di ANTONIETTA MARIA STRATI – La Calabria è al primo posto per i reati per disastro ambientale. È quanto emerso dal bilancio realizzato da Legambiente e Libera in occasione del decimo anniversario della legge sugli ecoreati, che posiziona la nostra regione settima nella classifica assoluta.
Andando più nello specifico, nella nostra regione si può notare come, tra il 2015 e il 2024, sono stati fatti 1.937 controlli, commessi 368 reati, 772 persone denunciate, 80 sono state arrestate. Sono 252 i sequestri, e il valore sequestrato si aggira sui 154.287.974 di euro.
L’analisi aggregata dei dati relativi ai due “assi” della legge 68 del 2015 (delitti contro l’ambiente nel Codice penale e riforma del sistema sanzionatorio previsto nel Testo unico ambientale) conferma, come numero di controlli effettuati (4.178), reati (1.440) e sequestri (382, per un valore di oltre 209 milioni di euro) il primato della Campania negli illeciti penali contro l’ambiente accertati nel nostro Paese grazie al lavoro delle forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto.
Non mancano, relativamente all’applicazione della legge 68, le sorprese, rispetto alle tradizionali classifiche sull’illegalità ambientale pubblicate nel “Rapporto Ecomafia”: al secondo posto, con 726 reati, si colloca infatti la Sardegna, che occupa la prima posizione sia per le persone denunciate (1.627) che per i reati (179) relativi alla violazione del Codice di responsabilità degli enti, il D.lgs 231 del 2001, una regione già segnalata comunque in crescita anche nei dati complessivi del rapporto del 2024.
Al terzo posto figura la Puglia (540 reati) che è prima, però come persone arrestate (100) e per reati di inquinamento ambientale (260), seguita dalla Lombardia (498 reati) e dalla Sicilia, a quota 482, che è, però, la prima regione come valore economico dei sequestri effettuati, pari a 432,1 milioni di euro e la seconda come persone denunciate. Il dato relativo al Trentino-Alto Adige, sesto in questa classifica con 374 reati, è frutto, in particolare, di tre tipologie di illeciti penali: l’applicazione della parte Sesta-bis del Testo unico ambientale, con 255 reati (art. 318-bis), pari al 68,2% del totale; il Codice di responsabilità degli enti (art. 25 del D.lgs 231/2001), con 58 reati e l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti (40 illeciti).
Il 40,5% dei reati accertati grazie all’applicazione della legge 68 dal 2015 al 2024 si concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Sicilia e Calabria).
«In questi dieci anni grazie alla legge sugli ecoreati – commentano Legambiente e Libera – tante denunce fatte sono diventate processi e sono arrivate le prime sentenze definitive come, ad esempio, quella per la gestione criminale della discarica Resit, in provincia di Caserta. Tutto ciò è stato possibile grazie a quella riforma di civiltà che ha visto finalmente la luce il 19 maggio del 2015 con l’approvazione della legge sugli ecoreati».
«Dell’importanza di questa normativa parleremo a ControEcomafie a Roma il 16 e 17 maggio – spiegano – e la due giorni dei lavori si concluderà con l’approvazione di un “Manifesto” in cui verranno raccolte le proposte che faremo al governo e al Parlamento e gli impegni che ci assumiamo, per rafforzare quella rivoluzione iniziata dieci anni fa e contrastare con più efficacia le ecomafie in tutti i settori dove fanno affari d’oro a discapito dell’ambiente, della salute dei cittadini e dell’economia».
La riforma della disciplina sanzionatoria del Testo unico ambientale. Il secondo “asse” della legge 68 del 2015 è quello relativo alla nuova disciplina sanzionatoria prevista dalla parte Sesta-bis del Testo unico ambientale (D.Lgs 152/2006), che rappresenta poco più del 50% delle attività di controllo svolte dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto.
Da giugno 2015 a dicembre 2024, a fronte di 11.156 controlli effettuati sulla base dell’art. 318 bis, sono stati contestati 3.361 reati, con 4.245 persone denunciate, 3 ordinanze di custodia cautelare e 553 sequestri, per un valore di 159,7 milioni di euro. Il meccanismo previsto per l’eventuale estinzione dei reati ha visto 794 prescrizioni impartite (art. 318 ter) e 510 adempimenti (318 quater).
«Questa riforma, introdotta con la legge 68 – prosegue la nota delle due Associazioni – oltre a “decongestionare” il sistema giudiziario da procedimenti relativi a illeciti penali di minore gravità, ha consentito di incassare nel Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, dal 2018 al 2023, oltre 33 milioni di euro, da utilizzare interamente per il rafforzamento delle attività di controllo svolte dalle stesse Agenzie regionali e provinciali in materia di protezione ambientale, comprese quelle relative agli anni precedenti al decreto del ministero dell’Ambiente del 2022 sulla loro destinazione».
Nell’applicazione di questa parte specifica della legge 68, infatti, un ruolo decisivo viene svolto proprio dalle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente, i cui risultati vengono pubblicati ogni anno, grazie al lavoro di analisi curato dall’Ispra, nel “Rapporto Ecomafia” di Legambiente. Dal 2018 al 2024 sono state emesse ben 8.092 prescrizioni (relative in particolare ad emissioni in atmosfera, rifiuti, scarichi e autorizzazioni integrate ambientali), delle quali 5.893 sono state ottemperate e ammesse al pagamento, a cui si aggiungono altre 2.690 ammissioni a pagamento per condotta esaurita o adempimento spontaneo. (ams)