Paolo Di Matteo, coordinatore regionale Exit – Sovranità per l’Italia, ha chiesto al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, di chiedere lo stato di calamità naturale per i danni del maltempo a Lamezia Terme.
«È bastata una notte turbolenta – ha spiegato – dal punto di vista delle condizioni climatiche per mettere la nostra città di Lamezia Terme in ginocchio. Le forti piogge cadute con intensità hanno provocato molti danni e vari disagi e solo per miracolo non si sono avute conseguenze tragiche per i cittadini. Non è certo da quest’ultima intemperia che scopriamo la fragilità del nostro territorio. Sono infatti anni in cui alle prime burrasche autunnali si verificano allegamenti e cedimenti di strade con tanto di voragini, tombini che saltano e fiumi e torrenti ingrossati».
«Da anni si lancia l’allarme, per esempio – ha proseguito – sul torrente Cantagalli ma tutti gli enti preposti puntualmente fanno orecchie da mercante. Sono anche risibili le reazioni di quegli esponenti politici che da destra a sinistra in queste ore chiedono dirottamenti di fondi destinati ad altro uso per venire incontro a tali emergenze».
«Ora – ha aggiunto – se si vuol andare contro questa amministrazione comunale, nei confronti della quale anche noi di Exit siamo scontenti, va bene, che si faccia pure, ma almeno si colga il senso e la prospettiva risolutiva di quanto si afferma. Oggi si fa la conta dei danni e da quanto noi di Exit abbiamo potuto vedere, ingenti danni hanno colpito soprattutto l’agricoltura, un settore di cui nessuno si preoccupa».
«Occorre, dunque – ha aggiunto – correre ai ripari e questo significa rimborsare innanzitutto i danni, cosi come viene fatto in altre parti d’Italia, dove è precipuamente l’ente Regione a recitare il ruolo di richiedente presso il governo regionale».
«Riguardo poi al nostro comune – ha concluso – chiediamo al sindaco Paolo Mascaro ed a tutta l’amministrazione di provvedere alla pulizia e manutenzione di tombini, fiumi e torrenti, urge una rapida mappatura delle strade e delle zone interessate agli interventi. A troppa negligenza siamo costretti ad assistere in tempi ordinari, poi, quando giungono quelli straordinari, segnati da disagi e danni causati dalle avverse condizioni meteo, altro non si può fare che fare la conta dei disastri, quando, con una adeguata attenzione , tutto ciò non si potrebbe evitare». (rcz)