Gianfranco Luzzo e con gli esperti più qualificati del settore economico-finanziario del suo staff, per elaborare le linee strategiche del project financing e così rimodulare i fondi comunitari non spesi per poter partire in tempi più brevi con la ristrutturazione dei locali della Fondazione Terina sulla base delle esigenze funzionali del Renato Dulbecco Institute. (sd)