L’Asp di Crotone istituisce tre Gruppi Oncologici Multidisciplinari

LAzienda Sanitaria Provinciale di Crotone ha istituito tre Gruppi Oncologici Multidisciplinari (Gom), dedicati ai tumori dellapparato gastroenterico, dellarea uro-genitale e della mammella (questultimo nellambito della Breast Unit dellAOU Renato Dulbecco” di Catanzaro). L’obiettivo è quello di garantire una presa in carico integrata, ridurre i tempi di attesa, contenere la migrazione sanitaria e offrire cure sempre più vicine agli standard nazionali e internazionali.

I Gom sono tavoli permanenti di confronto clinico ai quali partecipano, con cadenza regolare, oncologi, chirurghi, radiologi, anatomopatologi, urologi, gastroenterologi, radioterapisti e altre figure specialistiche. Lobiettivo è discutere collegialmente i casi e definire, per ogni paziente oncologico, il percorso diagnostico-terapeutico e riabilitativo più appropriato e tempestivo. Questo approccio assicura che ogni decisione sia basata sulle evidenze scientifiche più aggiornate (Evidence Based Medicine) e che venga rispettata lapplicazione dei Protocolli Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA).

La proposta di strutturare i tre suddetti Gom è stata avanzata dallUOC di Oncologia dellAsp di Crotone, diretta dalla dottoressa Carla Cortese, che ha sottolineato «limportanza di rafforzare la rete oncologica e di consentire ai pazienti di accedere a percorsi di cura completi senza doversi spostare lontano dalla propria provincia».

Da oltre un anno, inoltre, lAsp di Crotone è inserita con la propria UOC di Oncologia nella Breast Unit Area Centro di Catanzaro (la rete multidisciplinare dedicata alla diagnosi e alla cura dei tumori alla mammella). Ciò consente la discussione e lapproccio terapeutico in una corretta integrazione tra lospedale spoke Crotonese ed il proprio hub di riferimento, permettendo lapproccio chirurgico presso il Policlinico Universitario di Catanzaro e lAOPC di Catanzaro (chirurgie con volume di interventi idonei per la patologia mammaria).

I Gruppi oncologici multidisciplinari valorizzano le competenze interne dellOspedale San Giovanni di Dio”, integrando lattività ospedaliera con altre figure professionali operanti presso strutture convenzionate presenti sul territorio (Marrelli Hospital per il servizio di radioterapia e Romolo Hospital per lUOC di Urologia).

«I Gom sono uno strumento prezioso per assicurare ai pazienti oncologici unassistenza di qualità, tempestiva e multidisciplinare – sottolinea il Commissario straordinario dellASP di Crotone, Monica Calamai –. Con la loro istituzione consolidiamo percorsi chiari e condivisi, che mettono al centro il malato e garantiscono continuità tra diagnosi, terapia e riabilitazione. È un risultato importante che testimonia limpegno dellAzienda sanitaria e dei nostri professionisti, e che ci incoraggia a guardare con fiducia al futuro delloncologia in provincia di Crotone».

Con questa iniziativa, lASP di Crotone si allinea alle migliori pratiche nazionali ed internazionali, rafforzando il proprio ruolo nella cura delle patologie oncologiche e promuovendo modelli organizzativi moderni e realmente orientati al paziente. (rkr)

Intervenire per mancanza di farmaci e materiali sanitari all’Ospedale di Locri

di ANTONIO PIO CONDÒ – Una lunghissima attività nel Sindacato Uil, al servizio della sanità, per rivendicare un sacrosanto diritto sancito dalla Carta costituzionale: quello alla salute. Lui è Nicola Simone, ex sindacalista, già dirigente provinciale dellUIL, da sempre in prima linea nelle tante battaglie condotte per migliorare lofferta sanitaria nella Locride. Le ultime criticità riscontrate presso il presidio ospedaliero spoke di Locri, struttura cui afferisce una popolazione di circa 140 mila abitanti (in estate il doppio),  distante oltre 100 chilometri dalle città di Reggio Calabria  e di Catanzaro,  lhanno convinto a rompere un fisiologico silenzio per denunciare una situazione che ritiene non più sostenibile.

«L’Ospedale di Locri, scrive Simone in una propria nota stampa, continua a fatica a garantire i servizi essenziali agli ammalati a causa di una grave e diffusa carenza di farmaci, ausili e altri materiali sanitari. Situazione, questa, che sta mettendo a dura prova ogni reparto, rendendo difficile, se non impossibile, provvedere alle cure necessarie e urgenti ai pazienti».

Simone precisa che «denuncio questa macroscopica e drammatica criticità nella qualità di ex sindacalista provinciale di Reggio Calabria, dipendente dellAsp in quiescenza ed, altresì, paziente affetto da patologia che periodicamente deve rivolgersi al nosocomio di Locri per le cure necessarie!.

Riferendosi sommariamente alla sua ultradecennale attività sindacale, Simone sottolinea che «nel tempo ho denunciato  i problemi inerenti le deficitarie capacità delle strutture sanitarie presenti sul territorio Locrideo ad erogare prestazioni di qualità, oggi mi soffermo sul problema riguardante la insufficiente distribuzione dei farmaci e materiali sanitari da parte della Farmacia Ospedaliera. Struttura, questa, che non riesce a soddisfare il fabbisogno quotidiano dell’ospedale in quanto sprovvista e perennemente in attesa del dovuto approvvigionamento. I medici e il personale sanitario si trovano spesso a dover fronteggiare situazioni critiche, improvvisando e adattandosi per sopperire alla mancanza di risorse fondamentali. Non solo mancano farmaci essenziali e di uso comune, ma anche ausili e dispositivi per la somministrazione di farmaci, indispensabili a garantire gli interventi e le diagnosi».

Criticità, sottolinea ancora il firmatario della denuncia, che mettono «a serio rischio la salute e la vita dei pazienti e crea un ambiente di lavoro estremamente stressante e insidioso per il personale. Sebbene la dedizione e l’impegno di medici e infermieri siano notevoli, l’assenza continua di dispositivi adeguati, di farmaci indispensabili e di una organizzazione interna adeguata al bisogno giornaliero dei reparti, ostacola seriamente la loro capacità di operare al meglio».

A  causa di tutto ciò, aggiunge, «i pazienti spesso vengono inviati in altri Ospedali della regione per la somministrazioni di farmaci essenziali o per prestazioni specialistiche particolari aumentando considerevolmente i loro disagi e quello delle loro famiglie».

Simone evidenzia che le gravi difficoltà incidono sul trattamento «di pazienti oncologici o di rianimazione, piuttosto che di cardiologia, pronto soccorso, dialisi, ortopedia o ancora dei vari ambulatori (vedi oculistica ). Il clima di incertezza e frustrazione palpabile allinterno di questi reparti nonostante la dedizione e l’impegno costante di medici, infermieri e OSS, unitamente alla mancanza di risorse fondamentali, sta minando seriamente la loro capacità di operare al meglio, mettendo a dura prova la qualità dei servizi offerti. Quanto denunciato è un elemento evidente e facilmente riscontrabile da chiunque». Simone chiude la sua lunga denuncia/appello ribadendo che «l’’impegno e la dedizione dei professionisti sanitari, non potrà reggere oltre a garanzia di un’assistenza ottimale per i pazienti». Chi ha orecchie per sentire, nonché lautorità ed il potere per intervenire, questo il messaggio dellex dirigente provinciale dellUil, intervenga senza perdere altro tempo prezioso. (apc)

Al giudice della Corte Costituzionale Francesco Saverio Marini il Premio città di Pentone

di PINO NANOGrande festa il prossimo 4 settembre in Calabria, a Pentone, paesino della provincia di Catanzaro, da dove proviene la dinastia dei Marini, nobile dinastia di uomini di legge e di diritto. 

Giovedì 4 settembre a Pentone sarà premiato il neo eletto Giudice della Corte Costituzionale Francesco Saverio Marini, figlio di Annibale Marini storico Presidente della Consulta e icona del diritto taliano, Professore universitario, nato a Catanzaro il 5 dicembre 1940, eletto dal Parlamento alla Corte il 18 giugno 1997, e poi Presidente dal 10 novembre 2005 al 9 luglio 2006.Una storia di eccellenza tutta italiana, prima ancora che calabrese.

A Premiare questo “figlio d’arte” sarà l’Associazione “Viva Vitalità Italiana Calabria“, associazione presieduta da Amerigo Marino, che promuove la prestigiosissima iniziativa. L’evento di terrà nella sala consiliare del Comune di Pentone, e il premio realizzato dall’orafo Michele Affidato, gli sarà consegnato alla presenza dei rappresentanti istituzionali comunali, provinciali e regionali. A coordinare la cerimonia, il conduttore radiofonico Massimo Brescia coadiuvato dallo stesso Presidente Amerigo Marino e dal Socio fondatore dell’associazione Marcello Tarantino.

Il premio che sarà assegnato al giudice costituzionale Francesco Saverio Marini – si legge in una nota ufficiale della manifestazione – rientra nelle finalità statutarie dell’associazione “Viva Vitalità Italiana Calabria”, che si prefigge appunto l’obiettivo di restituire memoria storica del luogo, degli uomini e delle vicende che hanno interessato la comunità pentonese. Va infatti ricordato che il nonno di Francesco Saverio Marini era proprio di Pentone e lo stesso suo papà, il prof. Annibale Marini, per tutta la vita non ha fatto altro che parlare e raccontare delle sue origini pentonesi.

Ma già in passato, l’Associazione aveva conferito il premio all’ex Presidente della Corte Costituzionale Annibale Marini, e successivamente il Sindaco di Pentone Vincenzo Marino gli aveva anche conferito la cittadinanza onoraria. Ma questa di Pentone sarà una vera e propria festa di famiglia, perché anche i fratelli del Giudice, gli Avvocati Renato e Giuseppe Marini, riceveranno un riconoscimento ufficiale per il ruolo da loro svolto nell’interesse della comunità di Pentone.

Ma chi è in realtà il Giudice della Corte Costituzionale Francesco Saverio Marini?

Nato a Roma il 28 aprile 1973, si è laureato, con la lode presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, dove, dal 2004, è Professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico nella Facoltà di Giurisprudenza. Sempre nell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata ha rivestito numerosi incarichi istituzionali, sino a divenire, nel 2009, Prorettore per gli affari giuridici.

Alle spalle il Giudice Costituzionale vanta un curriculum da primo della classe ai vertici del Paese. Francesco Saverio Marini è stato infatti Consigliere giuridico presso l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato; Componente della Commissione istituita presso il Ministero della Funzione Pubblica per la redazione del Codice della Pubblica amministrazione; Capo della Segreteria tecnica del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà (Governo Monti, XVII Legislatura); Componente del Comitato Legislativo presso la Presidenza della Giunta Regionale della Lombardia; Componente e Vice-Presidente del Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti, dove è stato anche Presidente della Commissione per il Regolamento e gli atti normativi; Coordinatore della Commissione per Roma-Capitale presso il Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie; Presidente della Commissione paritetica per le norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Valle d’Aosta; nonché Consigliere giuridico del Presidente del Consiglio dei Ministri (Governo Meloni, XIX Legislatura).

Ma c’è ancora di più. Il Giudice Marini ha svolto le funzioni giurisdizionali, quale giudice istruttore e giudice dell’esecuzione civile nel Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. E per vario tempo ha anche esercitato l’attività professionale di avvocato.

La cosa più bella che di lui raccontano sottovoce a Palazzo della Consulta è che ha le caratteristiche ideali per seguire le orme del padre (“è bravo, tenace, severo, attento e soprattutto modesto come suo padre”), e diventare quindi uno dei futuri Presidenti della Corte, e per la Calabria, insieme a suo padre Annibale Marini, al Presidente Cesare Ruperto e al Presidente Cesare Mirabelli, sarebbe il quarto Presidente della Corte Costituzionale di origini calabresi. Noblesse oblige.

Ma anche i fratelli del giudice, Giuseppe e Renato, riceveranno un riconoscimento altrettanto solenne. 

Giuseppe Marini, nato a Roma il 13 dicembre 1968, professore avvocato, primogenito del presidente Annibale Marini, si è laureato in giurisprudenza presso l’università di Roma Tor Vergata con il massimo dei voti. Oggi è professore ordinario di diritto tributario presso il Dipartimento di economia aziendale dell’università degli studi Roma Tre. È stato professore straordinario di diritto tributario presso la facoltà di giurisprudenza di Pesaro e Urbino. È professore associato presso l’università di Urbino. Svolge anche la professione nel campo del diritto tributario e ha all’attivo diverse pubblicazioni quali monografie, curatele, saggi e altri contributi. Giuseppe Marini sarà premiato dal presidente del Consiglio regionale della Calabria Filippo Mancuso.

Il terzo fratello, Renato Marini, nato a Roma il 20 gennaio 1970, il secondogenito, è professore ordinario di istituzione di diritto privato presso il Dipartimento degli studi di Roma Tor Vergata. È risultato vincitore della procedura di valutazione comparativa a n.1 posti di professore universitario di ruolo, fascia degli associati presso la facoltà di medicina e chirurgia dell’università di Roma Tor Vergata  per il settore disciplinare di diritto privato. È autore di numerose monografie, saggi e note a sentenza. Laureato in giurisprudenza con la votazione di 110 con lode presso l’università degli studi di Roma Tor Vergata. Dal 18 agosto al 31 agosto 2025 è stato incaricato di tenere delle lezioni di diritto presso l’università di Pechino e di Shanghai e a Pentone sarà premiato dal Presidente della Provincia di Catanzaro Mario Amedeo Mormile.

Che storia meravigliosa. (pn)

L’OPINIONE / Salvatore Mongiardo: Il quadriponte etico e il Ponte tra Reggio e Messina

di SALVATORE MONGIARDO – Correva lanno 1963 e andavo dalla Casa dello Studente dellUniversità verso il porto di Messina, dove frequentavo il terzo anno di giurisprudenza. Mi dirigevo verso il traghetto per tornare dai miei a SantAndrea Jonio, in Calabria, quando incontrai Antonio Martino, poi Ministro degli Esteri dItalia, morto nel 2022. Egli, chiamato Ninì, era figlio del famoso medico Gaetano Martino, Ministro degli Esteri dItalia, il quale nel 1954 aveva invitato a casa sua a Messina i padri fondatori della Comunità Europea: Jan Willelm Beyen per i Paesi Bassi, Antoine Pinay per la Francia, Joseph Bech per il Lussemburgo, Walter Hallstein per la Repubblica Federale Tedesca  e Paul-Henri Spaak per il Belgio.

Ninì, suo cugino Federico Martino, in seguito Magnifico Rettore dellUniversità di Messina, Cesare De Leo, in seguito sindaco di Monasterace, io e pochi altri studenti di giurisprudenza, frequentavamo le lezioni. La maggior parte degli studenti, però, rimaneva nei paesi non potendo affrontare le spese di soggiorno a Messina, dove venivano da Calabria e Sicilia solo per gli esami ed erano molto spesso bocciati.

Ninì mi chiese: «Dove vai?». «Vado a casa per qualche giorno». «Perderai il traghetto, la fila per fare il biglietto è lunga».

«No, ho labbonamento». «Bravo, lanno prossimo però non lo rinnovare, perché sarà costruito il ponte…».

Non andò proprio così e oggi, a sessanta anni di distanza, ripenso a quellepisodio non come a un fatterello per ridere, ma come a un invito profetico. Storia alla mano, il movimento di unificazione europea è partito dalla Sicilia nel 1954: non è venuto dalle grandi capitali europee, nate in seguito alle invasioni barbariche, tutte provenienti dal nord e dallest Europa. In Sicilia, come in tutto il Sud Italia, era in parte sopravvissuto il modello di vita comunitario, nato con lagricoltura intorno al Diecimila a. C.

Le innumerevoli manifestazioni e prese di posizione odierne pro e contro il Ponte, mi fanno pensare che le difficoltà del vivere di oggi nascono da un dissidio culturale molto profondo, ben documentato per esempio dagli scrittori siciliani come Pirandello, Verga, Capuana, De Roberto e Tomasi di Lampedusa. Nelle loro opere il pessimismo è dominante, non si salva niente e nessuno. Perfino il cane impagliato Bendicò del Gattopardo finisce in un mucchio di cenere. Lanimo siciliano rifiuta ogni speranza di cambiamento.

Esattamente il contrario si può dire dellanimo della Calabria, devastata negli ultimi tremila anni da una ventina di occupazioni e dominazioni straniere. Lanimo calabrese, però, è rimasto fondamentalmente ottimista, tanto che i letterati definiscono utopiche, cioè contengono sogni belli ma irrealizzabili, le opere degli autori calabresi come Cassiodoro, Gioacchino da Fiore, Bernardino Telesio, Tommaso Campanella e altri tra cui me, come scrive il prof. Antonio Piromalli in La Letteratura Calabrese, vol. 2.

La profonda diversità danimo tra Sicilia e Calabria potrebbe derivare dai Fenici, i quali, provenienti da Cartagine in Sicilia fondarono tre colonie: Mabbonath, l’odierna Palermo, Mozia e Solunto. I Fenici praticavano lolocausto dei loro primogeniti, come testimoniano i vari tofet tra cui quello di Mozia, dove si ponevano le ceneri dei bimbi primogeniti arsi vivi. I Fenici, abili nei commerci e nella navigazione, non erano persone allegre: erano Mediorientali i quali, allora come ora, bramano luccisione, lolocausto e il martirio. In Calabria non ci sono tracce di insediamenti od occupazioni di Fenici.

Gli scrittori calabresi moderni come Alvaro, Repaci, Strati, Seminara sono sostanzialmente fuori dalla linea utopica calabrese. Essi, persone di grande coraggio e onestà, con le loro opere hanno proiettato sulla Calabria limmagine dellAspromonte, che è una piccola parte di Calabria. Hanno così contribuito, anche se involontariamente, a creare unimmagine di tutta la Calabria come di una terra criminale e invivibile.

Gli studi e le analisi sulle varie letterature trarrebbero grande chiarezza se esaminassero lantropologia dei popoli tra cui gli scrittori si sono formati. Per esempio, un confronto tra Dante e Gioacchino da Fiore chiarirebbe la diversità antropologica tra Calabria e Toscana. Ma è una materia complessa che non possiamo affrontare adesso.

Ora, come Scolarca della Nuova Scuola Pitagorica, quel lontano episodio del Ponte mi ricorda che è necessario costruire un Quadriponte Etico che congiunga Nord, Sud, Est e Ovest della Terra nella felicità e nella pace. Molti diranno che è unutopia, ma io insisto nellaffermare che più un sogno sembra irrealizzabile, più è destinato a realizzarsi. 

A suo tempo ho esposto la mia teoria nel mio libro Destino Emozionale dellUniverso, che spiega come ciò possa avvenire attraverso una visione totalmente nuova dellevoluzione umana. Chi volesse leggerlo o diffonderlo gratuitamente: https://drive.google.com/file/d/1Iw3llzJkVKI4jcVY7sY2-gAHtbvPoT_2/view?usp=sharing(sm)

A Cinquefrondi oggi per la Palestina: Parlami di Gaza

Cinquefrondi, oggi giovedì 14 agosto, nella villa comunale, alle ore 21.00, ospiterà la mostra itinerante “Parlami di Gaza” allestita da tre artisti palestinesi sopravvissuti al conflitto in corso. L’ evento si presenta come un reading musicale e fotografico pensato per sensibilizzare sulle drammatiche condizioni di vita in Palestina, con letture, testimonianze, intermezzi sonori, immagini di luoghi e persone, per accendere un faro sulle drammatiche condizioni di vita in Palestina, a causa del conflitto in atto. Saranno esposte al pubblico le fotografie di Ahmad Jarboa, infermiere e fotografo sopravvissuto al genocidio, attualmente sfollato a Gaza dopo la distruzione della sua casa. Mervat Alramli, sceneggiatrice e scenografa palestinese nata a Gaza e residente in Italia dal 2002, proporrà testi con richiami al tema dell’infanzia, considerando che i bambini sono le prime vittime della guerra e la musica dal vivo è affidata al suono dell’oud di Mohammed Abu Senjer, musicista palestinese giunto in Italia nel 2024.
Un’opportunità unica per la condivisione di arte, storia, conoscenza e resistenza di un popolo devastato dalla guerra. Un emozionante viaggio visivo attraverso le fotografie per scuotere le nostre coscienze. Di fronte a questo sterminio non può esserci indifferenza. L’amministrazione comunale è concorde nel dire Basta! alla strage di esseri umani che si sta perpetrando nella Striscia di Gaza e nelle altre guerre dimenticate.

Elezioni regionali: a che punto siamo nel centrosinistra?

di CARLO RANIERI – Il centro sinistra calabrese ha 10 liste ma diviso in due tronconi composto da: PD, M5S e AVS, l’altro e l’ area riformista aggregata dal sindaco di Rende Sandro Principe e formata da: Psi, Italia viva, Partito repubblicano, +Europa, Mezzogiorno federato, alcuni   civici e, soprattutto, da Azione, che nell’ultima consiliatura era in maggioranza con due consiglieri (Graziano e De Nisi).

Dai rumors chi non vuole candidarsi sono: Pasquale Tridico (119.071 voti alle europee) n.1 M5S probabile vincente, e Nicola Irto (segretario regionale del PD), ex Presidente del Consiglio regionale, senatore in carica n.1 del PD calabrese, probabile perdente? ma con onore. Su Irto come seconda scelta sono tutti d’accordo da PD, M5S, AVS all’area riformista.

Disponibili a candidarsi sono i sindaci: “Caruso di CS, Falcomatà di RC, Stasi di Corigliano-Rossano e i 5stelle le deputate Orrico e Baldino“, ma l’area riformista li accetta, ma solo come portatori di voti è cioè come candidati a consiglieri regionali.

Secondo i riformisti i sindaci e i 5stelle, andrebbero incontro ad una sicura e sonora sconfitta. Oggi, ci sarà un tavolo regionale e per trovare accordo condiviso si proporrà una doppia candidatura (un ticket) e cioè i candidati a Presidente e vicepresidente della Giunta. Ipotesi in campo quale vice sono i sindaci:

Mariateresa Fragomeni di Siderno e Giusy Caminiti di Villa San Giovanni.

Nel Cdx la situazione non è rosea si ipotizza una lgs. zoppa arresto del governatore insomma un Toti bis.

Non trascurabili i forti malumori per le tre o due liste forti del presidente che toglierebbero seggi agli uscenti.

Ipotesi non trascurabile il PD e M5S sono apertamente contro il ponte come la sindaca di Villa, una Regione a trazione campo largo potrebbe creare enormi problemi alla costruzione del ponte subordinandolo alla realizzazione di altre infrastrutture primarie.

Visti i nomi circolano tra cui molti ex consiglieri regionali il TOTO palazzo Campanella, ipotizza la non rielezione da 10 a 17 consiglieri regionali uscenti.

I consiglieri che non ci sono nella XII Lgs. (2021 -2025),  rispetto alla precedente XI Lgs. (2020-2021) sono n. 19:

Aieta Giuseppe –  Anastasi MarcelloBillari Antonio AndreaCreazzo DomenicoDe Caprio AntonioDi Natale GrazianoEsposito SinibaldoGuccione CarloMorrone LucaNotarangelo LiberoParis Nicola (sospeso)Pietropaolo Filippo MariaPitaro FrancescoPitaro VitoSculcoFloraTallini DomenicoTassone LuigiSainato Raffaele (Cessata supplenza)Santacroce Frank Mario (Cessata supplenza).

Nella XII lgs quella in atto da novembre 2021, i nuovi Consiglieri regionali sono n. 19 (23 inclusi le surroghe di 4 parlamentari Arruzzolo, Irto, Loizzo e Orsomarso):

Afflitto FrancescoAlecci Ernesto FrancescoArruzzolo Giovanni (Dimissioni dalla carica di Consigliere regionale) subentra Giannetta Domenico  – Bruni AmaliaCirillo SalvatoreComito MicheleDe Francesco Luciana (moglie dell’ex Consigliere) Morrone LucaNotarangelo LiberoDe Nisi FrancescoFedele Valeria (Surrogata) da Talerico AntonelloGelardi GiuseppeGentile KatyaIrto Nicola senatore (Dimissioni dalla carica di Consigliere regionale) entra Billari Antonio Andrea (cessata supplenza di Muraca sospeso per la Severino) il 10/03/2023 entra Muraca GiovanniLaghi FerdinandoLo Schiavo Antonio MariaLoizzo Simona deputato (Dimissioni dalla carica di Consigliere regionale) entra Molinaro Pietro SantoMammoliti RaffaeleMannarino Sabrina subentra  a Orsomarso Fausto senatore  (Dimissioni dalla carica di Consigliere regionale)Montuoro AntonioStraface PasqualinaTavernise Davide

(Carlo Ranieri ex funzionario del consiglio regionale)

L’OPINIONE / Nino Mallamaci: contro il Ponte

PONTE SULLO STRETTO, «LA DITTATURA DELLA MINORANZA»
Siamo stati in tanti, nell’ultimo anno e mezzo, da quando questo sciagurato ministro contro il Sud e il governo del quale fa parte hanno resuscitato il progetto del ponte sullo Stretto, a chiedere che si tenesse un referendum nelle regioni direttamente interessate, Calabria e Sicilia. Anche solo consultivo, per capire quale fosse l’orientamento dei cittadini. I risultati del sondaggio Demos per Repubblica fanno capire il motivo per il quale il ricorso a questo Istituto di democrazia diretta è stato cassato senz’appello. Limitandosi alle due aree centro sud e sud e isole, il verdetto è chiarissimo: rispettivamente, 35 e 31 % di favorevoli. In democrazia, esistono degli strumenti che servono a scongiurare la c.d. dittatura della maggioranza (pesi e contrappesi, checks and balances), in verità sempre di più messi in discussione, o calpestati senza ritegno, dai fautori della democrazia illiberale (un vero e proprio ossimoro). Tra questi il governo italiano, impegnato in una lotta senza quartiere contro la magistratura europea, costituzionale, ordinaria e contabile, contro i mass media indipendenti, e contro chiunque osi mettere in discussione l’operato dell’esecutivo compiendo soltanto il proprio dovere istituzionale. Nella vicenda ponte siamo in presenza addirittura di un caso di dittatura della minoranza, capitanata (termine non casuale) da un esponente della Lega che fino a ieri copriva di contumelie il Sud e i suoi abitanti, salvo poi reinventarsi paladino di coloro che disprezzava e, certamente, disprezza ancora. Tante volte abbiamo sentito i sostenitori del ponte lanciare appelli per una mobilitazione a favore di questa realizzazione. Ne abbiamo viste? Manco una! Il motivo, anche in questo caso, può essere rintracciato nei risultati del sondaggio. Chi decide sulle nostre teste sapeva e sa bene che un evento del genere avrebbe mostrato il re nudo. Il ministro, dal canto suo, proprio per tenere a bada il suo zoccolo duro di elettori, ha subito chiarito che della costruzione del ponte si avvantaggeranno le imprese del Nord, in primis quelle lombarde (peraltro nel settentrione il consenso è ancora più basso). E qui viene in rilievo un secondo aspetto altrettanto importante della questione. Questa vicenda rappresenta non solo un caso di scuola di esercizio di un potere illimitato da parte della minoranza. Essa è anche un esempio eclatante, emblematico, di pratica coloniale. Tu, popolo calabrese e siciliano, reclami l’alta velocità fino a Reggio Calabria, il completamento della 106, opere per frenare il dissesto idrogeologico e per portare l’acqua nelle case, strade ferrate e autostrade per ridurre le distanze tra territori della Sicilia? Ma io so’ io, e voi…Il marchese del Grillo “se ne frega”, e prosegue imperterrito, scrollando le spalle davanti alla miriade di problemi di ogni genere che rendono la sua impresa, oltre che inutile, impossibile. Ma la pratica colonialistica sarebbe molto più complicata da attuare se mancasse un fondamentale tassello del mosaico, quello che ha permesso al fascismo la conquista (effimera e criminale) di una parte dell’Africa e alla classe dirigente repubblicana di trasformare il Meridione in un mero mercato per i prodotti del Nord: gli ascari. Non stiamo affermando che tutti gli schierati a favore del ponte appartengano a questa categoria. Ce ne sono tanti, molti dei quali poco informati o preda della disinformazione, che in buona fede vogliono vedere il ponte svettare tra le sponde di Scilla e Cariddi. Poi ci sono gli ascari veri e propri, coloro che si schierano per convenienza personale o partitica, per ordini di scuderia, per conquistare magari uno strapuntino nella grande tavola imbandita. Sono i peggiori. Non badano alla devastazione del territorio, alle difficoltà di centinaia di famiglie, all’isolamento che deriva dal definanziamento dell’alta velocità. Sono quelli che negano l’evidenza, che promettono, rassicurano, ammansiscono, accarezzano. Se le cose andranno come, legittimamente, si teme (vedi alla voce ecomostro di Cannitello) i primi responsabili saranno questi soggetti. Purtroppo, sappiamo già che non pagheranno alcun fio, ed alcun rossore affiorerà sui loro visi. Mentre la nostra terra si scoprirà più povera di prima e, il che forse è peggio, con la dignità calpestata dai soliti noti.  (nm)

Il garante Marziale: allarme infanzia in Calabria

«I dati non sono semplici numeri, ma un grido d’allarme per chi ha il dovere di tutelare le nuove generazioni. In Calabria, al 31 dicembre 2024, la fascia di età 0–14 anni rappresenta soltanto il 12,5% della popolazione residente, a fronte di circa 1,8 milioni di abitanti complessivi. È un dato fornito da ISTAT, che evidenzia un costante declino demografico, confermato anche dalla contrazione della popolazione scolastica regionale, che oggi conta circa 193.700 studenti tra 0 e 18 anni secondo le stime pubblicate su elaborazioni SVIMEZ»

«Negli ultimi cinque anni, dal 2019 al 2024 – evidenzia Marziale – la nostra regione ha perso 24.675 giovani sotto i 19 anni. Ma se allarghiamo l’orizzonte al periodo 2002–2024, il quadro è ancora più drammatico: abbiamo perso oltre 136.000 minorenni, come riportato da ISTAT. Nel 2002 la popolazione 0–14 anni era pari a 334.612 unità, mentre al 2024 si è ridotta a 232.766. Questo significa che in poco più di vent’anni, abbiamo perso quasi un terzo dell’intera popolazione minorile».

Per il Garante: «Il calo delle nascite è un’emergenza strutturale. Le fasce d’età più giovani sono sempre più sottili: nel 2024, i nati in Calabria sono stati poco più di 13.200, mentre solo qualche anno fa superavano le 16.000 unità. La desertificazione demografica è già realtà: chiudono scuole, scompaiono classi, i servizi per l’infanzia si contraggono, e molti piccoli comuni perdono la loro linfa vitale. Se non si interviene subito, non resterà più nulla da ricostruire».

«La Calabria non può più permettersi di ignorare questa crisi. Servono interventi mirati: politiche per la natalità, investimenti in servizi educativi, contrasto alla povertà minorile, incentivi alla genitorialità, ma anche visione, progettualità e coraggio istituzionale. I bambini e i ragazzi devono tornare al centro delle politiche pubbliche. In gioco non c’è solo la tutela dei diritti dei minori, ma la sopravvivenza stessa della nostra regione come comunità viva e produttiva. Se perdiamo i minori, perdiamo il futuro»: conclude Marziale. (da)

Matteo Salvini in Calabria: Ponte, ora la palla passa ai progettisti

«Un’opportunità storica per il Sud»: così il vicepremier e ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini nell’incontro di ieri al Pilone di Santa Trada (RC) nell’incontro per parlare dell’approvazione del Cipess del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto. Uno scenario incantevole dal Pilone, per una performance anche di chiaro sapore elettorale: accanto a lui il Presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso (che è anche segretario regionale della Lega) il quale ha voluto sottolineare che ormai è sdoganata la posizione nordista del suo partito. La Lega non può essere più accusata di trascurare il Sud giacché sul Mezzogiorno sono stati puntati gli sforzie e l’impegno del ministro Salvini.

Salvini, pur mostrandosi largamente soddisfatto del traguardo raggiunto, ha voluto spegnere gli entusiasmi: siamo all’arrivo, ma bisogna attendere la Corte dei conti e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Quindi tra settembre e ottobre apriranno i primi cantieri: ora la palla passa a progettisti, ingegneri, architetti, tecnici. La fine dei lavori tra il 2032 e il 2033 con il primo attraverso stabile sullo Stretto di Messina. (rr) 

Al Museo Amarelli nel tempo dell’odio una riflessione di libertà

Stasera all’Auditorium del Museo Amarelli di Corigliano-Rossano per l’Estate Sibaritide appuntamento con Antonio Nicita, giurista, economista e senatore, e il suo libro Nell’età dell’odio una riflessione  di libertà. L’incontro sarà moderato da Roberto Mastroianni, professore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e giudice presso il Tribunale dell’Unione Europea. Con l’autore interverranno Antonio De Florio, giornalista, e il consigliere Raffaele Sabato, giudice della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Un parterre autorevole per discutere libertà di espressione, tutela della dignità, e nuovi scenari legislativi contro l’intolleranza sistemica.

Il libro ch affronta, con profondità e chiarezza, uno dei temi più urgenti del nostro tempo: il discorso d’odio e i suoi effetti sul tessuto democratico. Antonio Nicita riflette sul paradosso contemporaneo per cui la libertà di espressione sembra difendere più l’aggressore che la vittima, lasciando quest’ultima sola e spesso silenziata. Una riflessione lucida, che non teme di proporre nuove prospettive giuridiche, sociali e morali. Nicita smonta con lucidità l’idea – ancora diffusa – secondo cui l’hate speech sarebbe espressione innocua di libertà personale. Analizza come, dal secondo Trump all’espansione dei populismi globali, il linguaggio dell’odio abbia conquistato le istituzioni. La proposta è concreta: riconoscere la diffamazione collettiva come illecito civile, a tutela della dignità di gruppi e comunità spesso marginalizzati. Perché la democrazia si difende anche proteggendo chi, oggi, non ha voce.