ERCOLE INCALZA SPIEGA PERCHÈ IN SETTE ANNI NON SI SIANO REGISTRATI SIGNIFICATIVI PROGRESSI NELLE ZES;
L'area portuale di Gioia Tauro rientra nella Zes Calabra

LE ZONE ECONOMICHE SPECIALI DEL SUD
BASTA CHIACCHIERE, SERVONO RISULTATI

di ERCOLE INCALZA – Il Decreto legge 20 giugno 2017 n. 91, convertito con modificazioni dalla legge 3 agosto 2017 n. 123 e successive modificazioni, nell’ambito degli interventi urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno, ha previsto e disciplinato la possibilità di istituzione delle Zone Economiche Speciali (Zes) all’interno delle quali le imprese già operative o di nuovo insediamento possono beneficiare di agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative. 

Ho riportato la data e le finalità del provvedimento per stigmatizzare, ancora una volta, i sette anni trascorsi praticamente inseguendo convegni, nominando e rinominando Commissari e non riuscendo però a poter misurare concretamente i risultati che, in sette anni, tali scelte strategiche siano riuscite a garantire. E pochi giorni fa, in particolare il giorno 8 novembre, si è svolto a Napoli un Convegno promosso da Intesa San Paolo. 

In tale occasione Intesa San Paolo ha presentato il nuovo piano di valorizzazione delle Zone Economiche Speciali (Zes) istituite nel Mezzogiorno e delle Zone Logistiche Speciali (Zls in fase di realizzazione nel Centro Nord. Intervenendo al Convegno il Presidente del gruppo Intesa San Paolo Gian Maria Gros Pietro ha ribadito: «il ruolo che Intesa San Paolo sta svolgendo è quello di motore dello sviluppo economico, un ruolo che svolgiamo rispetto a tutte le attività nelle quali si esplicano il saper fare e la capacità innovativa delle imprese italiane. Siamo particolarmente orgogliosi di essere stati l’unico gruppo bancario ad avere creato un centro di studi specificatamente dedicato all’economia del mare e del Mezzogiorno in particolare».

Oltre a Gian Maria Gros Pietro è intervenuto anche il Vice Presidente di Confindustria Vito Grassi che ha precisato: «È una occasione unica per il Mezzogiorno in una fase favorevole in cui cresce il PIL e gli occupati. Confindustria crede nelle Zes e lavora perché siano un sistema». Poi, sempre al Convegno di Napoli, ha parlato il Commissario della Zes Campania Romano che ha ricordato: «Lavoriamo per essere sinergici non in competizione».

Sempre nel Convegno tutti i vari altri interventi hanno precisato che bisogna riconoscere all’ex Presidente del Consiglio Draghi di aver, dopo sette anni, sbloccato la stasi in cui versava il provvedimento varato, come detto all’inizio, oltre sette anni fa e questo sblocco è avvenuto con la nomina degli otto Commissari.

Non metto in dubbio la buona fede e la convinta attenzione del Presidente Gros Pietro per una iniziativa strategica così rilevante per l’intero assetto economico del Paese ed è anche interessante l’impegno assunto sempre dal Presidente del Gruppo Intesa San Paolo nel garantire un plafond di 5 miliardi di euro dedicato agli investimenti produttivi ed alle opere di adeguamento infrastrutturale ed all’avvio di un roadshow internazionale per attrarre capitali dall’estero.

Tuttavia mi chiedo come mai non si sia ancora capito che forse uno dei limiti di tale provvedimento vada ricercato nel numero rilevanti di siti e nella completa assenza di precise strategie mirate al lancio di determinate filiere produttive e, soprattutto, alla misurabile prospettazione di sistemi logistici capaci di garantire l’immediato accesso alle aree mercato di determinati prodotti. In merito al numero di siti molti mesi fa ebbi modo di ricordare che in Sicilia, entro il 2020, sono state istituite due Zes, per un totale di 5.118 ettari in 43 aree dichiarate idonee dalla commissione di valutazione. Cioè nella sola Sicilia ci sono 43 aree elette a Zes, in tutta la Ue le aree interessate da Zes sono solo 91. 

Come anticipato, sempre tanto tempo fa in una mia nota, dovremmo compiere un vero atto di umiltà: imitare le esperienze effettuate dagli altri Paesi della Ue e cercare di imitare quelle Zes realizzate in altri Mezzogiorni di Europa. Sempre molti mesi fa ricordai ancora che il polmone industriale formato dalle provincie di Milano, Piacenza e Novara si configura come Zona Logistica Speciale. 

Sono sicuro che immediatamente le varie realtà locali, le varie Regioni del Mezzogiorno e tra queste la Sicilia da me citata prima ribadiranno che hanno già provveduto a definire e ad avviare concretamente le Zone Economiche Speciali (Zes) e che le Zone Logistiche Speciali (Zls) sono in realtà una parte chiave delle stesse Zes. Ma la grande differenza sta nel fatto che queste iniziative logistiche; questi incentivi alle attività che garantiscono ai polmoni industriali di amplificare al massimo le potenzialità produttive e, soprattutto, le interazioni tra le aree della produzione e quelle dell’accesso ai vari mercati nazionali ed internazionali, sono operative ormai da oltre quattro anni, cioè solo un anno dopo il varo della Legge 205/2017 e a tale proposi rivolsi una serie di interrogativi che riporto di seguito:

  • perché nel retroporto del sistema portuale caratterizzato dai porti di Napoli e Salerno non esistano Zone Logistiche Semplificate; cioè perché la piastra intermodale di Marcianise, lo scalo di Nola, il potenziale interporto di Benevento e le piastre logistiche di Battipaglia ed Eboli non sono state ancora elette a vere Zone logistiche semplificate
  • perché nel retroporto dei tre impianti portuali di Bari, Brindisi e Taranto non sono stati definite Zone Logistiche Semplificate quelle di Bari Lamasinata, Cerignola, Francavilla Fontana, Surbo
  • perché nel retroporto di Gioia Tauro non sono state inserite le Zone Logistiche Semplificate di Nicastro, Corigliano, Castrovillari
  • perché nel retroporto di Palermo e di Augusta non sono state inserite le Zone Logistiche Semplificate di Vittoria, Caltanissetta, Marsala
  • perché nel retroporto di Cagliari non sono state inserite le Zone Logistiche Semplificate di Assemini e di Nuoro


interrogativi che non hanno avuto alcuna risposta e che nel Convegno di Napoli del giorno 9 novembre non sono neppure state oggetto quanto meno di approfondimento critico. Ora ne aggiungo un ulteriore proprio al Gruppo Intesa San Paolo:


  • Come pensa di garantire un plafond di 5 miliardi di euro dedicato agli investimenti produttivi ed alle opere di adeguamento infrastrutturale ed all’avvio di un roadshow internazionale per attrarre capitali dall’estero, quando allo stato si dispone, dopo cinque anni dal varo di un’apposita Legge, solo di ipotesi?

Tocca all’attuale Governo mettere la parola fine alle illusioni mediatiche sulle Zes nel Mezzogiorno ed uscire finalmente da un grave equivoco: disporre solo di promesse e di impegni sistematicamente non rispettati.  (ei)

(Courtesy Il Quotidiano del Sud / L’Altravoce dell’Italia diretto da Roberto Napoletano)