LAMEZIA – In scena Giò di Tonno con “Due di cui uno”

In scena domani sera, al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme, lo spettacolo Due di cui uno di Giò di Tonno.

Lo spettacolo rientra nell’ambito della rassegna teatrale Vacantiandu promossa dalla compagnia I Vacantusi e cofinanziato con risorse PAC 2014/2020 Asse VI Azione 6.8.3 ambito 1.6.

«Due di cui uno è uno spettacolo variegato, fra musica e cabaret, in cui le canzoni sono il pretesto per raccontare la vita di tutti e i cambiamenti della società», racconta lo stesso Di Tonno.

Spazio così ai grandi successi dei big della musica italiana nel mondo come Mina, Claudio Baglioni, Mino Reitano, Lucio Dalla e degli autori dei brani più amati (come Maurizio Costanzo).

E poi le applauditissime imitazioni di Franco Califano, Gino Paoli e Riccardo Cocciante.

Proprio a quest’ultimo deve la sua popolarità l’attore, poiché «dopo un anno intero di estenuanti provini mi scelse per interpretare Quasimodo, a quel punto avevo ormai assunto la posizione da gobbo e lui mi disse “Mi hai emozionato, ma sai cantare anche eretto?».

Non resta che prendere posto, lasciarsi sorprendere e divertirsi. (rcz)

REGGIO – Scopelliti: un libro, un comizio o una provocazione alla città?

di FRANCO ARCIDIACO – Sabato sera a piazza Duomo, a Reggio, il collega Piero Gaeta ad un certo punto ha sentito la necessità di precisare urbi et orbi che lì si stava tenendo la presentazione di un libro e non si stava svolgendo un comizio politico. La precisazione è stata opportuna anche perché il libro è uscito già da tre anni, con gran successo di vendita in tutta la regione, e nessuno si è preoccupato di metterlo in evidenza, né di coinvolgere l’autore dell’intervista Franco Attanasio o tantomeno l’editore Pellegrini.

La piazza era gremita, a dimostrazione della popolarità e della stima di cui ancora gode Giuseppe Scopelliti, e nessuno probabilmente si sarà chiesto il perché di questa iniziativa, salvo forse l’amico Eduardo Lamberti Castronuovo che, seduto in prima fila, si è ritrovato al cospetto, nella qualità di maestro di cerimonia, di un probabile, prestigioso e plausibile competitor alla corsa per futuro sindaco di Reggio Calabria, l’imprenditore Maurizio Mauro.

Mauro ha ricordato, con composta veemenza, l’allucinante disavventura giudiziaria occorsa alla sua famiglia e alla sua storica azienda, ha tratteggiato la storia recente della nostra città ed auspicato la scesa in campo di un personaggio che sia, alla stregua di Scopelliti, un “concreto visionario”.

Il dibattito tra Scopelliti e Gaeta si è svolto con tono moderato ed amichevole e Piero ha dovuto sfoderare tutta la sua sapiente professionalità per evitare di fare uscire il ragionamento dai binari impostati da Scopelliti il cui unico obiettivo dichiarato era “far venir fuori la verità sul Caso Scopelliti”. I temi della serata erano due ma solo uno è stato secondo me sviluppato nella giusta direzione. Il primo riguardava il funzionamento della Giustizia nel nostro Paese e bene ha fatto Piero Gaeta a definire paradossale la celerità con cui si sono svolte in questo caso sia le fasi processuali che quelle dell’espiazione della pena; bene ha fatto inoltre Scopelliti a stigmatizzare i ritardi nelle applicazioni delle dovute e legittime misure di semilibertà “ho dovuto subire ben sei rinvii”, sostenendo che “il legislatore non può lasciare campo libero in questa materia ai giudici”.

Secondo me Scopelliti non avrebbe dovuto fare nemmeno un giorno di carcere per i reati che gli sono stati ascritti e sarebbe ora che la tanto auspicata riforma della Giustizia ponesse fine a questo sconcio. Veniamo ora al secondo tema, quello strettamente politico che però non avrebbe dovuto ignorare i due avvenimenti chiave che hanno segnato il decorso della sindacatura Scopelliti: il falso attentato a Palazzo San Giorgio ed il suicidio della dirigente comunale al Bilancio Orsola Fallara.

Lungi da me voler insinuare che Scopelliti sia stato il regista consapevole dell’attentato del 2004 (vedi gli atti del dibattimento “ndrangheta stragista”), ma è innegabile che l’episodio fu un vero toccasana per il sindaco che proprio in quel periodo registrava una forte calo di consensi ed era accolto da bordate di fischi dallo stesso popolo che due anni prima l’aveva portato al trionfo elettorale. Il caso Fallara, poi, servì a scoperchiare l’imbarazzante condizione in cui versavano i conti del Comune e, per usare un benevolo eufemismo, la leggerezza con cui l’Ente veniva amministrato. A Scopelliti, che fieramente rivendica di non “aver mai preso un Euro non mio”, ribatto con le parole di sua figlia riportate da un filmato trasmesso in piazza: “Forse ti sarai fidato delle persone sbagliate”. Alla domanda di Piero Gaeta: «Che rappresenta il Modello Reggio?», Scopelliti ha risposto testualmente: «La definizione è di Gianfranco Fini ed incarnava un’idea di sviluppo, un modello di buona amministrazione che aveva capito qual era la strada giusta che la città doveva imboccare: riconoscere la posizione baricentrica nel Mediterraneo, avviare lo sviluppo turistico, alimentare la sete di successo abbandonando lo stereotipo mafioso che l’aveva contrassegnata fin lì. Era il modello di una classe dirigente che si poneva grandi obiettivi. Ma non tutte le ciambelle riescono col buco, i servi del sistema dominante l’hanno demolito; quella stagione è irripetibile, non ci sono più uomini politici di quella levatura, né classe dirigente e imprenditoriale all’altezza» (sic).

Chiuso il libro dei sogni, Scopelliti si è impantanato in una serie di ricostruzioni degli eventi dell’ultimo decennio che solo a voler essere benevoli si possono definire surreali e non possono che suscitare sarcasmo in chi, come il sottoscritto, si è ritrovato a frequentare Palazzo San Giorgio durante la prima sindacatura di Giuseppe Falcomatà. Beninteso io non alcuna difficoltà a riconoscere il grande valore di alcune iniziative messe in campo da Scopelliti, a partire dal virtuoso utilizzo di Villa Zerbi (2004-2005) con le due fantastiche edizioni di “Sensi Contemporanei” a braccetto con la Biennale di Venezia e le numerose e prestigiose mostre susseguitesi fino alla bellissima “Segni della città che c’era” che nel 2011 ha segnato la chiusura purtroppo definitiva della prestigiosa sede (di proprietà privata). Parimenti prestigioso è stato il concorso di idee che ha portato al progetto del Waterfront della grande archistar Zaha Hadid, così come il mega convegno “Reggio Calabria crocevia del Mediterraneo” che, nel 2009, ha visto convergere a Reggio tutti i sindaci dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Riconosciuto questo, non possiamo certo mettere sullo stesso piano altri eventi effimeri per non dire tamarri che vanno dalla “Passeggiata di Valeria Marini”, alle lunghe serate estive di RTL, alle innumerevoli sagre di compari e comparelli che hanno fatto da idrovora per le casse comunali. Sabato sera Scopelliti ha indicato come segnale di degrado l’abitudine di molti giovani di giocare a morra e ballare la tarantella nelle piazze della città a qualunque ora, gli vorrei ricordare sommessamente che questa abitudine risale al periodo delle tanto decantate notti bianche, ancora rimpiante dai suoi ammiratori e sodali. Ha rivendicato, poi, le innumerevoli iniziative che il Modello Reggio ha riservato ai giovani con i progetti “simil Erasmus” che li portavano in viaggio di studio a Barcellona, Madrid e Malta, dimenticando però di dipanare le ombre che si addensarono sui frequenti viaggi a Malta di personaggi del suo entourage e sui motivi per cui la compagnia Air Malta ha lasciato lo scalo di Reggio rivendicando un credito di 2,5 milioni di euro mai pagati dal Comune.

A seguito di un assist di Gaeta, Scopelliti è arrivato poi ad imputare al povero Giuseppe Falcomatà la responsabilità della migrazione di ben 12mila abitanti della nostra città e a negare l’esistenza di un buco di bilancio “Il buco di bilancio non esiste, i soldi ci sono, non ci sono progetti!”, “Arena ed io eravamo pronti a risanare il bilancio mettendo in vendita la case popolari”(sic); questa è veramente bizzarra perchè non bisogna essere dei grandi economisti per sapere che i ricavi della vendita di patrimonio pubblico sono vincolati a determinati capitoli di spesa e non possono certo essere destinati a risanare un buco di bilancio.

Ora, fermo restando che io ho sempre ritenuta eccessiva ed ingiusta la misura dello scioglimento della Giunta Arena per mafia (tant’è vero che nulla è mai scaturito dalle indagini) ed inutili e dannose le gestioni commissariali, è bene che Scopelliti ricordi che fu proprio quella Commissione a mettere nero su bianco per la prima volta il famoso buco di bilancio che stava sprofondando la città. La triade commissariale dichiarò la condizione di pre-dissesto che consentì per la prima volta di spalmare il disavanzo in dieci anni. Con l’elezione trionfale di Giuseppe Falcomatà sembrò arrivare la speranza di un cambiamento e la svolta che avrebbe dovuto portare ad una nuova stagione e all’emergere della verità. Purtroppo Falcomatà, nonostante le pressanti sollecitazioni delle persone a lui più vicine, sottoscritto compreso, non intese dichiarare il dissesto che avrebbe consentito a lui di ripartire da zero senza fardelli sulla spalle e a chi di competenza di risalire alle cause ed ai responsabili dello sfascio. Furono avviate ancora una  volta procedure che consentirono di rinviare e spalmare nel tempo, cioè sul groppone delle nuove generazioni, i debiti generati dal “Modello Reggio”. Chi ne beneficiarono furono alfine le imprese che si ritrovarono le fatture dei lavori pubblici pagate, mentre la cittadinanza dovette fare i conti con tributi alle stelle, servizi carenti o assenti e nebulose manovre finanziarie. Con un po’ di onestà intellettuale Scopelliti dovrebbe ammettere oggi che tutto sommato Giuseppe Falcomatà gli ha reso un gran favore non dichiarando il dissesto. La Storia dirà se Falcomatà abbia sbagliato o meno, ma sicuramente non gli sono mancati il coraggio, l’onestà e la buona fede.

Tornando al raduno di Piazza Duomo, il mood della serata è stato ampiamente mantenuto anche a rischio di ricorrere a menzogne marchiane quale quella di rivendicare il merito del progetto del Waterfront, omettendo di dire che lo stesso andrà in porto solo a grazie a Giuseppe Falcomatà che ha pagato (con il primo debito fuori bilancio della sua sindacatura) la milionaria parcella di Zaha Hadid che Scopelliti e soci avevano dimenticato di saldare; così come clamorosa è l’accusa rivolta all’attuale sindaco di non essere riuscito a sbloccare i cantieri del Decreto Reggio ben sapendo che ogni qualvolta si riusciva ad intercettare una tranche, la relativa cifra veniva subito sottoposta a sequestro dalle numerose aziende in stato di contenzioso col Comune. Non intendo comunque qui ergermi a difensore di Falcomatà junior, non è questo il mio intento ma non posso nemmeno permettere che si sbandieri per “operazione verità” una ricostruzione faziosa e di parte di un periodo buio della storia della nostra città.

La serata è comunque servita a chiarire le intenzioni di Scopelliti che, dietro specifica domanda di Gaeta, ha detto testualmente: “Non torno perché mi sono già immolato. Dobbiamo però tornare a parlare di politica… lo farò ma non in prima persona… io se interpellato dirò la mia e darò un contributo… la città ha bisogno di pacificazione e si può fare arrivando e ricercando la verità… Sono qui non per tornare in politica ma per rendere un servizio alla mia gente.”

Applausi scroscianti e tutti al bar a sorbire un buon caffè… Mauro naturalmente. (fa)

 

 

 

 

 

 

 

 

REGGIO – La mostra “Scatti Mediterranei”

Fino al 24 ottobre, al Palazzo della Cultura Pasquino Crupi di Reggio Calabria è possibile visitare la mostra fotografica Scatti Mediterranei – %3°/54° Incontro d’Arte Fotografica, organizzato dal Cine Foto Club Vanni Andreoni.

Il programma prevede l’esposizione di mostre fotografiche (18/24 ottobre): “Gelsomino” di Alfio  Bottino; “La terza immagine” di Rosa Salvia; “40° Corrireggio” di Leo Fiumara, Enzo Antonino e archivio Corrireggio 2023. Inoltre, saranno esposte le immagini ammesse e premiate al concorso  naturalistico 2023 “Sergio Tralongo – II Edizione”, raccomandazione FIAF 2023U01, organizzato  dall’Associazione “Stazione Ornitologica Calabrese” in collaborazione con il Cine Foto Club Vanni  Andreoni. 

Quest’anno si è dato spazio alla manifestazione reggina Corrireggio, che compie 40 anni di attività, sia  con una mostra sia con un audiovisivo che riepiloga le 40 edizioni svolte.  

Altre due mostre completano gli spazi espositivi: “Gigantografie” di Vanni Andreoni e “Raccolta  d’immagini” di Aldo Fiorenza

Questo pomeriggio, dalle 17, si è in programma “Incontro con Vanni Andreoni 25 anni  dopo”; “Incontro con Aldo Fiorenza 1 anno dopo” con interventi spontanei di amici e dei rispettivi  familiari. 

Domenica mattina 22 ottobre, dalle 9 alle 13 si svolgerà il 18° Concorso Fotografico  Nazionale Vanni Andreoni, per le sezioni Portfolio e Immagini Singole. 

Dopo la pausa pranzo, dalle 15.30, la manifestazione riprenderà i propri lavori presso la sede di  “Arci Samarcanda”, sita anch’essa in via Emilio Cuzzocrea, però al civico 11 – Reggio Calabria, con  la riunione della giuria del concorso; la proiezione e presentazione delle mostre in esposizione da parte  degli autori; la proiezione delle immagini del concorso “Sergio Tralongo” con intervento di Giuseppe  Martino e dell’audiovisivo “40° Corrireggio 2023” con intervento di Nuccio Barillà.  

Seguiranno, la premiazione del 18° Concorso Vanni Andreoni e la consegna degli attestati a chiusura  della giornata. (rrc)

Regione, pubblicato avviso a sostegno delle politiche giovanili

È stato pubblicato l’avviso a sostegno delle politiche giovanili. Lo ha reso noto la vicepresidente della Regione, Giusi Princi, sottolineando come «la Regione Calabria sostiene lo sviluppo di una armonica personalità giovanile ricorrendo al mondo associativo».

«Sono oltre 200 le associazioni sportive, culturali no-profit  – ha spiegato – che potranno essere, infatti, beneficiarie del contributo regionale per contrastare e prevenire il disagio tra i giovani. La dotazione finanziaria complessiva è di un milione di euro e trae origine dall’intesa che la Calabria ha stipulato con la Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha permesso, alla Regione, il recupero del fondo nazionale per le politiche giovanili, risalente addirittura al 2019».

«Si tratta – ha spiegato – di una misura importantissima, afferma nella nota la vice presidente, che abbiamo voluto con il presidente Roberto Occhiuto, perché riteniamo che in un tempo ‘inquinato’ dall’individualismo e dall’inasprimento della violenza che vede protagonisti, soprattutto i giovani, sia fortemente necessario lavorare sulla prevenzione del disagio attraverso interventi formativi, aggregativi che promuovano personalità giovanili forti e resilienti rispetto alle vulnerabilità della vita».

Le linee di azione riportate nell’avviso sono tre: la prima è dedicata ai giovani tra 15 e 34 anni ed è focalizzata su alcune tematiche di maggiore attualità ed allarme sociale come il disagio giovanile, bullismo, rischi legati all’uso di alcool e stupefacenti, atti di vandalismo, ma anche la violenza di genere, stalking e maltrattamenti in famiglia, uso sicuro di internet e delle nuove metodologie/rischi e pericoli della rete.

La seconda linea, sempre con il medesimo target anagrafico di riferimento, è volta a promuovere la collaborazione tra i giovani, l’integrazione e la creatività individuale attraverso attività sportive, teatrali ecc.

La terza linea, rivolta ai beneficiari tra i 16 e 34 anni, punta a sviluppare azioni di solidarietà in ottica di volontariato e assistenza socio-sanitaria, anche attraverso attività che consentano alle giovani generazioni di reagire ai disagi psicologici provocati dal Covid.

Possono presentare domanda le associazioni senza scopo di lucro nel cui statuto siano previste attività coerenti con quelle previste dallo stesso avviso.

La vice presidente Princi ringrazia la dirigente generale del dipartimento Istruzione e Cultura, Maria Francesca Gatto, la dirigente di settore Ersilia Amatruda, e informa le associazioni che la funzionaria del dipartimento, Caterina Torchio, è disponibile a fornire tutte le informazioni di supporto e di accompagnamento alla presentazione delle domane ai seguenti recapiti: caterina.torchio@regione.calabria.it – 0961/853929. (rcz)

Il Comitato No Ponte Calabria: Bene proposta per Parco Nazionale dello Stretto e della Costa Viola

Il Comitato No Ponte Calabria ha espresso soddisfazione per la presentazione, alla Camera dei Deputati il prossimo 29 settembre, della proposta di istituzione del Parco Nazionale dello Stretto di Messina e della Costa Viola da parte di Europa Verde.

L’idea, sostenuta da tempo in particolare dal segretario metropolitano Gerardo Pontecorvo, parte dal considerare questa area come un’unica unità paesaggistica interregionale, di elevata importanza ambientale e territoriale in quanto ospita habitat marini e terrestri ricchi di biodiversità unica al mondo.

«Come movimento No Ponte Calabria – si legge in una nota – salutiamo favorevolmente proposte come questa, o come la richiesta avanzata all’Unesco di riconoscere lo Stretto di Messina come Patrimonio dell’Umanità. Sono progetti questi certamente figli di una visione collettiva antagonista alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, ma capaci al contempo di rappresentare un potenziale contenitore, un incubatore di idee di sviluppo reale e sostenibile per l’area dello Stretto, non finalizzato alla mercificazione e alla valorizzazione capitalistica del territorio. La salvaguardia di un territorio e l’istituzione di nuovi parchi non vanno visti infatti come l’introduzione di una serie di divieti e di impedimenti, ma come una grande opportunità anche per creare economia sostenibile e posti di lavoro duraturi, mettendo al centro il futuro di questa terra e non il profitto per pochi».

«Ci auguriamo che questa proposta – conclude la nota – possa diventare a breve elemento di discussione tra le varie istituzioni interessate, a partire dalle diverse amministrazioni comunali che al momento tacciono su progetti come quello del Ponte, nonostante il rischio per i loro territori di subire danni irreversibili».

CUTRO (KR) – Domenica si presenta il libro “La baia della Magna Graecia”

Domenica 24 settembre, a Cutro, alle 17.30, nella Sala Polivalente “Falcone e Borsellino”, sarà presentato il libro La baia della Magna Graecia di Domenico Mazza.

Si parte con  i saluti istituzionali del Sindaco, Antonio Ceraso. Quindi, la relazione del Direttore di Informazione&Comunicazione ed editore del libro, Matteo Lauria. Seguiranno gli inteventi di Antonio Lorenzano (già Assessore a Cutro), Natale Carvello (già Sindaco di Casabona e Presidente del Gal Kroton) e Salvatore Migale (già Sindaco di Cutro e Referente del centro studi e ricerche “Francesco Grisi”). Il dibattito vedrà la conclusione nelle parole dell’Autore, Domenico Mazza. A mediare l’evento sarà Pina Bruni. Inoltre, a margine degli inteventi, ampio spazio sarà concesso all’uditorio che potrà interagire formulando domande ai componenti il tavolo di Presidenza. (rkr)

Il sindaco Franz Caruso consegna le chiavi di Palazzo Spadafora al Rettore Nicola Leone

L’Università della Calabria si insedia nel centro storico di Cosenza, grazie al progetto “Open Incubator”. Il sindaco, Franz Caruso ha, infatti, consegnato al Rettore, Nicola Leone, le chiavi di Palazzo Spadafora, che sarà temporaneamente nella disponibilità dell’Ateneo.

Sarà la sede, finché non sarà pronta quella definitiva del Convitto nazionale “B.Telesio”, delle dieci start-up selezionate dalla stessa Università della Calabria per la realizzazione del progetto “Open incubator”, inserito nel quadro delle iniziative finanziate dal Ministero della Cultura per la rigenerazione e riqualificazione urbana della città nell’ambito del Cis, il Contratto Istituzionale di Sviluppo “Cosenza-Centro Storico”.

Le chiavi, poi, sono state affidate al Prof. Maurizio Muzzupappa, responsabile del Progetto “Open Incubator”. Alla cerimonia di consegna ha preso parte anche il consigliere delegato del sindaco al Cis, Francesco Alimena, che ha avuto un importante ruolo propulsivo, seguendo da vicino tutta la fase delle trattative. La consegna delle chiavi di Palazzo Spadafora al Rettore è stata preceduta da una visita all’edificio nel corso della quale sia il Sindaco Franz Caruso che il prof. Nicola Leone sono stati accompagnati proprio dal consigliere Francesco Alimena. Presente alla cerimonia anche il Responsabile Unico del Contratto, il Tenente Colonnello Luigi Aquino.

L’insediamento, dunque, sarà sede delle dieci imprese selezionate dall’Università con un bando molto rigoroso per far sì che le loro idee progettuali siano finalizzate alla creazione e allo sviluppo di imprese nel territorio, con particolare attenzione al segmento turistico-culturale. Durante il periodo di incubazione le 10 aziende selezionate riceveranno gratuitamente da docenti e personale universitario specializzato, sostegno per la formazione, la creazione e gestione d’impresa, incluse assistenza amministrativa, organizzativa e legale e attività di coaching e contatti con investitori esterni. Saranno, dunque, accompagnate con l’auspicio di riuscire a stare in piedi da sole e a camminare con le proprie gambe creando anche occupazione ed utili, ma anche rafforzando l’attrattività del centro storico.

«Oggi – ha detto il sindaco Franz Caruso – è una giornata particolarmente importante per Cosenza e per il centro storico. Si dà, infatti, visivamente il via a quell’azione di recupero e di investimento sul centro storico che è necessaria per rilanciare non tanto e non solo questa parte importantissima della città, ma tutta la città, perché io credo che partendo dal centro storico si possa sviluppare un’azione di rigenerazione di tutta Cosenza».

«Questo – ha sottolineato ancora Franz Caruso – è il terzo cantiere del Cis che parte. In tutto sono 22 cantieri, tra Agenda Urbana, che dovrà terminare a dicembre di quest’anno e il Cis che terminerà a dicembre 2025. Avremo, insomma, un centro storico che oggi è interessato da un supercantiere e che, però, a dicembre 2025, restituirà un’immagine di questa parte di città completamente diversa. Abbiamo lavorato in sordina, ma lo abbiamo fatto alacremente e adesso ci apprestiamo a raccogliere i frutti di questo impegno e di questo lavoro».

Quindi il primo cittadino ha ringraziato il Rettore dell’Università della Calabria, Nicola Leone, per la disponibilità che ha offerto all’Amministrazione a lavorare in questa direzione. «Oggi abbiamo firmato un primo atto importante per suggellare un rapporto che si è ormai consolidato da quando io sono stato eletto alla guida della città e il prof.Leone è diventato Rettore, ma che si concretizza in un messaggio particolarmente importante per la città e soprattutto per la comunità del centro storico».

«Oggi l’Università si insedia nel centro storico – ha aggiunto – e si avverte per la prima volta fisicamente la sua presenza che ha un significato importante perché dà la certezza del fatto che l’Amministrazione comunale, insieme all’Università, vuole investire nel centro storico e rilanciarlo, non solo e non tanto con la realizzazione di opere, ma con la presenza di persone che lo animeranno e che vogliono proprio qui far partire quelle imprese e quelle start-up che potranno rappresentare un volàno di sviluppo economico ed occupazionale e naturalmente di recupero sociale».

«Qui risiedono il cuore e la storia della nostra città – ha concluso Franz Caruso – e se il nostro centro storico si recupererà anche dal punto di vista degli investimenti e delle attività commerciali e con la formazione delle giovani leve dell’imprenditoria, crediamo di poter dire che che si darà un impulso importante affinché Cosenza possa ritornare ad essere non solo l’Atene della Calabria, ma, come qualcuno ricordava, la Londra della Calabria perché Cosenza, nel 1400, ha avuto anche questa funzione, in quanto motore di sviluppo, di economia e di investimenti. E noi speriamo che possa ritornare ad esserlo». (rcs)

L’OPINIONE / Raffaele Malito: Lo spettro del Jobs Act

di RAFFAELE MALITOC’è uno spettro che si aggira nel frastagliato mondo della sinistra radical-massimalista- pseudo-sindacale e populista d’Italia: non il comunismo contro cui Carlo Marx immaginava si fossero alleate le potenze della vecchia Europa per contrastarne l’ascesa, ma-  sicuramente meno escatologico, per quanto riguarda i destini finali dell’uomo e dell’universo- la battaglia, cioè,  contro lo spettro  del Jobs Act  da  abolire con l’autoreferendum, promosso dal futuribile governo CLS (Conte-Landini-Schlein).

Questo tema entra a pieno titolo nei paradossi della politica italiana: Come fanno a stare insieme  i protagonisti di questa incredibile e forsennata stagione politica  un partito come il PD che ha elaborato, proposto, approvato, nei due rami del Parlamento, il Jobs Act (250 i deputati a favore, solo tre contrari, due astenuti, quaranta gli assenti con Gianni Cuperlo, che si dimise da presidente Dem, 105 senatori) e Landini che fa il suo mestiere di impedire qualsiasi progetto riformista, che non è, e non dovrebbe essere, quello del Pd, a meno che il leader della Cgil  non coltivi l’idea di una discesa in campo e, Conte, il capo dei Cinque Stelle che  insegue i problemi sociali solo con l’assistenza e la crescita senza limiti dei sussidi statali. Sul Jobs act ha detto parole definitive la Corte Costituzionale per quanto riguarda  i licenziamenti discriminatori  e la tutela economica del lavoratore che abbia perso l’occupazione.                                                                                                              

La domanda che si pone è: il Jobs Act è una riforma del lavoro  pensata da una sinistra riformista  o è complice, consapevole o inconsapevole del padronato e del capitale che sfrutta il lavoro? Essa è stata pensata e studiata da studiosi e intellettuali di sinistra: un diritto al lavoro che prometteva l’inamovibilità dalla assunzione alla pensione era pensabile nell’economia manifatturiera del novecento ma non era più in grado di mantenere le sue promesse in un’epoca di maggiore volatilità  e globalizzazione dell’economia, ma anche del ciclo di vita dei prodotti e dell’impresa. In un sistema produttivo in cui  alla catena di montaggio  si sostituiva  l’economia della conoscenza e della digitalizzazione, il cambiamento dei sistemi di lavoro. In un saggio molto apprezzato e di successo, “Sinistra!”, Aldo Schiavone affronta i grandi cambiamenti     determinati dalla trasformazione della logica capitalistica: siamo immersi- scrive Schiavone nella terza, grande rivoluzione strutturale del mondo contemporaneo.

Dopo quella agricola e quella industriale, che generarono le città, la produzione, le classi  e le ideologie , oggi la gigantesca trasformazione tecnologica ha mutato i paradigmi sociali in profondità. La logica capitalistica moderna- scrive Schiavone- che ha ridotto la quantità di lavoro manuale necessario per produrre merci per lo più “immateriali”, ha anche ridimensionato la classe operaia: dal cuore delle produzioni più importanti, grazie sempre alla nuova tecnica operaia: dal cuore delle produzioni più importanti, grazie  sempre alla nuova tecnica  ha costruito un diverso rapporto con i nuovi lavori, nello stesso modo in cui l’avvento del  capitale industriale aveva fatto sparire i contadini  dalla scena della grande storia; la classe operaia ha perduto drammaticamente centralità e valore, sociale ed economico, una maniera storica di lavorare e di instaurare, attraverso il lavoro, rapporti sociali, allo stesso tempo costitutiva della modernità e del suo modo di pensare, e che aveva finito con l’includere, nel riflesso della sua presenza, anche chi non la praticava.                                                                     

Una devastazione sociale, culturale ed economica che negli anni  ottanta-novanta ha conosciuto anche la Calabria con la chiusura e il fallimento di ogni prospettiva di sviluppo industriale: fine della classe operaia,  nella cittadella industriale di Crotone, con la chiusura  degli storici insediamenti della Pertusola Sud, della Montedison, della Cellulosa Calabra; il fallimento del calzaturificio di Castrovillari;la chiusura dello stabilimento tessile della Marlane di Praia a Mare;  la  fine di ogni sogno industriale e operaio in provincia di Reggio con il nucleo di produzione tessile a S.Gregorio, la Liquichimica e le Officine di grandi riparazioni ferroviarie a Saline Joniche, il V Centro siderurgico a Gioia Tauro mai nato che ha, però, lasciato con tutte le enormi potenzialità di sviluppo nazionale e internazionale il grande porto, il più grande, per il transhipment, del Mediterraneo.

È stata, anche per la nostra regione, la fine di un’era industriale e di una nuova possibile fase economica ma anche di una classe sociale che aspirava ad essere importante. Così i lavori moderni sono – ritornando alle osservazioni di Schiavone – granulari, individualizzati, competitivi, caratterizzati da legami deboli e fluidi quando non del tutto inesistenti: che separano e distinguono, non uniscono e non creano linguaggi e trame sociali comuni. Il fenomeno della grande astensione dal voto oltre che un allarme per la tenuta della democrazia, ne è la prova più evidente e clamorosa.   

Ma l’universo delle decisioni si è, comunque, spostato su scala continentale e globale.                                                                                                Altro che – viene da dire – il concetto di nazione e di confini, tanto caro alla destra. Questo il pensiero di un intellettuale  e studioso che guarda al futuro da sinistra, una sinistra al passo dei tempi che viviamo. Quanto sono lontani dal  proporsi  di affrontare questi giganteschi cambiamenti i protagonisti della battaglia contro il Jobs Act e  della sua abolizione con il referendum? Nel  merito vale la pena ricordare alcuni punti  ispiratori della legge che ha prodotto oltre un milione di nuovi occupati e che ha posto fine alla barbarie cui erano sottoposte le donne con le dimissioni, firmate in bianco, dal lavoro nel caso di attesa di un figlio.

Il principio a cui si ispira è quello della flexcurity che mette insieme la flessibilità dei contratti di lavoro a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato evitando che, per le imprese, un contratto a tempo indeterminato sia un legame sempiterno anche  quando le condizioni di mercato di sbocco non lo permettono  garantendo la sicurezza, per il reddito del lavoratore che si dimette o viene licenziato,  con i sussidi di disoccupazione di carattere universale finanziati dalla tassazione, appositamente incrementati dal Jobs Act. Insomma, protezione  dei lavoratori per se stessi e  non per i posti lavoro che  risultassero insostenibili da aziende e settori industriali che non creano valore. 

L’economista Sergio Ricossa  osserva  che la contabilità è la base dell’economia politica: un’impresa non crea valore, anzi lo distrugge, se i suoi ricavi sono stabilmente e largamente inferiori ai  suoi costi. Come fa un’azienda o un settore a sopravvivere se se distrugge valore? Schlein, Landini, altri dirigenti Pd pentiti, sulla via di Damasco, e Conte, se si distrae dalla cieca difesa del reddito di cittadinanza, dovrebbero spiegare – si guardano dal farlo- che soltanto sussidi continui da parte dello Stato possono permettere di colmare, anno per anno, lo squilibrio distruttivo tra costi e ricavi. Siamo allo statalismo di cultura politica cinese o di paese autoritario senza logica di mercato.                                                                            

Lo spettro del Jobs Act si aggira, dunque, soprattutto, nelle stanze del Nazareno e mette in grande imbarazzo tutti, o quasi, quei dirigenti di primissimo piano, ex ministri, ossessionati, perennemente, dal renzismo,  che, avendo perso la memoria, hanno dimenticato l’enfasi con la quale ne celebrarono l’approvazione e adesso devono sostenere  e combattere per un referendum contro se stessi, per di più solo ipotizzato, che a guardare  il calendario, sembra difficile da realizzarsi. E, su questa vicenda, sembra riproporsi un ennesimo paradosso, con uno scambio  delle parti in commedia e della materia su cui impegnarsi, tra Il Pd e i Cinque Stelle: Jobs act, reddito di cittadinanza e salario minimo. Indossati panni  nuovi e diversi per colore e qualità dei tessuti, sostengono e dicono cose diverse sulle quali erano e sono impegnati: chi (il Pd) ha detto sì al Jobs act, oggi dice no; chi  ( M5S) diceva no, oggi dice sì. Chi (il Pd) avversava il reddito di cittadinanza oggi lo rivendica come positivo; non diversamente la posizione su un altro grande tema, il salario minimo sul quale Conte, Schlein e Landini  vorrebbero costruire il campo, non si sa, quanto largo  e probabile.

La questione è semplice e dirimente: il Pd del nuovo corso Schlein è pienamente protesa a costruire un partito di sinistra-sinistra che non comunica  con l’area riformista e corre con il radical-populista Conte per un’alleanza, destinata a fare la fine del laburista inglese Corbyn, scomparso dalla scena politica. Una sintonia che si manifesta e si estende sul no all’aumento, al 2%, della spesa militare, sulle titubanze e riserve pseudo-pacifiste sulla guerra in Ucraina.

La prossima settimana si torna al Nazareno e Schlein trova un partito che le chiede di riunire la direzione nazionale per definire, in particolare, le scelte sul Jobs act, sulla contestata adesione acritica alle iniziative della Cgil: nel Pd sono  sempre di più quelli che  chiedono di non andare a rimorchio della Cgil e del suo leader che pare loro come il papa straniero che l’asse tra Schlein e Conte potrebbe benedire per assecondarne le velleità politiche.

Dopo l’incontro con Meloni sul salario minimo, infatti, Conte, Schlein e Landini hanno parlato la stessa lingua, confermata  da quella, diversa, usata da Calenda. È la conferma di un’intesa perfetta della sinistra radical-massimalista, populista e pseudo-sindacale dalla quale l’area politica riformista,  liberaldemocratica e un grande sindacato come la Cisl hanno preso le distanze. (rm)      

COSENZA – Cresce l’attesa per il “Nu Jazz Festival”

La scena musicale italiana sta per essere travolta da un’esplosione di creatività e innovazione grazie al tanto atteso “Nu Jazz Festival”. Nato da un’entusiasmante iniziativa della Blowing On Soul APS, un’associazione di promozione sociale attiva su tutto il territorio nazionale, questo festival si prepara a scaldare i cuori degli appassionati di musica dal 6 al 17 settembre. Il genio creativo dietro l’evento è Elisa Palermo (vocal coach, gospel and soul singer), in arte “Brown”, cantante eclettica e carismatica dal timbro inconfondibile. Il “Nu Jazz Festival” ha ricevuto il prezioso sostegno del ministero della Cultura e il patrocinio della Provincia e del Comune di Cosenza, oltre che del Comune di Cerisano. Questo endorsement rappresenta un riconoscimento dell’importanza dell’evento nel tessuto culturale e musicale del Paese.

Il cuore del “Nu Jazz Festival” batte al ritmo di una visione: promuovere e coltivare giovani artisti emergenti nell’ambito della musica jazz. Al centro di tutto vi è la celebrazione di un genere musicale unico: il “Nu Jazz”. Questo stile rappresenta una fusione audace tra gli elementi tradizionali del jazz e le vibrazioni della musica elettronica, dell’hip-hop, del funk e di altri generi contemporanei. È l’incarnazione stessa dell’innovazione sonora, capace di unire passato e presente in un’esperienza coinvolgente per gli ascoltatori. L’evento promette così di incanalare l’energia creativa attraverso una vasta gamma di contaminazioni musicali.

L’agenda del festival è un caleidoscopio di eventi straordinari che cattureranno l’attenzione degli amanti di musica e non solo. Concerti intensi e coinvolgenti trasporteranno il pubblico in viaggi sonori senza precedenti. Numerose masterclass in compagnia di mentori musicali di spicco offriranno importanti opportunità di apprendimento. Showcase e tavole rotonde apriranno le porte verso nuove direzioni della musica jazz e le sue connessioni con il mondo contemporaneo. Ma non finisce qui.

La tensione è palpabile nell’aria, l’emozione è alle stelle e il palcoscenico è pronto a vibrare al ritmo delle note più innovative e coinvolgenti: si tratta del contest del “Nu Jazz Festival”. Le iscrizioni chiuderanno il 31 agosto alle ore 23.59. Sono invitati a partecipare tutti i talenti musicali italiani e stranieri, tra i 18 e i 45 anni, liberi da contratti discografici o editoriali in corso. Anche le band possono unirsi al contest. La competizione non solo promette di scoprire i nuovi talenti della musica jazz, ma offre anche un premio da sogno che potrebbe cambiare il corso della carriera di un musicista emergente. Il primo premio in palio è un’opportunità che potrebbe segnare l’inizio di un nuovo capitolo nella vita artistica del vincitore: una produzione discografica del valore di 3.000 euro con la prestigiosa etichetta Emme Record Label, guidata da Enrico Moccia. Anche i semifinalisti verranno ricompensati con opportunità che potrebbero essere la chiave per sbloccare nuovi orizzonti. Direttori artistici di importanti festival jazz italiani si sono uniti a questa kermesse, offrendo ai semifinalisti la possibilità di esibirsi durante una data del proprio festival. Un’occasione irripetibile per farsi notare e condividere il proprio talento con un pubblico appassionato.

Il contest è aperto a tutte le sfumature jazzistiche, dalle radici tradizionali all’avanguardia, dalla sperimentazione ai ritmi innovativi. L’unica richiesta è che i brani proposti abbiano una durata massima di cinque minuti e possiedano una delle seguenti caratteristiche: composizioni originali, reinterpretazioni creative della tradizione musicale nazionale o riletture jazz di brani moderni e standard. I brani possono essere già pubblicati o inediti, rappresentando un’esplorazione musicale senza confini. Mentre il calendario si avvicina all’inizio del festival, l’entusiasmo e l’attesa crescono all’unisono. Il “Nu Jazz Festival” è destinato a rivelarsi un trampolino di lancio per nuove stelle, un caleidoscopio sonoro che cambierà la percezione della musica jazz.

Questa kermesse continua a riservare interessanti sorprese. Il “Nu Jazz Festival” si prepara a offrire una serie di masterclass che consentiranno ai partecipanti di affinare le proprie abilità musicali con esperti del settore: Steve Gadd, Serena Brancale, Michele Papadia, Peppe Costa, Ernesto Marciante.

Il 7 settembre, presso il suggestivo Palazzo Sersale di Cerisano (Cs), Ernesto Marciante aprirà le porte a una masterclass dedicata a tutti coloro che cantano o suonano strumenti diversi dalla voce.

Il 12 settembre, al Teatro Rendano di Cosenza, la leggenda della batteria, Steve Gadd, terrà una masterclass che toccherà vari aspetti dell’arte dietro questo strumento. Attraverso la condivisione della sua esperienza e della sua tecnica impeccabile, Gadd e il suo trio risponderanno a tutte le curiosità dei partecipanti durante il laboratorio “Open Sound Check”.

Il 13 settembre, presso il M.A.M (Cs), Peppe Costa, batterista eccezionale, guiderà i partecipanti in un viaggio nel mondo del groove e delle tecniche di batteria moderne.

Il 14 settembre, Serena Brancale, polistrumentista e compositrice, attraverso esercizi pratici e consigli preziosi, insegnerà come utilizzare la tecnica vocale in modo creativo ed esprimere la propria individualità artistica in modo autentico.

Il 15 settembre, con la masterclass di Michele Papadia sarà possibile esplorare i fondamenti dei generi Afroamericani come funk, soul, gospel, pop, nlues e jazz, analizzando come gli elementi ritmici, armonici e melodici si fondono per creare stili contemporanei come NuSoul ed NuJazz.

Questo festival abbraccia l’arte nella sua interezza, offrendo un tuffo nella musica e nella creatività. Il “Nu Jazz Festival” rappresenta una finestra aperta su un mondo musicale in costante evoluzione. Con la sua filosofia inclusiva e il suo spirito di sperimentazione, si pone come un faro per le nuove avanguardie e un punto di incontro per gli amanti della musica di ogni genere.

Per ulteriori dettagli, iscrizioni al contest e alle masterclass visita il sito ufficiale del “Nu Jazz Festival” http://www.nujazzfestival.com/. (rcs)

CORIGLIANO-ROSSANO (CS) – Ultima tappa di Exit con Mogol

«Chiudere gli occhi per fermare qualcosa che è dentro me ma nella mente tua non c’è. Capire tu non puoi. Tu chiamale, se vuoi, emozioni». Il viaggio tra le canzoni di Lucio Battisti e Mogol chiude il Festival “Exit. Deviazioni in arte e musica” svoltosi a Corigliano-Rossano. Il primo settembre, ore 21,30 al Quadrato Compagna, Mogol e Gianmarco Carroccia sullo stesso palco.

“Emozioni. Viaggio tra le canzoni di Battisti e Mogol” è lo spettacolo che, da mesi, raccoglie consensi ed applausi in tutta Italia. Il più grande poeta del Novecento e Gianmarco Carroccia danno vita a un “evento” che promette di regalare momenti di rara intensità. Un’occasione per rivivere la magia di canzoni che hanno segnato la storia della musica facendo sognare intere generazioni di italiani. Brani che riportano indietro nel tempo, a quei ricordi rimasti vividi nella memoria collettiva. Accompagnato da una formazione di ottimi elementi, sul palco Gianmarco Carroccia intonerà Un’avventura; Dieci ragazze; La canzone del sole; Acqua azzurra, acqua chiara e chissà quante altre.

L’esecuzione di Carroccia si attiene fedelmente all’originale dando come risultato la cosiddetta “interpretazione perfetta”. Una meravigliosa galoppata all’interno di successi intramontabili che hanno caratterizzato la formazione culturale del nostro Paese. Ad arricchire ulteriormente lo spettacolo sarà la presenza di Mogol, il più grande autore di testi della musica italiana. Nell’ambito della serata racconterà i vari aneddoti e i passaggi salienti che hanno portato alla nascita di quei capolavori divenuti immortali.

Lo spettacolo è organizzato da Piano B, in collaborazione con Gf Entertainment, per il Festival “Exit. Deviazioni in Arte e Musica”.

Per la qualità dell’offerta e la pluralità delle espressioni artistiche, l’innovazione, la qualificazione delle competenze, l’interazione tra lo spettacolo dal vivo e la filiera culturale, educativa e del turismo messe in campo dall’organizzazione, il Festival “Exit. Deviazioni in arte e musica” è riconosciuto dal Ministero della Cultura a valere sul Fondo Unico per lo Spettacolo e dalla Regione Calabria a valere sul Piano di Sviluppo e Coesione 6.02.02 e promosso dal brand Calabria Straordinaria.

Per essere aggiornato è possibile seguire la pagina dedicata al festival sia su Facebook che Ig. Le prevendite sono attive presso la biglietteria In Prima Fila di Cosenza, online su Do It Yorself e TicketOne. È inoltre possibile prenotare i ticket e ritirarli presso tutti i punti Sisal Mooney chiamando al numero 060406 oppure 𝗧𝗶𝗰𝗸𝗲𝘁 𝗼𝗻𝗹𝗶𝗻𝗲. (rcs)