La notizia del commissariamento delle Federazioni provinciali del Partito Democratico di Cosenza e Crotone è arrivata come un fulmine a ciel sereno sullo sfondo di una battaglia fratricida tra gli oliveriani (che spingono per la ricandidatura del governatore uscente) e gli “ortodossi” che hanno accolto con entusiasmo l’appoggio del pd all’imprenditore Pippo Callipo. A Cosenza è stato indicato Marco Miccoli a guidare la Federazione commissariata e a Crotone l’attuale presidente della Provincia di Cosenza Franco Iacucci. La decisione arriva direttamente dalla Segreteria nazionale pd dopo la proposta di azzeramento avanzata dalla Commissione nazionale di garanzia. Le due federazioni provinciali si erano schierate apertamente a favore di Oliverio, contro le decisioni del Nazareno.
Immediata la reazione dei due segretari provinciali Luigi Guglielmelli di Cosenza e Gino Murgi di Crotone. «Abbiamo appreso dalla stampa – scrivono Guglielmelli e Murgi su FB – la notizia secondo cui sarebbero state commissariate le Federazioni provinciali del PD di Crotone e Cosenza. Un atto senza precedenti e di una gravità inaudita, espressione della peggiore tradizione stalinista. Il commissariamento è illegittimo oltre che sul piano sostanziale anche sul piano formale. Gli organismi di direzione politica eletti dal congresso ed i segretari provinciali di entrambe le federazioni non hanno violato alcuna norma statutaria. Anzi, hanno reiteratamente chiesto, a più riprese il rispetto delle regole statutarie da parte del commissario regionale a tutela delle garanzie e delle procedure trasparenti e partecipate per la designazione del candidato alla presidenza della Giunta regionale. Abbiamo semplicemente chiesto che fossero i calabresi a decidere, attraverso il più ampio confronto, il candidato Governatore.
«È un provvedimento liberticida, oggettivamente teso a sopprimere il dissenso politico. Un provvedimento, questo sì, di grave lesione dell’immagine del partito democratico. Commissariare gli organismi vitali eletti democraticamente con il voto di migliaia di iscritti in un partito regionale già commissariato è una mortificazione per migliaia di uomini e di donne che hanno scelto liberamente la adesione al partito. È come se si volesse liquidare e cancellare l’insediamento politico e organizzativo del PD sui territori.
«Non era mai accaduto nel PD un simile colpo di mano da parte dei vertici romani che hanno ricorso ad una prova muscolare espressione di profonda debolezza e di autoritarismo. Il contrario della democrazia, del pluralismo e della ricchezza delle opinioni che è invece la vera forza di una forza democratica quale è e deve essere il PD. Ovviamente, oltre ad impugnare tale provvedimento nelle sedi competenti, comprese quelle giudiziarie, saranno promosse molteplici iniziative attraverso la mobilitazione di iscritti e simpatizzanti, affinché vengano ristabiliti i diritti degli iscritti e delle iscritte del Partito Democratico».
L’on. Enza Bruno Bossio ha definito «staliniste le motivazioni per il commissariamento. Anche per Solženicyn – ha detto la deputata calabrese – usarono le stesse parole per rinchiuderlo in un gulag». (rp)