Cicas Turismo Calabria – Confederazione Imprenditori Commercianti Artigiani Turismo Servizi – fa delle proposte e soluzioni per il comparto turistico, fortemente colpito in questa emergenza sanitaria.
«Canoni demaniali – comincia la proposta di Cicas Turismo Calabria – esonero della corresponsione almeno fino a tutto il 2021; sospensione dei mutui per almeno 18 mesi, compreso le quote interessi; apertura di una linea di credito a tasso zero, abolendo le lungaggini burocratiche per poterci accedere; rimodulazione dell’Imu in funzione dell’effettiva percentuale e di occupazione degli immobili da calcolare al netto degli spazi non utilizzati a causa del distanziamento sociale; sospensione, senza costi aggiuntivi e possibile rottamazione di una cospicua parte; agevolare il reclutamento del personale necessario anche con la reintroduzione dei voucher per le prestazioni occasionali; rimodulazione e annullamento di una buona parte (e sospensione dei contributi per almeno 18 mesi); incentivi alle famiglie che sceglieranno di trascorrere. le vacanze in Italia; la totale abolizione, sospensione del versamento della tassa di soggiorno almeno a tutto il 2021».
«Infine, non ultima per importanza – si legge in una nota – ci preme segnalare la reticenza di alcuni Comuni di applicare la sospensione della famigerata direttiva Bolkenstein. Come si ricorderà, per iniziativa dell’allora Ministro Centinaio, con la legge di Bilancio per il 2019 sono state prorogate per 15 anni, quindi fino alla fine del 2033, tutte le concessioni in essere al 1 gennaio 2019. Orbene, come anzidetto, alcuni Comuni pare non vogliano dare corpo a tale disposizione e, stando il fatto che parecchie concessioni sono scadute o in scadenza, stanno aggiungendo ulteriori pesanti problemi al comparto. Non possiamo accettare questo atteggiamento ed a gran voce invitiamo tali Comuni a rientrare nell’alveo delle normali attuazioni delle disposizioni di Legge».
Si tratta di proposte avanzate con la consapevolezza che «i lidi non potranno e non saranno affollati come in passato con tutte le conseguenze che ne derivano: minori introiti, meno personale assunto, ecc».
«Restando sempre nel contesto – prosegue la nota – delle imprese balneari che raggiungono il ragguardevole numero di oltre 30.000 aziende, è sconfortante non avere ancora direttive per quel che sarà il momento della riapertura. Nodo gravoso sarà quello del necessario “distanziamento sociale”». (rrm)