A PARTE I POCHI TECNICI DALL’INDISCUSSO VALORE, SI RIAFFACCIANO I VOLTI NOTI DEL CONTE 2, POCHE DONNE;
Il presidente del Consiglio Mario Draghi legge la lista dei ministri. AL suo fianco il portavoce di Mattarella Giovanni Grasso

VARATO IL GOVERNO, SUD ALLA CARFAGNA
DRAGHI CEDE AI POLITICI, SEMBRA UN BIS

di SANTO STRATI – Ha ceduto ai politici Mario Draghi per mettere insieme un governo che non è quello delineato dal presidente Mattarella quando gli ha conferito l’incarico: tecnico-istituzionale di altissimo livello, staccato dalla realtà dei partiti. Se si considera che ci sono sette ministri del vecchio Governo Conte 2, più che di novità sembra la proposizione di un bis, costruito ad arte per non scontentare né protagonisti né pubblico: una scelta probabilmente obbligata visti i diktat dei partiti che hanno messo in mano a Draghi la mai logora edizione del Manuale Cencelli per costruire col bilancino una maggioranza inossidabile (oltre che improbabile se qualcuno l’avesse pensata appena pochi mesi fa). Che è quella che poi dovrà eleggere il futuro presidente della Repubblica. Che non sarà frutto di una (quasi certa) maggioranza di centro-destra quale sarebbe venuta da elezioni anticipate, ma una maggiorana “del Presidente”, questa appunto, che reggerà il governo Draghi almeno fino al giugno del prossimo anno quando ci sarà da eleggere il nuovo Capo dello Stato. Salvo che Mattarella non accetti un secondo mandato a tempo per far chiudere la legislatura e mettersi da parte, prima della fine naturale della stessa, in modo da cedere il posto al candidato naturale Mario Draghi. Questo significherebbe che Draghi ha buoni due anni di legislatura per rimediare ai guasti provocati dal Conte 1 e Conte 2: due governi ai quali però, con la riconferma di diversi ministri, lo stesso premier implicitamente riconosce una qualche validità.

E qui sorge la domanda dell’uomo della strada: e dov’è la novità? Di rilevante c’è che Draghi ha trattenuto per sé i ministeri chiave per uscire dalla crisi e affrontare la sfida del Covid, del lavoro e del Recovery Plan, ma nell’insieme l’Esecutivo mostra molte debolezze. Immaginiamo, per dire, l’imbarazzo del presidente del Consiglio a dover riconfermare agli Esteri un incompetente di successo come Luigi Di Maio, quello stesso esserino che aveva avuto l’incosciente arroganza di dire: «Ho conosciuto Draghi, mi ha fatto una buon impressione»…

Ci sono, è vero, alcuni tecnici che garantiscono capacità, competenza e indipendenza, materia prima fondamentale se si vuol dare finalmente una sterzata al Paese, mettendolo sui binari della ripresa e della crescita, dimenticando la serie infinita di no di matrice pentastellata che alla fine hanno solo favorito la cosiddetta decrescita infelice. Spicca la nomina di Giancarlo Giorgetti allo Sviluppo economico, con Enrico Giovannini alle Infrastrutture: forse è la volta buona che il Ponte sullo Stretto avrà buone possibilità di vedere i cantieri aperti. La Lega – e lo stesso Giorgetti – sono convinti della bontà dell’opera, utile e necessaria per lo sviluppo dell’intera area dello Stretto, ma anche di tutto il Sud. E lo stesso Giovannini ha una visione strategica ampia e non rassegnata agli impedimenti di forma piuttosto che di sostanza. Lascia, invece, l’amaro in bocca la sostituzione del ministro Peppe Provenzano, meridionalista convinto, che aveva portato l’esperienza della Svimez al ministero per il Sud: nulla da dire su Mara Carfagna, se non che la spartizione politico-partitica finisce come sempre a punire chi ha lavorato bene. E il Pd si è dimenticato di avere avuto un ottimo elemento che ha progettato un colossale e serio Piano per il Sud da 100 miliardi in dieci anni. Si vedrà se la Carfagna lo farà proprio e seguirà un percorso che sembrava molto promettente.

Per la Calabria non si prefigurano particolari novità nell’esecutivo, salvo a considerare il calabro-londinese Vittorio Colao, già presidente di Vodafone, nato a Brescia da una famiglia del Catanzarese (Fossato Serralta) che mostra una grande simpatia per le origini della sua famiglia, ma da troppo tempo ha assunto un english style che non lo ha aiutato, per esempio, quando venne chiamato da Conte a capo della task force per l’emergenza economica post-covid (prima ondata). Il suo impegno e il suo lavoro sono stati accantonati senza nemmeno tanti ringraziamenti e persino con fastidio da parte di qualche esponente grillino si si sentiva minacciato dal think thank che Colao aveva messo in piedi: un pensatoio di gente con gli attributi, peccato che nessuno abbia poi preso in considerazione il lavoro svolto.

Fa ovviamente piacere, avere un calabrese di seconda generazione al Governo e c’è da augurarsi che, dovendosi occupare di innovazione, voglia documentarsi sulle eccellenze tecnologiche e nel campo della ricerca che la Calabria può vantare, a cominciare da uno dei più grandi esperti mondiali di Intelligenza artificiale (il rettore dell’Unical, Nicola Leone) per finire alle straordinarie figure di medici, chirurghi, farmacologi e ricercatori che lavorano a Catanzaro all’Università Magna Graecia, guidata dal Rettore Giovambattista De Sarro, una fucina di eccellenze che la seconda patria di Colao in buona parte continua a portarci via (sono tutti calabresi le figure apicali dei migliori Istituti universitari londinesi). Se poi a Colao saranno affiancati dei giovani brillanti calabresi in importanti posti di sottogoverno, forse ci sarà speranza di una seria riconsiderazione della nostra terra. Un nome fra tutti quello di Roberto Occhiuto che parte del centrodestra vuol togliere dalla prossima competizione elettorale per la Regione. Tra un incarico da sottosegretario e il governo di una Regione è evidente che la scelta più ovvia sarebbe la seconda, ma non se ci sono imbarazzi, incertezze e mal di pancia immediatamente smentiti al solo accennarne. Vedremo.

L’altra domanda che si fa l’uomo della strada, a cui preme soprattutto una seria (e vittoria) battaglia contro il Covid e la fine della crisi economica, è chi ha vinto e chi ha perso? Di sicuro vince l’Italia perché si ritrova un condottiero come Draghi a guidare le tante, troppe sfide che andranno affrontate con competenza e una buona dose di determinazione. Draghi è più politico di quello che, al contrario, ha lasciato intendere: la ricerca del consenso, indispensabile per il progetto che ha in mente l’ex governatore della BCE, gli ha fatto digerire più d’un rospo, ma non c’erano vie d’uscita. Si è perso troppo tempo e non ne rimane molto, soprattutto per il Recovery Plan che tra poco più di due mesi dovrà passare l’esame – rigoroso – di un’Unione Europea che comincia a pentirsi della troppa generosità offerta al nostro Paese. Non si dimentichi che la gigantesca somma di 209 miliardi è diventata tale perché hanno giocato a favore dell’Italia il divario Nord-Sud e il forte disagio socio-economico che si registra in tutto il Mezzogiorno. Giuseppe Conte, uomo del Sud, pugliese di Volturara Appula, se n’è subito scordato, tanto che ha più volte dichiarato che sarebbe stato bastato il 34% della riserva (prevista per legge) per gli investimenti al Sud.

Colao, che non è nato in Calabria, ma conosce quanto sono tosti i calabresi attraverso la figura del padre, siamo convinti vorrà dire la sua. E la Calabria potrà, allora, rallegrarsi per le scelte di Draghi. Diversamente, stiano certi gli uomini e le donne dell’esecutivo, i calabresi, ingoiato quest’altro rospo, questa volta, non resteranno silenti e rassegnati e diranno basta: all’esportazione delle risorse umani e dei proprio laureati, al lavoro che non c’è, al mancato sviluppo, e al futuro rubato ai giovani. Draghi vuole puntare sui giovani, cominci a pensare a quelli, pochi, rimasti in Calabria e a quelli, tanti, che vorrebbero tornare. (s)

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IL GOVERNO DRAGHI

Presidente del Consiglio
Mario Draghi

Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
Roberto Garofoli

Ministeri con portafoglio

Esteri
Luigi Di Maio – M5S

Interno
Luciana Lamorgese – Tecnico

Giustizia
Marta Cartabia – Tecnico

Difesa
Lorenzo Guerini – PD

Economia
Daniele Franco – Tecnico

Sviluppo Economico
Giancarlo Giorgetti – Lega

Lavoro
Andrea Orlando – PD

Agricoltura
Stefano Patuanelli – M5S

Ambiente – Transizione Ecologica – Recovery Plan
Roberto Cingolani – Tecnico

Infrastrutture e trasporti
Enrico Giovannini – Tecnico

Istruzione
Patrizio Bianchi – Tecnico

Università e ricerca
Cristina Messa – Tecnico

Cultura e Turismo
Dario Franceschini – PD

Salute
Roberto Speranza – LeU

Ministri senza portafoglio

Affari regionali e autonomie
Maria Stella Gelmini – FI

Giovani e Sport
Fabiana Dadone – M5S

Innovazione – Transizione Digitale
Vittorio Colao – Tecnico

Rapporti con il Parlamento
Federico D’Incà – M5S

Pubblica Amministrazione
Renato Brunetta – FI

Sud e Coesione Territoriale
Mara Carfagna

Pari opportunità e famiglia
Elena Bonetti – IV

Coordinamento Turismo
Massimo Garavaglia – Lega

Disabilità
Erika Stefani – Lega