UNO STUDIO DELL’UNIVERSITÀ MEDITERRANEA, RISPOLVERATO DA FALCOMATÀ E SOSTENUTO DALL'ON. CANNIZZARO;
Francesco Cannizzaro, il rettore Marcello ZImbone e la ministra Mara Carfagna

UNA SILICON VALLEY NELL’AREA GRECANICA
IL PROGETTO ‘AGAPI’ PIACE ALLA CARFAGNA

di SANTO STRATI – L’acronimo utilizzato – Agàpi – non rende l’idea dell’ampio progetto che intende racchiudere: è un validissimo studio dell’Università Mediterranea di Reggio del 2019 che ha conquistato il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà e trasversalmente il deputato azzurro Francesco Cannizzaro, sempre in prima linea per tutto ciò che ha a che fare con le cose reggine. Agàpi significa Area Grecanica Advanced Platform for Innovation che tradotto volgarmente si potrebbe sostituire con una Silicon Valley nell’area grecanica. È questo, in sintesi, il nocciolo del progetto, già anticipato qualche settimana fa da Falcomatà alle assise telematiche volute dalla ministra per il Sud Mara Carfagna: il primo cittadino di Reggio ha anticipato quello che dovrebbe diventare un campus hitech, polifunzionale e poliattrattivo per offrire opportunità di lavoro e formazione per 400/500 giovani. L’area individuata è in parte il simbolo dell’industrializzazione fallita: da un lato le Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie, ormai dismesse, dall’altro l’area della ex Liquichimica che, in realtà, non potrebbe essere ex in quanto non è mai entrata in funzione.  Rimangono a simbolo dello spreco di denaro pubblico l’enorme ciminiera, mai utilizzata, e i grandi silos, ora arrugginiti, di una fabbrica che è servita solo a distruggere le coltivazioni di bergamotto  e agrumeti fiorenti, illudendo su possibili sbocchi occupazionali in un’area sempre alla ricerca di lavoro. I dipendenti non hanno mai fatto un’ora di lavoro (da subito in cassa integrazione non si sa più per quanti decenni) e il degrado ambientale lasciato da una delle tante cattedrali nel deserto della Calabria non ha bisogno di commenti.

C’è dunque, adesso, la possibilità di dare una scossa a tutta l’area, immaginando una forte cooperazione tra Università Mediterranea e aziende dell’innovazione tecnologica per costruire una Silicon Valley a sud del sud, dove peraltro non mancano giovani capaci e competenti e dove l’Ateneo reggino ha mostrato alti livelli di efficienza e di preparazione. Dall’annuncio di Falcomatà, in diretta streaming con la ministra, all’incontro con la titolare del dicastero per il Sud a Roma il passo è stato davvero breve, complice l’attivismo di Cannizzaro. Il deputato reggino, avendo sondato la disponibilità e, soprattutto, il grande interesse della Carfagna, ha portato con sé il rettore di Unimediterranea Marcello Zimbone, a illustrare personalmente il progetto.

Mara Carfagna sta facendo un ottimo lavoro, occorre riconoscerlo, e anche in questa occasione ha mostrato un piglio operativo davvero invidiabile: l’incontro non è stato un semplice scambio istituzionale di opinioni, bensì un vero e proprio confronto tecnico-operativo, con la ministra che ha chiamato un bel po’ di esperti per valutare la fattibilità del progetto e vagliarne le opportunità in termini di occupazione e formazione giovanile.

Per il Distretto dell’Innovazione servono 90 milioni di investimenti: si tratta di realizzare un Campus ipertecnologico per lo sviluppo di progetti specifici basati su soluzioni innovative. La progettualità e la realizzazione vedrebbe coinvolti le imprese, le startup, i Centri di Ricerca e le Università, oltre naturalmente alle realtà presenti e future dell’imprenditoria giovanile. Si tratta, in altri termini, di canalizzare progetti di alta tecnologia e attuarne la realizzazione in loco, in modo da offrire prima occupazione diretta e poi grandi opportunità di interscambio non limitate all’area regionale, bensì a livello nazionale e internazionale.

L’area in cui realizzare il Campus – riferisce una nota – è stata individuata nel comprensorio industriale di Saline Joniche (Montebello – RC) delle ex Officine Grandi Riparazioni delle FS, un’area di circa 37 ettari dove sorge una struttura industriale dismessa oltre 20 anni fa. Sarebbe un modo vantaggioso ed innovativo per riqualificare un’area totalmente abbandonata e sottoutilizzata, creando un nuovo indotto socio-commerciale e dando il là ad un’importante ricaduta occupazionale che si concretizzerebbe in 500 posti di lavoro. Il tutto con grande attenzione ai parametri di sostenibilità ambientale.

Tali attività sono tutte coerenti con le linee strategiche governative tracciate a supporto dell’innovazione e della transizione ecologica ed energetica. Secondo l’on. Cannizzaro, l’incontro con la ministra è «il primo concreto passo per avviare un corposo e produttivo iter atto a trasformare il Campus Agàpi in una solida realtà e non lasciarlo solo tra i sogni nel cassetto di più generazioni. Si tratta di una grande opportunità per tutto il Territorio, forse più semplice da realizzare che da immaginare, che oggi è all’attenzione del Ministro e che potrebbe segnare un netto cambio di passo per l’Area Grecanica e per tutta la fascia Jonica di Reggio Calabria».

Era metà giugno 2019 quando Università Mediterranea di Reggio Calabria, Ferrovie dello Stato, FS Sistemi Urbani, TIM, Huawei, CONSEL Consorzio Elis, NTT Data, Engineering, Aubay e SAS firmavano un protocollo di intesa per l’avvio di uno studio di fattibilità finalizzato alla creazione di un Campus ove sviluppare progetti ad alto contenuto tecnologico, formare nuove figure professionali e promuovere la nascita di imprese attraverso un incubatore/acceleratore di Startup e Spin Off Universitari. Lo studio si proponeva di realizzare ambiente di lavoro innovativo e cooperativo nel quale attrarre aziende e giovani talenti per sviluppare attività produttive nell’ambito delle nuove tecnologie (Sistemi 5G, IoT, Intelligent Transportation Systems, Intelligenza Artificiale, Realtà Virtuale, Big Data & Data Analytics, Blockchain, Robotica, Cybersecurity) e rafforzare, attraverso la creazione di nuovi progetti industriali, i settori produttivi già presenti sul territorio calabrese (settore agroalimentare, trasporti, etc.). Dopo poco meno di due anni, Falcomatà ha avuto la brillante idea di rispolverare lo studio e segnalarlo durante la due giorni dedicata al Sud: «Il progetto – ha spiegato Giuseppe Falcomatà alla ministra Carfagna e alla platea di amministratori locali in collegamento – intende realizzare una sorta di San Giovani a Teduccio nel profondo sud ed all’interno di 54 mila metri quadri di terreno. Esiste già un preliminare, che potrebbe diventare un progetto definitivo d’interventi per circa 90 milioni indispensabili alla costruzione di un distretto dell’innovazione. L’Università in questi anni ha preso contatti con importanti players internazionali e partner istituzionali per la realizzazione, in quest’area, di laboratori di start-up ed incubatori di imprese utili ad arginare il problema della disoccupazione, soprattutto, giovanile. I giovani neo laureanti, infatti, non hanno la possibilità di tradurre in produttività le conoscenze acquisite all’interno dei nostri atenei. Parliamo di una previsione di circa 400 nuovi posti di lavoro».

Le premesse ci sono. Le ex Officine FS dove sembrava potesse spostarsi l’Hitachi col suo polo produttivo delle ex Omeca (quale miglior location, con i binari che entrano dentro i capannoni?) offrono una soluzione ideale per un incubatore di giovani aziende innovative da affidare ai giovani ricercatori, informatici, sviluppatori di software che potrebbero sperimentare un percorso di perfezionamento e di crescita professionale senza uguali. Le risorse, ancora una volta è opportuno sottolinearlo, non mancano: quella che non c’è è la capacità di spesa. La sfida è tutta qui e i nostri ragazzi, una volta tanto, possono anche sognare di non aver più bisogno del trolley per andare via. Ma non si possono e non si devono deludere o, peggio, illudere. Staremo a vedere. (s)