GLI INTERESSI POLITICI ED ELETTORALI PREVALGONO SULLE RICHIESTE DI LOMBARDIA, VENETO ED EMILIA-ROMAGNA;
Erika Stefani

Frenata del Governo sull’autonomia del Nord. Il rischio secessione è (per adesso) scampato

Il capitolo regionalismo differenziato, ovvero la maggiore autonomia amministrativa richiesta da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna è per il momento accantonato. Ieri il Consiglio dei Ministri (che aveva anticipato di un giorno la scadenza per la discussione) ha deciso di prendere tempo e al ministro degli Affari regionali Erika Stefani, che in mattinata in RAI ad Agorà aveva trionfalmente presentato la cosa come fatta, non è rimasto che prendere atto del rinvio obbligato.

Su queste pagine, il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto due giorni fa aveva messo in guardia sulla “secessione mascherata” che il provvedimento avrebbe potuto provocare. E la dura presa di posizione del governatore della Campania Vincenzo De Luca e di quello della Puglia Emiliano, aveva già ieri mattina fatto sperare che i ministri non decidessero di accogliere le richieste dei governatori delle regioni “ricche”. Per la verità, proprio dal Consiglio regionale della Calabria, con voto unanime, era partita qualche settimana fa una decisa risoluzione contro il federalismo differenziato, ovvero la pretesa di maggiore autonomia delle regioni più prosperose a tutto svantaggio del Mezzogiorno, accolta anche dalla Campania.

Non è stato, in realtà, l’appello di Irto né quello degli altri due governatori a far cambiare idea al Governo. Il retroscena è squisitamente politico e di sapore assolutamente elettorale e lascia, ancora una volta intravvedere come le distanze tra i due alleati di governo siano sostanzialmente sempre più ampie. Il ragionamento fatto dai 5 stelle è stato molto semplice: a pochi mesi dalle Europee, il provvedimento sull’autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, se fosse stato approvato, sarebbe diventato un clamoroso assist per la Lega, che avrebbe moltiplicato i consensi proprio in quelle regioni, potendo vantare un risultato di grande valore per tutto il Settentrione. Quindi, il rinvio (probabilmente se ne parlerà dopo le elezioni di maggio) è diventato inevitabile per evitare ai pentastellati di favorire l’amico-nemico Salvini.

Alle popolazioni del Mezzogiorno, per la verità, le ragioni politiche che stanno dietro alla frenata del Governo interessano poco: occorre, semmai, ribattere che la coesione e l’unità del Paese non vanno messe in discussione (e comunque sarebbero partiti tanti ricorsi alla Corte costituzionale contro l’eventuale provvedimento) e che il Sud, dimenticato nel contratto di governo tra Lega e 5 Stelle deve, invece, cominciare ad avere l’attenzione necessaria. Se non riparte il Mezzogiorno, non riparte l’Italia, questo sembra chiaro a tutti, tranne che all’attuale governo. Il ministero per il Sud Barbara Lezzi non si è fatta notare per iniziative e provvedimenti di alcun genere, mentre sono tantissime le questioni irrisolte, alcune molto gravi come quella del Porto di Gioia Tauro.

Il presidente Irto aveva lanciato un appello “alla ragione” in particolar modo ai deputati pentastellati della Calabria e a tutta la compagine parlamentare calabrese: non ci sarà, per ora discussione alla Camera, ma l’invito del presidente del Consiglio regionale calabrese andrebbe fatto valere per l’attività (scarsa) di gran parte di deputati e senatori che rappresentano la Calabria. Fatte le dovute e meritorie eccezioni (chi ha voglia si guardi le nostre pagine dedicate all’attività dei parlamentari calabresi nella sezione Calabria Parlamento) si parla e si discute poco di provvedimenti finalizzati al rilancio, allo sviluppo, alla crescita della regione.

In tutto questo contesto, va segnalata la battuta divertente del ministro Stefani al governatore De Luca: “fate richiesta di autonomia anche voi!” Non è però il tempo delle frasi che invitano al sorriso: il ministro (ovvero la ministra) degli Affari regionali minimizza sull’accaduto e rimane ottimista: «Restano da sciogliere alcuni nodi politici – ha dichiarato ai giornalisti all’uscita da Palazzo Chigi – credo che riusciremo a farlo già la prossima settimana per riportare il testo, questa volta definitivo, al Consiglio dei ministri e quindi sottoporlo ai presidenti di regione per verificarne il gradimento».

Difficile condividere l’ottimismo della ministra, visto che il vicepremier Di Maio ha già lanciato il diktat “niente leggi prima delle elezioni”, ma, ad ogni buon conto, i calabresi e tutto il Mezzogiorno stiano in guardia. La battaglia contro l’autonomia è appena iniziata. (s)

Nella foto di copertina, il ministro Erika Stefani