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Rino Gaetano

COVID-19 / Contro la paura, dai balconi sognano e sperano tutti con Rino Gaetano…

Roma, quartiere Appio Latino, ore 18. Dai balconi si affacciano centinaia di persone, forse migliaia, decise a scacciare la paura e l’incubo dell’autoisolamento. E parte un canto. Prima una sola voce, poi due, poi tre, poi mille. Il testo non è facile, ma tutti sembrano conoscerlo a memoria. “Chi vive in Calabria, chi vive d’amore, chi ha fatto la guerra, chi prende sessanta, chi arriva agli ottanta, chi muore al lavoro…”

L’urlo liberatorio è da brividi: “Ma il cielo è sempre più blu”. I caseggiati diventano le quinte di un gigantesco anfiteatro, i balconi i palchetti con la gente che si scambia abbracci e baci virtuali, anche con il vicino con cui magari aveva litigato prima del coronavirus per un televisore acceso in piena notte. Un’emozione senza fine, una stretta al cuore per chi palpita per qualsiasi cosa che richiami l’amata Calabria.

L’Italia si ritrova unità e stretta grazie a questo strepitoso inno di un genio calabrese, Rino Gaetano, il più discusso, irriverente, stravagante ed originale cantautore degli anni Settanta, divenuto un mito – come accade ai Grandi – dopo la sua morte.

Nella hit parade ideale dei flash mob antivirus, la canzone di Rino viene collocata al terzo posto, dopo l’inno nazionale e “Azzurro”, il capolavoro di Paolo Conte portato al successo da Adriano Celentano. Ha superato anche “Volare” di Mimmo Modugno che resta comunque la canzone italiana più popolare nel mondo.

Ci si interrogherà molto sul perché l’Italia del coronavirus si è ritrovata nella filastrocca ironica e un po’ dolente del cantautore calabrese. Sì perché la canzone, uscita nel 1975 agli albori degli anni di piombo del terrorismo, in realtà fustigava le ingiustizie, le discriminazioni, le ipocrisie della società italiana. “Ma il cielo è sempre più blu” era una considerazione tutto sommato rassegnata e amara: tanto, si diceva Rino, tutto resta com’è.

Oggi la rilettura che ne stanno dando milioni di italiani affacciati ai balconi di Roma, Milano, Torino, Firenze, Bologna, Catanzaro, Crotone, è ben diversa, è un inno alla speranza, la speranza che il cielo tornerà presto blu, anzi più blu. Rino ne sarebbe stato contento. (Sergio Dragone)