LA REGIONE PAGA DECENNI DI SPEREQUAZIONE: TANTI I SOLDI DOVUTI MA NON VERSATI DAL GOVERNO;
Sergio Abramo e Vincenzo Voce

TROVA CONSENSI LA PROPOSTA DI ABRAMO
CALABRIA CHIEDERÀ IL 50% DELLE RISORSE

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Sta raccogliendo consensi la “battaglia” intrapresa dal sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, che ha inviato una diffida alla Presidenza del Consiglio dei ministri chiedendo una più equa distribuzione delle risorse finanziarie da parte del governo.

Una battaglia a cui ha deciso di affiancarsi anche il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce. Abramo, ha annunciato con Voce l’intenzione di coinvolgere, nei prossimi giorni, anche i sindaci di Vibo Valentia – Maria Limardo, di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, e di Cosenza, Mario Occhiuto.

«I centri calabresi, dal più piccolo al più grande, hanno pagato e pagano ancora decenni di sperequazione portata avanti da qualsiasi Governo: soldi dovuti e non versati che avrebbero consentito a qualsiasi ente di erogare servizi migliori e più efficienti in settori fondamentali come il welfare o i servizi sociali» hanno dichiarato Abramo e Voce, che hanno sottolineato come «Al di là di qualsiasi differenza politica, crediamo che questa sia una battaglia finalizzata esclusivamente a rendere giustizia alla Calabria. Il cui territorio è stato penalizzato, alla pari di tutto il Sud Italia, da criteri come quello della spesa storica che hanno solo contribuito ad ampliare ulteriormente le disparità fra i cittadini meridionali e quelli del centro-nord».

Un atto “quasi” dovuto, sopratutto se «il recente Rapporto 2020 – ha spiegato Abramo – sul coordinamento della finanza pubblica delle Sezioni Riunite della Corte dei Conti, certificando quanto anche io ho affermato pubblicamente da diverso tempo, ha fotografato un quadro desolante ed allarmante riguardo al deficit di risorse nelle regioni del Sud e una evidente emarginazione finanziaria della Regione Calabria e dei Comuni calabresi. Nell’ultimo decennio si è realizzato un meccanismo perverso che, attraverso il criterio della cosiddetta spesa storica, ha comportato un graduale taglio di 46 miliardi in media all’anno al Sud. Se si analizza la sola spesa pro capite in termini di cure e assistenza, si passa dalle 1.935 euro a cittadino nel Piemonte, alle 1.800 euro per ogni calabrese».

Ma la richiesta di individuare risorse per la Calabria e le città – a cui sono state date le briciole nel Recovery Plan – non arriva solo dal primo cittadino, ma da Istituzioni, Enti, Associazioni, sindacati e parlamentari. In particolare il senatore di Italia VivaErnesto Magorno, che ha portato in Senato, nei giorni scorsi, la rabbia dei sindaci nei confronti del Governo, che si è dimenticato in toto della Calabria, della necessità di tante infrastrutture, della 106, della portualità (con al centro il Porto strategico di Gioia) e via discorrendo, ribadendo, a gran voce, che «la Calabria deve essere centrale nel Recovery Plan».

«Il Comitato Direttivo dell’Anci Calabria, all’unanimità – ha ricordato Magorno – ha ribadito le problematiche, le omissioni, le incongruenze, le disattenzioni del Recovery Plan verso la Calabria e i Calabresi. Con il loro documento, i sindaci vogliono sensibilizzare deputati e senatori di ogni schieramento a prendere una posizione netta e determinata a favore della Calabria per modificare un testo che, se pure migliorato rispetto alla prima stesura, non scalfisce minimamente i ritardi storici che umiliano questa martoriata terra».

«Come senatore e, ancora prima, come sindaco di Calabria – ha evidenziato – io sarò in prima linea a lottare affinché le rivendicazioni dei primi cittadini vengano accolte per intero. In questo momento storico, non sono possibili mediazioni di nessun tipo, non sono ammissibili indugi, non sono sopportabili diserzioni, non sono accettabili tentennamenti, non sono tollerabili furbizie, non sono concepibili interessi personali o politici».

E a chiedere un’equa distribuzione delle risorse del Recovery Plan non sono solo i sindaci, ma anche i presidenti delle Regioni del Sud, Vincenzo De Luca (Campania), Vito Bardi (Basilicata), Michele Emiliano (Puglia), Donato Toma (Molise), Marco Marsilio (Abruzzo) e Nello Musumeci (Sicilia) e Nino Spirlì (Calabria), che hanno deciso di fare fronte comune, le cui proposte «andranno a formare un pacchetto di richieste precise al Governo nazionale, il quale, troppo spesso, così come quelli che lo hanno preceduto, dimentica le regioni del Sud privilegiando, a volte, nessuno».

«C’è la necessità di suddividere in modo equo le quote relative agli interventi, tenendo in considerazione il fatto che le regioni del Mezzogiorno hanno urgenze che non rimangono all’interno dei loro confini, ma riguardano l’organizzazione dell’intero continente, dal momento che si tratta di progetti strategici che interessano l’Europa, come, ad esempio, il Ponte sullo Stretto» ha detto Spirlì, a margine del vertice, in videoconferenza, con i presidenti delle Regioni del Mezzogiorno. (ams)