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Un nuovo protagonismo giovanile per la rinascita della Calabria

Un nuovo protagonismo giovanile per la rinascita della Calabria

di GIULIA MELISSARI E MARIO NASONE – Incontro con gli studenti di un liceo reggino. Rivolgiamo loro una domanda: “chi di voi dopo il diploma ha già deciso di andare via dalla Calabria per motivi di studio o di lavoro?” Otto su dieci rispondono che si sposteranno in regioni del Nord, due che resteranno. Domanda riproposta: “chi di voi resterebbe se ci fossero delle opportunità nel nostro territorio?” La risposta si capovolge, otto su dieci resterebbero, due andrebbero via in ogni caso. Un piccolo test che conferma quanto è emerso da molte ricerche: i nostri giovani o almeno la gran parte di essi vanno via a malincuore perché non trovano sul nostro territorio risposte al loro bisogno di inserimento nel mondo del lavoro ed in generale non vedono un contesto in grado di potere offrire loro prospettive di crescita e di   realizzazione. Questa tendenza è drammaticamente registrata dai dati che attestano uno scenario sempre più critico per il futuro della Calabria. Secondo le proiezioni dell’Istat, elaborate e analizzate nel Rapporto Svimez, la Calabria è destinata a perdere circa 368.000 abitanti entro il 2050, scendendo a una popolazione totale di poco meno di 1,5 milioni. Questo fenomeno, definito “deserto 2050”, vedrebbe la scomparsa di un numero di cittadini pari alla somma degli attuali abitanti di Reggio, Catanzaro e della nuova Cosenza. Un dato che si collega al crollo delle nascite (dalle 137.000 del 2023 a 101.000 nel 2050 nel Mezzogiorno) dovuto alla riduzione delle donne in età fertile. Entro il 2050, il rapporto tra popolazione non attiva (0-14 anni e over 64) e popolazione attiva (15-64 anni) in Calabria diventerà il più alto d’Italia, creando uno squilibrio potenzialmente insostenibile per il sistema di welfare e pensionistico. Le speranze di una inversione di tendenza non sono molte, si scontano squilibri e disuguaglianza accumulate per decenni che governi nazionali e regionali non hanno mai voluto seriamente contrastare. Resta centrale a livello culturale il tema della rassegnazione, della rinuncia all’idea che la Calabria possa rinascere, pessimismo che inesorabilmente porta i giovani in particolare a non credere più a quella che Vito Teti chiama la “restanza”, la scelta di rimanere nonostante tutto in Calabria o di ritornarci se ci fossero le condizioni. Per usare un termine sportivo è suonata la campana dell’ultimo giro. Se nei prossimi anni non ci sarà una inversione di tendenza dovremo rassegnarci a quella che l’Istat definisce “desertificazione definitiva della Calabria”.  La nuova Giunta Regionale, assieme al Governo nazionale, hanno le grandi responsabilità di riscrivere una agenda politica in grado di fornire delle risposte che diano una speranza di futuro alla nostra regione mettendo al centro nuove politiche sulla sanità, Scuola e Welfare, e in particolare investimenti sulla popolazione giovanile. Per questo va iniziata una vera fase di ascolto dei giovani, che non possono essere citati nelle campagne elettorali per poi essere completamente dimenticati nelle scelte politiche. Da parte loro, i giovani si devono scrollare il senso di apatia e pessimismo che li paralizza, né tantomeno possono sperare di risolvere i loro problemi agganciandosi al politico di turno per risolvere in modo privato problemi e bisogni che sono collettivi. Per questo servono forme e luoghi di aggregazione giovanili in grado di dare voce alle loro istanze di cambiamento. In Sicilia lo hanno fatto mettendo insieme 45 associazioni e diverse fasce di popolazione giovanile. Anche in Calabria, in occasione delle ultime elezioni regionale era nata una rete di associazioni importanti, M’Impegno in Calabria, che aveva avviato un percorso virtuoso con l’elaborazione di un manifesto programmatico e la presentazione di un pacchetto di proposte ai candidati a Governatore della Calabria. Nell’incontro svoltosi nel Consiglio Regionale lo avevano tutti apprezzato e avevano sottoscritto l’impegno a realizzarlo, compreso il presidente che sarebbe poi stato eletto Roberto Occhiuto. Il dialogo fu avviato con la vicepresidente della Giunta regionale Giusi Princi, ma non ha avuto purtroppo seguito. Si è scontato, sia il mancato interesse della Giunta regionale a proseguire il confronto e recepire le proposte, sia la mancanza di determinazione e costanza della rete delle associazioni che al venire meno della sponda istituzionale si è scoraggiata e bloccata. Oggi serve invece riprendere questo percorso virtuoso con determinazione e costanza, coinvolgendo associazioni, scuole, università in tutta la Calabria, con una chiara autonomia dai partiti, ripartendo dalle proposte già elaborate, elaborandone di nuove. Facendo memoria di quanto negli anni del ’68 affermava don Italo Calabrò, quando incitava i giovani alla lotta, ad occupare, se necessario, scuole, Enti pubblici con azioni nonviolente per costringere la politica a mettere al centro i problemi della disoccupazione, del diritto allo studio, dei diritti dei più fragili. Fu lui ad ispirare il manifesto Lottare per restare, restare per costruire che tanti movimenti cattolici adottarono e che li spinse a creare imprese sociali, cooperative di lavoro, associazioni di volontariato e consorzi che ancora oggi danno lavoro e servizi in tutta la regione, e che hanno permesso a tantissimi di continuare a stare in Calabria. Al nuovo Governo regionale, che mantenendo le promesse fatte in campagna elettorale di favorire questo protagonismo, offrendo una sponda istituzionale senza condizionarlo e nel rispetto della loro autonomia.   (gm e mn)