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Biondo e Sità

Biondo (Uil Calabria) e Sità (Uilca): Fermare desertificazione bancaria per rilanciare Calabria con il Pnrr

Il segretario generale di Uil Calabria, Santo Biondo, e il segretario regionale di Uilca, Andrea Sità, hanno sottolineato l’importanza di fermare la desertificazione bancaria e industriale per rilanciare la Calabria con il Pnrr.

«Nel rapporto annuale L’economia della Calabria – si legge in una nota congiunta – presentato da Banca d’Italia il 21 giugno scorso, si afferma che, nella nostra regione, “le ricadute della crisi pandemica sul mercato del lavoro sono state rilevanti, annullando il modesto recupero dei livelli occupazionali che si era registrato a partire dal 2016” (unica regione d’Italia in questa situazione). Ma “in prospettiva, l’economia regionale potrebbe trarre impulso dai programmi pubblici avviati in risposta alla crisi pandemica, tra cui in particolare il Pnrr, soprattutto qualora questi riescano a incidere sui ritardi che condizionano il sistema produttivo calabrese».

«Per la Calabria, quindi – continua la nota – il Pnrr rappresenta l’ultima occasione per uscire da una condizione di isolamento e sottosviluppo. Ma la possibilità di agganciare il treno della ripresa non è affatto scontata, viste le forti carenze progettuali che contraddistinguono in negativo la politica e la Pubblica amministrazione locale, oltre alla carenza di dialogo con le parti sociali. In Calabria, poi, l’infrastruttura creditizia e finanziaria è continuamente indebolita dal fenomeno della desertificazione bancaria, che rischia di comprometterne la capacità di analisi, programmazione ed erogazione dei flussi finanziari attesi. Il rapporto Banca d’Italia fotografa, infatti, una struttura bancaria ampiamente deficitaria che, nel primo anno di pandemia, ha comportato un aumento del grado di esclusione finanziaria. Nel 2020 i comuni calabresi serviti da banche sono scesi del 7% (contro il 2% del resto d’Italia), gli ATM del 7% (1,5% in Italia) ed i bancari del 4% (2,5% in Italia)».

«Se l’analisi – hanno detto i sindacalisti – viene estesa all’ultimo decennio i numeri diventano ancora più drammatici: nel periodo 2010/2020 le Banche con sede in Calabria si sono ridotte del 60%; il numero di sportelli bancari è sceso del 29%. Sono stati ridotti del 17% anche gli sportelli Bancoposta, i comuni serviti da almeno una banca sono scesi del 30%, gli ATM del 18% ed i dipendenti bancari sono stati ridotti del 35%. Il comparto bancario, peraltro, è l’unico settore produttivo che, nel decennio considerato, presenta indicatori costantemente negativi». 

«Tutto questo è inaccettabile – hanno sottolineato –. La classe politica deve prendersi in carico, con la massima attenzione, l’importante vertenza del sistema del credito in Calabria che, incrociando l’abbandono del territorio da parte dei grandi istituti bancari con il rischio di tenuta delle banche del credito cooperativo, rischia il default in un momento storico che, invece, potrebbe rappresentare la chiave di volta per il nostro territorio».

«C’è, infatti – hanno proseguito – attraverso il Pnrr la possibilità di colmare un divario territoriale divenuto insostenibile. Per farlo la Calabria non ha bisogno di interventi a pioggia, ma di strade, scuole, ospedali, sostenibilità, politiche per attrarre le imprese ed i giovani (sempre più in fuga dalla regione). Per realizzare tutto ciò serve un sistema bancario efficiente e coerente con questi obiettivi. Un sistema bancario che contrasti l’esclusione finanziaria ed aiuti Enti, imprese e famiglie calabresi ad uscire dalla marginalità attraverso l’implementazione dei progetti legati a Pnrr e Recovery Plan. Il punto di partenza di questa strada che conduce alla ripresa non può, quindi, prescindere dal contrasto alla desertificazione bancaria.  Un sistema bancario forte, radicato sul territorio, rappresenterebbe l’asse portante della ripartenza del territorio, delle famiglie che lo abitano e delle imprese che vi ci investono». 

«Ma in Calabria – hanno detto Biondo e Sità – la ritirata delle banche non facilita la realizzazione di una infrastruttura creditizia che operi in questo senso. Le banche stanno chiudendo sportelli e riducendo il personale, perlopiù nelle zone meno ricche della regione che così, tuttavia, diventano ancora più marginalizzate ed a rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata che, facendo leva sulla debolezza del sistema bancario, mira ad acquisire interi settori dell’economia regionale».

«Davanti a questo stato di fatto – hanno detto ancora – non possiamo che chiedere al Governo di esercitare un’azione di moral suasion nei confronti dei grandi gruppi bancari ed industriali, per fermare la desertificazione economica e produttiva della nostra regione, evitare il rischio di una nuova pesante emorragia occupazione, allontanare la sventurata ipotesi di un blocco occupazionale di prospettiva e di regalare la Calabria agli interessi della criminalità organizzata». 

«Abbiamo iniziato a denunciare questa situazione da tempo – hanno concluso – ma occorre anche un intervento serio da parte della politica e delle Istituzioni che intraprendano un percorso di valorizzazione anche dei Confidi e delle partecipate che si occupano di finanza e sviluppo del territorio. Del resto, proprio la finanza responsabile offre gli strumenti in grado di perseguire un modello di sviluppo sostenibile in termini socio-ambientali. Il problema della desertificazione bancaria, in definitiva, non è solo il problema della categoria dei bancari, ma è il problema di tutti noi.  Affrontare questo problema faciliterà il raggiungimento degli obiettivi del Recovery Plan e consentirà di disegnare un futuro di speranza per la Calabria ed il resto del Paese». (rcs)