Pasquale Imbalzano, dirigente ed esponente politico di Coraggio Italia, ha evidenziato la necessità di «assumere, da subito, tutte le opportune iniziative, anche legislative regionali, perché la Sacal torni ad occuparsi solo di Lamezia e magari di Crotone, incentivando la costituzione di una nuova società per lo sviluppo del solo aeroporto reggino».
Questo perché «sull’Aeroporto di Reggio e sulla pelle dei reggini – ha spiegato Imbalzano – si sta inscenando, da anni, uno spettacolo mesto e deprimente, caratterizzato solo da chiacchiere, da mancanza di decisioni e di totale indifferenza alle scelte delle lobbies politico-imprenditoriali catanzaresi, lametine e cosentine, con tanto di connivenze romane a tutti i livelli».
«Già oltre tre anni fa – ha ricordato – avevamo rappresentato ai più quello che l’Amministrazione Falcomatà sembra aver acquisito con indolente ritardo. Ossia che convivere in una Società come Sacal, che gestisce i tre aeroporti calabresi, con una partecipazione pubblica al 50,8% e rispetto al 49,2% privato che, al netto della quota minoritaria della Regione Calabria pari al 9,27%, risulta partecipata soltanto da soci Lametini (Comune Lamezia 19,2% e Lamezia Sviluppo 29,29%), Catanzaresi (Provincia CZ 10,68%, Comune di Catanzaro 5,6%, Camera Commercio di Catanzaro 3,8%), Provincie di Cosenza e Vibo 2,2% e per il resto da privati delle due province, non vi sarebbe stato scampo per l’Aeroporto di Reggio, scelleratamente accorpato a quello di Lamezia».
«E – ha aggiunto – a dimostrazione del nostro argomento, in quei mesi la struttura di Ravagnese veniva depauperata da altri voli per Roma e Milano, mentre Lamezia si arricchiva di ben tre nuove compagnie low cost , da e per le due metropoli».
«Non si tratta più di fare del campanilismo a buon mercato – ha proseguito – di cui la Calabria non ha alcun bisogno. Si tratta, tuttavia, di prendere definitivamente atto che la Sacal oggi, sul piano programmatorio e dello sviluppo, gestisce l’hub lametino, che da tempo ha seri problemi di liquidità ed una operatività pari al 65% di quella che aveva nel 2019, con esuberi consistenti di personale, e che tutto può fare , meno che occuparsi delle prospettive dell’aeroporto di Reggio, oggi ridotto quasi ad un deserto, e di quello di Crotone. E, ciò, è stato ulteriormente confermato dalla volontà di procedere ad un aumento di capitale sociale di ben 10 milioni di euro, impedendo, però, a soci reggini pubblici e privati di potersi inserire nella compagine societaria, anche se la nefasta direzione di marcia, a nostro avviso, non sarebbe mutata neanche di un centimetro».
«Allora – ha concluso – se è vero come è vero che il piano industriale degli aeroporti calabresi pone limitatissimi orizzonti di sviluppo, soprattutto per lo scalo di Ravagnese, e che fin qui non è stata assunta alcuna valida iniziativa per riavvicinare l’utenza delle due provincie dell’Area Metropolitana dello Stretto al Tito Minniti, nonché esiste il fondato timore che i 27,5 milioni disponibili, già spacchettati in 9 interventi, vengano spesi a babbo morto (come se volessimo inaugurare il miglior impianto calcistico al mondo, il giorno dopo la fine della fase finale dei mondiali nel paese organizzatore), non resta che una sola soluzione». (rrc)